dopo la Professione Solenne del 20 ottobre 2001
Che cosa ti ha spinto a farti suora?
Una vocazione nasce nei 'sogni' di Dio prima che nei nostri, e la sua fantasia creatrice ci immette nella storia con un progetto da realizzare. Anche nella mia vita aveva racchiuso un segreto che io non conoscevo; ma il tempo e la ricerca lo hanno svelato. Forse potrei spiegarmi con il paragone della 'caccia al tesoro' (ricordando i giochi dei campi parrocchiali): Dio semina tanti piccoli, preziosi indizi da decifrare, affinché si arrivi a scoprire cosa Lui desideri. A 15 anni sentivo la vita scoppiarmi dentro, ne coglievo la bellezza nell'amicizia, percepivo in modo nuovo la presenza di Gesù, la cui luce solamente non ha ombre. Allora cominciò il cammino di ascolto, con le contraddizioni tipiche dell'età: da un lato il ragazzo, dall'altro la voce misteriosa e dolcissima che mi spinse inspiegabilmente a contattare per telefono il 'fatidico' Carmelo 'S. Anna' (indirizzo letto su un giornale). La proposta del Signore innamorò sempre più i miei 16-17 anni; non volevo rinviare il sì al Suo: 'Seguimi'. Farò di te...'.
Come mai hai scelto la vita monastica di clausura?
La storia è sorprendente: terminato il penultimo anno dell'Istituto Magistrale, organizzavo i miei mesi estivi; così oltre al “campeggio-giovani” e altri gruppi, desiderai una settimana 'speciale' a Carpineto Romano - sperimentando l'incredibile realtà di preghiera, lavoro e accoglienza dello stile carmelitano. Fu l'ennesimo richiamo a essere 'sua'. Durante l'anno dell'esame di maturità, il Pane (l'Eucaristia) e la Scrittura rafforzarono l'intuizione: il Carmelo rispecchiava la chiamata incisa nel mio cuore.
Sei partita giovanissima, è stata una scelta difficile, coraggiosa.
Ho salutato Modena a 18 anni, appena due mesi dopo il diploma: sapevo in Chi ponevo la speranza e che valeva la pena seguire Gesù, come e dove lo Spirito rivelava. Alle spalle c'era anche l'importante aiuto dell'accompagnamento spirituale, per cui partivo tranquilla: cosciente della mia piccolezza, fiduciosa nella Sua Grandezza. Quando si è innamorati, niente è difficile.
Hai mai avuto paura per la scelta che hai fatto?
Nell'amore non c'è timore, perchè l'amore vince la paura! Ti assicuro anche che il Carmelo non assomiglia proprio a quello che l'immaginazione comune crede; si tratta, infatti, di un “punto-luce” che ha per fonte la Parola e l'Eucarestia; da qui proviene l'energia per costruire una vera Comunità e l'apertura verso i fratelli che arrivano o scrivono.
Sette anni di Carmelo: in cosa hai incontrato delle difficoltà?
Si presentano problemi non molto diversi da quelli di ogni quotidianità e relazione tra persone! Bisogna allenarsi ad amare sempre, per primi e tutti; passare dall'io al noi e ricominciare ogni mattino (alle 4.30!) con la freschezza del primo giorno. Per colorare le giornate metto una buona dose di entusiasmo, confidando nella Roccia eterna, da cui sgorga l'acqua perfino nel deserto. Sette anni talvolta mi sembrano pochi giorni: miracolo dell'Amore!
Che cosa, se c'è, ti manca della tua vita da laica?
Sinceramente niente. Pare impossibile... Si può comprendere pensando all'impronta lasciata dentro di noi, come vocazione irripetibile. La pace e la riuscita derivano dalla chiave giusta per aprire la porta della propria giovinezza. Questa chiave per me è il Carmelo: i miei anni, quindi, si sono spalancati a Dio e agli altri.
Senti mai il desiderio di uscire, anche solo per fare un giro in paese?
Ci rivolgono spesso questa domanda (quassù salgono tante persone per ricevere risposte e motivi di speranza). A me suscita un sorriso di affetto, perché io non provo questa esigenza; sono felice di dedicarmi completamente al servizio di lode che mi riempie anche materialmente l'esistenza. Il tempo non basta mai, se vuoi veramente essere sorella per tutti! Un dato concreto: da gennaio 2001 ad oggi abbiamo contato più di 2000 pellegrini che hanno bussato per incontri. Il risultato è molto bello e arricchente: attraverso un rapporto umano trasfigurato, la tenerezza di Dio Salvatore raggiunge le creature.
Come è organizzata la vostra giornata?
Fin dall'alba facciamo il 'pieno' spirituale, con il culmine nell'Eucarestia. A battere il ritmo, oltre alla campana, è la Parola del Signore: supplica, canto, lectio, poi lavoro artigianale (pittura, corone del rosario, scapolari, ecc...), faccende ordinarie e disponibilità ai bisogni della gente: posta, Internet, dialogo. Nell'ambito comunitario coltiviamo un clima di famiglia che l'età giovanile rende assai vivace, soprattutto nei due momenti ricreativi della giornata. Le ore scorrono velocemente, in un armonico equilibrio tra silenzio e parola, solidarietà col mondo (telegiornale, notizie dai quotidiani, ecc...) e attenzione alla Volontà di Dio, qui e adesso.
Come hai vissuto la celebrazione del 20 ottobre?
Nella gratitudine sconfinata di chi va all'altare del Dio della sua gioia e del suo giubilo, cantando le opere del Signore, ma insieme con il tremore di una debolezza consapevole e di 25 anni che non avrebbero mai osato tanto: Lui mi ha dato fiducia, portandomi fino a questo passo! Non finisco di esaltarlo anche per il meraviglioso sostegno dei fratelli. Non solo il Vivente non mi ha mai delusa; neanche Modena e S. Faustino (la mia parrocchia)! Trovo meravigliosa la comunione che il Carmelo ha intensificato in modo straordinario: da quando sono lontana, il contatto è più vivo e profondo che mai! Altri doni dall'Alto: la presenza paterna del Vescovo di Ravenna, a cui devo tanto; la festa di avere accanto genitori, parenti e amici, giovani sulla via del matrimonio o della consacrazione: perché un sì ne trascina altri! Allora, permettetemi di esprimere un incontenibile 'Grazie!', proprio attraverso il mio e vostro giornale 'Nostro Tempo'.
Intervista a Suor MARIA LUCIA DEL DIO VIVENTE
dopo la Professione Solenne del 20 ottobre 2001
[Pubblicata sul giornale 'Nostro Tempo' di Modena il 3 novembre 2001]
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