È difficile per noi, oggi, gente di poca
fede, comprendere l’operato dei santi. È comune opinione che essi abbiano avuto
e abbiano una perenne familiarità con il divino e con coloro che ne sono i
fortunati partecipi.
Alcuni
episodi ci portano alla convinzione che per san Giacomo dire e fare cose
soprannaturali nello stesso momento era ormai cosa naturale.
Nella città di Ragusa, oggi Dubrownik,
punto di traffico navale molto importante fin dai tempi dei fenici, greci e
romani, ma specialmente nel periodo della repubblica di Venezia e quindi di san
Giacomo, si viveva dalla popolazione un buon clima spirituale, alimentato dalla
presenza di vari ordini religiosi.
Fin dai tempi antichi, i francescani
avevano un convento dedicato a san Francesco d’Assisi e nell’altare maggiore
della loro chiesa era esposto un antico quanto grande e bellissimo Crocifisso
di legno. Se ne celebravano le feste con solennità e la gente esprimeva di
fronte a lui la propria fede e devozione.
Ai lati del SS.mo Crocifisso vi erano due
angeli in legno dipinto in atto di adorazione perpetua e ciascuno aveva in mano
un turibolo.
Al dire dello storico, i due turiboli vi
sarebbero stati posti dallo stesso san Giacomo, il quale, sempre secondo il
racconto, avendo saputo che a qualcuno la cosa non piaceva troppo, disse quasi
profeticamente: “Di quando in quando questi angeli faranno miracoli!”.
E, sempre al dire dello storico, pare che
l’esperienza non lo abbia smentito.
Infatti da tempo immemorabile nelle
festività o in prossimità di particolari avvenimenti, i due turiboli venivano
agitati da mani invisibili come se ci fossero due accoliti o chierichetti. I
due turiboli indirizzavano il fumo dell’incenso verso il SS.mo Crocifisso e
questo atto di omaggio durava vario tempo, finché le manifestazioni di gioia
della folla si esaurivano, mentre nell’aria restava un gradevole profumo di
balsamo.
Così questo eccezionale fatto, che ha del
miracoloso, fu visto per secoli da tutto il grande pubblico e vari testimoni lo
hanno giurato di fronte ai periti inviati per dare fede ufficiale all’evento.
Meraviglia? Per noi, sì; per san Giacomo,
no. Lui viveva nel clima di Dio e a Dio nulla è impossibile.
Da san Giacomo c’era da aspettarsi di
tutto e non finiva più di sorprendere. La sua attività era così piena di colpi
di scena che anche oggi si rimane davvero stupiti di come abbia potuto fare
tutto quello che ha fatto e, soprattutto, come lo ha fatto, proprio perché in
lui c’era una virtù divina che lo rendeva un frate eccezionale.
Un altro episodio particolare e affine ci
invita a fermare la nostra attenzione: se san Bernardino da Siena, come si sa,
si dilettava a fare il sarto tagliando e cucendo pantaloni, camicie ed altro,
e, lo ricordiamo, tagliò e cucì l’abito e il cappuccio a frate Giacomo, suo
discepolo, per il noviziato alla Verna, san Giacomo si esibì in alcune opere di
intaglio e si mostrano ancora alcuni suoi Crocifissi gelosamente conservati nei
conventi. Un piccolo Crocifisso rudemente intagliato è conservato a
Monteprandone nel museo san Giacomo, allestito nell’omonimo santuario, e tutto
fa pensare che sia uscito proprio dalle sue mani.
Va ricordato, qui, un altro episodio che
portò Giacomo alle stelle, accaduto in Sutisc, paese non lontano da Curia Bani che
una volta fu la reggia di tutta la Bosnia e ora, scrisse lo storico, “è caduta
in rovina per la crudeltà dei mussulmani”.
Nei pressi della città vi era il convento
di san Giovanni Battista gestito dai frati minori. Ma dopo che il regno di
Bosnia cadde sotto il dominio musulmano intorno al 1524, il convento fu
distrutto contemporaneamente ad altri tre. In uno di questi tre conventi vi
aveva abitato anche san Giacomo; ma dovendo tornare in Italia vi lasciò il suo
Crocifisso di legno da lui stesso intagliato. Tale Crocifisso si rivelò davvero
miracoloso!
Lo storico riferisce che quando vi erano
grossi temporali con tuoni, lampi, piogge e grandine, i religiosi portavano
detto Crocifisso in processione fuori della chiesa e immediatamente la tempesta
cessava e il cielo ritornava tranquillo e sereno.
Il miracolo della cessazione delle piogge
e del tempo cattivo veniva abbinato a san Giacomo e al suo Crocifisso e il suo
nome saliva veramente alle stelle.
Il convento, distrutto dai musulmani, fu
successivamente riedificato dai frati e vi si conservò sempre in sommo onore il
SS.mo Crocifisso, sempre salvato in tempo, sia pure faticosamente, durante le
frequenti incursioni piratesche dei seguaci di Machommet.
I religiosi mantennero la tradizione e
anche oggi è oggetto di particolare devozione in occasione di gravi pericoli.
Come abbiamo detto, è un Crocifisso
miracoloso e manifesta tutta la sua potenza anche contro i demoni e ogni forma
di negatività.
L’intera città ne è anche oggi testimone
e accorre al tempio in ogni difficoltà sia fisica che spirituale.
Quanto abbiamo scritto riguarda fatti di
quattro o cinquecento anni fa e di tempo ce ne sarebbe stato se qualcuno avesse
voluto inventare qualche cosa di strano, sia pure a scopo devozionale o
propagandistico. Pur conoscendo lo stile degli scrittori del tempo, che
sembravano far a gara per escogitare fatti o detti e attribuire ad un santo ciò
che era accaduto ad un altro, ci è lecito pensare che, nonostante tutto, non
tutto sia frutto di fantasia.
Sulle cose spirituali non si scherza; ma
se anche si fosse verificato qualche cosa di diverso, nulla toglie alla
sostanzialità dei fatti.
Anche la storia civile o quella dei
personaggi illustri è satura di interventi faziosi, di esagerazioni, di
fantasie.
E sia pure.
Noi andiamo al nòcciolo delle cose e
scopriamo che la verità è verità; solo il resto è fantasia e leggenda.