LE DISSACRAZIONI EUCARISTICHE
NELLA BASILICA LAURETANA
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PONTIFICIUM
CONSILIUM DE LEGUM TEXTIBUS INTERPRETANDIS
Come i credenti sono sollecitati ad esprimere tale fede (nell'Eucaristia) con gesti, preghiere e oggetti nobilmente decorosi,
così è raccomandato che qualsiasi sciatteria o trascuratezza, segno di diminuita consapevolezza della divina Presenza eucaristica,
sia bandita accuratamente dal comportamento dei sacri ministri e dei fedeli.
(...) e la cura amorosa perché il tabernacolo - in cui si conserva l'Eucaristia - sia collocato in un altare o luogo della chiesa ben visibile,
davvero nobile e debitamente ornato, in modo da costituire il centro di attrazione d'ogni cuore innamorato di Cristo.
non solo deplorevoli abusi disciplinari, ma perfino atti di disprezzo e di profanazione...
(Paolo VI, 29 giugno 1972)
"IL FUMO DI SATANA E' ENTRATO NEL TEMPIO DI DIO...
Credevamo che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa.
E' venuta invece una giornata di nuvole e di tempeste, e di buio, e di incertezze".
(Paolo VI a Jean Guitton nel settembre 1977)
Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non cattolico,
e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte.
Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa.
Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia.
DICEVA GESU'
ALLA BEATA ALEXANDRINA MARIA DA COSTA
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la
vita, è l’amore, è la gioia, è
il Gesù del Tabernacolo non è compreso.
(sotto)
LA SANTA CASA
COME E' ORA,
PRIVATA DEL
TABERNACOLO,
E SENZA PIU' LA PRESENZA DI GESU' EUCARISTIA,
"ESTROMESSO" DALLA SUA CASA OVE EGLI SI ERA INCARNATO IN MARIA VERGINE
DOVE
E' STATO POSTO ORA GESU'
NEL NUOVO IRRIVERENTE E DISSACRANTE "TABERNACOLO DI SERVIZIO"
(come viene chiamato con un termine
"irriverente" dagli addetti della
Basilica Lauretana)
Quasi nessuno si è accorto di un altro
tabernacolo spostato dall'arcivescovo di Loreto Mons. Tonucci e della sua nuova assurda
posizione.
Infatti è stato tolto anche il
tabernacolo dell’altare maggiore per spostarlo pochi metri più a destra,
in una posizione nascosta, fuori dell’area presbiteriale, dietro un pilone che sorregge la cupola.
Esattamente è di fronte allo spigolo nord-ovest del rivestimento marmoreo della Santa Casa,
in un armadietto che sembra la credenza di una cucina appeso sul muro tra un altoparlante e una campanella,
con al
posto della lampada del Santissimo una piccola spia rossa che sembra
un’indicazione di pericolo!
Ma, cosa peggiore, al di sotto di questo
pseudo tabernacolo c’è un mobile basso
sul quale vengono collocati messali e pissidi con le ostie da consacrare e all’interno del quale oggetti ad uso dell’altare!
Il tabernacolo è perciò ora in uno dei punti più nascosti del santuario,
che era stato scelto da tempo come piccola area di pronto intervento per le necessità dell’altare
(proprio perché vicina all’area presbiteriale… ma nascosta!)
Togliendo il Tabernacolo e il Santissimo dalla Santa Casa
ora esso è stato collocato nel "Tabernacolo di servizio" sopra illustrato
(quasi che si tratti di un rispostiglio per riporvi e prendervi l'Eucaristia-DIO,
come se l'Eucaristia-DIO
sia come "una cosa", da "utilizzare" e "servirsene" con comodo!...)
DICEVA GESU'
ALLA BEATA ALEXANDRINA MARIA DA COSTA
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la
vita, è l’amore, è la gioia, è
il Gesù del Tabernacolo non è compreso.
Un cardinale disse a Napoleone:
“Ma come? Lei
vuole distruggere la Chiesa? Non ci siamo riusciti noi dall’interno in quasi
duemila anni e ce l’abbiamo messa tutta! Ci vuol riuscire lei dall’esterno?”
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alla Beata Alexandrina Maria da Costa
Figlia
mia, fà che io sia amato, consolato e riparato nella mia Eucaristia.
Parla
dell’Eucaristia, che è prova di amore infinito, che è l’alimento delle
anime.
Di’ alle anime che mi amano, che vivano unite a me durante il loro lavoro;
nelle loro
case, sia di giorno che di notte, si inginocchino spesso in spirito, e a
capo chino dicano:
Gesù, ti adoro in ogni luogo dove abiti Sacramentato,
ti faccio compagnia per coloro che ti disprezzano, ti amo per coloro che non ti amano,
ti do’
sollievo per coloro che ti offendono. Gesù, vieni nel mio cuore!
Questi momenti saranno per me di grande gioia e consolazione.
Quali crimini si
commettono contro di me nella Eucaristia!
“Venga ben predicata e ben propagata la devozione ai Tabernacoli,
perché per giorni e giorni le anime non mi visitano, non mi amano, non riparano…
Non credono che Io abito là”:
“Voglio che si accenda nelle anime la devozione verso queste prigioni d’Amore…
Sono tanti coloro che, pur entrando nelle Chiese, neppure mi salutano e non
si soffermano un momento ad adorarmi”.
“Lontano dal Cielo, lontano da Gesù sono tutti coloro che sono lontani dal Tabernacolo…
Oh, se fosse ben compreso il Tabernacolo! Il Tabernacolo è la
vita, è l’amore, è la gioia, è
“Io vorrei molte guardie fedeli, prostrate davanti ai Tabernacoli, per non
lasciarvi accadere tanti e tanti crimini!”
“Mi chiedano tutto quanto vogliono stando alla mia presenza, davanti al Tabernacolo: è da lì che viene il rimedio per tutti i mali”.
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UN IMPORTANTE DOCUMENTO DIMENTICATO
DEL
PONTIFICIUM
CONSILIUM DE LEGUM TEXTIBUS INTERPRETANDIS
D. Se nei
canoni 1367 CIC e 1442 CCEO la parola «abicere» debba intendersi come l'atto
di gettar via oppure no.
R.
Negativamente e «ad mentem».
La
«mente» è questa: qualunque azione volontariamente e gravemente spregiativa
è da considerarsi inclusa nella parola «abicere».
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nell'Udienza concessa al sottoscritto Presidente il 3 luglio 1999, informato della suddetta decisione,
l'ha
confermata ed ha ordinato che venga pubblicata.
+ JULIÁN
HERRANZ
Arcivescovo
titolare di Vertara
Presidente
+ BRUNO
BERTAGNA
Vescovo
titolare di Drivasto
Segretario
Testo
originale.
Patres
Pontificii Consilii de Legum Textibus Interpretandis, in plenario coetu diei
4 iunii 1999, dubio, quod sequitur, respondendum esse censuerunt ut infra:
D. Utrum
in can. 1367 CIC et 1442 CCEO verbum «abicere» intelligatur tantum ut actus
proiciendi necne.
R. Negative
et ad mentem.
Mens est quamlibet actionem Sacras Species voluntarie et graviter
despicientem censendam esse inclusam in verbo «abicere».
Summus Pontifex Ioannes Paulus II in Audientia diei 3 iulii 1999 infrascripto Praesidi impertita, de supradicta decisione certior factus,
eam
confirmavit et promulgari iussit.
+ IULIANUS
HERRANZ
Archiepiscopus titularis Vertarensis,
Praeses
+ BRUNO
BERTAGNA
Episcopus titularis Drivastensis
a Secretis
In merito
all'interpretazione autentica circa i canoni 1367 del C.I.C. e 1442 del
C.C.E.O., che si pubblica oggi su «L'Osservatore Romano», si fa presente
che:
1. Con una
espressione tanto lapidaria come ricca e pregnante il Concilio Vaticano II
ha affermato: «In Sanctissima Eucharistia totum bonum spirituale Ecclesiae
continetur» (Decreto «Presbyterorum Ordinis», n. 5). E il Codice di Diritto
Canonico, sintetizzando l'abbondante insegnamento conciliare in merito e il
perenne ammaestramento della Chiesa, sancisce: «Augustissimo Sacramento è
Si comprende
perciò la cura e l'impegno dei Pastori della Chiesa perché questo
inestimabile Dono sia profondamente e religiosamente amato, tutelato e
circondato di quel culto che esprima nel miglior modo possibile alla
limitatezza umana la fede nella reale Presenza di Cristo - corpo, sangue,
anima e divinità - sotto le Specie eucaristiche, anche dopo la celebrazione
del Santo Sacrificio.
2.
Come i credenti sono sollecitati ad esprimere tale fede con gesti, preghiere
e oggetti nobilmente decorosi, così è raccomandato che qualsiasi sciatteria
o trascuratezza, segno di diminuita consapevolezza della divina Presenza
eucaristica, sia bandita accuratamente dal comportamento dei sacri ministri
e dei fedeli. Anzi, appare necessario che nella nostra epoca, caratterizzata
dalla fretta anche nel rapporto personale con Dio, la catechesi riconduca il
popolo cristiano al completo culto eucaristico, che non si riduce alla
partecipazione alla Santa Messa comunicando con le dovute disposizioni, ma
comprende anche la frequente adorazione - personale e comunitaria - del
Santissimo Sacramento, e la cura amorosa perché il tabernacolo - in cui si
conserva l'Eucaristia - sia collocato in un altare o luogo della chiesa ben
visibile, davvero nobile e debitamente ornato, in modo da costituire il
centro di attrazione d'ogni cuore innamorato di Cristo.
Allo scopo
di dissuadere chi da siffatti sentimenti si lasciasse fuorviare, la Chiesa,
insieme con l'esortazione ai credenti perché evitino ogni forma di
deprecabile noncuranza e trascuratezza, contempla anche il caso
spiacevolissimo di atti che deliberatamente siano compiuti in odio e ad
oltraggio del
4. Anzi, in
determinati casi questi sacrilegi costituiscono veri e propri delitti,
secondo i canoni della legislazione ecclesiastica, sia latina che orientale,
ai quali pertanto è annessa una pena. È quanto stabilisce il can. 1367 del
Codice di Diritto Canonico, cui corrisponde, con i mutamenti propri di
quella legislazione, il can. 1442 del Codice dei Canoni delle Chiese
Orientali. Il testo del can. 1367 è il seguente: «Qui species consecratas
abicit aut in sacrilegum finem abducit vel retinet, in excommunicationem
latae sententiae Sedi Apostolicae reservatam incurrit; clericus praeterea
alia poena, non exclusa dimissione e statu clericali, puniri potest».
5. Attese le
varie traduzioni che sono state eseguite del Codice di Diritto Canonico, con
le conseguenti sfumature diverse che le parole proprie di ciascun idioma
presentano, a questo Pontificio Consiglio è stato posto il dubbio se la
parola «abicit» debba intendersi unicamente nel senso proprio - ma
Questo Pontificio Consiglio, dopo attento studio, ha dato la seguente
interpretazione autentica, confermata dal Santo Padre che ne ha ordinato la
promulgazione (cfr CIC, can. 16, § 2; CCEO, can. 1498, § 2).
Il verbo abicit va inteso non solo nel senso
stretto di gettar via e nemmeno genericamente nel senso di profanare, ma
nel significato più ampio di disprezzare, spregiare,
umiliare. Pertanto commette grave delitto di
sacrilegio contro il Corpo e il Sangue di Cristo chi asporta e/o
conserva le sacre Specie con fine sacrilego (osceno, superstizioso, empio) e
chi, anche senza sottrarle dal tabernacolo, dall'ostensorio o
6. Non sarà
inutile ricordare, come del resto si è già accennato sopra, che non va
confuso il peccato di sacrilegio con il delitto di sacrilegio; infatti, non
tutti i peccati commessi in materia si configurano come delitti. La dottrina
canonistica insegna che il delitto è una violazione esterna e imputabile di
una legge ecclesiastica, cui è ordinariamente annessa una sanzione penale.
Valgono, quindi, tutte le norme e le circostanze attenuanti o scusanti,
riportate nei rispettivi Codici latino e orientale.
In
particolare, va notato che il delitto di sacrilegio, di cui stiamo
trattando, deve contemplare un atto esterno, ma non necessariamente
pubblico.
7. La
Chiesa, anche quando è, per così dire, costretta a comminare delle pene, è
mossa sempre dalla necessità di salvaguardare l'integrità morale della
comunità ecclesiastica e procurare il bene spirituale e la correzione dei
delinquenti, ma in questo caso lo fa anche, e primariamente, per tutelare il
Bene più grande che ha ricevuto dalla divina misericordia, cioè lo stesso
Cristo Signore, fatto «pane di vita eterna» (cfr Gv 6, 27) nella Santissima
Eucaristia.
+ JULIÁN
HERRANZ
Arcivescovo
titolare di Vertara
Presidente
da
L'OSSERVATORE ROMANO, 9 Luglio 1999
visitatori dal 7 novembre 2010
ULTIMO AGGIORNAMENTO domenica, 20 marzo 2011 00.42
Sito Internet a cura del Prof. Giorgio Nicolini - Ancona - Tel./ Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.itSiti Internet: www.lavocecattolica.it - www.operadellavita.it - www.telemaria.it |