IL MAREMOTO

DI NATALE 2004

 

E’ stata un’ecatombe, un’apocalisse, un evento terrificante ed esclusivo da paragonarsi, almeno per certi aspetti, al biblico diluvio universale che Dio aveva permesso per punire l’umanità ribelle e corrotta. Ma allora Dio aveva messo in salvo almeno quei pochi giusti, Noè e la sua famiglia, ma in questo caso?

Migliaia di esseri innocenti assieme ad altrettanti ipotetici o presunti peccatori… come può Dio così buono permettere calamità di questa portata punendo indiscriminatamente innocenti e peccatori?

A parte il problema del male nel mondo che da sempre ha impegnato la mente di filosofi e di pensatori di ogni tendenza, davanti a tragedie apocalittiche come questa che ha funestato il Natale del Sud-Est Asiatico, gli atteggiamenti che possono nascere sono i più diversi.

 

C’è l’atteggiamento fatalistico di chi ritiene questi fatti inevitabili, fenomeni naturali per i quali non possiamo farci nulla, e si limita a una sterile deplorazione delle conseguenze a carico delle vite umane e a carico dell’ecologia per il disastroso impatto sull’ambiente fisico e biologico.

C’è poi chi, sconvolto e scioccato per il dramma di migliaia di esseri umani travolti da un turbine che si è abbattuto su di loro e sulle loro famiglie, cerca di intervenire mettendo mano ad iniziative di solidarietà a vari livelli, quello sostanzialmente politico-economico, quello più umanitario e quello più esplicitamente religioso, non avendo tempo per gli interrogativi ed i perché.

C’è poi l’atteggiamento di chi, di fronte a questi fatti, è preso da un moto di ribellione e di protesta. Si è allora tentati di cercare colpevolezze e responsabilità: chi poteva prevedere e non ha provveduto, chi poteva avvisare in tempo intervenendo tempestivamente e non lo ha fatto, chi ha edificato strutture non a prova di calamità: e via alla caccia di inadempienze e responsabilità. E così, spinti dalla morsa di un dolore impotente, ci si carica di rabbia e di livore verso un “destino” crudele e maledetto.

È, questo, l’atteggiamento che sfocia facilmente nella protesta e nella critica con la tentazione di colpevolizzare e quasi processare il Padre Eterno.

E così gli agnostici stanno dando fiato alle trombe e, dopo aver tirato fuori dal nascondiglio quel Dio che essi avevano ben sepolto perché scomodo, adesso lo espongono nella gabbia degli imputati per metterlo finalmente alla gogna o per dimostrare che non può esistere un Dio che permette atrocità del genere. Se è davvero un Padre buono, perché lascia che tante creature, soprattutto innocenti, soffrano e siano colpite così crudelmente? E si pensa che Dio non esiste, oppure che abbia abbandonato l’uomo e se ne stia lontano, chiuso nella sua indifferenza sulla sorte degli uomini; anzi Dio è perfino ingiusto perché punisce indiscriminatamente buoni e cattivi.

Ma i più sconvolti in tutta questa vicenda sono quei credenti dalla fede debole o quei miscredenti che si limitano a fare quadrato intorno alla parola “Pace!”. La pace che è anche quella del silenzio delle armi, ma soprattutto è la “loro” pace. La pace di poter condurre indisturbati una vita senza rischi, secondo i criteri delle “beatitudini mondane”, con una libertà di criterio e di scelta che non conosce limiti, al sicuro dalla presenza ingombrante di Dio e dei suoi Comandamenti.

Non si tratta certamente di proporre un Dio “vendicativo”; non è certamente questo il Dio di Gesù Cristo, che è il Dio della misericordia e del perdono, ma non dimentichiamo che proprio Gesù ha pianto sulla tragica distruzione di Gerusalemme dovuta al fatto che essa non aveva saputo conoscere ciò che giovava alla sua pace (cfr. Lc.19,42) cioè l’accoglienza di Cristo come Messia-Salvatore.

E nemmeno dimentichiamo che nell’Antico Testamento Dio si è servito di fenomeni e di vicende tragiche – vedi il diluvio, la fine di Sodoma e Gomorra, i serpenti velenosi, pestilenze, guerre, la deportazione in Babilonia, ecc. – come “castighi” per riportare il suo popolo alla conversione del cuore.

 

 

È dunque certamente cristiano partecipare al lutto e al dolore di tanti sventurati fratelli condividendo le loro sofferenze, è cristiano mobilitarci in iniziative di solidarietà e di generosità, è anche cristiano impegnarci per una conoscenza sempre più profonda dei fenomeni della natura per prevenirli e in qualche modo dominarli; ma il cristiano non può limitarsi esclusivamente a queste manifestazioni. Non basta il minuto di silenzio negli ambienti della vita pubblica, non basta la gara di solidarietà per soccorrere le vittime, non basta cercare rimedi alle calamità della natura… tutto questo è certamente nobile e giusto, ma potrebbe finire lì, e addirittura servire per tacitare la coscienza di fronte agli interrogativi più profondi e più importanti. Il cristiano deve andare oltre, deve saper leggere in profondità gli avvenimenti alla luce della fede.

Ma c’è soprattutto un atteggiamento lontano dallo spirito cristiano e perfino ingiusto: quello di abbandonarsi ad una sterile rabbia e a una inutile protesta, pretendendo di chiamare Dio in causa e giudicarlo responsabile di incuria, di indifferenza e perfino di crudeltà.

Se un processo si deve fare, a carico di chi dovremmo farlo? È proprio il Padre Eterno che dovremmo processare o non sono piuttosto gli uomini che meritano un giusto processo? Forse non ci sono oggi nel mondo sufficienti iniquità e corruzione da meritare le ire del Cielo e della terra? Sì, anche della terra. Non si legge forse nella Bibbia che Dio ha detto ai nostri progenitori che “maledetta sia la terra per causa tua” (Gen.3,17) e non ci ricordava San Paolo che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi (Rm.8,22) perché il peccato ha stravolto la finalità stessa della creazione?

Se un processo si deve fare, è Dio che dovrebbe processare la nostra generazione.

E i capi di accusa non mancano, sono tutti lì sotto i nostri occhi:

· lo sfascio della famiglia causato da leggi inique; tradimenti, infedeltà, adulteri…;
· il libertinaggio sessuale, anche nelle sue forme contro natura, giustificato e ostentato sfacciatamente anche nella vita pubblica con la pretesa di considerarlo un diritto da legalizzare;

· la pornografia dilagante nei “mass-media” e nelle società del benessere, e la prostituzione, sia quella delle strade, sia quella ben peggiore di chi si svende per avere successo o per ignobili piaceri;
· siamo proprio convinti che IL GRIDO SILENZIOSO
(vedi collegamento http://www.vittoresaladino.it/ilgridosilenzioso.wmv ) di migliaia di bambini innocenti soffocati nel grembo materno resti sempre inascoltato e impunito?

· e che dire dei bambini che, con la pedofilia, vengono feriti nel corpo e uccisi nell’anima, perché profanati e usati per ignobili piaceri di adulti, criminali senza scrupoli? ... (...); e saranno gli Angeli i loro accusatori davanti a Dio;

· senza dire dei bambini-embrioni fecondati in provetta e stipati nei congelatori dei laboratori per essere alla fine eliminati in omaggio al delirio di onnipotenza dell’orgoglio scientista.

· Pensiamo poi alle violenze terribili e crudeli dell’uomo contro l’uomo condotte attraverso genocidi, campi di sterminio, strumenti di tortura, deportazioni forzate, stupri e tutte le forme di oppressione e di umiliazione contro la dignità dell’essere umano.

· Infine il rifiuto cosciente e lucido di Dio che viene emarginato dalla vita umana e dalle strutture sociali ed economiche per lasciarle in balìa di gravi ingiustizie e degli egoismi più sfrenati.

 

Insomma, è Dio che ha abbandonato gli uomini, o non sono piuttosto gli uomini che hanno abbandonato Dio?

Lo hanno cacciato dai Parlamenti e dalle Costituzioni, gli hanno tolto cittadinanza nella vita pubblica a disprezzo dei suoi Comandamenti, hanno emanato leggi che giustificano il crimine, premiano il colpevole e stravolgono il concetto stesso di bene e di male.


  
     Il cataclisma che si è scatenato proprio nel giorno di Natale, nel momento di punta del turismo internazionale, nei luoghi che erano i paradisi dorati del benessere, travolgendo a migliaia cittadini di quasi tutte le Nazioni del mondo occidentale… non ci dice nulla tutto questo?

Dio ci parla anche attraverso gli avvenimenti della nostra vita. Il cristiano deve andare oltre gli avvenimenti, deve saper leggere la storia alla luce di questa verità. Gli uomini devono decidersi di tornare a Dio. Il cristiano che abbia saggezza e fede sa vedere negli avvenimenti natalizi del Sud-Est Asiatico un richiamo di Dio, un invito rivolto agli uomini di aprirsi alla sua verità e al suo amore che sono garanzia del vero progresso e della vera felicità, perché Dio è il primo a volere la felicità delle sue creature. E alla fine della nostra vita, che “è come un soffio, come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte” (dai Salmi), saremo noi che dovremo rendere conto a Dio di noi stessi e delle nostre azioni, e poi… ci aspetta la Vita Eterna.

Si narra che durante uno dei bombardamenti sulla città di Verona, San Giovanni Calabria, che dal monte dove abitava assisteva a quella distruzione, mentre pregava per le vittime e invocava la misericordia di Dio, fu sentito sussurrare:

“Un solo peccato veniale è un male più grave e peggiore di questo bombardamento!”.

Così ragionavano i Santi, e questo ci saremmo aspettati di sentirci dire dagli uomini di Chiesa!

Chi ha orecchi e volontà per intendere, intenda!

 

 

D.ssa Patrizia Stella

stella.patrizia@libero.it


(Da usare e diffondere liberamente)

 

 

Tsunami - Vailankanni

 

Sulla costa orientale dell'India sorge la basilica di Vailankanni, intitolata alla Vergine della Salute e detta «la Lourdes indiana» per due motivi: uno, perché ci vanno sui venti milioni di pellegrini all'anno (anche indù e musulmani); due, perché è una copia esatta del santuario di Lourdes.

Sorge nel luogo in cui, nel XVI secolo, certi marinai portoghesi assistettero ad alcune guarigioni miracolose. Queste ultime si sono ripetute nel tempo e sono così frequenti da aver dato il titolo «della Salute» alla Madonna lì venerata. Riporta «Avvenire» del 2 gennaio 2005 che lo tsunami del 26 dicembre precedente ha solo lambito l'ingresso della basilica.

Ora, il fatto è che quel santuario sorge ad appena cento metri dal mare e le onde che si sono sollevate quel giorno erano alte dodici metri. L'acqua ha devastato tutto nel raggio di mezzo chilometro, provocando più di mille morti. Dentro la basilica c'erano circa duemila pellegrini, che non si sono neanche bagnati i piedi. Eppure, anche gli edifici alle spalle della chiesa sono stati allagati e distrutti. Tutti sono convinti di un miracolo, compreso il vescovo locale. E anche, per quel che vale, il sottoscritto.

 

IL FATTO
«Salvi nel santuario, per noi è miracolo»

Tratto da http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_01_02/dossier.html


    Il complesso della basilica mariana di Vailankanni, sulla costa orientale dell’India, è stato travolto dall’onda (più di mille morti) ma l’acqua si è fermata sulla soglia della chiesa, dove si trovavano altre migliaia di persone: gli edifici vicini, alla stessa altezza, sono stati spazzati via dal mare.

    La fede ricompensa sempre». Il comunicato della diocesi di Thanjore, diffuso giovedì, ha i toni forti che si addicono alla tragedia del maremoto. Ma anche allo stupore davanti al "mistero", che qui non si ha timore di chiamare già "miracolo". Non sappiamo ancora se di ciò si sia trattato, ma di sicuro vi sono lo stupore e la gratitudine che si sovrappongono al dolore. La Basilica di Nostra Signora della Buona salute a Vailankanni domenica era affollata di fedeli quando l'onda assassina si è abbattuta sulle coste orientali indiane. Più di mille persone, comprese centinaia di pellegrini, hanno trovato la morte sotto la furia delle acque, come anche Avvenire ha già riferito. Ma quello che i testimoni ora raccontano e che possiamo vedere direttamente va oltre quelle cronache.
    «Una nota di consolazione nella calamità è data dal fatto che il mare si è sollevato e ha raggiunto l'ingresso principale della Basilica, dove è collocata la statua di Nostra Signora di Vailankanni, e si è poi ritirato dopo aver lambito i primi gradini che conducono al portale», racconta il comunicato ufficiale del vescovo di Thanjore, nel cui territorio si trova il santuario, conosciuto come la Lourdes d'India per essere una copia fedele della basilica costruita in Francia sul luogo delle apparizioni mariane, che attira ogni anno 20 milioni di pellegrini.

    Testimoni oculari sopravvissuti alla distruzione provocata dallo tsunami confermano la versione della diocesi: l'ondata si è arrestata all'ingresso della Basilica, mentre la massa d'acqua ha devastato il terminal degli autobus, che sta 400 metri alle spalle dal santuario ed è posto alla stessa altezza sul livello del mare.

    «Chi può negare che si sia trattato di un miracolo? La potente benedizione della Nostra Signora di Vailankanni ha salvato migliaia di vite: le persone all'interno della Basilica non sono state minimamente toccate dalle mostruose onde assassine», si legge ancora nel testo diffuso dalla diocesi. Più di duemila fedeli si trovano nel santuario e nel complesso adiacente lo scorso 26 dicembre.
    «Il santuario è ad appena centro metri dalla spiaggia, eppure l'acqua non è entrata», sottolinea il vescovo, Devadass Ambrose, che si è provvisoriamente trasferito nella Basilica per sovraintendere ai soccorsi nonostante per tre giorni siano mancate acqua potabile ed elettricità. «Il terminal del bus è alla stessa altezza, e si trova a 500 metri del mare, tuttavia è stato inondato, così come case e alberghi sono stati gravemente colpiti da onde alte fino a 12 metri. Le stesse onde che si sono come fermate davanti ai cancelli del santuario», racconta monsignor Ambrose.

    Un'altra fonte di consolazione per gli esausti volontari che hanno pietosamente raccolto 800 corpi in tre giorni è stato il ritrovamento in vita di una madre mercoledì 29, a quasi 72 ore dal disastro: la donna, 35 anni, stringeva a sé il figlio morto. Oggi ha lasciato l'ospedale in buone condizioni e il suo salvataggio ha fatto dire a padre Lionel Joseph, cancelliere diocesano di Thanjore, che la «la ricerca dei dispersi si è conclusa con un gioia invece che con la completa disperazione. La nostra Santa Madre ha compiuto meraviglie, malgrado la tragedia».

    La sera del 30 dicembre monsignor Ambrose ha celebrato, nella Basilica che sta già tornando al suo aspetto consueto grazie al generoso lavoro di tante persone, una messa solenne in memoria delle vittime e per ringraziare la Madonna del suo intervento provvidenziale. In precedenza il rettore dalla Basilica, padre Xavier, aveva tenuto una funzione mattutina, mentre per tutta la giornata si sono susseguite le preghiere per i morti dello tsunami.

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