LA VOCE
Il vento
soffia dove vuole e ne senti
la voce,
ma non sai di dove viene e dove va:
così è di chiunque è nato dallo
Spirito
(Gv.3,8)
Ancona
Sabato, 23 Aprile 2005
Lunedì, 21 aprile 2012
(Una proposta di un Calendario Universale a partire dal Concepimento "reale" di Cristo
o dell'Incarnazione del Figlio di Dio in Maria Vergine)
AFFIDAMENTO A SAN GIORGIO
del nuovo Pontificato
ALLA VIGILIA DELL'INIZIO SOLENNE DEL PONTIFICATO DI
BENEDETTO XVI
affidiamo il suo ministero a SAN GIORGIO, martire,
testimone della fede intrepida che trionfa sul Maligno
23 aprile:
SAN GIORGIO
BENEDETTO XVI:
"Umile lavoratore nella vigna del Signore",
sotto la protezione di SAN GIORGIO (= colui che lavora la terra).
San Giorgio, il cui nome
significa "COLUI CHE LAVORA LA TERRA", ha il suo sepolcro a Lidda presso Tel
Aviv in Israele. Venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo in
ogni parte della Chiesa. La tradizione popolare lo raffigura come il cavaliere
che affronta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del
maligno. La sua memoria
è celebrata in questo
giorno (23 aprile) anche nei riti siro e bizantino (Mess. Rom.).
Patronato:Arcieri, Cavalieri,
Soldati, Scout, Esploratori/Guide AGESCI
Etimologia: Giorgio = che lavora la
terra, dal greco.
Emblema: Drago, Palma, Stendardo.
Per avere un’idea
del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godette in
tutta la cristianità,
si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo
nome; Georgia è
il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei
re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est
europeo, portarono il suo nome.
È
patrono dell’Inghilterra,
di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città
come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città
e paesi.
Forse nessun santo sin dall’antichità
ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese
dedicate a San Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth,
Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga
vi erano delle basiliche; a Roma vi
è
la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del
martire palestinese; a Napoli vi
è
la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia c’è
l’isola
di San Giorgio.
Vari Ordini cavallereschi portano il
suo nome e i suoi simboli, fra i più
conosciuti: l’Ordine
di San Giorgio, detto “della
Giarrettiera”;
l’Ordine
Teutonico, l’Ordine
Militare di Calatrava d’Aragona;
il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, ecc.
È
considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli scouts,
degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre
è
invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le
malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio,
contro le eruzioni del vulcano.
Il suo nome deriva dal greco
"ghergós"
cioè
"agricoltore" e lo troviamo già
nelle "Georgiche" di Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in
tutti i campi, oltre a re e principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel,
Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon,
Bernanos, Bizet, Haendel, ecc.
In Italia
è
diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in Francia
è
Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg
e Jürgens
in Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in
Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il
“Megalomartire”
(il grande martire).
La sua figura
è
avvolta nel mistero: da secoli infatti gli studiosi cercano di stabilire chi
veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto; le poche notizie pervenute sono
nella “Passio
Georgii”
che il ‘Decretum
Gelasianum’
del 496, classifica tra le opere apocrife (supposte, non autentiche,
contraffatte); inoltre in opere letterarie successive, come
“De
situ terrae sanctae”
di Teodoro Perigeta del 530 circa, il quale attesta che a Lydda (Diospoli) in
Palestina, oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica
costantiniana, sorta sulla tomba di San Giorgio e compagni, martirizzati
verosimilmente nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano (detta basilica
era già
meta di pellegrini prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino
(1138-1193) la fece abbattere).
La notizia viene confermata anche da
Antonino da Piacenza (570 ca.) e da Adamnano (670 ca.) e da un’epigrafe
greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania datata al 368, che parla della
“casa
o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni”.
I documenti successivi, che sono
nuove elaborazioni della
‘passio’
leggendaria sopra citata, offrono notizie sul culto, ma sotto l’aspetto
agiografico non fanno altro che complicare maggiormente la leggenda, che solo
tardivamente si integra dell’episodio
del drago e della fanciulla salvata da San Giorgio.
La "passio" dal greco, venne tradotta
in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai
Santi. Da essa apprendiamo come già
detto senza certezze, che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di
Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da
adulto divenne tribuno dell’armata
dell’imperatore
di Persia Daciano, ma per alcune recensioni si tratta dell’armata
di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto
del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero.
Il tribuno Giorgio di Cappadocia
allora distribuì
i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto,
confessò
davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad
abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a
spettacolari supplizi e poi buttato in carcere.
Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione.
E qui la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti, difficilmente vagliabili: vince il mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; viene tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade; risuscita operando la conversione del "magister militum" Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; entra in un tempio pagano e con un soffio abbatte gli idoli di pietra; converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione, ma Giorgio prima ottiene che l’imperatore ed i suoi settantadue dignitari vengano inceneriti; promette protezione a chi onorerà le sue reliquie ed infine si lascia decapitare.
Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.
Essa narra che nella città
di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il
quale si avvicinava alla città,
e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli
offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a
scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu
estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì
il suo patrimonio e metà
del regno, ma il popolo si ribellò,
avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla
fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò
verso il grande stagno. Passò
proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente
sacrificio, tranquillizzò
la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago
uscì
dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si
spaventò,
salì
a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo
cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la
sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò,
il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città.
Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li
rassicurò
dicendo: ”Non
abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate
la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò
il mostro”.
Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il
drago facendolo portare fuori dalla città,
trascinato da quattro paia di buoi. La leggenda era sorta al tempo delle
Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine
dell’imperatore
cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col
piede un drago, simbolo del
“nemico
del genere umano”.
La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la
bella Andromeda,
elevarono
l’eroico
martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio)
rappresentato dal drago.
I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero,
volendo simboleggiare l’uccisione
del drago come la sconfitta dell’Islam;
e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come
protettore da tutti i combattenti.
Con i Normanni il culto del santo
orientale si radicò
in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo, nel 1348, re Edoardo
III istituì
il celebre grido di battaglia
“Saint
George for England”,
istituendo l’Ordine
dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.
In tutto il Medioevo la figura di San Giorgio, il cui nome aveva tutt’altro significato, cioè "agricoltore", divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. Nei Paesi slavi assunse la funzione addirittura "pagana" di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera; una delle tante metamorfosi leggendarie di quest’umile martire, che volle testimoniare in piena libertà, la sua fede in Cristo, soffrendo e donando infine la sua giovane vita, come fecero in quei tempi di sofferenza e sangue, tanti altri martiri di ogni età, condizione sociale e in ogni angolo del vasto impero romano.
San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di "profeta".
Enrico Pepe sacerdote, nel suo volume "Martiri e Santi del Calendario Romano", conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di San Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”.
Autore di questo testo: ANTONIO BORRELLI
Preghiera a San GIORGIO Martire
O glorioso San Giorgio che sacrificasti il sangue e la vita per confessare la fede, ottienici dal Signore la grazia di essere come te disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anziché perdere una sola delle cristiane virtù; fà che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra carne con gli esercizi della penitenza affinché, morendo volontariamente al mondo e a noi stessi, meritiamo di vivere per Iddio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli.
Così sia!
Per il nuovo "dolce Cristo in terra"
offriamo la preghiera e la sofferenza quotidiana
Sono passati solo pochi giorni da quando i Cardinali hanno eletto il nuovo Papa. E' ancora difficile associare il titolo di Papa al nome del Pontefice che fino a poco fa eravamo soliti chiamare Cardinale, ma già Ratzinger ha cominciato a farsi voler bene. Per la verità da subito l'abbiamo amato profondamente. Da subito il dolore per la morte di Papa Wojtyla si era affievolito per far posto alla grande gioia di avere un nuovo Pastore, secondo la volontà di Dio. Da subito é stato il nostro Papa. Veramente il Papa diventa tale quando viene eletto, a significare che Papa Benedetto XVI é tutt'altra persona dal Card. Ratzinger. Ora è unto al ministero Petrino, lo Spirito Santo l'ha fortificato e lo sostiene in maniera fortissima, non parla più come prima da teologo, ma ora parla da Papa, da Papà di tutta la Chiesa. Un miracolo si é compiuto. È semplice, umile, ha partecipato in prima persona al trasloco dalla sua abitazione da Cardinale alle stanze dell'appartamento Papale, ha percorso ancora, come se niente fosse, Piazza San Pietro, abbracciando e salutando coloro che incontrava, ha già tenuto Omelie e discorsi di una profondità enorme, di uno spessore grandissimo. È il nostro Papa, farà grandi cose, perché Dio è un artista e fa nuove sempre tutte le cose. Noi ti assicuriamo la nostra preghiera, la nostra obbedienza ed il nostro infinito ed incondizionato affetto filiale. Coraggio, Papa Ratzinger, il Signore è con te. Coraggio, Papa Benedetto, la mano di Papa Karol è sul tuo capo, ed è vero che ti incita e ti incoraggia: "NON AVER PAURA". Coraggio, grande Papa, guida la Chiesa incontro al Signore.
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LETTERA DI "DENUNCIA" http://www.lavocecattolica.it/a_sua_eccellenza.htm
LA VERIDICITA' STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO http://www.fuocovivo.org/richiedi%20il%20libro.html
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