PARLA
SAN GIACOMO!
Tutta Ancona passò riverente e
commossa, davanti alla bara.
I magistrati decretarono il
lutto cittadino; Mons. Giovanni Caffarelli che sedeva sulla cattedra di San Ciriaco,
giunse a Capodimonte con tutto il suo clero e il popolo per rendere l'estremo
saluto a Gabriele.
Nella
Chiesa di “San Francesco ad Alto” si levarono le voci dei Frati, che
salmodiavano; poi il Vescovo di Ancona comandò a San Giacomo di parlare.
Il Santo improvvisò l'elogio del Beato in
presenza del Senato dorico e di tutto il popolo; allora tutti si rallegrarono
perché Ancona aveva collocato un protettore in Cielo.
DALLA TERRA RAGGI DI LUCE
Il
Sacro corpo fu tumulato per terra, sotto il pavimento della Chiesa, a destra
della porta centrale di “San Francesco ad Alto”.
Così
aveva voluto Gabriele perché i fedeli entrando, calpestassero il suo sepolcro.
Ma Dio glorificò il suo servo; e poiché i malati proprio su quel sepolcro
guarivano e i peccatori si convertivano, Callisto III in quello stesso anno
1456 ordinò a San Giacomo di compilare il processo delle virtù dell’umile e santo Frate.
Il
Pontefice Callisto III, letto il documento di San Giacomo, ordinò con breve
apostolico che il corpo del Beato Gabriele fosse esumato e riposto in un
sepolcro più decoroso.
Per
varie cause, che qui sarebbe lungo descrivere, il corpo del Beato rimase ancora
per molto tempo sotto terra.
I
fedeli intanto non cessavano di pellegrinare ogni giorno alla tomba del Beato,
ormai teatro di continui prodigi.
Quell’umile
quadrato del pavimento dietro la porta del tempio, era la mèta della fede,
segnando il trionfo delle virtù del Beato, che sprigionava raggi luminosi di
santità.
MIRACOLI E MIRACOLI
San Giacomo si era messo subito al lavoro e
alla fine dello stesso anno 1456 aveva presentato al Papa con le sue stesse
mani il processo, che conteneva sessantatré miracoli autenticati e più altri
trenta, scritti in un libro a parte.
San
Giacomo, tessendo l’elogio in presenza del popolo, aveva spontaneamente
descritto le sue virtù per le quali Dio si era compiaciuto di glorificarlo,
ancora vivente, con strepitosi prodigi.
Mentre
il sacro cadavere era ancora sopra la terra, molti malati furono portati a
Capodimonte e al contatto delle sue sacre Spoglie furono guariti.
Lucia
di Ancona, era stata colpita in tenera età da un male alla mano sinistra, tanto
ostinato e grave che ormai da molto tempo disperava di guarire; ma appena toccò
il Beato e invocò il suo nome, la sua mano guarì.
Un’altra
pia donna anconitana, di nome Riccabella, aveva perduto la vista all’età di
quattro anni; toccò le sue pupille sui piedi scalzi del Beato. La malata cieca
da tanti anni riprese perfettamente la vista; e in segno di riconoscenza fece
appendere al Sepolcro del Beato due piedi di argento.
IL SEPOLCRO DI GABRIELE SPRIGIONA LA VITA
Un
fanciullo, già morto, fu preso in braccio dai genitori, che non si rassegnavano
a tanta perdita, e lo condussero subito a “San Francesco ad Alto”.
Il
cadaverino del fanciullo fu adagiato sopra il sepolcro del Beato Gabriele,
mentre i parenti accendevano lumi e imploravano il miracolo… Ad un tratto tutti
videro il corpicino rianimarsi ed alzarsi solo, da terra, vivo! San Giacomo,
venuto a conoscenza dello strepitoso miracolo, volle vedere e parlare con il
fanciullo risorto da morte per intercessione del Beato Gabriele.
Una
fanciulla epilettica fu condotta dal padre, Nicolò Della Rocca, sulla tomba del
Beato. Aveva molta febbre, ma in quel medesimo giorno la fanciulla fu liberata
dalle convulsioni e il padre giubilando la ricondusse a casa completamente
guarita.
Una
signorina aveva perduto la favella. Accese una candela presso la tomba del
Beato e tenendo in mano il cero, simbolo della sua viva fede, implorava la
guarigione.
D’un
tratto la sua lingua si sciolse, e ricominciò a parlare perfettamente.
“O
Beato Gabriele, se mi otterrete la primitiva salute e la grazia di avere un
figlio, vi prometto di chiamarlo con il vostro nome, e voglio che per due anni
indossi l’abito di San Francesco”.
Con questi precisi accenti, una
pia donna anconetana, di nome Costanza, implorava la sua guarigione presso il
sepolcro del Beato. Erano sei anni che soffriva una incurabile emorragia; la
scienza medica non sapeva cosa fare, ma il Beato guarì la sua devota, che, per
riconoscenza, mantenne fedelmente le sue promesse.
Per lunghi venti anni un
giovane era stato martoriato dalla lebbra. Le sue membra erano disfatte, e il
suo cuore era spezzato dalla disperazione. Si trascinò a “San Francesco ad
Alto” e lì, presso il glorioso sepolcro del Beato Gabriele, fu subito guarito
dalla schifosa malattia.
LA VISIONE DI PADRE LUIGI
Nell’anno 1476 lasciava la terra
anche San Giacomo della Marca, e nel 1478 il Beato Francesco da Castel
d’Emilio, contemporanei ed amici del Beato.
Il Padre Luigi di Ancona,
sacerdote francescano, si raccomandava a questi Beati Comprensori del Cielo per
riavere la vista.
La fede di Padre Luigi fu
premiata con una strepitosa visione; entrarono nella sua cella San Giacomo, il
Beato Francesco e il Beato Gabriele; li vide, si inginocchiò; gridò al
miracolo…
Tutti i frati del convento
furono testimoni del miracolo; e, il giorno dopo, il Padre Luigi riprese a
celebrare la Santa Messa come faceva prima di perdere la vista.
Questi e tanti altri prodigi
furono operati dal Beato Gabriele. Nel corso dei secoli il suo sepolcro fu
circondato da innumerevoli “ex voto”, che la furia demolitrice del tempo ha
distrutto. Ciò è confermato da tutti i biografi del Beato; i quali dicono che i
fedeli beneficati per sua intercessione, appendevano piccoli quadretti,
“ex-voti” di argento e altri segni intorno al suo sepolcro.
Nel 1753 il Vescovo Nicola
Manciforte enumerava nel processo di ricognizione e traslazione del corpo del
Beato Gabriele dall’antico sepolcro alla prima cappella eretta a “San Francesco
ad Alto”, 304 ex voto.
Così chiudiamo questa breve
rassegna di grazie, e ci stringe il cuore perché lo spazio non ci consente di
narrare altre meraviglie operate da Dio per mezzo del glorioso Beato Gabriele.