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PER DEGLI IMPREVISTI IMPEDIMENTI TECNICI DEI COLLEGAMENTI INTERNET
LA SOTTOSTANTE LETTERA INFORMATIVA n°58 DEL 20 APRILE 2006 VIENE SPEDITA CON NOTEVOLE RITARDO SENZA TUTTAVIA AVER PERSO NULLA DELLA SUA ATTUALITA’
Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
(Is.40,28)
LA PASQUA DI RISURREZIONE NEL RICORDO DEL PASSAGGIO DEL MAR ROSSO
UNA MURAGLIA A DESTRA E A SINISTRA
“Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto,
mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra”
(Es.14,22)
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Il
vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove
va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
Ancona
Giovedì, 20 aprile 2006
Domenica, 19 aprile 2012
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto
intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” (17 ottobre 1922). Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).
A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia
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TOTUS TUUS EGO SUM
LETTURA BIBLICA DEL GIORNO
DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (3,11-26)
In quei giorni, mentre lo storpio guarito teneva Pietro e
Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per lo stupore accorse verso di loro al
portico detto di Salomone. Vedendo ciò, Pietro disse al popolo: «Uomini
d'Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se
per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo? Il Dio
di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato
il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato,
mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e
il Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino e avete ucciso
l'autore della vita. Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo
testimoni. Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore
a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest'uomo
la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. Ora, fratelli, io so che
voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi; Dio però ha
adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che
cioè il suo Cristo sarebbe morto.
Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e
così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia,
cioè Gesù.
Egli dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte
le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi
profeti. Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un
profeta come me in mezzo ai vostri fratelli; voi lo ascolterete in tutto
quello che egli vi dirà. E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà
estirpato di mezzo al popolo. Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da
quanti parlarono in seguito, annunziarono questi giorni. Voi siete i figli
dei profeti e dell'alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse
ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della
terra.
Dio, dopo
aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi per
portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità».
LE MISTERIOSE “COINCIDENZE” DELLA PASQUA 2006
Gli Ebrei celebrano la Pasqua (Pesah), ricordando il passaggio dalla schiavitù passata in Egitto alla libertà della Terra Promessa.
Domenica 9 aprile 2006: Domenica delle Palme.
Domenica-Lunedì 9-10 aprile 2006: Elezioni Politiche italiane: “quasi” come il passaggio del Mar Rosso del popolo d’Israele, con la “miracolosa” muraglia a destra e a sinistra.
Domenica-Sabato 9-15 aprile 2006: Settimana Santa.
Venerdì 14 aprile 2006: “Via Crucis” al Colosseo scritta da Mons. Angelo Comastri, ex-Arcivescovo di Loreto, Vicario del Santo Padre
Domenica 16 aprile 2006: Santa Pasqua cristiana ed ebraica, nella coincidenza del 79° compleanno del Sommo Pontefice Benedetto XVI.
Domenica 16 aprile 2006: alla Cittadella di Ancona, sul colle di Capodimonte, crolla un albero “inspiegabilmente” senza radici…
Martedì, 18 aprile 2006: 500° anniversario della prima pietra della Basilica di San Pietro.
Mercoledì 19 aprile 2006: 1° anniversario della elezione del Card. Ratzinger a Sommo Pontefice, con il nome di Benedetto XVI, assumendo il nome del Patrono d’Europa, definendosi “un umile e semplice lavoratore nella vigna del Signore”.
Venerdì 21 aprile 2006: 2759° anniversario della Fondazione di Roma (avvenuta secondo la tradizione il 21 aprile del 753 a.C.)
Domenica 23 aprile 2006: San Giorgio (= “colui che lavora la terra”), sotto la cui protezione è iniziato il Pontificato di Benedetto XVI.
Domenica 23 aprile 2006: Festa della Divina Misericordia e Santa Pasqua Ortodossa.
Martedì, 25 aprile 2006: Festa Civile della Liberazione.
Mercoledì, 26 aprile 2006: Anniversario dell’ammonitrice catastrofe NUCLEARE di Chernobyl.
Venerdì, 28 aprile 2006 – San Luigi Maria Grignion da Montfort, il santo del “TOTUS TUUS”.
Sabato, 29 aprile 2006: Santa CATERINA DA SIENA, Patrona d’Italia e d’Europa, da lei protette.
LE COINCIDENZE DELLA PROVVIDENZA DIVINA
PASQUA DI RISURREZIONE 2006 - Una gioiosa coincidenza: Benedetto XVI celebra la prima Pasqua del Pontificato nel giorno del suo genetliaco. È una semplice coincidenza. Ma nel fluire della storia le coincidenze non sono mai senza senso. E se le si legge con gli occhi della fede, si riesce sempre a scorgere, in filigrana, un messaggio che va oltre il contingente. Che provoca, sollecita. Nell'apparente casualità, si avverte l'impronta di una Mano provvida e sapiente. Così il clima di festa nel quale il popolo dei credenti si prepara a celebrare la Pasqua di Risurrezione 2006 si arricchisce di un motivo di gioia ulteriore, non occasionale. Questa prima Pasqua del Pontificato di Benedetto XVI coincide, infatti, con il giorno del suo 79° genetliaco. E cade quasi alla vigilia del primo anniversario della sua elezione alla Cattedra di Pietro. A partire dalla Domenica della Palme, lungo tutta la Settimana Santa, il cammino orante del popolo di Dio si è addentrato nelle profondità del Mistero, guidato e orientato dalla parola di Benedetto XVI. Sui suoi passi ha sperimentato la memoria dell'Eucaristia e del Sacerdozio, l'itinerario dolente della Croce, la trepidazione dell'attesa. Oggi quei passi giungono sulla soglia del Sepolcro, dove sta per compiersi il miracolo della Risurrezione. Dinanzi a quella pietra, travolta dalla forza incontenibile della Vita che vince la morte, anche i cuori dei credenti si spalancano alla Luce. E si leva, solenne e liberante, il grido dell'"Alleluia", dell'Amore "fino alla fine" che restituisce la speranza alla storia. Un inno gioiosamente pasquale. Un augurio fervidamente petrino.
(©L'Osservatore Romano - 16 Aprile 2006)
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/text.html#1
LA PASQUA EBRAICA E IL SUO SIMBOLISMO
La prima e principale festa dell'anno ebraico - principale perché segna gli inizi del popolo ebraico ed è quindi madre di tutte le feste dell'anno liturgico, anche dello Shabbath - è Pessach, la Pasqua, che gli ebrei chiamano "il tempo della nostra liberazione".
Questa liberazione cade sempre di primavera, nel mese di Nissan. Ma questo non è il mese della liberazione perché in esso avvennero i prodigi dell'esodo: i prodigi dell'esodo avvennero invece in quel mese perché così Dio l'aveva preordinato per manifestarsi e per liberare, innestando la liberazione spirituale in un fenomeno naturale di vita, festeggiato ciclicamente da tutti i popoli: la primavera.
È la stagione nella quale la natura, libera dalle catene dell'inverno, si rinnova e si riveste di nuovo splendore. Questa è la stagione della libertà nella quale risuona la voce dell'amato: “Alzati, amica mia, vieni, mia bella, mettiti in cammino. Ecco l'inverno [della schiavitù] è passato”.
Questa è la stagione nella quale sono state aperte le sorgenti della liberazione dalla schiavitù dell'Egitto; liberazione per poter servire ed amare Dio. Queste sorgenti che si aprono nuovamente ogni anno zampillano con tutta la loro forza ogni mese di Nissan. La schiavitù e la liberazione dall'Egitto costituiscono la pietra di fondazione di Israele; su di esse poggia tutta la sua storia. Per questo i saggi di Israele possono dire: "Ogni periodo di esilio nella storia del nostro popolo fu prefigurato dalla schiavitù d'Egitto e ogni atto di liberazione, fino a quando giungerà quello definitivo, l’avvento del Messia, ha le sue radici in questa redenzione originale, che avvenne durante l'eterna stagione della nostra liberazione dall'Egitto".
Ecco perché l'ebreo nella notte di Pessach diventa partecipe di quell'intervento fondante attraverso il quale Dio stesso si scelse un popolo, lo adottò e lo strappò dal potere di un altro, dimostrando così che egli è il Signore della storia.
LA VERGINE LAURETANA,
LA CUI SANTA CASA DI NAZARETH E’ STATA “STRAPPATA” DAI POPOLI PROFANATORI
E DONATA AL POPOLO ITALIANO, A LORETO, PRESSO ANCONA
“CAUSA DELLA NOSTRA GIOIA”
AL “REGINA COELI” DI BENEDETTO XVI DEL 16 APRILE 2006
Cari fratelli e sorelle,
nella luce del Mistero pasquale, che la liturgia ci fa celebrare in tutta questa settimana, sono felice di ritrovarmi con voi e di rinnovare l’annuncio cristiano più bello: Cristo è risorto, alleluia! Il tipico carattere mariano di questo nostro appuntamento ci induce a vivere il gaudio spirituale della Pasqua in comunione con Maria Santissima, pensando a quale debba essere stata la sua gioia per la risurrezione di Gesù. Nella preghiera del Regina caeli, che in questo tempo pasquale si recita al posto dell’Angelus, noi ci rivolgiamo alla Vergine invitandola a rallegrarsi perché Colui che ha portato nel grembo è risorto: "Quia quem meruisti portare, resurrexit, sicut dixit". Maria ha custodito nel suo cuore la "buona notizia" della risurrezione, fonte e segreto della vera gioia e dell’autentica pace, che Cristo morto e risorto ci ha conquistato con il sacrificio della Croce. Chiediamo a Maria che, come ci ha accompagnato nei giorni della passione, continui a guidare i nostri passi in questo tempo di gioia spirituale, perché possiamo crescere sempre più nella conoscenza e nell’amore del Signore e diventare testimoni e apostoli della sua pace.
Nel contesto pasquale, mi piace quest’oggi condividere con voi anche la gioia di un anniversario molto significativo: 500 anni or sono, precisamente il 18 aprile 1506, il Papa Giulio II poneva la prima pietra della nuova Basilica di San Pietro, che il mondo intero ammira nella possente armonia delle sue forme. Desidero ricordare con gratitudine i Sommi Pontefici che hanno voluto quest’opera straordinaria sulla tomba dell’Apostolo Pietro. Ricordo con ammirazione gli artisti che hanno contribuito con il loro genio a edificarla e decorarla, come pure sono grato al personale della Fabbrica di San Pietro che egregiamente provvede alla manutenzione e alla salvaguardia di un così singolare capolavoro d’arte e di fede. Possa la circostanza felice del cinquecentesimo anniversario risvegliare in tutti i cattolici il desiderio di essere "pietre vive" (1 Pt 2,5) per la costruzione della Chiesa santa, nella quale risplende la "luce di Cristo" (cfr Lumen gentium, 1), attraverso la carità vissuta e testimoniata davanti al mondo (cfr Gv 13,34-35).
La Vergine Maria, che le litanie lauretane ci fanno invocare quale "Causa nostrae laetitiae - Causa della nostra gioia", ci ottenga di sperimentare sempre la gioia di essere parte dell’edificio spirituale della Chiesa, "comunità d’amore" nata dal Cuore di Cristo.
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
E IL VERBO SI FECE CARNE
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!
ROMA - XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…
DALL’8 SETTEMBRE 1998 LA PREGHIERA QUOTIDIANA PER L’ITALIA NELLA SANTA CASA DI LORETO
L’8 settembre 1998 si inaugurò nella SANTA CASA di Loreto “la preghiera quotidiana per l'Italia”, dopo che già nel 1994 Giovanni Paolo II vi aveva fatto iniziare la GRANDE PREGHIERA PER L’ITALIA.
Per la circostanza, il “santo” Pontefice Giovanni Paolo II scrisse al Card. Ruini, che presiedette l’avvio di quella Preghiera Quotidiana per l’Italia: “La Grande Preghiera per l'Italia iniziò nel 1994, quando la costante sollecitudine che nutro per la diletta Nazione italiana, mi spinse ad invitare a far salire incessantemente a Dio una preghiera nella Chiesa (cfr. At.12,5) al fine d'ottenere la grazia della CONVERSIONE dei cuori, condizione indispensabile per costruire una convivenza più giusta e solidale. (...). La nuova provvidenziale iniziativa, che riprendendo quell'invito è divenuta la Preghiera Quotidiana per l'Italia, prolunga l'invocazione di pace (…), volgendo lo sguardo con rinnovato e filiale amore a Colei che in ogni contrada della Penisola è venerata quale rifugio sicuro nei pericoli e Madre benevola verso le suppliche di quanti sono nella prova. (...). La Lampada dell'Italia, che ogni giorno brillerà nella Casa Santa, luogo che richiama il mistero del Verbo fatto carne, sarà simbolo del costante affidamento alla Madre del Signore da parte della comunità italiana. Essa ricorderà allo stesso tempo che è compito dei cristiani, essere vigilanti con le lanterne accese (cfr. Mt.25,1-13) e perseveranti nella preghiera e nella fedeltà al Vangelo per illuminare con la fiaccola della Verità e dell'amore di Cristo le varie realtà sociali, politiche, culturali ed economiche dell'esistenza”
LA SCELTA DEL 9-10 APRILE 2006
UNA MURAGLIA A DESTRA E A SINISTRA
“Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto,
mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra”
(Es.14,22)
Destra: 18.977.843 voti - Sinistra: 19.002.598
Differenza: 24.755
Quanti si sono resi conto che, votando, o hanno commesso un peccato mortale, o hanno commesso un peccato veniale, o – all’opposto - hanno fatto un atto virtuoso, se conforme alla Legge di Dio?... NON ESISTE IL RELATIVISMO MORALE: OGNI SCELTA ANCHE DI UN “VOTO” IN ELEZIONI POLITICHE E’ UN PECCATO O NON LO E’, ED OGNI CONSEGUENZA DI MALE CHE NE E’ DERIVATA PER UNA SCELTA SBAGLIATA E’ STATA PROVOCATA DA CHI HA COMMESSO UN PECCATO, DISOBBEDENDO ALLA LEGGE DI DIO E ALL’INSEGNAMENTO DELLA CHIESA!...
Intervista a MONS. ANGELO AMATO,
Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede
… prima delle elezioni…
Quanto dice la Chiesa in cosa è vincolante per i credenti al momento di decidere sul voto o quando si agisce in politica?
«La coscienza cristiana formata non permette di favorire con il proprio voto l'attuazione di un programma politico in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale cristiana siano misconosciuti, contrastati o negati (cfr. Nota Dottrinale, n.4). È in gioco l'essenza dell'ordine morale che riguarda il bene integrale della persona e della comunità».
È possibile operare da cattolici all'interno di una forza politica che non sempre rispetta la visione cristiana della persona, della vita e della famiglia, e a quali condizioni? Allo stesso modo, è possibile votare per essa senza compromettere la propria coscienza? A molti sembra impossibile trovare uno schieramento che soddisfi pienamente le aspirazioni della propria coscienza per la presenza di questo o quel partito, di questo o quell'esponente...
”Direi che è importante fare una chiara e netta distinzione tra forze politiche che rispettano nella loro ispirazione e nel loro programma di governo i princìpi e le esigenze etiche non negoziabili, e forze politiche che su questi aspetti e vincoli fondamentali hanno una visione opposta alla dottrina cristiana o comunque relativista. Il cattolico non può appoggiare le forze di questo secondo tipo”.
… ma molti cattolici lo hanno fatto…
STUDIAMO IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA!...
LA COSCIENZA MORALE
1776 « Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore [...]. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore [...]. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria ».69
I. Il giudizio della coscienza
1777 Presente nell'intimo della persona, la coscienza morale le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive. Attesta l'autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire Dio che parla.
1778 La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che l'uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina: La coscienza «è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. [...] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo».
1779 L'importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione: «Ritorna alla tua coscienza, interrogala. [...] Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio».
1780 La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza morale comprende la percezione dei principi della moralità (sinderesi), la loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente riconosciuta attraverso il giudizio prudente della coscienza. Si chiama prudente l'uomo le cui scelte sono conformi a tale giudizio.
1781 La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti. Se l'uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio: «Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1^Gv.3,19-20).
II. La formazione della coscienza
1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.
1784 L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni essa dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo e dall'orgoglio, dai sensi di colpa e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L'educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.
1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa.
III. Scegliere secondo coscienza
1786 Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un giudizio retto in accordo con la ragione e con la Legge divina, sia, al contrario, un giudizio erroneo che da esse si discosta.
1787 L'uomo talvolta si trova ad affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione. Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio espressa nella Legge divina.
1788 A tale scopo l'uomo si sforza di interpretare i dati dell'esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di persone avvedute e con l'aiuto dello Spirito Santo e dei suoi doni.
1790 L'essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale sia nell'ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.
1791 Questa ignoranza spesso è imputabile alla responsabilità personale. Ciò avviene «quando l'uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato». In tali casi la persona è colpevole del male che commette.
1792 All'origine delle deviazioni del giudizio nella condotta morale possono esserci la non conoscenza di Cristo e del suo Vangelo, i cattivi esempi dati dagli altri, la schiavitù delle passioni, la pretesa di una malintesa autonomia della coscienza, il rifiuto dell'autorità della Chiesa e del suo insegnamento, la mancanza di conversione e di carità.
1793 Se — al contrario — l'ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
1794 La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità «sgorga», ad un tempo, «da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera» (1^Tm.1,5): «Quanto più prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità».
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta…
Che altro avrei dovuto
fare e non ti ho fatto?
Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
poiché mi hai spento la sete con aceto,
e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.
IL BASTONE DI MOSE’ E L’INTERVENTO DIVINO
Riflettiamo…
(Esodo 14,15-31)
Il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri». L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò indietro. Venne così a trovarsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. Ora la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte. Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte, risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare asciutto, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono con tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri, entrando dietro di loro in mezzo al mare. Ma alla veglia del mattino il Signore dalla colonna di fuoco e di nube gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!». Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra. In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.
IL SIGNORE HA GETTATO IN MARE CAVALLO E CAVALIERE
Esodo 15,1-21:
[1]Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: «Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere. [2]Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. E` il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare! [3]Il Signore è prode in guerra, si chiama Signore. [4]I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare e i suoi combattenti scelti furono sommersi nel Mare Rosso. [5]Gli abissi li ricoprirono, sprofondarono come pietra. [6]La tua destra, Signore, terribile per la potenza, la tua destra, Signore, annienta il nemico; [7]con sublime grandezza abbatti i tuoi avversari, scateni il tuo furore che li divora come paglia. [8]Al soffio della tua ira si accumularono le acque, si alzarono le onde come un argine, si rappresero gli abissi in fondo al mare. [9]Il nemico aveva detto: Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano! [10]Soffiasti con il tuo alito: il mare li coprì, sprofondarono come piombo in acque profonde. [11]Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come te, maestoso in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? [12]Stendesti la destra: la terra li inghiottì. [13]Guidasti con il tuo favore questo popolo che hai riscattato, lo conducesti con forza alla tua santa dimora. [14]Hanno udito i popoli e tremano; dolore incolse gli abitanti della Filistea. [15]Già si spaventano i capi di Edom, i potenti di Moab li prende il timore; tremano tutti gli abitanti di Canaan. [16]Piombano sopra di loro la paura e il terrore; per la potenza del tuo braccio restano immobili come pietra, finché sia passato il tuo popolo, Signore, finché sia passato questo tuo popolo che ti sei acquistato. [17]Lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua sede, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato. [18]Il Signore regna in eterno e per sempre!». [19]Quando infatti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare. [20]Allora Maria, la profetessa, sorella di Aronne, prese in mano un timpano: dietro a lei uscirono le donne con i timpani, formando cori di danze. [21]Maria fece loro cantare il ritornello: «Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavallo e cavaliere!».
L’ITALIA E L’ALBERO SENZA PIU’ RADICI
DALLA CRONACA LOCALE DI ANCONA
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DOVE SONO LE RADICI CRISTIANE
DI ANCONA, DELL’ITALIA, DELL’EUROPA?...
Popolo mio che male ti ho fatto?
In che ti ho provocato? Dammi risposta…
Che altro avrei dovuto
fare e non ti ho fatto?
Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna,
ma tu mi sei divenuta aspra e amara:
poiché mi hai spento la sete con aceto,
e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore.
L’AMMONIMENTO DI GESU’
“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. (…). Diceva ancora alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?” (Lc.12,51.54-57).
ABBATTERE IL MURO DI SEPARAZIONE DELL’INIMICIZIA
“Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l'inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef.2,13-18).
DAL COLLE DI CAPODIMONTE DI ANCONA
LA PROTEZIONE DEI BEATI E NOBILI “CONTI” FERRETTI SULL’ITALIA
Beato Gabriele Ferretti (dei Conti Ferretti di Ancona, Compatrono di Ancona)
Beato Pio IX (Sommo Pontefice, discendente dei Conti Ferretti di Ancona e del Beato Gabriele)
Il 25 gennaio 1872 il Sommo Pontefice Beato Pio IX (dei Conti Mastai-Ferretti) così diceva ai fedeli di tutte le nazioni riuniti intorno a lui: “La società è stata chiusa come in un labirinto da cui non potrà uscire senza la mano di Dio”. Nel giugno 1871 diceva ai giovani romani del Circolo San Pietro: “Poiché niente possiamo aspettarci dagli uomini, poniamo sempre la nostra speranza in Dio, il cui Cuore si prepara, mi sembra, a compiere, nel momento da lui scelto, un gran prodigio che riempirà il mondo di stupore”.
www.lavocecattolica.it/gabrieleferretti.htm
DAL COLLE DI CAPODIMONTE DI ANCONA
APPARE L’ALBERO SENZA PIU’ RADICI
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PER FAR CAPIRE CHE NON CI SONO PIU’
LE RADICI CRISTIANE IN ANCONA, IN ITALIA, IN EUROPA…
Dalla VIA CRUCIS al Colosseo di Mons. Angelo Comastri
Dal libro del profeta Geremia. 12,1: Tu sei troppo giusto, Signore, perché io possa discutere con te. Ma vorrei solo rivolgerti una parola sulla giustizia. Perché le cose degli empi prosperano? Perché tutti i traditori sono tranquilli?
Dal libro dei Salmi. 37, 1-2.10-11: Non adirarti contro gli empi, non invidiare i malfattori. Come fieno presto appassiranno, cadranno come erba del prato. Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi. I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace.
MEDITAZIONE
La nostra arroganza, la nostra violenza, le nostre ingiustizie pesano sul corpo di Cristo. Pesano ... e Cristo cade ancora per svelarci il peso insopportabile del nostro peccato. Ma cos’è che oggi, in modo particolare, colpisce il corpo santo di Cristo? Certamente è dolorosa passione di Dio l’aggressione nei confronti della famiglia. Sembra che oggi sia in atto una specie di anti-Genesi, un anti-disegno, un orgoglio diabolico che pensa di spazzar via la famiglia. L’uomo vorrebbe reinventare l’umanità modificando la grammatica stessa della vita così come Dio l’ha pensata e voluta. Però, sostituirsi a Dio senza essere Dio è la più folle arroganza, è la più pericolosa avventura. La caduta di Cristo ci apra gli occhi e ci faccia rivedere il volto bello il volto vero, il volto santo della famiglia. Il volto della famiglia di cui tutti abbiamo bisogno.
Dal diario di Santa Faustina Kowalska
“Una volta che domandai a Gesù come può sopportare tanti misfatti e delitti di ogni genere, senza punirli, il signore mi rispose: “Per punirli ho tutta l’eternità e ora prolungo loro il tempo della misericordia, ma guai a loro se non riconosceranno il tempo della mia venuta” .
COME RICORRERE ALLA DIVINA MISERICORDIA
LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA
Domenica 23 aprile 2006
(Commemorazione Liturgica di San Giorgio, martire)
Il 13 settembre 1935, Santa Faustina Kowalska (1905 - 1938 ), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull' umanità, fu ispirata di offrire al Padre "Il Corpo e il Sangue, l' Anima e la Divinità” del suo dilettissimo Figlio “ in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo”.
Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l' Angelo era impotente a mettere in atto quel castigo.
Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa "Coroncina", usando i grani del Rosario: "Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia.
Si inizia con il Padre nostro, l' Ave Maria e il Credo.
Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del Padre Nostro reciterai la preghiera seguente:
Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue,
l' Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio
e nostro Signore Gesù Cristo,
in espiazione dei nostri peccati
e di quelli di tutto il mondo.
Sui grani dell' Ave Maria reciterai per 10 volte:
Per la sua dolorosa Passione,
abbi misericordia di noi e del mondo intero.
Per finire, ripeterai 3 volte questa invocazione:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale,
abbi pietà di noi e del mondo intero.
La Festa della Divina Misericordia, secondo l’intenzione di Gesù, deve essere il giorno di riparazione e di rifugio per tutte le anime e specialmente per quelle dei poveri peccatori. In quel giorno, infatti, l’immensa generosità di Gesù si spande completamente sulle anime infondendo grazie di ogni genere e grado, senza alcun limite. Ne è la prova la grazia principale che Gesù ha legato alla festa della Misericordia per chi si confesserà e comunicherà in quel giorno, che consiste nella totale remissione dei peccati che non sono stati ancora rimessi e di tutte le pene derivanti da questi peccati.
“In quel giorno, chi si confesserà e comunicherà conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene” (Q. I, p. 132). “Questa grazia - spiega don I. Rozycki, studioso del messaggio della Divina Misericordia - è qualcosa di decisamente più grande che l' indulgenza plenaria. (...). Nelle promesse riportate, Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella Festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".
In modo particolare la Festa della Divina Misericordia è un'ottima occasione di riaccostarsi ai Sacramenti per tutti quei cristiani che per motivi personali non si confessano e non si comunicano da diversi mesi o anni. Non dubitiamo dell'immensa bontà del Signore che ci attende a braccia aperte e approfittiamo della Festa per lavare ogni nostra colpa nel Preziosissimo Sangue di Gesù.
NATALE DI ROMA
21 APRILE
La tradizione vuole Roma fondata da Romolo il 21 aprile del 753 a. C.: una data più leggendaria che storica perché risulta accertato che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già esistesse un agglomerato associativo che copriva tutta l’area sacra di Sant’Omobono, nei pressi del Foro Boario, che risaliva al XIII secolo prima di Cristo. La nascita dell’Urbe, quindi, risalirebbe a ben oltre l’anno 753 a.C.
Recentissimi scavi, effettuati alle pendici del Colle Palatino, hanno portato alla luce reperti archeologici relativi al periodo della nascita di Roma, confermandone la fondazione intorno alla metà dell’VIII secolo a.C.
Romolo voleva fondare la città sul Palatino mentre Remo avrebbe voluto l’Aventino. Il “fato” scelse Romolo tramite un volo d’avvoltoi doppio di quello avvistato da Remo che non si rassegnò alla sconfitta e si pose, ostilmente, nei confronti del fratello, e questo lo uccise.
La cristianità riscontra questo episodio con quello biblico di Caino ed Abele come pure nei gemelli abbandonati alla corrente del fiume Tevere in un cestello di vimini, si compara l’episodio di Mosè, il legislatore del popolo d’Israele.
L’allegoria dell’evento fa nascere Roma sotto il solo segno di Romolo, ossia in modo univoco, quasi riscattandosi, con il sacrificio di Remo, da una "ambiguità" originaria derivata dalla unione di tre popoli: il Latino, il Sabino e l’Etrusco che erano dediti rispettivamente alla pastorizia, all’agricoltura, al commercio e alle arti.
Che Roma sia nata nel 753 a.C. o prima, poco importa, perché la celebrazione del 21 aprile, nell’antichità, era una grande festa chiamata "Palilia" in onore della Dea Pale, un’antica divinità romana della pastorizia, considerata di solito femminile, talvolta maschile, connessa con la sacralità del Colle Palatino.
UN ANNO FA L’AFFIDAMENTO A SAN GIORGIO
DELL’INIZIO DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
ALLA VIGILIA DELL'INIZIO SOLENNE DEL PONTIFICATO DI
BENEDETTO XVI
affidiamo il suo ministero a SAN GIORGIO, martire,
testimone della fede intrepida che trionfa sul Maligno
23 aprile: SAN GIORGIO
BENEDETTO XVI:
"Umile lavoratore nella vigna del Signore",
sotto la protezione di SAN GIORGIO (= colui che lavora la terra).
San Giorgio, il cui nome significa "COLUI CHE LAVORA LA TERRA",
ha il suo sepolcro a Lidda presso Tel Aviv in Israele. Venne onorato, almeno
dal IV secolo, come martire di Cristo in ogni parte della Chiesa. La
tradizione popolare lo raffigura come il cavaliere che affronta il drago,
simbolo della fede intrepida che trionfa sulla forza del maligno. La sua
memoria è celebrata in questo giorno (23 aprile) anche nei riti siro e
bizantino
(Messale Romano).
Patronato: Arcieri, Cavalieri, Soldati, Scout, Esploratori/Guide AGESCI
Etimologia: Giorgio = che lavora la terra, dal greco.
Emblema: Drago, Palma, Stendardo.
Per avere un’idea del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godette in tutta la cristianità, si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome. È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi.
Forse nessun santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a San Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia c’è l’isola di San Giorgio. Vari Ordini cavallereschi portano il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti: l’Ordine di San Giorgio, detto “della Giarrettiera”; l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava d’Aragona; il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, ecc. È considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli “scouts”, degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano.
Il suo nome deriva dal greco "gheorgós" cioè "agricoltore" e lo
troviamo già nelle "Georgiche" di Virgilio e fu portato nei secoli da
persone celebri in tutti i campi, oltre a re e principi, come Washington,
Orwell, Sand, Hegel, Gagarin, De Chirico, Morandi, il Giorgione, Danton,
Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet, Haendel, ecc.
In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in
Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in
Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in
Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire”
(il grande martire).
La sua figura è avvolta nel mistero: da secoli infatti gli
studiosi cercano di stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia
vissuto; le poche notizie pervenute sono nella “Passio Georgii” che il
‘Decretum Gelasianum’ del 496, classifica tra le opere apocrife (supposte,
non autentiche, contraffatte); inoltre in opere letterarie successive, come
“De situ terrae sanctae” di Teodoro Perigeta del 530 circa, il quale attesta
che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod presso Tel Aviv in Israele, vi
era una basilica costantiniana, sorta sulla tomba di San Giorgio e compagni,
martirizzati verosimilmente nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano
(detta basilica era già meta di pellegrini prima delle Crociate, fino a
quando il sultano Saladino (1138-1193) la fece abbattere).
La notizia viene confermata anche da Antonino da Piacenza (570
ca.) e da Adamnano (670 ca.) e da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di
Betania datata al 368, che parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti
martiri Giorgio e compagni”.
I documenti successivi, che sono nuove elaborazioni della ‘passio’ leggendaria sopra citata, offrono notizie sul culto, ma sotto l’aspetto agiografico non fanno altro che complicare maggiormente la leggenda, che solo tardivamente si integra dell’episodio del drago e della fanciulla salvata da San Giorgio. La "passio" dal greco, venne tradotta in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai Santi. Da essa apprendiamo come già detto senza certezze, che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, ma per alcune recensioni si tratta dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero. Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere.
Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione.
E qui la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti, difficilmente vagliabili: vince il mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; viene tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade; risuscita operando la conversione del "magister militum" Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; entra in un tempio pagano e con un soffio abbatte gli idoli di pietra; converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione, ma Giorgio prima ottiene che l’imperatore ed i suoi settantadue dignitari vengano inceneriti; promette protezione a chi onorerà le sue reliquie ed infine si lascia decapitare.
Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.
Essa narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno. Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi. La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del “nemico del genere umano”. La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti.
Con i Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo, nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia “Saint George for England”, istituendo l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.
In tutto il Medioevo la figura di San Giorgio, il cui nome aveva tutt’altro significato, cioè "agricoltore", divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. Nei Paesi slavi assunse la funzione addirittura "pagana" di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera; una delle tante metamorfosi leggendarie di quest’umile martire, che volle testimoniare in piena libertà, la sua fede in Cristo, soffrendo e donando infine la sua giovane vita, come fecero in quei tempi di sofferenza e sangue, tanti altri martiri di ogni età, condizione sociale e in ogni angolo del vasto impero romano.
San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di "profeta".
Enrico Pepe sacerdote, nel suo volume "Martiri e Santi del Calendario Romano", conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di San Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”.
Autore di questo testo: ANTONIO BORRELLI
Preghiera a San GIORGIO Martire
O glorioso San Giorgio che sacrificasti il sangue e la vita per confessare la fede, ottienici dal Signore la grazia di essere come te disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anziché perdere una sola delle cristiane virtù; fà che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra carne con gli esercizi della penitenza affinché, morendo volontariamente al mondo e a noi stessi, meritiamo di vivere per Iddio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Così sia!
L’OFFERTA DI UN ANNO FA, il 23 aprile 2005
Per il nuovo "dolce Cristo in terra"
offriamo la preghiera e la sofferenza quotidiana
Sono passati solo pochi giorni da quando i Cardinali hanno eletto il nuovo Papa. E' ancora difficile associare il titolo di Papa al nome del Pontefice che fino a poco fa eravamo soliti chiamare Cardinale, ma già Ratzinger ha cominciato a farsi voler bene. Per la verità da subito l'abbiamo amato profondamente. Da subito il dolore per la morte di Papa Wojtyla si era affievolito per far posto alla grande gioia di avere un nuovo Pastore, secondo la volontà di Dio. Da subito é stato il nostro Papa. Veramente il Papa diventa tale quando viene eletto, a significare che Papa Benedetto XVI é tutt'altra persona dal Card. Ratzinger. Ora è unto al ministero Petrino, lo Spirito Santo l'ha fortificato e lo sostiene in maniera fortissima, non parla più come prima da teologo, ma ora parla da Papa, da Papà di tutta la Chiesa. Un miracolo si é compiuto. È semplice, umile, ha partecipato in prima persona al trasloco dalla sua abitazione da Cardinale alle stanze dell'appartamento Papale, ha percorso ancora, come se niente fosse, Piazza San Pietro, abbracciando e salutando coloro che incontrava, ha già tenuto Omelie e discorsi di una profondità enorme, di uno spessore grandissimo. È il nostro Papa, farà grandi cose, perché Dio è un artista e fa nuove sempre tutte le cose. Noi ti assicuriamo la nostra preghiera, la nostra obbedienza ed il nostro infinito ed incondizionato affetto filiale. Coraggio, Papa Ratzinger, il Signore è con te. Coraggio, Papa Benedetto, la mano di Papa Karol è sul tuo capo, ed è vero che ti incita e ti incoraggia: "NON AVER PAURA". Coraggio, grande Papa, guida la Chiesa incontro al Signore.
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.2801766 o Cell. 338.2892353). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”
“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,
non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)
NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)
L’APOSTASIA LAURETANA
ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO
ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA
A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre
A Mons. EDOARDO MENICHELLI, Arcivescovo di Ancona
A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa”
A Padre MARZIO CALLETTI, Rettore del Santuario di Loreto
LORO SEDI
Firenze, 23 marzo 2006
OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Per conto del Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, e d'intesa con questi, per l'opportuna conoscenza delle SS. VV. sono a trasmettere copia della seguente corrispondenza:
1) Lettera Raccomandata A.R. del 07.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, e con richiesta di audizione del medesimo, alla Conferenza Episcopale Marchigiana, in persona del suo Presidente Sua Ecc.za Mons. Gianni Conti, Vescovo di Macerata.
2) Lettera Raccomandata A.R. del 14.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, al Sommo Pontefice Benedetto XVI.
3) Lettera Raccomandata A.R. del 20.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini e con richiesta di Udienza del medesimo, a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto.
4) Lettera Raccomanda A.R. del 22.02.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, a Sua Ecc.za Mons. Angelo Comastri, Vicario di Sua Santità.
5) Lettera Raccomandata A.R. del 25.02.2006 dell’Avv. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, al Sommo Pontefice Benedetto XVI.
6) Lettera del 02.03.2006 di risposta all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo di Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, con diniego alla succitata richiesta di Udienza da parte del Prof. Giorgio Nicolini.
7) Lettera Raccomandata A.R. del 08.03.2006 dell’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo, per conto del Prof. Giorgio Nicolini, a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, di risposta alla succitata Lettera di diniego di Udienza.
8) Lettera Raccomandata A.R. del 22.03.2006 del Prof. Giorgio Nicolini a Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, in risposta al suo diniego alla Udienza richiesta.
Il Prof. Giorgio Nicolini per mio tramite fa presente, in ordine alla propria richiesta di venire ascoltato, che mentre ha già ricevuto da Sua Ecc.za Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto, inequivoco diniego, dalla Conferenza Episcopale Marchigiana, e per essa dal suo Presidente, a tutt’oggi non ha ancor avuto riscontro alcuno.
Per un eventuale contatto diretto con il Prof. Giorgio Nicolini comunico qui di seguito, per maggiore comodità, i suoi recapiti: Via Maggini, 230 – 60127 Ancona – Tel. 071.2801766 - Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104 – Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it – Sito Internet: www.lavocecattolica.it
Un deferente saluto.
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
La corrispondenza con il Vescovo di Loreto è leggibile all'indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/corrispondenze.vescovo.loreto.htm
Il 28 marzo 2006 l’Agenzia Internazionale ZENIT ha pubblicato una intervista al Prof. Giorgio Nicolini
con gli ultimi aggiornamenti sugli studi riguardo alla “verità” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth
Leggibile all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm
NEL 1° ANNIVERSARIO DELL’ELEZIONE DI BENEDETTO XVI
DOPO AVER PREGATO NELLA SANTA CASA PER IL SANTO PADRE
GLI HO INVIATO I SOTTOSTANTI BREVI MESSAGGI E UNA VIVA PREGHIERA
Loreto, 19/04/2006
Al Santo Padre Benedetto XVI
nel 1° Anniversario della Elezione a Sommo Pontefice,
con un grato ricordo nella Santa Casa di Nazareth,
portata a Loreto dagli Angeli del Cielo, “miracolosamente”,
affinché CONFERMI i fratelli nella VERITA’
col suo ministero petrino MITE e FORTE.
Giorgio Nicolini
Loreto, 19/04/2006
Al “dolce Cristo” in terra MITE e FORTE
perché faccia cessare l’apostasia lauretana.
Con filiale affetto.
Giorgio Nicolini
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio da Mediugorie del 25 marzo 2006, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
“Coraggio figlioli! Ho deciso di guidarvi sulla via della santità. Rinunciate al peccato e incamminatevi sulla via della salvezza, la via che ha scelto mio Figlio. Attraverso le vostre tribolazioni e sofferenze Dio troverà per voi la via della gioia. Perciò, figlioli, pregate. Noi vi siamo vicini col nostro amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”.
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)
Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm
www.lavocecattolica.it/lettera20aprile2006.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
ATTENDERE IL CARICAMENTO DELLE IMMAGINI
visitatori
dal 27 aprile 2006
NATALE DI ROMA
21 APRILE
La tradizione vuole Roma fondata da Romolo il 21 aprile del 753 a. C.: una data più leggendaria che storica perché risulta accertato che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già esistesse un agglomerato associativo che copriva tutta l’area sacra di Sant’Omobono, nei pressi del Foro Boario, che risaliva al XIII secolo prima di Cristo. La nascita dell’Urbe, quindi, risalirebbe a ben oltre l’anno 753 a.C.
Recentissimi scavi, effettuati alle pendici del Colle Palatino, hanno portato alla luce reperti archeologici relativi al periodo della nascita di Roma, confermandone la fondazione intorno alla metà dell’VIII secolo a.C.
Romolo voleva fondare la città sul Palatino mentre Remo avrebbe voluto l’Aventino. Il “fato” scelse Romolo tramite un volo d’avvoltoi doppio di quello avvistato da Remo che non si rassegnò alla sconfitta e si pose, ostilmente, nei confronti del fratello, e questo lo uccise.
La cristianità riscontra questo episodio con quello biblico di Caino ed Abele come pure nei gemelli abbandonati alla corrente del fiume Tevere in un cestello di vimini, si compara l’episodio di Mosè, il legislatore del popolo d’Israele.
L’allegoria dell’evento fa nascere Roma sotto il solo segno di Romolo, ossia in modo univoco, quasi riscattandosi, con il sacrificio di Remo, da una "ambiguità" originaria derivata dalla unione di tre popoli: il Latino, il Sabino e l’Etrusco che erano dediti rispettivamente alla pastorizia, all’agricoltura, al commercio e alle arti.
Che Roma sia nata nel 753 a.C. o prima, poco importa, perché la celebrazione del 21 aprile, nell’antichità, era una grande festa chiamata "Palilia" in onore della Dea Pale, un’antica divinità romana della pastorizia, considerata di solito femminile, talvolta maschile, connessa con la sacralità del Colle Palatino.