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LE DUE SANTE CASE DI MARIA A LORETO E AD EFESO
OVE SONO AVVENUTI L’INIZIO E IL TERMINE DELL’ESISTENZA TERRENA
DI MARIA
TESTIMONIATE DALLE VISIONI SOPRANNATURALI DELLA BEATA CATERINA
EMMERICH
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani,
quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha
sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con
significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima
dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso
mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e
rinnova tutte le cose (
LEONE XIII: Lettera
Enciclica "Felix Lauretana Cives" del 23 gennaio 1894).
LA "VENUTA MIRACOLOSA" A LORETO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH
OVE MARIA FU "CONCEPITA" "IMMACOLATA" NEL GREMBO DI SANT’ANNA
SECONDO L’INSEGNAMENTO DEL GRANDE PONTEFICE BEATO PIO IX nella
Bolla "Inter omnia" del 26 agosto 1852
"Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio,
l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile
fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini
misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e
dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria
del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e
per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di
Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più
tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i
mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. PROPRIO IN QUELLA CASA la
Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente
esente dalla colpa originale, E’ STATA CONCEPITA, E’ NATA, è
cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta
fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera
feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile
verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio"
(Beato Pio IX, Bolla "Inter omnia" del
26 agosto 1852).
La Casa di Maria a Efeso
A circa quattro chilometri dalla città di Efeso, secondo la tradizione sarebbe
ubicata la casa in cui Maria trascorse gli ultimi anni della sua vita terrena.
Numerosissimi autori cristiani d’Oriente e d’Occidente, fin dai primi secoli,
fanno cenno alla lunga permanenza di Giovanni, l’apostolo prediletto di Gesù, e
della Santa Vergine nei pressi della città di Efeso, la prima delle sette chiese
ricordate nell’Apocalisse. Però come sappiamo che questa è stata la casa della
Madre di Gesù?
L’importante scoperta risale alla fine del secolo XIX. Il 29
luglio 1891 due sacerdoti della Congregazione della Missione (lazzaristi), i
francesi Padre Henry Jung e Padre Eugène Poulin, cedendo alle insistenti
richieste di suor Marie de Mandat-Grancey, la superiora delle Figlie della
Carità addette all’Ospedale francese di Izmir, partirono alla ricerca della casa
dove la Vergine Maria visse gli ultimi anni della sua vita, avendo come sola
bussola le visioni della mistica tedesca Anna Katharina Emmerick (1774-1824).
La religiosa, che Giovanni Paolo II ha iscritto all’albo
dei beati il 3 ottobre 2004, dal suo letto in un villaggio della Westfalia, a
cui era rimasta immobilizzata per gli ultimi dodici anni della sua vita, aveva
ricevuto le visioni della vita di Gesù e della Madonna, raccolte e poi
pubblicate dopo la sua morte dal letterato tedesco Clemens Brentano.
I due sacerdoti, ex soldati dell’armée
francese, salirono sul Bülbül Dag (che in turco vuol dire "la collina
dell’usignolo"), un’altura che domina la piana di Efeso. Esausti per il viaggio
chiesero di poter avere dell’acqua e gli fu indicata una sorgente per
dissetarsi, vicino alla quale i due viandanti trovarono i resti di un edificio,
che aveva l’apparenza di essere stato utilizzato come cappella e che
corrispondeva perfettamente alla descrizione fattane dalla Emmerick. Si trattava
della "Panaya üç Kapoulou Monastiri", come la chiamavano i cristiani del luogo,
ovvero il "Monastero delle tre porte della Tutta Santa", per i tre archi posti
sulla facciata. Successivamente, i due lazzaristi vennero a conoscenza che dal
villaggio di Sirince, abitato fino al 1920 da una comunità di greci che
parlavano il turco ed erano di fede cristiano-ortodossa, la gente si recava ogni
anno in pellegrinaggio, nell’ottava della loro festa della dormizione di Maria,
il 15 agosto. Partendo da questo, i due padri realizzarono tra gli abitanti del
villaggio una inchiesta scrupolosa, che confermò l’esistenza di una memoria
locale antica di secoli, che riconosceva nella cappella in rovina sul colle
dell’usignolo il luogo dell’ultima residenza terrena di "Meryem Anas", la Madre
Maria. Gli scavi condotti tra il 1898-1899 portarono alla luce all’interno dei
ruderi alcuni resti di un focolare risalenti al I secolo e rivelarono attorno
alla presunta dimora della Madonna la presenza di un piccolo quartiere sorto nel
VII secolo. Sarà poi Leone XIII
(1878-1903) il primo dei Papi dell’ultimo secolo a pronunciarsi in maniera
favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare
fra l’altro nell’Ordo Romanus una nota che in occasione della festa
dell’Assunta faceva riferimento a Efeso come probabile luogo della dormizione
della Vergine.
L’attuale aspetto del Santuario di "Meryem Ana" è
quello ottenuto grazie all’ultimo restauro, realizzato introno agli anni
Cinquanta del secolo scorso con materiale trovalo in loco. La cura pastorale del
piccolo Santuario è stata assicurata negli anni dapprima dai Piccoli Fratelli di
Charles de Foucauld, poi dai Padri Monfortani, e adesso dai frati della
provincia cappuccina dell’Emilia Romagna.
La Casa di Maria già visitata da Papa Paolo VI
nel 1967, da Giovanni Paolo II nel 1979 e da Benedetto XVI nel 2006, gode di un
flusso ininterrotto di devozione che è costituito più da musulmani che da
cristiani. La piccola "stanza di Maria" ha infatti le pareti ornate dalla Sure a
Lei dedicate nel Corano, dove Maria viene onorata come "l’unica donna non
toccata dal demonio". Oltre al Santuario sul monte Bülbül Dag, quello sul monte
chiamato Bodrum – dove la Vergine si nascose dalla persecuzione dei pagani, per
cui la grotta venne chiamata Kriphi Panaya (la "Tuttasanta nascosta") – e quello
a Kavakli – dove Maria fuggì sempre a causa delle persecuzioni, e denominato
così per la presenza di molti pioppi – si contano a Efeso numerose chiese e
santuari dedicati alla Vergine.
(da www.zenit.org)
LA DESCRIZIONE DELLA CASA DI MARIA AD EFESO
Le visioni della Emmerick erano del tutto particolari.
Sentiva una "chiamata" dal suo angelo custode e, separandosi dal corpo, il suo
spirito si recava in Terra Santa dove assisteva agli episodi evangelici come se
stessero avvenendo in quel momento dinanzi ai suoi occhi. Il giorno seguente,
quando rinveniva, li descriveva a Brentano in - plattdeutsch -, il dialetto
locale; la sera tornava da lei per leggerle quanto aveva elaborato, correggerlo
ed avere la sua approvazione.
Né la monaca né il poeta erano mai stati in Terra Santa,
eppure Anna Caterina descrisse con sorprendente precisione ed in dettaglio i
luoghi della vita di Gesù e della Madonna, persino gli abiti, le suppellettili,
i paesaggi.
Sulla base delle descrizioni della Emmerick fu ritrovata ad
Efeso la casa dove la Vergine visse dopo la morte di Gesù.
Era una casa rettangolare di pietra, a un piano solo, col
tetto piatto e il focolare al centro, tra boschi al margine della città perché
la Vergine desiderava vivere appartata. Di questo edificio si erano però da
molto tempo perdute le tracce e nessuno sapeva più dove sorgesse. Gli appunti di
Brentano sono corredati anche da un disegno, per cui per trovare la casa fu
sufficiente aver fiducia nelle indicazioni della monaca e seguirle. Il
ricercatore francese Julien Dubiet, dando credito a queste visioni ed a quegli
appunti, andò in Asia Minore alla ricerca della casa descritta da Caterina.
Dubiet effettivamente trovò i resti dell’edificio, nonostante le trasformazioni
subite nel tempo, a nove chilometri a sud di Efeso, su un fianco dell'antico
monte Solmisso di fronte al mare, esattamente come aveva indicato la Emmerick.
La validità delle affermazioni di Caterina venne confermata anche dalle ricerche
archeologiche condotte nel 1898 da alcuni ricercatori austriaci. Gli archeologi
ebbero modo di appurare che l’edificio - almeno nelle sue fondamenta - risaliva
al I secolo d.C. Il ritrovamento è stato ufficialmente riconosciuto dagli
archeologi e dalle autorità civili e religiose.
Oggi davanti alla casa della Madonna, visitabile ad Efeso e
custodita dai cappuccini, c'è un cartello che spiega che ciò che ne restava,
cioè le mura perimetrali col focolare centrale, era stato ritrovato grazie alle
visioni della monaca stigmatizzata.
Anna Caterina Emmerick morì a Dülmen il 9 febbraio 1824, alle
ore venti e trenta circa. Durante cinquant’anni di vita le sue visioni
quotidiane avevano coperto tutto il ciclo della vita di Gesù, di Maria e in gran
parte anche degli apostoli. La sua esistenza terrena sembra essere stata il
simbolo del suo insegnamento profondo per gli uomini di tutti i tempi. Questo è
raccolto nelle sue poche e semplici parole come lei fu, piccola e semplice:
"Tutti portiamo anche i dolori degli altri".
La tomba e l’Assunzione di Maria a Gerusalemme o ad Efeso?
LA RIVELAZIONE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH
Riguardo alla questione del luogo reale in cui
Maria fu assunta in Cielo, se a Gerusalemme o nella Casa di Efeso, Leone XIII
(1878-1903) fu il primo dei Papi dell’ultimo secolo a pronunciarsi in maniera
favorevole rispetto alla presunta dimora efesina di Maria, facendo ripristinare
fra l’altro nell’Ordo romanus una nota che in occasione della festa
dell’Assunta faceva riferimento a Efeso come "probabile" luogo della dormizione
della Vergine.
La Beata Anna Caterina Emmerick sostiene che la
morte e l’Assunzione in Cielo di Maria sia avvenuta ad Efeso, come riporto più
sotto nel testo del Brentano il quale ha trascritto la "rivelazione mistica"
della Beata, spiegando anche il motivo dell’equivoco del perché a Gerusalemme si
ritiene che ci sia – come vi è - la tomba di Maria, deducendo erroneamente da
ciò – "una tradizione incerta" - che vi sia stata anche sepolta.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Maria, la Madre di Gesù, dopo l'ascensione del Figlio,
nelle rivelazioni mistiche della Beata Anna Caterina Emmerick
La mattina del 13 agosto 1823, in occasione della festa del
l'Assunzione di Maria santissima, la veggente di Dùlmen iniziò la narrazione
della vita della Madonna.
La Vergine Maria, dopo l'ascensione di nostro
Signore al cielo, visse ancora tre anni a Sion, tre a Betania e nove a Efeso.
Qui fu condotta da Giovanni quando si scatenò la persecuzione degli Ebrei contro
Lazzaro e le sue sorelle. Giovanni la portò a Efeso e fece costruire per lei una
piccola abitazione non molto distante dalla città. La seguirono un gruppo di
discepole e altri fedeli della Palestina. Molte famiglie e pie donne di questa
prima colonia cristiana dimorarono nelle spelonche delle rupi e nelle cavità che
offriva il terreno. Il suolo era fertile e i cristiani avevano orti e frutteti.
Altri gruppi abitavano nelle tende o avevano costruito piccole capanne. L'uso
delle tende iniziò a diffondersi tra i cristiani fin dall'inizio delle
persecuzioni, perché spesso erano costretti a trasferirsi da un luogo all'altro.
Solamente la casa di Maria era di pietra. Pochi passi dietro la casa c'era un
monte che si alzava ripido fino alla vetta, dalla quale si godeva una bella
vista sul mare, su Efeso e sulle sue numerose isole. Non distante dal monte
scorreva un bel fiumiciattolo. Per questa contrada non passava quasi mai
nessuno. Nei pressi della colonia cristiana vidi un castello in cui abitava un
re detronizzato. Giovanni lo convertì alla nuova fede. Tempo dopo il castello
divenne sede vescovile.
La casa della Vergine era quadrata, solo la parte
posteriore era di forma circolare, aveva le finestre molto sollevate dal suolo e
il tetto era piatto. L'abitazione era divisa al centro dal focolare. A destra e
a sinistra di questo si accedeva nella parte posteriore della casa, dove c'erano
l'oratorio e alcune piccole stanzette. Questa parte della casa, di forma
circolare, era scarsamente illuminata ma addobbata in modo grazioso. Al centro
del muro, dal focolare al tetto, c'era un'incavatura simile ai nostri condotti
per il fumo: serviva, infatti, a guidare il fumo a un'apertura superiore. Una
tortuosa canna di rame si alzava al di sopra della casa. Nelle piccole stanzette
laterali, formate con pareti mobili di giunchi, dormivano l'ancella di Maria
santissima e le donne che talvolta venivano a visitarla. Le pareti erano
ricoperte di vimini intrecciati che terminavano superiormente in forma di volta.
Nell'oratorio, in una nicchia al centro del muro,
vi era un tabernacolo in cui la Vergine teneva una croce lunga all'incirca un
braccio. Essa aveva le due braccia laterali a forma di Y, come ho sempre visto
la prima croce di nostro Signore. La croce non aveva ornamenti, anzi era
intagliata in modo rudimentale come lo sono quelle che ancor oggi giungono dalla
Terrasanta. Io penso che l'avessero intagliata Giovanni e Maria santissima. Era
composta di quattro specie di legno e fissata in un supporto di terra o di
pietre, com'era la croce di Cristo sul Calvario. Ai piedi della croce si trovava
un pezzo di pergamena su cui era scritto qualcosa, forse le parole del Signore.
Sul legno vidi scolpita l'immagine del Redentore, molto semplice, spoglia d'ogni
vano ornamento e con linee di colore scuro. Le linee più marcate da una tinta
nera rendevano ancor più chiara la figura di Cristo. Nelle diverse qualità del
legno, ravvisai le varie contemplazioni fatte dalla santa Vergine. Due vasi di
fiori stavano l'uno a destra e l'altro a sinistra della croce.
Vicino a questi vasi vidi un lino: mi sembrò che
fosse quello con cui la Madre di Dio s'era servita per asciugare il sangue e le
piaghe del corpo di Cristo. Nello scorgere questa pezzolina, vidi Maria
santissima asciugare le sacre piaghe del Redentore. Il panno era simile alla
tela con cui i sacerdoti puliscono il calice dopo aver bevuto il sangue di
Cristo. Ella conservava pure alcune vesti di Gesù, tra le quali la tunica
inconsutile. Quando Giovanni andava a visitarla, si scopriva il tabernacolo e,
davanti al crocifisso, essi s'inginocchiavano e pregavano a lungo.
Nei dintorni della sua casa la Vergine aveva
disposto dodici pietre commemorative delle stazioni della Via Crucis. La vidi
percorrere con la sua ancella i luoghi simbolici della passione del Signore.
Ella meditava e pregava sui patimenti del Figlio. Ad ogni stazione, baciando la
terra, le due donne ricordavano le sofferenze del Signore.
La piccola casa della santa Vergine era adiacente
un bosco ed era circondata da alberi; la quiete e il silenzio dominavano il
paesaggio circostante. L'ancella, più giovane della Vergine, andava nei dintorni
a procurare il cibo. Esse conducevano una vita di preghiera, tranquilla e
ritirata. Negli ultimi tempi che dimorò in questo luogo, la Madonna divenne
sempre più silenziosa e raccolta, pareva quasi dimenticare di prendere il
nutrimento necessario. Durante gli ultimi anni della sua vita terrena la vidi
bere un succo simile a quello di uva. Solo il suo corpo sembrava ancora di
questo mondo, poiché lo spirito pareva già passato a felice dimora. Tutto in lei
faceva trasparire la continua preoccupazione dello spirito. Nelle ultime
settimane della sua vita passeggiava per le stanze appoggiata al braccio della
sua fedele ancella. Portava spesso una veste bianca, il suo viso era senza
rughe, angelico e spiritualizzato.
Dopo tre anni di soggiorno ad Efeso, accompagnata
da Giovanni e da Pietro, la Madre di Dio fece ritorno a Gerusalemme, spinta dal
desiderio di rivedere i luoghi santificati dal sangue del Figlio. Vidi in questa
città gli apostoli radunati per un concilio; c'era anche Tommaso. La Vergine li
assisteva con i suoi consigli. Essi gettarono le basi concrete della Chiesa
futura; dopo di che andarono a portare il vangelo nelle terre lontane. Quando la
Vergine giunse a Gerusalemme imbruniva appena. Prima di entrare in città si recò
a visitare il monte degli Ulivi, il Calvario, il santo sepolcro e tutti gli
altri luoghi santi che sono intorno a Gerusalemme. Sui luoghi della passione
Maria non cessava di sospirare: «Oh, Figlio mio! Figlio mio!...». Giunta alla
porta del palazzo dove aveva incontrato Gesù sotto la croce, cadde svenuta. Gli
apostoli credettero che ella avesse cessato di vivere. Fu portata al cenacolo,
in cui abitò le stanze dell'atrio. Maria santissima fu così grave e sofferente
che si pensò di prepararle una tomba in una caverna del monte degli Ulivi. Ma
dopo che la tomba fu preparata, Maria si ristabilì in salute e tornò ad Efeso.
Il bel sepolcro scavato per lei a Gerusalemme fu
tenuto in grande considerazione. Più tardi lì vicino fu costruita una magnifica
chiesa. Giovanni Damasceno, seguendo una diffusa tradizione, scrisse che la
Madonna si era addormentata nel Signore ed era stata sepolta a Gerusalemme. A
me, però, fu rivelato che, per volontà di Dio, i particolari del transito, della
sepoltura e dell'assunzione della santa Vergine in cielo erano oggetto soltanto
di una tradizione incerta.
Il tempo in cui la Chiesa commemora il transito
di Maria santissima è giusto, ma non tutti gli anni cade nello stesso giorno.
Nell'anniversario della sua morte ho visto numerose anime salire in paradiso.
Quando la santa anima della Vergine lasciò il santo corpo, era l'ora nona, la
stessa in cui era spirato il Salvatore.
DAL LIBRO
"LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO"
del Prof. Giorgio Nicolini
LE RIVELAZIONI DELLA BEATA EMMERICK
SULLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA
E IL RITROVAMENTO DELLA CASA DI MARIA AD EFESO
SE SI ACCETTA E SI E’ REALMENTE CONSTATATO CHE LE VISIONI
MISTICHE DELLA BEATA ANNA CATERINA EMMERICH HANNO FATTO RITROVARE LA CASA DI
MARIA AD EFESO, OVE SI E’ RECATO IL PAPA BENEDETTO XVI, NON SONO PERCIO’ VERE
ANCHE LE SUE "VISIONI" DELLE "TRASLAZIONI MIRACOLOSE" DELLA SANTA CASA DI
NAZARETH SINO A LORETO, AD OPERA DI SETTE ANGELI?... E COME HA FATTO A
DESCRIVERE LA CASA DI EFESO E LA SANTA CASA DI LORETO IN MODO COSI’ MINUZIOSO
SENZA AVERLE MAI VISTE SE LE SUE RIVELAZIONI NON FOSSERO AUTENTICHE E QUINDI SE
NON FOSSERO AUTENTICHE – NELLA REALTA’ STORICA - ANCHE LE MIRACOLOSE
TRASLAZIONI?...
Prof. GIORGIO NICOLINI
… (omissis) …
A conferma, ancora, della "veridicità storica" delle
"miracolose traslazioni" della Santa Casa vi sono, poi, anche altri Santi
che hanno dato la stessa importantissima testimonianza, sempre "per
rivelazione soprannaturale": come, ad esempio, la mistica tedesca
Beata Anna Caterina Emmerich (1774-1824), che con
le sue "descrizioni minuziose", e tutte - nel riscontro - corrispondenti al
vero, di "luoghi" in cui mai si era recata, fece ritrovare (dopo secoli di
dimenticanza) anche la casa di Efeso ove la Vergine Maria trascorse gli ultimi
anni di vita e ove morì e fu assunta in Cielo in anima e corpo.
Anche lei costituì un autentico "miracolo vivente" per la
gente a lei contemporanea, poiché, costretta dalla malattia all’immobilità, dal
1813 in poi si alimentò fino alla morte, per undici anni, della sola Comunione
Eucaristica. Può un essere umano vivere senza nutrirsi per undici anni, vivendo
della sola Comunione Eucaristica? Ed era anche "stigmatizzata", come San Pio da
Pietrelcina. Può "la scienza" spiegare "questi" "miracoli"?…
Nel caso della Beata Caterina Emmerich si può dire che,
ancora di più che della rivelazione di Santa Caterina da Bologna, l’autenticità
e veridicità delle sue "rivelazioni" e "visioni" avute (oltre che dal
riscontro oggettivo fatto nella realtà), sono state avallate in modo
straordinario proprio da Dio stesso, con il "miracolo vivente" della sua
"sussistenza miracolosa" mediante il solo "nutrimento" della sola Comunione con
Gesù Eucaristia. Non può perciò ella aver ingannato nessuno, se Dio stesso ne
comprovava la veridicità di quanto affermava con il "miracolo vivente" che la
sua vita stessa costituiva presso i suoi contemporanei.
In proposito, Gesù stesso dice nel Vangelo (e ciò forse
non vale anche per i suoi Santi?…): "Se non compio le
opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete
credere a me, credete almeno alle opere…" (Gv.10,37-38). E anche
"Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia
testimonianza non sarebbe vera; ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e
so che la testimonianza che egli mi rende è verace" (Gv.5,31-32). E
ancora: "Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure
nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza,
certifica che Dio è veritiero" (Gv.3,32-33).
A riguardo della Santa Casa di Loreto, la Beata Caterina
Emmerich - per anni immobile nel letto - la descrive con esattezza, pur senza
averla mai vista, dichiarando che ivi avvenne l’Annunciazione
dell’Angelo a Maria; e afferma anch’ella che la Santa Casa fu portata via da
Nazareth proprio dagli "angeli" (quelli "veri", quelli "spirituali"),
e proprio "in volo", e affermando risolutamente (e testualmente):
"Le pareti della Santa Casa di Loreto sono
assolutamente le stesse di Nazareth" (cfr. "Le Rivelazioni di
Caterina Emmerick", ed. Cantagalli, Siena, 1968, I°, p.140).
Questa è la descrizione del "trasporto angelico" della Santa
Casa come ha avuto "in visione" – e più volte! - la Beata:
"Ho visto spesso, in visione, la traslazione della
Santa Casa di Loreto. (…) Ho visto la Santa Casa trasportata sopra il
mare da sette angeli. Non aveva alcun fondamento (…). Tre angeli la
tenevano da una parte e tre dall’altra; il settimo si librava di fronte: una
lunga scia di luce sopra di lui (…)" (Beata Anna Caterina Emmerich,
"Vita di Gesù Cristo e rivelazioni bibliche", cap. IV, par.2°).
La Beata Caterina Emmerich, nel testo sopra riportato, "rivela"
persino il numero degli angeli deputati da
Dio a questo "miracoloso trasporto": esattamente sette
angeli.
Forse che "episodi" simili non si leggono anche nella Sacra
Scrittura? (cfr. Es.14,19; Es.23,20-23; Tobia 8,3;
Dan.14,33-36; e tanti altri)... Forse che Dio non può far fare dagli
angeli, nel Nuovo Testamento, quanto faceva a loro fare nel Vecchio Testamento?
(cfr. anche At.8,39-40)… Non c’è anche
scritto nel Salmo (90,12), a riguardo degli angeli: "Sulle
loro mani ti porteranno…"?
Non sono solo espressioni figurate, perché anche se gli
angeli per natura sono "puri spiriti", quando però Dio li incarica di qualche
"missione" presso gli uomini essi assumono "sembianze umane" e, letteralmente,
si "materializzano", come attesta il caso biblico "eclatante" dell’arcangelo
Raffaele che accompagnò Tobia: "Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che
sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore… Quando ero
con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per la volontà di Dio… A
voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era
solo apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io
ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono
accadute". E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo.
Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste
grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio" (Tobia 12,15-22).
Come non ricordare, poi, al riguardo, la presenza degli
angeli nelle vite di tanti Santi? Come, ad esempio, nella vita di Santa Gemma
Galgani (1878-1903). Ella conversava abitualmente con il suo angelo custode, che
gli appariva in sembianze umane. Era poi singolare come – non avendo Santa Gemma
il denaro per comprare i francobolli – provvedesse l’angelo stesso a
"recapitare" le lettere che ella scriveva a Padre Germano, suo Direttore
Spirituale, che abitava in una città lontana, il quale trovava misteriosamente
sulla sua scrivania le lettere della sua figlia spirituale, senza che venisse
fatto alcun uso della "posta" "umana"!...
Per quanto mi riguarda - checché se ne dica e se ne pensi da
chicchessia - a me basta già solo "la testimonianza" e "le rivelazioni" di Santa
Caterina da Bologna e, in aggiunta, "le visioni" e "le rivelazioni" ancor più
esplicite e dettagliate della Beata Anna Caterina Emmerich (ma anche di altri
Santi!…), per "accettare" il fatto della "veridicità storica" della "miracolosa
traslazione" della Santa Casa di Nazareth a Loreto e "rifiutare" ogni altra
interpretazione riguardo "al modo" di tale traslazione. Tutto ciò che non
collima con tali "rivelazioni" (che sono però, ovviamente, solo di "fede umana"
e non di "fede divina") per me è comunque sicuramente "sbagliato" e "falso" già
"alla radice", anche se asserito in "buona fede" (ma talvolta - da certi
autori - anche in "mala fede", contro ogni più ovvia "evidenza" "documentale"!).
E ciò perché se una realtà è "vera" in un modo (perché è stata così "rivelata"
da Dio ai suoi Santi), non può essere vero il suo contrario. Né la scienza potrà
mai contraddirla in alcun modo: al contrario, non potrà che avallarla!… E così è
anche riguardo alla "veridicità storica" della "miracolosa traslazione" della
Santa Casa di Nazareth a Tersatto (in Dalmazia), poi "in vari luoghi" (e quindi
non solo a Tersatto e a Loreto) e, infine, a Loreto.
… (omissis)…
Prof. GIORGIO NICOLINI
Cfr. indirizzo Internet
www.lavocecattolica./la.miracolosa.traslazione.html
Documentazioni e filmati illustrativi in:
www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
www.telemaria.it
L’INSEGNAMENTO DEL MAGISTERO DELLA CHIESA
Si può
ben dire che, oltre anche ai Papi precedenti, ma soprattutto da
Paolo II
sino all’attuale Papa
Giovanni Paolo II,
per secoli e secoli, i Sommi Pontefici hanno fatto a gara nel dimostrare la loro
venerazione e il loro amore per la Santa Casa custodita nel Santuario di Loreto.
Infine - e ciò è ancor più "impegnativo" per la
Chiesa! - i Sommi Pontefici concessero
la Festa Liturgica della
"Traslazione" (quella "miracolosa"!…),
fissandola al 10 dicembre.
Bisogna, in proposito, aver chiaro che il 10 dicembre non si
festeggia "
la Casa
trasportata", come qualche studioso
"confonde", con un sottile
gioco di parole: e ciò per giustificare il
valore della possibilità della "traslazione umana",
senza accorgersi
che in tal modo sta
contraddicendo apertamente la Liturgia.
La Chiesa, invece, intende festeggiare proprio il "fatto storico" della
"Traslazione miracolosa" della Santa Casa, ad opera degli angeli!… D’altra
parte è palesemente contraddittorio affermare di poter festeggiare "la Casa
trasportata", quando si sostiene nel contempo l’ipotesi che a Loreto vi siano
state trasportate "le sante pietre" "prese" dalla Santa Casa. Se così fosse,
allora si dovrebbe dire che si possono festeggiare solo le reliquie
"trasportate" a Loreto delle
sole
"sante pietre" della Santa Casa e non si
potrebbe perciò festeggiare anche
"l’intera"
Santa Casa, visto che a Loreto vi sarebbero solo
delle "pietre" "prese" dalla Santa Casa di Nazareth. Se così fosse, inoltre,
allora a Loreto non c’è la
"vera" Casa di Maria (quella di Nazareth), ma
solo delle "pietre"
"portate vie" dalla Casa di Nazareth e "ricomposte a Loreto". Come si può quindi
festeggiare "la traslazione" (anche fosse quella "umana") della Casa di
Nazareth, se a Loreto vi sono solo delle "pietre" di quella Casa? Allora si
dovrebbe festeggiare solo
"il trasporto" delle "sante pietre"
portate via dalla Casa di Nazareth… In tal modo, però, la Chiesa "ha sbagliato"
(?) ad istituire la "Festa della traslazione" (anche fosse solo quella "umana")
e dovrebbe perciò davvero "modificare" (!) la "Festa della Traslazione" del 10
dicembre!… E’ possibile tutto questo?… Non sono evidentissime tutte queste
"assurdità" e "contraddizioni" ?…
Riguardo poi al valore delle reliquie (…) la
Chiesa le approva e le raccomanda, perché - afferma il "Catechismo della Chiesa
Cattolica" (al n°2132) -
"chi venera l’immagine, venera la
realtà di chi in essa è riprodotto" e
"gli atti di culto non sono
rivolte alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a
raffigurare il Dio incarnato".
Anche la Santa Casa di Loreto è una "Reliquia",
e indiscutibilmente è anche "la più insigne", perché proprio fra quelle mura si
è incarnato nel grembo di Maria Vergine il Figlio di Dio, la Seconda Persona
della SS.ma Trinità, entrando nel tempo e nello spazio e nella storia, per
attuare la redenzione degli uomini. Alle Reliquie, perciò, e in modo
specialissimo alla Santa Casa di Nazareth, si deve venerazione e culto. Ma di
questi atti esterni e pubblici è giudice la Chiesa, la quale, prima di
permetterli, vuole accertarsi che le Reliquie abbiano i caratteri
dell’autenticità. Si tratta, naturalmente, di una certezza che non sempre può
essere "assoluta", ma basta che sia "morale" (cioè, "ragionevolmente provata")
per legittimare e raccomandare il culto delle Reliquie.
Nelle cose opinabili ciascuno può pensare come
crede. Nel caso nostro, però, a riguardo della Santa Casa, ci troviamo dinanzi
non solo a "prove critiche", ma anche ad atti di Sommi Pontefici, culminanti
nella consacrazione liturgica della "Festa della Traslazione" (e ripeto: la
liturgia intende la "traslazione" "miracolosa"!), che mette in rilievo ed
esalta la tradizione lauretana; andare contro di essa è, per un buon
cattolico, un atto, per lo meno
"irriverente".
L’istituzione della Festa, già celebrata da
sempre a livello locale, si ebbe con un Decreto del 29 novembre 1632, della
Sacra Congregazione dei Riti, che, dopo
maturo esame, approvava per la Regione delle Marche la Festa della Traslazione
della Santa Casa e la fissava al 10 dicembre. Il 16 settembre del 1699,
Innocenzo XII
concedeva alle medesime Diocesi delle Marche l’Ufficio proprio della Traslazione
della Santa Casa, con approvazione della lettura del trasporto miracoloso del
sacello nazaretano, e con relativa Messa.
Benedetto XII
l’estendeva a Roma, allo Stato Pontificio e a tutte le Diocesi che ne avessero
fatto domanda. Nella VI Lezione è brevemente descritta la storia della
Traslazione (intendendo sempre, come ben si legge, quella "miracolosa"!)
ed è ricordata la venerazione secolare dei fedeli alla Santa Casa:
"Ipsius autem Virginis Natalis Domus
divinis mysteriis consecrata, Angelorum ministerio, ab infidelium potesatte in
Dalmatiam prius, deinde in agrum Lauretanum Picenae Provinciae translata fuit…
eamdemque ipsam esse in qua Verbum caro factum est et habitavit in nobis, tum
Pontificiis diplomatibus et celeberrima totius orbis veneratione, tum continua
miraculorum virtute et coelestium beneficiorum gratia comprobatur".
E’ una magnifica sintesi di quanto fin qui detto ed
è un "documento ufficiale" della Chiesa, approvato dai Sommi Pontefici, valido
ancor oggi, in cui la Festa della Traslazione è ancora celebrata il 10 dicembre
di ogni anno.
Infine, "a suggello conclusivo", bisogna
ricordare ancora che il Papa
Benedetto XV, accogliendo i voti di
moltissimi Vescovi e fedeli, il 24 marzo 1920 dichiarava
la Beata Vergine di Loreto
Patrona principale degli Aviatori. Per
quale altro motivo se non perché ne riconosceva "autentica" la tradizione del
"volo miracoloso" della Santa Casa?… Infatti, con tale proclamazione, Benedetto
XV approvò pienamente la Tradizione, la quale vuole che la Beata Vergine abbia
guidato nei cieli e sul mare la sua Casetta, quando questa fu dagli angeli
portata dalla Palestina in Dalmazia e poi sul suolo Italiano. Tutte queste
concessioni furono fatte dalla Santa Sede dopo un lungo e approfondito studio, e
non senza discussioni e obiezioni da parte del Promotore della fede, in seno
alla Sacra Congregazione dei Riti, e costituiscono uno dei più validi argomenti
per dimostrare che la tradizione lauretana è basata sulla verità.
La Chiesa non avrebbe diversamente approvate le preghiere
liturgiche, che citano "la miracolosità" della Traslazione, perché
"lex orandi est lex credendi".
Invece a Loreto ci sono state portate proprio "
le
pareti" (proprio le "tre
pareti integre"!) della Santa Casa e non
delle "pietre"
o dei "materiali"
con cui sarebbe stata "ricostruita" la Santa Casa a Loreto (che è cosa
assolutamente e umanamente "impossibile"!)…
Anche la Beata Anna Caterina Emmerich, nelle sue "rivelazioni" sopra citate,
attesta che "le pareti
(proprio "le pareti" e non
solo "le pietre"!) della
Santa Casa di Loreto sono assolutamente le stesse di Nazareth":
quindi, se a Loreto le pareti della Santa Casa sono "assolutamente" le stesse di
Nazareth, tali pareti non possono essere state mai né "smontate" né
"ricostruite", in alcun modo e da nessuno!
Dal libro "LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO"
del Prof. GIORGIO NICOLINI
TELE
MARIA
Emittente Televisiva Cattolica in Internet:
http://www.telemaria.it/
UNA TELEVISIONE DONO DI MARIA
Trasmette tutto ciò che è vero, nobile, giusto, puro,
amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode
(San Paolo ai Filippesi: 4,8)
Per scaricare il Notiziario n°1 e n°2 di Tele Maria
collegarsi agli indirizzi Internet
http://www.telemaria.it/notiziario.htm
http://www.telemaria.it/inserto.htm
Caro amico, cara amica,
con questo messaggio voglio informarti della nascita di un
piccolo giornale, denominato “Tele Maria”, che ha la
finalità di far conoscere ad un più vasto pubblico
l’esistenza di una nuova realtà nel campo dell’informazione
televisiva.
Nel nome di Maria, l’Immacolata Madre di Dio, e sotto il
patrocinio del suo santissimo sposo San Giuseppe –
iniziandosi provvidenzialmente la prima trasmissione proprio
il 1° maggio 2007, nella memoria di San Giuseppe Lavoratore
-, volli dar vita tre anni fa a “Tele Maria” (cfr.
www.telemaria.it), utilizzando una nuova tecnologia in
Internet che rendeva possibile la realizzazione di una vera
televisione senza limitazione di accessi: ciò al fine di
collaborare all’opera evangelizzatrice della Chiesa, secondo
il comando di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il
vangelo ad ogni creatura” (Mc.16,15).
Oggi l’utilizzazione dei “media” è diventata essenziale per
“la Nuova Evangelizzazione”. Come ebbe a scrivere Paolo VI:
“La Chiesa si sentirebbe colpevole davanti al suo Signore se
non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza
umana rende ogni giorno più perfezionati” (cfr. Enc.
“Evangelii Nuntiandi”, n.45). Per tale motivo
nell’Istruzione Pastorale “Aetatis Novae” si affermava: “In
vista della nuova evangelizzazione, un’attenzione
particolare dovrà essere data all’impatto audiovisivo dei
mezzi di comunicazione, secondo l’aforisma “ vedere”,”
valutare”,” agire” (Istr. Past. “Aetatis Novae”, n.11, del
22 febbraio 1992).
In obbedienza a tali indicazioni della Chiesa, quasi come
“una voce” proveniente dall’Alto circa “un modo” per rendere
più efficace l’azione evangelizzatrice nell’epoca attuale, e
in alternativa a televisioni che spesso non hanno più nulla
di cristiano e di educativo, nacque perciò “Tele Maria”: una
televisione proprio con “il nome di Maria”, poiché tale nome
ha una grande efficacia evangelizzatrice. Maria, infatti, è
“la Stella della Nuova Evangelizzazione” e - come scriveva
San Bonaventura – il suo solo nome “non può essere proferito
senza che apporti qualche grazia a chi devotamente lo
nomina” (cfr. “Spec. B.V”., c.8), e San Germano aggiungeva:
“come il respirare è segno di vita, così il nominare spesso
il nome di Maria è segno o di vivere già nella divina
grazia, o che presto verrà la vita, poiché questo potente
nome ha virtù di ottenere l’aiuto o la vita a chi
devotamente l’invoca” (cfr. “De Zona Virg.”).
In questo ultimo periodo, dopo l’avvio piuttosto amatoriale
e privo di mezzi di tre anni fa, si sono uniti nel progetto
di “Tele Maria” anche alcuni altri laici cattolici, esperti
nel settore informatico, che mi hanno voluto offrire la loro
collaborazione, al fine di superare “il limite” che una
televisione in Internet aveva: di poter essere vista, cioè,
soltanto da chi aveva e sapeva usare Internet. Ora, invece,
nuove recenti tecnologie permettono di superare anche questo
limite, potendosi ora collegare il televisore di casa ad
Internet, così da poter ricevere i programmi di “Tele Maria”
anche nei normali televisori casalinghi, permettendone l’usufruizione
ad un più ampio pubblico, e in ogni parte del mondo.
(…)
Cfr.
http://www.telemaria.it/1pagina2.pdf
Giorgio Nicolini
Professore di Religione Cattolica
Direttore Editoriale
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