Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

 

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

Messaggio da Mediugorie del 25 maggio 2008

Cari figli, in questo tempo di grazia, in cui Dio mi ha permesso di essere con voi, di nuovo vi invito, figlioli, alla conversione. Lavorate per la salvezza del mondo in modo particolare mentre sono con voi. Dio è misericordioso e dona grazie particolari e per questo chiedetele attraverso la preghiera. Io sono con voi e non vi lascio soli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

AD ANCONA IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

(4-11 settembre 2011)

GESU’ TORNA A VISITARE LA CITTA’ AMATA, LA CITTA’ DI MARIA, LA CITTA’ DELLA FEDE…

Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c'è variazione né ombra di cambiamento.

Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature.

(Gc.1,17-18)

 

LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…

Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose.

(LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).

 

"lettera INFORMATIVA n°109

LA VOCE

www.lavocecattolica.it

Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito

(Gv. 3,8)

Ancon Dorica Civitas Fidei

ANCONA, CITTA’ DELLA FEDE

GESU’ TORNA A VISITARE LA CITTA’ AMATA, LA CITTA’ DI MARIA, LA CITTA’ DELLA FEDE…

Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.

Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più.

Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio…

Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese.

(Apocalisse 3,11-13)

Vi è una lotta perenne tra due città o regni: da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominati esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito (Sant’Agostino, La Città di Dio)

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET www.telemaria.it

NELLA PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

TRASMISSIONI CONTINUATE SU “LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

 

ANCONA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Sabato, 21 giugno 2008

Domenica, 22 giugno 2014

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2008: 2014° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

SABATO, 1° MARZO 2008 = DOMENICA, 1° MARZO 2014

INIZIO ANNO 2014

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato.

(Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).

Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28). Il grande Pontefice Beato PIO IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata” (Beato Pio IX)

A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia

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Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it

TOTUS TUUS EGO SUM

 

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,

di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.

Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me.

(Gal.2,20)

 

NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI

Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza (Card. G. Biffi).

 

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

SE SARETE  QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...

Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)

“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)

“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

E IL VERBO

“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)

Si fece carne  

NEL GREMBO DI MARIA

NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

TUTTI LA’ SONO NATI

“Il di Maria fu, in qualche modo, anche un detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)(Giovanni Paolo II,  per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).

«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)

LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA

HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)

Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani… (Leone XIII)

Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".

(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)

Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita”

(Benedetto XVI, Omelia dell’8 gennaio 2006)

 

Lettera di Giovanni Paolo II a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993

Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (…), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.

 

LETTURA BIBLICA DEL GIORNO

DAL LIBRO DELL’APOCALISSE (2,1-7)

All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro: Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza, per cui non puoi sopportare i cattivi; li hai messi alla prova - quelli che si dicono apostoli e non lo sono - e li hai trovati bugiardi. Sei costante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti. Ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima. Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto. Tuttavia hai questo di buono, che detesti le opere dei Nicolaìti, che anch'io detesto. Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio.

 

ADORARE IL CORPO DI CRISTO

Omelia del Santo Padre BENEDETTO XVI

in occasione della solenne celebrazione del Corpus Domini

Roma, 22 Maggio 2008

"[...] E a questo punto non si può non pensare all’inizio del "decalogo", i dieci comandamenti, dove sta scritto: "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto, dalla condizione di schiavitù: non avrai altri dèi di fronte a me" (Es 20,2-3). Troviamo qui il senso del terzo elemento costitutivo del Corpus Domini: inginocchiarsi in adorazione di fronte al Signore.

Adorare il Dio di Gesù Cristo, fattosi pane spezzato per amore, è il rimedio più valido e radicale contro le idolatrie di ieri e di oggi. Inginocchiarsi davanti all’Eucaristia è professione di libertà: chi si inchina a Gesù non può e non deve prostrarsi davanti a nessun potere terreno, per quanto forte. Noi cristiani ci inginocchiamo solo davanti a Dio, davanti al Santissimo Sacramento, perché in esso sappiamo e crediamo essere presente l’unico vero Dio, che ha creato il mondo e lo ha tanto amato da dare il suo Figlio unigenito (cfr. Gv.3,16).

Ci prostriamo dinanzi a un Dio che per primo si è chinato verso l’uomo, come Buon Samaritano, per soccorrerlo e ridargli vita, e si è inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi sporchi.

Adorare il Corpo di Cristo vuol dire credere che lì, in quel pezzo di pane, c’è realmente Cristo, che dà vero senso alla vita, all’immenso universo come alla più piccola creatura, all’intera storia umana come alla più breve esistenza.

L’adorazione è preghiera che prolunga la celebrazione e la comunione eucaristica e in cui l’anima continua a nutrirsi: si nutre di amore, di verità, di pace; si nutre di speranza, perché Colui al quale ci prostriamo non ci giudica, non ci schiaccia, ma ci libera e ci trasforma".

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

AD ANCONA

IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

(4-11 settembre 2011)

 

LA LETTERA DI ANNUNCIO

DEI VESCOVI MARCHIGIANI

 

È con grandissima gioia che i Vescovi delle Diocesi marchigiane annunciano che la Conferenza Episcopale Italiana ha scelto Ancona come luogo delle celebrazioni del XXV Congresso Eucaristico Nazionale dal 4 al 11 settembre del 2011.

L'Arcidiocesi di Ancona-Osimo e le Diocesi della Metropolia, Fabriano, Jesi, Loreto, Senigallia, insieme a tutte le altre Diocesi marchigiane, accolgono la decisione della CEI  come un grande dono che il Signore ha voluto fare alla nostra terra. Ecco perché questa notizia risuona come "buon annuncio" in tutte le Chiese della regione in questa Solennità del Corpus Domini.

Nella continuità dei Congressi Eucaristici, illuminati dalla Esortazione Apostolica "Sacramentum Caritatis" del Santo Padre Benedetto XVI, alziamo il nostro sguardo e i nostri cuori a Gesù, il Pane vivo disceso dal cielo. Come discepoli di Cristo proclameremo con Pietro: "Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna" (Gv.6,68). Come Chiesa di Cristo daremo voce alla domanda di salvezza presente negli uomini del nostro tempo e li inviteremo a porsi in ascolto di Lui, Parola di vita eterna.

In questa domanda e in questa risposta è racchiusa la professione di fede della Chiesa dinnanzi alla rivelazione del dono per eccellenza che Gesù lascia ai suoi per sempre: il dono pasquale della “Sua Carne da mangiare" (Gv.6,52), il dono dell 'Eucaristia! Questo dono, accolto con fervida fede e celebrato con cura nelle nostre assemblee eucaristiche, chiede di essere vissuto. L'Eucaristia è Mistero da vivere, ricorda il Papa nella Esortazione "Sacramentum Caritatis"”.

Il prossimo Congresso Eucaristico Nazionale sarà come "una sosta d'impegno e di preghiera" nel cammino della Chiesa italiana:

- per manifestare pubblicamente questa adesione di fede al Suo Signore,

- per attingere dal Mistero Eucaristico nuova luce e nuova energia,

- per realizzare così con sapienza e amore la sua missione in mezzo agli uomini e alle donne del nostro tempo, in ascolto delle domande di bene, di giustizia e di pace che emergono nella società e nella cultura contemporanea.

Attraverso il cammino di preparazione verso il Congresso Eucaristico le nostre Chiese, con l'intercessione della Vergine Lauretana e dei Santi Patroni, potranno rafforzare ancor più la loro comunione per offrire con gioia e semplicità una vera e propria “sosta eucaristica”, capace di accogliere nel settembre del 2011 i pellegrini provenienti dalle altre Chiese italiane insieme ai loro Pastori, e come speriamo, il Santo Padre.

Invitiamo tutte le Comunità cristiane ad accogliere con gratitudine nella lode della preghiera questo dono: è una grazia “straordinaria” che il Signore fa alla nostra regione, alle nostre città, alle nostre contrade, alla gente di questa terra marchigiana per il bene e la missione di tutta la Chiesa in Italia.

Solennità del Corpus Domini 2008

I Vescovi delle Diocesi marchigiane

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

ANCONA CITTA’ DELLA FEDE

DAL LIBRO

LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

del Prof. Giorgio Nicolini

Cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL SASSO DI SANTO STEFANO

Proprio Ancona fu tra le primissime città al mondo a ricevere l’annuncio della Fede Cristiana,

proprio “immediatamente” “dopo” la stessa Morte in Croce e Risurrezione di Cristo.

            Da Ancona, infatti, si diffuse il cristianesimo nell’Italia Centrale, a motivo soprattutto di una “miracolosa reliquia” (tutt’oggi esistente) di un “sasso che colpì il protomartire Santo Stefano” (cfr. At.7,54-60) e che fu portato in Ancona da un marinaio ebreo ed ivi lasciato in obbedienza ad “una rivelazione divina ricevuta (“una rivelazione divina ha voluto che fosse lasciato in Ancona!...) e che veniva conservato in un Santuario risalente all’epoca costantiniana e divenuto celebre in tutto il Mediterraneo per i miracoli che vi avvenivano.

            La documentazione più antica sulla presenza di un Santuario di Santo Stefano in Ancona è fornita da Sant’Agostino ed appartiene alle omelie che egli recitò nella Cattedrale di Ippona, nella prima metà del secolo V. E’ importantissima non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche nei riguardi della vita civica di Ancona, perché attesta che la città era conosciuta, in quei tempi, per tutto il Mediterraneo. Nell’Opera Omnia di Sant’Agostino è riportata una relazione compilata da un certo Paolo, che aveva peregrinato per i Santuari più famosi del tempo per impetrare la sua guarigione e quella dei suoi fratelli e sorelle. Egli ricorda, in tale relazione, che dopo essere stato a San Lorenzo presso Ravenna, dove guarì il maggiore tra i fratelli, diresse i suoi passi in Ancona, che era illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto: “…Sed ut de ceteris celeberrimis sanctorum locis taceam, etiam ad Anconam, Italiae civitatem ubi per gloriosissimum Martyrem Stephanum multa miracula Dominus operatur, eadem circuitione perveni”.

            Dopo la lettura della relazione, nella Cattedrale di Ippona, Sant’Agostino tiene la sua omelia e, dopo aver ammonito i genitori a non maledire i figli - Paolo ed i suoi fratelli, infatti, si erano ammalati dopo essere stati maledetti dalla madre - spiega i motivi della notorietà del Santuario di Ancona, indicando anche come esso ebbe origine.

                Questo il testo (in una traduzione dal latino): “Sanno molti quanti miracoli avvengono in questa città (Ancona) per l’intercessione del beatissimo Stefano. Ma ascoltate ciò che vi farà stupire: colà vi era una memoria antica ed ancora vi è (ed ancor oggi, nel 2005!) . Ma se, per caso, mi si dice: se ancora il corpo (di Santo Stefano) non era stato trovato, come poteva esservi una memoria? Ne mancherebbe il motivo. Ma ciò che la fama ci ha fatto conoscere, non lo tacerò alla vostra carità. Quando lapidavano Santo Stefano (cfr. Atti 7,54-60), vi erano intorno anche innocenti e soprattutto quelli che già credevano in Cristo: dicono che un sasso lo colpì su un gomito (= “ankon”) e, rimbalzando, cadde davanti ad un certo uomo pio. Questi lo prese e lo conservò. Costui era un navigante e quando a causa dei suoi viaggi toccò il porto di Ancona (= “gomito”), gli fu rivelato che ivi doveva lasciare il sasso. Egli obbedì alla rivelazione e fece quanto gli era stato ordinato: da quel momento cominciò ad esservi la Memoria di Santo Stefano e si diceva che vi era un braccio di Santo Stefano, non conoscendosi esattamente di ciò che si trattava”.

            In Ancona, dunque (cioè, come a dire, nella città di “Gomito”), vi fu portato un sasso che colpì proprio “il gomito” del “braccio” di Santo Stefano Per “volontà e rivelazione divina” fu lasciato in Ancona (cioè, in “Gomito”, che richiama nella sua configurazione geografica come un braccio materno ripiegato a gomito), ove vi fu costruito un Santuario divenuto “illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto”; dunque, all’epoca, forse al di sopra di Roma stessa! da essere conosciuto anche in Africa! e da farvi confluire pellegrini da tutto il Mediterraneo… Quante “coincidenze” “misteriose”!… Ma nei “piani di Dio” sono forse “coincidenze” “senza un significato”?… Quante riflessioni si potrebbero fare!!!…

Non per nulla nello stemma comunale del Comune di Ancona è riportato ancora oggi: “Ancon Dorica Civitas Fidei”,  “Ancona dorica città della fede”! Saranno degni gli anconitani del Terzo Millennio delle proprie millenarie “radici cristiane”, della fede ricevuta dai propri “gloriosi” e “santi” antenati, e dei tanti “doni” e “privilegi” ricevuti da Dio?… elargiti per un “piano di salvezza” “nella storia” del “futuro”?... “doni” davvero “unici”, al punto da essere stata identificata (con il suo stesso stemma comunale) come “Città della Fede”?…

Cfr. Sito Internet:  www.lavocecattolica.it/storia.chiesa.ancona.htm

PER LEGGERE LA STORIA DELLA CHIESA DI ANCONA

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

 

Messaggio da Mediugorie del 25 maggio 2008

Cari figli, in questo tempo di grazia, in cui Dio mi ha permesso di essere con voi, di nuovo vi invito, figlioli, alla conversione. Lavorate per la salvezza del mondo in modo particolare mentre sono con voi. Dio è misericordioso e dona grazie particolari e per questo chiedetele attraverso la preghiera. Io sono con voi e non vi lascio soli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

Ancon Dorica Civitas Fidei

ANCONA, CITTA’ DELLA FEDE, CITTA’ DI MARIA

AD ANCONA IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

(4-11 settembre 2011)

GESU’ TORNA A VISITARE LA CITTA’ AMATA, LA CITTA’ DI MARIA, LA CITTA’ DELLA FEDE…

LO SGUARDO DI MARIA SU ANCONA,

PRESCELTA PER UNA DELLE TRASLAZIONI MIRACOLOSE DELLA SANTA CASA,

ATTUALE PORTO DI PARTENZA E DI ARRIVO PER MEDJUGORJE

La provvidenziale coincidenza delle “date”… non fa riflettere?...

( 25 giugno 1796: inizio miracolo apertura degli occhi in Ancona – 25 giugno 1981: inizio apparizioni di Mediugorie)

 

RIVOLGI A NOI QUEGLI OCCHI TUOI MISERICORDIOSI

UN ANNIVERSARIO DA RICORDARE: ANCONA, 25 giugno 1796 / 25 giugno 2008

212° anniversario del MIRACOLO DELL'APERTURA DEGLI OCCHI DELL’IMMAGINE DI MARIA “Regina di tutti i Santi",

venerata nella Cattedrale di San Ciriaco ad Ancona.

 

E’ uscito, al riguardo, anche un libro di Vittorio Messori, scritto con Rino Cammilleri, dal titolo Gli occhi di Maria.

In queste nuove pagine, i due notissimi Autori cattolici riportano all’attenzione i singolari eventi che hanno la Madre di Gesù per protagonista.

Presentiamo l’interessante volume.

Il 1796 è un anno tragico per l’Italia: le armate napoleoniche hanno invaso tutto il Nord della penisola e stanno minacciando gli Stati del Papa. Con una serie di fulminee vittorie il ventisettenne Bonaparte ha sbaragliato i Piemontesi e gli Austriaci, occupando tutto l’occupabile. I saccheggi, le ruberie, le repressioni sanguinose si susseguono a ritmo impressionante. In Francia il giacobinismo ha eseguito una vera e propria mattanza di sacerdoti, suore e religiosi; il re e la regina sono stati decapitati e la scristianizzazione procede al tonfo lugubre della ghigliottina. Anche nella nostra penisola gli invasori sventrano chiese e profanano altari; chi si ribella viene selvaggiamente massacrato. Sembra che nessuno possa fermare quei diavoli che hanno già sconvolto il regno «cristianissimo» e non fanno mistero di voler sradicare per sempre la religione puntando sul suo cuore, Roma. Nei luoghi a rischio la gente è sgomenta, il popolo moltiplica le processioni e le invocazioni al Cielo per averne protezione.

In Ancona, che è il porto pontificio principale dell’Adriatico e fa gola ai Francesi, la cattedrale si riempie, si supplica la Madre di Dio con l’antica preghiera Salve Regina affinché si degni di rivolgere a chi la prega «quegli occhi suoi misericordiosi». E il 25 giugno, proprio mentre gli invasori sono a un passo, il quadro della Madonna del Duomo comincia a muovere gli occhi, portandoli sulla gente inginocchiata. La voce si diffonde immediatamente, tutti accorrono. Il miracolo perdura mesi, ininterrotto. Le Autorità sono costrette a promuovere un’inchiesta ufficiale, con tanto di notai verbalizzanti, perizie di scienziati e interrogatori di testimoni (che sono migliaia). Questa mole di documenti si trova ancora oggi negli archivi. I giacobini locali avvertono Napoleone che il clero anconitano sta truffando il popolo per farlo insorgere contro gli invasori. Appena entrato in città il Generale ordina che gli si porti il quadro, lo prende minacciando di distruggerlo. È alla presenza dell’intera municipalità, di canonici e del suo Stato maggiore: tutti lo guardano tenere il dipinto tra le mani. D’improvviso il suo volto sbianca, Napoleone esita, resta senza parole. Poi si scuote e riconsegna l’immagine, comandando di tenerla coperta. C’è chi giura che Napoleone ha visto il prodigio e ne è rimasto scosso. Il fatto è che ha cambiato idea senza motivo apparente, e non è da lui.

Occupata Ancona e sbaragliati i pontifìci, i Francesi dilagano: Roma non ha più speranze. Il papa Pio VI ordina preghiere, digiuni, cerimonie propiziatrici; si invoca soprattutto la Madonna, venerata nella capitale della cristianità in modo speciale attraverso le migliaia di «madonnelle stradarole» che fanno della città intera un vero e proprio Santuario mariano a cielo aperto. E il 9 luglio anche qui la Regina «rivolge quegli occhi suoi misericordiosi» su chi la supplica. La Madonna detta dell’Archetto è la prima: sta nel rione Trevi, uno di più popolari. Quasi nello stesso momento altre immagini mariane seguono. In breve, se ne contano a decine. La gente corre di qua e di là a vedere i miracolosi movimenti di occhi; occorre far intervenire la forza pubblica per disciplinare gli accessi.

Frattanto, anche in provincia accadono cose simili. Si hanno come due epicentri, Ancona e Roma. Roma soprattutto. A un certo punto si contano ben centoventidue immagini miracolose in tutti gli Stati del Papa.

Anche a Roma si apre l’inchiesta ufficiale, i cui resoconti sono tuttora conservati. Poiché i fenomeni continuano a svolgersi sotto gli occhi dei giudici e dei cancellieri verbalizzanti e durano in qualche caso più di un anno, il processo viene ristretto a sole ventisei immagini miracolose, giudicate sufficienti per accertare la verità dei prodigi. Il Cardinale Vicario Giulio Della Somaglia (egli stesso testimone oculare) deve emettere un decreto che attesta ufficialmente quanto avvenuto; il Papa indice una serie di missioni da predicarsi nelle piazze principali (uno dei predicatori incaricati è San Vincenzo Maria Strambi); viene autorizzata una festa liturgica in ricordo degli avvenimenti.

I prodigi avvengono in chiese, in case private, in conventi. Ma soprattutto all’aperto, dove la gente è quasi costretta a vederli. I testimoni sono unanimi: le immagini (dipinti, disegni, statue, bassorilievi) portano gli occhi sulla folla, avvolgono con uno sguardo materno gli astanti, poi si alzano verso il cielo. Come se raccogliessero le preghiere e le offrissero al Signore. A volte si tratta di Cristo o di Santi, ma è la Madre di Dio la vera protagonista.

Le testimonianze, conservateci negli archivi, provengono da tutti i ceti: cardinali, popolani, artigiani, nobili, stranieri, perfino atei e infedeli. Impressionante il resoconto giurato di Giuseppe Valadier, il maggiore architetto dell’epoca (poi diventato filonapoleonico), che con la competenza dell’esperto descrive commosso i miracoli in ben sei immagini.

In quei giorni la vita cittadina cambia, non si sentono più alterchi, bestemmie, risse, litigi; ai piedi delle icone miracolose si formano mucchi di refurtiva restituita, i confessionali traboccano, si devono tenere le chiese aperte anche la notte.

Una simile «ondata di miracoli» non ha uguali in tutta la storia del Cristianesimo; eppure la storiografia non li ricorda. Uno storico insospettabile, il laicissimo Renzo De Felice, è stato l’unico a occuparsene in uno studio del 1965. Non ci credeva, naturalmente, ma non poteva non manifestare il suo stupore per il silenzio che, anche da parte cattolica, ha avvolto questo importantissimo pezzo di storia. La provocazione lanciata da De Felice è stata raccolta solo in tempi recentissimi da uno studioso, anch’egli laico, delle insorgenze antinapoleoniche (altro fenomeno storico rimosso, sebbene abbia coinvolto tutta l’Italia, con ben trecentomila uomini sollevatisi in armi contro gli invasori, in nome della religione). Si tratta di Massimo Cattaneo, che in un suo studio ha portato avanti l’indagine di De Felice, ammettendo che non può essere sbrigativamente classificato come truffa un fenomeno così esteso e duraturo: far produrre in miracoli centinaia di immagini in un territorio amplissimo, per mesi e mesi davanti a miriadi di testimoni (molti dei quali scienziati munitisi degli strumenti più sofisticati del tempo), senza che nessuno si accorgesse del trucco (e parecchie delle testimonianze provengono da notori miscredenti) è cosa impossibile.

Ma perché questo è avvenuto? Perché proprio lì? Perché non prima e non dopo? È quanto si sono chiesti Vittorio Messori e Rino Cammilleri in questo libro, Gli occhi di Maria (Rizzoli); in esso i due Autori, dopo una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti, si interrogano sul loro significato in chiave cattolica.

Sappiamo che quanto di peggio poteva accadere accadde: Roma fu invasa e depredata dei suoi tesori; perfino l’Archivio Vaticano, la memoria storica dell’Occidente, fu portato via; il centro del Cristianesimo fu trasformato in Repubblica giacobina e ben due Papi vennero deportati; uno, Pio VI, morì in carcere in Francia. Molto probabilmente, la Madre di Dio volle rassicurare i suoi figli: non si preoccupassero, perché quanto stava accadendo era stato supernamente previsto e doveva accadere, ma la protezione di Maria non sarebbe venuta meno. Scavando nel passato si scopre che fin dal XV secolo gli astrologi avevano predetto un colossale rivolgimento sociale e politico a partire dalla Francia e dal 1789. Impressionanti profezie, anche di santi come Benedetto Giuseppe Labre (la cui ricognizione canonica in vista della beatificazione non a caso avvenne il giorno precedente il primo miracolo romano), avevano avvisato.

Perché Dio ha permesso che la sua Chiesa entrasse, proprio in quel tempo, nel suo Calvario? È da lì, infatti, che comincia la modernità che siamo abituati a conoscere; è lì che inizia la lotta, e a mano armata, dell’Occidente contro la sua religione. Qui si entra nella teologia della storia e si possono fare solo supposizioni. Il paragone che viene in mente è quello del Getsemani, con Cristo che supplica il Padre di scamparlo da quel che sta per succedergli. Ma succede lo stesso, perché è necessario che succeda. Gli uomini non hanno la consapevolezza dell’Uomo-Dio, né la sua totale fiducia in quel che ha decretato il Padre. Forse per questo è intervenuta in prima persona la Madre a consolare e rassicurare.

Non a caso, sia ad Ancona che a Roma, i prodigi del 1796 cominciano di sabato, giorno tradizionalmente consacrato al culto di Maria. Ella rivolge ai suoi figli, che glielo chiedono, «quegli occhi suoi misericordiosi», ed è un gesto che tutti i testimoni comprendono perfettamente: ne fanno fede gli atti ufficiali. Ancora oggi, in Roma e in Ancona (ma anche altrove), lapidi e iscrizioni ricordano i miracoli di quell’anno straordinario. A Roma, una delle più visibili la si trova in via delle Botteghe Oscure, vicino a quella che un tempo fu la sede storica del Partito comunista italiano. La «madonnella» c’è ancora, circondata, ora come allora, di ex-voto per grazia ricevuta.

Articolo di Simone Moreno Niccolini

 

UNO STRAORDINARIO DOCUMENTO INEDITO DEL 1796

LA RELAZIONE UFFICIALE FATTA IN ANCONA DAI TESTIMONI OCULARI

AD APPENA DIECI GIORNI DALL’INIZIO DEL MIRACOLO IN ANCONA (DURATO POI PER UN ANNO)

E PRIMA DELL’INIZIO DI QUELLO DI ROMA

Migliaia di persone, di ogni ceto e grado, hanno verificato e testimoniato

l’autenticità dei miracoli riportati nella sottostante “relazione”, che era stata composta mentre ancora il miracolo si ripeteva

e senza sapere dagli scriventi che si sarebbe rinnovato per un intero anno

e che si sarebbe ampliato anche in altri luoghi, come a Roma...

Come si può non credere all’autenticità di quegli avvenimenti visti per un anno e testimoniati da migliaia e migliaia di persone?...

 

RELAZIONE

del prodigioso e frequentissimo aprimento di Occhi di un’Immagine di MARIA SANTISSIMA

venerata nella Chiesa Cattedrale di Ancona

Cfr. documento originale del 6 luglio 1796 in www.lavocecattolica.it/occhidimaria.htm

 

ANCONA, Città del Piceno, che in queste Parti fu senza dubbio una delle prime Città, che ricevesse la cognizione della comune Redenzione, come raccogliesi da S. Agostino nel Serm. 323 sopra di S. Stefano, e che ha sempre conservato la vera fede di Gesù Cristo, fu fatta degna da Dio di ammirare nella Chiesa Cattedrale un prodigio né mai letto, né mai inteso di così lunga durata, e di cui se ne farà menzione in ogni tempo dai nostri Posteri.

                Sabato adunque 25 giugno 1796, in vista dei comuni urgenti bisogni, prese risoluzione il Popolo di ricorrere al Cielo per implorare l’opportuno soccorso. Quindi con calde istanze richiese all’E.mo e R.mo Vescovo Sig. Card. Ranuzzi, che permettesse di aprirsi l’Urna, in cui di fresco era stato riposto, il sacro e intatto Corpo del B. Antonio Fatati, Cittadino e Vescovo della nostra Ancona nel XV secolo, il di cui culto era stato approvato nello scaduto anno dal regnante Sommo Pontefice Pio VI. Essendosi condisceso alla particolar devozione di quelli, che ne fecer premura colle lagrime agli occhi, ed essendosi aperta l’Urna sulle ore 22 dello stesso giorno, è indicibile il fervore, col quale al medesimo Beato si fanno preghiere accompagnate da sospiri, da gemiti non interrotti, e da alte voci animate da viva speranza di essere ascoltate dal Cielo.

                Essendo però giunta l’ora di cantare secondo il solito di ogni Sabato le Litanie della B. Vergine, tutti quelli, che erano presenti, dalla Confessione ove si conserva il Corpo del nostro Beato unitamente ad altri Corpi de’ nostri Santi Protettori, salgono a venerare nella Chiesa superiore MARIA SS. Sotto il titolo di Regina di tutti i Santi, detta volgarmente la Madonna di S. Ciriaco, posta in un maestoso Altare a lei dedicato, e dipinta in tela in un quadro dell’altezza di palmi due e mezzo Romani, e della larghezza di palmi due.

                Fu tale in quel tempo l’effusione dello spirito degli astanti, tali le lagrime, tali le supplichevoli espressioni uscite più dal cuore, che dalla bocca, che fatta quasi violenza al pietosissimo cuore della Madre di Misericordia, si vide d’improvviso nella Sacra Immagine, che i di lei occhi, i quali sono in atteggiamento di rimaner socchiusi, e piegati modestamente verso la terra, replicate volte si aprirono, alzandosi, ed abbassandosi le palpebre, e che inoltre le brillanti pupille volgevansi ora da uno, ora da un altro lato. Si avvidero in principio di un sì fatto prodigio alcune persone, forse le più pie, le più innocenti; ma poco appresso circa le ore 24, e la prima della notte, egli si fece a tutti manifesto, e visibile.

Si sparse tosto per la Città la fama del portentoso miracolo, al quale, come suole accadere, non si prestava fede da tutti, attribuendosi ad alterazione di fantasia quello, che raccontavasi. Ad ogni modo in grandissimo numero si portò il Popolo immediatamente alla Cattedrale; e quasi niuno ne partì, che non fosse stato spettatore, e ammiratore della sorprendente maraviglia. Anzi ancora quei pochi, che condannavano gli altri di troppo facile credulità, furono costretti con istrana sorpresa a pentirsi delle loro dubbiezze, ed a confessare, che gli occhi di MARIA evidentemente si aprivano, e si movevano.

Crescendo però sempre più il concorso, e sopravvenendo l’Eminentissimo Porporato, e Monsig. Campanari nostro Governatore, varj rispettabili Ecclesiastici, e Cavalieri con innumerabili persone di ogni ceto, fu d’uopo tenere aperta la Chiesa anche la notte per dare pascolo alla pietà di quelli, che a tutte le ore intervenivano, né sapevano cessare di tener fisi gli sguardi al movimento di quelle vaghe pupille, cantandosi intanto dai Sagri Ministri e Salmi, e divote preci, che sovente venivano interrotte dalle voci del Popolo, che ad ogni rinnovazione del mirabile aprimento esclamava concordemente: eccolo, eccolo: e bagnando il volto di lagrime, diceva: Viva MARIA, viva Maria, e ad una voce implorava misericordia, e soccorso.

Sen viene la Domenica, e non v’ha persona, che non abbia ardente voglia di andare alla Cattedrale per tributare il suo ossequio alla Regina del Cielo, la quale benignamente accogliendo il pietoso affetto dei nostri Cittadini non cessò di consolarli col rendere vie più evidente, e palese il gran prodigio, al quale andavan dietro voci miste a letizia, e a vera compunzione di animo.

Bramandosi intanto da molti, che (per isperimentare sempre più la protezione di MARIA sopra di questa Città) si portasse processionalmente per essa la Sagra Immagine, l’Eminentissimo Vescovo col parere del Capitolo, e del Magistrato, si prestò a concederne la debita licenza: e sulle ore 17 furono affisse le Notificazioni coll’avviso della pubblica Processione per le ore ventuna e mezzo della stessa Domenica. Come se fossero preceduti più giorni per disporre le cose, non poté riuscire né più numerosa, né più decorosa, né più edificante. Il moltissimo popolo di ogni condizione, che precedeva in buon ordine, le Confraternite, le Comunità Religiose, i Cavalieri, ed il Clero formavano un tenero commovente spettacolo; poiché oltre all’essere tutti con fiaccola accesa in mano, e molti con piedi ignudi, a tutti spirava nel volto interno raccoglimento, cristiana pietà, e adorazione in ispirito, e verità.

La Sacra Immagine accomodata sotto un proporzionato e vago padiglione era portata sugli omeri di quattro Reverendiss. Canonici, ed era seguitata dall’Eminentiss. Vescovo, da Monsignor Governato e, dall’Illustriss. Magistrato, da alquante Dame, e da immensa moltitudine di uomini, e donne, che sorpassavano il numero di dieci mila, per quanto fu potuto congetturare.

La Vergine Santa compiacendosi dal Cielo nel vedere i Cittadini di Ancona così pieni di fede, così intenti a farle onore, ed a chiederle mercede, non cessò di spandere le sue grazie per le contrade, per le quali era condotta: mentre Ella si fece vedere cogli occhi aperti in atto di mirare con distinta clemenza il suo popolo, e la Città nostra, che ora con ragione può dirsi CITTA’ DI MARIA.

Compiuta la Sacra funzione, e collocata l’Immagine nel primiero sito fra i pianti pieni di consolazione, e di fiducia, si discese nella Confessione alla venerazione del nostro Beato, che meritamente si reputa il Mediatore delle grazie ottenute, grazie che fondatamente ci fanno sperare, che siano esaudite le nostre preci, e sia con noi placata la divina Giustizia.

Ed ecco in un tratto altri stupendi prodigj. E’ dipinta in pietra al di sopra dell’urna del B. Antonio l’Immagine della gloriosa S. Anna, e della Vergine Madre di lei Figliuola, che in atto di leggere tiene un libro in mano. Entrambe, come fossero animate, volgono i loro sguardi e fan brillare le loro luci sovra del Popolo, eccitando in tutti e nuovo stupore, e nuova tenerezza, e nuovo pianto: lo stesso avviene nell’Immagine della Madonna Addolorata in un Altare della medesima Confessione: lo stesso nell’Immagine del principal Protettore S. Ciriaco Vescovo, e Martire dipinta in una piccola rotonda volta formata sopra il di lui Altare, che di più con mangiamento di sembiante fece mostra di volto ilare e ridente, come in quel momento videro parecchie persone, che lo riferiscono. Congetturatosi da ciò, che ancor egli voleva in queste circostanze spezial culto, si venne nella determinazione di aprire la di lui Urna, dove da gran tempo giaceva supino il di lui intatto Corpo, che è sembrato di ravvisarlo un pochino mosso dal sito, in cui era stato accomodato, ed un pochino rivolto all’amato suo Popolo.

Alla vista indubitata di tanti stupendi avvenimenti, ai quali si dee aggiungere il più volte rinnovato aprimento di occhj di Maria Addolorata in un Semibusto in cera esposto nella Chiesa di questi PP. Carmelitani, è facile il comprendere la commozione del Popolo, l’accrescimento del fervore, le visite continue alla Regina di tutti i Santi nella Cattedrale, le offerte copiosissime di cera, denari, e di qualche gioja ancora.

Quello peraltro, che è da pregiarsi maggiormente, si è, che scorgesi in tutti ravvivata quella Fede, che opera, dalla quale ne è già derivato general cangiamento di costumi, modestia nel vestire, onestà nel trattare, impensate riconciliazioni, avendo deposto i facinorosi sull’Altare della Vergine le armi da taglio, e da fuoco, che segretamente portavano, e finalmente conversioni di anime quasi dimentiche di Dio. E di giorno, e di notte altro non si vede, che torme di gente di ogni sesso, ed anche nobili Matrone in umili vesti, andar privatamente, e in pubbliche Processioni alla Chiesa recitando divotissimamente e Rosarj, e Litanie col far risonar da per tutto Lodi alla Beatissima Vergine in guisa, che può assomigliarsi la Città nostra alle Contrade della Palestina, dove ai tempi di S. Girolamo altro non sentitasi, che canti di Salmi, e di Inni. I Ministri del Santuario parte fanno zelanti Sermoni in Cattedrale, e parte sono occupati continuamente in amministrare il Sagramento della Penitenza ai Fedeli: ed i fedeli uniti ai Sacerdoti, come nei primi secoli della Chiesa, fanno a vicenda notturne veglie nella medesima Cattedrale colla recitazione dei Salmi, e delle divote preci.

Già sono dieci giorni compiuti, e dieci notti, dacché si conserva l’accennato tenore, proseguendo la Vergine S. Anna a spandere su questa Città la loro beneficenze coll’aprire, e col volgere di quando in quando i loro amorosi occhj verso di noi non solo, ma eziandio verso il gran numero dei Forestieri che concorrendo giornalmente a folla dalle vicine Città, e Terre, e Castelli per ammirare i sovrani prodigi, che la divina Onnipotenza dimostra in questa Città, dopo di averli veduti distintamente, ne partono magnificando Iddio mirabile ne’ Santi suoi, ed annunziando le di lui portentose opere.

Sebbene il Miracolo sia ben divulgato nella Provincia, ed altrove; e sebbene sia stato veduto, e ancor veggasi chiaramente, e sia stato confermato non da pochi, ma da migliaja di persone, molte delle quali sono distinte per dignità, per carattere, per dottrina, ed alcune ancora Eterodosse: nondimeno se ne formeranno esatti, e rigorosi Processi dalla Curia Ecclesiastica, affinché ne rimanga perpetua, ed autentica memoria, e si dilati, e si accresca la pietà, e la devozione de’ Fedeli verso la Regina di tutti i Santi, e la di lei gran Madre S. Anna.

Questa succinta Relazione è stata distesa con ordine, ed approvazione del nostro E.mo e Rev.mo per glorificar sempre più MARIA Santissima, che con troppo visibile assistenza veglia sopra di noi, e per soddisfare insieme alle continue ricerche, e premure, che si fanno da ogni parte, per avere un sincero veridico ragguaglio di grazie, e favori così segnalati.

Ancona, 6 luglio 1796.

 

Cfr. documento originale del 6 luglio 1796 in www.lavocecattolica.it/occhidimaria.htm

 

LO SGUARDO DI MARIA SU ANCONA,

PRESCELTA ANCHE PER UNA DELLE TRASLAZIONI MIRACOLOSE DELLA SANTA CASA,

ATTUALE PORTO DI PARTENZA E DI ARRIVO PER MEDJUGORJE

La provvidenziale coincidenza delle “date”… non fa riflettere?...

 … Non c’è una stretta “correlazione provvidenziale” tra Ancona e Mediugorie?...

… e la “Miracolosa Traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Tersatto, Ancona, Loreto?...

( 25 giugno 1796: inizio miracolo apertura degli occhi in Ancona – 25 giugno 1981: inizio apparizioni di Mediugorie)

 

Medjugorje, viaggio alla ricerca di Maria

Da un articolo su Il Giornale del 15 agosto 2004

di ANTONIO SOCCI

 

Ho fatto circa 2000 chilometri fra terra e mare sulle tracce di una donna. E' una donna "di una bellezza indescrivibile", dice chi l'ha incontrata. E per noi curiosi tenta una vaga descrizione: alta circa 1 metro e 65, longilinea, circa 18-20 anni, volto regolare, quasi sempre sorridente, guance rosate, capelli neri ondulati, occhi spiccatamente azzurri, voce dolce da adolescente, vestito molto semplice.

Ma i testimoni precisano subito che la sua è una bellezza inimmaginabile, nessun volto al mondo è paragonabile al suo. Non stiamo parlando di un sogno o di un'immagine letteraria. Ma di una persona viva, che sorride, parla e ascolta, piange, abbraccia, chiama per nome, che insegna e che implora, che si appassiona ai piccoli problemi di ognuno. Dal 1981 sei ragazzi di un paesetto della Bosnia croata - Medjugorje - la incontrano quasi quotidianamente e lei - a precisa domanda - ha risposto di essere la Vergine Maria. Il punto è che: è viva. E questi sei ragazzi non sono pazzi, sono del tutto normali, anche a giudizio della scienza, perfino dell'ex regime titoista. All'inizio perseguitati dalla polizia comunista, sono cresciuti con lei accanto, hanno fatto l'università, si sono sposati, hanno figli. Non sono degli allucinati (ce ne passano diversi anche da Medjugorje e si riconoscono subito). Invece questi sei - che nel 1981 peraltro non erano fra i ragazzi più assidui in parrocchia - sono tipi equilibrati, razionali, cordiali. Ma, come dice una di loro, Marija, che oggi abita a Monza, "ci siamo in un certo senso innamorati di lei. Specialmente all'inizio, non dico che eravamo dipendenti, tuttavia la bellezza del suo viso e la sua voce quando parlava ci attiravano...Poi, pian piano, ci ha portato verso Gesù, verso la Chiesa, verso l'Eucarestia e ci ha fatto scoprire un mondo così grande, così immenso..."

La sua bellezza e la sua eterna giovinezza, sottolinea padre Livio, direttore di Radio Maria, si spiegano col fatto che tutto l'essere di Maria, anima e corpo, risplende di Grazia ed è nella Gloria di Cristo. E' dunque paradiso. Con i suoi 23 anni (nel 2004: n.d.r.) di presenza costante, secondo il padre, siamo di fronte a un fatto assolutamente unico nella storia della Chiesa che evidentemente è dovuto a qualcosa di eccezionale, a ciò che deve accadere.

Così abbiamo raggiunto quel paesino bosniaco per assistere ad un'apparizione. Per capire e per interrogarci su questa giovane donna, la sua "filosofia" e anche la missione segreta" che giustifica una così lunga permanenza (se, per esempio, è un'impresa che deve salvarci da catastrofi imminenti).

Un Palazzo imperiale

A giudicare dai milioni di persone che questa estate si sono mossi per lei, è decisamente il personaggio del momento (è entrata addirittura in una diatriba fra Giuliano Ferrara e Francesco Merlo). Statisticamente è la donna più amata della storia umana, la più cantata da poeti e musicisti, la più raffigurata da pittori e scultori, la più invocata. I suoi sono "gli occhi da Dio diletti e venerati" (Dante). Se perfino Dio ne è innamorato si capisce perchè questa estate 2004 un fiume di gente - giovani e non solo - ha fatto chilometri per cercarla nei luoghi dove lei è passata (Lourdes, Fatima, Chestochowa, Loreto, Guadalupe): dove è passata a guarire, ad asciugare lacrime, a dare riparo e conforto a desolati e disperati, ad abbracciare la solitudine e chiamare tutti. Giacché di lei si dice da secoli (Bernardo di Chiaravalle) che non delude mai e non abbandona mai nessuno.

Con questi pellegrini - per la festa dell'Assunta - il papa stesso (Giovanni Paolo II: n.d.r.) torna a Lourdes: sono 150 anni dalla proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione che la Chiesa oppose, nel XIX secolo, a tutte le nuove ideologie fondate sull'illusione che l'uomo - pretendendosi dio - possa costruire un paradiso in terra con le sue forze. La storia del XX secolo ha dimostrato che invece ha costruito inferni. E proprio per abbattere questi inferni del XX secolo lei è apparsa prima a Fatima e poi a Medjugorje. Giuliano Ferrara ha ricordato, con stupore, che è venerata come Regina. Non ingannino il suo aspetto da adolescente, la sua umiltà, la sua mitezza. Ha potere regale e lo ha esercitato in momenti decisivi della storia umana. Per esempio, apparendo a un povero indios a Guadalupe (1531), ha determinato la storia americana e quindi il nostro oggi. Strana regina: cambia la storia umana scegliendo persone insignificanti e con la predilezione per le cose più piccole e umili.

Nel viaggio che mi porta all'imbarco di Ancona verso la Croazia passo infatti - il 29 luglio - da quella che lei stessa ha definito la sua reggia: lì apparve a Francesco di Assisi come "Regina degli angeli" e confidò a lui di aver scelto la misera Porziuncola, una minuscola e spoglia chiesina nella valle spoletana, come suo palazzo regale. E' spontaneo il paragone con un altro palazzo imperiale che s'incontra dopo l'imbarco da Ancona, quello che appare già dal traghetto sulla costa dalmata: il Palazzo di Diocleziano a Spalato, costruito proprio 1700 anni fa, nel 304. Era il Palatium per antonomasia (da cui il toponimo Spalato). La reggia possente dell'ultimo feroce persecutore dei cristiani. Oggi su quelle pietre colossali svetta un alto campanile con la croce. Vengono in mente le parole di lei nel Magnificat: "ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili".

I cristiani perseguitati dell'impero romano non potevano neanche immaginare, nel 304, che di lì a pochi mesi sarebbe salito al trono Costantino e tutto sarebbe cambiato. E i cristiani perseguitati dall'impero comunista - che proprio su questa riva aveva la sua frontiera occidentale - potevano immaginare di veder implodere nel nulla - e senza sangue - il grande moloch persecutore? C'è la lieve mano di Maria, come dice il Papa? Mi lascio Spalato - e questi pensieri - alle spalle e il 2 agosto percorro verso sud la splendida costa croata devastata a tratti da una urbanizzazione selvaggia.

Verso Medjugorje

Cento chilometri di strada a due corsie a strapiombo sul mare. Poi l'entroterra e la desolata Bosnia: il ponte di Mostar è appena stato ricostruito. Le ferite sanguinano ancora. In una campagna povera, di piccole coltivazioni di tabacco e viti, svetta una chiesetta bianca con i due noti campanili: è Medjugorje. Un posto sperduto e insignificante: fino all'81. Strade sconnesse ed erbacce. Il sole, in un cielo biancastro, fa già caldo alle 7.30. I bar stanno aprendo, ma già circolano tanti pellegrini perchè il 2 di ogni mese Mirjana Dragicevic, una delle veggenti, ha la sua apparizione, sotto un tendone al "Campo della vita" dei ragazzi di suor Elvira. Basta seguire la gente. A sinistra della chiesetta si va verso la frazione di Bijakovici, dove abitavano i ragazzi, e dopo 800 metri si arriva a uno stradone in salita: saprò poi che i ragazzi stavano proprio su questo stradone polveroso, oggi occupato dai pullman, quel 24 giugno 1981, verso le 18.15. Quando una di loro scorse, a 200 metri, dove inizia la collinetta brulla e sassosa del Podbrdo, una giovane donna inondata di luce con un bimbo in braccio. La quale faceva segno con la mano di avvicinarsi: loro scapparono a rotta di collo, impauriti. L'incontro vero avverrà l'indomani e il 26 il primo messaggio, quando piangendo chiederà loro "pace, pace, pace, pace con Dio e fra gli uomini". Nessuno capiva.

Ma esattamente dieci anni dopo, nel 1991, quello stesso 26 giugno, lì in Bosnia sarebbe scoppiata la prima feroce guerra in Europa dal 1945.
Il tendone verde del "Campo della vita" è già pieno di gente dalle ore 6 e anche il prato attorno. Alle 8 comincia il Rosario. Si dicono tutti i 4 misteri in diverse lingue. Nel frattempo arriva Mirjana, una bella trentenne bionda, occhi azzurri, vivaci, laurea in agraria. Appena iniziato il quarto mistero glorioso - l'Assunzione - di colpo Mirjana cade in ginocchio e dappertutto si fa un silenzio mai sentito. Nessuno parla, tutti sanno che Maria è venuta, è qui fra noi. Il volto di Mirjana, totalmente assorto in lei, è leggermente trasformato, luminoso. Parla con lei, Mirjana, ma la sua voce è del tutto silenziosa per noi. Tutti tacciono, raccolti. Stando lì" mi dirà Piergiorgio, torinese, neolaureato ingegnere "senti quello sguardo di lei proprio su di te, anche se non la vedi".

Se ne rese ben conto un medico milanese, il dottor Frigerio, che andò a Medjugorje per un'apparizione e portava con sé la borsa piena di oggetti sacri che i suoi pazienti gli avevano affidato perché fossero benedetti dalla Vergine. Ma, per la folla, non riuscì ad arrivare fino all'altare dove si dovevano deporre. Finita l'apparizione stava per tornarsene via, dispiaciuto, sennonché proprio lui fu cercato dal piccolo Jakov che gli disse: "Sei tu il medico? La Madonna mi ha detto di dirti che non devi preoccuparti: ha benedetto ugualmente tutti gli oggetti che hai nella borsa".

E' questa sua delicatezza per ogni singolo che stupisce. Chiama "piccolo mio" Juan Diego a Guadalupe. A Lourdes da’ del "voi" a Bernadette che tutti trattavano con lo sprezzante "tu" dei pezzenti.

A Medjugorje ogni volta - per migliaia di volte - ringrazierà i ragazzi “per aver risposto alla mia chiamata". I racconti dei testimoni la descrivono tutti piena di attenzioni e di amore per ciascuno. "Voi non potete capire" dirà in un suo messaggio "quanto grande sia la vostra persona nel disegno di Dio".

Il 2 agosto dopo l'apparizione a Mirjana non ci sono messaggi pubblici. I quali arrivano il 25 di ogni mese attraverso un'altra veggente, Marija Pavlovic. Messaggi che la Bella Ragazza di Nazareth dà alla parrocchia di Medjugorje e per suo tramite al mondo. Sono sempre poche parole semplici che invitano alla conversione e alla preghiera perchè "l'umanità si trova in un grande pericolo" e il rosario è l'arma potentissima per permettere a Cristo di dare salvezza e pace all'umanità.
A Mirjana però lei ha affidato i dieci segreti che riguardano le sorti del mondo. Ognuno sarà rivelato tre giorni prima del suo accadere, perché tutti abbiano il tempo di convertirsi. Si sa che il terzo è un bel segno che lei lascerà sul colle della prima apparizione, un segno incancellabile e chiaro della sua presenza. Ma gli altri pare siano molto preoccupanti.

Quell'arsenale esploso

7 agosto. L'imbarco a Spalato è proprio accanto al Palazzo di Diocleziano. Fisso a lungo, dal brumoso Adriatico, quelle mura possenti e quella croce che oggi vi svetta. Mentre sul traghetto risuonano le chitarre e i canti dei giovani che sono stati a Medjugorje, cerco mentalmente di rimettere in ordine gli eventi e le date.

Il 13 maggio 1917 appare a Fatima e profetizza l'avvento in Russia del comunismo e le piaghe derivanti da questo capolavoro di Satana: una nuova guerra mondiale, immense stragi e persecuzioni mai viste in due millenni di cristianità, fino al martirio di un Papa. E' stata esattamente la storia del Novecento. Per una serie di ragioni non era stata fatta - nelle modalità dovute - quella consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria che lei aveva chiesto.

Il 13 maggio 1981, proprio nel giorno della Madonna di Fatima, un attentato colpisce il Papa a San Pietro. Nei giorni successivi dall'ospedale Giovanni Paolo II ricorda che proprio questo evento era predetto nella terza parte del segreto di Fatima. Il papa decide di fare la consacrazione. Il 25 marzo 1984, solennemente, affida il mondo al "cuore materno di Maria", "madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze". Cosa accade?

Gli esperti di questioni politico-militari dicono che il 1984, con Andropov e Cernenko al Cremlino e il duro scontro sui missili con gli Usa di Reagan, che mise alle corde il sistema sovietico, fu il momento di massima tensione fra Est e Ovest. L'Urss stava perdendo e un conflitto armato - apocalittico - veniva davvero ritenuto probabile. Ma nel giro di pochi mesi - con la morte di Andropov e Cernenko e l'arrivo di Gorbacev (1985) - il comunismo andò verso un'implosione fulminea a causa del suo fallimento economico e sociale. La più grande dittatura della storia crollò in 4 anni senza violenze né vittime: il “caso" vuole che l'atto di liquidazione dell'Urss del 1991 sia stato firmato l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione (il mio Cuore Immacolato trionferà" fu detto a Fatima) e che la bandiera rossa sia stata ammainata sul Cremlino il 25 dicembre 1991, per Natale.

Ma cosa era accaduto in Urss fra 1984 e 1985? Bastano la morte di Andropov e Cernenko a spiegare il capovolgimento di una linea politica? Molte cose dovremo scoprire. Tornato a casa trovo il Domenicale che suggerisce proprio uno dei tasselli mancanti. L'esperto di storia militare Alberto Leoni illustra il fatto che mise ko il potenziale militare sovietico durante la crisi del 1984: l'esplosione dell'arsenale di Severomorsk, nel Mare del Nord. "Senza quell'apparato missilistico che controllava l'Atlantico" dice Leoni "l'Urss non aveva più alcuna speranza di vittoria. Per questo l'opzione militare fu cancellata". Quell'incidente avvenne due mesi dopo il rito solenne della Consacrazione in Piazza San Pietro. Può essere casuale. Ma molti hanno notato con qualche brivido la data dell'incidente di Severomorsk: 13 maggio 1984, anniversario e festa della Madonna di Fatima e dell'attentato al Papa!

Senza sapere nulla di tutto questo, Lucia, l'ultima delle veggenti di Fatima ancora vivente, in un'intervista dichiarò candidamente: "La Consacrazione del 1984 ha evitato una guerra atomica che sarebbe accaduta nel 1985".

Un mese dopo l'attentato al Papa sono iniziate le apparizioni di Medjugorje che, ha detto Maria, compie ciò che è iniziato a Fatima. Questa estate i giornali hanno dedicato molte pagine alla ripresa dei pellegrinaggi. Maria attrae silenziosamente. Il 15 agosto, per l'Assunta, il Papa è a Lourdes: questo sperduto paesino dei Pirenei è la più grande mèta di pellegrinaggi del mondo, più della Mecca. "L'Assunzione al cielo, in corpo e anima, di Maria che si celebra" mi spiega un teologo "significa che perfino ogni capello del nostro capo è amato da Dio, innamorato di noi, ed è destinato - con tutto il nostro essere - alla gloria, alla divinizzazione. Che trasfigurerà il corpo".

Ripenso alla bellezza della giovane donna che appare a Medjugorje. E' la donna "vestita di sole" che schiaccerà Satana, il leone ruggente che sempre cerca chi divorare. Ripenso alle parole di Dostoevskij: "La Bellezza salverà il mondo".

Antonio Socci

 

L’APPENDICE FINALE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE DEL 1789

L’ATTACCO CONTRO LE RADICI CRISTIANE IN ATTO

L’Irlanda Cattolica e l’Europa

Il no dell’Irlanda al nuovo progetto di Unione Europea (53,4% contro il 46,6%) ha un eloquente significato, che va considerato in tutti i suoi aspetti.

C’è chi afferma che 4 milioni di irlandesi, meno dell’1 per cento della popolazione del continente, non possono bloccare la volontà di 497 milioni di cittadini europei. La verità è però un’altra, sottolineata dal presidente ceco Vaclav Haus: i politici europei hanno permesso ai cittadini di esprimere la loro opinione in un solo Paese in Europa, e in questo paese sono stati bruscamente contraddetti.

I pianificatori dell’Europa Unita, consapevoli del fatto che qualsiasi trattato europeo sarebbe stato rigettato dagli elettori, hanno deciso di evitare di sottoporglielo. Anziché interpellare direttamente l’opinione pubblica, ventisei Stati membri dell’Unione hanno scelto di approvare il Trattato in Parlamento (diciotto Paesi lo hanno già ratificato). L’Irlanda è l’unico Paese ad avere indetto un referendum, perché a ciò era obbligata da una sua recente legge.

Ma il referendum irlandese ha confermato lo iato esistente tra “Europa reale” e “Europa legale”. Ogni qualvolta i cittadini europei sono chiamati alle urne per esprimere il loro giudizio sulle istituzioni comunitarie, le rifiutano con decisione. E’ accaduto con i referendum del maggio-giugno 2005 in Francia e in Olanda, e si è ripetuto il 13 giugno in Irlanda. “Gli elettori europei – ha scritto Fausto Carioti su “Libero” (14 giugno 2008) – si dividono in due categorie: quelli che hanno bocciato i trattati europei e quelli ai quali è stata negata la possibilità di bocciarli”.

I risultati di queste consultazioni elettorali rivelano l’esistenza di una forte divaricazione tra il sentimento popolare e il “potere senza volto” dei “piani alti” di Bruxelles. Lucio Caracciolo ricorda il perfido motto di uno dei “padri” dell’Europa, Jean Monnet: “l’essenziale non è sapere dove andare, ma andarci” (Il trionfo dell’euronoia, “La Repubblica”, 14 giugno 2008).  Le strade per raggiungere la meta sono tortuose, ma gli “eurocrati”  non rinunciano al progetto di dissoluzione degli Stati nazionali avviato dal Trattato di Maastricht del 1992.

La bocciatura irlandese non è però un semplice “incidente di percorso” ma una brutale battuta d’arresto. Il presidente della Commissione Barroso ha ammesso che non esiste un “piano B” per aggirare il no dell’Irlanda, anche perché il Trattato di Lisbona rappresentava già un “piano B”, rispetto alla Costituzione Europea bocciata dai referendum del maggio 2005. Francia e Germania si ripropongono ora come le “locomotive” di un’Europa a più velocità, ma il cammino appare impervio. La data del 1° gennaio 2009, prevista per l’entrata in vigore del Trattato, è irrimediabilmente saltata e non sarà facile approntare nuove soluzioni, almeno a breve termine.

Quanto è accaduto offre un’importante conferma del fatto che niente è irreversibile nella storia, se esiste una ferma volontà di resistenza. In Irlanda, come già era accaduto in Francia e in Olanda, l’intero establishment si è schierato per l’approvazione del Trattato: i due principali partiti, Nuova Democrazia, al governo, e Pasok, opposizione di sinistra; i sindacati e gli industriali; tutti gli organi di informazione. Eppure una attiva minoranza, guidata da vivaci associazioni come la “Irish Society for Christian Civilisation”, è riuscita a dar voce all’opinione pubblica, inceppando il meccanismo, montato dai tecno-burocrati e mutando così il corso della storia europea.

Va aggiunto che la principale ragione per cui il nuovo progetto europeo è stato rifiutato è dovuta ai suoi contenuti palesi, e non ai suoi aspetti criptici e farraginosi. Lo ha visto bene il senatore Marcello Pera che ha sottolineato come il no irlandese al trattato di Lisbona è “l’inevitabile reazione alla cancellazione delle radici cristiane dalla Costituzione e alle eurodirettive, prive di legittimazione democratica, che stravolgono le legislazioni nazionali sui temi bioetici (…)”.

I cattolici irlandesi si sono ribellati ad un’Europa che nella Costituzione mette al bando Dio per orientare verso l’anarchia del relativismo le legislazione nazionali sui temi eticamente sensibili (adozioni ai gay, eutanasia, aborto, “provetta selvaggia” (“La Stampa, 14 giugno 2008).

Nel Trattato di Lisbona assume forza giuridica obbligatoria la Carta dei Diritti fondamentali, varata nel dicembre 2000 a Nizza, che costituisce il cuore della nuova costruzione europea. Nella Carta di Nizza, condannata da Giovanni Paolo II pochi giorni dopo la sua promulgazione, non c’è solo il rinnegamento formale delle radici cristiane dell’Europa. Nell’articolo 21, per la prima volta in un documento giuridico internazionale, l’“orientamento sessuale” è riconosciuto come fondamento di non-discriminazione, mentre due altri articoli del nuovo Trattato sul funzionamento dell’UE, il 10 e il 19, ribadiscono lo stesso principio.

Questi articoli traducono in termini giuridici la cosiddetta teoria del gender, che distingue il sesso fisico-biologico dalla tendenza sessuale o “identità di genere”. La sessualità, in questo modo, diventa non un dato di natura, ma una scelta “culturale”, puramente soggettiva. L’art. 9 della Carta dei diritti di Nizza dissocia inoltre il concetto di famiglia da quello di matrimonio tra un uomo e una donna, aprendo la porta alle unioni omosessuali e alle adozioni di bambini da parte delle coppie “gay”.

La Carta conferisce inoltre ai cittadini la possibilità di ricorrere contro le legislazioni nazionali, con il rischio di creare un meccanismo per cui, attraverso i ricorsi dei cittadini e le sentenze della Corte di Giustizia europea a cui essi adiscono, si arrivi a determinare una giurisprudenza comunitaria che esautori le legislazioni nazionali. I singoli possono tutelare i diritti loro garantiti dal Trattato appellandosi alla Corte di Giustizia, le cui sentenze si applicano direttamente all’interno degli Stati membri. La sovranità degli Stati sarebbe progressivamente liquidata a colpi di sentenze dei Tribunali europei.

Se il Trattato di Maastricht, con l’introduzione dell’euro, ha voluto dare all’Europa una costituzione economica, con il Trattato di Lisbona, stiamo passando non ad una costituzione politica, ma ad una costituzione giuridica, fondata sui nuovi diritti postmoderni, diametralmente opposti ai “principi non negoziabili” a cui tanto spesso si è richiamato Benedetto XVI.

Roberto de Mattei in Corrispondenza romana: www.corrispondenzaromana.it

 

IL VERO VOLTO DEL  “TRATTATO DI LISBONA”

            I potenti dell’Europa si mostrano indignati e offesi perché la voce del popolo irlandese (che nulla conta davanti alla loro volontà di onnipotenza) si è espressa democraticamente contro il trattato di Lisbona, così come nel passato la saggezza del popolo francese e olandese si espresse contro l’approvazione della costituzione europea. 

            I super burocrati che pretendono di mettere in ginocchio, in nome dell’U. E., tutti gli Stati membri a un solo cenno del loro comando, rifiutano drasticamente questo nuovo smacco, impedendo che altre Nazioni esprimano democraticamente il loro voto, perché hanno ben capito che la gente comune, i lavoratori con mutuo casa, i cittadini fedeli alle loro tradizioni…non vogliono l’Unione Europea perché la sentono solo come imposizione dall’alto e come peso per le proprie tasche.

            Ma la precarietà della situazione economica, resa ancora più difficile dal caro petrolio voluto dal mondo arabo per piegare l’occidente, è solo un aspetto della deriva a cui sta andando la nuova Europa, tutta protesa all’insegna del relativismo e della dittatura più pericolosa, perché subdola.

- L’Unione Europea appena insediata, quasi non ci fossero problemi più urgenti e gravi, ha fatto approvare le unioni omosessuali con adozioni di poveri bambini indifesi.

- Ha volutamente ignorato la cultura cattolica senza mai menzionarla nella costituzione.  

- Ha sanzionato con pesanti multe agricoltori e affini colpevoli di aver lavorato troppo.

- Ha imposto ai suoi 27 stati membri di rendere legale l’aborto come “diritto giuridico della donna” a scapito del diritto alla vita del bambino, incentivando anche il diritto all’eutanasia.

- Ha penalizzato l’obiezione di coscienza nei confronti dell’aborto e dell’omosessualità.

- Ha inventato la cosiddetta “identità di genere” per spazzare via l’evidenza dei due sessi, maschile e femminile, allo scopo di legalizzare qualunque tendenza fuorviante.

- Ha incentivato ogni tipo di ricerca sugli embrioni, compresa quella fra uomo e animale.

- Ha proibito di manifestare pubblicamente la propria fede religiosa con sentenza del 21.2 diffidando la Chiesa dall’esercitare il suo ministero esterno, quale ad esempio la benedizione pasquale delle case ecc..    

In seguito vedremo quale altra proibizione ci verrà imposta...

Come se tutto ciò non bastasse  adesso ci impone il misterioso TRATTATO DI LISBONA che annullerà col tempo tutte le Costituzioni dei singoli Stati, sostituendosi ad esse, in modo tale che a nulla varranno col tempo le nostre leggi interne, comprese quelle riguardanti temi etici e sociali. 

È il crollo del primordiale diritto alla democrazia, alla libertà e alla sovranità nazionale. Praticamente vogliono cancellare le singole identità delle Nazioni ricche del loro patrimonio culturale, artistico, storico, religioso, ecc. legato anche alle singole tradizioni millenarie, per imporre un’unica costituzione che non rispetta assolutamente né l’identità dell’Europa né dei singoli Stati, ma oltretutto lo fanno in maniera subdola, larvata, per impedire che gli europei usino il cervello e si pronuncino sul loro futuro chiedendo di essere interpellati e documentati mediante un referendum. 

            Se poi all’avanzata di questa nuova dittatura europea da un lato, aggiungiamo il pericolo dell’avanzata islamica dall’altro…, c’è solo da sperare in un prodigioso intervento di Gesù Cristo per evitare il peggiore dei conflitti.   La preghiera e un incisivo “passa-parola” sono sempre utili.

            Che la Madonna dei Popoli e delle Nazioni apparsa ad Amsterdam sotto questo titolo, ci soccorra e ci liberi!

Patrizia Stella

patrizia.stella@alice.it

Centro Culturale  Nicolò  Stenone – Verona                                                          

 

Globalizzazione e nuovo ordine mondiale

Presentazione dell’ex-Card. Joseph Ratzinger

(ora BENEDETTO XVI)

al volume di Schooyans Michel, Nuovo disordine mondiale

(Collana Problemi e dibattiti, 48), Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2000

 

Una vibrante denuncia quella del professor Michel Schooyans: il nuovo ordine mondiale è una grande trappola per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità. Nel suo libro Nuovo disordine mondiale i nomi, i programmi, gli argomenti del mondo che verrà, senza più poveri né malati: moriranno prima! 

Fin dagli inizi dell’illuminismo, la fede nel progresso ha sempre messo da parte l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente. La promessa di felicità non è più legata all’aldilà, ma a questo mondo. Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo che si aspettava, dalla marcia trionfale delle scienze, un progressivo miglioramento della condizione del mondo e l’approssimarsi, sempre più incalzante, di una specie di paradiso; nel XX secolo, questa stessa fede ha assunto una connotazione politica.

Da una parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che promettevano all’uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la politica proposta dalla loro ideologia: un tentativo che è fallito in maniera clamorosa.

Dall’altra, ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in maniera più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali. Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va sotto il nome di “Nuovo ordine mondiale”. Trovano espressione sempre più evidente nell’ONU e nelle sue conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo e di Pechino, che, nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del mondo nuovo. Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che caratterizzava il sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita.  

Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la pretesa felicità che taluni hanno raggiunto.

La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la base del Nuovo ordine mondiale, diventa palese soprattutto nell’immagine della donna, nell’ideologia del «Women’s empowerment», nata dalla conferenza di Pechino. Scopo di questa ideologia è l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la maternità. Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile. Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una «tender equity and equality», di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa, di cui si può far uso senza alcun criterio.

Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei nostri contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancor più profondo: l’altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci priva di una parte di vita, una minaccia per il nostro io e per il nostro libero sviluppo. Al giorno d’oggi, non esiste più una «filosofia dell’amore» bensì solamente una filosofia dell’egoismo.

Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi semplicemente nel dono di se stesso, che possa ritrovarsi proprio a partire dall’altro e attraverso l’essere-per-l’altro, tutto ciò viene rifiutato come un’illusione idealista. È proprio in questo che l’uomo viene ingannato. In effetti, nel momento in cui gli viene sconsigliato di amare, gli viene sconsigliato, in ultima analisi, di essere uomo.

C’è qualcuno che sta progettando un sistema rigido e inattaccabile per governare lo sviluppo del mondo. Organismi internazionali dall’indiscutibile autorità (Organizzazione Mondiale della Sanità, Banca Mondiale, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, UNICEF e altri) hanno messo a punto un nuovo paradigma che misura il valore delle persone in anni di aspettativa di vita, invalidità, morbilità al fine di valutare le priorità e mettere in atto, oppure no, i piani di aiuto in tutto il mondo. Applicando questi "nuovi criteri" si scopre che tutto diventa uno questione di costo-rischio-beneficio. Perciò, chi è povero e malato riceverà meno aiuti; chi è ricco e sano riceverà maggiori cure.

Per questo motivo, a questo punto dello sviluppo della nuova immagine di un mondo nuovo, il cristiano - non solo lui, ma comunque lui prima di altri - ha il dovere di protestare e di denunciare coraggiosamente la “grande trappola” per i poveri del mondo e la nuova schiavitù al servizio degli imperativi della mondializzazione e della globalizzazione.

La concezione dei diritti dell’uomo che caratterizza l’epoca moderna, e che è così importante e così positiva sotto numerosi aspetti, risente sin dalla sua nascita del fatto di essere fondata unicamente sull’uomo e di conseguenza sulla sua capacità e volontà di far sì che questi diritti vengano universalmente riconosciuti.

All’inizio, il riflesso della luminosa immagine cristiana dell’uomo ha protetto l’universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine viene meno, nascono nuovi interrogativi. Come possono essere rispettati e promossi i diritti dei più poveri quando il nostro concetto di uomo si fonda così spesso, come dice l’autore, «sulla gelosia, l’angoscia, la paura e persino l’odio»? Come può un’ideologia lugubre, che raccomanda la sterilizzazione, l’aborto, la contraccezione sistematica e persino l’eutanasia come prezzo di un pansessualismo sfrenato, restituire agli uomini la gioia di vivere e la gioia di amare?

È a questo punto che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano può offrire nella lotta per la storia futura. Non è infatti sufficiente che egli opponga l’escatologia all’ideologia che è alla base delle costruzioni «postmoderne» dell’avvenire. È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a questo riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi decenni sicuramente troppo debole e troppo timida. L’uomo, nella sua vita terrena, è «una canna al vento» che rimane priva di significato se distoglie lo sguardo dalla vita eterna. Lo stesso vale per la storia nel complesso. In questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera corretta, non si presenta mai come una fuga. 

Esso dà semplicemente all’esistenza terrena la sua responsabilità, la sua grandezza e la sua dignità. Tuttavia, queste ripercussioni sul «significato della vita terrena» devono essere articolate. È chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al silenzio: non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà, è l’illusione delle utopie. Non si possono imporre al domani modelli di oggi, che domani saranno i modelli di ieri. È tuttavia necessario gettare le basi di un cammino verso il futuro, di un superamento comune delle nuove sfide lanciate dalla storia, sulla base di un contenuto concreto, politicamente realistico e realizzabile, all’idea, così spesso espressa dal Papa, di una «civiltà dell’amore».

 Card. Joseph Ratzinger

presentazione al volume di Schooyans Michel, Nuovo disordine mondiale,

(Collana Problemi e dibattiti 48), Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2000.

 

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

AD ANCONA IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE

(4-11 settembre 2011)

GESU’ TORNA A VISITARE LA CITTA’ AMATA, LA CITTA’ DI MARIA, LA CITTA’ DELLA FEDE…

 

Dall’Omelia del Santo Padre Benedetto XVI

al XXIV Congresso Eucaristico Nazionale di Bari del 29 maggio 2005

(Solennità del Corpus Domini)

 

Glorifica il Signore, Gerusalemme, loda, Sion, il tuo Dio” (Sal. resp.). L’invito del Salmista, che riecheggia anche nella Sequenza, esprime molto bene il senso di questa Celebrazione eucaristica: ci siamo raccolti per lodare e benedire il Signore… (…)

Al popolo ebreo in difficoltà Dio venne in aiuto col dono della manna, per fargli capire che “l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore” (Deut.8,3). Nel Vangelo di oggi Gesù ci ha spiegato a quale pane Dio, mediante il dono della manna, voleva preparare il popolo della Nuova Alleanza. Alludendo all'Eucaristia ha detto: “Questo è il Pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia di questo Pane vivrà in eterno” (Gv.6,58). Il Figlio di Dio, essendosi fatto carne, poteva diventare Pane, ed essere così nutrimento del suo popolo in cammino verso la terra promessa del Cielo.

Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l'occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi semplicemente un dovere imposto dall'esterno. Partecipare alla Celebrazione domenicale e cibarsi del Pane eucaristico è un bisogno per il cristiano, il quale può così trovare l’energia necessaria per il cammino da percorrere. Un cammino, peraltro, non arbitrario: la strada che Dio indica mediante la sua Legge va nella direzione iscritta nell'essenza stessa dell’uomo. Seguirla significa per l’uomo realizzare se stesso; smarrirla equivale a smarrire se stesso.

            Il Signore non ci lascia soli in questo cammino. Egli è con noi; anzi, Egli desidera condividere la nostra sorte fino ad immedesimarsi con noi. Nel colloquio che ci ha riferito poc'anzi il Vangelo Egli dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv.6,56). Come non gioire di una simile promessa? Abbiamo sentito però che, a quel primo annuncio, la gente, invece di gioire, cominciò a discutere e a protestare: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv.6,52). Per la verità, quell'atteggiamento s'è ripetuto tante altre volte nel corso della storia. Si direbbe che, in fondo, la gente non voglia avere Dio così vicino, così alla mano, così partecipe delle sue vicende. La gente lo vuole grande e, in definitiva, piuttosto lontano da sé. Si sollevano allora questioni che vogliono dimostrare, alla fine, che una simile vicinanza è impossibile. Ma restano in tutta la loro icastica chiarezza le parole che Cristo pronunciò proprio in quella circostanza: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Gv.6,53). Di fronte al mormorio di protesta, Gesù avrebbe potuto ripiegare su parole rassicuranti: “Amici, avrebbe potuto dire, non preoccupatevi! Ho parlato di carne, ma si tratta soltanto di un simbolo. Ciò che intendo è solo una profonda comunione di sentimenti”. Ma Gesù non ha fatto ricorso a simili addolcimenti. Ha mantenuto ferma la propria affermazione, anche di fronte alla defezione di molti suoi discepoli (cfr. Gv.6,66). Anzi, Egli si è dimostrato disposto ad accettare persino la defezione degli stessi suoi apostoli, pur di non mutare in nulla la concretezza del suo discorso: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv.6,67), ha domandato. Grazie a Dio Pietro ha dato una risposta che anche noi, oggi, con piena consapevolezza facciamo nostra: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6,68).

            Nell'Eucaristia Cristo è realmente presente tra noi. La sua non è una presenza statica. E' una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé. Lo aveva ben compreso Agostino, che, provenendo da una formazione platonica, aveva stentato molto ad accettare la dimensione “incarnata” del cristianesimo. In particolare, egli reagiva di fronte alla prospettiva del “pasto eucaristico”, che gli sembrava indegno di Dio: nei pasti comuni, infatti, l’uomo risulta il più forte, in quanto è lui ad assimilare il cibo, facendone un elemento della propria realtà corporea. Solo in un secondo tempo Agostino capì che nell’Eucaristia le cose andavano nel senso esattamente opposto: il centro è Cristo che ci attira a sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi una cosa sola con lui (cfr. Confess., VII,10,16). In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli.

            Qui tocchiamo un’ulteriore dimensione dell’Eucaristia, che vorrei ancora raccogliere prima di concludere. Il Cristo che incontriamo nel Sacramento è lo stesso qui a Bari come a Roma, qui in Europa come in America, in Africa, in Asia, in Oceania. E' l’unico e medesimo Cristo che è presente nel Pane eucaristico di ogni luogo della terra. Questo significa che noi possiamo incontrarlo solo insieme con tutti gli altri. Possiamo riceverlo solo nell’unità. Non è forse questo che ci ha detto l’apostolo Paolo nella lettura ascoltata poc’anzi? Scrivendo ai Corinzi egli afferma: “Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane” (1ªCor.10,17). La conseguenza è chiara: non possiamo comunicare con il Signore, se non comunichiamo tra noi. Se vogliamo presentarci a Lui, dobbiamo anche muoverci per andare gli uni incontro agli altri. Per questo bisogna imparare la grande lezione del perdono: non lasciar lavorare nell’animo il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità dell’ascolto dell’altro, della comprensione nei suoi confronti, dell’eventuale accettazione delle sue scuse, della generosa offerta delle proprie.

L’Eucaristia – ripetiamolo – è sacramento dell’unità. Ma purtroppo i cristiani sono divisi, proprio nel sacramento dell’unità. Tanto più dobbiamo, sostenuti dall’Eucaristia, sentirci stimolati a tendere con tutte le forze a quella piena unità che Cristo ha ardentemente auspicato nel Cenacolo. Proprio qui, a Bari, città che custodisce le ossa di San Nicola, terra di incontro e di dialogo con i fratelli cristiani dell’Oriente, vorrei ribadire la mia volontà di assumere come impegno fondamentale quello di lavorare con tutte le energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Sono cosciente che per questo non bastano le manifestazioni di buoni sentimenti. Occorrono gesti concreti che entrino negli animi e smuovano le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo (cfr Ai rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e di altre religioni non cristiane, 25 aprile 2005). Chiedo a voi tutti di prendere con decisione la strada di quell’ecumenismo spirituale, che nella preghiera apre le porte allo Spirito Santo, che solo può creare l’unità.

            Cari amici venuti a Bari da varie parti d’Italia per celebrare questo Congresso eucaristico, noi dobbiamo riscoprire la gioia della domenica cristiana. Dobbiamo riscoprire con fierezza il privilegio di poter partecipare all’Eucaristia, che è il sacramento del mondo rinnovato. La risurrezione di Cristo avvenne il primo giorno della settimana, che per gli ebrei era il giorno della creazione del mondo. Proprio per questo la domenica era considerata dalla primitiva comunità cristiana come il giorno in cui ha avuto inizio il mondo nuovo, quello in cui, con la vittoria di Cristo sulla morte, è iniziata la nuova creazione. Raccogliendosi intorno alla mensa eucaristica, la comunità veniva modellandosi come nuovo popolo di Dio. Sant’Ignazio di Antiochia qualificava i cristiani come “coloro che sono giunti alla nuova speranza”, e li presentava come persone “viventi secondo la domenica” (“iuxta dominicam viventes”). In tale prospettiva il Vescovo antiocheno si domandava: “Come potremmo vivere senza di Lui, che anche i profeti hanno atteso?” (Ep. ad Magnesios, 9,1-2).

“Come potremmo vivere senza di Lui?”. Sentiamo echeggiare in queste parole di Sant’Ignazio l’affermazione dei martiri di Abitene: “Sine dominico non possumus”. Proprio di qui sgorga la nostra preghiera: che anche i cristiani di oggi ritrovino la consapevolezza della decisiva importanza della Celebrazione domenicale e sappiano trarre dalla partecipazione all’Eucaristia lo slancio necessario per un nuovo impegno nell’annuncio al mondo di Cristo “nostra pace” (Ef.2,14). Amen!

 

INTERVISTA A MONS. ALBERT MALCOM RANJITH

Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

Troppi abusi liturgici e la Comunione nelle mani non va bene.

Auspicabile che i fedeli tornino a inginocchiarsi quando si accostano all’Eucarestia

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - La Chiesa è preoccupata dal mancato rispetto dell’Eucarestia, presenza reale e corporale di Cristo nell’Assemblea dei fedeli, e dal numero sempre più elevato di abusi liturgici. “Petrus”’ ha raccolto l’opinione di Monsignor Albert Malcom Ranjith, illustre Vescovo e apprezzato braccio destro del Cardinale Francis Arinze quale Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Eccellenza, purtroppo la Santa Messa, in Italia e in diverse altre parti del Mondo, continua a non essere celebrata come dovrebbe, con i sacerdoti che si mettono troppo al centro dell’attenzione e inventano al momento formule e riti che non sono assolutamente fedeli al Magistero ufficiale.

"E’ vero, e ritengo che sia davvero triste che alcuni sacerdoti, per fortuna non tutti, continuino ad abusare, con stravaganze inspiegabili, della liturgia che, è bene ricordarlo, non è di loro proprietà ma della Chiesa".

Le andrebbe di lanciare pubblicamente un appello?

"A questi sacerdoti ricordo che devono, e sottolineo devono, rispettare la liturgia ufficiale della Chiesa Cattolica. Basta con gli abusi e le interpretazioni personali: la Messa non è uno spettacolo, ma sacrificio, dono e mistero. Non a caso, il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda continuamente di celebrare l’Eucarestia con dignità e decoro".

Veniamo a qualche caso pratico. Alcuni preti si concedono omelie eccessivamente lunghe e non sempre intonate alle letture del giorno…

"Intanto penso che una buona e sana omelia non dovrebbe mai superare gli 8-10 minuti; detto ciò, è necessario che il celebrante studi approfonditamente il Vangelo del giorno e si attenga sempre ad esso, senza svolazzi o inutili giri di parole. L'omelia è parte integrante e complementare del sacrificio Eucaristico, ma non deve assolutamente prevalere".

Eccellenza, veniamo alla questione della Comunione nelle mani: Lei  che ne pensa?

"Credo ‘semplicemente’ che bisogni rivedere questa pratica. Come fare? Tanto per iniziare, con una buona catechesi. Sa, purtroppo, molti neanche si rendono conto di chi ricevono nella Comunione, cioè il Cristo, e così si accostano al banchetto Eucaristico con scarsa concentrazione e scarsissimo rispetto".

In concreto, che fare?

"Bisogna recuperare il senso del sacro. Parlo a titolo personale, ma sono convinto dell’urgenza di rivedere la pratica della Comunione elargita nelle mani, tornando a dare la particola ai fedeli direttamente in bocca, senza che essi la tocchino, ribadendo in questo modo che nell'Eucarestia c’è realmente Gesù e che tutti lo devono accogliere con devozione, amore e rispetto".

Non sarebbe il caso di tornare anche a genuflettersi nel momento in cui ci si comunica?

"Ritengo di sì. Questo gesto rappresenterebbe un vero atto di rispetto verso il dono e il mistero dell’Eucarestia".

Ma qualcuno, all’interno stesso della Chiesa, sembra manifestare ‘imbarazzo’ solo all’idea di vedere ripristinata la genuflessione davanti al Santissimo.

"Al di là del ruolo che ricopro in Vaticano, come cattolico mi domando e chiedo: perchè vergognarsi di Dio? La genuflessione al momento della Comunione sarebbe un atto di umiltà e di riconoscimento della nostra natura di figli di Dio".

 

Cfr. PETRUS, il quotidiano on-line sul Pontificato di Benedetto XVI

http://www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=5907#a

 

Giro di vite vaticano sulla Messa: "prediche" brevi, sacralità, niente stravaganze

Articolo di GIACOMO GALEAZZI in LA STAMPA del 25 febbraio 2008

CITTÀ DEL VATICANO - Stop agli abusi liturgici. «La messa non è uno spettacolo, ma sacrificio, dono e mistero. Benedetto XVI chiede di celebrare l’eucarestia con dignità e decoro», afferma l’arcivescovo Albert Malcom Ranjith, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, stretto collaboratore di Joseph Ratzinger. E’ in preparazione un giro di vite del Vaticano contro le «stravaganze» nella messa e per rivedere alcune recenti pratiche come la comunione nelle mani. In arrivo, dunque, ci sono importanti correzioni: genuflessione davanti al Santissimo, omelie che non superino i dieci minuti e si attengano al Vangelo del giorno, l’ostia non più data in mano ma in bocca ai fedeli inginocchiati invece che in piedi, divieto di formule e riti non fedeli al magistero ufficiale inventate da sacerdoti che si pongono troppo al centro dell’attenzione. Quindi, nelle chiese, si annuncia il ritorno agli inginocchiatoi per «assumere gesti e atteggiamenti del corpo e dello spirito che facilitano il raccoglimento, l’umile accettazione della nostra povertà davanti all’infinita grandezza e santità di Cristo».

La Santa Sede vuole che la messa «venga celebrata come dovrebbe». La preoccupazione del Vaticano riguarda il mancato rispetto dell’eucarestia, «presenza reale e corporale di Cristo nell’assemblea dei fedeli», e il numero sempre più elevato di abusi liturgici.

«Alcuni sacerdoti, con stravaganze inspiegabili, abusano della liturgia come se fosse di loro proprietà e non della Chiesa - spiega il segretario del dicastero vaticano per il Culto divino -. Basta con gli abusi e le interpretazioni personali, i sacerdoti devono seguire la liturgia ufficiale della Chiesa». Tra i problemi, le prediche troppo lunghe e non intonate alle letture del giorno. «L’omelia non deve superare gli 8-10 minuti - precisa Ranjith -. E’ necessario che il celebrante studi approfonditamente il Vangelo del giorno e si attenga sempre ad esso, senza svolazzi o inutili giri di parole». In discussione anche la comunione nelle mani. «E’ una pratica che va rivista con urgenza tornando a dare la particola ai fedeli direttamente in bocca, senza che essi la tocchino, ribadendo in questo modo che nell’eucarestia c’è realmente Gesù e che tutti lo devono accogliere con devozione e amore - precisa l’arcivescovo -. Serve una catechesi perché molti neanche si rendono conto di chi ricevono nella comunione, cioè Cristo, e così prendono l’ostia con scarsa concentrazione e scarsissimo rispetto».

E’ arrivato il momento di «valutare bene», «rivedere» e «abbandonare» la prassi di ricevere l’ostia consacrata sulla mano e non sulla lingua. Tale prassi è stata «introdotta abusivamente e in fretta in alcuni ambienti della Chiesa subito dopo il Concilio» divenendo poi «regolare in tutta la Chiesa». Ciò «contribuisce ad un graduale e crescente indebolimento dell’atteggiamento di reverenza verso le sacre specie eucaristiche», evidente in particolare fra i bambini e gli adolescenti. Inoltre la possibilità di ricevere l’ostia sulla mano, denuncia Ranjith, è all’origine di «gravi abusi». C’è «chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir», «chi le vende» e addirittura «chi le porta via per profanarle in riti satanici».

Per «recuperare il senso del sacro», inoltre, è opportuno tornare a genuflettersi nel momento in cui ci si comunica per «rispetto verso il dono e il mistero dell’eucarestia». La genuflessione al momento della Comunione, quindi, come «un atto di umiltà e di riconoscimento della nostra natura di figli di Dio».

Cfr. in Internet: http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200802articoli/30431girata.asp

 

LA DENUNCIA DI PAOLO VI NEL 1972

IL “FUMO DI SATANA” ENTRATO NELLA CHIESA

Sono trascorsi 36 anni da quel 29 giugno del 1972. Era la festa di San Pietro, principe degli apostoli. Era la festa di San Paolo, colui che ha portato il Vangelo di Cristo fino all’estremo Occidente. E in quel 29 giugno, festa dei santi protettori di Roma, il successore di Pietro, che aveva preso il nome di Paolo, lanciò un grido drammatico. Paolo VI parlò del nemico di Dio per antonomasia, di quel nemico dell’uomo che si chiama Satana. Il nemico della Chiesa. «Attraverso qualche fessura» denunciò Paolo VI «il fumo di Satana è entrato nella Chiesa». Un grido angoscioso, che lasciò stupiti e scandalizzò molti, anche all’interno del mondo cattolico. Paolo VI, nell’Omelia Resistite fortes in fide del 29 giugno 1972 affermò, infatti, di avere la sensazione che “da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio. Crediamo in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo per turbare, per soffocare i frutti del Concilio ecumenico e per impedire che la Chiesa prorompesse nell’inno di gioia per aver riavuto in pienezza la coscienza di sé. C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per ricorrerlo e chiedere a lui se ha la formula vera della vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio, di ricerca, di incertezza”.

 

La rivelazione del Cardinale Noè:

“Quando Paolo VI denunciò il fumo di Satana nella Chiesa

si riferiva agli abusi liturgici seguiti al Vaticano II”

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO -  Parla con un filo di voce e a volte l’affanno è talmente pesante che deve fermarsi. Ma la mente è lucida e il cuore buono. L’intervista con il Cardinale Virgilio Noè, 86 anni, Maestro delle Cerimonie Liturgiche sotto i Pontificati di Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, già Arciprete della Basilica di San Pietro e Vicario del Papa per la Città del Vaticano, si rivela commovente e, al tempo stesso, avvincente. Il porporato, che ha abbandonato da molto la vita pubblica a causa degli acciacchi propri dell’età, ci aiuta, portandoci per mano, a conoscere meglio un Pontefice - a torto - dimenticato in fretta dalla storia: Giovanni Battista Montini. E rivela per la prima volta a cosa si riferiva precisamente Paolo VI quando, nel 1972, denunciò la presenza del fumo di Satana nella Chiesa.

Eminenza, chi era Papa Paolo VI?

“Un galantuomo, un Santo. Ricordo ancora come viveva il Mistero dell’Eucaristia, con passione e partecipazione. Quando penso a lui piango, ma non alla maniera degli ipocriti. Mi commuovo sinceramente. Gli devo tanto, mi ha insegnato molto, ha vissuto e si è speso sempre per la Chiesa”.

Lei ha avuto il privilegio di essere Maestro delle Cerimonie Liturgiche proprio grazie alla nomina ricevuta da Papa Montini ai tempi della riforma post-conciliare. Come ricorda quei tempi?

“Splendidamente. Una volta, il Santo Padre mi ha detto,personalmente, e con modi affettuosissimi, come il Cerimoniere dovesse attuare quel compito in quel determinato periodo storico. Avvenne in sacrestia. Mi si avvicinò e mi disse: il cerimoniere deve prevedere tutto e farsi carico di tutto, ha il compito di  rendere la  strada più facile al Papa”.

Aggiunse dell’altro?

“Sì. Affermò che l’animo di un cerimoniere non deve essere turbato mai da nulla, grandi o piccoli che siano i suoi problemi personali. Un cerimoniere, sottolineò, deve restare sempre padrone di se stesso e fare da scudo al Papa, perchè la Santa Messa deve essere celebrata degnamente, per la gloria di Dio e del suo popolo”.

Il Santo Padre come accettò la riforma liturgica voluta dal Vaticano II?

“Di buon grado”.

Si racconta che Paolo VI fosse un uomo molto triste: verità o leggenda?

“Una menzogna. Era un padre buono e mite, un galantuomo e un Santo. Al tempo stesso, era addolorato dal fatto di essere stato lasciato solo dalla Curia romana. Ma di questo preferisco non parlare”.

Nel complesso, smentendo gli storici, Lei che è stato uno dei suoi più stretti e fidati collaboratori, descrive Papa Montini come una persona serena.

“Lo era. E sa perché? Perchè affermava sempre che chi serve il Signore non può essere mai triste. E lui lo serviva specialmente nel sacrificio della Santa Messa”.

Resta immemorabile la denuncia di Paolo VI sulla presenza del fumo di Satana nella Chiesa. Ancora oggi, quel discorso sembra di un’attualità incredibile. Ma, con esattezza, cosa voleva dire il Papa?

“Voi di ‘Petrus’  avete fatto un bel colpo, perché sono in grado di rivelare, per la prima volta, cosa intendesse denunciare Paolo VI con quella affermazione. Ecco, Papa Montini per Satana intendeva classificare tutti quei sacerdoti o vescovi e Cardinali che non rendevano culto al Signore mal celebrando la Santa Messa a causa di una errata interpretazione e applicazione del Concilio Vaticano II. Parlò di fumo di Satana perchè sosteneva che quei preti che della Santa Messa facevano paglia in nome della creatività, in realtà erano posseduti dalla vanagloria e dalla superbia del Maligno. Dunque, il fumo di Satana altro non era che la mentalità che voleva stravolgere i canoni tradizionali e liturgici della cerimonia Eucaristica”.

E pensare che Paolo VI viene additato quasi come la causa di tutti i mali della liturgia post-conciliare. Ma stando a quello che rivela Lei, Eminenza, Montini paragonò il caos liturgico, sia pure velatamente, addirittura a qualcosa di infernale.

“Lui condannava le smanie di protagonismo e il delirio di onnipotenza che seguirono a livello liturgico il Concilio. La Messa è una cerimonia sacra, ripeteva spesso, tutto deve essere preparato e studiato adeguatamente rispettando i canoni, nessuno è ‘dominus’ della Messa. Spiacevolmente, in molti dopo il Vaticano II non lo hanno capito e Paolo VI ne soffrì ritenendo il fenomeno un attacco del demonio”.

Eminenza, in conclusione: cos’è la vera liturgia?

“E’ il rendere gloria a Dio. La liturgia va eseguita sempre e comunque con decoro: anche un segno della Croce mal fatto è sinonimo di disprezzo e sciatteria. Purtroppo, lo ripeto, dopo il Vaticano II si è creduto che tutto o quasi fosse permesso. Ora bisogna recuperare, e in fretta, il senso del sacro nell’ars celebrandi, prima che il fumo di Satana pervada completamente tutta la Chiesa. Grazie a Dio, abbiamo Papa Benedetto XVI: la sua Messa e il suo stile liturgico sono un esempio di correttezza e dignità.

Cfr. PETRUS, il quotidiano informatico sul Pontificato di Benedetto XVI

http://www.papanews.it/dettaglio_interviste.asp?IdNews=5907#a

 

Un Giubileo per San Paolo

LA FIGURA DI S. PAOLO

ossia l'ideale della vita apostolica

...come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e di martiri come san Paolo: un tempo persecutore violento dei cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte del Crocifisso e lo seguì senza ripensamenti. Visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Quanto attuale è oggi il suo esempio! E proprio per questo, sono lieto di annunciare ufficialmente che all'apostolo Paolo dedicheremo uno speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, in occasione del bimillenario della sua nascita...

(Benedetto XVI, Omelia nella celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo, Basilica di San Paolo Fuori le Mura, 28 giugno 2007)

 

NEL RICORDO DEL 40° ANNIVERSARIO

DELLA SOLENNE PROFESSIONE DI FEDE DI PAOLO VI

 

PAOLO VI  

CREDO DEL POPOLO DI DIO

SOLENNE PROFESSIONE DI FEDE

Pronunciata dal Papa Paolo VI davanti alla Basilica di San Pietro il 30 giugno 1968

alla chiusura dell'ANNO DELLA FEDE e nel diciannovesimo del martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo

 

Venerabili fratelli e diletti figli,

1. Con questa solenne Liturgia Noi concludiamo la celebrazione del XIX centenario del martirio dei santi Apostoli Pietro e Paolo, e diamo così all'«Anno della Fede» il suo coronamento: l'avevamo dedicato alla commemorazione dei santi Apostoli per attestare il Nostro incrollabile proposito di fedeltà al Deposito della fede (Cf 1 Tm 6, 20) che essi ci hanno trasmesso, e per rafforzare il Nostro desiderio di farne sostanza di vita nella situazione storica, in cui si trova la Chiesa pellegrina nel mondo.

2. Noi sentiamo pertanto il dovere di ringraziare pubblicamente tutti coloro, che hanno risposto al Nostro invito, conferendo all'«Anno della Fede» una splendida pienezza, con l'approfondimento della loro personale adesione alla parola di Dio, con la rinnovazione della professione di fede nelle varie comunità, e con la testimonianza di una vita veramente cristiana. Ai Nostri Fratelli nell'Episcopato, in modo particolare, e a tutti i fedeli della santa Chiesa cattolica, Noi esprimiamo la Nostra riconoscenza e impartiamo la Nostra Benedizione.

3. Al tempo stesso, Ci sembra che a Noi incomba il dovere di adempiere il mandato, affidato da Cristo a Pietro, di cui siamo il successore, sebbene l'ultimo per merito, di confermare cioè nella fede i nostri fratelli (Cf Lc 22, 32). Consapevoli, senza dubbio, della Nostra umana debolezza, ma pure con tutta la forza che un tale mandato imprime nel Nostro spirito, Νοi Ci accingiamo pertanto a fare una professione di fede, a pronunciare un Credo che, senza essere una definizione dogmatica propriamente detta, e pur con qualche sviluppo, richiesto dalle condizioni spirituali del nostro tempo, riprende sostanzialmente il Credo di Nicea, il Credo dell'immortale tradizione della santa Chiesa di Dio.

4. Nel far questo, Noi siamo coscienti dell'inquietudine, che agita alcuni ambienti moderni in relazione alla fede. Essi non si sottraggono all'influsso di un mondo in profonda trasformazione, nel quale un così gran numero di certezze sono messe in contestazione o in discussione. Vediamo anche dei cattolici che si lasciano prendere da una specie di passione per i cambiamenti e le novità. Senza dubbio la Chiesa ha costantemente il dovere di proseguire nello sforzo di approfondire e presentare, in modo sempre più confacente alle generazioni che si succedono, gli imperscrutabili misteri di Dio, fecondi per tutti di frutti di salvezza. Ma al tempo stesso, pur nell'adempimento dell'indispensabile dovere di indagine, è necessario avere la massima cura di non intaccare gli insegnamenti della dottrina cristiana. Perché ciò vorrebbe dire - come purtroppo oggi spesso avviene - ingenerare turbamento e perplessità in molte anime fedeli.

5. A tale proposito occorre ricordare che al di là del dato osservabile, scientificamente verificato, l'intelligenza dataci da Dio raggiunge la realtà (ciò che è), e non soltanto l'espressione soggettiva delle strutture e dell'evoluzione della coscienza; e che d'altra parte, il compito dell'interpretazione - dell'ermeneutica - è di cercare di comprendere e di enucleare, nel rispetto della parola pronunciata, il significato di cui un testo è espressione, e non di ricreare in qualche modo questo stesso significato secondo l'estro di ipotesi arbitrarie.

6. Ma, soprattutto, Noi mettiamo la nostra incrollabile fiducia nello Spirito Santo, anima della Chiesa, e nella fede teologale su cui si fonda la vita del corpo mistico. Νοi sappiamo che le anime attendono la parola del Vicario di Cristo, e Noi veniamo incontro a questa attesa con le istruzioni che normalmente amiamo dare. Ma oggi Ci si offre l'occasione di pronunciare una parola più solenne.

7. In questo giorno, scelto per la conclusione dell'anno della fede, in questa festa dei beati Apostoli Pietro e Paolo, Νοi abbiamo voluto offrire al Dio vivente l'omaggio di una professione di fede. E come una volta a Cesarea di Filippo l'Apostolo Pietro prese la parola a nome dei dodici per confessare veramente, al di là delle umane opinioni, Cristo Figlio di Dio vivente, così oggi il suo umile Successore, Pastore della Chiesa universale, eleva la sua voce per rendere, in nome di tutto il popolo di Dio, una ferma testimonianza alla Verità divina, affidata alla Chiesa, perché essa ne dia l'annunzio a tutte le genti.

Nοi abbiamo voluto che la Nostra professione di fede fosse sufficientemente completa ed esplicita, per rispondere in misura appropriata al bisogno di luce, sentito da così gran numero di anime fedeli, come da tutti coloro che nel mondo, a qualunque famiglia spirituale appartengano, sono in cerca della Verità.

A gloria di Dio beatissimo e di Nostro Signore Gesù Cristo, fiduciosi nell'aiuto della Beata Vergine Maria e dei santi Apostoli Pietro e Paolo,

per il bene e l'edificazione della Chiesa, a nome di tutti i Pastori e di tutti i fedeli

Noi ora pronunciamo questa professione di fede, in piena comunione spirituale con tutti voi, Fratelli e Figli carissimi.

 

PROFESSIONE DI FEDE

8. Νοi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, Creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cf CONC. VAT. I, Cost. dogm. Dei Filius: Dz.-Sch. 3002), e Creatore in ciascun uomo dell'anima spirituale e immortale (Cf Encicl. Humani Generis, AAS 42 (1950), p. 575; CONC. LATERAN. V, Dz. Sch. 1440-1441).

9. Νοi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni: nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, com'egli stesso ha rivelato a Mosè (Cf Es 3,14); e egli è Amore, come ci insegna l'Apostolo Giovanni (Cf 1 Gv 4, 8): cosicché questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di colui, che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che abitando in una luce inaccessibile (Cf 1 Tm 6, 16) è in se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita nοi siamo chiamati per grazia di lui a partecipare, quaggiù nell'oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l'eterna vita. I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le Tre Persone, le quali sono ciascuna l'unico e identico Essere divino, sono la beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che nοi possiamo concepire secondo l'umana misura (Cf CONC. VAT. I, Cost. dogm. Dei Filius: Dz.-Sch. 3016). Intanto rendiamo grazie alla bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con nοi, davanti agli uomini, l'Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità.

10. Νοi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore. In tal modo, nelle tre Persone divine, coeterne e coeguali (Symbolum Quicumque: Dz.-Sch.75), sovrabbondano e si consumano, nella sovreccellenza e nella gloria proprie dell'Essere increato, la vita e la beatitudine di Dio perfettamente uno; e sempre deve essere venerata l'Unità nella Trinità e la Trinità nell'Unità (Ibid.).

11. Noi crediamo in nostro signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri; e per mezzo di lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale pertanto al Padre secondo la divinità, e inferiore al Padre secondo l'umanità (Ibid., n. 76), ed egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature, ma per l'unità della persona (Ibid.).

12. Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità. Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in sé ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo comandamento nuovo, di amarci gli uni gli altri cοm'egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sé i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo sangue redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Risurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicché andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all'Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all'ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto. E il suo Regno non avrà fine.

13. Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei Profeti, ci è stato inviato da Cristo dopo la sua Risurrezione e la sua Ascensione al Padre; egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri, purché non si sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che penetra nell'intimo dell'anima, rende l'uomo capace di rispondere all'invito di Gesù: Siate perfetti com'è perfetto il Padre vostro celeste (Cf Mt 5, 48).

14. Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristο (Cf Conc. di Efeso: Dz.-Sch. 251-252), e che, a motivo di questa singolare elezione, essa, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente (Cf Conc. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 53), preservata da ogni macchia del peccato originale (Cf Pio IX, Bolla Ineffabilis Deus, Acta, parte I, vol. I, 616) e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature (Cf Lumen gentium, n. 53).

15. Associata ai misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile (Cf Ibid., nn. 53, 58, 61), la Vergine Santissima, l'Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste (Cf Cost. ap. Munificentissimus Deus: AAS 42 (1950), p. 770) e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti; e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, nuova Eva, Madre della Chiesa (Cf Lumen gentium, nn. 53, 56, 61, 63; PAOLO VI, Discorso per la chiusura del terzo periodo del Concilio Vaticano II: AAS 56 (1964), p. 1016; Esort. Ap. Signum Magnum: AAS 59 (1967), p. 465 e 467), continua in cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti (Cf Lumen gentium, n. 62; PAOLO VI, Esort. Ap. Signum Magnum: AAS 59 (1967), p. 468).

16. Νοi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all'inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l'uomo non conosceva né il male né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Νοi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, non per imitazione, ma per propagazione, e che esso è proprio a ciascuno (Cf Conc. di Trento, Sess. V, Decr. De pecc. orig.: Dz.-Sch. 1513).

17. Νοi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che, secondo la parola dell'Apostolo, là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia (Rm 5, 20).

18. Noi crediamo in un solo battesimo, istituito da Nostro Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che nοn hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, rinascano dall'acqua e dallo Spirito santo alla vita divina in Gesù Cristo (Cf Conc. di Trento, ibid.: Dz.-Sch. 1514).

19. Νοi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo, insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; essa è la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa ricolma dei beni celesti; essa è il germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella trama della storia umana, l'opera e i dolori della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria (Cf Lumen gentium, nn. 8 e 5). Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza (Cf Ibid., nn. 7, 11). E con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del mistero della Morte e della Risurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione (Cf Conc. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, nn. 5, 6; Lumen gentium, nn. 7, 12, 50). Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacché essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l'irradiazione della Sua Santità. Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo ed il dono dello Spirito Santo.

20. Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo Spirito, per mezzo di quell'Israele di cui custodisce con amore le sacre Scritture e venera i Patriarchi e i Profeti; fondata sugli Apostoli e trasmettitrice, di secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità, che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù. Noi crediamo tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinario e universale (Cf Conc. Vat. I, Cost. Dei Filius: Dz.-Sch. 3011). Νοi crediamo nell'infallibilità, di cui fruisce il Successore di Pietro, quando insegna ex cathedra (Cf Ibid., Cost. Pastor Aeternus: Dz.-Sch. 3074) come Pastore e Dottore di tutti i fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei Vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo (Cf Lumen gentium, n. 25).

21. Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, è indefettibilmente una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica (Cf Ibid., nn. 8, 18-23; Decr. Unitatis Redintegratio, n. 2). Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari lungi dal nuocere alla sua unità, la mettono in maggiore evidenza (Cf Lumen gentium, n. 23; Decr. Orientalium Ecclesiarum, nn. 2, 3, 5, 6).

22. Riconoscendo poi, al di fuori dell'organismo della Chiesa di Cristo, l'esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all'unità cattolica (Cf Lumen gentium, n. 8), e credendo all'azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l'amore per tale unità (Cf Ibid. n. 15), noi nutriamo speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l'unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.

23. Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perché Cristo, che è il solo Mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa (Cf Ibid. n. 14). Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l'influsso della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch'essi, in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la salvezza (Cf Ibid. n. 16).

24. Νοi crediamo che la Messa, celebrata dal sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell'Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e di membri del suo Corpo Mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell'ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale (Cf Conc. di Trento, Sess. XIII, Decr. De Eucharistia: Dz.-Sch. 1651).

25. Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino han cessato di esistere dopo la consacrazione, sicché da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù ad esser realmente dinanzi a noi sotto le specie sacramentali del pane e del vino (Cf Ibid.: Dz.-Sch. 1642, 1651; PAOLO VI, Encicl. Mysterium Fidei: AAS 57 (1965), p. 766), proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all'unità del suo Corpo Mistico (Cf Summa Theologiae, III, q. 73, a. 3).

26. L'unica ed indivisibile esistenza del Signore glorioso nel cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell'Ostia Santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il cielo, si è reso presente dinanzi a noi.

27. Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo (Cf Gv 18, 36), la cui figura passa (Cf 1ªCor 7, 31); e che la sua vera crescita non può esser confusa con il progresso della civiltà, della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all'amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora (Cf Εb 13, 14), essa li spinge anche a contribuire - ciascuno secondo la propria vocazione ed i propri mezzi - al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi. L'intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significare che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l'ardore dell'attesa del suo Signore e del Regno eterno.

28. Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime dl tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che debbano ancora esser purificate nel purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il proprio corpo siano accolte da Gesù in Paradiso, come egli fece per il Buon Ladrone, costituiscono il Popolo di Dio nell'aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della risurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.

29. Νοi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite intorno a Gesù ed a Maria in Paradiso, forma la Chiesa del cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com'è (Cf 1 Gv 3, 2; BENEDETTO XII, Cost. Benedictus Deus: Dz.-Sch. 1000) e dove sono anche associate, in diversi gradi, con i santi Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi ed aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine (Cf Cost. dogm. Lumen gentium, n. 49).

30. Noi crediamo alla comunione tra tutti i Fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la propria purificazione e dei beati del cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l'amore misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo la parola di Gesù: Chiedete e riceverete (Cf Lc 10, 9-10; Gv 16, 24). E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

Sia benedetto Dio santo, santo, santo. Amen.

Pronunciata davanti alla Basilica di San Pietro, il 30 giugno dell'anno 1968, sesto del Nostro Pontificato

PAOLO PP. VI

 

Preghiera a San Giuseppe

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme a quello della tua Santissima Sposa. Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri  ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia l'eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amatissimo, la peste di errori e di vizi che ammorbano il mondo; assistici propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo continuo patrocinio, affinché, con il tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in Cielo. Amen.

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

ANCONA e FALCONARA

UNA SOLA CITTA’

 

ANCONA e FALCONARA

QUATRO CASTELLI UN UNICO COMUNE

SOTTO LA PROTEZIONE DELL’UNICO PATRONO

IL BEATO GABRIELE FERRETTI

www.lavocecattolica.it/gabrieleferretti.htm

Compatrono di Ancona e Falconara

(Nato a Castelferretti, quando era parte del Comune di Ancona)

ANCONA e FALCONARA

UNA SOLA CITTA’

Porto - Aeroporto - Ferrovia - Autostrada

 Quattro Castelli un unico Comune

Cfr. www.lavoce.an.it/indice%20main/quattro%20castelli.htm

UNA PROPOSTA GIA’ AVANZATA NEL 2000 DAL PROF. GIORGIO NICOLINI

Leggibile in Internet all’indirizzo www.lavoce.an.it/indice%20main/quattro%20castelli.htm

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

Ancona e Falconara una sola città

La proposta della senatrice Marina Magistrelli di aggregare le amministrazioni di Ancona e Falconara

ANCONA - La senatrice Marina Magistrelli ha recentemente avanzato la proposta di avviare un processo che porti, nell’arco di un decennio, all’aggregazione delle amministrazioni di Ancona e Falconara. Personalità del mondo politico e dei sindacati hanno mostrato interesse a discutere questa possibilità, intravedendo nella creazione di un’area vasta di programmazione territoriale maggiori opportunità ad articolazione negli insediamenti.
Da un lato
Falconara porterebbe in dote l’aeroporto, la raffineria, i nodi autostradali e ferroviari; dall’altro la posizione di capoluogo di Ancona, ulteriormente rafforzata dall’allargamento in termini di territorio e popolazione, porterebbe una maggiore quantità di fondi pubblici, statali ed europei.

 

IL BEATO GABRIELE FERRETTI

UN SANTO PATRONO PER I GIOVANI

che debbono operare una scelta di vita

Nato nel Castello di CASTELFERRETTI, da famiglia nobile e ricchissima, contrariamente a quanto fece il giovane del Vangelo egli lasciò le sue grandi ricchezze e seguì Gesù nella povertà e nell’umiltà, divenendo così esempio e stimolo per “i giovani” che devono operare una scelta di vita per seguire Gesù nella rinuncia ai beni terreni (cfr. Mc.10,17-31)

Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna».

(Mc.10,17-31)

 

ANCON DORICA CIVITAS FIDEI

IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA

Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli

NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO

            Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.

            Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.

            In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.

            Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).

            Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.

dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo"

+ Mons. Edoardo Menichelli

Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm

 

UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE

www.lavocecattolica.it/unavoce.htm

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.  Prof. Giorgio Nicolini  -  giorgio.nicolini@poste.it

 

Il 28 marzo 2006 l’Agenzia Internazionale ZENIT ha pubblicato una intervista al Prof. Giorgio Nicolini con gli ultimi aggiornamenti sugli studi riguardo alla “verità” delle  “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth.

Leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm

 

L’AMORE PER LA VERITA’

E L’UMILTA’ DI MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

Avendo affermato per RADIO MARIA, ad una domanda fattagli da un ascoltatore, che la Santa Casa di Nazareth era stata portata a Loreto dagli uomini, in data 13 maggio 2008 gli ho fatto pervenire via Fac-simile una documentazione correttiva, accompagnata dalla richiesta:

SI PREGA DI CONSEGNARE I DOCUMENTI IN ALLEGATO A MONS. COSMO RUPPI PER LA DOVUTA CONOSCENZA, CHIEDENDO DOVEROSA CORREZIONE DI QUANTO ASSERITO E TRASMESSO DA SUA ECCELLENZA ATTRAVERSO RADIO MARIA RIGUARDO AL “FALSO” TRASPORTO UMANO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO - Prof. Giorgio Nicolini

 

Con una immediata Lettera personale

Sua Ecc.za Mons. Cosmo Francesco Ruppi così ha risposto al Prof. Giorgio Nicolini:

Cfr. www.lavocecattolica.it/mons.ruppi.htm

Lecce, 14 maggio 2008

Caro Prof. Nicolini,

La ringrazio molto per la ampia documentazione che mi ha voluto inviare per FAX e devo ringraziare Dio per una domanda fuggitiva, fattami a Radio Maria sulla Santa Casa di Loreto, perché mi ha offerto la gradita occasione di convincermi della totale miracolosità della Santa Casa.

Sono certo che, polemiche a parte, si fa un gran dovere nel difendere, in tutte le sedi e con la forza che Ella dimostra, la verità di un evento che riempie di grazia la nostra terra.

Non conosco il citato libro di P. Santarelli, né le sue tesi, ma sono convinto che, a parte ogni possibile valutazione storica, si debba sostenere l’evento miracoloso, di cui è destinataria la cara città di Loreto.

Ogni volta che mi è stata offerta l’occasione, non ho mai mancato di fermarmi a Loreto e venerare con fede la Santa Casa.

L’ho fatto molte volte e spero di poterlo ancora fare fino a quando il Signore mi darà la gioia e la grazia di entrare nella dimora eterna.

A Lei, caro Prof. Nicolini, la mia gratitudine, i miei auguri e la mia benedizione.

Dev.mo

+ Cosmo Francesco Ruppi

Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

LA LETTERA DEL PROF. AVV. FRANCESCO DAL POZZO

A MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

 

A Sua Ecc.za COSMO FRANCESCO RUPPI

Arcivescovo Metropolita di Lecce

Piazza Duomo, 11 – 73100 LECCE

Firenze, 17 maggio 2008

Ecc.za,

sono l’ascoltatore che sabato u.s. collegandosi con Radio Maria Le ha posto per via radiofonica l’interpello circa l’ubicazione della Casa della Madonna, la Santa Casa di Nazareth, oggi a Loreto per ministero angelico, come la tradizione sempre ha tramandato fino a pochi decenni or sono.

Il Prof. Giorgio Nicolini, che ben conosco e ammiro nella strenua battaglia che da anni va conducendo, pressoché da solo e con mezzi più che scarsi, per ristabilire la plurisecolare tradizione lauretana nella piena verità delle Miracolose Traslazioni che la concernono, subito dopo Le inviò al riguardo qualche essenziale documentazione, cui - come egli mi ha riferito - Lei ha dato un caloroso riscontro con la Sua del 14 u.s., esprimendo in particolare il Suo compiacimento per la difesa della miracolosità di quell’evento “che riempie di grazia la nostra terra”.

Purtroppo sono ormai tre decenni che dalla Custodia della Santa Casa Lauretana provengono messaggi e attestati decisamente in contrasto con quella “tradizione”, senza che mai il Prof. Nicolini si sia visto accogliere la richiesta, più volte avanzata, di un imparziale e davvero serio contraddittorio. Persino l’attuale Santo Padre fu tratto in inganno da tale nuova vulgata quando, ancora Cardinale Ratzinger, in occasione della festività della Natività di Maria dell’8 settembre 1991, alla presenza anche di numerosi pellegrini da Altötting per il gemellaggio di quella città bavarese con Loreto, parlò di un trasferimento delle pietre della Santa Casa nazaretana ad opera di crociati.

La Preghiera per l’Italia, comunque, recitata ogni mattina in alcuni passi tra i più essenziali, all’inizio delle trasmissioni di Radio Maria (h.7 circa), e composta dall’ex-Cardinale Ratzinger, oggi Benedetto XVI, per le celebrazioni lauretane del 10 dicembre 2005, in risposta ad una ulteriore sollecitazione d’intervento da parte dello stesso Prof. Nicolini, ha in qualche modo e fuor d’ogni polemica sensibilmente raddrizzato la “barca” della verità su Loreto: i reiterati qui che la scandiscono, infatti (cfr. www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm), nel loro riferirsi inequivoco alla Santa Casa  nella sua “integralità”, sono inconfondibilmente significativi di quel preciso luogo, e non già di semplici “pietre”, ancorché riassemblate (e sorvolo sulle perizie elettrochimiche concernenti la malta che le connette); e di tanto il Santo Padre - a seguito di rinnovate sollecitazioni da parte del Prof. Nicolini - ha dato atto anche nell’occasione dell’Agorà dei Giovani, tenuta a Loreto il 1° e 2 settembre 2007, parlando, nell’Angelus al termine della Santa Messa, della “venuta” della Santa Casa e di essa come il “luogo dove la Vergine disse sì a Dio e concepì nel proprio grembo il Verbo eterno incarnato”.

Spero di farLe cosa gradita nell’inviarLe, a miglior completezza informativa, copia della seguente documentazione in aggiunta a quella che il Prof. Nicolini mi ha riferito di averLe ha già inviata:

1 - Omelia dell’8 settembre 1991 dell’allora Card. Ratzinger.

2 - Lettera del 19 giugno 2005 del Prof. Nicolini al Santo Padre.

3 - Preghiera “nel Santuario di Loreto”, composta da Benedetto XVI per la celebrazione del 10 dicembre 2005 della Miracolosa Traslazione della Santa Casa a Loreto, con nota esplicativa del Prof. Giorgio Nicolini.

4 - LUCE DEFINITIVA SULLA SANTA CASA DI LORETO: un inserto di corrispondenze e articoli da LA VOCE CATTOLICA ( cfr. www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm), un  periodico telematico a cura del Prof. Giorgio Nicolini.

Filialmente in Cristo

Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo

francesco.dalpozzo@alice.it

DUE MESSAGGI DI RISPOSTA AL PROF. AVV. FRANCESCO DAL POZZO

DA PARTE DI SUA ECC.ZA MONS. COSMO FRANCESCO RUPPI

Lecce, 18 maggio 2008

Grazie, caro Prof. Dal Pozzo, dell’ampia documentazione che mi ha mandato e grazie del suo fervore loretano, di cui il Prof. Nicolini è provvido profeta.

Con stima, mi creda Suo dev.mo.

             + Cosmo Francesco Ruppi

             Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

Lecce, 21 maggio 2008

Grazie, caro Amico, delle documentazioni che mi ha inviato per Fax e per posta.

Ringrazio Dio che ci sono uomini, come Lei e Nicolini, pronti a difendere la verità.

Preghi per me e accolga la mia benedizione.

+ Cosmo Francesco Ruppi

Arcivescovo Metropolita di Lecce

 

MESSAGGIO INVIATO ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

RIUNITA A ROMA IN ASSEMBLEA GENERALE (26-30 maggio 2008)

DOPO UNA TELEFONATA AL PROF. GIORGIO NICOLINI

DI UN RESPONSABILE NON QUALIFICATOSI

 

ALLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA RIUNITA IN ASSEMBLEA GENERALE: Facs. 06.6623037

 

Ancona, 27 maggio 2008

In relazione ad una telefonata ricevuta nel primo pomeriggio da un anonimo, che si è qualificato come incaricato della Conferenza Episcopale Italiana, desidero precisare il motivo dell’invio delle 64 pagine in facsimile della notte scorsa:

1) Mi spiace e mi scuso per l’anomala ricezione – come dichiaratomi nella telefonata – di una ripetizione dell’invio per oltre 200 pagine. Tale invio non è stato fatto da me, come testimonia la ricevuta di ritorno allegata, che certifica un solo invio alla Conferenza Episcopale Italiana, terminato alle 02.14. L’anomalia può essere stata provocata da una qualche disfunzione del Fax in ricezione, perché dal mio Fax si è registrato un solo invio, con cessazione – come detto - alle ore 02.14.

2) I testi sono destinati alla conoscenza di tutti i Vescovi d’Italia, riuniti a Roma in Assemblea Generale.

3) I temi sull’insegnamento della Religione erano già stati previsti quale tematica da trattare nell’Assemblea stessa e l’invio dei testi intende contribuire a mettere in luce problemi e soluzioni (Cfr. in Internet:  www.lavocecattolica.it/ora.religione.htm).

4) La “questione lauretana”, come spiegato all’anonimo interlocutore, riguarda un progetto massonico di distruzione della radice stessa della Fede Cristiana, cioè la verità dell’Incarnazione del Figlio di Dio in Maria Vergine. La Santa Casa, costituendo la “reliquia” e la “testimone” più importante della veridicità della Fede Cristiana, fondata sull’Incarnazione del Figlio di Dio, è perciò “il bersaglio principale” da distruggere, offuscandola, occultandola e infine negandone l’autenticità e la miracolosità della preservazione.

Tutti i Vescovi devono sapere “la verità” sulla “questione lauretana”. Nell’inviare la documentazione al riguardo ho adempiuto ad un mio OBBLIGO DI COSCIENZA, per il quale INTENDEVO ED INTENDO CHE LA DOCUMENTAZIONE SIA CONSEGNATA AD OGNI VESCOVO D’ITALIA per l’opportuna presa di visione.

Non far conoscere a tutti i Vescovi d’Italia la verità sulla “questione lauretana” - come spiegato nelle mie denunce canoniche per IL DELITTO DI FALSO - E’ UNA GRAVE OMISSIONE, della quale il Signore non potrà non chiederne conto (Cfr. in Internet: www.lavocecattolica.it/denuncia.falso.htm - www.lavocecattolica.it/lettera3maggio2008.htm).

Come si può sperare di proporsi come portatori della “VERITA’” ed essere ascoltati dal “mondo” se si continua a permettere all’interno della Chiesa anche una falsificazione così colossale e distruttiva come quella sulla Santa Casa?...

Non bisogna dimenticare le parole ammonitrici di Leone XIII al riguardo: (…) Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi” (Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” (del 23 gennaio1894), in occasione delle celebrazioni per il VI Centenario della Miracolosa Traslazione).

Sempre in fedele ed umile comunione di fede e di preghiera con il Santo Padre e con tutti i Vescovi d’Italia.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

ALCUNE CORRISPONDENZE DEL 2006, SEMPRE VALIDE

 

non sono in gioco solo le “Sante Pietre”

ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica

----- Original Message -----

From: Padre Stefano Bertolini Spina

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Sunday, April 23, 2006 1:34 AM

Subject: Il ministero angelico di Loreto

 

Egr. Dott. Nicolini,

                sono un sacerdote della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di (…omissis…). Per caso ho “incontrato” il suo Sito Internet (www.lavocecattolica.it) cercando materiale per una Via Crucis da tenere nella Parrocchia che reggo insieme ad un confratello, qui a (…omissis…).

                Le scrivo per ringraziarla vivamente di quanto ella scrive sulla traslazione angelica della Santa Casa di Loreto, e comprendo tutte le sue difficoltà. Anche io, fino a quando non ho letto i suoi scritti e non ho riflettuto un poco, credevo nel trasporto via mare ad opera dei Crociati.

                Purtroppo - come lei ben sa - il morbo del razionalismo modernista si è impossessato anche di vasti strati della Chiesa, non ultimo - anzi soprattutto! - proprio del clero e dei pastori. Anche io, come tanti altri sacerdoti - tenga presente che sono nato nel 1960 e quindi appartengo già alla generazione “post-conciliare” - ho ricevuto una formazione teologica intrisa di illuminismo, per cui i miracoli sono dei “teologumeni” privi di fondamento storico.

                In realtà le cose stanno proprio come dice lei: c'è forse qualcosa di impossibile a Dio? Negando le possibilità dell'intervento divino soprannaturale, finiamo per negare l'essenza stessa della religione e infine per affermare che Dio non è onnipotente! Tanto vale allora essere onesti e definirsi atei.

                Da diversi anni ormai - e grazie a Dio e alla Madonna! - mi sono ampiamente ricreduto, anche se restano in me - a causa appunto della formazione ricevuta - alcune incrostazioni di “razionalismo” che mi sforzo, con l'aiuto di Dio, di superare, per abbracciare una più piena ed autentica dimensione di fede. Così ho preso ad insegnare in questo modo ai miei fedeli, e ho trovato insieme a loro la via di Cristo.

                Grazie anche a lei per il contributo che ha dato a questa mia maturazione: è vero “nulla è impossibile a Dio!”.

                Proceda con fermezza su questa strada, non si scoraggi per le incomprensioni che le derivano anche e proprio da chi dovrebbe difendere la fede (ho letto la risposta che le ha dato l'attuale Arcivescovo di Loreto!) e non si rende conto che non sono in gioco solo le “Sante Pietre”, ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica: in realtà il discorso è ben più ampio del problema di Loreto e inerisce il senso stesso della fede vera e della religiosità autentica.

                Che il Signore e la Madonna benedicano e sostengano il suo prezioso lavoro!

                Di tutto cuore un abbraccio in Cristo.

 Padre Stefano Bertolini Spina

Leggere la risposta all’indirizzo www.lavocecattolica.it/lettera14settembre2006.htm

 

LA RISPOSTA

Ancona, 14 settembre 2006

Caro Padre Stefano,

            La ringrazio di quanto mi ha scritto. Lei ha perfettamente compreso cosa c’è “in gioco” e “il perché” della mia lotta per difendere “la verità” della reale presenza a Loreto della Santa Casa di Nazareth e “la verità” delle “miracolose traslazioni” con cui essa è stata portata fin lì, proprio per “il miracoloso ministero angelico”.

La “sordità” però da Loreto è quasi totale: anzi – dopo la mia ultima “denuncia canonica” per il delitto di falso consegnata al Vescovo di Ancona - non avendo più altri argomenti da opporre, da Loreto mi sono giunte anche pretestuose “intimidazioni” (siamo nel 2006!: n.d.r.). Ma in una lettera privata, dell’1 settembre u.s., scritta al mio Vescovo di Ancona Mons. Edoardo Menichelli, a cui ho consegnato il 24 agosto u.s. la mia “denuncia canonica” per “il delitto di falso”, gli ho anche aggiunto, tra le altre cose: “… non tacerò per “la questione lauretana” finché non si sarà pervenuti nella Chiesa al “ristabilimento solenne ed inequivocabile” della “verità”, percorrendo con tutte le mie forze tutti i sentieri che la Provvidenza Divina mi aprirà, come ha fatto sino ad oggi, qualunque sacrificio costasse, perché – a riguardo della Santa Casa - si tratta di un Progetto Divino e di un Bene Immenso che riguarda l’intera Storia della Chiesa e dell’Umanità, e perciò riguarda la Salvezza Eterna delle anime, per le quali Gesù ha dato tutto il suo Sangue sulla Croce”.

Tutto ciò mi costa, oltre a sacrifici personali immensi e a un dispendio di mezzi, anche ingiuste e pretestuose emarginazioni nella Chiesa, (…) e anche da parte di coloro che dovrebbero essere i collaboratori in questo sforzo “a difesa della verità”, sia da parte di autorità ecclesiastiche (…), come anche da parte di giornali e strumenti mass-mediatici cattolici. Per essere più esplicito, riguardo a questi ultimi, parlo in modo particolare anche del quotidiano “Avvenire” e di “Radio Maria”, del pur bravissimo e amatissimo Padre Livio, come anche di altri. Li può giustificare davanti a Dio solo una supposta e sperata “non conoscenza” e “non competenza” sulla “questione lauretana”: ma fino a quando si può parlare ancora di “ignoranza”?... Dopo tutto quanto ho scritto e fatto sino ad oggi, per anni, si può parlare ancora di “buona fede” da parte di tutti?... (cfr. anche il Sito Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).

Qui Le voglio comunque aggiungere che nel 1994, nella circostanza del VII Centenario della Miracolosa Traslazione, “qualcuno” (un alto esponente ecclesiastico!) si presentò in Vaticano al Santo Padre Giovanni Paolo II, consegnandogli sul tavolo del suo studio una lettera, con l’intimazione (!) di non andare a Loreto per l’inizio di quel Centenario e di non parlare più della “miracolosa traslazione”. Ma Giovanni Paolo II non se ne spaventò e – pur tra innumerevoli insidie - andò ugualmente a Loreto per l’inaugurazione di quel Centenario. Persino i Papi li si cerca di “intimidire”!... E a che scopo?... Chi manovra “occultamente” ogni cosa?...

Chissà se il Santo Padre Benedetto XVI conosce questi e tanti altri “particolari”?... Chissà se “il filtro” alla sua corrispondenza gli fa regolarmente pervenire le mie lettere e documentazioni ormai settimanali?... Chissà se non sarà pure lui oggetto di “pressioni occulte” come Giovanni Paolo II?... Ci parlai personalmente, anche se fuggevolmente, quando era il Card. Ratzinger, il 23 febbraio 2005, in Vaticano, poco prima di essere eletto Sommo Pontefice, venendo anche poi a sapere che egli “era entusiasta” di quanto gli scrivevo quando era Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”. Da allora “il filtro vaticano” non mi ha reso più possibile di poterlo “contattare” personalmente, nonostante rassicurazioni avute (ma “non firmate”) dell’arrivo a destinazione delle corrispondenze: ciò anche a causa di una generalizzata omertà e ignavia di varie interposte Autorità Ecclesiastiche responsabili.

            Il Santo Padre Benedetto XVI era comunque già intervenuto sulla “questione lauretana” - dietro una mia urgente richiesta - per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto (quello precedente, ora deceduto, Mons. Danzi: n.d.r.) una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).

            In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” anche lui espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casaqui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazarethqui per molti anni hai sperimentato…”. La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth.

            Perciò, anche nel “pronunciamento” di Benedetto XVI, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono irrazionalmente certi “studiosi”, andando contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”…

            Nella Basilica Pontificia Lauretana, tuttavia, si continua a proporre e a insegnare l’opposto e la preghiera del Santo Padre viene del tutto occultata. Anzi, si è stampata un’altra preghiera (anonima) ove si sconfessano subliminalmente le affermazioni del Papa, mentre si continua nell'arbitrio dell'affermazione di un trasporto umano, utilizzando e abusando “ad arte” anche un involontario errore storico dell’ex-Card. Ratzinger, in una omelia che pronunciò a Loreto nel 1991. 

Questi e altri retroscena non molto edificanti li “manifesterò” a suo tempo, permettendolo il Signore, Giusto Giudice, e la Vergine Immacolata Lauretana.

Alla fine, in ogni caso, caro Padre Stefano, IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERA’, anche a Loreto.

Prof. GIORGIO NICOLINI

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it

NON PRAEVALEBUNT!

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From: Padre Stefano Bertolini Spina

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Monday, September 18, 2006 12:44 AM

Subject: Non praevalebunt!

 

Carissimo Prof. Nicolini,

            ho ricevuto con piacere la sua “e-mail” di risposta; non si preoccupi per il ritardo: la capisco benissimo! Già prima avevo visto la pubblicazione della mia lettera: ha fatto benissimo! E spero davvero che possa essere utile a molti. Contrista dover prendere atto delle chiusure da parte di certi pastori della Chiesa su cose che pure dovrebbero essere ovvie e logiche per un credente, compresi tra i credenti i Vescovi che queste cose dovrebbero difenderle semplicemente con... naturalezza! E contrista doversi scontrare con i filtri e le barriere che certamente sono poste in atto nei confronti del Papa.  

            Ricordo che in un libro che lessi tanti anni fa - un libro che purtroppo non è più in circolazione, come capita a tanti bei libri!- dal titolo “Protagonisti invisibili”, l'autore ad un certo punto chiedeva ad un interlocutore - mi pare che fosse un esorcista – “Dov'è che Satana agisce maggiormente?”, e la risposta era: “In Vaticano, perché là dove è la sede della Verità, più si accanisce il Demonio per intorbidarne lo splendore”. D'accordo, prendiamo queste parole con “beneficio d'inventario”, ma penso che non siano lontane dal vero… Purtroppo!

            Tuttavia non ci scoraggiamo. Nella Chiesa ci sono tanti credenti e tanti preti sinceri e onesti; c'è il nostro Papa - che il Signore lo sostenga sempre e ce lo conservi ancora per tanti anni! - che con la sua umiltà e la sua dolcezza non si stanca di affermare la Verità. E poi non dobbiamo dimenticare che, alla fine dei conti “portae inferi non praevalebunt!” e questo ci deve spronare ad andare avanti con tenacia, fiducia, speranza.

            E' la “buona battaglia della fede”, che sarebbe facile se fosse combattuta solo verso coloro che “stanno  fuori” ma che diventa amara e dolorosa quando deve essere combattuta - sempre con amore cristiano! - nei confronti di quelli che ci sono fratelli nella fede e “padri”...

            Che il Signore Gesù e Maria la benedicano e la sostengano sempre nel suo prezioso impegno!

                            Padre Stefano Bertolini-Spina d.O.

 

IL PRONUNCIAMENTO DELLA CHIESA GIA’ AVVENUTO DA SECOLI!...

 

----- Original Message -----

From: … (omissis) …

To: Giorgio Nicolini

Sent: Monday, January 23, 2006 7:03 PM

Subject: Segnalazione…

        L'ultima comunicazione de LA VOCE mi è pervenuta in data 20/01/2006 alle ore 0,49. Ho molto apprezzato quanto ha comunicato a Radio Maria e sono certo che Padre Livio userà tutta la prudenza che il caso richiede, dando fiato alle trombe della verità.

        Raccomando anche a Lei di essere prudente, sapendo attendere, senza mettere in difficoltà chi deve pronunciarsi, tenendo conto delle posizioni ufficiali assunte da chi dovrebbe essere depositario della buona tradizione della Chiesa. Sto parlando di fratelli che di certo ritengono di fare un buon servizio alla Chiesa.

        Ringrazio Dio per la sua buona volontà impiegata per questa buona causa, importante. In fondo è solo lo Spirito Santo che ci può far sentire lo stesso linguaggio; ma se non lo vuole... Preghiamo!

        La saluto cordialmente augurando pace.       

Carlo Rinaldelli

LA RISPOSTA

Ancona, 25 gennaio 2006

Caro Carlo,

            per telefono Le ho già spiegato “l’equivoco” paradossale della “questione lauretana”.

            NON C’E’ DA ATTENDERE NESSUN PRONUNCIAMENTO DELLA CHIESA sulla “miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth!... perché LA CHIESA SI E’ GIA’ PRONUNCIATA decine, centinaia, migliaia di volte!!!... Sia da parte dei Vescovi locali dell’epoca (di Fiume, di Ancona, di Macerata, di Recanati, di Napoli…), come da parte di TUTTI I PAPI (da settecento anni), con “atti solenni”, con Bolle Papali, con Encicliche, con concessioni di Indulgenze e privilegi, con la costruzione di chiese e basiliche consacrate all’evento miracoloso (LORETO non è stata voluta e consacrata dai PAPI?...), con regolari processi canonici delle competenti Congregazioni Vaticane, e infine con l’istituzione – da secoli e secoli - della “memoria liturgica” della “MIRACOLOSA TRASLAZIONE” del 10 dicembre di ogni anno!...

Occorrono ancora altri “pronunciamenti”?... Non avevo già spiegato tutto ciò nella Lettera a Mons. Comastri, del 1° novembre 2004?...

Ecc.za Rev.ma, la “traslazione miracolosa” della Santa Casa di Nazareth è “storia”, non è una “leggenda”!… E’ una “approvazione ufficiale della Chiesa” di “un evento miracoloso”, quale “mai” in tutta la storia della Chiesa è stato fatto!… Di Guadalupe, di Lourdes, di Fatima, di Kibeho e di tanti altri prodigi divini avvenuti lungo il corso della storia umana esiste quasi sempre solo una “singola approvazione”, e per lo più solo e semplicemente delle “autorità ecclesiastiche locali”: eppure nessuno dubita (ovviamente tra i cristiani cattolici) riguardo alla “verità storica” che tali approvazioni certificano! Riguardo invece al “riconoscimento” della “VERITA’ STORICA” dell’evento della “TRASLAZIONE MIRACOLOSA” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, esso è “l’unico caso” nella Storia della Chiesa di una “approvazione ecclesiastica” da parte dei Sommi Pontefici “dichiarata” e “ripetuta” “continuamente”, “solennemente”, “inequivocabilmente”, per secoli e secoli, in tanti documenti e dichiarazioni ufficiali di ogni genere, dalle origini del Santuario fino ad oggi.

            Bisogna perciò chiarire una volta per tutte che NON C’E’ DA ATTENDERE NESSUN PRONUNCIAMENTO DELLA CHIESA sulla “miracolosa traslazione”, essendo – tale pronunciamento - già avvenuto in un numero incalcolabile di volte, per secoli e secoli, in tutti i modi possibili!...

            Che assurdità è chiedere di aspettare da ogni nuovo Papa “un pronunciamento” o dedurre che se un nuovo Papa non ne ha parlato intendeva “negare” i pronunciamenti dei predecessori?... Se un nuovo Papa non ne ha parlato è perché NON CE N’ERA BISOGNO, intendendo tacitamente “confermato” tutto ciò che avevano già detto tutti i predecessori!...

            Forse che di Lourdes o di Fatima dobbiamo attendere da un nuovo Papa che egli si pronunci se “è vero” che la Vergine Immacolata vi è apparsa?... Oppure che un nuovo Papa, se non ne parla vorrebbe dire che egli metta in dubbio o neghi “la verità” delle apparizioni di Maria a Lourdes e a Fatima?... Non è tutto ciò assurdo?...

            La mia richiesta di intervento al Card. Arinze, Prefetto della “Congregazione per il Culto Divino”, che mi ha risposto in data 15 dicembre 2005, non riguarda la richiesta di un pronunciamento, ma LA RICHIESTA DI UN INTERVENTO (!!!) nella Basilica Lauretana per farvi cessare le dissacrazioni e le disobbedienze al Magistero Ordinario della Chiesa, che da lì si compie!... Infatti, ormai non solo non si celebra più il 10 dicembre neppure la Liturgia della “Miracolosa traslazione”, come ha disposto la Chiesa, ma dal pulpito la si rinnega apertamente parlando solo e soltanto di “un trasporto umano”!...

            Non è quindi “imprudente” parlare, ma è “imprudente” tacere!...

            Anzi, non parlarne diventa “connivenza” con una disobbedienza ai pronunciamenti della Chiesa!...

            Spero di avere chiarito meglio il mio pensiero e di avere chiarito meglio anche l’assurdità della interminabile “questione lauretana”: l’assurdità, cioè, di coloro che aspettano sempre nuovi “pronunciamenti” da parte di ogni nuovo Papa!...

            La mia “denuncia”, invece, riguarda il fatto che bisogna intervenire a reprimere gli “abusi”, le “disobbedienze” e le “falsità” che avvengono nella Basilica Lauretana: cosa che la “Congregazione per il Culto Divino” si sta approntando a fare.

            E in questo, sì, bisogna “attendere”… ma continuando a “denunciare”, per meglio chiarire e convincere...

            Con cordialità ed amicizia.

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

UN INTERVENTO CHE PERO’ RITARDA DA TRE ANNI…

 

CONGREGATIO DE CULTU DIVINO

ET DISCIPLINA SACRAMENTORUM

Prot. n.1802/05/L

Roma, 15 dicembre 2005

Egregio Signore

GIORGIO NICOLINI

Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA

 

            Questa Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti si pregia rispondere alla lettera del 4 dicembre u.s. con la quale la Signoria Vostra trasmetteva una documentazione relativa alla questione della celebrazione liturgica della “Miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto.

            Il Dicastero assicura la Signoria Vostra che alla documentazione inviata sarà data la dovuta considerazione.

            Ringraziando per la cortese attenzione, colgo ben volentieri la circostanza per significarLe la mia stima e per confermarmi con sensi di distinto ossequio.

            Della Signoria Vostra devotissimo nel Signore.

            Mons. Mario Marini, Sotto-Segretario.

 

 

L’APPELLO DI DON FRANCESCO LO GERFO

----- Original Message -----

From: francescologerfo@alice.it

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Monday, July 09, 2007 5:31 PM

 

“Iddio mi conceda di parlare secondo quello che penso e di pensare in modo degno dei beni dati,

poiché egli è la guida della Sapienza e il correttore dei saggi”.

(Sapienza di Salomone 7,15)

Palermo, 20 giugno 2007

Ill.mo Signor Presidente,

            è col cuore in mano che mi accingo a scrivere queste righe, sicuramente per me umilianti e vergognose e forse anche inutili. 

            Spero solo che tocchino il cuore di chi le leggerà, sempreché qualcuno lo faccia. Chiedo perdono fin da ora, per il disturbo. Il tono un po’ confidenziale  nasce da quella convinzione di essere tutti figli di Dio e quindi fratelli.

            Non è facile a 54 anni, di cui 24 di sacerdozio, accettare di essere un fallito e un mendicante che bussa a tante porte per tendere la mano a chiedere l’elemosina, eppure…

            Le cose più importanti sono le più difficili da dire, sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, ma le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è anche più di questo!

            Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E si potrebbero anche fare rivelazioni che ci costano, per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che è stato detto, senza capire perché ci sembrava tanto importante da piangere mentre le si diceva. E questa è la cosa peggiore! Quando il segreto rimane chiuso dentro, non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che voglia e sappia ascoltare.

            Ho cercato per anni un orecchio disposto ad ascoltarmi, all’interno delle istituzioni ecclesiastiche, ma dopo quasi sette anni di ricerche infruttuose, sono costretto ad arrendermi. Nessuno ha voluto ascoltarmi, nessuno mi ha creduto, nessuno mi ha aiutato!

            “La verità vi farà liberi” (Gv.8,32), leggiamo nel Vangelo, che predichiamo. Eppure, dopo sette anni quasi che cerco, specialmente nell’ambiente ecclesiastico e religioso, un orecchio disponibile ad ascoltare, gridando la verità, i miei sforzi inutili mi convincono che molti preferiscono non conoscerla. Infatti alla verità si preferisce l’apparenza: è incredibile, ma proprio noi che predichiamo un Vangelo di Amore e di Liberazione, lo facciamo puntando il dito piuttosto che tendendo la mano.

            Le reazioni, infatti, nel corso di questi ultimi anni, alle mie richieste d’aiuto sono state di incredulità. Tanto che alcune suore di Brescia, ad esempio, hanno avvisato i carabinieri, che hanno svolto regolari indagini.

            Altri hanno chiamato la Curia di Palermo o la Curia di Locri, dalla quale ancora dipendo ecclesiasticamente, sebbene abiti ormai da sette anni a Palermo, a seguito di una grave malattia che ha colpito mia madre, e dove ho presentato regolare domanda di incardinazione, ancora in attesa di una risposta.

            Ebbene chi ha chiamato si è sentito rispondere che loro mi hanno sempre aiutato. Ma d’altra parte cosa avrebbero dovuto rispondere? A nessuno piace ammettere le proprie responsabilità.

            Altri ancora mi hanno telefonato o scritto, dimostrando a parole la loro solidarietà, ma poi sono scomparsi, rendendosi irreperibili.

            Tanti mi hanno garantito preghiere: purtroppo, con le preghiere non sono riuscito a togliere alcun debito, provocati da oltre due anni vissuti senza alcuna entrata.

            Altri, e sono la maggior parte, hanno preferito ignorarmi. Bontà loro!

            L’indifferenza, la mancanza di quella pietas e carità cristiana è la cosa peggiore che sto sperimentando in questi lunghi anni vissuti con l’incubo della solitudine e dell’incomprensione. Subisco l’ingiustizia di false accuse senza potermi neanche difendere, perché accusato, giudicato e condannato a mia insaputa. Ne sto subendo tutte le conseguenze a livello psicologico; per questo avrei voluto denunciare il mio grave disagio. Sono senza alcun incarico ormai da sette anni e trascorro così inutilmente le mie giornate, subendo un forte danno biologico e psicologico.

            Per oltre due anni sono rimasto senza alcun mezzo di sostentamento; infatti, a seguito della malattia di mia madre, ho dovuto lasciare il mio ultimo incarico di cappellano sulle navi e fermarmi a Palermo per poter restare vicino a mia madre. Per andare avanti in questi due anni ho dovuto contrarre debiti con le uniche persone che non chiedono garanzie, né garanti, ma i cui interessi diventano micidiali.

            Nel 2002 finalmente sono stato reinserito nel Sistema Sostentamento Clero, per un’indennità pari a 700 euro circa. A questo punto per pagare i primi debiti, ne ho dovuto contrarre altri presso alcune finanziarie, finché ultimamente la situazione è esplosa.

            Perché a questo punto un ulteriore inutile scritto da parte mia? Forse spero, forse mi illudo! Non è facile compiere gesti estremi ed eclatanti… L’ultima mia indennità integrativa di aprile, è stata pari a 590 euro, con i quali provvedere a tutte le spese: affitto (400 euro), bollette e viveri, oltre che a ripianare i debiti in passato contratti. Ciò con buona pace e tante belle parole di tutti coloro che sono a conoscenza di questa situazione disastrosa.

            Affido allo Spirito Santo questo mio scritto, perché possa ispirare chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi a compiere un gesto d’amore e di carità, che il mondo religioso in questi anni mi ha sempre negato, ignorandomi.

            Non resta che inviare un sincero e devoto saluto in Cristo, nostro fratello.

Sac. Francesco Lo Gerfo

Via Libertà, 165 - 90143 Palermo

Tel. 091.348840 – Cell. 349.6411511

P. S. - Qualora le scarne notizie non fossero sufficienti per comprendere appieno la situazione, sono disponibile a tutte le chiarificazioni necessarie.

 

 Il Papa: la Legge 194, ferita per la società

"L’aver permesso di ricorrere all’interruzione della gravidanza, non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze". Lo ha detto il Papa agli esponenti del Movimento per la vita ricevuti a 30 anni dalla approvazione in Italia della legge 194 sulla interruzione di gravidanza. "Guardando ai passati tre decenni", successivi alla approvazione in Italia della legge 194 sull’aborto, "e considerando l’attuale situazione, non si può non riconoscere che difendere la vita umana è diventato oggi praticamente più difficile, perché si è creata una mentalità di progressivo svilimento del suo valore, affidato al giudizio del singolo", ha continuato il Pontefice. "Occorre aiutare con ogni strumento legislativo la famiglia per facilitare la sua formazione e la sua opera educativa, nel non facile contesto sociale odierno", ha chiesto il Papa; e le Istituzioni devono "di nuovo porre vita e famiglia al centro. Certamente - ha ricordato Benedetto XVI - molte e complesse sono le cause che conducono a decisioni dolorose come l’aborto. Se da una parte la Chiesa, fedele al comando del suo Signore, non si stanca di ribadire che il valore sacro dell’esistenza di ogni uomo affonda le sue radici nel disegno del Creatore, dall’altra stimola a promuovere ogni iniziativa a sostegno delle donne e delle famiglie per creare condizioni favorevoli all’accoglienza della vita, e alla tutela dell’istituto della famiglia fondato sul matrimonio tra un uomo e una donna". Ma, ha osservato ancora Benedetto XVI, "diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono. La mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l’impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli, sono alcuni degli impedimenti che sembrano soffocare l’esigenza dell’amore fecondo, mentre aprono le porte a un crescente senso di sfiducia nel futuro".

Da IL GIORNALE del 13 maggio 2008

 

UNA TESTIMONIANZA

----- Original Message -----

From: ::: (... omissis…) :::

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Saturday, May 05, 2007 4:33 PM

Subject: Lettera per Dr. Nicolini

 

Egregio Dr. Nicolini, da diverso tempo conosco questo sito (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm).

Mi chiamo A., e purtroppo conosco la disperazione e il dramma che vive quotidianamente chi ha abortito. Quanto dolore e quanto amore buttato via per un bambino che non nascerà. E quanta indifferenza e falsa solidarietà nei confronti di una donna che deve affrontare una gravidanza inattesa o indesiderata. Ho ancora oggi, e credo avrò per sempre, dentro al cuore le ferite di una mancanza così grave come è senza dubbio la consapevolezza che il proprio bimbo è andato distrutto. Poi è inutile rimpiangere il momento in cui si è state talmente fragili e vulnerabili da cedere ai ricatti e alle pressioni di chi considerava il proprio figlio, il proprio nipote, un errore o peggio un nemico da sopprimere. Se è interessato posso mandarle la mia testimonianza.

Di una cosa sono certa: esiste una grande omertà se si affronta il tema dell'aborto, della quale le donne, e purtroppo anch'io, ne sono vittime. Chissà che non siano proprio le donne che hanno abortito a fare chiarezza su ciò che hanno vissuto e subìto. A fare chiarezza sui loro sentimenti feriti, sulla loro libertà violata di diventare madri di un bambino che è unico e irripetibile, a parlare esplicitamente del rimpianto per non avere ricevuto l'aiuto al quale avevano diritto per evitare di abortire.

Spero di poterle parlare, anche attraverso una “mail”. Grazie.

Messaggio firmato

 

IL RISPETTO DELLA VITA UMANA NASCENTE

UNA PROPOSTA DI SENSIBILIZZAZIONE DELLE COSCIENZE

IN FAVORE DEL DIRITTO ALLA VITA E CONTRO L’ABORTO

attraverso la diffusione di un filmato didattico-scientifico

trattante la vita umana pre-natale e l’aborto

 

“La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita”  (Catechismo Chiesa Cattolica, n°2270)

            La Beata Teresa di Calcutta diceva: "Se una madre può uccidere il suo stesso figlio nel suo grembo, distruggere la carne della sua carne, vita della sua vita e frutto del suo amore, perché ci sorprendiamo della violenza e del terrorismo che si sparge intorno a noi?". E aggiungeva severe parole profetiche: "L'aborto è il più grande nemico della pace, perché se una madre può uccidere il figlio, ciò significa che gli esseri umani hanno perso totalmente il rispetto per la vita e più facilmente possono uccidersi a vicenda".  Quanto sta attualmente accadendo nel mondo non ne è una tragica riprova?

            In proposito, il Card. Sodano, commentando la tragedia che ha sconvolto gli Stati Uniti e il mondo intero l'11 settembre 2001, diceva: "C'è una legge naturale valida per tutti che Dio ha scritto nel cuore dell'uomo. Questa legge è identica per tutte le religioni e si traduce nel comandamento "NON UCCIDERE". Di qui, ha concluso il Card. Sodano, "un appello a lavorare insieme per rinnovare la nostra umanità, formando le coscienze, rispettando i grandi valori etici a cominciare dal diritto alla vita".

            Anche il Papa, Giovanni Paolo II, nell'Enciclica "Evangelium Vitae" (n°91) ammoniva che "solo la concorde cooperazione di quanti credono nel valore della vita potrà evitare una sconfitta della civiltà dalle conseguenze imprevedibili", invitando tutti ad accogliere "l'ardua sfida" per la vita, all'inizio del Terzo Millennio. Così il 13 gennaio 2003, al Corpo Diplomatico, Giovanni Paolo II ha ribadito: "Non vi sorprenda il fatto che, di fronte ad una platea di diplomatici, io proponga al riguardo alcuni imperativi, ai quali mi sembra necessario ottemperare, se si vuole evitare che popoli interi, forse addirittura l'umanità stessa, precipitino nell'abisso. Anzitutto un «SÌ ALLA VITA»! Rispettare la vita e le vite: tutto comincia da qui, poiché il più fondamentale diritto umano è il diritto alla vita. L'aborto, l'eutanasia o la clonazione umana, ad esempio, rischiano di ridurre la persona umana ad un semplice oggetto: in qualche modo, la vita e la morte a comando! Quando sono prive di ogni criterio morale, le ricerche scientifiche che manipolano le sorgenti della vita, sono una negazione dell'essere e della dignità della persona. Anche la stessa guerra attenta alla vita umana, perché reca con sé sofferenza e morte. La lotta per la pace è sempre una lotta per la vita!".

In questo spirito, per partecipare attivamente in questa nuova e maggiore sensibilizzazione in favore del diritto alla vita e contro l'aborto, viene proposto il DVD "IL RISPETTO DELLA VITA UMANA NASCENTE”, la cui riproduzione e diffusione è completamente libera (purché non a scopo di lucro), e che illustra chiaramente tutta la crudeltà del "delitto abominevole" dell'aborto (Gaudium et Spes, n.51), sanzionato dalla Chiesa con la scomunica (Can. 1398).

            In questo DVD è inserito il filmato “IL GRIDO SILENZIOSO”, realizzato dal Dott. Bernard Nathanson. Egli era stato direttore della più importante clinica per aborti degli Stati Uniti, poi “convertitosi”, e divenuto il più zelante sostenitore del “diritto alla vita” del bambino non nato. Il filmato venne realizzato durante l’effettuazione di un aborto, in cui l'ecografia mostra la scena drammatica del bambino che nel grembo materno tenta disperatamente di difendersi dall'apparecchio abortivo che lo sta uccidendo.

Chi volesse ricevere il filmato "IL GRIDO SILENZIOSO” può richiederlo al prof. Giorgio Nicolini, che ha ottenuto dal responsabile audiovisivi della casa editrice proprietaria del filmato di poterlo duplicare e utilizzare liberamente, curandone anche una rielaborazione didatticamente adatta pure per i giovani, dal titolo “IL RISPETTO DELLA VITA UMANA NASCENTE”. Si precisa tuttavia che la visione di tale videocassetta richiede un certo grado di maturità da parte dello spettatore, ed essa non è consigliata a ragazzi minori dei quindici anni.

Si propone pertanto (in specie a insegnanti, genitori, parrocchie e associazioni) di fare richiesta di questo filmato per vederlo, duplicarlo e diffonderlo ulteriormente, ove possibile, per "sensibilizzare le coscienze" di giovani ed adulti al rispetto della vita umana nascente, con la speranza che possa salvare (come è anche avvenuto) qualche vita umana che sta per essere soppressa forse per ignoranza o per leggerezza. Si fanno tanti sforzi, a volte, per salvare una vita umana; ebbene, anche questa è un’occasione che va nella direzione giusta, di cui dobbiamo sentirci responsabili, con un gesto che contribuisca ad avallare l’unicità del valore della vita umana.

Per l’invio a domicilio del DVD o per avere maggiori informazioni sull’iniziativa rivolgersi direttamente al prof. Giorgio Nicolini, ai seguenti recapiti: Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332 – Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Siti Internet:  www.lavocecattolica.it www.operadellavita.it www.telemaria.it

Prof. GIORGIO NICOLINI

 

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LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

                                                                       (Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)

                               

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

 

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.

            Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.

            Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.

            Amen.

 

Nuova York, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001

In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).

GIOVANNI PAOLO II

(Roma, sabato 8 dicembre 2001)

NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO

Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.

 

Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro

La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.

IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO

«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).

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LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA

OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’

(Benedetto XVI)

SOTTO LA TUA PROTEZIONE

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).

 

PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

Messaggio da Mediugorie del 25 maggio 2008, di Maria “Regina della Pace”

(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)

Cari figli, in questo tempo di grazia, in cui Dio mi ha permesso di essere con voi, di nuovo vi invito, figlioli, alla conversione. Lavorate per la salvezza del mondo in modo particolare mentre sono con voi. Dio è misericordioso e dona grazie particolari e per questo chiedetele attraverso la preghiera. Io sono con voi e non vi lascio soli. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".

 

Messaggio a Mirjana del 2 giugno 2008

Cari figli, io sono con voi per grazia di Dio per rendere grandi, grandi nella fede e nell’amore, tutti voi. Voi il cui cuore il peccato e la colpa ha reso duro come pietra, e desidero illuminare voi, anime devote, con una nuova luce. Pregate perché la mia preghiera trovi i cuori aperti perché possa illuminarli con la forza della fede e aprire vie di amore e di speranza. Siate perseveranti. Io sarò con voi."

* Mentre diceva questo la Gospa ha guardato le persone presenti a cui ciò si riferisce con dolore sul volto e le lacrime agli occhi.

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA

LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)

 

Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet

www.lavocecattolica.it

www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm

www.lavocecattolica.it/lettera21giugno2008.htm

ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’

 

Nazareth-loreto-lourdes-fatima-mediugorie

Nella Santa Casa di Nazareth Maria è stata concepita “Immacolata” nel grembo di Sant’Anna e Dio, per preservare dalla distruzione quella Casa benedetta, l’ha fatta trasportare miracolosamente in “vari luoghi”, da Nazareth a Tersatto, ad Ancona e sino al colle ove poi sorse Loreto, quale “nuova Nazareth”. A Lourdes Maria ha “confermato” di essere l’Immacolata Concezione, avvenuta nella Santa Casa di Nazareth a Loreto. A Fatima Maria ha chiesto la consacrazione al suo Cuore “Immacolato” ed ha preannunciato il futuro trionfo del suo Cuore Immacolato. A Mediugorie Maria sta ora portando a compimento il trionfo del suo Cuore Immacolato, con di fronte a sé, collegati dall’altra parte del Mare Adriatico, Ancona e Loreto, con la Santa Casa di Nazareth ove proprio il suo essere spirituale (la sua anima, il suo cuore) fu concepito “Immacolato”.

 

La Santa Casa di Loreto il luogo che accolse la Santa Famiglia di Nazaret.

Scrisse Giovanni Paolo II: Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.

 

TELE MARIA - Emittente Televisiva Cattolica in Internet – www.telemaria.it

UN ANNO DI TRASMISSIONI IN INTERNET

1° ANNIVERSARIO DALL’INIZIO DELLE TRASMISSIONI DI TELE MARIA

provvidenzialmente avviatesi proprio all'inizio del mese dedicato a Maria

e nel giorno commemorativo del suo sposo Giuseppe

1° maggio 2007-1° maggio 2008

Da 500 a 1000 utenti collegati quotidianamente

Complessivamente 235.000 utenti collegati nel primo anno di attività di TELE MARIA

 

TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it

TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET www.telemaria.it

TELE MARIA è una nuova Emittente Televisiva Cattolica in Internet nata dall’ispirazione di Maria

Trasmette programmi secondo le indicazioni dell’esortazione di San Paolo apostolo ai cristiani:

"FRATELLI, TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, QUELLO CHE E' VIRTU' E MERITA LODE, TUTTO QUESTO SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI" (cfr. Fil.4,8).

NELLA PROGRAMMAZIONE di TELE MARIA

TRASMISSIONI CONTINUATE SU “LA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH SINO A LORETO”

SPIEGATE DEL PROF. GIORGIO NICOLINI SUI LUOGHI STESSI OVE SONO AVVENUTE

LA SANTA CASA DI GESU’, DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA

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NON TI ARRENDERE MAI

neanche quando la fatica si fa sentire,

neanche quando il tuo piede inciampa,

neanche quando i tuoi occhi bruciano,

neanche quando i tuoi sforzi sono ignorati,

neanche quando la delusione ti avvilisce,

neanche quando l'errore ti scoraggia,

neanche quando il tradimento ti ferisce,

neanche quando il successo ti abbandona,

neanche quando l'ingratitudine ti sgomenta,

neanche quando l'incomprensione ti circonda,

neanche quando la noia ti atterra,

neanche quando tutto ha l'aria del niente,

neanche quando il peso del peccato ti schiaccia...

Invoca il tuo Dio, stringi i pugni, sorridi... e ricomincia!

(San Leone Magno)

 

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