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Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI

Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO

Piazza della Madonna, 1 - 60025 - LORETO (Ancona)

          e per conoscenza:

Al Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo

ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO

ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE

ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI

ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA

A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre

A Mons. EDOARDO MENICHELLI, Arcivescovo di Ancona

A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa”

A Padre MARZIO CALLETTI, Rettore del Santuario di Loreto

                 LORO SEDI

                          

OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.

Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”

Ancona, 19 marzo 2006

San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale

Custode della Santa Casa di Nazareth

Ecc.za Rev.ma,

            Le scrivo questa nuova lettera, con riferimento alla Sua risposta del 2 marzo scorso, in ordine alla richiesta di Udienza da me avanzataLe per il tramite del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo, di Firenze, mediante lettera da lui inviatale in data 20 febbraio 2006.

            Tale richiesta di Udienza è stata da Lei rifiutata perché - nella Sua lettera di risposta - ha giudicato “inutile” ed “inefficace” ogni altro incontro con me.

            Nella “Lettera Aperta” che scrissi al Rettore del Santuario della Santa Casa, Padre Marzio Calletti, e a Lei fatta pervenire (cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/lettera24novembre2005.htm), gli scrivevo: “Gesù con molta chiarezza ce lo ha insegnato, e il nuovo Vescovo di Loreto ne è autorevole portavoce: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt.5,37). San Paolo, a tal proposito, ci è impareggiabile maestro: “Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio. Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine… Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? … in maniera da dire allo stesso tempo «sì, sì» e «no, no»?” (2^Cor.1,12-13.17-18).

            Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’incontro con il Clero della Diocesi di Roma all’inizio della Quaresima, il 2 marzo scorso, disse nel suo discorso: “Come si potrebbe immaginare il governo della Chiesa senza questo contributo, che talvolta diventa molto visibile, come quando Santa Ildegarda critica i Vescovi, o come quando Santa Brigida e Santa Caterina da Siena ammoniscono e ottengono il ritorno dei Papi a Roma?...”.

            A proposito di Santa Caterina da Siena, ella infatti così talvolta scriveva ai Vescovi: Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).

                L’ex-Card. Ratzinger, infine, ci insegnò un importante criterio per il discernimento: Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1^Cor.13,1) (Omelia del Card. Ratzinger di Lunedì 18 aprile 2005, Basilica Vaticana, durante la Santa Messa «per l'elezione del Romano Pontefice»).

            Tutto ciò premesso, debbo qui innanzitutto esprimerLe il mio vivo stupore nel leggere, nella Sua lettera di risposta al Prof. Dal Pozzo, di essere stato io già più volte da Lei ricevuto e anche già più volte da Lei telefonicamente ascoltato, quando Lei sa bene che ciò non è mai avvenuto: poiché io ho solo parlato in questi mesi, qualche volta, con il Suo Segretario, per chiedergli di interporsi per farmi concedere (ma inutilmente) una Udienza da Lei, ma non ho mai avuto - neppure una volta - la possibilità di poter parlare con Lei telefonicamente, né ancor meno sono stato ricevuto da Lei “più volte”, all’infuori della sola breve Udienza (circa 20 minuti effettivi) concessami l’8 novembre 2005.

            Voglio farLe presente, Ecc.za Rev.ma, che le affermazioni da Lei scritte in un “documento ecclesiastico ufficiale” - quale è la lettera inviata all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo di Firenze - costituiscono oggettivamente una “grave offesa” alla verità e, mi perdoni, anche alla carità.

            Sono rimasto, poi, profondamente sconcertato e molto addolorato nel leggere pure di “minacce” ed “anatemi” che Le sarebbero stati da me fatti per “tentare di piegare la sua persona alle mie tesi”. Nella realtà, io ho fatto solo delle richieste, anche pressanti, per avere la possibilità di poterLe mostrare e dimostrare ciò che denuncio da anni: e cioè, le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, e anche da altri autori, sulla questione lauretana. Ciò allo scopo di informarLa al riguardo, affinché potesse prendere i dovuti provvedimenti, secondo le responsabilità del suo “ufficio”, e così prevenire uno scandalo nella Chiesa e davanti all’opinione pubblica, qualora si fosse venuto a conoscenza di quelle “falsificazioni”. Io non so, perciò, quando e in che modo io abbia mai potuto rivolgerLe minacce ed anatemi, all’infuori di quelle richieste sopraddette (leggibili anche in Internet, all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm), fatte sicuramente con molta fermezza, data l’amara esperienza di elusività di altre precedenti autorità ecclesiastiche interpellate con lo stesso scopo.

            La mia “fermezza” nel rivolgermi a Lei, inoltre, ha fatto sempre riferimento a richieste di “un chiarimento definitivo”, al fine di renderLe possibile di poter intervenire d’autorità nel far cessare le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Santarelli. Tali “falsificazioni” vengono diffuse dalla Basilica Pontificia Lauretana da circa un trentennio e hanno operato una devastazione incalcolabile della “verità” riguardo alla Storia Lauretana, facendone abbandonare ormai quasi all’intera Chiesa “la verità” sia riguardo all’autenticità della Santa Casa di Nazareth presente a Loreto come riguardo alla verità storica della “miracolosità” della traslazione.

            Io mi sono rivolto a Lei, come ad altre autorità ecclesiastiche, sempre con umile, filiale e fiduciosa riverenza, desideroso soltanto di offrire il mio sincero contributo alla causa della verità sulla “questione lauretana”, in obbedienza ad “obblighi di coscienza” - della mia coscienza - da me in nessun modo eludibili, e in adempimento di precisi obblighi canonici, che ogni fedele cattolico dovrebbe sempre ottemperare per essere “un vero figlio” della Santa Chiesa.

            Tutte le numerose lettere scritte ed appelli fatti negli ultimi anni - e da chiunque leggibili in Internet, nel mio Sito www.lavocecattolica.it -, ne sono una inequivocabile testimonianza.

            In proposito, anche a Lei scrissi, sempre con rispetto e fiducia, la Lettera che Le consegnai nell’Udienza dell’8 novembre 2005 (leggibile in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/danzi.htm), nella quale tra l’altro Le chiedevo quanto segue.

            Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI,

            voglio anzittutto esprimerLe la mia profonda gratitudine per l’Udienza concessami in data odierna. Al fine di “semplificare” e “fissare” le principali richieste che Le volevo umilmente presentare, mi permetto di lasciarLe la presente Lettera, a modo di “pro-memoria”, rimandando - per ogni specifico approfondimento - alla Lettera già scritta a Mons. Angelo Comastri (in data 1° novembre 2004), alla Lettera scritta a Sua Santità Benedetto XVI (in data 19 giugno 2005), al mio libro “La veridicità storica della Miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” e alle altre documentazioni che già Le ho fatto pervenire sin dal primo mese dell’inizio del Suo ministero episcopale a Loreto. ... (omissis) …Nell’odierna Udienza concessami, di cui Le sono profondamente grato, Le chiedo di nuovo, con umile franchezza e fermezza, per il bene delle anime redente dal Sangue di Cristo e ad onore e gloria della Santa Chiesa, di:

 

Di tutte le suindicate richieste, Ecc.za Rev.ma, non solo neppure una di esse è stata soddisfatta, ma è accaduto che Lei stesso, contrariamente a quanto assicuratomi a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005, si è collocato ufficialmente nella stessa posizione mistificatrice del Padre Santarelli, e quindi di negazione della “verità” dell’autenticità della Santa Casa (che sarebbe solo un riassemblaggio di “sante pietre” portate da Nazareth da degli uomini) e di negazione della “veridicità storica” delle “Miracolose” traslazioni (cfr. lettera scrittami in data 28 novembre 2005 e lettera del 2 marzo 2006 scritta all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo).

            Tutto ciò, da parte Sua, oltre all’incoerenza tra quanto dettomi personalmente nell’Udienza dell’8 novembre 2005 e tra quanto realmente operato, è a dir poco incomprensibile, se non perché, evidentemente, Lei ancora ignora tutte le innumerevoli ed esaustive “prove” storiche, archeologiche e scientifiche, che hanno sempre confermato “la verità” della “tradizione lauretana”, come attestato, ad esempio, dallo storico e archeologo Padre Floriano Grimaldi, studioso della Santa Casa, il quale in una intervista del 1979 disse fra l’altro: “Tra il 1962 e il 1965 ho eseguito io stesso una serie di scavi archeologici sotto la Casa di Loreto, che hanno pienamente confermato i risultati già noti dalla tradizione. (…) Sono in corso altre ricerche assai complicate come analisi geologiche e micropaleontologiche sulle pietre della casa. Quelle finora compiute hanno dato risultati positivi. Tuttavia non sono solo gli studi scientifici a dare la certezza di trovarci di fronte a un fenomeno soprannaturale. Ci sono altri elementi da prendere in considerazione, come il giudizio della Chiesa, dei Papi e i prodigi…”.

            Infatti, in aggiunta alle “prove scientifiche” inconfutabili, abbiamo persino l’avallo di rivelazioni private di tanti Santi e Sante e anche di un numero incalcolabile di miracoli divini. Ma soprattutto abbiamo l’approvazione solenne della Santa Chiesa Cattolica, che sull’autenticità della Santa Casa e sulla verità storica delle “Miracolose” traslazioni si è pronunciata innumerevoli volte, soprattutto con i pronunciamenti solenni dei Romani Pontefici, i quali hanno così su ciò impegnato tutta la loro Autorità Apostolica. Certamente, come Lei ha scritto al Prof. Dal Pozzo, non siamo di fronte a “dogmi di fede”, e tuttavia non bisogna dimenticare che tali innumerevoli e secolari pronunciamenti dei Sommi Pontefici - sullo specifico caso della Santa Casa di Loreto - costituiscono “approvazione ufficiale della Chiesa” di “un evento miracoloso” quale “mai” in tutta la Storia della Chiesa è stato fatto per nessun altromiracolo”.

Infatti, riguardo al riconoscimento della “verità storica” dell’evento miracoloso della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, esso è l’unico caso nella Storia della Chiesa di una approvazione ecclesiastica, da parte dei Sommi Pontefici, dichiarata e ripetuta “continuativamente”, “solennemente”, “inequivocabilmente”, in tanti documenti e dichiarazioni ufficiali di ogni genere, dalle origini del Santuario fino ad oggi, per sette secoli. Anche per tale motivo, perciò, nessun altro miracolo approvato dalla Chiesa (e quindi “autentico”, se approvato!) è paragonabile all’approvazione che è stata fatta riguardo al “miracolo” della “traslazione della Santa Casa di Nazareth”, riconosciuta sempre operata “per il ministero angelico”: e quindi vero!...

Tali pronunciamenti pontifici impegnano certamente solo “la fede umana” e non quella “teologale”, ma obbligano ugualmente ad una “riverente obbedienza”, costituendo essi parte del “magistero ordinario” e anche del “magistero solenne” dei Sommi Pontefici, anche se non sono espressi “ex-cathedra”. Per tali motivi non si può ritenere legittimo, per un “vero” cattolico, discostarsi da tali pronunciamenti sino al punto di persino negarli, giudicando così che “tutti” i Sommi Pontefici abbiano sbagliato nell’autenticare un fatto soprannaturale di così universale rilevanza.

Per valutare l’importanza “obbligante” dei pronunciamenti pontifici sulla storia delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth a Loreto, dovrebbe bastarLe la seguente dichiarazione solenne ed inequivocabile del Papa Leone X, fatta con “Breve” del 1° giugno 1515: A testimonianza di tutti, è il primo e il più celebre di tutti i Santuari, perché E’ PROVATO DA TESTIMONI degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Leone X, “Breve” del 1° giugno del 1515, Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).

            Se il Sommo Pontefice Leone X, come tanti altri Papi prima e dopo di lui, ha dichiarato così solennemente, cinque secoli fa, che tali “Miracolose” traslazioni sono state “provate” da “testimoni degni di fede”, con quale “diritto” si dichiara oggi, dopo sette secoli, che ciò non è vero?... Il documento pontificio di Leone X è così perentorio, chiaro e preciso, che non si può prestare a nessuna capziosa e contorta interpretazione. Ma proprio nel suo libro da me denunciato, “La Santa Casa di Loreto” (ed. 2003, pp.366-369.396), il Padre Santarelli, mentendo, altera e falsifica a tal punto tale pronunciamento pontificio di Leone X da far credere ai lettori che quel Papa non solo abbia detto il contrario di quanto ha realmente scritto e dichiarato in un modo così solenne, ma che addirittura, occultando le parole e stravolgendo il senso di quelle riportate, afferma che il Papa Leone X neppure facesse riferimento, in quel suo “Breve”, specificatamente alla Santa Casa di Loreto (cfr. pag.367). Così pure è stato fatto dallo stesso Padre Santarelli in quel suo libro, e anche da altri autori, riguardo a molte altre “falsificazioni documentali”.

            In tempi a noi più vicini, poi, Le basti ricordare il Beato Pio IX, nativo dell’anconitano e “miracolato” nella stessa Santa Casa Lauretana. A riguardo di essa è rimasta memorabile la sua Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, nella quale così solennemente dichiara: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.

            Così, ancora, Leone XIII, nell’Enciclica “Felix Lauretana Cives”, del 23 gennaio 1894, dichiarava: “Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli”.

            E così Le potrei citare ancora le documentazioni riguardanti innumerevoli altri Papi, da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005), con “i pronunciamenti solenni” di tanti di essi.

            Se dunque la “Miracolosità” della traslazione della Santa Casa di Nazareth fu accertato essere stato “provato” da “testimoni degni di fede”, come si può affermare oggi che ciò non sia vero, come se tutti “i testimoni” dei secoli passati siano stati tutti dei “mentitori”?... E i Sommi Pontefici si sono fatti tutti “ingannare” con ingenuità per settecento anni?... Il solo “ipotizzare” questa “possibilità” è già una reale grave offesa ai nostri “padri”, dai quali abbiamo ereditato la Fede Cristiana, ed è ancor più una reale grave offesa al Magistero solenne dei Sommi Pontefici, che hanno elaborato i loro “pronunciamenti” dopo lunghi e severi esami “canonici”. E non è forse vero che i Sommi Pontefici possono contare, anche per gli atti che non riguardano il depositum fidei, su di una speciale assistenza dello Spirito Santo? Non ne discende da ciò, anche, come non sia moralmente possibile che Dio abbia permesso che tutti i Papi siano rimasti “ingannati” per sette secoli sulla “questione lauretana”, trascinando nel loro errore l’intera Chiesa?...

            E’ perciò assurdo quanto mi scrive, a riguardo di quelli che Lei giudica come “tentativi” di “piegare” la Sua persona alle mie “tesi”.

            A parte il fatto che io non ho mai tentato di “piegare” alcuno, e tantomeno Lei - nel quale riconosco e venero un Successore degli Apostoli e un Ministro di Dio che mi dona i Sacramenti della Salvezza -, ma le mie “tesi” non sono le “mie” tesi, bensì sono “l’insegnamento” della Chiesa!... E io ho richiesto ripetutamente a Lei solo l’adempimento di obblighi che appartengono al Suo “ufficio” di Pastore e di Delegato Pontificio della Basilica Lauretana, come indicatomi di fare anche dal Segretario del Santo Padre in una telefonata avuta con lui.

            Tutto ciò l’ho adempiuto perché è stato ed è per me realmente un obbligo morale, riguardante la mia coscienza: cioè, la mia coscienza di “cristiano”, la mia coscienza di “cattolico”, nonché di “studioso”, e anche di “marchigiano”, erede delle tradizioni dei miei “padri”; e, ancora, perché tutto ciò lo esige l’amore per la verità, lo esige l’obbedienza agli insegnamenti della Chiesa, lo esigono anche i fedeli, che in tanti a me si sono rivolti e che sono indifesi di fronte alle “menzogne dissacratrici” che all’interno stesso della Basilica Lauretana vengono propagate a profusione da decenni, e che - oltre ad aver sradicato e distrutto in tutta la Chiesa e nell’opinione pubblica mondiale tutta la “tradizione lauretana” - costituiscono una aperta e scandalosa disobbedienza a tutti “i pronunciamenti” dei Sommi Pontefici, fatti da essi per settecento anni.       Non devo io obbedire ai Sommi Pontefici, e non devo richiedere che si obbedisca ad essi, in una questione che è di una rilevanza “immensa” a riguardo di tutta la Storia della Chiesa e di una rilevanza ancora “più immensa” a riguardo del bene spirituale ed eterno delle anime?...

In verità, io “sento” vivo nell’intimo quanto asseriva il Salmista: Mi divora lo zelo della tua casa, perché (…) dimenticano le tue parole (Sal.119,139).

Eppure ne aveva già scritto (sulla verità della “miracolosa traslazione”) proprio “un santo”, il Beato Giovanni Spagnoli (detto il Mantovano), nel 1479, che testimoniò e trascrisse i “documenti” allora in suo possesso e risalenti alle origini del Santuario, perché restassero a perpetua memoria, motivando la sua preoccupazione e il suo intento scrivendo testualmente: “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”. Allora non posso non sentire anch’io nel mio spirito “l’eco” delle parole di San Paolo: Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo…, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Poiché l’amore del Cristo ci spinge (2^Cor.5,11-14).

            Non risuonano qui “a proposito” le parole di Santa Caterina da Siena al Cardinale di Ostia? Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).

Ecc.za Rev.ma,

            mi permetto di farLe umilmente presente che io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, con un particolare approfondimento personale della Teologia Morale. Ciò mi fa ritenere, secondo il mio “certo” giudizio, che sussista per Lei l’obbligo morale “grave”, di prendere dei provvedimenti adeguati “contro” gli scritti del Padre Giuseppe Santarelli e di altri autori, e che vengono diffusi dalla Basilica Pontifica Lauretana, i quali sono stati da tanti anni da me, e anche da altri autori, “denunciati” come “falsi” (cfr. R. Mochi, in “Radici Cristiane”, novembre 2005; Prof. Emanuele Mor, in Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).

            Con questo mio stesso scritto intendo perciò rinnovarLe - per l’ultima volta, e se vorrà accoglierla - la mia “denuncia”, riguardo soprattutto al libro principale del Padre Santarelli, dal titolo “LA SANTA CASA DI LORETO” (nelle sue varie edizioni), e che io più volte ho già denunciato - anche ad altre autorità ecclesiastiche “responsabili” - di essere un libro in gran parte falsificato, nelle documentazioni ivi riportate, e che ha ingannato l’intera Chiesa dell’ultimo trentennio, e persino l’ex-Card. Joseph Ratzinger, ora Benedetto XVI, provocando perciò una vera dissacrazione e l’abbandono della “tradizione lauretana”.

            Queste mie affermazioni – scritte e riscritte innumerevoli volte in “lettere” ed “appelli” di ogni genere - costituiscono “formale denuncia canonica(cfr. can. 1391, del C.D.C.), che di per sé La obbligano - sia dal punto di vista “canonico” che dal punto di vista “morale” - a provvedere, secondo le norme ecclesiastiche previste: e cioè, a “verificare” se la mia “denuncia” è “vera” o è “infondata”. Una omissione ecclesiastica nell’adempimento di tale ufficio di “verifica” costituisce già, oggettivamente, una “omissione grave”, perché grave è l’oggetto cui la mia denuncia fa riferimento.

            A riguardo del Padre Santarelli e di eventuali incontri chiarificatori con lui, Le ho già scritto (e anche  detto direttamente a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005), che essi sono stati ricercati e richiesti da me per anni presso lo stesso Padre Santarelli (e documentabile per scritto “almeno” dal 1998). Tuttavia è stato lo stesso Padre Santarelli che tali “incontri chiarificatori” li ha sempre “troncati” appena iniziati, poi li ha “elusi”, ed infine li ha apertamente “rifiutati”. Quindi, al contrario di quanto mi scrive, “non mi si è mai permesso di poter approfondire le mie tesi con lui”.

            Tale confronto diretto tra me e il Padre Santarelli è stato perciò richiesto a lui da me già più volte, sia in incontri personali avuti, sia telefonicamente, sia mediante lettera scritta. Ma a tutte le richieste ho sempre ricevuto un diniego dal Padre Santarelli, al punto da trovarmi costretto a dover richiedere prima a Mons. Comastri (con la Lettera del 1° novembre 2004), e poi a Lei (con la Lettera e nell’Udienza dell’8 novembre 2005), di provvedere d’autorità ad un confronto, alla Sua presenza, tra me e lo stesso Padre Santarelli. Ma neanche tale confronto mi è stato concesso, neppure da Lei.

            Le faccio inoltre presente l’incongruenza di quanto Lei scrive riguardo alla Sua volontà di “lasciare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica ed al confronto critico su risultati raggiunti”, quando io Le dichiaro e Le ho già dimostrato, prove alla mano, che tali ultimi risultati raggiunti sono falsi e falsificati. Nel contempo, però, contraddicendo a quanto Lei stesso mi scrive, tale confronto critico viene sistematicamente negato a me che, oltre a poterLe dimostrare di persona le falsità sopra denunciate degli scritti del Padre Santarelli e di altri autori, ho anche pubblicato un libro al riguardo, dal titolo “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”, ove l’ipotesi del trasferimento a Loreto di “sante pietre” della Santa Casa di Nazareth, per opera umana, da parte dei principi Angeli dell’Epiro è dimostrata fantasiosa e inesistente, tanto da doverla definire - per riuscire a farmi capire meglio - come “il Codice da Vinci Lauretano”, nuovo emblema di quanto già aveva profetizzato San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie” (2^Tim.4,3).

            Il mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” Le fu da me donato, con altro importante materiale documentativo, attraverso il suo Segretario, nell’aprile dello scorso anno, appena Lei assunse l’incarico di nuovo Vescovo di Loreto.

            Tuttavia, quando sette mesi dopo, e dopo ripetute richieste, potei ottenere la breve Udienza dell’8 novembre 2005, Lei mi richiese un’altra copia del libro, perché mi disse di non ricordare ove aveva messo quello precedente, dimostrando così di non averlo neppure mai esaminato. Ma ha letto poi la seconda copia del libro da me donataLe di nuovo l’8 novembre scorso?... Perché, a questo punto, suppongo che Lei non abbia letto neppure quella seconda copia o non l’abbia letta bene!...

            In ogni caso Lei stesso, oltre alle Lettere scrittemi (del 28 novembre 2005 e al Prof. Dal Pozzo il 2 marzo u.s.), ora ha ufficialmente pubblicato e dichiarato nell’organo ufficiale della Basilica Pontificia Lauretana, Il Messaggio della Santa Casa”, nel numero di febbraio 2006 (pag.33), che “secondo studi storico-archeologici” furono “i crociati” a portare a Loreto “le sante pietre”, utilizzando pretestuosamente a tale scopo, le parole e l’errore storico - fatto in totale buona fede - dell’ex-Card. Ratzinger, in una sua Omelia del 1991, a Loreto.

            Il modo con cui ha esposto nella Rivista Lauretana le parole dell’ex-Card. Ratzinger - e così anche nel libro “Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI” - fanno credere che tali parole costituiscano come una affermazione del nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI, facendo così dedurre a chi legge, in modo subliminale, una arbitraria e ingannevole trasposizione: e cioè, “Card. Ratzinger = Benedetto XVI”. La stessa cosa, e in modo ancora più categorico, è stata fatta, nel numero di Marzo 2006 della Rivista “Il Messaggio della Santa Casa”, dal Prof. Giancarlo Galeazzi (pag.76), sempre con il Suo imprimatur.

            Il Santo Padre Benedetto XVI, al contrario, dopo una mia richiesta urgente di intervento, fattagli all’inizio di Dicembre dello scorso anno, per la Festa della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre, Le inviò una bellissima ed inequivoca preghiera, da recitarsi nel Santuario di Loreto.

            In tale preghiera leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm - il Santo Padre corregge in modo chiarissimo le sue stesse precedenti espressioni pronunciate da Cardinale nell’omelia del 1991.

            In questa preghiera, infatti, il nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI - così come tutti i suoi Predecessori - riconosce di nuovo espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casaqui hai vissutoqui hai pregato con Luiqui avete letto insieme le Sacre Scritture…  siete tornati in questa casa a Nazareth  qui per molti anni hai sperimentato…”.

            La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora confermato - dal nuovo Pontefice - che è proprio “la Casa di Maria”, quella che proprio “era” a Nazareth. Egli, infatti, non parla più di “sante pietre” (portate dai crociati), ma in tale preghiera ora parla, sempre e soltanto, di “Santa Casa”, quella proprio “autentica”, quella che “era” proprio a Nazareth, nella sua “integrità nazaretana”, cioè nelle sue tre Pareti che erano addossate davanti ad una grotta, e costituenti la Camera di Maria dell’Annunciazione. Perciò, per deduzione, si comprende chiaramente - anche se non lo ha scritto esplicitamente - come il Santo Padre abbia voluto anche far comprendere che egli ritenga che la Santa Casa di Nazareth – nelle sue tre Sante Pareti “integre” – non è stata trasportata dagli uomini, poiché il Santo Padre ora ben sa che ciò è architettonicamente e scientificamente impossibile. Delle “pietre”, infatti, si possono anche trasportare “in modo umano”, con una nave, ma “la Santa Casa di Nazareth” intera no!... e soprattutto non all’epoca di cui si tratta, come comprovato dagli studi storici, archeologici e scientifici, fatti a tale riguardo.

            A tale proposito non sarà fuor di luogo ricordare come l’analisi chimica della malta, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre delle Pareti della Santa Casa. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi o in pietre, ma è giunta a Loreto - dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” - con le pietre già “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, e così come ancor oggi si presenta.

            La collocazione finale, poi, su una pubblica strada a Loreto, dove ancor oggi si trova, è del pari umanamente impossibile, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che nei secoli hanno esaminato il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.

            L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un singolare dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.

            Un altro insigne architetto, poi, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (Federico Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).

            Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla trasportata gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che miracolosamente, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”, come testimoniato e tramandato dalla “tradizione”, approvata da tutti i Sommi Pontefici, e ora appunto anche da Benedetto XVI. Infatti anche l’attuale Sommo Pontefice si è collocato sulla medesima linea delle reiterate constatazioni scientifiche, mediante la inequivoca preghiera che Le ha fatto pervenire nel dicembre scorso, “a superamento” delle parole pronunciate in proposito da Cardinale nell’Omelia del 1991, quando comprensibilmente non era ancora abbastanza edotto sugli studi lauretani.

            E’ triste ed avvilente, però, constatare come nella Basilica Lauretana la preghiera di Benedetto XVI venga a tutt’oggi occultata ai fedeli, e ad essi è perciò quasi del tutto sconosciuta, eccetto una sua minima parte, resa leggibile in un “santino”, dove però non emerge il “nucleo” più “esplicito” e “solenne” riguardo al reale pensiero del Santo Padre sulla “verità” della presenza a Loreto della “vera” Santa Casa di Nazareth. Al contrario, è stata invece resa disponibile in Basilica una preghiera anonima che, in modo direi subliminale contraddice e sconfessa le affermazioni contenute nella stessa preghiera del Santo Padre, come ben spiegato e documentato in una Lettera del Prof. Dal Pozzo scritta al Santo Padre in data 14 febbraio 2006 (cfr. testo allegato).

            Inoltre, mentre non si fa conoscere nella Basilica Lauretana la preghiera “intera” del Santo Padre, nel contempo si continua a proporre e a propagare le “falsità” degli studi del Padre Santarelli, come se essi fossero ormai “la verità” indiscussa della Storia Lauretana. Ciò che viene fatto attraverso opuscoli e libri, oltre che mediante la diffusione “mass-mediatica”: ancor di recente Radio Maria, ad esempio, e anche in articoli del quotidiano “Avvenire” (come l’ultimo, del 3 marzo 2006, pag.17), nonché l’ultimo libro “L’Altare degli Apostoli nella Santa Casa di Loreto”, appena edito in questo mese di Marzo, avente sempre il Suo imprimatur e la Sua presentazione.

            Vorrei qui farLe anche presente come “la credenza” nella autenticità della Santa Casa sia inscindibilmente legata a quella della “Miracolosa” traslazione: mettere in dubbio l’una significa accreditare il dubbio sull’altra. Ma in realtà ora nella Basilica Pontificia Lauretana si è fatto assai di peggio: non si mette più “in dubbio” nulla, ma semplicemente si nega apertamente, sia l’autenticità della Santa Casa (nella sua “integralità” delle tre originarie Sante Pareti nazaretane), che ancor più si nega decisamente “la Miracolosità” della traslazione, senza più alcuna possibilità di appello: è l’apostasia totale dalla “verità storica” e dalla “verità archeologica” e “scientifica”, oltre che dagli insegnamenti dei Sommi Pontefici e dalle “rivelazioni” dei Santi. Si può dire, a questo punto, che il caso Lauretano è un caso specifico ed eclatante dell’apostasia silenziosa in atto, già denunciata da Giovanni Paolo II e ribadita anche dallo stesso Benedetto XVI.

            Un eminente studioso della “questione lauretana”, il Prof. Emanuele Mor (già Docente di Elettrochimica all’Università di Genova), dopo aver fatto una magistrale sintesi degli studi scientifici lauretani (leggibili in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/esami.scientifici.htm), descrisse con gravità l’apostasia di cui parlano i Sommi Pontefici, in riferimento al caso specifico lauretano: Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola. Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate. Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente. Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo. Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio? L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità! Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!”.

            Per tale motivo, evidentemente, i “veri” studi storici, archeologici e scientifici (come quelli magistralmente sintetizzati dal Prof. Mor, già docente di Elettrochimica all’Università di Genova), e altri anche del tutto nuovi ed inediti, come quelli che sono stati pubblicati anche nel mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto”, non solo non li si vuole conoscere, ma se ne impedisce in ogni modo la conoscenza anche ai fedeli.

            Al riguardo, lo stesso Padre Santarelli si è rifiutato di poter mettere a disposizione in Basilica e nelle Librerie della Santa Casa il mio libro, pur giudicandolo favorevolmente dal punto di vista storico-scientifico, con lettera scrittami in data 16 settembre 2004, e anche a Lei consegnata per conoscenza. In tale lettera mi scrisse, infatti, tra l’altro: “la sua opinione è legittima, perché si ricollega oltretutto a una vasta letteratura in materia e perché si rifà alla tradizione più antica…”.

            In proposito, con il mio presente scritto, mi permetto di richiederLe formalmente anche il rispetto del “diritto” dei fedeli - come richiestomi più volte da vari di essi - di poter vedere e rendere disponibile in Basilica o presso le Librerie della Santa Casa il mio libro (a Lei già fornito per due volte), che dimostra con documentazioni ecclesiastiche, storiche e archeologiche, inedite e approfondite, la verità storica delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth, e “la falsità” della “tesi storica” (ormai non più “ipotesi”) di un trasporto umano ad opera dei principi Angeli dell’Epiro, ovvero del “Codice da Vinci Lauretano”, su cui è stata intessuta una mistificazione dissacrante colossale. Il mio libro, tra l’altro, fu anche realizzato e stampato senza scopo di lucro, in favore dei bambini poveri di un “Ospedale per la Maternità” del Kenya. Neppure per tale scopo di beneficenza il mio libro può essere fatto conoscere nella Basilica Lauretana?...

            Come è possibile che nella Basilica Pontificia Lauretana e nelle Librerie della stessa si rendano disponibili solo le “falsificazioni storiche” propagate dal Padre Santarelli nelle sue opere scritte, insieme ad altri libri di altri autori che seguono il Padre Santarelli - e incrementando così la diffusione delle “falsità” storiche sulla “questione lauretana” -, ma non si concede nessuna opportunità di conoscenza alternativa ai fedeli, che pure lo richiedono, a riguardo delle dimostrazioni della “verità” della miracolosità delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth?...

                Certamente le parole del Prof. Mor sopra riportate non sono state “vane parole”, poiché anche il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto un solenne e grave ammonimento a tutta la Chiesa, nell’Omelia tenuta il 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro, per l’apertura della XI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!...". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

Ecc.za Rev.ma,

            forse sarà opportuno che le “minacce” di cui Lei parla impropriamente nella Lettera scritta al Prof. Dal Pozzo le prendiamo “tutti”, nessuno escluso, davvero in seria e grave considerazione, perché, come è anche a Lei ben noto, esse sono state pronunciate non da me, ma dall’attuale Sommo Pontefice, e per tutta la Cristianità, in particolare per quella Occidentale, in particolare per quella Europea.

            Il Santo Padre ha evidentemente presente quanto già scrisse drammaticamente da Cardinale, nella famosa “Via Crucis” al Colosseo dello scorso anno, alla vigilia della sua elezione: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?... Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!... Quanta superbia, quanta autosufficienza!... Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi”.

            Anche la Parola di Dio ci rivolge quelle severe parole del profeta: “Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni” (Mal.2,1-2).

            Dio non voglia, Ecc.za Rev.ma!... “Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2^Cor.6,2).

            Confidando, perciò, in un Suo ripensamento e nel favorevole accoglimento di tutte le ragioni ed istanze sopra formulate, resto sempre disponibile per ogni altro eventuale approfondimento, memore anche delle sempre attuali esortazioni del grande Pontefice Leone XIII, a riguardo del dono del miracolo della traslazione in Italia della Santa Casa: “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose” (Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).

            La Vergine Immacolata Lauretana - che San Pio V fece invocare come “Aiuto dei Cristiani” - come nei secoli passati così ancor oggi, riaccenda, rianimi, risusciti, consolidi la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante… per la salvezza dell’Italia, dell’Europa, del mondo.

 

 

 

Prof. GIORGIO NICOLINI

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