OTTOBRE
IL MESE DEL SANTO ROSARIO
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Il vento soffia dove
vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va:
così è di
chiunque è nato dallo Spirito
(Gv.3,8)
Ancona
Giovedì, 6 ottobre 2005
Domenica, 5 ottobre 2012
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dal Concepimento "reale" di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Carissimo amico e carissima amica, questo Giornale Informativo "LA VOCE" www.lavocecattolica.it/lettere%20informative.htm è un umile mezzo d'informazione e quindi è un semplice strumento di comunicazione sociale, pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15) e "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt.10,8). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene in una società offuscata dalle tenebre del male. Così anche Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. (Gv.8,31-32).
A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia
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TOTUS TUUS EGO SUM
LETTURA BIBLICA DEL GIORNO
DAL LIBRO DEL PROFETA MALACHIA (3,13-4,2)
Duri sono i vostri discorsi contro di me dice il Signore e voi andate dicendo: «Che abbiamo contro di te?». Avete affermato: «E`inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti». Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno dice il Signore degli eserciti mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve. Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve. Ecco infatti sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo li incendierà - dice il Signore degli eserciti - in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia».
ROSARIO BENEDETTO DI MARIA
CATENA DOLCE CHE CI RANNODI A DIO
(Giovanni Paolo II, Lett. Ap. “Rosarium Virginis Mariae”, 16 ottobre 2002, nn.39.40.43).
A questa preghiera la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza.
Oggi all’efficacia di questa preghiera consegno volentieri la causa della pace nel mondo e quella della famiglia. Le difficoltà che l’orizzonte mondiale presenta in questo avvio di nuovo Millennio ci inducono a pensare che solo un intervento dall’Alto, capace di orientare i cuori di quanti vivono situazioni conflittuali e di quanti reggono le sorti delle Nazioni, può far sperare in un futuro meno oscuro.
Carissimi fratelli e sorelle! Una preghiera così facile, e al tempo stesso così ricca, merita davvero di essere riscoperta dalla comunità cristiana. (…). Riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana. Che questo mio appello non cada inascoltato!
LA VITTORIA DI LEPANTO DEL 7 OTTOBRE 1571
OTTENUTA PER L’INTERCESSIONE DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
INVOCATA A LORETO COME “AIUTO DEI CRISTIANI”
cui faceva riferimento Giovanni Paolo II nel testo sopra riportato:
In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo
e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza
L’attuale memoria liturgica della Madonna del Rosario cade il 7 ottobre ed è stata istituita dal Papa San Pio V in memoria della vittoria conseguita dai cristiani nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571). Fu una battaglia decisiva per la storia dell’Occidente, perché arrestò l’avanzata dei turchi che dominavano già il Mediterraneo e occupavano una parte dell’Europa, minacciando la Chiesa e l’intera cristianità. Tale grazia fu ottenuta dalla Vergine Lauretana, venerata per la sua Santa Casa di Nazareth, miracolosamente trasportata da Dio a Loreto, e che – per richiesta di San Pio V – fu fatta implorare da tutta la cristianità dell’epoca attraverso la recita del Santo Rosario. Il Santo Pontefice – come riportano le cronache dell’epoca – ebbe “in visione” la conoscenza della vittoria prima ancora che gliene fosse pervenuta la notizia, ed egli stesso attestò e riconobbe come avvenuta per l’intercessione della Vergine Lauretana, nella cui Santa Casa volle fosse scritto “Vera florida Casa che fu in Nazareth” e facendo aggiungere alle Litanie Lauretane l’invocazione ““Aiuto dei Cristiani” (“Auxilium Christianorum”). Anche il Senato Veneziano dichiarò: “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit” (“Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori”).
GLI AMMONIMENTI DI BENEDETTO XVI
Omelia del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro in occasione dell'apertura della XI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale.
Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso:
"Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto"
(…..)
Dio ci aspetta. Egli vuole essere amato da noi: un simile appello non dovrebbe forse toccare il nostro cuore? Proprio in quest'ora in cui celebriamo l'Eucaristia, in cui inauguriamo il Sinodo sull'Eucaristia, Egli ci viene incontro, viene incontro a me. Troverà una risposta? O accade con noi come con la vigna, di cui Dio dice in Isaia: "Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica"? La nostra vita cristiana spesso non è forse molto più aceto che vino? Autocommiserazione, conflitto, indifferenza?
Con ciò siamo arrivati automaticamente al secondo pensiero fondamentale delle letture odierne. Esse parlano innanzitutto della bontà della creazione di Dio e della grandezza dell'elezione con cui Egli ci cerca e ci ama. Ma poi parlano anche della storia svoltasi successivamente - del fallimento dell'uomo. Dio aveva piantato viti sceltissime e tuttavia era maturata uva selvatica. In che cosa consiste questa uva selvatica? L'uva buona che Dio si aspettava - dice il profeta - sarebbe consistita nella giustizia e nella rettitudine. L'uva selvatica sono invece la violenza, lo spargimento di sangue e l'oppressione, che fanno gemere la gente sotto il giogo dell'ingiustizia. Nel Vangelo l'immagine cambia: la vite produce uva buona, ma gli affittuari la trattengono per sé. Non sono disposti a consegnarla al proprietario. Bastonano e uccidono i messaggeri di lui e uccidono il suo Figlio.
La loro motivazione è semplice: vogliono farsi essi stessi proprietari; si impossessano di ciò che non appartiene a loro. Nell'Antico Testamento in primo piano c'è l'accusa per la violazione della giustizia sociale, per il disprezzo dell'uomo da parte dell'uomo. Sullo sfondo appare però che, con il disprezzo della Torah, del diritto donato da Dio, è Dio stesso che viene disprezzato; si vuole soltanto godere del proprio potere. Questo aspetto è messo in risalto pienamente nella parabola di Gesù: gli affittuari non vogliono avere un padrone - e questi affittuari costituiscono uno specchio anche per noi. Noi uomini, ai quali la creazione, per così dire, è affidata in gestione, la usurpiamo. Vogliamo esserne i padroni in prima persona e da soli. Vogliamo possedere il mondo e la nostra stessa vita in modo illimitato. Dio ci è d'intralcio. O si fa di Lui una semplice frase devota o Egli viene negato del tutto, bandito dalla vita pubblica, così da perdere ogni significato. La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, non è tolleranza ma ipocrisia. Laddove però l'uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere la giustizia. Là può dominare solo l'arbitrio del potere e degli interessi. Certo, si può cacciare il Figlio fuori della vigna e ucciderlo, per gustare egoisticamente da soli i frutti della terra. Ma allora la vigna ben presto si trasforma in un terreno incolto calpestato dai cinghiali, come ci dice il Salmo responsoriale (cfr Sal.79,14).
Così giungiamo al terzo elemento delle letture odierne. Il Signore, nell'Antico come nel Nuovo Testamento, annuncia alla vigna infedele il giudizio. Il giudizio che Isaia prevedeva si è realizzato nelle grandi guerre ed esili ad opera degli Assiri e dei Babilonesi. Il giudizio annunciato dal Signore Gesù si riferisce soprattutto alla distruzione di Gerusalemme nell'anno 70. Ma la minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci! Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!".
A questo punto però sorge in noi la domanda: "Ma non c'è nessuna promessa, nessuna parola di conforto nella lettura e nella pagina evangelica di oggi? È la minaccia l'ultima parola?" No! La promessa c'è, ed è essa l'ultima, l'essenziale parola. La sentiamo nel versetto dell'Alleluia, tratto dal Vangelo di Giovanni: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, porta molto frutto" (Gv.15,5). Con queste parole del Signore, Giovanni ci illustra l'ultimo, il vero esito della storia della vigna di Dio. Dio non fallisce. Alla fine Egli vince, vince l'amore.
(…..)
DAI MESSAGGI DELLA “REGINA DELLA PACE” DA MEDJUGORJE
Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra (2 maggio 1982) – Affrettate la vostra conversione. Non aspettate il segno annunciato. Per i non credenti sarà troppo tardi per convertirsi (…). Il segno verrà, non dovete preoccuparvene… Pregherò mio figlio di non punire il mondo ma, vi supplico, convertitevi! Non potete immaginare ciò che accadrà né ciò che il Padre Eterno invierà sulla terra. Per questo convertitevi! Rinunciate a tutto, fate penitenza (24 giugno 1983) - Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del male (25 gennaio 2001).
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+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
LA difficile INTEGRAZIONE TRA CRISTIANI E MUSULMANI
(con autorizzazione alla pubblicazione)
----- Original Message -----
From: C. R.
Sent: Monday, October 03, 2005 12:58 AM
Subject: ...dalle Marche
Caro Professore,
mi chiamo C. R. e sono anch'io marchigiana come Lei, precisamente di (...). Desidero scriverLe per sensibilizzarLa sul problema degli “extra-comunitari” che affligge l'Europa o, meglio ancora, della presenza sempre più massiccia di musulmani in terra cristiana, la nostra terra.
Proprio stasera ho passeggiato a Monte San Giusto, vicino a Macerata, dove si svolgeva una particolarissima festa di pagliacci, organizzata per i bambini. Monte San Giusto ospita una grande maggioranza di stranieri sopraccennati, a causa delle numerosissime fabbriche di calzature fiorite in gran quantità in questa zona delle Marche. Ma questa sera il paese era pieno solo di bambini e genitori marchigiani. Non un bimbo marocchino, algerino, nordafricano in genere, albanese e via dicendo. E così neanche i loro genitori. Mi chiedo prima di tutto chi sono i veri "razzisti", cioè coloro che fuggono la vicinanza dello straniero: soprattutto quando richiedono una scuola prettamente araba musulmana, ma NON vogliono venga costruita una scuola cristiana nella loro patria. Perché non vogliono mettere a contatto i loro figli con i nostri?
E perché quando incontro le donne velate (guardi che è una cosa sottile, che non ci si fa caso, ma me l'hanno fatto notare le mie amiche e ho dovuto poi constatare di persona), le soprascritte donne non si scostano (come si fa normalmente quando si incrocia una persona per evitare che si vada ad urtare ), e se provi a non scansarti ti vengono addosso. Per loro è un segno di superiorità. La mia amica di Monte San Giusto, mi ha detto che ci sono tantissimi bambini musulmani nordafricani, che, nati qui, hanno la cittadinanza italiana. Ed i genitori NON vogliono che si integrino. Perché se lo fanno, quando saranno grandi, si sentiranno italiani, avranno amici italiani, si innamoreranno di italiani e non potranno "conquistare" a detta loro, la nostra Italia, così anche l'Europa (dicono entro il 2020). Avranno diritto anche a mettere leggi musulmane, dirigenti musulmani, leader di partiti musulmani, ed i musulmani non sono tranquilli come gli altri esponenti di altre religioni. Il loro obiettivo da millenni è quello di piegare i cristiani. Lo abbiamo visto a Londra quest'estate, e chi si è fatto esplodere erano cittadini britannici nati in Inghilterra da genitori musulmani.
Non so, ma credo che questo avvenimento di cui la nostra generazione è testimone, non sia altro che un preannunzio dei famosi segreti di Medjugorje. E sinceramente ce li meritiamo. Perché c'è il rifiuto di Gesù come Dio, l'atrocità dell'aborto, ecc... Inutile che lo scrivo, Lei lo sa molto meglio di me, da come cerca di farcelo capire con i Suoi scritti.
Siamo testimoni di una guerra nascosta degli eterni persecutori del cristianesimo (guardiamo la Turchia, con il genocidio di questo secolo dei cristiani, massacro che non vogliono riconoscere e vogliono entrare in Europa), di una invasione musulmana in terra cristiana: tutto con la benedizione dei “mass-media”, che ci propina spettacoli spensierati, per rassicurarci che tutto va bene, con la benedizione di certi sindaci che continuano a costruire moschee (e non ce n'è bisogno) dove si predica l'odio contro noi che li ospitiamo spinti da carità, poiché, a detta loro, muoiono di fame nella superiorità della loro cultura del loro Paese; perché comunque c'è la convenzione con i paesi arabi, che con il petrolio devono entrare in Europa anche manodopera araba e musulmana, e quindi in un certo senso, siamo obbligati a prenderceli (dal libro "La forza della ragione" della Fallaci) perché i brevetti dei motori ad idrogeno vengono comprati da multinazionali arabe per non permettere che venga costruito un motore che vada senza il petrolio…
E non c'è reazione da parte nostra. Siamo come indeboliti, come credo lo fossero gli abitanti dell'Antico Impero Romano, nella sua massima decadenza verso la fine.
Che dirLe? La nostra Madre carissima ci assicura che alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà; ma bisogna vedere di che fine si tratta e di che entità è questa fine…
La ringrazio tanto della Sua pazienza nel leggere questa mia lettera.
Sono certa che sicuramente molti iscritti solleveranno questo problema; ma se non fosse e lei decidesse in qualche modo di affrontare questa tematica, La prego di mantenere segreto il mio nome, per prudenza (anche se credo sarà impossibile parlare di queste cose, perché fa paura, e tutti abbiamo paura che “tirino fuori il coltello”).
Grazie ancora.
Messaggio firmato
(con autorizzazione alla pubblicazione)
----- Original Message -----
From: Giorgio Nicolini
To: C. R.
Sent: Monday, October 03, 2005 10:45 AM
Subject: L'islamizzazione
Ancona, 3 ottobre 2005
Cara C. R.,
La ringrazio della Sua lettera e di quanto in essa descrive riguardo alla situazione attuale di "islamizzazione" in atto, che è già stata denunciata da tanti, anche da alte personalità ecclesiastiche (come il Card. Biffi). Lo stesso ex-Card. Ratzinger aveva messo in guardia da una entrata della Turchia in Europa.
La Sua testimonianza è preziosa, perché offre una presentazione della vita quotidiana "reale", come avviene dalle nostre parti, e - se non ha nulla in contrario - mi permetterei anche di pubblicarla, omettendo, come mi richiede, il Suo nome (metterei solo "messaggio firmato"), come anche toglierò il riferimento alla città di origine per non essere in alcun modo identificata.
Per quanto riguarda "la paura", ricordiamoci di quanto ci ha insegnato Gesù: "E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l'anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri!" (Mt.10,28-31).
Anche l'Omelia di ieri di Benedetto XVI (che penso avrà ascoltato) è "un grido di allarme" e "un ammonimento" rivolto soprattutto all'Europa per il suo abbandono di Dio. D'altra parte anche l'ultimo messaggio da Medjugorje era un nuovo richiamo alla conversione, come tanti altri precedenti.
La promessa di Maria ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA' è in ogni caso "conforto" e "forza" per noi, in questo momento storico di "apostasia". Uniti a Maria e consacrati al suo Cuore Immacolato non dobbiamo temere, anche se ci sarà da soffrire.
RingraziandoLa anche da parte mia, ricordiamoci nella preghiera.
Prof. GIORGIO NICOLINI
----- Original Message -----
From: C.R.
Sent: Monday, October 03, 2005 2:08 PM
Subject: … sempre dalle Marche ...
Caro Professore
se ritiene che la mia testimonianza "di paese" sia interessante da poterla pubblicare, sono veramente tanto contenta da ritenermi onorata di tale privilegio.
Comunque, a lei che è di Ancona, posso pur dirLe che i nostri cari musulmani, se proprio li vogliamo vedere tutti insieme ed in azione, li troviamo affaccendati ed indaffarati, con tutta la loro cultura superiore alla nostra (?!?), unicamente nel nostro occidentalissimo e consumistico (quanto conveniente) … omissis… della Sua città.
Purtroppo il messaggio del Papa ieri non l’ho ascoltato (…). Ma mi informerò subito.
Grazie anche per le Sue parole di incoraggiamento, soprattutto per quelle del Vangelo, che ripeterò puntualmente alle mie amiche, proprio a loro che ogni volta che faccio notare ad alta voce i cattivi comportamenti di questi nostri “ospiti” si allontanano menzionando il famoso coltello.
La ringrazio tantissimo della Sua attenzione e considerazione.
(Messaggio firmato)
L’INTERVISTA del Card. BIFFI, Arcivescovo Emerito di Bologna,
rilasciata il 10 maggio 1997:
“Una casa non si può costruire dicendo che deve essere tutta aperta. Ci vogliono le mura, poi si fa l’apertura. Un’Europa così non ha prospettiva. O si sveglia l’anima cristiana o l’Europa sarà musulmana. Perché i musulmani da noi vengono con una intransigenza di principio e hanno di fronte soltanto il “vietato vietare”.
IL VERO ECUMENISMO E PACIFISMO
DI SAN FRANCESCO D’ASSISI
PATRONO D’ITALIA
Riportiamo il racconto del dialogo tra San Francesco e il Sultano, tratta dalla “Leggenda Maggiore” di San Bonaventura da Bagnoreggio, nell’edizione “Fonti Francescane” (Messaggero, Padova, 1990). Probabilmente San Francesco arrivò dal Sultano Melek-el-Kamel nella tregua d’armi tra la fine d’agosto e la fine di settembre del 1219.La figura di San Francesco viene spesso indicata da un certo pacifismo, anche cattolico, come il simbolo della pace. Ma è stato fatto in modo equivoco. La forza di Francesco, infatti, sarebbe il suo spogliarsi di tutto per predicare un generico vangelo dell’amore e della pace, che non avrebbe pretesa di portare l’annuncio della verità che salva e che proprio per questo sarebbe il modello per il dialogo tra popoli e religioni.
Ben diverso è il San Francesco che emerge anche da questo racconto, un uomo che proprio la certezza della Fede ricevuta porta a sfidare il feroce Saladino, fino a ingiungergli di convertirsi al cristianesimo se vuole avere salva l’anima. «Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Saladino il Dio Uno e Trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e con tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere” (Lc.21,15).
A tredici anni dalla sua conversione, Francesco partì verso le regioni della Siria, affrontando coraggiosamente molti pericoli, al fine di potersi presentare al cospetto del Sultano di Babilonia. Fra i cristiani e i saraceni era in corso una guerra implacabile: i due eserciti si trovavano accampati vicinissimi, l’uno di fronte all’altro, separati da una striscia di terra, che non si poteva attraversare senza pericolo di morte. Il Sultano aveva emanato un editto crudele: chiunque portasse la testa di un cristiano, avrebbe ricevuto il compenso di un bisante d’oro.
Ma Francesco, l’intrepido soldato di Cristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suo sogno, decise di tentare l’impresa, non atterrito dalla paura della morte, ma, anzi, desideroso di affrontarla. Confortandosi nel Signore (1^Sam.30,6), pregava fiducioso e ripeteva cantando quella parola del profeta: infatti anche se dovessi camminare in mezzo all’ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me (Salmo 22,4).
Partì, dunque, prendendo con sé un compagno, che si chiamava Illuminato ed era davvero illuminato e virtuoso. Appena si furono avviati, incontrarono due pecorelle. Il Santo si rallegrò e disse al compagno: «Abbi fiducia nel Signore, fratello, perché si sta realizzando in noi quella parola del Vangelo: “Ecco, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi”». Avanzarono ancora e si imbatterono nelle sentinelle saracene, che, slanciandosi come lupi contro le pecore, catturarono i servi di Dio e, minacciandoli di morte, crudelmente e sprezzantemente li maltrattarono, li coprirono d’ingiurie e di percosse e li incatenarono.
Finalmente, dopo averli malmenati in mille modi e calpestati, per disposizione della divina provvidenza, li portarono dal Sultano, come l’uomo di Dio voleva. Quel principe incominciò a indagare da chi, e a quale scopo e a quale titolo erano stati inviati e in che modo erano giunti fin là. Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio Altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della Verità. E predicò al Sultano il Dio Uno e Trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: «“Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere” (Lc.21,15).
Anche il Sultano, infatti, vedendo l’ammirevole fervore di spirito e la virtù dell’uomo di Dio, lo ascoltò volentieri e lo pregava vivamente di restare presso di lui. Ma il servo di Cristo, illuminato da un oracolo del cielo, gli disse: «Se, tu col tuo popolo, vuoi convertirti a Cristo, io resterò molto volentieri con voi. Se, invece, esiti ad abbandonare la legge di Maometto per la fede di Cristo, dà ordine di accendere un fuoco il più grande possibile: io, con i tuoi sacerdoti, entrerò nel fuoco e così, almeno, potrai conoscere quale fede, a ragion veduta, si deve ritenere più certa e più santa». Ma il Sultano, a lui: «Non credo che qualcuno dei miei sacerdoti abbia voglia di esporsi al fuoco o di affrontare la tortura per difendere la sua fede» (egli si era visto, infatti, scomparire immediatamente sotto gli occhi, uno dei suoi sacerdoti, famoso e d’età avanzata, appena udite le parole della sfida).
E il Santo a lui: «Se mi vuoi promettere, a nome tuo e a nome del tuo popolo, che passerete alla religione di Cristo, qualora io esca illeso dal fuoco, entrerò nel fuoco da solo. Se verrò bruciato, ciò venga imputato ai miei peccati; se, invece, la potenza divina mi farà uscire sano e salvo, riconoscerete Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio, come il vero Dio e Signore, Salvatore di tutti» (1^Cor.1,24; Gv 17,3 e 4,42). Ma il Sultano gli rispose che non osava accettare questa sfida, per timore di una sedizione popolare. Tuttavia gli offrì molti doni preziosi; ma l’uomo di Dio, avido non di cose mondane ma della salvezza delle anime, li disprezzò tutti come fango.
Vedendo quanto perfettamente il Santo disprezzasse le cose del mondo, il Sultano ne fu ammirato e concepì verso di lui devozione ancora maggiore. E, benché non volesse passare alla fede cristiana, o forse non osasse, pure pregò devotamente il servo di Cristo di accettare quei doni per distribuirli ai cristiani poveri e alle chiese, a salvezza dell’anima sua. Ma il Santo, poiché voleva restare libero dal peso del denaro e poiché non vedeva nell’animo del Sultano la radice della vera pietà, non volle assolutamente accondiscendere.
Vedendo, inoltre, che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione divina, ritornò nei paesi cristiani.
Chi tra “i cristiani” di oggi c’è chi è capace di fare “questo” “dialogo interreligioso” e “pacifico” con i musulmani come fece San Francesco? Un “dialogo”, cioè, capace di rischiare la vita per la propria Fede, di essere malmenato in ogni modo, e infine di proclamare in modo aperto e senza equivoci la verità del Vangelo, sino alla sfida di lasciarsi bruciare nel fuoco, allo scopo di convincere e convertire i “fratelli musulmani” alla “vera fede di Cristo” e alla “vera religione”, per la salvezza eterna della loro anima?...
Non è qui in proposito da ricordare “le ragioni divine” – sempre riportate dalla “tradizione” – del “perché” della “miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth” sino a Loreto?... Nella “tavoletta” affissa fin dalle origini nella chiesetta di Loreto e riportata dal Beato Giovanni Battista Spagnoli era scritto infatti: “La Chiesa di Santa Maria di Loreto è la camera nella quale si compì l’Incarnazione del Verbo di Dio, camera che fu consacrata al culto dagli stessi Apostoli e, dopo che gli abitanti della Galilea abbracciarono la fede di Maometto, gli Angeli (quelli “spirituali”!) tolsero da Nazareth la Casa e la trasportarono a Tersatto, nella Schiavonia, ma non essendo qui venerata come si conveniva, fu dagli stessi Angeli (quelli “spirituali”!) trasportata nel territorio di Recanati…”.
Detto senza ironia né mancanza di rispetto verso il musulmanesimo: ma, constatata “l’apostasia silenziosa” dei cattolici (che hanno “ridotto” la Santa Casa di Nazareth a delle sole e semplici “sante pietre”, non più venerata per ciò che essa “è” veramente e per “il modo” “miracoloso” – negato - con cui è stata portata) e vista l’islamizzazione crescente che invade l’Europa e l’Italia e le Marche, non bisognerà pregare la Vergine Immacolata perché la Santa Casa non venga di nuovo “miracolosamente” “portata via”?... dalle Marche?... e dall’Italia?... in “luoghi più sicuri”?...
LA RICERCA DELLA VERA RELIGIONE
Non vi possono essere più religioni vere
E’ evidente che se Dio ha rivelato all’uomo una religione, l’uomo è obbligato ad osservarla.
Ma come si fa a conoscere se una religione è stata proprio rivelata da Dio? Non potrebbe essere l’uomo vittima di una illusione?
A questo dubbio un altro se ne aggiunge. Noi vediamo che sulla terra vi sono molte religioni, l’una diversa dall’altra. Perché dobbiamo pretendere che una sola sia la vera? Non sarebbe meglio pensare che tutte le religioni siano buone, perché con tutte, in qualche modo si onora la divinità?
Si risponde a tali dubbi dissipando prima di ogni cosa un equivoco.
Non si tratta ora di sapere se una persona che in buona fede onora Dio con un culto falso possa essere a Dio accetta, ma si tratta di stabilire se oggettivamente possano essere vere religioni diverse: l’una, per esempio, che afferma l’esistenza di più dèi, l’altra che vi è un Dio solo; l’una che riconosce in Gesù Cristo il Figlio di Dio incarnato e salvatore degli uomini, l’altra che lo rinnega; una, come il Cattolicesimo, che insegna avere Gesù Cristo costituito sulla terra un suo Vicario, il Papa; un’altra, come il Protestantesimo, che non riconosce nel Vescovo di Roma il rappresentante di Cristo che ha la suprema autorità su tutti i cristiani.
Ora è chiaro che oggettivamente non vi possono essere più religioni vere.
Poiché Dio non volle lasciare l’uomo nell’ignoranza circa la religione attraverso la quale vuole Egli essere onorato dall’uomo è evidente che solo la religione rivelata da Dio stesso è quella vera e tutte le altre, che si scostano da essa, contengono errori e falsità.
Ci resta pertanto di vedere con quali segni Dio faccia conoscere quale sia la vera religione da Lui rivelata, sicché l’uomo possa con sicurezza abbracciare questa e rinnegare tutte le altre.
La Rivelazione Divina è accompagnata da alcune caratteristiche che non possono provenire dalle creature, ma solo da Dio: i miracoli e le profezie.
I miracoli e le profezie sono segni che nessun uomo può produrre, che sono propri esclusivamente di Dio, e che, accompagnando la Rivelazione, vengono operati da Dio stesso allo scopo di confermare la verità rivelata.
Nessuna creatura può operare i miracoli, perché questi superano tutte le forze naturali e perciò possono compiersi solo dall’Autore della natura. Nessun uomo può conoscere il futuro libero e perciò se questo viene preannunciato e poi si avvera si ha la prova certa che vi è l’intervento divino.
Poiché, infine, Dio, che è la Verità e la Santità stessa, non può intervenire, con atti a Lui propri, a conferma dell’errore, è indubitabile che ove si compia un miracolo o si avveri una profezia ivi c’è il dito di Dio e ivi c’è la verità.
Il cristianesimo è l’unica religione rivelata
La religione cristiana attira sempre, in realtà, l’attenzione di tutti, poiché il suo Fondatore, Gesù, è lo stesso Dio incarnato per la salvezza degli uomini.
A partire da Adamo, tutto il tempo che precedette la venuta di Cristo sulla terra fu periodo di preparazione e di attesa dell’Incarnazione del Figlio di Dio; tutto il tempo che seguì la sua venuta è dedicato al lento, ma continuo diffondersi del suo regno sulla terra.
La divinità di Cristo risulta chiaramente se lo studieremo come Messia aspettato da tutte le genti; esaminando le promesse fatte da Dio agli antichi Patriarchi d’Israele e le predizioni dei Profeti che, non in modo vago ma in forma ben determinata descrissero tanti secoli prima la venuta e le circostanze, non potremo non riconoscere che Dio ispirava i Profeti, affinché i popoli, avverandosi le profezie, potessero scorgere in Cristo il Figlio di Dio promesso quale Salvatore dell’umanità peccatrice.
La divinità di Gesù apparirà dallo studio delle opere che compì nella sua vita: al suo cenno si placava il mare in burrasca, i ciechi ricuperavano la vista, i sordi l’udito, gli zoppi camminavano, i morti riprendevano la vita. Chi mai, se non Dio, può compiere tali prodigi? La divinità di Gesù apparirà ancora dalla sua dottrina ammirabile sotto tutti gli aspetti, non contenente alcun errore morale e capace di condurre l’uomo alle più alte vette della perfezione umana. Ma la divinità di Gesù apparirà in modo stupefacente dal prodigio con cui egli coronò la sua opera, il miracolo che costituì il centro della predicazione degli Apostoli: la sua risurrezione dai morti.
E’ evidente, perciò, che la Religione, la quale ha per fondatore Dio stesso, dev’essere la religione vera: e tale è la Religione Cristiana.
Prof. GIORGIO NICOLINI
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo tutti voi, figli carissimi,
a cercare quei segni dei tempi
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio del 25 settembre 2005 da Medjugorje, di Maria, Regina della Pace
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
"Cari figli, con amore vi chiamo: convertitevi. Anche se siete lontani dal mio cuore, non dimenticate: Io sono vostra madre e sento dolore per ognuno di voi che è lontano dal mio cuore, ma Io non vi abbandono. Credo che potete lasciare la via del peccato e decidervi per la santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE
LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/INDEXMOVIMENTO.htm
www.lavocecattolica.it/santa%20casa.htm
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
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