Secondo la costante tradizione delle
nostre regioni, san Giacomo è rappresentato, a volte, con un calice sormontato
da un serpentello, una canna stretta tra la vita e il braccio destro e un
libro.
Quel libro può significare due cose: o il
suo amore alla cultura o il suo amore alla preghiera.
Come studioso scrisse libri e organizzò
una biblioteca nel suo convento; come santo amava meditare le cose di Dio e
impegnare il tempo nella preghiera; così quel libro poteva essere anche il suo
libro di preghiera che recitava ogni giorno in chiesa, nella sua stanza, nei
boschi o, quando viaggiava, addirittura in groppa al suo cavallo.
Un giorno, passeggiando lentamente presso
le rive del laghetto di Ostrunitz, vicino alla città di Mostar, in Bosnia, si
mise a pregare in compagnia di un suo collega.
Ma, ahimé!, ad un certo momento, dai vari
punti del laghetto rane e rospi cominciarono una gara formidabile a chi potesse
gracidare di più; il gracidìo divenne così intenso e assordante che i due
religiosi dovettero sospendere la preghiera.
Allora, come spettatori ammirati, si
misero ad ascoltare quelle voci rauche e caratteristicamente belle.
Ma poi, poiché il... canto si prolungava
ed essi dovevano proseguire la loro preghiera, san Giacomo, come per richiamare
l’attenzione, alzò la mano verso il lago e: “Ssss..., fratelli rospi! Ssss...,
sorelle rane!”.
Tutte le rane e tutti i rospi zittirono,
come per un prodigio.
Se ne spense anche l’eco e tutto si
avvolse in un ovattato silenzio.
Allora il Santo e il suo confrate