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ADDIO, ANCONA

Dopo che Padre Gabriele aveva terminato la chiesa, i restauri del convento e i muretti degli orti di “San Francesco ad Alto”, l'attenzione dei cittadini e dei suoi confratelli si concentrò nella sua persona.

Gabriele era stato un realizzatore! Ma, poiché le conquiste più grandi sono quelle dello spirito, aveva lavorato senza spegnere lo spirito di devozione.

Ora gli anconitani quasi lo veneravano, e i confratelli lo avrebbero voluto per sempre loro superiore; ma dopo qualche anno, circa il 1434, dovette abbandonare il Convento di Ancona per assumere il governo della Provincia Serafica delle Marche.

I frati, radunati a capitolo, scelsero, nella persona del Beato Gabriele, il loro Vicario Provinciale.

Aveva ormai 48 anni: Dio chiamava a lavorare in un campo più vasto colui che non dubitiamo di definire l'apostolo e il benefattore, l'angelo di Ancona; il padre della sua città; il difensore degli umili e l’amico dei poveri.

 

IL TRASCINATORE

         La fama del predicatore efficace aveva raggiunto tante città del Piceno. Le folle erano entusiaste di sentire le sue parole piene di dottrina e di carità.

         Era passato per le Marche a piedi; era conosciuto in tutti i paesi; aveva predicato con frutto, convertendo peccatori e suscitando ondate d’entusiasmo verso la Madonna.

         Ora, in veste di Vicario Provinciale, riprendeva il cammino della regione per visitare i suoi confratelli sparsi un po’ dovunque. Il conte Frate passa così, a piedi, di contrada in contrada; molti lo riconoscono; molti ammirano la sua figura d’apostolo; attira l’attenzione di tutti, e i giovani si sentono trascinati. Molti infatti chiedono di farsi frati minori.

         Forse San Francesco ebbe pochi figli che, come Gabriele, accoppiassero così bene le austerità del suo Ordine con le bellezze dello spirito serafico, tanto da rendere smagliante anche la povertà, da conquistare tanti cuori, da suscitare tante vocazioni.

 

TRIONFO DI VITA RELIGIOSA

         Il Piceno Serafico si scosse; e nei suoi conventi, già ricchi di scienza e di pietà, passò un brivido nuovo che animò i frati alla perfezione religiosa e all’apostolato.

         Il passaggio del Vicario Provinciale era come un risveglio primaverile, e sul già rigoglioso albero della vita serafica del Piceno scorreva nuova linfa d’idealità e di gloria.

         Il Beato portava il fervore nei buoni; un po’ di forza negli stanchi; un sollievo per i vecchi; un po’ di animo, un po’ di vita per tutti. La sua personalità, improntata allo spirito di Francesco, produceva una rigogliosa fioritura nell’animo dei suoi confratelli.

         Bisognava aprire intanto nuovi conventi.

         I giovani, conquistati dal santo frate, insistevano per entrare nell’Ordine serafico; e il Beato Gabriele procedeva alla fondazione di conventi, quali Santa Maria delle Grazie a San Severino Marche, San Nicolò ad Ascoli, e la SS.ma Annunziata ad Osimo.

 

SANTA MARIA DELLE GRAZIE IN SAN SEVERINO MARCHE

         Il Pontefice Eugenio IV dà ampia facoltà al Beato di aprire conventi.

         A San Severino Marche invia un nutrito gruppo di santi religiosi che presero possesso di Santa Maria delle Grazie. Il Convento-Santuario era edificato in luogo solitario, tra il verde delle boscaglie, méta continua di fedeli, che si recavano a venerare la devota immagine della Madonna.

         Questo luogo fu poi reso più celebre dalla santa dimora e dalla preziosa morte del Sanseverinate San Pacifico Divini, avvenuta il 24 settembre 1721.

         Oggi il Convento-Santuario è mèta di pellegrini, che vanno a visitare le sacre spoglie di San Pacifico, molto venerato nei dintorni.

         I Frati si dedicano all’educazione dei giovinetti, che si incamminano allo stato religioso francescano, per cui i “Fratini di San Pacifico” rendono più bello il convento fondato dal Beato Gabriele.

 

SAN NICOLO’ AD ASCOLI PICENO

         I Frati Minori avevano in questo territorio un piccolo convento, situato al di là del fiume Tronto; si chiamava San Savino ed era lontano dalla città. Gli ascolani, che amavano e stimavano i frati minori, li avrebbero voluti più vicino per poter frequentare più spesso i santi Sacramenti nel loro convento.

         Il Beato accettò quindi di aprire proprio alle porte della città il convento di San Nicolò, dove traslocò da San Savino numerosi pii religiosi. Ma da questo luogo i Frati Minori partirono presto perché era poco salubre.

 

L’ANNUNZIATA AD OSIMO

         Il Vescovo Andrea della diocesi di Osimo cullava da tempo il desiderio di avere una comunità di Frati Minori  nella sua diocesi.

         Chiamò perciò il Beato Gabriele e fu scelto un luogo ameno proprio vicino alla città. Il popolo accolse i frati minori con viva gioia, e gli osimani fecero a gara per dare offerte onde erigere subito la nuova costruzione.

         Ma un triste episodio spezzò l’impresa. Mentre il Beato stesso dirigeva i lavori della nuova fabbrica sul terreno donato dal Comune, alcuni maligni riuscirono a far cessare l’opera e costrinsero il Vicario Provinciale dei Frati Minori a lasciare la città con evidente dolore dei buoni.

         Il Santo Vescovo Andrea intervenne subito per provvedere all’increscioso incidente, sollecitando l’autorità del Ministro Generale dell’Ordine e dello stesso pontefice Eugenio IV per mettere a tacere i cattivi e riavere i Frati Francescani.

         Gabriele ritornò; e il buon popolo osimano fece grande festa quando la fabbrica fu ultimata.

         Il beato dedicò anche questo luogo alla Madonna e arricchì il nuovo convento con una meravigliosa comunità. La SS.ma Annunziata fu sempre uno dei conventi più gloriosi del Piceno serafico.

         Oggi il convento è distrutto e la chiesa è trasformata a sacrario dei caduti osimani nella Guerra 1915-18.

         L’ex area del convento e degli orti è trasformata in cimitero.

 

ASSISI LO CHIAMA!

         Non era ancora compiuta la fabbrica del nuovo convento di Osimo, che il Beato Gabriele vi convocava la congregazione provinciale. Era l’anno 1441 e stava predicando nella città di Osimo San Giacomo della Marca.

         Per l’agosto di quello stesso anno, Gabriele prenderà la via di Assisi. Solo, con abito rozzo, umile, si mise in cammino verso la Porziuncola. A Foligno non fu riconosciuto come Vicario Provinciale e un fratello laico del convento di San Bartolomeo lo mandò a servire la messa come un chierichetto. Il Beato obbedì; il superiore di Foligno si scusò dell’errore commesso dal fratello laico, ma Gabriele si dichiarò assai onorato di aver fatto il servizio degli Angeli.

         In Assisi pregò, meditò, ricevette i sorrisi della Madonna e la benedizione di San Francesco.

         Dopo la Porziuncola, pellegrinò a Loreto dove chiede alla Madonna grazie e favori per il Piceno Serafico.

 

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