AVVENIRE del 28 dicembre 2005
Il Santuario di Loreto nella parola di GIOVANNI PAOLO II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora BENEDETTO XVI
ovvero IL SUBDOLO "PROGETTO" DELL'APOSTASIA FINALE
LA VERITA' SUL METODO DI QUESTO LIBRO
La "verità" sul "metodo" di questo libro - dai contenuti formalmente ineccepibili - è che è stato fatto "ad arte" dal Padre Giuseppe Santarelli, per portare l'opinione pubblica a far credere "in modo definitivo" alla "falsità" del trasporto di "sante pietre" della Santa Casa da parte dei Crociati.
Questo libro - contrariamente a quanto scritto nel titolo di AVVENIRE (cfr. nella parte sottostante) - il "santo" Pontefice Giovanni Paolo II non lo ha mai "firmato" (perché è già in Cielo!) e neppure Benedetto XVI (perché il Card. Ratzinger non era ancora il Papa Benedetto XVI...)!...
In questo libro si vorrebbe far "passare" un "errore storico" dell'ex-Card. Ratzinger - fatto "in buona fede" in una sua omelia del 1991 - come fosse ancora il suo pensiero da Papa Benedetto XVI... e così far credere a tutti che il nuovo Papa ritiene che sia "vero" (mentre non lo è!) che dei Crociati avrebbero portate delle "sante pietre" della Santa Casa con la nave. Lo stesso Benedetto XVI, in realtà, ha "smentito" questa interpretazione con la PREGHIERA da lui inviata al Vescovo di Loreto il 9 dicembre scorso e leggibile all'indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm
L'ambiguità del libro è già rilevabile dal titolo stesso del libro, cioè: IL SANTUARIO DI LORETO NELLA PAROLA DI GIOVANNI PAOLO II E DEL CARD. RATZINGER ORA BENEDETTO XVI, identificando in tal modo "arbitrariamente" le parole del Card. Ratzinger come fossero anche le parole del Papa Benedetto XVI e insinuandolo inavvertitamente e subdolamente nell'opinione della gente.
Lo stesso titolo mette molto in evidenza - con la grafica - solo i nomi dei due Papi GIOVANNI PAOLO II e BENEDETTO XVI, facendo una trasposizione arbitraria, perché fa credere che il libro contenga - oltre a "parole di GIOVANNI PAOLO II - anche delle parole di Benedetto XVI, sul Santuario di Loreto, mentre il libro contiene solo delle "parole" dell'ex-Card. Ratzinger, che non era ancora Benedetto XVI.
Inoltre è fuorviante anche l'inizio del titolo, che recita "IL SANTUARIO DI LORETO nella parola...", mentre il Papa Giovanni Paolo II ha parlato "essenzialmente" della Santa Casa "contenuta" e "custodita" "nel" Santuario, e così pure ha fatto l'ex-Card. Ratzinger (e non Benedetto XVI)!...
Questa "nota" è scritta dal Prof. Giorgio Nicolini, al quale ci si può rivolgere per maggiori chiarimenti ai numeri telefonici 071.2801766 o cell. 338.2892353
LE MISTIFICAZIONI
----- Original Message -----
From: Francesco Dal Pozzo
To: Giorgio Nicolini
Sent: Friday, December 30, 2005 6:13 PM
Subject: Piccola segnalazione non del tutto trascurabile...
Caro Giorgio
(…) ho letto in Avvenire del 28 dicembre scorso, a pag. 21, il breve servizio di Giacomo Ruggeri su "Loreto, il libro “firmato” Wojtyla e Ratzinger”, e mi parrebbe che la questione, almeno lì, non venga, apertamente mistificata. Spiega il Santarelli: “... Significativa è un'espressione di Giovanni Paolo II e che è rimasta celebre: il santuario è reliquia e icona: reliquia, come resto della casa e icona come specchio che riflette messaggi straordinari per ogni fedele".
La questione mi parrebbe dunque poter vertere, stando a queste poche, ambigue e probabilmente incomplete parole, sulla credibilità, o meno, della Santa Casa come "resto", intendendo in ciò implicito il suo completamento nella grotta rimasta in Palestina (te lo vedi in un domani il padre Santarelli affermare: “Ma io l'ho sempre detto che si tratta della Santa Casa e non soltanto di pietre sparse!”), oppure intendendo come "resto" quanto appunto rappresentato da alcune “pietre” (poche o molte non importa), tratte appunto dalla Santa Casa.
In ogni caso la questione mi sembra esser stata considerata, in tale trafiletto, in maniera alquanto ambigua ed ovviamente quindi suscettibile di ambedue le interpretazioni appena dette.
Anche su questo ti leggerò a tuo comodo…
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo
LA RISPOSTA
LA VERITA' SUL METODO DI QUESTO LIBRO
Ancona, 11 gennaio 2006
Caro Francesco,
il mio commento sul libro dal titolo Il Santuario di Loreto nella parola di GIOVANNI PAOLO II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora BENEDETTO XVI potrei sottotitolarlo con queste parole: IL SUBDOLO “PROGETTO” DELL’APOSTASIA FINALE sulla “verità” delle “miracolose traslazioni”.
E’ con dolore che ti scrivo questo, come anche di informarti che nel mio Sito Internet www.lavocecattolica.it nella sezione dedicata alla Santa Casa (indirizzo diretto www.lavocecattolica.it/santacasa.htm ) ho dovuto iniziare ad aprire anche la parte riguardante L’APOSTASIA DALLA VERITA’, e che puoi visitare all’indirizzo diretto www.lavocecattolica.it/errori.falsificazioni.htm
Il dolore di cui ti ho parlato sopra riguarda il fatto che questo libro, come altri del Padre Santarelli, è stato fatto anch’esso in modo “mistificato” e “con arte”, perché “il metodo” con cui esso è stato progettato e realizzato è molto “subdolo”, pur essendo un libro dai contenuti ineccepibili e anche utilissimi, perché riporta discorsi “reali” e “bellissimi” di Giovanni Paolo II e del Card. Ratzinger.
In realtà lo scopo del libro è quello di portare sempre più l’opinione pubblica a far credere “in modo definitivo” alla “falsità” del trasporto di “sante pietre” della Santa Casa da parte dei Crociati, utilizzando “al centro” del libro, in modo subdolo, “l’errore storico” dell’ex-Card. Ratzinger fatto in una sua omelia dell’8 settembre 1991 e “sfruttandone” ora la sua figura di Sommo Pontefice, trasponendo quell’errore fatto “in buona fede”, come fosse “la verità” del nuovo Papa.
Tutto “il centro” del libro, infatti, si potrebbe dire che si trova a pag. 243, nell’introduzione dei discorsi del Card. Ratzinger, ove si riporta – quasi senza far accorgerne il lettore – le parole dette dall’ex-Card. Ratzinger nell’omelia dell’8 settembre 1991: “Quando i crociati hanno trasferito le pietre della Casa nazaretana dalla Terra Santa qui sulla terra italiana, hanno fissato il nuovo posto della Casa sacra su una strada…”. A questo “errore storico” dell’ex-Card. Ratzinger ho già ampiamente risposto nella mia Lettera allo stesso Benedetto XVI del 19 giugno dello scorso anno, leggibile all’indirizzo www.lavocecattolica.it/lettera.correttiva.benedetto.XVI.htm
Questo libro - contrariamente a quanto scritto nel titolo dell’articolo di AVVENIRE - il “santo” Pontefice Giovanni Paolo II non lo ha mai “firmato” (perché è già in Cielo!) e neppure Benedetto XVI (perché il Card. Ratzinger non era ancora il Papa Benedetto XVI quando pronunciò quei discorsi riportati nel libro...)!...
In questo libro si vorrebbe “far passare” un “errore storico” dell'ex-Card. Ratzinger - fatto “in totale buona fede” in una sua omelia del 1991 - come fosse ancora il suo pensiero da Papa Benedetto XVI... e così far credere a tutti che il nuovo Papa ritiene che sia “vero” (mentre non lo è!...) che dei Crociati avrebbero portato a Loreto delle “sante pietre” della Santa Casa, con la nave.
Sapevo che si stava progettando questo libro “subdolo”, prima dell’Udienza concessami da Mons. Danzi l’8 novembre dello scorso anno (udienza però richiesta inutilmente fin dal marzo dello scorso anno e ottenuta solo “a cose fatte”!...). Per questo il 3 dicembre scorso rivolsi UN APPELLO URGENTE direttamente al Santo Padre Benedetto XVI (oltre che alla “Congregazione per la Dottrina della Fede”, alla “Congregazione per il Culto Divino”, e a Mons. Comastri), prima della presentazione ufficiale del libro, avvenuta il 7 dicembre, alla vigilia della Festa della Traslazione “Miracolosa” (che nella Basilica Lauretana si è, invece, ancora una volta “dissacrata”, negandola, contro la Liturgia stessa).
Lo stesso Santo Padre Benedetto XVI, in realtà, ha risposto “subito” al mio “appello urgente” e ha “smentito” “l’interpretazione” che si è fatto della sua omelia del 1991, inviando al Vescovo di Loreto, il 9 dicembre scorso, quella PREGHIERA da recitarsi NEL SANTUARIO DI LORETO e leggibile all'indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm , ancora però ai più sconosciuta e non ancora rintracciabile a chi si reca nel Santuario stesso…
Tale ambiguità del libro è già rilevabile dal titolo stesso del libro, che dice: “Il Santuario di Loreto nella parola di GIOVANNI PAOLO II e del Card. Ratzinger ORA BENEDETTO XVI, identificando in tal modo “arbitrariamente” le parole del Card. Ratzinger come fossero anche le parole del Papa Benedetto XVI e insinuandolo inavvertitamente e subdolamente nell'opinione della gente, che ovviamente – leggendo il libro così com’è impostato - non dice che sono le parole del Card. Ratzinger, ma che sono “le parole del Papa Benedetto XVI”!...
Lo stesso titolo del libro è fuorviante anche nella grafica, perché mette molto ben in evidenza solo i nomi dei due Papi GIOVANNI PAOLO II e BENEDETTO XVI, - lo si può vedere all’indirizzo www.lavocecattolica.it/avvenire28dicembre2005.htm - facendo una trasposizione arbitraria, perché fa credere che il libro contenga - oltre a “parole” di GIOVANNI PAOLO II - anche delle “parole” di Benedetto XVI, sul Santuario di Loreto, mentre il libro contiene solo delle “parole” dell'ex-Card. Ratzinger, che non era ancora Benedetto XVI quando le pronunciò.
Inoltre è fuorviante anche l'inizio del titolo, che recita "IL SANTUARIO DI LORETO nella parola...", mentre il Papa Giovanni Paolo II ha parlato “essenzialmente” della Santa Casa “contenuta” e “custodita” "nel" Santuario, e così pure fece l'ex-Card. Ratzinger (e non Benedetto XVI)!...
E’ inoltre “singolare” la marchiana contraddizione del Padre Santarelli che, negli scritti “ufficiali” dei suoi libri diffusi nel Santuario sostiene l’ipotesi del trasporto delle “sante pietre” con la nave, da parte dei principi Angeli dell’Epiro, ma dall’altra parte cerchi di “sfruttare” “l’errore” dell’ex-Card. Ratzinger avanzando che tali “sante pietre” siano state trasportate dai Crociati, allo scopo evidente di raggiungere l’unico intento finale: distruggere per sempre, nell’opinione della gente, “la verità” della “traslazione miracolosa”.
Ma delle due possibilità – pur se ambedue “sbagliate” – se ne può scegliere solo una: o sarebbe vero che i Crociati hanno trasportato la Santa Casa – come diceva l’ex-Card. Ratzinger - e allora sbaglia il Padre Santarelli a scrivere nei suoi libri e a far insegnare nel Santuario Lauretano che sono stati i principi Angeli dell’Epiro a trasportarla; oppure, al contrario, sarebbe vero che la Santa Casa l’abbiano trasportata i principi Angeli dell’Epiro – come sostiene il Padre Santarelli – e allora si “è sbagliato” l’ex-Card. Ratzinger a ritenere che siano stati i Crociati!...
E allora non sono solo io a dire che l’ex-Card. Ratzinger “si è sbagliato” (in totale “buona fede”), ma lo deve dire anche il Padre Santarelli, se non vuole smentire se stesso e le sue (“false”) “ipotesi” sul trasporto ad opera dei principi Angeli dell’Epiro.
In realtà, c’è UNA SOLA VERITA’: LA TRASLAZIONE MIRACOLOSA DELLA SANTA CASA DA NAZARETH, ad opera degli angeli del Cielo!...
Ma quando si vuole sostenere la propria causa “falsa” ed “impossibile”, tutto “serve”… intanto la gente non ci capisce più di tanto… basta solo fargli credere che l’abbia detto il Papa (che invece non l’ha detto!...) che la Santa Casa non è stata portata “in modo miracoloso”…
Suonano opportune, qui, le “vere” parole del Papa Benedetto XVI, al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede il 9 gennaio scorso: “La menzogna si ammanta spesso di un’apparenza di verità, ma in realtà è sempre selettiva e tendenziosa, egoisticamente rivolta a strumentalizzare l’uomo e, in definitiva, a sopraffarlo”.
Giustamente il Card. Angelo Scola, Patriarca di Venezia, ha voluto non omettere, nella Prefazione al libro stesso, per l’amore della verità: “La devozione mariana che passa per la via straordinaria della Santa Casa di Loreto, miracolosamente collegata alla santa dimora di Nazareth, spiega il profondo legame che unisce il popolo italiano – e non solo – al Santuario marchigiano: nel riferimento a Maria, via privilegiata per incontrare Gesù, uomini e donne di ogni generazione riscoprono ed approfondiscono la strada verso la “casa” che è la Chiesa”.
Qui, un’ultima domanda vorrei rivolgere ai “responsabili” di Loreto: tutti i centinaia di interventi e pronunciamenti dei Sommi Pontefici precedenti, per 700 anni, non esistono più?... Tutti i Papi precedenti, per 700 anni, hanno tutti “sbagliato”?...
E perché il Papa Bonifacio VIII – secondo come riportato da alcuni autori - indisse il Primo Giubileo del 1300 proprio per ringraziare Dio del “dono” “miracoloso” della Santa Casa e per farne conoscere a tutta la Chiesa la “presenza” e andare a venerarla là ove si trovava, sul colle ove poi solo più tardi sorse la cittadina di Loreto?... Può un Sommo Pontefice aver compiuto un atto così “unico” e “solenne” per avallare “una favola” e "un inganno così colossale", essendo gli eventi accaduti di appena tre-quattro anni prima e “i testimoni” – compreso il Papa stesso – ancora tutti viventi?... Erano tutti “allucinati” nel 1300?... anche il Papa?... Ai “responsabili” di Loreto “la risposta”…
Resto, in proposito, sempre in attesa di “un segno” di buona volontà….
Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Sito sulla Santa Casa: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
Sito sulle “falsificazioni”: www.lavocecattolica.it/errori.falsificazioni.htm
LA TRASLAZIONE A LORETO
DELLA CASA DI NAZARETH
Articolo del Prof. EMANUELE MOR
Docente di Elettrochimica all’Università di Genova
I FATTI
Siamo all’inizio di maggio del 1291. I Turchi hanno preso totale possesso della Terra Santa, dove a Nazareth si trovano le vestigia di quella piccola costruzione che la tradizione, dai primi secoli dell’era cristiana, indicava quale dimora della Vergine Santa, dove nacque, dove ebbe luogo l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse Gesù nella Sacra Famiglia.
Dopo la Risurrezione, gli Apostoli si sarebbero riuniti in questa Casa, dove San Pietro avrebbe eretto un altare e avrebbe celebrato la Frazione del Pane conforme all’insegnamento di Gesù.
In quello stesso inizio di maggio (10 maggio 1291) a duemila chilometri di distanza, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), dei boscaioli trovano una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressiona molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, posata sul terreno, ha una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30.
Di fronte all’entrata c’è un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù è levata per benedire.
Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprova un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola: “Sembra una Cappella che sia stata abitata”, dicono i boscaioli.
Il curato di Tersatto, don Alessandro De Giorgio, viene informato del fatto, ma, molto ammalato, non può muoversi. Gli appare la Madonna che gli attesta essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Sull’altare, l’Apostolo Pietro celebrò la prima Frazione del Pane, e la statua di legno di cedro è opera di San Luca. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro viene improvvisamente guarito della sua infermità (Notizie provenienti da un pregevole studio del 1893 di Guillaume Garratt, dell’Università di Cambridge).
E’ in quegli anni signore di Tersatto il conte Nicolò Frangipani, governatore delle tre province di Dalmazia, Croazia e Illiria. Costui invia a Nazareth una commissione di tre persone, tra cui il curato, che può constatare come realmente la Casa di Nazareth, con grande stupore dei Turchi, fosse improvvisamente sparita. Tale notizia, prima ancora che la spedizione sia di ritorno (un viaggio di duemila chilometri per via mare), si ha da parte dei pellegrini che tornano dalla Terra Santa. Si viene a sapere altresì che i musulmani ricavano da tempo cospicui profitti dalle visite dei pellegrini alla Santa Casa.
Il 10 dicembre 1294 (tre anni e sette mesi esatti dalla miracolosa Traslazione), la casa sparisce e si ritrova dall’altra parte dell’Adriatico in boschi non lontani da Recanati di proprietà di una certa signora Lauretta. Dei pastori della regione vedono quel mattino una luce abbagliante uscire dalle nubi… Molta gente accorre e dei briganti ne approfittano per derubare i pellegrini.
Passano otto mesi e la Casa di Nazareth, una notte, ancora sparisce e si ritrova a un chilometro e mezzo di distanza, in un campo che appartiene a due fratelli, i conti Stefano e Simone Rinaldi di Antici. Anche questi vorrebbero trarre profitto personale dalle offerte dei pellegrini giungendo per questo a fare una petizione al papa Bonifacio VIII per ottenere il titolo di proprietà.
Ma ecco che una notte di dicembre del 1295, la Santa Casa si sposta ancora su una strada che va da Recanati a Porto Recanati, fuori cioè di ogni proprietà, e come le altre volte si posa sul terreno senza fondamenta alcuna. I magistrati di Recanati sono obbligati a fare una deviazione della strada. Anche costoro formano una missione di 16 nobili e notabili del luogo che inviano dall’altra parte dell’Adriatico per verificare i fatti.
Il Conte Frangipani, al corrente di quanto era avvenuto, mostra a detta commissione una Cappella da lui edificata in ricordo con l’iscrizione (ancora esistente): “La Santa Casa della Beatissima Vergine Maria venne da Nazareth a Tersatto il 10 maggio 1291 e si ritirò il 10 dicembre 1294”.
Le stesse 16 persone raggiungono poi la Galilea, confermando i risultati della prima spedizione: eguali le dimensioni, eguali le pietre della costruzione e ancora si constata che “la data di partenza della Casa per l’Illiria coincide con quella dell’arrivo sulla collina di Tersatto”.
LA STORIA RECENTE
Oggi, a fine XX secolo, una grande Basilica in marmo bianco, concepita nel XVI secolo dal Bramante, riveste degnamente la piccola-grande Casa. Migliaia di pellegrini in tutti questi anni hanno lasciato la loro testimonianza in questo Santuario dove si verificarono molti e grandiosi miracoli. Tanti uomini illustri hanno scritto su Loreto. Tra gli altri Montaigne, che lo visitò nel suo “Journal de Voyage en Italie par la Suisse e l’Allemagne”, ricordando i fatti sopra riportati e descrivendo miracoli e riferimenti importanti con i Re di Francia (nascita di Luigi XIV) (Cfr. A. Colin-Simard, Les Apparitions de la Vierge, Fayard-Mame, 1981, pp.32ss.).
Anche l’attuale Papa Giovanni Paolo II volle dare una risposta alla veridicità della Santa Casa recandosi a Loreto fin dall’8 settembre 1979, all’inizio del suo Pontificato, dichiarandosi “felice che l’umile prato di Loreto sia diventato uno dei più celebri Santuari Mariani d’Italia” e aggiungendo “Io vengo a cercare, con l’intercessione di Maria, la Luce!”.
LE PROVE SCIENTIFICHE
L’iter delle traslazioni sopra descritte nei loro modi e nei loro tempi non lascia dubbi che, se veridiche, si riferiscano ad avvenimenti scientificamente non spiegabili.
Invero:
Anche oggi, con le tecnologie più avanzate, la rimozione “in toto” di una casa, pur delle dimensioni di quella di Loreto, presenterebbe enorme difficoltà e questo quindi appare tanto più impossibile per l’epoca in cui è avvenuta.
Si pensi a quale lavoro di preparazione e di avanzata tecnologia ha comportato il “taglio a fettine” e successiva ricostruzione di alcuni monumenti dell’antico Egitto, per salvarli dall’invaso della grande diga di Assuan, per avere un’idea delle grandi difficoltà di queste operazioni.
Si deve quindi dedurre che anche l’ipotesi di una scomposizione dei muri della Casa nei singoli blocchi di pietra effettuata a Nazareth e ricomposta prima in Dalmazia (e poi ripetutamente sulla costa adriatica), dopo duemila chilometri di peregrinazione per terra e per mare, è molto difficilmente accettabile ed urta contro i fatti sopra riportati, quali la simultaneità delle date di partenza e di arrivo e la lapide tuttora esistente in Dalmazia.
L’analisi della malta, inoltre, come diremo qui di seguito, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari non riconoscibili dalle persone che, nel 1294, avrebbero rimesso insieme i singoli blocchi portati da Nazareth.
Recenti scavi archeologici “in loco” hanno confermato che la Casa risulta posata sul terreno senza fondamenta come voleva la tradizione. Il Grimaldi (cfr. Storia e Arte del Santuario Lauretano, p.24, in Pellegrini a Loreto, ed. Paoline, 1992) conferma in dette indagini archeologiche il ritrovamento di un antico tipo di malta e l’omogeneità della tessitura muraria, e come l’edificio originale risultasse posato su una strada. Venne constatata dal basso l’esistenza di resti di una necropoli romana del III secolo d. C. e sovrapposta a quanto rimaneva di un abitato tardo piceno attraversato in senso Nord-Est da una fossa di scolo, tipico delle strade, riempito di detriti, ossicini di topo e conchiglie di chiocciole di terra.
Tale recente constatazione trova appunto preciso riferimento a documenti del 1531, 1672 e 1751 che attestano come ogni volta che per lavori di manutenzione si dovettero rimuovere le lastre del suolo o il rivestimento esterno, ci si accorse sempre con grande meraviglia, che i muri erano posati sulla terra nuda.
Un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento che la Casa “si posava” vi rimase imprigionato.
Si trovarono così, e furono raccolti, dei piccoli sassi identici a quelli della strada, residui di ghiande, gusci di lumache, una noce disseccata, della terra polverosa: tutto ciò che era presente al momento dell’impatto (cfr. Colin-Simard, op. cit.).
Ora appare ovvio che per semplici e sprovveduti che fossero i muratori di quell’epoca non avrebbero certo sistemate le pietre trasportate da Nazareth, a parte la scelta sulla strada, senza pulire almeno il fondo e strappare il cespuglio spinoso.
Il materiale dei muri, di notevole spessore (37,5 cm), venne ripetutamente verificato, e dopo la metà del secolo scorso, come sopra ricordato, analizzato con cura (Analisi chimiche eseguite a Roma. Cfr. Colin-Simard, op. cit.). Si tratta di due tipi di calcare, l’uno duro, l’altro tenero, di un colore che non si trova in Italia mentre è comune in Palestina e in particolare a Nazareth. Si è proceduto per questo a confronti accurati fatti direttamente in Palestina su piccoli campioni provenienti da Loreto, e trovando sempre una stupefacente identità.
I risultati delle indagini analitiche, permisero appunto di accertare come la malta che tiene unite le pietre fosse uniforme in tutti i punti e risultasse costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina, ma mai impiegata in Italia.
Qualora fosse avvenuta una nuova rimessa in opera dei singoli blocchi di pietra, si sarebbe dovuta evidenziare per la differenza della composizione chimica della malta in questione.
Sono questi controlli scientifici che, ci sembra, dovrebbero in modo definitivo porre fine alla dibattuta questione sulla traslazione della Casa di Loreto al di sopra di ogni ricerca documentaria sempre legata alla veridicità di chi scrive.
CONCLUSIONI
Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola.
Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate.
Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente.
Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo.
Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio?
L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità!
Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!
Prof. EMANUELE MOR
Docente di Elettrochimica all’Università di Genova
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