I GENITORI DEL BEATO
Il Padre Antonio Talamonti, illustre
storico francescano, nella sua opera: "Cronistoria dei Frati Minori
della Provincia Lauretana delle Marche", inizia a tracciare le gesta
del Beato Gabriele, così: "Questo santo Religioso, gloria della città di
Ancona, onore dell’Ordine Serafico e della provincia Lauretana, come
fondatamente si deduce dalle diverse epoche della sua Vita, nacque circa il
1385, dalla signora Alvitia (Alvisia) di Simone Sacchetti e da Liverotto
Ferretti podestà e capitano del popolo di Firenze, podestà di Genova e di
Brescia, ambasciatore della sua città alla Sede Apostolica.
Gli onorifici
impieghi e le alte cariche occupate dal conte Liverotto ci dimostrano i
singolari meriti del padre del Beato e la grande considerazione in cui era
tenuta la famiglia Ferretti, la quale fin da quei tempi vantava antica e nobile
origine”.
LA GENTE FERRETTA... IN ITALIA
"Essa
infatti discendeva dal conte Antonio, oriundo da illustre stirpe germanica. Il
pio Conte, circa il 1228, dalla sua patria si recò in Italia, per recare aiuto
alla Santa Sede contro Federico II, e prese dimora nella città di Ancona
".
"I Ferretti,
stabilitisi in Italia e divenuti Signori del piccolo paese, che da loro
prese il nome di Castelferretti, molto si distinsero nel valor militare, nelle
cariche civili e nelle ecclesiastiche dignità".
Qui ci dobbiamo
fermare, perché lo spazio e lo scopo del presente lavoro non ci consentono di
illustrare le gesta della nobile famiglia, donde il Beato ha sortito i natali.
IL SUO NOME: GABRIELE
Il conte e
cavaliere Liverotto era nato in Italia dal Cavalier Francesco, primo conte di
Castelferretti. Nel 1378 impalmò la nobile fanciulla Alvisia di Simone
Sacchetti portando in casa Ferretti una ricchissima eredità.
Ma la più grande
dote degli illustri sposi e la più grande eredità furono i loro numerosi figli,
che si distinsero per nobiltà, scienza e virtù.
Tra i dieci figli
maschi, il fiore più bello della nobile coppia Liverotto e Alvisia Ferretti, fu
il Beato di Ancona.
Il Servo di Dio
nacque nel 1385 e mamma Alvisia lo volle chiamare Gabriele. Questo nome fu un
dolce presagio per la vita del fanciullo: angelico come l’Arcangelo Gabriele,
santo come un messaggero di Dio.
UNA PAGINA BIANCA
I suoi primi
passi sfuggono alla penna dello storico; tuttavia è pacifico che Mamma Alvisia
improntasse l’educazione del fanciullo alle più sode virtù cristiane. E se la
nobiltà del casato esigeva nel piccolo Gabriele una vita principesca, l’amore
di Dio costruì nel tenero fanciullo un ricco edificio di bontà.
Squisiti accenti
di pietà; commoventi atti di rinuncia del piccolo conte; una deliziosa pietà
verso la Madonna, sono le prime conquiste del Beato Gabriele.
Il tempo ci ha rubato anche il giorno
fatidico della sua Prima Comunione. Ma ci piace ripensare a quell’incontro
angelico di Gabriele con il suo Dio Eucaristico, come il preludio il più dolce,
al giorno in cui si presenterà solennemente all’Altare col crisma di Sacerdote
di Cristo!
Forse Gesù sarà disceso nel suo cuore fra
tanta festa in casa Ferretti: nella cappella del palazzo le torcie e i
candelabri si saranno moltiplicati in un incendio fantasmagorico per la Prima
Comunione del Contino, simbolo di quell’incendio mistico, che ardeva nel suo cuore
per Gesù.
Così ci è lecito ricostruire la pagina più
bianca della fanciullezza di Gabriele.
Questo è
l’episodio, che deve aver sintetizzato tutta la sua adolescenza fino al giorno
in cui, per rispondere a Cristo, lascerà il palazzo per il romitorio dei Frati
Minori a Santa Maria ad Alto.