Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

Ancon Dorica Civitas Fidei

VERSO IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE AD ANCONA

(4-11 settembre 2011)

"lettera INFORMATIVA 115

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,

di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,

e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO…

E IL VERBO SI FECE CARNE

E VENNE AD ABITARE IN MEZZO A NOI

(Gv.1,1.14)

LA SANTA CASA BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET

ANCONA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Domenica, 1° marzo 2009

Domenica, 1° marzo 2015

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2009: 2015° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

DOMENICA, 1° MARZO 2009 = DOMENICA, 1° MARZO 2015

INIZIO ANNO 2015

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,

e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

 

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28). Il grande Pontefice Beato PIO IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata” (Beato Pio IX). E il Card. Giacomo Biffi affermava: NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI. Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza.

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

Telefono 071.83552 – Cellulare 339.6424332 - Facsimile 071.83552 – Conto Corrente Postale 13117056

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(Genesi 1,1-2)

In principio Dio creò il cielo e la terra.

Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso

e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

L’ETERNITA’ DI DIO

UN GIORNO SENZA TEMPO

UN GIORNO PRIMA DEL TEMPO

INIZIO 2015° ANNO

DAL “CONCEPIMENTO” DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO,

IN MARIA VERGINE, “MADRE DI TUTTI I VIVENTI”

DOMENICA, 1° MARZO 2009 = DOMENICA, 1° MARZO 2015

INIZIO ANNO 2015

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

MESSAGGI DA MEDIUGORIE

Messaggio a Marija del 25 febbraio 2009

Cari figli, in questo tempo di rinuncia, preghiera e penitenza vi invito di nuovo: andate a confessare i vostri peccati affinché la grazia possa aprire i vostri cuori e permettete che essa vi cambi. Convertitevi, figlioli, apritevi a Dio e al suo piano per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio a Mirjana del 2 marzo 2009

Cari figli ! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dalla vera verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi dò mio Figlio. La Madonna era triste.

Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2009

Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge. La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: Di nuovo vi dico: se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie.

 

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose.

LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...

Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

LA SANTA CASA DI LORETO

E’ IL LUOGO DEL CONCEPIMENTO IMMACOLATO DI MARIA

E DEL CONCEPIMENTO MIRACOLOSO DI GESU’ IN MARIA

profetizzato sin dalle origini della creazione dell’uomo, subito dopo il Peccato Originale: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen.3,15)

 

Natanaele: “DA NAZARETH PUO’ MAI VENIRE QUALCOSA DI BUONO?...” (Gv.1,46)

Natanaele è poi divenuto l’Apostolo San Bartolomeo. Egli ricevette da Gesù il più bel elogio:

“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità (Gv.1,47)

Chissà quante volte San Bartolomeo (Natanaele) avrà meditato nella sua vita all’errore inconsapevole di quella obiezione scettica rivolta a Filippo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”…

Invece, da Nazareth è “venuto” “tutto il bene” per l’Umanità:

DA NAZARETH PERCIO’ E’ “VENUTA” LA SALVEZZA

E TUTTO CIO’ CHE DI BUONO DIO VOLEVA DONARE ALL’UMANITA’

Si potrebbe dire anche oggi, per chi sente parlare della Santa Casa di Loreto con scetticismo: “VIENI E VEDI” (Gv.1,46), e riascoltare fra quelle “Sante Pareti” le parole dell’angelo a Maria: “RALLEGRATI…”.

dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

 

 “ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)

E IL VERBO

“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)

si fece carne     

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)(Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)

NELLA CASA DI NAZARETH

Figlio di Dio e figlio dell’uomo da nove mesi

 

Commento della IV Domenica d’Avvento/B/2008 del 21 dicembre 2008

di Padre Angelo del Favero

 

“Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù” (Lc.1,31): a pochi giorni dell’evento della nascita di Gesù, la Parola di Dio sottolinea anzitutto l’inizio temporale e “biologico” del “Mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni” (Rm.16,25), l’istante del concepimento del Figlio di Dio nel grembo di Maria: “Concepirai un figlio... Gesù”.

E’ qui e ora, che avviene l’Incarnazione del “Logos” divino;

è qui ed ora, che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14);

è qui e ora, che “la vita si è fatta visibile” (1ªGv.1,2);

è qui e ora, che il Figlio eterno del Padre entra nel tempo e nello spazio dell’uomo: “Per questo entrando nel mondo, Cristo dice: tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Allora ho detto: 'ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà'” (Eb.10,5-7).

E’ qui ed ora, che ha inizio la “ri-creazione” dell’universo: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap.21,5), e non (come nella prima creazione) per la potenza della Parola di Dio (“Sia la luce!” – Gen.1,3), ma per l’umile “sì” di una fanciulla: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Lc.1,38). 

Il termine “concepimento” non fa parte del lessico religioso comune, avendo un “sapore” troppo biologico, a differenza di  “concezione”, che è più spirituale (Maria è l’Immacolata Concezione). Tuttavia “concepimento” non è sostituibile, se vogliamo mantenere intatto, fin dal primo istante, il realismo dell’Incarnazione.

Possiamo, allora, coglierne meglio il significato-valore con l’aiuto di un grande uomo di scienza e di fede, scomparso da questa terra il 3 aprile 1994, e alla cui memoria il 17 dicembre è stato assegnato a Strasburgo il Premio Europeo per la Vita, intitolato a Madre Teresa di Calcutta, una sorta di Nobel istituito dai Movimenti per la Vita e per la famiglia di tutta Europa a favore dei grandi testimoni e difensori della Verità della vita, in particolare (in questo caso) quella del bambino non nato.

Si tratta del genetista Jérome Lejeune, scopritore della sindrome di Down (“mongolismo”). Nel libro “L’embrione, segno di contraddizione” (1990), è riportata la sua testimonianza di fronte alla Corte Suprema degli USA che lo chiamò, quale esperto, per stabilire con certezza l’identità e la dignità umana del concepito.

Egli dichiarò: “Non è difficile capire come all’inizio della vita, l’informazione genetica e la struttura molecolare dello zigote, lo spirito e la materia, l’anima e il corpo, debbano essere a questo punto coinvolti, poiché si tratta dell’inizio di questa nuova meraviglia che si chiama uomo. E’ molto significativo che si adoperi la stessa parola per definire un’idea che si affaccia allo spirito e un nuovo essere che si affaccia alla vita. Abbiamo a disposizione soltanto una parola: concepimento. Si concepisce un’idea, si concepisce un bambino. E la genetica ci dice che non a torto adoperiamo la stessa parola. Che cos’è il concepimento? E’, in realtà, l’informazione inscritta così bene nella materia, che questa non è più materia, ma un nuovo uomo... un 'giovanissimo essere umano' che non può essere la proprietà di nessuno, poiché è l’unico al mondo che abbia la proprietà di costruirsi da se stesso. E vorrei aggiungere che la scienza ha un concetto molto semplice dell’uomo; subito dopo il concepimento, l’uomo è un uomo.”

Un riferimento implicito a queste parole è contenuto nella recentissima Istruzione “Dignitas personae”, al n°5: “Anche se la presenza di un’anima spirituale non può essere rilevata dall’osservazione di nessun dato sperimentale, sono le stesse conclusioni della scienza sull’embrione umano a fornire “un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana?”.

Da quasi venti secoli il Vangelo di Luca, che ovviamente non ha alcuna pretesa scientifica, rivela la medesima verità in tre parole: “Concepirai un figlio” (Lc.1,31).

Come un figlio non sarebbe una persona umana? Se non è persona il figlio (ogni essere umano concepito è figlio), allora neanche il Verbo divino concepito in Maria lo è, poiché Gesù è vero uomo, oltre che vero Dio. Di conseguenza è “falsificata” l’Incarnazione e l’intera Redenzione del genere umano.

Ed è proprio questo il primo messaggio del Vangelo dell’Annunciazione di oggi: l’umanità piena e perfetta del Figlio di Dio, fin dal Suo concepimento, rivelata implicitamente  dall’Angelo mediante l’indicazione del nome di “Gesù”, un nome comune a quei tempi, come l’equivalente Giosuè.

Anche la prima Lettura orienta subito il credente alla contemplazione della sacra umanità del Signore mediante una sola parola, la parola “tenda”: “Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa (…), disse al profeta Natan: “vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda” (2ªSam.7,1-2). Al desiderio di Davide di edificarGli un tempio grandioso nella città appena costruita (per tanti anni la dimora divina era stata la tenda mobile del deserto), Dio  risponde con un annuncio doppiamente sorprendente: anzitutto sarà Lui a garantire a Davide “una casa” (v.11), in secondo luogo non si servirà di pietre minerali, ma di pietre umane, cioè di persone, perché la casa sarà un casato, la discendenza davidica: “Io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno“ (v.12).

Ritroviamo questa duplice sorpresa nel Vangelo di Luca, perchè Maria, “l’umile tenda del Verbo, mossa solo dal soffio dello Spirito Santo” (Giovanni Paolo II), in un primo momento “rimase molto turbata”, in quanto si vede oggetto del favore divino e destinataria di un messaggio celeste; e subito dopo, pur rasserenata dalle parole di Gabriele, si sente annunciare un progetto umanamente incompatibile con il suo proposito di verginità, manifestando allora una sorpresa maggiore che la spinge a chiedere: “come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Lc.1,34). Questo crescendo di sacro timore, appena “l’angelo si allontanò” da Maria dopo averle offerto l’ineffabile soluzione di Dio all’interrogativo da lei posto (“lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” – Lc.1,35), approdò in un mare di indicibile felicità, dalla quale Ella fu invasa nell’istante in cui Colui che è Gioia infinita divenne suo Figlio: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore” (Lc.1,47).

E’ con questa gioia radiosa che dobbiamo testimoniare, oggi più che mai,  non solamente l’infinito, divino valore della vita umana sin dal concepimento, ma anche il messaggio essenziale dell’Istruzione “Dignitas personae”, posto già all’inizio come principio e fondamento: “La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza. Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso. Dalla parte della vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza” (n. 3).

Padre ANGELO DEL FAVERO

 

Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita all'ospedale Santa Chiara di Trento. E' diventato carmelitano nel 1984. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

 

LA “VENUTA ALL’ESISTENZA” DI OGNI UOMO FIN DALL’ISTANTE DEL “CONCEPIMENTO”

UN VALORE UNIVERSALE COMUNE A TUTTA L’UMANITA’

Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cfr. Rom.2,14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica. Questo diritto devono, in modo particolare, difendere e promuovere i credenti in Cristo, consapevoli della meravigliosa verità ricordata dal Concilio Vaticano II: «Con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo». In questo evento di salvezza, infatti, si rivela all'umanità non solo l'amore sconfinato di Dio che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv.3,16), ma anche il valore incomparabile di ogni persona umana. E la Chiesa, scrutando assiduamente il mistero della Redenzione, coglie questo valore con sempre rinnovato stupore e si sente chiamata ad annunciare agli uomini di tutti i tempi questo «vangelo», fonte di speranza invincibile e di gioia vera per ogni epoca della storia. Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo (Giovanni Paolo II, Enc. Evangelium Vitae, n.2).

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L’ESISTENZA DI UN’ANIMA SPIRITUALE

FIN DALL’ISTANTE DEL CONCEPIMENTO DI UN ESSERE UMANO

Alcune riflessioni bibliche che dimostrano l’esistenza di un’anima spirituale

in un essere umano “già” “proprio” del “primo istante” del “concepimento”

Le seguenti riflessioni bibliche vogliono costituire un aiuto nella dimostrazione dell’esistenza di un’anima spirituale in un essere umano “già” “proprio” del “primo istante” del “concepimento”.

         Per comprendere questa verità basta riflettere attentamente sull’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo di Maria Vergine, come anche sul dogma della Immacolata “Concezione” di Maria.

         Riguardo all’Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo purissimo di Maria Vergine, la Sacra Scrittura afferma senza ombra di dubbio che l’Incarnazione del Figlio di Dio avvenne nell’istante stesso del miracoloso concepimento in Maria Vergine, e non dopo di esso (concepimento), a riprova che si diviene “persona umana” a tutti gli effetti da quell’istante del concepimento iniziale: nell’unica “persona” di Gesù Cristo, infatti, si è “unita” “ipostaticamente” – proprio dall’istante del concepimento – “la natura umana” (dotata, cioè, di un corpo e di un’anima spirituale) e “la natura divina” (il Verbo, la Seconda Persona della SS.ma Trinità, Dio stesso, Puro Spirito e dotato “per essenza” di Intelligenza e Volontà). In proposito, non è “chiarissimo” nel Vangelo “proprio” l’episodio “storico” dell’”Annunciazione alla Vergine Maria” da parte dell’Arcangelo Gabriele, dopo del cui annunzio, all’assenso di Maria, “avvenne” “in lei” “il concepimento” – proprio in “quell’istante” stesso – di “un figlio”? Non disse, infatti, l’Angelo a Maria: “ECCO CONCEPIRAI UN FIGLIO“proprio” “appena” lo avrebbe “concepito” –, LO DARAI ALLA LUCE - dopo nove mesi di “gestazione” di “un figlio” – E LO CHIAMERAI GESU’. SARA’ GRANDE E CHIAMATO FIGLIO DELL’ALTISSIMO”? Non è “evidentissimo”, quindi, nella Parola di Dio, che è proprio “dall’istante” stesso del “concepimento” verginale e miracoloso, fino al parto “sempre vergine”, che Maria aveva “già” un “suo” “figlio”? E lei perciò divenne “Madre” di Gesù Cristo, “già” dal “primo istante” del “concepimento”?

         Come si può parlare, d’altra parte, di “maternità” in una donna se “il concepito” non fosse “una persona umana” dal “primo istante” dell’inizio della “maternità”?… Se “il concepito” non fosse “una persona umana”, neppure si potrebbe dire di una donna che ha concepito che “è iniziata” la sua “maternità”! Ma allora “la maternità” da quando inizia?… Se invece, in Maria Vergine, come in ogni donna, si dice che dall’istante del concepimento “ha concepito un figlio” ed è iniziata la sua “maternità”, allora quel “figlio” che “ha concepito” è indiscutibilmente “una persona umana” (cioè, dotata di un corpo e di un’anima spirituale infusa direttamente da Dio nell’istante stesso del concepimento).

         In altre parole, la Seconda Persona della SS.ma Trinità “si è incarnata” nel grembo di Maria Vergine nell’istante stesso del concepimento miracoloso (ad opera dello Spirito Santo) della “natura umana” di Gesù Cristo in Maria: da ciò si deve affermare che “dall’istante del concepimento” “il Figlio di Dio” (cioè, Dio stesso: Eterno, Infinito, Onnipotente) era disceso nel grembo di Maria unendosi indissolubilmente alla “natura umana” di Gesù Cristo (già dotato, oltre che del corpo, anche di una intelligenza e di una volontà umane, cioè di un’anima spirituale da quel primo istante del concepimento). Se così non fosse non si potrebbe parlare di Incarnazione del Figlio di Dio in Gesù Cristo dopo l’annunzio dell’Angelo a Maria e il di lei assenso.

         Inoltre, anche della stessa Vergine Maria, noi cristiani ne onoriamo solennemente l’”Immacolata Concezione”, l’8 dicembre di ogni anno. Maria fu “immacolata” appuntodall’istante” del “concepimento” e non “dopo” di esso.

         Non avrebbe potuto essere definita “immacolata da quell’istante” se da “quell’istante del concepimento” ella non fosse già stata una “persona umana vivente”, già dotata cioè di tutte le componenti fisiche e psichiche (già programmate nel DNA iniziale, unico e irripetibile) e spirituali (con un’anima spirituale – dotata già di “intelligenza” e di “volontà” – infusa da Dio direttamente nell’istante del suo “concepimento immacolato”). L’immacolatezza, infatti, è una proprietà che riguarda “l’anima spirituale” di Maria (cioè, la “preservazione” dalla colpa del Peccato Originale) e non il suo corpo: quindi, quando ella fu “concepita” nel grembo della madre Sant’Anna, ebbe “nell’istante stesso del concepimento” l’”infusione” dell’”anima spirituale”, appunto “immacolata”, per “un privilegio straordinario”, essendo stata ella predestinata a divenire la “Madre di Dio”.

         Come non ricordare, infine, l’antichissima e sempre ancor più “rivelante” “verità” che ci viene sempre dal Vangelo, in quell’episodio in cui la Vergine Maria, avente già in grembo “Gesù Bambino”, salutò, al suo arrivo nella sua casa, la cugina Elisabetta, avente in grembo, a sua volta, il profeta Giovanni Battista, e che, al saluto di Maria, esclamò a gran voce: “BENEDETTA TU FRA LE DONNE, E BENEDETTO IL FRUTTO DEL TUO GREMBO! A CHE DEBBO CHE LA MADRE DEL MIO SIGNORE VENGA A ME? ECCO, APPENA LA VOCE DEL TUO SALUTO E’ GIUNTA AI MIEI ORECCHI, IL BAMBINOil “bambino”, proprio “un bambino”HA ESULTATO DI GIOIA NEL MIO GREMBO” (Lc.1,42-45). Anche questo episodio “storico”, di 2000 anni fa, sono “una rivelazione chiarissima” sulla “verità” della “natura umana” (cioè dotata di un corpo e di un’anima spirituale) del “concepito”, anche nei vari stadi del suo sviluppo (Maria Vergine, con “Gesù Bambino” concepito da pochi giorni e che ha santificato dal grembo di lei il piccolo Giovanni Battista, nel grembo di Elisabetta già da sei mesi, e così tanto “vitale” e “cosciente” da “esultare di gioia” nel grembo della madre!).

         Alla luce di queste riflessioni, e di altre che se ne potrebbero portare, poiché dice la Sacra Scrittura che “Egli (Dio) ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio d'ogni carne umana” (Gb.12,10), appaiono quanto mai appropriate anche le parole di Gesù sull’esistenza dell’anima e la sua immortalità: “Che giova all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?” (Mc.8,36-37).

         Allora appare davvero importante l’esortazione di San Pietro: “Cercate di adornare l'interno del vostro cuore con un'anima incorruttibile piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio” (1^Pt.3,4).

Prof. GIORGIO NICOLINI

LA PROPOSTA DI RIFORMA DELL’ANNO

E DI UN CALENDARIO UNIVERSALE PER L’USO INTERNAZIONALE

PER UNA MAGGIORE VALORIZZAZIONE DELLA VITA UMANA

SIN DALL’ISTANTE DEL CONCEPIMENTO

 

Al Segretario Generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

ALL’ATTENZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE DELL’ONU

E DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELL’ONU

Palazzo di Vetro - New York City (U.S.A.)

unicri.rome@unicri.it

LA PROPOSTA DI UN CALENDARIO UNIVERSALE PER L’USO INTERNAZIONALE

CHE PUO’ ANCHE COESISTERE CON I CALENDARI TRADIZIONALI DI CIASCUN POPOLO E RELIGIONE

CALCOLATO A PARTIRE DAL PROBABILISSIMO ANNO “REALE”

DEL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

IN “PRE-VISIONE” DELLA “UNIFICAZIONE” DELL’UMANITA’

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

           

            Più di una volta è stata avanzata la proposta di creare un Calendario che potesse essere adottato comunemente da tutti i popoli e che ovviasse sia alle discrepanze esistenti tra i diversi Calendari, sia agli inconvenienti dovuti al differente loro inizio ed alla durata dei mesi.

            La presente proposta prevede innanzittutto che “l’anno di partenza” per il calcolo (cioè, l’inizio dell’anno) sia quello in cui avvenne il “reale” “Concepimento” di Cristo, per l’opera dello Spirito Santo, in Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto, essendo quello il reale momento dell’Incarnazione del Figlio di Dio e della sua entrata nel tempo e nella storia. Gesù Cristo, infatti, “è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili (…). Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. Egli è (…) il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col.1,15-20).

                Secondo gli studi più recenti Gesù sarebbe nato nel 748 dalla “fondazione di Roma”, cioè nell’anno 6 prima dell’anno 0, al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto, e - secondo recentissime scoperte - all’incirca proprio un 25 dicembre.

            Il “Concepimento” “miracoloso” di Gesù Cristo in Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, “miracolosamente” trasportata da Dio “in vari luoghi”, sino a Loreto, sarebbe avvenuto perciò nove mesi prima, cioè all’incirca il 25 marzo di 2015 anni fa.

            Sarebbe quindi assai conveniente – per una maggiore valorizzazione della “VITA UMANA” fin dall’istante del “concepimento” - fare iniziare l’ANNO “MONDIALE” dal 1° Marzo (come già si usava al tempo dei Romani), in concomitanza con il periodo che diede inizio all’esistenza umana di Gesù Cristo in Maria Vergine, cioè dal tempo dell’Incarnazione (o “concepimento” nel grembo di Maria Vergine), e quindi a partire dal tempo dell’entrata “reale” e “visibile” di Dio nel tempo e nella storia dell’umanità, in quel periodo che San Paolo definì come proprio la pienezza del tempo: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge…” (Gal.4,4).

            Infatti Gesù Cristo è Dio: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto “di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…” (Gv.1,1-4).

            Inoltre, il mese di Marzo corrisponde anche con l’avvio della primavera, cioè con l’inizio dello sbocciare della vita dopo la notte e il freddo invernale, che ben richiama l’inizio della “creazione”: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno” (Genesi 1,1-5).

            Questa riforma del Calendario, che viene qui proposta, peraltro già avanzata da altri anni fa, prevede che l’anno debba essere costituito da 364 giorni, suddivisi in 4 trimestri di 91 giorni ciascuno e in 12 mesi, di cui 8 di 30 giorni (il 2° e il 3° di ogni trimestre) e 4 di 31 giorni (il 1° di ogni trimestre). Le settimane sarebbero 52, di 7 giorni ciascuna (52x7=364).

            Il primo mese di ciascun trimestre inizierebbe sempre con una Domenica e gli altri due mesi rispettivamente con un Mercoledì e un Venerdì. In questo modo in ogni anno si ripeterebbero le stesse date negli stessi giorni della settimana.

            Alla fine di Febbraio, cioè alla fine dell’anno, andrebbe però aggiunto un giorno (il 365°), NON DATATO, FESTIVO, e alla fine di Agosto, ogni 4 anni, il giorno aggiuntivo degli anni bisestili, sempre non datato e festivo. Tali giorni, comunque, potrebbero avere un nome specifico, diverso però dai nomi dei sette giorni della settimana.

            Il giorno NON DATATO e FESTIVO potrebbe assai convenientemente essere dedicato ALL’ETERNITA’ DI DIO, AL “GIORNO” ETERNO, SENZA TEMPO, in cui Dio ESISTE DA SEMPRE, commemorando – dal punto di vista religioso – anche questo attributo di Dio, che “ha creato” “il tempo” per gli esseri da Lui creati “dal nulla”, ma che nel suo ESSERE E’ ETERNO, esistente da sempre e “al di fuori del tempo”, secondo come Egli Stesso rivelò a Mosè sul Monte Sinai: “Mosè disse a Dio: «Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». Poi disse: «Dirai agli Israeliti: Io-Sono mi ha mandato a voi». Dio aggiunse a Mosè: «… Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione” (Es.3,13-15).

            Eppure assai poco è ricordato, anche nella stessa Liturgia della Chiesa, questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ e “atemporalità”.

            L’eternità è una durata senza principio e senza fine, senza prima e senza dopo: è un continuo presente. L’essenza dell’eternità è l’assoluta mancanza di successione. L’eternità è il possesso intero, perfetto e simultaneo di una vita interminabile. Dall’eternità di Dio va distinta “l’eternità” degli spiriti creati (angeli e uomini), che hanno bensì un principio, ma non una fine, perché una volta “creati” “dal nulla” essi non cesseranno in eterno di esistere.

            In Dio non c'è né passato, né futuro. La Parola di Dio dichiara: “DA SEMPRE E PER SEMPRE TU SEI, DIO” (Sal.90,2). Queste parole rivelano chiaramente l’eternità di Dio. Come esseri umani abbiamo molte difficoltà nel definire l’eternità, perché essa non è solo un tempo senza fine. Il tempo stesso, infatti, ebbe inizio con la creazione, ed è quindi parte dell’ordine creato (cfr. Gen.1,1 e Gv.1,1). Dio, però, esisteva eternamente già prima che cominciasse il tempo. Il tempo non può influire in alcun modo su di Lui. Sia Mosè che Pietro avevano affermato che per Lui un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno solo (cfr. Sal.90,4; 2^Pt.3,8). Dio non è soggetto al tempo. San Giovanni parla di Lui come “Colui che è, che era e che viene” (Ap.1,4), e San Paolo di Gesù disse: “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Ebr.13,8). Dio non vive nella dimensione “tempo”, perché il tempo non è che parte della realtà creata, mentre Dio permea tutto il tempo e tutta la storia. Il tempo e la storia prendono il loro significato da Dio e dalla Sua presenza in essi. Proprio perché Dio è eterno, Egli è anche immutabile. La creazione muta costantemente e non c'è tempo o stagione che sia uguale ad un’altra. Dio, però, è eternamente. Egli non cambia (cfr. Num.23,19; 1^Sam.15,29; Mal.3,6; Gc.1,17), e rimane costantemente e per sempre lo stesso (cfr. Sal.102,25-27; Ebr.1,11-12).

            Proprio per riflettere maggiormente su questa “verità” sarebbe, perciò, assai opportuna, nella stessa Liturgia della Chiesa, istituire una festività che celebri e faccia meditare più specificatamente su questo attributo di Dio: cioè, la sua ETERNITA’ .

Prof. GIORGIO NICOLINI

LA STORIA DEL CALENDARIO

La parola “calendario” deriva dal fatto che in Roma antica, ai primi di ogni mese (che in latino si chiamavano “kalendae”), il Pontefice Massimo convocava il popolo di Roma (“calende” deriva a sua volta da “calare” = “convocare”) per comunicargli come erano stati stabiliti nel mese i giorni festivi e lavorativi. E poiché i Greci non avevano le calende, fu coniata l’espressione “alle calende greche”, per dire “mai”.

            Il “calendario” è il sistema di divisione del tempo, fatto in base al moto apparente del sole e a quello reale della luna, per cui viene chiamato anche “lunario”.

            Il moto del sole ha formato due misure: il “giorno”, basato sul succedersi del e della notte (dovuto al movimento di rotazione della Terra attorno al suo asse) e l’“anno”, basato sul periodico ripetersi delle quattro stagioni (dovute al movimento di rivoluzione della Terra attorno al Sole.

            Il moto della luna ha fornito altre due misure: il “mese”, dato che una lunazione si compie in 29 giorni e la “settimana”, fondata sul succedersi delle quattro fasi lunari.

 

IL CALENDARIO ROMANO

           Il Calendario Romano, sotto Romolo, era costituito di 10 mesi (4 di 31 giorni e 6 di 30), per complessivi 304 giorni. Numa Pompilio lo portò a 12 mesi, corrispondenti a 355 giorni.

           I nomi dei mesi erano quelli attuali, ad eccezione di gennaio e febbraio, che non esistevano, poiché l'anno veniva fatto iniziare a Marzo, dedicato al dio Marte, il quale, prima di diventare il dio della guerra, rappresentava il Sole vivificante.

           Il mese di Luglio veniva chiamato Quintilis, cioè “quinto mese”: fu cambiato in Julius successivamente, dal tribuno Marco Antonio, in onore di Giulio Cesare (che era nato in quel mese). Anche il mese di agosto inizialmente non si chiamava così: il suo nome era Sextilis, cioè “sesto mese”. Fu Cesare Augusto che successivamente ne cambiò il nome in Augustus, a motivo del fatto che in quel mese riportò tre vittorie e mise fine alle guerre civili.

           E' ovvio che i mesi da settembre in poi sono così chiamati perché inizialmente erano il settimo, l'ottavo, il nono e il decimo mese dell'anno. Quindi, gennaio e febbraio – aggiunti successivamente - divennero l’undicesimo e il dodicesimo mese dell’anno.

           I mesi di Gennaio e Febbraio sarebbero stati aggiunti da Numa Pompilio (secondo re di Roma), che avrebbe così portato l'anno a 355 giorni (equivalente press’a poco a un periodo di 12 mesi lunari o lunazioni, detto anche anno lunare, che è di 354 giorni, 8 ore, 48 minuti e 26 secondi).

           Tuttavia la differenza di circa dieci giorni e mezzo fra l'anno solare e quello di Numa Pompilio provocò in breve tempo un notevole distacco tra l'andamento delle stagioni e quello dell'anno civile, per cui si tentò di rimediare aggiungendo, ogni due anni, un tredicesimo mese che avrebbe dovuto essere, alternativamente, di 22 e di 23 giorni.

           Giulio Cesare, nel suo terzo consolato (46 a.C.), aiutato dall’astronomo egiziano Sosigene, stabilì l’anno della durata di 365 giorni, allo scopo di armonizzare il calendario civile con quello astronomico; e, per eliminare ogni differenza ancora esistente, istituì l’“anno bisestile” (l’anno nel quale, ogni 4 anni, viene aggiunto il 29° giorno al mese di febbraio: questo giorno aggiunto è il “bis-sexto”, cioè il “secondo sesto mese”), il giorno prima delle calende di Marzo).

           Nel 325 al Concilio di Nicea fu rilevato che l'equinozio di primavera invece di cadere il 25 marzo, come era al tempo di Cesare, era anticipato al 21 marzo per l'imprecisione intrinseca nel calendario giuliano, che è basato su una durata media dell'anno di 365 giorni e 6 ore, dodici minuti più del vero. La Chiesa allora si limitò a registrare tale slittamento senza effettuare alcuna correzione al calendario. Ma già nel 700 il venerabile Beda proponeva di riformare il calendario per correggere questo errore, che stava provocando un continuo anticipo dell'equinozio, e nei secoli successivi vi furono analoghe proposte di riforma.

            Non se ne fece comunque nulla fino al 1582 quando l'equinozio di primavera era ormai slittato all'11 marzo; dopo molti studi la commissione presieduta dal cardinale Guglielmo Sirleto approvò il progetto del calabrese Luigi Giglio che consisteva nel saltare 10 giorni in modo da riportare l'equinozio al 21 marzo; l'operazione ebbe luogo il 4 ottobre del 1582; il giorno dopo fu il 15 ottobre!

            Questo CALENDARIO GREGORIANO è oggi adottato in quasi tutto il mondo civile. Tuttavia nemmeno il Calendario Gregoriano è perfetto: ma il divario con la realtà è praticamente trascurabile, perché raggiunge un giorno durante 3500 anni.

           Il mondo occidentale (e non solo occidentale) usa oggi normalmente l’era cristiana per numerare gli anni.

           Storicamente il primo ad usare tale numerazione fu il monaco Dionigi il Piccolo che intorno all'anno 525 calcolò che Gesù Cristo fosse nato il 25 Dicembre dell’anno 754 “ab Urbe Condita”, cioè nel 754 dalla “fondazione di Roma”, e ritenne che gli anni dovessero essere contati da questo evento, fondamentale per la religione cristiana, e non più dalla fondazione di Roma come si usava allora.

           La cronologia di Dionigi non ebbe un successo immediato; solo nel 700 il venerabile Beda si pronunciò a suo favore e gli anglosassoni iniziarono a usarla dall'VIII secolo; dal IX secolo cominciò ad essere usata dalla Chiesa di Roma, e solo dal 965 ufficialmente dalla cancelleria pontificia (papa Giovanni XIII).

            Si ritiene oggi, da studi più accurati, che i calcoli di Dionigi fossero sbagliati, visto che secondo la cronologia moderna Erode il grande sarebbe morto nel 750 di Roma, cosa evidentemente incompatibile con il racconto evangelico della strage degli innocenti. La data di nascita di Gesù andrebbe quindi retrodatata all'anno 748 di Roma, cioè circa al 6 avanti Cristo (cfr. Mt.2,16).

            Per questo motivo in questo anno 2009 saremmo in realtà probabilissimamente nell’anno 2015 dal “Concepimento” “miracoloso” di Gesù Cristo in Maria Vergine.

            Non creerebbe sicuramente alcun problema di “date storiche” fissare dall’ONU un “giorno mondiale” di “comune inizio” di questo CALENDARIO UNIVERSALE INTERNAZIONALE, partendo – invece che dalla “nascita” – dal “concepimento” di Gesù Cristo in Maria Vergine, mantenendo tutte le date storiche passate inalterate e mantenendo anche, per ogni popolo e religione, il proprio specifico calendario, senza alterarne le tradizioni locali e nazionali. Così come anche avvenne nel 1582, quando si passò dal 4 ottobre 1582, al 15 ottobre 1582, saltando totalmente i giorni dal 5 al 14 ottobre, senza modificare le date storiche precedenti.

Così come potrebbe essere quest’oggi, Domenica 1° marzo 2009, che potrebbe essere “istantaneamente” modificato nella Domenica 1° Marzo 2015, inizio dell’anno 2015 “dal concepimento” di Cristo, senza modificare nessuna delle date storiche passate.

            In tal modo si valorizzerebbe al massimo, a livello mondiale, il valore della vita umana “sin dal concepimento”.

Prof. GIORGIO NICOLINI

LA PROPOSTA

Martedì, 24 febbraio 2009 = Mercoledì, 27 febbraio 2014

Mercoledì, 25 febbraio 2009 = Giovedì, 28 febbraio 2014

Giovedì, 26 febbraio 2009 = Venerdì, 29 febbraio 2014

Venerdì, 27 febbraio 2009 = Sabato, 30 febbraio 2014 – FINE ANNO 2014

Sabato, 28 febbraio 2009 = 365° giorno dell’anno

UN GIORNO “ATEMPORALE”, NON DATATO, SENZA TEMPO

CONSACRATO ALL’ETERNITA’ DI DIO

PASSAGGIO DAL 2014° AL 2015°

ANNO “REALE” DAL CONCEPIMENTO DI GESU’ CRISTO, FIGLIO DI DIO, IN MARIA VERGINE

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio:

tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.

In lui era la vita…  (Gv.1,1-4)

 DOMENICA 1° MARZO 2009 = DOMENICA, 1° MARZO 2015

INIZIO ANNO 2015

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine,

Madre di tutti i viventi

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2009: 2015° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

LE PARETI DELLA SANTA CASA

“TESTIMONI” DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

IN MARIA, “MADRE DELLA VITA”

dall’insegnamento di Giovanni Paolo II nell'omelia pronunciata a Loreto il 10 dicembre 1994

nella circostanza del VII Centenario della Miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth

            Le pareti della sua Casa [di Maria] udirono le parole dell'angelico saluto ed il successivo annuncio del progetto divino. Le pareti naturalmente non odono, perché non hanno vita, nondimeno sono testimoni di ciò che viene detto, testimoni di ciò che avviene al loro interno. Dunque, furono testimoni… [...]. Udirono che l'Angelo, rassicurando la Vergine di Nazareth, disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell'Altissimo” (Lc.1,30-32). E quando Maria domandò: “Come è possibile? Non conosco uomo” (Lc.1,34), il messaggero celeste spiegò: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc.1,35).    (…)

            Il Figlio di Dio fu concepito nel seno della Vergine per opera dello Spirito Santo e nacque nella notte di Betlemme. La casa di Nazareth fu testimone di questo mistero, il più grande mistero nella storia, che troverà il suo compimento negli eventi pasquali. (…).

 

PER CONSULTARE UN CALENDARIO PERPETUO COLLEGARSI ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.liceofoscarini.it/didattic/astronomia/astro/calendario.phtml

 

MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

Le nuove opinioni sono sempre sospette e di solito incontrano opposizioni per nessun altro motivo se non perché non sono ancora comuni. Trovo questa citazione del filosofo inglese John Locke (1632-1704) – che riporta alla mente di molti gli anni di studio nelle scuole medie superiori – all’inizio di un articolo di una rivista americana. La sua è una considerazione a doppio profilo. Ci sono, infatti, persone così raggrinzite in se stesse e nelle loro idee da temere ogni novità. E questo vale in tutti i campi, anche in quello ecclesiale. Don Mazzolari ammoniva: “Guai a chi ha paura della novità, di trovare un mezzo di apostolato più rispondente e più vivo! Santo quel cuore che serve le cause di Dio con audacia! Abbiate questa santa audacia che è espressione di fede!”. Il gretto tradizionalismo non fa mai un buon servizio né alla Tradizione autentica né alla purezza della fede. Ma al buon Locke bisogna obiettare che tutte le opinioni, comprese le nuove, non possono essere accolte acriticamente, senza un vaglio e una verifica. E qui mi viene in mente – cito a senso – una battuta di un altro pensatore, l’antico Seneca, che osservava realisticamente come sia naturale che suscitino più interesse le cose nuove che non le cose grandi. Il vecchio Qohelet, sapiente biblico piuttosto pessimistico, notava che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e aveva ragione anche se non del tutto, perché Isaia suggeriva di non ricordare più le cose passate, di non pensare più alle cose antiche “perché io, il Signore, faccio una cosa nuova” (43,18-19).

PASSATO E FUTURO CAMMINANO INSIEME NEL NOSTRO PRESENTE

 dal MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000

 

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth, a Loreto, circa il 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

LA TABELLA CRONOLOGICA DELLA VITA DI GESU’ CRISTO

(assai probabile)

·        CONCEPIMENTO DI GESU’ IN MARIA VERGINE: circa il 25 marzo dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        NASCITA DI GESU’: circa il 25 dicembre dell’anno 748 di Roma, il 6 a.C.

·        INIZIO DEL MINISTERO DI GIOVANNI IL BATTISTA: circa all’inizio dell’anno 28 d.C. (cfr. Lc.2,1)

·        BATTESIMO E INIZIO DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: Gesù all’inizio della predicazione aveva circa 33 anni di età (cfr. Lc.3,23).

·        PRIMA PASQUA DELLA VITA PUBBLICA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 28; età di Gesù: 33-34 anni.

·        SECONDA PASQUA DI GESU’: marzo-aprile dell’anno 29; età di Gesù: 34-35 anni.

·        TERZA PASQUA E MORTE DI GESU’: venerdì 7 aprile dell’anno 30, il giorno 14 del mese ebraico di Nisan; età di Gesù: circa 35/36 anni.

·        RISURREZIONE DI GESU’: domenica 9 aprile dell’anno 30.

 

LA VITA VINCERA’

La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.

Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita

stanno la verità, il bene, la gioia, il vero progresso.

Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»

Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001

 

LA MORATORIA DIMENTICATA

LA GRANDE MORATORIA CONTRO L’UCCISIONE DEI BAMBINI NON NATI

promossa dal “laico” Giuliano Ferrara

Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all’Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486. Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo “concepiti” ma “feti”, hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio. La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l’aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell’amore. E’ lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E’ oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l’aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell’eugenetica. Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l’arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l’evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.

GIULIANO FERRARA, da  IL FOGLIO, 19 dicembre 2007

 

MESSAGGIO DI ADESIONE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI

AL DIRETTORE DE “IL FOGLIO” GIULIANO FERRARA

----- Original Message -----

From: giorgio.nicolini@poste.it

To: lettere@ilfoglio.it

Sent: Saturday, January 12, 2008 1:44 AM

Subject: Adesione alla moratoria sull'aborto

Ancona, 12 gennaio 2008

Caro Ferrara,

    aderisco con viva gratitudine al Suo appello e, come credente, La voglio rassicurare anche del mio ricordo nella preghiera al Signore, perché gli dia Luce e Forza nel sostenere la Sua battaglia.

    In allegato, mi permetto di inviarLe un testo scientifico di Domenico Ravalico, di una trentina di anni fa, ormai fuori commercio, ma molto bello e profondo, e sempre attuale. Ho cercato di rintracciare i discendenti di Domenico Ravalico, per una eventuale concessione ad una ripubblicazione del libro, ma non sono riuscito a rintracciarli. Ho allora pubblicato il testo nel mio Sito Internet, all'indirizzo www.lavocecattolica.it/verita.della.creazione.htm  Sarei molto lieto se Lei fosse in grado di interessarsi ad una ripubblicazione di quel libro od anche ad una pubblicazione a puntate ne IL FOGLIO. Sarebbe un arricchimento "scientifico" per molti e agevolerebbe il dialogo tra "scienza e fede", che non sono in nulla in contrasto, ma l'una arricchente l'altra.

    In altri due messaggi successivi Le invio altri due allegati, ove può trovare spunti alla "causa" della salvezza dei "bambini non nati".

Cfr. www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html    -  Cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm

    Un testo riguarda l'istituzione nella Chiesa di una Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI, sottoposta al vaglio dell'ex-Card. Ratzinger, quando era Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e poi approvato successivamente dopo essere stato eletto Papa, attraverso la Commissione Teologica appositamente costituita. Il Santo Padre Benedetto XVI - mi è stato attestato - apprezza molto quanto scrivo. Il testo che Le invio ha anche contribuito al superamento delle "difficoltà teologiche" riguardo alla non-esistenza del Limbo, dottrina che ora fa parte del Magistero Ordinario della Chiesa (cfr. www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm).

    RassicurandoLa di tutto il mio appoggio, la mia gratitudine e la mia simpatia nella battaglia in difesa della vita, La saluto con viva cordialità, augurandoLe ogni bene.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

 DISCORSO DI BENEDETTO XVI
AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA

Lunedì, 27 febbraio 2006

            San Luca nel raccontare l'incontro della Madre di Gesù, che lo aveva concepito nel suo seno verginale solo da pochi giorni, con la madre di Giovanni Battista, già al sesto mese di gravidanza, testimonia la presenza attiva, sebbene nascosta, dei due bambini: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo” (Lc.1,41). Sant’Ambrogio commenta: “Elisabetta percepì l'arrivo di Maria, lui (Giovanni) l'arrivo del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino” (Comm. in Luc., 2,19.22-26). (…).

            I Libri Sacri intendono mostrare l'amore di Dio verso ciascun essere umano ancor prima del suo prender forma nel seno della madre. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu venissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger.1,5), dice Dio al profeta Geremia. E il Salmista riconosce con gratitudine: “Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo” (Sal.139,13-14). Sono parole, queste, che acquistano tutta la loro ricchezza di significato quando si pensa che Dio interviene direttamente nella creazione dell’anima di ogni nuovo essere umano.

            L'amore di Dio non fa differenza fra il neoconcepito ancora nel grembo di sua madre, e il bambino, o il giovane, o l'uomo maturo o l'anziano. Non fa differenza perché in ognuno di essi vede l'impronta della propria immagine e somiglianza (Gen.1,26). Non fa differenza perché in tutti ravvisa riflesso il volto del suo Figlio Unigenito, in cui “ci ha scelti prima della creazione del mondo, ... predestinandoci a essere suoi figli adottivi ... secondo il beneplacito della sua volontà” (Ef.1,4-6). Questo amore sconfinato e quasi incomprensibile di Dio per l'uomo rivela fino a che punto la persona umana sia degna di essere amata in se stessa, indipendentemente da qualsiasi altra considerazione - intelligenza, bellezza, salute, giovinezza, integrità e così via.

            In definitiva, la vita umana è sempre un bene, poiché “essa è nel mondo manifestazione di Dio, segno della sua presenza, orma della sua gloria” (cfr. Evangelium vitae, 34). All'uomo, infatti, è donata un'altissima dignità, che ha le sue radici nell'intimo legame che lo unisce al suo Creatore: nell'uomo, in ogni uomo, in qualunque stadio o condizione della sua vita, risplende un riflesso della stessa realtà di Dio. Per questo il Magistero della Chiesa ha costantemente proclamato il carattere sacro e inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento sino alla sua fine naturale (cfr. Evangelium vitae, 57). Questo giudizio morale vale già agli inizi della vita di un embrione, prima ancora che si sia impiantato nel seno materno, che lo custodirà e nutrirà per nove mesi fino al momento della nascita: “La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita” (cfr. Evangelium vitae, 61). (…)

            L'uomo rimarrà sempre un enigma profondo e impenetrabile. Già nel secolo IV, San Cirillo di Gerusalemme presentava ai catecumeni che si preparavano a ricevere il battesimo la seguente riflessione: “Chi è colui che ha predisposto le cavità dell'utero alla procreazione dei figli? Chi ha animato in esso il feto inanimato? Chi ci ha provvisto di nervi e di ossa circondandoci, poi, di pelle e di carne (cfr. Gb.10,11) e, non appena il bambino è nato, fa uscire dal seno abbondanza di latte? In qual modo il bambino, crescendo, diventa adolescente, da adolescente si muta in giovane, successivamente in uomo e infine in vecchio, senza che nessuno riesca a cogliere il giorno preciso nel quale si verifichi il mutamento?” E concludeva: “Stai vedendo, o uomo, l'artefice; stai vedendo il sapiente Creatore” (Catechesi battesimale, 9,15-16).

            All'inizio del terzo millennio, rimangono ancora valide queste considerazioni che si rivolgono, non tanto al fenomeno fisico o fisiologico, quanto al suo significato antropologico e metafisico. Abbiamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra ignoranza; ma per l'intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l'impronta del Creatore. In realtà, chi ama la verità, (…), dovrebbe percepire che la ricerca su temi così profondi ci pone nella condizione di vedere e anche quasi di toccare la mano di Dio.

 

IL TESTO INTERO E’ LEGGIBILE ALL’INDIRIZZO INTERNET

www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/february/documents/hf_ben-xvi_spe_20060227_embrione-umano_it.html

IL CARD. CARLO CAFFARRA

A proposito del tragico epilogo della vicenda di Eluana Englaro

Cari fedeli, sento il dovere di inviarvi alcune riflessioni che possano guidarvi in questi giorni, dopo la tragica fine di Eluana Englaro. È come se sentissi voi tutti rivolgermi la domanda del profeta: «Sentinella, quanto resta della notte? (Is 21,11)». Oso pensare e sperare che queste mie riflessioni raggiungano anche uomini e donne non credenti, e pensosi del destino del nostro popolo.

1. La prima cosa da fare è di chiamare cose ed avvenimenti col loro nome: fare chiarezza è la prima necessità nel percorso della vita. È stata uccisa una persona umana innocente, e per giunta con l’autorizzazione di un tribunale umano. Risuonano tragicamente solenni le parole del servo di Dio Giovanni Paolo II: «Niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano innocente, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere per se stesso o per un altro affidato alle sue responsabilità questo gesto omicida, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo, né permetterlo» [Lett. Enc. Evangelium Vitae 57, 5].

2. Non è la prima volta nella storia che un tribunale dà questa autorizzazione. Ma le sentenze dei tribunali non cambiano la realtà. Né lasciamoci confondere dalle pur legittime discussioni sulla Costituzione, sulle competenze degli organi costituzionali, e da cose di questo genere. Prima che cittadini di uno Stato, siamo uomini e donne partecipi della stessa umanità. Prima della legge scritta sulle Carte costituzionali e nei Codici, c’è la legge scritta nel cuore umano. Essa insegna che l’uccisione diretta e volontaria di un essere umano innocente è sempre gravemente immorale; lo è anche quando la morte fosse causata da semplice omissione di un atto che invece avrebbe potuto tenerlo in vita.

3. Ma è accaduto anche un altro fatto sul quale vorrei che riflettessimo profondamente: è stato messo in essere il primo tentativo di delegittimare nella coscienza del nostro popolo la pietas e l’operosità della carità cristiana, di offuscarne la splendente bellezza. Se infatti si afferma il principio che esistono uomini e donne la cui “qualità di vita” rende la loro esistenza indegna di essere vissuta, che senso ha stare loro vicini con l’amore che se ne prende cura, con la tenerezza che condivide la loro umanità devastata? Ci sono dei gesti che hanno una portata simbolica che va molto oltre a chi li compie, ed il cui significato obiettivo si insedia dentro al vissuto umano, devastandolo. Notte tragica quella in cui Eluana Englaro fu tolta alle Suore Misericordine! L’essere umano fragile è stato tolto alla carità cristiana per consegnarlo nella sua impotenza all’arbitrio della decisione di altri. Ed allora le vere eroine in questa vicenda sono state loro, le Suore Misericordine. Sono le suore che nelle nostre Case della carità continuano ad affermare non colle parole, ma con la vita, l’unica vera libertà: la libertà di amare, la libertà di donare. E con loro vedo tutte le nostre religiose, e tutte le altre persone,  famiglie ed aggregazioni dedite ai più diseredati: a chi “non ha più senso che viva”.

4. Di fronte al mistero della sofferenza e del male, alla ragione che non sa rispondere alla domanda: “perché?”, non resta che riconoscere umilmente che il mistero, senza negare la ragione, la trascende. Non c’è altra possibilità di salvezza per una ragione che non voglia dissolversi nell’assurdo.

Cari fedeli, a questo punto forse mi chiederete: ed allora che fare? A voi rispondo che c’è una cosa sola che ci salva dalla perdizione totale: radicarci in Cristo, vivendo un’intensa esperienza di fede nella Chiesa. È da comunità di uomini e donne che in Cristo hanno trovato la perla preziosa che dà senso alla vita, che nasce quel nuovo modo di pensare e di vivere, di giudicare ed introdurci nella realtà che afferma il valore infinito di ogni persona umana. In una parola: solo una fede profondamente pensata e vissuta genera una cultura vera; solo una fede quotidianamente praticata potrà tenere viva nella nostra società quella grande tradizione umanistico–cristiana, la cui necessità è riconosciuta anche da non credenti.

È il grande impegno educativo: la rigenerazione di tutto l’umano in Cristo; è la via che la nostra Chiesa vuole percorrere. A Maria affidiamo la causa dell’uomo: perché «in Lei si raccese l’amore».

Card. Carlo Caffarra
Avvenire, 15 febbraio 2009

 

Dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Dotato di un’anima spirituale ed immortale, la persona umana è la sola creatura che Dio abbia voluta per se stessa. Fin dal suo concepimento è destinata alla beatitudine eterna” (C.C.C. n.1703). Nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.2) Giovanni Paolo II ha insegnato: L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cfr. 1^Gv.3,1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.

 

La vita è un arcobaleno sulle nubi del dolore

Domenica 1 marzo 2009, I Domenica di Quaresima / B
di Padre Angelo del Favero


“In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: 'Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo'” (Mc 1,12-15).

A differenza di Matteo e di Luca, l’evangelista Marco non racconta le tentazioni di Gesù, a tu per tu nel deserto con Satana. L’omissione permette a Marco di concentrare in tre parole un carico immane: “tentato da Satana !

Come se il Pronto Soccorso fosse stato avvisato dall’ambulanza in questi termini: “arriviamo con un uomo caduto dal decimo piano”; oppure: “...travolto fino a valle da una valanga”.

L’uomo è dunque avvisato. Non creda di avere a che fare solo con se stesso, e gli altri, nel combattimento spirituale: il solito orgoglio, l’egoismo della natura, la fragilità dei sensi… L’avversario è Satana.

Solamente per “quaranta giorni”? No, i quaranta giorni non sono la durata del combattimento, ma dell’allenamento. Il combattimento dura quanto la vita intera. Ora, nessuno che intenda vincere un avversario lo affronta senza aver cercato di conoscerne la forza, la strategia, le astuzie e i punti deboli.

Perciò, nonostante siano vere queste rassicuranti parole di un monaco esperto: “La Quaresima non è un tempo di castigo, ma di guarigione. V’è senza dubbio gioia e letizia nel digiuno e nell’astinenza del cristiano, il quale mangia e beve di meno affinché la sua mente possa essere più chiara e ricettiva, più pronta ad accogliere il sacro nutrimento della Parola di Dio che la Chiesa annuncia e medita nella liturgia di ogni giorno del periodo quaresimale” (T. Merton, Tempo di celebrazione, p. 97), è necessario ascoltare quelle inquietanti di un altro grande combattente spirituale: il Papa Paolo VI.

Così egli parla di Satana in una catechesi del 15 novembre del 1972:

Il demonio è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che questo essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. E’ l’insidiatore sofistico dell’equilibrio morale dell’uomo. E’ lui il perfido e astuto incantatore, che in noi sa insinuarsi per via dei sensi, della fantasia, della concupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali nel gioco del nostro operare, per introdurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all’apparenza conformi alle nostre strutture fisiche o psichiche, o alle nostre istintive, profonde aspirazioni.

La nostra dottrina si fa incerta, oscurata com’è dalle tenebre stesse che circondano il demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza molteplice, diventa legittima con due domande. Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica? E quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del maligno sembrano talora farsi evidenti. Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile ed assurda, dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente - Eluana! -, dove l’amore è spento da un egoismo freddo e crudele – Eluana! –, dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle, dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito, - Eluana! - dove la disperazione si afferma come l’ultima parola, ecc..

Altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre all’azione del demonio? Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato, ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia  simboleggiato nell’armatura di un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (cfr Rm 13,12; Ef 6,11.14.17; 1Ts 5,8).

Il cristiano deve essere militante; deve essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio “nella preghiera e nel digiuno” (Mc 9,29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: 'Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male'” (Rm 12,21; Mt 13,29).

Su questa stessa linea si trova anche il messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009: Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l’amicizia con il Signore. Il vero digiuno è finalizzato a mangiare il “vero cibo”, che è fare la volontà del Padre”. 

La prima lettura di oggi traduce e concentra questi pensieri in una sola parola, una sola immagine, quella dell’arcobaleno: Dio disse: questo è il segno dell’alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Gen 9,12-13).

L’arcobaleno è uno spettacolo meraviglioso, che lascia incantati a guardarlo. E’ significativo il fatto che lo possiamo ammirare solamente sullo sfondo di nubi tanto basse, nere e turbolente da far accendere i lampioni delle strade come di notte. Eppure, mentre una giornata serena ci dona quella bianca luce che tutto illumina e fa risplendere, la tempesta che si scatena sulle case e nella campagna, assieme all’arcobaleno ci dona di più: la luce stessa del giorno scomposta nei colori che la costituiscono invisibilmente.

Ce ne viene uno stupore ed una gioia che la pura luce bianca non può dare, simile alla differenza tra una nota sola e le sette note con le quali si compone la musica. Ed ecco il rasserenante messaggio: proprio quando sembra andarsene la luce della vita e tutto piomba nel buio del dolore e del non-senso, viene generata e manifestata, alla luce della fede, la sovraeminente ricchezza della vita, visibile solo allo sguardo che fissa Gesù. E’ Lui “La Luce”, è Lui l’ “Arco sulle nubi”, che non sta lassù, distaccato dalla terra, ma quaggiù, in mezzo a noi, assieme a noi nelle tempeste della vita.

Sì, l’arcobaleno non è soltanto un simbolo della nostra esistenza, tanto dolorosamente segnata da quella sofferenza che addensa le sue nuvole nere sul capo di tutti, ma indica il dono della fede, offerto a tutti coloro che levano il capo per riconoscere l’esistenza del Dio dell’alleanza, il Dio-Amore che “ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo noi stessi consolati da Dio” (2 Cor 1,4).

Il segno quaresimale della cenere sul capo, non è un richiamo alla morte, ma alla vita. La cenere è nera come le nubi della tempesta, ma anch’essa nasconde ed indica l’arcobaleno luminoso della vita, poiché è segno a sua volta della brace che ricopre nel camino, e che mantiene capace di riaccendersi in fiamma viva.

La mortificazione esteriore dell’imposizione della cenere sul capo chino, sta a significare che se ci sottomettiamo umilmente a Dio, accettando e facendo la Sua volontà, “permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e la sete di Dio”(Benedetto XVI, idem).

Ed ecco, infine, una mia esperienza... professionale.

Agli inizi del mio lavoro come cardiologo ospedaliero, visitai dal Pronto Soccorso un ragazzo di 17 anni, orfano dei genitori sin dal primo anno di vita.

Domenico s’era accorto da qualche mese che consegnare ed installare a domicilio le  bombole del gas, era diventato sempre più faticoso. La diagnosi fu tanto facile quanto inesorabile: miocardiopatia dilatativa in grave e irreversibile scompenso. Unica possibilità di sopravvivenza: il trapianto cardiaco, che però allora in Italia nessun Centro era abilitato a fare. Contattai Christian Barnard a Città del Capo, Sudafrica, l’uomo che effettuò il primo cardiotrapianto della storia, e Domenico fu posto in lista d’attesa.

Nel frattempo peggiorava di settimana in settimana, e la sua vita era come una bombola che perde senza rimedio. Lo sosteneva solo una disperata voglia di vivere e l’affetto dei suoi amici: il cardiologo e l’intero reparto.

Non fui io ad iniziare in quei giorni un singolare protocollo terapeutico, per preparare Domenico ad un altro imminente trapianto, dato che quello atteso si faceva sempre più lontano… La nostra caposala, la cui bellezza non solo spirituale aveva affascinato Domenico, cominciò a parlargli di Dio, a farlo pregare la Madonna, a leggergli pagine del Vangelo. Notai così che lo sguardo esausto e spento di Domenico si andava a poco a poco rischiarando, come per l’affiorare nella sua anima di una luce soprannaturale, una luce a colori: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne” (Ez.36,26).

Non dimenticherò mai la notte della sua morte; tra le lacrime, fu la gioia di un evento “natalizio”. Circondavamo Domenico tutti coinvolti nell’ultima terapia, quella della preghiera; e fu per lui più che palliativa, a giudicare dal volto radioso e soffuso di bellezza che ci ha lasciato in ricordo appena giunto a Domicilio.

Padre ANGELO DEL FAVERO

Padre Angelo, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

IL SANTUARIO DELLA SANTA CASA DI LORETO

Iniziamo questa scheda riportando una riflessione di papa Giovanni Paolo II, riferendosi alla Santa Casa di Loreto:

“Quello Lauretano è un Santuario mirabile. In esso è inscritta la trentennale esperienza di condivisione, che Gesù fece con Maria e Giuseppe. Attraverso questo mistero umano e divino, nella casa di Nazaret è come inscritta la storia di tutti gli uomini, poiché ogni uomo è legato ad una ‘casa’, dove nasce, lavora, riposa, incontra gli altri e la storia di ogni uomo, è segnata in modo particolare da una casa: la casa della sua infanzia, dei suoi primi passi nella vita.  Ed è eloquente ed importante per tutti che quest’Uomo unico e singolare, che è il Figlio unigenito di Dio, abbia pure voluto legare la sua storia ad una casa, quella di Nazaret, che secondo il racconto evangelico, ospitò Gesù di Nazaret lungo l’intero arco della sua infanzia, adolescenza e giovinezza, cioè della sua misteriosa maturazione umana… La casa del Figlio dell’uomo è dunque la casa universale di tutti i figli adottivi di Dio. La storia di ogni uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa…”.

A partire da papa Clemente V che con una bolla del 18 luglio 1310 confermò indirettamente l’autenticità della Santa Casa, i papi nei secoli successivi confermarono nuovamente la loro devozione alla Vergine Lauretana, specie in drammatiche circostanze.

Ma le origini dell’antica e devota tradizione della traslazione della Casa dalla Palestina a Loreto, risalgono al 1296, quando in una visione ne era stata indicata l’esistenza e l’autenticità ad un eremita, fra’ Paolo della Selva e da lui riferita alle Autorità. Ciò ci è narrato da una cronaca del 1465, redatta da Pier Giorgio di Tolomei, detto il Teramano, che a sua volta l’aveva desunta da una vecchia ‘tabula’ consumata, risalente al 1300.

Si riportano alcuni passi più significativi, che poi sono stati tramandati nelle narrazioni, più o meno arricchite nei secoli successivi; “L’alma chiesa di santa Maria di Loreto fu camera della casa della gloriosissima Madre del nostro Signore Gesù Cristo… La quale casa fu in una città della Galilea, chiamata Nazaret. E in detta casa nacque la Vergine Maria, qui fu allevata e poi dall’Angelo Gabriele salutata; e finalmente nella stessa camera nutrì Gesù Cristo suo figliuolo… Quindi gli apostoli e discepoli consacrarono quella camera in chiesa, ivi celebrando i divini misteri… Ma dopo che quel popolo di Galilea e di Nazaret abbandonò la fede in Cristo e accettò la fede di Maometto, allora gli Angeli levarono dal suo posto la predetta chiesa e la trasportarono nella Schiavonia, posandola presso un castello chiamato Fiume (1291). Ma lì non fu affatto onorata come si conveniva alla Vergine… Perciò da quel luogo la tolsero nuovamente gli Angeli e la portarono attraverso il mare, nel territorio di Recanati (1294) e la posero in una selva di cui era padrona una gentildonna chiamata Loreta; da qui prese il nome la chiesa: ‘Santa Maria di Loreta…”. Per il gran numero di gente, purtroppo succedevano anche ladrocini e violenze, per cui - continua il racconto - gli Angeli la spostarono altre due volte, sempre per gli stessi motivi, depositandola alla fine sul colle, dove si trova attualmente. “Allora accorse tutto il popolo di Recanati a vedere la detta chiesa, che stava sopra la terra senza alcun fondamento. Per la qual cosa, il popolo considerando così gran miracolo e temendo che detta chiesa non venisse a rovina, la fecero circondare da un altro ben grosso muro e di buonissimo fondamento, come ancor oggi chiaramente si vede”.  (…).

Da allora moltitudini di fedeli si sono recati in pellegrinaggio al grandioso santuario, che racchiude la Santa Casa, iniziato a costruire nel 1468 da papa Paolo II, in breve diventò ed è, secondo una felice definizione di papa Giovanni Paolo II, “cuore mariano della cristianità”.

Fin dall’inizio del Trecento fu già meta di pellegrinaggio, anche per quanti prendendo la strada costiera, erano diretti a S. Michele al Gargano oppure in Terrasanta; il flusso nei secoli XV e XVI diventò enorme, fino ad indurre nel 1520 papa Leone X ad equiparare il voto dei pellegrini del Santuario di Loreto a quello di Gerusalemme, che già man mano Loreto aveva sostituito nelle punte dei grandi pellegrinaggi penitenziali, che vedevano Roma, Santiago di Compostella, Gerusalemme.

Il prodigio eclatante della traslazione miracolosa della Santa Casa attirò anche, a partire dal secolo XV, la peregrinazione di re e regine, principi, cardinali e papi, che lasciarono doni o ex-voto per grazie ricevute; a loro si aggiunsero nei tempi successivi, condottieri, poeti, scrittori, inventori, fondatori di Ordini religiosi, filosofi, artisti, futuri santi e beati.

Grandi architetti furono chiamati a progettare e realizzare le opere edili, che costituiscono il grandioso complesso del santuario, che sorto come chiesa dalle linee goticheggianti, su progetti degli architetti Marino di Marco Cedrino e Giuliano da Maiano; venne poi per necessità di difesa dai pirati, che infierivano sui centri costieri, munita di un cammino di ronda e di stanze per i soldati, ad opera di Baccio Pontelli; ma non fu sufficiente, perché papa Leone X (1475-1521) fece erigere una cinta fortificata intorno al complesso, che divenne in pratica un vero e proprio castello.

Nel frattempo intorno al Santuario, sempre più frequentato dai pellegrini, sorse un borgo che fu chiamato Villa Santa Maria e che in seguito nel 1586 papa Sisto V promosse a sede vescovile.

L’interno del Santuario ebbe varie trasformazioni a cui lavorarono insigni artisti, come Giuliano da Sangallo che innalzò la solenne cupola, Giorgio Marini, il Bramante, il Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane, Luigi Vanvitelli. Per la facciata nel 1571 lavorò Giovanni Boccalini da Carpi e nel 1587 Giovan Battista Chioldi. Come pittori portarono la loro arte, per citarne alcuni, Melozzo da Forlì, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, Cristofaro Pomarancio, ecc. L’interno attuale del Santuario è a croce latina a tre navate, ospita sotto la grande cupola la Santa Casa, letteralmente coperta da un rivestimento marmoreo, arricchito da statue e bassorilievi raffiguranti sibille e profeti e narranti otto storie della vita di Maria, oltre a rilievi bronzei narranti alcuni episodi della vita di Gesù. Un incendio nel 1921, sviluppatosi all’interno della Santa Casa, la danneggiò gravemente, distruggendo anche la venerata immagine lignea della Madonna, attualmente sostituita da una copia, riccamente vestita e con il volto nero dell’originale, scurito dal fumo delle lampade.

La raccolta religiosità dell’interno, ben specifica e fa immaginare la semplice vita di Maria, di Gesù e di Giuseppe, nella Palestina di allora, tutto invita alla preghiera ed al raccoglimento. Trent’anni dopo la costruzione della chiesa, incominciò quella del Palazzo Apostolico, che occupa uno dei lati della piazza della Chiesa e in cui sono conservati capolavori d’arte di ogni genere, compresi gli arazzi, porcellane e tavolette votive, costituenti il tesoro della Santa Casa, donato nei secoli da tanti devoti.

Oltre 50 papi si sono recati in pellegrinaggio a Loreto e sempre è stata grande la loro devozione; alla Vergine si rivolsero i papi Pio II e Paolo II per guarire miracolosamente dalle loro gravi malattie; papa Benedetto XV (1914-1922) in considerazione della traslazione miracolosa della sua Casa, dalla Palestina a Fiume e poi a Loreto, la proclamò patrona degli aviatori.

Loreto è considerata la Lourdes italiana e tanti pellegrinaggi di malati vengono organizzati ogni anno, con cerimonie collettive come quelle di Lourdes; aggiungo una mia piccola esperienza personale, in ambedue i luoghi sacri a Maria, ho sentito improvvisamente la necessità di piangere, come se avvertissi la spiritualità nei due ambienti permeati della sua presenza.

Innumerevoli sono i luoghi pii, chiese, ospedali o di assistenza, come pure delle Congregazioni religiose, intitolati al nome della Vergine di Loreto, il suo nome cambiato in Loredana è fra i più diffusi fra le donne; infine come non ricordare le “Litanie Lauretane” che dal XII secolo sono divenute una vera e propria orazione alla Vergine, incentrata sui titoli che in ogni tempo le sono stati tributati, anche con riferimenti biblici. Le “Litanie Lauretane” sostituirono nella cristianità, quelle denominate ‘veneziane’ (in uso nella basilica di S. Marco e originarie di Aquileia) e quelle ‘deprecatorie’ (ossia di supplica, originarie della Germania).

La celebrazione liturgica nella Chiesa Cattolica è al 10 dicembre, in ricordo della data dell’arrivo della Santa Casa a Loreto.

ANTONIO BORRELLI

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI LAURETANI”…

POTREMMO ANCOR OGGI ESSERE “CRISTIANI”

SE NON CI FOSSE STATA LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO?...

 

Non siamo “ingrati” alla Vergine Lauretana, dimenticando il ruolo “unitivo della cristianità” che ebbe durante il tempo dell’esilio avignonese (1305-1377) e dello scisma d’Occidente, e per la vittoria di Lepanto del 1571 e quella di Vienna del 1683, che salvò l’Europa “cristiana” e l’intera cristianità…

AUXILIUM CHRISTIANORUM, ORA PRO NOBIS

 

Spunti dal passato per riflessioni sul presente…

PERCHE’ AVVENNERO LE TRASLAZIONI “MIRACOLOSE”?... 

 

Fu la Santa Casa di Nazareth e l’inaudito miracolo delle “molteplici traslazioni Miracolose” a tenere “aggregata” e “unita”, prima dello scisma d’Occidente e dopo di esso, l’intera cristianità. Essa fu “traslata” dagli angeli del Cielo proprio nel momento storico in cui stava per essere trasferita la sede del Papato ad Avignone, lasciando così l’Italia e la cattolicità “smarrita”… E allora Dio volle fare della Santa Casa “il centro” di “gravitazione” e di “unione” della “cattolicità smarrita”, proprio mediante il clamoroso evento delle “traslazioni Miracolose”, la cui “notizia straordinaria” fece confluire folle enormi da tutta l’Europa e il Medio Oriente sino a Loreto, per “vedere” quel “prodigio” e pregarvi la “Madre comune”, ricevendone fiducia e certezza della sua protezione materna sulla cristianità.

E’ storicamente accertato ed indiscutibile come Bonifacio VIII (1294-1303), avvenuta e conosciuta la “traslazione miracolosa” della Santa Casa da Tersatto nell’anconitano, abbia spedito a Recanati (Loreto ancora non esisteva) Mons. Federico di Nicolò di Giovanni, vescovo e cittadino recanatese, perché assumesse la più premurosa cura del celeste Santuario; consigliò poi i Recanatesi ad inviare nella Schiavonia, e quindi nella Palestina, sedici uomini scelti tra i più insigni delle Marche, per verificare “la verità” dell’assenza a Tersatto e Nazareth della Santa Casa, come venne realmente constatato. Per renderne poi più celebre il culto in tutta l’Europa, Bonifacio VIII istituì nel 1299 il primo Giubileo del 1300, programmando di farlo celebrare ogni cento anni. E così tutta “la cattolicità” conobbe quell’evento straordinario, confluendo a moltitudini verso Loreto a vedere quel prodigio divino.

Poi i Papi si trasferirono ad Avignone, da cui solo per l’opera e le ammonizioni di Santa Brigida e di Santa Caterina da Siena ritornarono a Roma nel 1377. Il Santuario di Loreto divenne in quel periodo di “smarrimento” il più importante Santuario di tutto il mondo cattolico, ove si venerava “la Madre comune”, tanto che il Papa Beato Urbano V, in un momentaneo ritorno in Italia da Avignone, volle fare tappa nel 1367 e pregare in quel Santuario, già ovunque famoso (e fu sicuramente il primo Papa a visitarlo!).

In tutta l’epoca medievale i pellegrini diretti a Roma e alla Terra Santa facevano immancabilmente tappa anche a Loreto.

Nel periodo della contestazione protestante l’Eucaristia e la Santa Casa di Loreto divennero i due segni di distinzione tra i cattolici e i protestanti.

Fu poi la Vergine venerata nella Santa Casa di Loreto che fece di nuovo “unire” tutta la cristianità, anche dopo la Riforma Protestante, per fronteggiare “il pericolo comune” dell’espansione musulmana. San Pio V, infatti, la fece invocare da tutta la cristianità, con il Santo Rosario, ed attestò che “l’impossibile” vittoria di Lepanto dei cristiani “uniti” la si ebbe grazie all’intervento straordinario della Vergine Lauretana, facendo anche aggiungere nelle Litanie Lauretane l’invocazione “Auxilium Christianorum” e istituendo la celebrazione liturgica della Beata Vergine del Rosario (di Loreto!), del  7 ottobre…

Così pure avvenne circa un secolo dopo nella altrettanto decisiva battaglia, durante l’assedio di Vienna, dell’11 settembre 1683, in cui il Beato Marco d’Aviano fece porre l’immagine della Vergine Lauretana su ogni bandiera, ed ottenne la vittoria decisiva a salvezza della cristianità per l’intercessione della Vergine Lauretana.

Il Beato Innocenzo XI, riconoscente alla Madonna di Loreto per la grande vittoria, inviò al Santuario la bandiera tolta ai Turchi e, come ex-voto, istituì la festa in onore del SS.mo Nome di Maria (di Loreto!). Il 25 novembre 1683 un atto della Congregazione dei Riti la estendeva a tutta la Chiesa e la fissava nella domenica fra l'ottava della Natività di Maria. San Pio X l'ha fissata per il 12 settembre, giorno anniversario della vittoria.

Nel periodo risorgimentale, poi, quando gli attacchi contro la Chiesa portarono alla occupazione violenta dello Stato Pontificio, la Chiesa venne guidata in quel periodo tempestoso e cruciale da un pontefice santo e grandissimo, donato dalla Vergine di Loreto: il Beato Pio IX.

È in effetti alla Vergine di Loreto che la cristianità deve il papato di Pio IX. Il giovane conte Giovanni Maria Mastai Ferretti – discendente del Beato Gabriele Ferretti (Compatrono di Ancona) - era stato votato alla Vergine sin dalla sua infanzia; «I miei genitori », disse un giorno ad un vescovo francese, «solevano fare ogni anno un viaggio alla Santa Casa e vi conducevano i miei fratelli e me; dal momento dell’annuncio della partenza, io non dormivo più». All’uscita dal collegio, abbracciò la carriera delle armi per diventare soldato difensore della Santa Sede. Ma fu improvvisamente bloccato da una terribile malattia: l’epilessia; la sua salute ne fu profondamente segnata. Le medicine si mostravano impotenti a combattere il male e la sua fine si annunciava vicina. Papa Pio VII amava Mastai e gli domandò se avesse pensato alla santità della vita religiosa. Il giovane conte rispose che vi aveva pensato, soprattutto dopo la malattia che il Signore gli aveva inviato, ma che la sua salute attuale gli impediva questo tipo di vita, come quello delle armi. Il Papa lo consolò e gli assicurò che sarebbe potuto guarire se avesse accettato di consacrarsi completamente al servizio di Dio. Incoraggiato da queste parole, il giovane conte intraprese il pellegrinaggio a Loreto per implorare la sua guarigione nella stanza di Maria e fece il voto, nel caso che ottenesse questo favore, di abbracciare la vita ecclesiastica. La Santa Vergine lo esaudì: fu guarito completamente e, tornato a Roma, si fece prete. Aveva 21 anni. E così divenne sacerdote, vescovo, cardinale e, infine, il grande e santo Sommo Pontefice che conosciamo, con il più lungo pontificato della storia della Chiesa. Più tardi Pio IX doveva sdebitarsi magnificamente per il suo debito di riconoscenza verso la Vergine di Loreto, proclamando a tutto il mondo il dogma della sua Immacolata Concezione, avvenuta proprio nella Santa Casa, come scrisse, nella Bolla “Inter Omnia” del 26 agosto 1852: “A Loreto si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia. Proprio in quella Casa la Santissima Vergine, per eterna divina disposizione rimasta perfettamente esente dalla colpa originale, è stata concepita, è nata, è cresciuta, e il celeste messaggero l’ha salutata piena di grazia e benedetta fra le donne. Proprio in quella Casa ella, ripiena di Dio e sotto l’opera feconda dello Spirito Santo, senza nulla perdere della sua inviolabile verginità, è diventata la Madre del Figlio Unigenito di Dio”.

Anche il “santo” Pontefice Giovanni Paolo II, richiamando l’incomparabile efficacia della preghiera del Rosario, riconobbe anch’egli il ruolo avuto nella storia da tale preghiera innalzata proprio dalla Santa Casa, come scrisse nella Lettera Apostolica “Rosarium Virginis Mariae” (16 ottobre 2002, n.39): “A questa preghiera (del Rosario) la Chiesa ha riconosciuto sempre una particolare efficacia, affidando ad essa, alla sua recita corale, alla sua pratica costante, le cause più difficili. In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo e la Vergine del Rosario (di Loreto!.. n.d.r.) fu salutata come propiziatrice della salvezza”.

E nella lettera a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, inviatagli in data 15 agosto 1993, Giovanni Paolo II attestava e auspicava: Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (…), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.

Ecco perché, parafrasando il famoso detto di Giovanni Gentile “Perché non possiamo non dirci cristiani”, anche i cristiani dovrebbero dire: PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”!…

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

LA STORIA DELLA SANTA CASA

INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO PER VOLERE DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII

All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione di Papa Clemente VIII,  che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della reliquia nazaretana che l’autenticità della “Miracolosa” traslazione, per “il ministero angelico”. In tal modo Clemente VIII, in unione con tutte le attestazioni pontificie, HA VOLUTO CONSACRARE CON UN PRONUNCIAMENTO MAGISTERIALE SOLENNE il Santuario della Santa Casa e “la  verità” della sua origine miracolosa.

 

Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la santità corporale e le gioie della eternità.

Preghiera a San Giuseppe

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme a quello della tua Santissima Sposa. Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri  ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia l'eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amatissimo, la peste di errori e di vizi che ammorbano il mondo; assistici propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo continuo patrocinio, affinché, con il tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in Cielo. Amen.

 

IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA

Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli

NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO

            Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.

            Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.

            In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.

            Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).

            Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.

dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo"

+ Mons. Edoardo Menichelli

Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm

 

UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE

www.lavocecattolica.it/unavoce.htm

 

La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato. (Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.  Prof. Giorgio Nicolini  -  giorgio.nicolini@poste.it


 L’INIZIO DELL’ANNO A PARTIRE DALL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

----- Original Message -----

From: <Rafminimi13@libero.it>

To: <Undisclosed-Recipient:;>

Sent: Thursday, January 01, 2009 6:49 PM

Subject: Sul valore del 1° Gennaio

Ci sono date preziose e grandissime promesse" (2ªPt,1,4).

1° Gennaio 2009 A.D. Ottava di Natale. Festa della Circoncisione di Nostro Signore.

Carissimi, porgo a tutti/e i miei più sentiti e sinceri auguri di Buon Anno. Spero che, per il nuovo anno abbiate fatto/preso dei propositi e degli impegni per migliorare la nostra fedeltà a Gesù. Prego e vi auguro, in primo luogo, ciò che auguro a me stesso e che oso raccomandare alle vostre preghiere: perseveranza in essi  propositi. Andiamo all'Oggetto.

Il Professor Nicolini da Loreto, da anni porta avanti una serie di battaglie più che meritorie, su vari fronti. In specie circa la riaffermazione del valore "MERAVIGLIOSO" della Traslazione Miracolosa della Santa Casa di Loreto. In questo campo, ci sono molti "Minimalisti" che vogliono ridiscuterlo, se non proprio negarlo. Accanto a questa battaglia, ripeto, più che meritoria e meritevole di tutto l'appoggio che gli possiamo dare, ne porta avanti altre, per così dire, più "originali". In particolare, quella per il "rigore filologico" del Calendario Cristiano. Concretamente, non solo per far aggiungere 6 agli anni dopo Cristo (quindi saremmo, secondo il Professor Nicolini, già nel 2014-2015) ma anche contro il 1° Gennaio.

L'anno dovrebbe incominciare con il 25 marzo. Ciò perchè l'Incarnazione del Verbo, effettivamente spezza in due la Storia dell'Universo. Da quel momento si è colmato l'abisso tra Creatore e Creazione. (…) Non è il primo che sostiene che si dovrebbe dare maggiore visibilità all'Incarnazione ed al valore che tale evento occupa nella Storia. Solo che, il 1° Gennaio, NON ha solo valore civile. Non è solo un residuo del culto pagano del dio Giano. Anzi, dico, forse non che il culto di Giano, ed il valore che il 1° Gennaio aveva in tale culto, non è che erano una distorta prefigurazione di ciò che doveva diventare. Oggi è l'anniversario di un evento che è stato, per così dire, il compimento dell'atto, di ciò che era l'esito di quanto contenuto nell'Incarnazione. Oggi (1° gennaio) è l'anniversario della Circoncisione di Nostro Signore. Oggi ricordiamo la prima volta che è stato sparso il Preziosissimo Sangue. Già solo le sofferenze legate a tale effusione di Sangue, sarebbero state più che sufficienti ad espiare TUTTI i peccati di TUTTI gli uomini, di TUTTI i paesi e di TUTTI i tempi. Ciò che è venuto dopo, ovvero la Settimana Santa, la Passione e Morte con tutto ciò che la accompagnò, tutte le sofferenze fisiche così ben descritte da Mel Gibson, per non parlare di quelle psicologico-morali, di fronte alle quali quelle fisiche furono poca cosa, ecc.,  tutto ciò è stato UN ATTO D'AMORE DEL VERBO INCARNATO VERSO IL PADRE E VERSO DI NOI. NESSUNO POTRA’ rimproverare alcunché a GESU’. Ha fatto per noi tutto ciò che poteva.

Ancora Buon Anno. DIO ci benedica attraverso Maria.

(Messaggio firmato)

 

UNA TESTIMONIANZA

----- Original Message -----

From: ::: (... omissis…) :::

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Saturday, May 05, 2007 4:33 PM

Subject: Lettera per Dr. Nicolini

Egregio Dr. Nicolini, da diverso tempo conosco questo sito (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm).

Mi chiamo A., e purtroppo conosco la disperazione e il dramma che vive quotidianamente chi ha abortito. Quanto dolore e quanto amore buttato via per un bambino che non nascerà. E quanta indifferenza e falsa solidarietà nei confronti di una donna che deve affrontare una gravidanza inattesa o indesiderata. Ho ancora oggi, e credo avrò per sempre, dentro al cuore le ferite di una mancanza così grave come è senza dubbio la consapevolezza che il proprio bimbo è andato distrutto. Poi è inutile rimpiangere il momento in cui si è state talmente fragili e vulnerabili da cedere ai ricatti e alle pressioni di chi considerava il proprio figlio, il proprio nipote, un errore o peggio un nemico da sopprimere. Se è interessato posso mandarle la mia testimonianza.

Di una cosa sono certa: esiste una grande omertà se si affronta il tema dell'aborto, della quale le donne, e purtroppo anch'io, ne sono vittime. Chissà che non siano proprio le donne che hanno abortito a fare chiarezza su ciò che hanno vissuto e subìto. A fare chiarezza sui loro sentimenti feriti, sulla loro libertà violata di diventare madri di un bambino che è unico e irripetibile, a parlare esplicitamente del rimpianto per non avere ricevuto l'aiuto al quale avevano diritto per evitare di abortire.

Spero di poterle parlare, anche attraverso una “mail”. Grazie.

Messaggio firmato

 

A Sua Ecc.za Rev.ma

Mons. EDOARDO MENICHELLI

Arcivescovo-Metropolita di Ancona-Osimo

Piazza del Senato, 7 – 60121 ANCONA - Tel. 071.2085820 – Facs. 071.2075003

 

e, per conoscenza:

 

Al Santo Padre BENEDETTO XVI - Città del Vaticano – Tel. 06.6982 - Facs. 06.69885378 / 06.69885863

Al Segretario di Stato - Card. TARCISIO BERTONE - Città del Vaticano – Tel. 06.69883913 – Facs. 06.69885255

Al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana - Card. ANGELO BAGNASCO - Roma/Genova – Facs. 06.6623037 / 010.2700260

Alla Congregazione per il Culto Divino - Piazza Pio XII, 10 – 00193 Roma – Tel. 06.69884316 – Facs. 06.69883499

Al Tribunale della Segnatura Apostolica - Piazza della Cancelleria, 1 – 00186 Roma – Tel. 06.69887520 – Facs. 06.69887553

Al Vescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonucci - Piazza della Madonna, 1 – 60025 Loreto – Tel.  071.9747173 – Facs. 071.9747216

Al Rev.do Sac. Mons. ROBERTO PECCETTI - Vicario Episcopale - Via Pio II, 1 – Ancona

All’Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO - Via Vecchia Bolognese, 321 - Firenze – Tel./Facs. 055.400707

 

 

 

OGGETTO: Richiesta apertura della procedura canonica per “delitto di falso” (can. 1391) sulla “questione lauretana”, a motivo degli inadempimenti al riguardo da parte del Vescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonucci.

Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”

 

Ancona, 6 febbraio 2009

San Paolo Miki e compagni

Ecc.za Rev.ma, Mons. EDOARDO MENICHELLI,

a seguito di una trasmissione televisiva andata in onda su RAIDUE (Programma culturale “VOYAGER”), il 4 febbraio u.s. (cfr. DVD, allegato 1), in cui il Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, il Padre Giuseppe Santarelli, ha riproposto a milioni di telespettatori “le dissacranti falsità” da lui propalate da tre decenni a riguardo della storia e del culto della Santa Casa di Loreto (da me innumerevoli volte denunciate allo stesso P. Santarelli, nonché alle Autorità Ecclesiastiche competenti) (cfr. allegato 2), e dopo aver avuto in data 3 febbraio u.s., dal Vicario Episcopale di Loreto, comunicazione telefonica che l’attuale Ordinario Lauretano, Mons. Giovanni Tonucci, non adempirà ai Suoi pur obbliganti doveri di accertamento canonico, a riguardo del “delitto di falso” da me canonicamente a lui denunciato (cfr. allegati  3, 4, 5, 6), mi rivolgo di nuovo a Lei, quale Arcivescovo Metropolita, sotto la cui giurisdizione ricade la Prelatura e il Vescovo di Loreto, perché non ometta di procedere – secondo il Suo dovere e la Sua responsabilità – all’apertura ed adempimento del procedimento canonico sopraddetto, secondo i tempi stabiliti dalla Chiesa e secondo quanto già denunciatoLe nello scritto a Lei consegnato nell’Udienza del 24 agosto 2006 (cfr. allegato 7).

In particolare, mi permetto rispettosamente di ricordarLe il can.436 (§.1) del Codice di Diritto Canonico, che dichiara: “Nelle diocesi suffraganee spetta al Metropolita: 1°. vigilare perché la fede e la disciplina ecclesiastica siano accuratamente osservate, e informare il Romano Pontefice su eventuali abusi; 2°. fare la visita canonica, per una causa precedentemente approvata dalla Santa Sede (cfr. allegato 8), se il suffraganeo l’avesse trascurata.

Con il presente scritto, pertanto, intendo rinnovare la mia “denuncia canonica” secondo come descritto negli allegati 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e, in particolare, a riguardo della principale opera mistificatrice sulla “questione lauretana”, da cui sono discese tutte le altre, cioè il libro del Padre Giuseppe Santarelli “LA SANTA CASA DI LORETO” (nelle sue varie edizioni), che ben definirei come “Il Codice da Vinci Lauretano”, dato che per oltre la metà dei suoi contenuti è frutto di fantasiose, romanzesche e inesistenti congetture, dissacratorie della “Verità Lauretana”, supportate in un modo molto sofisticato mediante un innumerevole uso - da parte dell’autore - di “manipolazioni” e “falsificazioni” storiche e documentali, anche del magistero ecclesiastico.

 Riguardo ai tempi dell’accertamento canonico, il Codice di Diritto Canonico prescrive “la massima celerità (can.1513, §.3), specie in “cause” come quella da me introdotta. In particolare, il can.1505 recita: “Il giudice (…), dopo aver constatato che la cosa è di sua competenza (…), deve al più presto con un suo decreto ammettere o respingere il libello”.

Il can.1506 prosegue: “Se il giudice entro un mese dalla presentazione del libello non ha emesso il decreto, con il quale ammette o respinge il libello a norma del can.1505, la parte interessata può fare istanza perché il giudice adempia il suo compito; che se ciononostante il giudice taccia, trascorsi inutilmente dieci giorni dalla data dell’istanza, il libello si consideri ammesso”.

La mia causa canonica  era  stata già introdotta presso di Lei in data 24 agosto 2006 (cfr. allegato 7), e presso il Vescovo di Loreto in data 29 aprile 2008 (cfr. allegato 4) e, dopo le varie istanze di sollecito, a voce e per iscritto, essa è indubitabilmente da considerarsi “ammessa”, a norma del can.1506. Ne segue quanto dispone il can. 1507, §.2: “Se il libello si considera accolto a norma del can.1506, il decreto di citazione in giudizio deve essere dato entro venti giorni dal momento in cui fu fatta l’istanza, di cui in quel canone”.

Voglio qui ancor più fortemente sottolineare – dopo la trasmissione televisiva di cui sopra - come la mia “denuncia canonica” non riguarda un semplice fatto ecclesiastico “privato”, ma un fatto avente una “rilevanza ecclesiale universale”, e della massima gravità in ciò che è una “falsificazione colossale della verità storica sulla Santa Casa” e in ciò che è nel contempo una “grave disobbedienza ai pronunciamenti magisteriali e pontifici secolari”: sia riguardo all’autenticità della Santa Casa e delle sue Miracolose traslazioni, e sia riguardo alle norme liturgiche tuttora in vigore sulla solenne celebrazione della “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa il 10 dicembre di ogni anno.

Pertanto, mentre Le formulo la richiesta di una Udienza direttamente con Lei, entro i tempi canonici sopra richiamati, onde meglio illustrarLe tutto quanto sopra esposto, con il presente scritto sono rispettosamente a ricordarLe quanto recita il can.1453: “Giudici e tribunali provvedano, salva la giustizia, affinché tutte le cause si concludano al più presto, di modo che non si protraggano più di un anno nel tribunale di prima istanza, e non più di sei mesi nel tribunale di seconda istanza”.

A riguardo delle omissioni del Vescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, circa i Suoi obblighi canonici, vorrei qui ricordare il grave enunciato del can.1457, a Lui già richiamato con la Lettera del 31 ottobre 2008 (cfr. allegato 6), che dichiara: I giudici che, essendo sicuramente ed evidentemente competenti, si rifiutano di giudicare (…), o per dolo o negligenza grave procurano altro danno ai contendenti, possono essere puniti dall’autorità competente con congrue pene, non esclusa la privazione dell’ufficio”.

Ecc.za Rev.ma,

il grande pontefice Beato Pio IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata”. E il Card. Biffi, in un discorso, asseriva: “Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l’uomo ogni via di salvezza.

            In fiduciosa attesa dell’Udienza e delle “risposte canoniche” di cui sopra, nell’assicurarLe il mio vivo ricordo nella preghiera, in specie alla Vergine Immacolata Lauretana, Le porgo i più deferenti saluti.

 

 

 

Prof. GIORGIO NICOLINI

Via Maggini, 230 – 60127 Ancona

Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@telemaria.it

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L’APPELLO DI DON FRANCESCO LO GERFO

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From: francescologerfo@alice.it

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Monday, July 09, 2007 5:31 PM

 

“Iddio mi conceda di parlare secondo quello che penso e di pensare in modo degno dei beni dati,

poiché egli è la guida della Sapienza e il correttore dei saggi”.

(Sapienza di Salomone 7,15)

Palermo, 20 giugno 2007

Ill.mo Signor Presidente,

                è col cuore in mano che mi accingo a scrivere queste righe, sicuramente per me umilianti e vergognose e forse anche inutili. 

                Spero solo che tocchino il cuore di chi le leggerà, sempreché qualcuno lo faccia. Chiedo perdono fin da ora, per il disturbo. Il tono un po’ confidenziale  nasce da quella convinzione di essere tutti figli di Dio e quindi fratelli.

                Non è facile a 54 anni, di cui 24 di sacerdozio, accettare di essere un fallito e un mendicante che bussa a tante porte per tendere la mano a chiedere l’elemosina, eppure…

                Le cose più importanti sono le più difficili da dire, sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, ma le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è anche più di questo!

                Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E si potrebbero anche fare rivelazioni che ci costano, per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che è stato detto, senza capire perché ci sembrava tanto importante da piangere mentre le si diceva. E questa è la cosa peggiore! Quando il segreto rimane chiuso dentro, non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che voglia e sappia ascoltare.

                Ho cercato per anni un orecchio disposto ad ascoltarmi, all’interno delle istituzioni ecclesiastiche, ma dopo quasi sette anni di ricerche infruttuose, sono costretto ad arrendermi. Nessuno ha voluto ascoltarmi, nessuno mi ha creduto, nessuno mi ha aiutato!

                “La verità vi farà liberi” (Gv.8,32), leggiamo nel Vangelo, che predichiamo. Eppure, dopo sette anni quasi che cerco, specialmente nell’ambiente ecclesiastico e religioso, un orecchio disponibile ad ascoltare, gridando la verità, i miei sforzi inutili mi convincono che molti preferiscono non conoscerla. Infatti alla verità si preferisce l’apparenza: è incredibile, ma proprio noi che predichiamo un Vangelo di Amore e di Liberazione, lo facciamo puntando il dito piuttosto che tendendo la mano.

                Le reazioni, infatti, nel corso di questi ultimi anni, alle mie richieste d’aiuto sono state di incredulità. Tanto che alcune suore di Brescia, ad esempio, hanno avvisato i carabinieri, che hanno svolto regolari indagini.

                Altri hanno chiamato la Curia di Palermo o la Curia di Locri, dalla quale ancora dipendo ecclesiasticamente, sebbene abiti ormai da sette anni a Palermo, a seguito di una grave malattia che ha colpito mia madre, e dove ho presentato regolare domanda di incardinazione, ancora in attesa di una risposta.

                Ebbene chi ha chiamato si è sentito rispondere che loro mi hanno sempre aiutato. Ma d’altra parte cosa avrebbero dovuto rispondere? A nessuno piace ammettere le proprie responsabilità.

                Altri ancora mi hanno telefonato o scritto, dimostrando a parole la loro solidarietà, ma poi sono scomparsi, rendendosi irreperibili.

                Tanti mi hanno garantito preghiere: purtroppo, con le preghiere non sono riuscito a togliere alcun debito, provocati da oltre due anni vissuti senza alcuna entrata.

                Altri, e sono la maggior parte, hanno preferito ignorarmi. Bontà loro!

                L’indifferenza, la mancanza di quella pietas e carità cristiana è la cosa peggiore che sto sperimentando in questi lunghi anni vissuti con l’incubo della solitudine e dell’incomprensione. Subisco l’ingiustizia di false accuse senza potermi neanche difendere, perché accusato, giudicato e condannato a mia insaputa. Ne sto subendo tutte le conseguenze a livello psicologico; per questo avrei voluto denunciare il mio grave disagio. Sono senza alcun incarico ormai da sette anni e trascorro così inutilmente le mie giornate, subendo un forte danno biologico e psicologico.

                Per oltre due anni sono rimasto senza alcun mezzo di sostentamento; infatti, a seguito della malattia di mia madre, ho dovuto lasciare il mio ultimo incarico di cappellano sulle navi e fermarmi a Palermo per poter restare vicino a mia madre. Per andare avanti in questi due anni ho dovuto contrarre debiti con le uniche persone che non chiedono garanzie, né garanti, ma i cui interessi diventano micidiali.

                Nel 2002 finalmente sono stato reinserito nel Sistema Sostentamento Clero, per un’indennità pari a 700 euro circa. A questo punto per pagare i primi debiti, ne ho dovuto contrarre altri presso alcune finanziarie, finché ultimamente la situazione è esplosa.

                Perché a questo punto un ulteriore inutile scritto da parte mia? Forse spero, forse mi illudo! Non è facile compiere gesti estremi ed eclatanti… L’ultima mia indennità integrativa di aprile, è stata pari a 590 euro, con i quali provvedere a tutte le spese: affitto (400 euro), bollette e viveri, oltre che a ripianare i debiti in passato contratti. Ciò con buona pace e tante belle parole di tutti coloro che sono a conoscenza di questa situazione disastrosa.

                Affido allo Spirito Santo questo mio scritto, perché possa ispirare chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi a compiere un gesto d’amore e di carità, che il mondo religioso in questi anni mi ha sempre negato, ignorandomi.

                Non resta che inviare un sincero e devoto saluto in Cristo, nostro fratello.

Sac. Francesco Lo Gerfo

Via Libertà, 165 - 90143 Palermo

Tel. 091.348840 – Cell. 349.6411511

P. S. - Qualora le scarne notizie non fossero sufficienti per comprendere appieno la situazione, sono disponibile a tutte le chiarificazioni necessarie.

 

AI SACERDOTI CHE VOGLIONO AIUTARE DON FRANCESCO:

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Gesù a Santa Faustina Kowalska

“Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se l’anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore e misericordia. Un’anima che ha fiducia in Me è felice, perché Io stesso mi prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai esaurirà la mia misericordia, poiché più vi si attinge più aumenta. Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, facendo questo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà! Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per loro. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte Io lo difenderò come la stessa mia gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono! Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie piaghe!”

 

PREGHIERA DI UN BAMBINO CHE STA PER ESSERE UCCISO CON L’ABORTO
O Dio,Vieni a salvarmi,

Signore,vieni presto in mio aiuto.
Siano confusi e arrossiscano quanti attentano alla mia vita.
Siano respinti e sconfitti quanti vogliono la mia morte.
Con  vergogna siano umiliati quelli che dicono che non sono vivo.
Gioia e grande allegria per quelli che cercano di salvarmi.
Ma io sono impaurito e infelice, vieni presto, mio Dio;
tu sei mio aiuto e mio salvatore;
Signore, non tardare.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.

 

Lettera di Giovanni Paolo II a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993

Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (…), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                                PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

                Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

                Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

                Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.         Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

                Amen.

 

A RIGUARDO DELL’APOSTASIA LAURETANA

cfr. www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

IMPORTANTISSIMI ANTICHI LIBRI SULLA STORIA DELLA SANTA CASA

RICCHI DI DOCUMENTAZIONI STORICHE

 

Per scaricare da Internet un antico e importantissimo libro (di pagine 218)

sulla storia delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa

dal titolo "DISSERTAZIONE CRITICO STORICA SULLA IDENTITA’

DELLA SANTA CASA DI NAZARETTE”, di Vincenzo Murri, scritto nel 1791,

collegarsi all’indirizzo Internet

http://books.google.it/books?id=kEoQAAAAIAAJ&pg=PA212&dq=santuario+loreto&lr=&ei=XmibSK2SCZ6MjAHUhvn6BA

Il libro è digitalizzato da Google, per cui è visibile e scaricabile in formato PDF.

 

Altre notizie storiche importantissime si possono trarre dalla pagina 203 alla pagina 287 del

DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO-ECCLESIASTICA di Gaetano Moroni, del 1846,

scaricabile in formato PDF collegandosi all’indirizzo Internet

http://books.google.it/books?id=R7lDAAAAIAAJ&pg=PA286&dq

 

Un altro libro ancora più antico, del 1696, scritto da Baldassare Bartoli,

dal titolo LE GLORIE MAESTOSE DEL SANTUARIO DI LORETO (di pagine 134)

può essere scaricato collegandosi all’indirizzo Internet

www.lavocecattolica.it/libro.legloriemaestosedelsantuariodiloreto.pdf

 

Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO

«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).

www.operadellavita.it

LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

SOTTO LA TUA PROTEZIONE

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

Messaggio da Mediugorie del 25 febbraio 2009, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

Messaggio a Marija del 25 febbraio 2009

Cari figli, in questo tempo di rinuncia, preghiera e penitenza vi invito di nuovo: andate a confessare i vostri peccati affinché la grazia possa aprire i vostri cuori e permettete che essa vi cambi. Convertitevi, figlioli, apritevi a Dio e al suo piano per ognuno di voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Messaggio a Mirjana del 2 marzo 2009

Cari figli ! Sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dalla vera verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati, invece io vi offro la sincera devozione che si nutre di amore, di sacrificio e di verità. Io vi dò mio Figlio. La Madonna era triste.

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA

E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet

www.lavocecattolica.it

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

www.lavocecattolica.it/lettera1marzo2009.htm

 

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

La Santa Casa di Loreto è il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazaret.

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.

 

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET www.telemaria.it

TELE MARIA è una nuova Emittente Televisiva Cattolica in Internet

nata dall’ispirazione di Maria

Trasmette programmi secondo le indicazioni dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:

"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI" (cfr. Fil.4,8).

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DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

LA SANTA CASA DI GESU’, DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA

 

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inviando alla Redazione di questa Emittente Televisiva filmati personali e didattici da trasmettere

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