Domenico, divenuto frate minore, prese il
nome di padre Giacomo e dopo tanto peregrinare in Italia, in Dalmazia, in
Slavonia, in Bosnia, in Boemia e in Ungheria con lo scopo di predicare il vangelo
di Cristo, in un giorno del 1449 tornò finalmente, dopo oltre venticinque anni,
nel suo paesello di Montepran-done a rivedere i fratelli, i cugini, i parenti e
gli amici.
Preso alloggio in una stanzetta della sua
vecchia casa, ogni giorno si recava alla chiesa parrocchiale di san Nicolò,
dove era stato battezzato e distante appena pochi passi, ed ivi si tratteneva a
pregare, a meditare e ogni giorno vi celebrava la santa Messa.
Di poi, uscendo nella piazzetta
antistante, si soffermava con le persone che già conosceva; rivedeva molti suoi
compagni d’infanzia, che erano divenuti ormai persone piene di esperienza, e si
trovava circondato da una folla di giovani e di ragazzi che ormai lo
conoscevano per la sua celebrità.
A tutti raccontava i viaggi da lui
compiuti, le avventure che gli erano capitate, i diciannove attentati, le
conversioni prodigiose, il bene compiuto e come aveva edificato ospedali,
chiese e conventi che erano divenuti centri di attività intellettuale e
religiosa.
Tutti pendevano dalle sue labbra, ma
specialmente i giovani e i ragazzi, che allora erano tanti, e molti di essi
erano sbandati e senza guida, non avendo neppure un lavoro sicuro.
A sentire le sue narrazioni tutti erano
ripieni di entusiasmo e lui, scrutando nei loro occhi, scopriva che molti
avrebbero desiderato seguirlo nelle sue avventure missionarie per tutta l’Europa.
Di fatti alcuni glielo chiesero.
Ma... dove condurre quei ragazzi?
Non lasciò cadere l’entusiasmo; dopo
averli esortati alla speranza, si ritirò nella sua stanzetta e si pose in
preghiera come per interrogare il Signore.
La risposta non si fece attendere a
lungo.
Il giorno dopo si recò dai signori del
Comune ed espose loro il suo desiderio: erigere un convento nel suo paesello
per i ragazzi delle Marche!
Lo avrebbe arricchito di officine, di
strumenti di lavoro, di libri.
I signori del Comune si mostrarono così
disponibili e generosi che non vollero sapere null’altro se non quanta terra
voleva.
Padre Giacomo, che in quel momento era
come assorto in Dio affinché intenerisse il cuore di quei signori, fu sorpreso
lui stesso di tanta rapida accondiscendenza e sembrò restare senza parole!
Non sapendo esprimere con precisione
quanto spazio gli era necessario, si tolse il mantello, lo stese a terra e fece
capire che non ce ne voleva molto di più.
L’attuale pianoro, dove eresse il suo
convento, ha tuttora il disegno di un ampio mantello disteso al sole.