SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE
(Patrono del XX secolo)
Un giorno del
1915, a Roma, un uomo maturo vocifera davanti a fra Massimiliano Kolbe, contro
il Papa e la Chiesa. Il giovane francescano intavola la discussione. “Me ne
intendo, giovincello! Sono dottore in filosofia”, esclama lo sconosciuto. “E
anch'io”, replica il fraticello di ventun anni, che ne dimostra sedici.
Stupefatto, l'uomo cambia tono. Allora, pazientemente, con una logica
inesorabile, il frate riprende uno per uno gli argomenti del suo interlocutore
e li ritorce contro di lui. “Verso la fine della discussione, racconta
un testimone, il miscredente tacque. Sembrava riflettere profondamente”.
Chi è mai questo apostolo ardente, descritto da Papa Paolo VI come un “tipo
d'uomo cui possiamo conformare la nostra arte di vivere, riconoscendogli il
privilegio dell'apostolo Paolo, quello cioè di poter dire al popolo cristiano:
Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo (1^Cor.11,1)”?
Le due corone
Raimondo Kolbe, il futuro San
Massimiliano (canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il 10 ottobre 1982), è nato
il 7 gennaio 1894, da modesti tessitori polacchi. Suo padre è molto dolce, un
po' taciturno. Sua madre, Maria, è energica e laboriosa. Oltre a due figli
morti in tenera età, la famiglia conta tre ragazzi, Francesco, Raimondo e
Giuseppe. Raimondo è violento, indipendente, intraprendente e testardo. Di
indole vivace e impulsiva, mette spesso a dura prova la pazienza di sua madre,
che un giorno gli grida: “Povero figlio mio, che fine farai?”.
Il rimprovero provoca nel piccolo una vera
e propria conversione. Diventa bravo ed ubbidiente. La mamma si accorge che
scompare spesso dietro l'armadio, dove c'è un altarino di Nostra Signora di
Czestochowa. Lì, egli prega e piange. “Andiamo, Raimondo, gli dice sua
madre, perché piangi come una ragazzina?” – “Quando tu mi hai detto: "Raimondo,
che fine farai?" ho provato un grosso dispiacere e sono andato a
domandare alla Santa Vergine che fine avrei fatto... La Santa Vergine mi è
apparsa, tenendo due corone, una bianca e l'altra rossa. Mi ha guardato con
amore e mi ha chiesto quale scegliessi; quella bianca significa che sarò sempre
puro e quella rossa che morirò martire. Ho risposto: "Le scelgo tutte e
due!"”.
A partire da quell'incontro, l'anima del
fanciullo conserverà un amore indefettibile per la Santa Vergine. La lettura
degli scritti di San Luigi Maria Grignion da Montfort gli insegna che “Dio vuol rivelare e far scoprire MARIA,
il capolavoro delle sue mani, in questi ultimi tempi... MARIA deve brillare,
più che mai, in misericordia, in forza ed in grazia” (dal “Trattato della vera devozione a
Maria”). Fa dono della sua vita alla Santa Vergine. La consacrazione
mariana è un dono d'amore che offre tutto se stesso e unisce all'Immacolata.
“Come l'Immacolata appartiene a Gesù,
a Dio, così ogni anima, attraverso Lei e in Lei, apparterrà a Gesù, a Dio, e
ciò molto meglio che senza di Lei”, scriverà San Massimiliano. “La
Chiesa Cattolica ha sempre affermato che l'imitazione della Vergine Maria, non
solo non distoglie dallo sforzo di seguire fedelmente Cristo, ma lo rende anzi
più amabile e più facile” (Paolo
VI, Esortazione Apostolica Signum Magnum, 13 maggio 1967, n.8).
Attirato da Maria, Raimondo Kolbe
abbraccia la vita religiosa. Il 4 settembre 1910, indossa l'abito francescano,
e assume il nome di "fra Massimiliano Maria". Nell'autunno del 1912,
i superiori lo mandano all'università gregoriana di Roma. Gli studi non lo
distolgono dal suo ideale di santità: vuol procurare a Dio la più grande gloria
possibile. “La gloria di Dio consiste nella salvezza delle anime. La
salvezza delle anime e la santificazione perfetta di esse, già riscattate ad un
prezzo molto elevato dalla morte in croce di Gesù, cominciando naturalmente
dalla propria anima, è dunque il nostro nobile ideale”. Ma la via della salvezza
si trova nel compimento della volontà di Dio. Così il giovane frate scrive a
sua madre: “Non ti augurerò né la salute, né la prosperità. Perché? Perché
vorrei augurarti qualcosa di meglio, qualcosa di talmente buono che Dio stesso
non saprebbe augurarti di più: che in tutte le cose sia fatta in te, mamma, la
volontà di questo ottimo Padre, che tu sappia in tutte le cose compiere la
volontà di Dio! È tutto quel che posso augurarti di meglio”.
È a Roma che la Santa Vergine gli ispira
di fondare la "Milizia dell'Immacolata". All'epoca, la massoneria
esultava nella città eterna. “Quando
i massoni cominciarono a darsi da fare sempre più sfrontatamente, spiega
fra Massimiliano, ed ebbero spiegato il loro stendardo sotto le finestre del
Vaticano, quello stendardo in cui, su sfondo nero, Lucifero calpestava
l'arcangelo San Michele, quando si misero a distribuire manifestini che
inveivano contro il Santo Padre, nacque in me l'idea di fondare un'associazione
che avesse come scopo quello di combattere i massoni e gli altri tizzoni
d'inferno”.
La massoneria è una società segreta dalle
mille ramificazioni, che si sforza di dirigere il mondo secondo princìpi che
escludono l'autorità di Dio e la Rivelazione. “Siccome la missione assolutamente
propria e specifica della Chiesa Cattolica consiste nel ricevere nella loro
pienezza e nel conservare in una purezza incorruttibile le dottrine rivelate da
Dio, nonché l'autorità costituita per insegnarle, con gli altri soccorsi
forniti dal Cielo in vista della salvezza degli uomini, è contro di essa che i
massoni spiegano il massimo accanimento e dirigono i loro attacchi più violenti”
(Leone XIII, Enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884). Ma la massoneria
distrugge pure la società civile, poiché i suoi princìpi contraddicono la legge
naturale e minano “i fondamenti della giustizia e dell'onestà” (id.).
Molto spesso, essa propone all'uomo, come sola regola d'azione, la
soddisfazione dei suoi desideri. D'altro canto, la pretesa di rendere lo Stato
completamente estraneo alla religione e di amministrare gli affari pubblici
come se Dio non esistesse, è “una temerarietà senza pari” (id.).
Infatti, come ogni uomo ha l'obbligo “di offrire a Dio il culto di una pia
riconoscenza, perché dobbiamo a Lui la vita ed i beni che la accompagnano, così
un dovere analogo si impone ai popoli ed alle società» (id).
La Congregazione per la Dottrina della
Fede, con una notifica in data 26 novembre 1983, ha confermato l'insegnamento
di Leone XIII: “Il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche
rimane invariato, perché i loro princìpi sono stati sempre considerati come
inconciliabili con la dottrina della Chiesa, e l'iscrizione a tali associazioni
rimane vietata dalla Chiesa. I fedeli che appartengono alle associazioni
massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa
Comunione”.
Oggi, la massoneria esalta una "cultura
di morte", favorendo la contraccezione, l'aborto e l'eutanasia.
Contribuisce così alla rovina della famiglia. Per il massone Pierre Simon, che
scriveva, nel 1979, “il mio vero essere, non è più il mio corpo, ma la mia
loggia (massonica)”, la vita è “non più un dono di Dio, ma un materiale
che si gestisce... Perde il carattere di assolutezza che aveva nella Genesi”.
La si può dunque manipolare come si vuole. Così, “la sessualità sarà
dissociata dalla procreazione, e la procreazione dalla paternità. E’ tutto il
concetto di famiglia che si sta capovolgendo”. Princìpi analoghi animano
attualmente numerosi organismi che, senza esser sempre infeudati apertamente
alla massoneria, operano nello stesso spirito. Per questo, Papa Giovanni Paolo
II poteva dire a Denver, il 4 agosto 1993: “Le minacce contro la vita non
scemano col passare del tempo. Al contrario, prendono dimensioni enormi... Sono
minacce programmate scientificamente e sistematicamente”.
In presenza delle stesse forze del male,
già operanti alla sua epoca, San Massimiliano offre alla nostra vista un bell'esempio
di zelo apostolico. Come San Paolo, si applica a vincere il male con il bene
(Rom.12,21). Forte della sua fede e di una teologia molto sicura, si
rivolge alla Vergine MARIA ed al di Lei Divino Figlio. Per venire a salvarci,
il Verbo di Dio si è degnato di farsi uomo, e di scegliere per Madre una
vergine promessa ad un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide, e il nome
della vergine era MARIA (cfr. Lc.1,26-27). La Madre del Salvatore, MARIA,
fu dotata da Dio di doni all'altezza di una tanto grande responsabilità.
L'angelo Gabriele, all'atto dell'Annunciazione, la saluta quale piena di
grazia (Lc.1,28). Esplicitando quest'espressione, Papa Pio IX ha
proclamato, nel 1854, il dogma dell'Immacolata Concezione: “La beata Vergine
MARIA, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio
singolare di Dio Onnipotente, in previsione dei meriti di GESÙ CRISTO,
Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del
peccato originale”. Non avendo mai conosciuto il peccato, l'Immacolata ha
un potere immenso contro qualsiasi male ed è divenuta la “Madre di tutte le
Grazie”.
Salvare
tutte le anime
Potente contro il
male, Nostra Signora trionfa sul demonio. Così, fra Massimiliano fonda la
"Milizia dell'Immacolata", sulla base della parola di Dio al serpente
(il diavolo): “Essa (la Santa Vergine) ti schiaccerà il capo” (Gen.3,15
- Vulgata ). Il santo collega questa divina profezia con l'affermazione della
liturgia: “Da te sola, o Maria, sono state vinte tutte le eresie”. Lo
scopo della sua opera è quello di ottenere
“la conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, ecc.,
ed, in particolare, dei massoni; e la santificazione di tutti gli uomini sotto
la direzione e per il tramite della Beata Vergine Maria Immacolata”. Nel
suo ardore, egli desidera la conversione di tutti i peccatori, poiché il santo
non dirà mai “salvare anime”, ma “tutte le anime”. Questo
desiderio corrisponde al disegno di Dio. “Dio ha tanto amato il mondo, da
dare il suo Figlio Unigenito, perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia
la vita eterna” (Gv.3,16). È Dio che ha amato noi ed ha mandato suo Figlio
come vittima di espiazione per i nostri peccati (cfr. 1^Gv.4,10). E’
lui la vittima espiatrice per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma
anche per quelli di tutto il mondo ( cfr. 1^Gv.2,2).
I membri della
“Milizia” faranno l'offerta totale di se stessi alla Beata Vergine Maria
Immacolata, come strumenti nelle sue mani, e porteranno la Medaglia Miracolosa.
Reciteranno, una volta al giorno, la seguente preghiera: “O Maria, concepita
senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te e per tutti coloro che non
ricorrono a Te, in particolare per i massoni e per tutti quelli che ti sono
raccomandati”.
La salute di fra Massimiliano non è
vigorosa. Malgrado ciò, egli si applica con coraggio allo studio, supera
brillantemente gli esami, e diventa, nel 1915, dottore in filosofia. Quattro
anni più tardi, ottiene, con pari successo, un dottorato di teologia. Nel
frattempo, è stato ordinato sacerdote, il 28 aprile 1918. Progetta la propria
formazione intellettuale con lo scopo di istruire il prossimo e di contribuire
in questo modo alla salvezza delle anime.
Il suo desiderio è quello di “far
servire qualsiasi progresso per la gloria di Dio”, vale a dire
cristianizzare la cultura moderna. “I nuovi problemi e le ricerche suscitate
dal progresso del mondo moderno, dichiara alla nostra epoca il Concilio
Vaticano II, saranno esaminati con la massima cura. Si afferrerà più
profondamente come la fede e la ragione si uniscano per raggiungere l'unica
verità... In tal modo, si realizzerà come una presenza pubblica, duratura ed
universale, del pensiero cristiano in qualsiasi sforzo intellettuale verso la
cultura più elevata; e gli studenti presso tali istituti ( scuole superiori,
università e facoltà) saranno formati in modo da diventare uomini eminenti per
il loro sapere, pronti ad assumere gli incarichi più gravosi in seno alla
società, e nello stesso tempo, testimoni della fede nel mondo” (Gravissimum
educationis, n.10) .
Ma il santo deve sperimentare che il bene
non si fa senza la croce. Infatti, come ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino “solo
la sofferenza genera le anime”.
Verso la fine del 1919, viene inviato a
Zakopane, in un sanatorio, in cui mancano i soccorsi religiosi. Benché
ammalato, intraprende un difficile apostolato presso gli altri degenti,
aiutandosi con medaglie miracolose. Conquista i cuori e le menti ad uno ad uno,
e il suo successo è tale, che lo si invita a tenere conferenze. L'apostolo di
Maria non aspettava che quello. Molti increduli si convertono.
Poi, Padre Massimiliano inaugura una
serie di "incontri apologetici", sull'esistenza di Dio e la divinità
di Cristo. L'amore che manifesta per la verità traspare in una lettera scritta
al fratello Giuseppe: “Ai giorni nostri, il veleno peggiore è
l'indifferenza, che trova le sue vittime non solo fra la borghesia, ma anche
fra i monaci, a gradi diversi, naturalmente”.
”Tutti i cristiani, dice Papa Pio
XII, dovrebbero avere, per quanto possibile, un'istruzione religiosa
profonda ed organica. Sarebbe, infatti, pericoloso sviluppare tutte le altre
conoscenze e lasciare il patrimonio religioso senza cambiamenti, tale quale esso
era nella prima infanzia. Per forza di cose incompleto e superficiale, sarebbe
soffocato e forse di- strutto, dalla cultura areligiosa e dalle esperienze
della vita adulta, come testimoniano tutti coloro la cui fede naufragò, a causa
di dubbi rimasti nell'ombra, di problemi restati senza soluzione. Siccome è
necessario che il fondamento della fede sia razionale, uno studio sufficiente
dell'apologetica diventa indispensabile” (24 marzo 1957).
Nel 1927, Padre Massimiliano fonda la
città mariana francescana di Niepokalanow (letteralmente: “la città
dell'Immacolata”). Tutto ivi è dedicato a Maria. Numerosi sono coloro che
chiedono di essere ammessi al noviziato, a tal punto che il convento conterà
fino a mille monaci. “A Niepokalanow, dice Padre Massimiliano, viviamo
con un'idea fissa, se ci si può esprimere così, scelta volontariamente ed
amata: l'Immacolata!” La stampa, la cui influenza non cessa di crescere,
gli sembra un terreno di apostolato privilegiato. Lancia, in vista
dell'evangelizzazione, la rivista "Il Cavaliere dell'Immacolata",
che diventerà ben presto la più importante pubblicazione della Polonia. Nel
1939, la tiratura raggiungerà il milione di esemplari.
Lungi dall'essere l'unico obiettivo di Padre
Massimiliano, la Polonia è soltanto un trampolino. Appena tre anni dopo la
fondazione di Niepokalanow, incontra, in un treno, degli studenti giapponesi.
La conversazione si avvia, e il monaco offre delle medaglie miracolose. In
cambio, gli studenti gli danno degli elefantini di legno che servono loro da
feticci. Da allora, il santo non cessa di pensare alla grande pena di quelle
anime senza Dio. Perciò, un bel giorno, si presenta al suo provinciale e gli
chiede il permesso di andare in Giappone per fondarvi una Niepokalanow
giapponese. “Ha denaro?” domanda il Padre Provinciale – “No” – “Conosce
il giapponese?” – “No” – “Ha almeno amici laggiù, qualche appoggio?”
– “Non ancora, ma ne troverò, con l'aiuto di Dio”.
Una volta ottenute tutte le autorizzazioni,
Padre Massimiliano parte per il Giappone, nel 1930, con quattro fratelli. A
forza di lavoro, di audacia, di preghiere e di fiducia nell'Immacolata, essi
riescono a creare la "Mugenzai no Sono", testualmente: “il
giardino dell'Immacolata”. Due anni dopo la fondazione in Giappone, Padre
Massimiliano s'imbarca, per andare a fondare una città in India. Alle prese con
grosse difficoltà, prega Santa Teresa di Lisieux : non aveva convenuto con lei,
un tempo, a Roma, che avrebbe pregato tutti i giorni per la sua canonizzazione,
ma che, in cambio, essa sarebbe stata la patrona delle sue opere? Santa Teresa
onora il contratto. Tutti gli ostacoli spariscono come per incanto. Ma,
spossato e consunto dalla febbre, l'apostolo di Maria Immacolata deve rientrare
in Polonia, nel 1936.
Settembre 1939 : la guerra si abbatte sul
paese. San Massimiliano si dedica all'apostolato con più ardore che mai. “Se
il bene consiste nell'amore di Dio ed in tutto ciò che scaturisce dall'amore,
il male, nella sua essenza, è una negazione dell'amore”, si legge
nell'ultimo articolo da lui pubblicato. Ecco il vero conflitto. In fondo ad
ogni anima, vi sono questi due avversari: il bene ed il male, l'amore ed il
peccato. Sant'Agostino ha espresso tale conflitto in questi termini: “Due
amori hanno costruito due città: l'amore di sé fino al disprezzo di Dio ha
costruito la città terrestre; l'amore di Dio fino al disprezzo di sé ha
costruito la città celeste” (De civitate Dei, XIV, 28).
Il 17 febbraio 1941, poliziotti della
Gestapo catturano Padre Massimiliano e quattro altri frati e li conducono,
inizialmente, nella prigione di Pawiak, a Varsavia. Padre Massimiliano viene
picchiato violentemente, in quanto religioso e prete. Scrive ai suoi discepoli
rimasti a Niepokalanow: “L'Immacolata, Madre tanto amante, ci ha sempre
circondati di tenerezza e veglierà sempre... Lasciamoci guidare da Lei, in modo
sempre più perfetto, dove Ella vorrà portarci, e qualunque sia la sua volontà,
affinché, compiendo fino in fondo il nostro dovere, possiamo, per amore,
salvare tutte le anime”. Qualche giorno più tardi, Padre Kolbe viene
trasferito al campo di concentramento di Auschwitz.
Ben presto ricoverato all'ospedale, a
causa delle sevizie subìte, passa tutte le notti a confessare, malgrado il
divieto e la minaccia di rappresaglie. Sa convertire in bene il male stesso, e
spiega un giorno ad un malato: “L'odio non è una forza creatrice. Solo
l'amore è creatore. Questi dolori non ci faranno cedere, ma devono aiutarci,
sempre di più, ad essere forti. Sono necessari, con altri sacrifici, perché
coloro che rimarranno dopo di noi siano felici”. Fa condividere ai suoi
compagni l'esperienza del mistero pasquale, in cui la sofferenza vissuta nella
fede, si trasforma in gaudio. “Il paradosso della condizione cristiana
chiarisce singolarmente quello della condizione umana: né la prova, né la
sofferenza sono eliminate da questo mondo, ma assumono un senso nuovo, nella
certezza di partecipare alla Redenzione operata dal Signore e di condividere la
sua gloria” (Paolo VI, Esortazione Apostolica Sul gaudio cristiano, 9
maggio 1975).
Alla fine di luglio del 1941, un prigioniero del blocco 14,
quello di Padre Massimiliano, è evaso. Il capo del campo di concentramento
aveva avvertito che, per ogni evaso, dieci uomini sarebbero stati condannati a
morire di fame e di sete. Uno degli infelici designati per morire, grida: “Oh!
povera moglie mia, figli miei, non vi rivedrò più!” Allora, in mezzo ai
compagni interdetti, Padre Massimiliano si fa strada ed esce dalle file: “Vorrei
morire al posto di uno di questi condannati”, e designa quello che si era
lamentato. “Chi sei?”, chiede il capo. “Un prete cattolico”,
risponde Padre Massimiliano. Poiché è come prete cattolico che vuole dare la
propria vita. L'ufficiale, stupefatto, rimane in silenzio per un istante, poi
accetta l'eroica proposta.
I
carcerieri si rendono conto che, nel blocco della morte, succede qualcosa di nuovo.
Invece delle grida abituali di disperazione, sentono alzarsi canti. La presenza
di Padre Massimiliano ha cambiato l'atmosfera dell'orribile cella. La
disperazione ha lasciato il posto ad un'aspirazione verso il cielo, verso la
Madre della Misericordia, un'aspirazione piena di speranza, di accettazione e
di amore. Alla vigilia dell'Assunzione, solo Padre Massimiliano è pienamente
cosciente. Quando le guardie entrano per dargli il colpo di grazia, è in
preghiera. Vedendo la siringa, tende da sé il braccio scarno all'iniezione
mortale.
In vita, San Massimiliano Kolbe amava
ripetere: “Su questa terra, non possiamo lavorare che con una sola mano, perché
con l'altra dobbiamo aggrapparci, per non cadere. Ma in Cielo, sarà diverso!
Nessun pericolo di scivolare, di cadere! Allora, lavoreremo ancora di più, con
tutte e due le mani!”.
Biografia composta dai monaci
dell’Abbazia Saint-Joseph de
Clairval
21150 Flavigny-sur-Ozerain
(Francia)