QUESTA LETTERA INFORMATIVA VIENE INVIATA CON I TESTI A COLORI
QUESTE PAGINE A COLORI SI POSSONO TRASFORMARE IN MODO AUTONOMO IN UNA LETTURA IN BIANCO E NERO
LEGGI LA SEMPLICE PROCEDURA DA SEGUIRE NELLE NOTE ALLA FINE DELLA LETTERA
Non lo sai forse? Non lo hai udito?
Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
(Is.40,28)
LA GUERRA CONTRO LA VITA
IL SASSO DI SANTO STEFANO
E LA PRIMA EVANGELIZZAZIONE DELL’EUROPA
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-NAZARETH-TERSATTO-ANCONA-LORETO-MEDIUGORIE
IL PIU’ BEL LIBRO CHE DIO CI HA DATO
GESU’ CHE SOFFRE E MUORE IN CROCE PER NOI
IN PREPARAZIONE AL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI ITALIANI”
CHE AVRA’ LUOGO A LORETO ALL’INIZIO DI SETTEMBRE 2007, CON LA PRESENZA DEL PAPA
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e
dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
“Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, ascolta la sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu ascolti la sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l'avversario dei tuoi avversari” (Es.23,20-22)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
Ancona
ANCON DORICA CIVITAS FIDEI
Giovedì, 28 settembre 2006
Domenica, 29 settembre 2012
Santi Arcangeli Michele, Gabriele, Raffaele
Domenica, 29 settembre 2012 dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto
intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).
QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN CIRIACO E DEL BEATO GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona
e del grande Pontefice il Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti
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TOTUS TUUS EGO SUM
LETTURA BIBLICA
(Dal libro del Profeta Isaia: 66,1-4.10-18)
Così dice il Signore: “Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore -. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola. Uno sacrifica un bue e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini; anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di essi ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha ascoltato. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, hanno preferito quello che a me dispiace"… Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa quanti la amate. Sfavillate di gioia con essa voi tutti che avete partecipato al suo lutto. Così succhierete al suo petto e vi sazierete delle sue consolazioni; succhierete, deliziandovi, all'abbondanza del suo seno. Poiché così dice il Signore: «Ecco io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la prosperità; come un torrente in piena la ricchezza dei popoli; i suoi bimbi saranno portati in braccio, sulle ginocchia saranno accarezzati. Come una madre consola un figlio così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca. La mano del Signore si farà manifesta ai suoi servi, ma si sdegnerà contro i suoi nemici. Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l'ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco. Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia su tutta la terra e con la spada su ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore. Coloro che si consacrano e purificano nei giardini, seguendo uno che sta in mezzo, che mangiano cose abominevoli, insieme finiranno - oracolo del Signore - con le loro opere e i loro propositi.
Nuova Iork, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).
E' giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene (1^Pt.5,17-19)
GIOVANNI PAOLO II
(Roma, sabato 8 dicembre 2001)
NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO
Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo. (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982)
IN DIFESA DELLA NOSTRA FEDE cristiana
PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…
POTREMMO ANCOR OGGI ESSERE “CRISTIANI” SE NON CI FOSSE STATA LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO?...
Potremo nel futuro rimanere “cristiani” se non ci sarà più la Santa Casa di Nazareth a Loreto?...
«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE E GLI HO MESSO CHIAVISTELLO E PORTE E HO DETTO:
FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE.
(Gb.38,10)
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
E IL VERBO SI FECE CARNE
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!
ROMA - XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
Natanaele: “DA NAZARETH PUO’ MAI VENIRE QUALCOSA DI BUONO?...” (Gv.1,46)
Natanaele è poi divenuto l’Apostolo San Bartolomeo. Egli ricevette da Gesù il più bel elogio:
“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità” (Gv.1,47)
Chissà quante volte San Bartolomeo (Natanaele) avrà meditato nella sua vita all’errore inconsapevole di quella obiezione scettica rivolta a Filippo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”…
Invece, da Nazareth è “venuto” “tutto il bene” per l’Umanità:
* da Nazareth è “venuta” all’esistenza la Vergine Maria, “concepita” Immacolata nella Santa Casa di Nazareth;
* da Nazareth è “venuta” alla luce la Vergine Maria, essendo ella nata nella stessa Santa Casa in cui fu concepita Immacolata;
* da Nazareth è “venuto” all’esistenza Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, incarnatosi per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria nella Santa Casa di Nazareth;
* la Santa Casa di Nazareth è “venuta”, infine, a Loreto, dopo varie “traslazioni miracolose” operate dagli angeli del Cielo, dopo essere stata “divelta dalle fondamenta” a Nazareth (secondo l’espressione usata dal Beato Pio IX), e così poter continuare dall’Europa e dall’Italia - quale “reliquia miracolosa” e luogo dell’Incarnazione - l’opera di salvezza di Maria e di Gesù per la Chiesa e per l’Umanità.
DA NAZARETH PERCIO’ E’ “VENUTA” LA SALVEZZA
E TUTTO CIO’ CHE DI BUONO DIO VOLEVA DONARE ALL’UMANITA’
Si potrebbe dire anche oggi, per chi sente parlare della Santa Casa di Loreto con scetticismo: “VIENI E VEDI” (Gv.1,46), e riascoltare fra quelle “Sante Pareti” le parole dell’angelo a Maria: “RALLEGRATI…”.
dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
IN PREPARAZIONE AL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI ITALIANI”
CHE AVRA’ LUOGO A LORETO ALL’INIZIO DI SETTEMBRE 2007 CON LA PRESENZA DEL PAPA
ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA
E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2^Cor.6,1-2)
Gesù si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. (Lc.4,16-19)
UN ANNO DI GRAZIA
Venerdì, 8 settembre 2006 – Sabato, 8 settembre 2007
“Vi sono momenti, nella vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre” (Oriana Fallaci).
LA GUERRA CONTRO LA VITA
DI FRONTE AI PROGETTI CONTRO LA VITA E DI LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA
COMPRENDONO ORA I CATTOLICI ITALIANI IL LORO GRAVE PECCATO
NELL’AVERE DISOBBEDITO ALLA CHIESA
VOTANDO CANDIDATI CHE – PER POCHE MIGLIAIA DI VOTI -
HANNO POTUTO COSTITUIRE UN GOVERNO ANTI-CRISTIANO?...
Cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/lettera6aprile2006.htm
LA TENTAZIONE DELL’EUTANASIA
Da quando è al governo la sinistra siamo tutti allibiti dalla straordinaria velocità con cui sta mettendo in atto il suo programma: apertura delle carceri a un terzo dei malfattori e dei nostri confini a tutti i clandestini; depenalizzazione della droga e incentivo all’aborto con la pillola RU486; approvazione in sede europea di ogni esperimento su embrioni, calpestando il risultato dell’ultimo referendum; per completare il quadro ecco le prime, subdole proposte per i Pacs e l’eutanasia, presentando il problema, come sempre, ammantato da un falso pietismo, sia nei confronti delle coppie di fatto, sia nei confronti dei malati terminali che dovrebbero avere il diritto di essere assecondati nel loro desiderio di farla finita. (…)
E per provare queste tesi in favore della morte, ecco i soliti bombardamenti mediatici usati per l’aborto, tutti portati all’esasperazione con cifre iperboliche (tanto chi controlla?): migliaia di casi pietosi e strazianti, racconti drammatici, come se l’umanità, da quando esiste l’uomo sulla terra, non avesse mai fatto l’esperienza naturale della nascita e della morte, della gioia e del dolore, e ci trovassimo all’improvviso davanti a un evento del tutto sconosciuto, come una meteora precipitata sulla terra!
Se la vita con i suoi eventi di nascita e morte non è più intesa come un fatto naturale, come un pellegrinaggio verso la Patria del Cielo, nell’incontro con Dio, nostro Padre, pellegrinaggio nel quale gioia e dolore, libertà personale ed eventi esterni si intersecano tracciando la strada unica, irripetibile e meravigliosa di ogni singolo uomo, allora si riduce a puro fatto biologico manipolabile in ogni momento dai potenti di questo mondo. Allora “il piacere per il piacere” diventa l’unico fattore discriminante. (…). L’eutanasia, sotto un falso pietismo, instaura inevitabilmente un clima diabolico, quello del sospetto, della sfiducia, del tradimento e dell’odio fino alla mattanza. Gli anziani e i malati ricoverati all’ospedale hanno paura di essere eliminati e non guariti! E’ solo l’amore che fa la differenza, senza l’amore la vita diventa invivibile per tutti, anche per coloro che godono ottima salute.
Centro Cultura Cristiana di Verona
Civilta.cristiana@hotmail.com Stella.patrizia@libero.it
Nessuna autorità può avallare la «dolce morte»
di Mario Palmaro, da “Il Giornale” del 26 settembre 2006
Che Piergiorgio Welby abbia pensato di rivolgersi direttamente al capo dello Stato per chiedere l'eutanasia è molto istruttivo. Involontariamente, il co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni ci mette di fronte al problema più grave, e oggettivamente insormontabile, di ogni discorso sulla “dolce morte”: a chi spetti decidere chi, come, dove e quando si possa uccidere per motivi pietosi. L'idea della lettera al Quirinale risponde alla strategia tipicamente radicale di sollevare il massimo clamore intorno ai temi dei cosiddetti «diritti civili». C'era inoltre la studiata aspettativa che, essendo Napolitano il prodotto del pensiero marxista, oltre che un autorevole esponente del postcomunismo relativista, il presidente avrebbe risposto in maniera non ostile. Attesa che, infatti, non è andata delusa. Del resto, chi potrebbe scrivere in modo scortese a una persona nelle condizioni di Welby? Ci sarebbe molto da ridire su questo uso cinico e spregiudicato della sofferenza, questa strumentalizzazione della persona umana. L'altro giorno Capezzone da Radio Radicale spiegava che «Welby usa la sua malattia come arma di lotta politica». Complimenti. Ma l'aspetto giuridicamente più interessante sta proprio nella formula della petizione alla massima carica dello Stato. È qualcosa di molto simile alla richiesta di grazia, che un detenuto inoltra sperando di ottenere la cancellazione della sua pena. Ora, però, nel caso di Welby è come se i radicali volessero inventarsi un diritto del capo dello Stato non alla grazia, ma al «colpo di grazia». (…)
In queste ore, un malato scrive al presidente che vuole vivere, un altro che vuole morire; ma da queste due richieste non si può desumere alcuna indicazione normativa. Perché? Per il semplice fatto che la legge non consiste nella mera ricezione della volontà del singolo, ma anzi essa è chiamata quasi sempre a contrapporvisi, per decidere nel senso di un bene oggettivo, che travalica il punto di vista del singolo. Ecco perché nessuno, nemmeno un re o il presidente di una nazione, hanno nel fascio dei loro poteri l'autorità per decidere che un innocente sia ucciso, seppure con il suo consenso.
DI FRONTE AI PROGETTI DI LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA ANCHE IN ITALIA
E AL SUBDOLO “EQUILIBRISMO” DEL PRESIDENTE NAPOLITANO
IL RICORDO DI UNA LETTERA SCRITTA AI PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA ITALIANA
DALLA LETTERA SCRITTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
OSCAR LUIGI SCALFARO l’8 SETTEMBRE 1998
Cfr. Sito Internet
www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
(… omissis..)
Io, quindi, signor Presidente Scalfaro, proprio mentre stavo pregando, mi sono sentito in dovere di togliermi uno scrupolo, almeno per me "molto serio", e cioè quello di inviarLe questo scritto, per farLe umilmente il presente "APPELLO", perché quale "supremo garante" dei diritti anche dell'“ultimo e più piccolo” dei “suoi” “concittadini”, nell'ultima fase del Suo mandato presidenziale, valuti se non sia giunto "il doveroso momento" da parte Sua - se non lo avesse "ancora" fatto o "sufficientemente" fatto o "esaustivamente" fatto - di intervenire come può e con le leggi che Lei conosce, perché venga contestata la radicale ingiustizia della "legge 194" affinché "questa", sì, e non i bambini non ancora nati, sia "soppressa"!
Mi perdoni l'ardire: ma non si rischia una omissione gravissima di fronte alla propria Coscienza? "Chi" è che "deve" "parlare" ed "agire"? "Chi" è che "ha" "il potere" "per "agire"?... ed "urgentemente" "agire"!...
Chi verrà dopo di Lei, infatti, potrà o saprà o vorrà fare quanto "potrebbe" "fare" "Lei", sempre coerente con una linearità morale, umana e cristiana, "ammirevole"? e tra i "pochissimi ultimi" "padri costituenti" atti a "testimoniare" l'autentico significato e intento, espresso o sottinteso, ai succitati articoli (numeri 31 e 32) composti dai "padri costituenti"?... e che (tali articoli), come Lei stesso disse alle Camere Riunite nel 1992, proprio nella Parte della proclamazione dei diritti dell'uomo, è quanto di più alto e più completo potesse essere scritto della VITA..."? (… "operosa", sì, ma "VITA"! quale "operosità" è possibile senza "la vita umana esistente", che, sola, può suscitare “1'operosità”?...
Io contesto, da semplice e umile cittadino, non solo la legittimità costituzionale della "legge 194", ma anche la legittimità costituzionale della stessa "firma" apposta ad essa dal suo predecessore, l'ex-Presidente Leone, che a suo tempo "avallò", con la sua firma stessa, la "costituzionalità" della "legge 194" sull'aborto, che invece "non era costituzionale"!
Nella Costituzione, infatti, c'è scritto, al n. 31, che essa “PROTEGGE LA MATERNITA'”: e ciò inequivocabilmente "da quando inizia”, non dal 90° giorno (e la "legge 194" non la protegge neanche da quello!). Non è già “maternità”, da "proteggere", quella che "inizia dal primo istante del concepimento"? E come la "si protegge" la maternità se la "si interrompe"? in modo radicalmente irrimediabile?
Eppure "la lettera" e "lo spirito" della Costituzione sono "semplici", "chiari" ed "inequivocabili", nel loro significato e nelle loro deduzioni applicative. E Lei, signor Presidente Scalfaro, che ne è stato l'estensore o ha comunque contribuito a promulgarla (insieme agli altri 554) può anche "doverosamente" "testimoniare" e "denunciare", anche se è a tutti già evidentissimo, l'autentica "lettera" e l'autentico "spirito" del succitato articolo costituzionale (n. 31), oltre che di tutti gli altri.
(… omissis…)
Prof. GIORGIO NICOLINI
DALLA LETTERA SCRITTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
CARLO AZEGLIO CIAMPI il 4 OTTOBRE 1999
Cfr. Sito Internet
www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
Gent.mo Sig.
Presidente della Repubblica Italiana
CARLO AZEGLIO CIAMPI
Palazzo del Quirinale - 00187 - ROMA
Le faccio pervenire copia della lettera scritta all'ex-Presidente della Repubblica OSCAR LUIGI SCALFARO, con data 8 settembre 1998, della quale ho avuto risposta telefonica - dall'ex-Presidente Scalfaro - attraverso il Segretario Generale Dott. GAETANO GIFUNI, in data 28 dicembre 1998, commemorazione cristiana dei SANTI INNOCENTI.
Intendo con la presente “lettera-copia” RIBADIRE E TRASFERIRE alla Sua responsabilità tutto quanto già scritto all'ex-Presidente Scalfaro, Suo predecessore.
Come libero cittadino, chiedo anche che di tutto il presente scritto ne sia data copia “individuale” - per “conoscenza” e “presa visione” - a ciascun deputato del PARLAMENTO e del SENATO della REPUBBLICA.
Se mi potrà concedere un'Udienza Personale, per ulteriori chiarimenti, sarà mio dovere soddisfarLa.
Come credente in Dio, assicuro la mia preghiera quotidiana per Lei e per ogni altra Autorità piccola e grande dello Stato. Distintamente.
Prof. GIORGIO NICOLINI
HO PARLATO UNA VOLTA, MA NON REPLICHERÒ
HO PARLATO DUE VOLTE, MA NON CONTINUERÒ
(Giobbe 40,5)
SI PUO’ RINUNCIARE ALLA PROPRIA DIFESA
MA NON SI PUO’ RINUNCIARE ALLA DIFESA DEGLI INNOCENTI
DEI PIU’ DEBOLI
NESSUNO DEI DUE PRESIDENTI DELLA REPUBBLICA PRECEDENTI
HANNO ADEMPIUTO QUANTO LORO RICHIESTO
E ORA CON L’EUTANASIA C’E’ L’ATTACCO FINALE CONTRO LA VITA
PRELUDIO DI QUELLO CONTRO LA SOCIETA’
Giovanni Paolo II
(Evangelium Vitae, del 25 marzo 1995, n.66)
"Anche se non motivata dal rifiuto egoistico di farsi carico dell’esistenza di chi soffre, l’eutanasia deve dirsi una falsa pietà, anzi una preoccupante "perversione" di essa: la vera "compassione", infatti, rende solidale col dolore altrui, non sopprime colui del quale non si può sopportare la sofferenza. [...] "La scelta dell’eutanasia diventa più grave quando si configura come un omicidio che gli altri praticano su una persona che non l’ha richiesta in nessun modo e che non ha mai dato ad essa alcun consenso. Si raggiunge poi il colmo dell’arbitrio e dell’ingiustizia quando alcuni, medici o legislatori, si arrogano il potere di decidere chi debba vivere e chi debba morire. [...] "Così la vita del più debole è messa nelle mani del più forte; nella società si perde il senso della giustizia ed è minata alla radice la fiducia reciproca, fondamento di ogni autentico rapporto tra le persone".
FATIMA, 8 ottobre 2006
GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LA VITA
E CONGRESSO “MARIA, A TE AFFIDIAMO LA CAUSA DELLA VITA”
L’Apostolato Mondiale di Fatima promuove, l’8 ottobre, una Giornata Mondiale di Preghiera per la Vita Umana.. In questa occasione, tutti i cattolici sono chiamati a recitare il Rosario. Per registrare l’intenzione di preghiera è necessario accedere al sito web dell’Apostolato Mondiale di Fatima (www.worldfatima.com). Accanto a questa iniziativa, dal 4 all’8 ottobre si svolgerà a Fatima il Congresso “Maria, a te affidiamo la causa della vita”. Secondo quanto hanno ricordato gli organizzatori, nella sua Enciclica “Evangelium vitae” Giovanni Paolo II ha scritto: “Con questa certezza nel cuore, e mosso da accorata sollecitudine per le sorti di ogni uomo e donna, ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero” (n. 100). [Ulteriori informazioni su www.fatima-pro-life-congress-2006]
GERUSALEMME-NAZARETH-TERSATTO–ANCONA-LORETO–MEDIUGORIE
UN UNICO PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI
* ANCON DORICA CIVITAS FIDEI *
ANCONA
CITTA’ DELLA FEDE – CITTA’ DELLA VITA
CROCEVIA DELLA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
SIN DALL’EPOCA APOSTOLICA
* ANCON DORICA CIVITAS FIDEI *
IL SASSO DI SANTO STEFANO (30-40 d.C.)
e “la sosta” della Santa Casa di Nazareth in Ancona, nel 1295
Tratto dal libro del Prof. Giorgio Nicolini
“LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”
Una prima digressione. In me sorge anche un interrogativo “misterioso”: perché la Santa Casa “ha sostato” sulla collina di Posatora “proprio” per “nove mesi”?… Forse per “richiamare” “qualcosa”?… Forse “persino” come un simbolico e spirituale riferimento al nome e alla topografia di Ancona, abitata dagli uomini dai più antichi tempi della preistoria, e che - secondo Dionigi d’Alicarnasso - furono addirittura i primi abitanti d’Italia? Reperti archeologici ed umani ritrovati nel 1962 sul Monte Conero, retrostante Ancona, sembrerebbero infatti datare la presenza dell’uomo su questi luoghi a decine di migliaia di anni fa (nel libro che ne tratta si parla di più di 100.000 anni fa: cfr. F. Burattini, Guida del Monte Conero, Aniballi, Ancona, 1985, p.29).
La parola “Ankon” deriva inoltre dai naviganti greci che, veleggiando lungo la costa, indicavano con quel termine, che poi servì di denominazione al centro abitato, un sicuro luogo di approdo (“quasi” “un grembo materno”). Esuli siracusani, che colonizzarono la città verso il 390 a.C., fissarono poi in modo definitivo quel nome, che vuol dire “gomito”, poiché l’insenatura del promontorio su cui sorge Ancona ha proprio la forma di “un braccio ripiegato a gomito” (cfr. fotografia).
Poiché negli eventi predisposti dalla Provvidenza Divina nulla avviene senza un motivo, sembra, perciò, “quasi”, di dover interpretare che “il fatto temporale” della “sosta” “per nove mesi” della Santa Casa dell’Incarnazione del Figlio di Dio sulla collina di Posatora, prospiciente proprio il porto di Ancona, volesse come “richiamare” e “valorizzare” – in quell’epoca come ancor oggi - proprio “la vita umana maternamente protetta” come “quel braccio ripiegato a gomito” (cioè, “ankon”), che ben simboleggia e richiama “una madre” - come lo fu anche la Vergine Maria - che “accoglie” e “custodisce” “la vita umana” nel suo grembo, “per nove mesi”. Così infatti ben rappresenta la topografia di “Ankon” (cioè, “Gomito”, come si dovrebbe chiamare “Ancona” in lingua italiana!), con “l’accogliente” porto, e che sembra come voler “accogliere” la stessa collina di Posatora - su cui si è “posata” per nove mesi la Santa Casa - così come una madre “accoglie per nove mesi nel suo grembo” “la vita” dell’uomo!…
Cfr. Sito Internet
www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/lavitaumana.html
www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
Una seconda “digressione” - in qualche modo “collegata” a quella sopra esposta a riguardo ancora della maternità (ma questa volta in senso negativo!) - riguarda anche il fatto che proprio Ancona fu tra le primissime città al mondo a ricevere l’annuncio della fede cristiana, proprio “immediatamente” “dopo” la stessa Morte in Croce e Risurrezione di Cristo. Da Ancona poi si diffuse il cristianesimo nell’Italia Centrale, a motivo soprattutto di una “miracolosa reliquia” (tutt’oggi esistente: cfr. fotografia) di un “sasso che colpì il protomartire Santo Stefano” (cfr. At.7,54-60)e che fu portato in Ancona da un marinaio ebreo ed ivi lasciato in obbedienza ad “una rivelazione divina ricevuta” e che veniva conservato in un Santuario risalente all’epoca costantiniana e divenuto celebre in tutto il Mediterraneo per i miracoli che vi avvenivano.
La documentazione più antica sulla presenza di un Santuario di Santo Stefano in Ancona è fornita da Sant’Agostino ed appartiene alle omelie che egli recitò nella Cattedrale di Ippona, nella prima metà del secolo V. E’ importantissima non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche nei riguardi della vita civica di Ancona, perché attesta che la città era conosciuta, in quei tempi, per tutto il Mediterraneo.
Nell’Opera Omnia di Sant’Agostino è riportata una relazione compilata da un certo Paolo, che aveva peregrinato per i Santuari più famosi del tempo per impetrare la sua guarigione e quella dei suoi fratelli e sorelle. Egli ricorda, in tale relazione, che dopo essere stato a San Lorenzo presso Ravenna, dove guarì il maggiore tra i fratelli, diresse i suoi passi in Ancona, che era illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto: “…Sed ut de ceteris celeberrimis sanctorum locis taceam, etiam ad Anconam, Italiae civitatem ubi per gloriosissimum Martyrem Stephanum multa miracula Dominus operatur, eadem circuitione perveni”.
Dopo la lettura della relazione, nella Cattedrale di Ippona, Sant’Agostino tiene la sua omelia e, dopo aver ammonito i genitori a non maledire i figli - Paolo ed i suoi fratelli, infatti, si erano ammalati dopo essere stati maledetti dalla madre - spiega i motivi della notorietà del Santuario di Ancona, indicando anche come esso ebbe origine. Questo il testo (in una traduzione dal latino).
“Sanno molti quanti miracoli avvengono in questa città (Ancona) per l’intercessione del beatissimo Stefano. Ma ascoltate ciò che vi farà stupire: colà vi era una memoria antica ed ancora vi è (ed ancor oggi, nel 2006!) . Ma se, per caso, mi si dice: se ancora il corpo (di Santo Stefano) non era stato trovato, come poteva esservi una memoria? Ne mancherebbe il motivo. Ma ciò che la fama ci ha fatto conoscere, non lo tacerò alla vostra carità. Quando lapidavano Santo Stefano (cfr. Atti 7,54-60), vi erano intorno anche innocenti e soprattutto quelli che già credevano in Cristo: dicono che un sasso lo colpì su un gomito (= “ankon”) e, rimbalzando, cadde davanti ad un certo uomo pio. Questi lo prese e lo conservò. Costui era un navigante e quando a causa dei suoi viaggi toccò il porto di Ancona (= “gomito”), gli fu rivelato che ivi doveva lasciare il sasso. Egli obbedì alla rivelazione e fece quanto gli era stato ordinato: da quel momento cominciò ad esservi la Memoria di Santo Stefano e si diceva che vi era un braccio di Santo Stefano, non conoscendosi esattamente di ciò che si trattava”.
In Ancona, dunque (cioè, come a dire, nella città di “Gomito”), vi fu portato un sasso che colpì proprio “il gomito” del “braccio” di Santo Stefano… Per “volontà e rivelazione divina” fu lasciato in Ancona (cioè, in “Gomito”, che richiama come un braccio materno ripiegato a gomito), ove vi fu costruito un Santuario divenuto “illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto”; dunque, all’epoca, forse al di sopra di Roma stessa! da essere conosciuto anche in Africa! e da farvi confluire pellegrini da tutto il Mediterraneo… Quante “coincidenze” “misteriose”!… Ma nei “piani di Dio” sono forse “coincidenze” “senza un significato”?… Quante riflessioni si potrebbero fare!!!… Non per nulla nello stemma comunale del Comune di Ancona è riportato ancora oggi: “Ancon dorica civitas fidei”, “Ancona dorica città della fede”!
Ma gli anconitani del Terzo Millennio che cosa ne hanno fatto delle proprie millenarie “radici cristiane”, della fede ricevuta dai propri “gloriosi” e “santi” antenati, e dei tanti “doni” e “privilegi” ricevuti da Dio?… “doni” davvero “unici”, al punto da essere stata identificata (con il suo stesso stemma comunale) come “Città della Fede”?…
Cfr. Siti Internet
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE E GLI HO MESSO CHIAVISTELLO E PORTE E HO DETTO:
FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE.
(Gb.38,10)
LE MISTERIOSE COINCIDENZE
Vienna, 11 settembre 1683 – Nuova Iork, 11 settembre 2001
L’11 settembre in cui cadde l’Islam
di Renzo Martinelli
da “Il Giornale” del 26 settembre 2006
Voglio raccontarvi un altro undici settembre. Un undici settembre che questa Europa stanca e rassegnata ha completamente rimosso. L'undici settembre che vi racconto è quello del 1683. Voglio raccontarvelo perché è una pagina di storia che è ormai diventata materiale drammaturgico, si è trasformata in una sceneggiatura e, con l'aiuto di Dio, diventerà un film. Forse il prossimo anno. Forse quello successivo. Ma lo diventerà. Nella primavera di quel 1683, un esercito di trecentomila musulmani comandati da Karà Mustafà parte da Istanbul e muove verso Occidente. Un esercito poderoso. Il più potente che l'Europa abbia mai visto. Una impressionante massa di uomini e cavalli e cammelli e carri. Devastano villaggi. Razziano tutto ciò che può essere mangiato. Rapiscono centinaia di donne per placare gli appetiti sessuali di migliaia di soldati costretti a marce di venti, trenta chilometri al giorno. L'obiettivo dichiarato di Maometto IV è quello di conquistare Vienna e scendere con le sue armate fino a Roma. E, una volta lì, trasformare la basilica di San Pietro in una moschea. Esattamente come i suoi antenati avevano fatto, anni prima, con la stupenda, inimitabile basilica di Santa Sofia a Costantinopoli. La «Mela d'Oro», così il mondo musulmano chiamava Vienna. Esattamente come noi, oggi, chiamiamo New York la «Grande Mela». È il cuore dell'Europa che deve essere conquistato. È Vienna la porta che consente di arrivare a Roma. Al centro della cristianità. Se questo disegno non riesce, se in quel lontano 1683 l'Europa non viene islamizzata, è perché un grande italiano di nome Marco da Aviano intuisce con molto anticipo rispetto agli intellettuali del suo tempo che dopo la sconfitta di Lepanto del 7 ottobre 1571, il mondo musulmano ha risollevato la testa e sta per riprendere la sua marcia verso Occidente. Marco è un sacerdote. Un frate cappuccino. Ed è consigliere spirituale di Leopoldo I d'Asburgo. Sarà proprio Marco da Aviano a convincere i principi cristiani in lotta tra loro che l'Europa è in pericolo, che è arrivato il momento di formare una Lega Santa in grado di fermare l'avanzata musulmana. A fatica raccoglie ottantamila uomini. Ottantamila cristiani contro trecentomila musulmani. L'undici settembre 1683 Vienna è persa. Le cannonate dell'esercito di Karà Mustafà hanno aperto voragini nei bastioni di difesa. Le vie d'acqua sono state inquinate. Topi infetti sono stati gettati oltre le mura. La peste dilaga. L'Imperatore Leopoldo I fugge in battello lungo il Danubio e si rifugia a Linz. La sensazione diffusa a Corte è quella di una inesorabile disfatta. L'undici settembre 1683 la Storia dell'Europa sta per cambiare. L'Occidente è affacciato sul baratro di un definitivo annientamento. All'alba del 12 settembre le truppe cristiane attaccano. E, contro ogni previsione, vincono. Per la grande «umma» musulmana, la sconfitta di Vienna è una ferita lacerante. Insanabile. Il rancore, la vergogna, l'odio per essere stati battuti e dominati dai cani infedeli nasce l'undici settembre 1683. Tra quell'Europa e l'Europa nella quale oggi viviamo ci sono somiglianze agghiaccianti. Anche allora c'era un'Europa stanca, distrutta dalle guerre di religione, rassegnata. Un'Europa che aveva abdicato alle proprie radici cristiane. La Storia ci ha insegnato che l'Islam ha antenne molto sensibili. «Sente» la debolezza dell'Europa. E si muove verso Occidente. Oggi, questa nostra Europa ha completamente dimenticato quell'altro undici settembre. Ha completamente dimenticato quel suo figlio straordinario di nome Marco da Aviano. (…) Io mi chiedo, io vi chiedo: cosa sarebbe oggi l'Europa se la Storia non avesse avuto Marco da Aviano? Per questo è urgente realizzare un film su Marco da Aviano. Perché l'Europa capisca che la Storia, alla fine, presenta sempre il conto. Noi ci troviamo di fronte a una cultura enormemente più forte di noi. Una immensa «umma» che crede fortemente in se stessa e in ciò che fa. Con valori profondi e condivisi. Tutte le civiltà, compresa la nostra, possiedono quella che io definirei «una presunzione di eternità». Purtroppo nessuna civiltà è eterna. Se questa Europa non recupera velocemente le proprie radici cristiane, se non rivendica con forza i valori fondanti della nostra civiltà, questa Europa verrà lentamente ma inesorabilmente fagocitata. E i valori fondanti sono quelli che vengono da Cristo e sui quali occorre mantenere una intransigenza assoluta: la sacralità della vita, l'amore per il prossimo, la parità assoluta tra uomo e donna. Se un'altra cultura penetra nel nostro territorio e pretende diritto di cittadinanza si deve adeguare a questi valori e li deve rispettare. Altrimenti non può e non deve avere cittadinanza. Un grande storico francese, Fernand Braudel, ha scritto che la Storia si muove per grandi sinusoidi. Le «onde lunghe della Storia». L'undici settembre 1683 rappresenta il punto più alto di penetrazione musulmana in Occidente. Da quell'anno, l'onda lunga dell'Islam ha iniziato la sua lenta, inarrestabile discesa. Oggi, la curva dell'Islam ha ripreso a salire. L'Islam ha ripreso la sua marcia verso Occidente. Non capire tutto questo significa non capire la Storia.
Il mondo è in fiamme: la lotta tra Cristo e anticristo si è accanita apertamente…
Il mondo è in fiamme: l'incendio potrebbe appiccarsi anche alla nostra casa…
(Santa Edith Stein,
Compatrona d’Europa)
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“IL SEGNO” MIRACOLOSO E PREMONITORE
DELL’INCENDIO IN TURCHIA ATTORNO ALLA SANTA CASA DI MARIA AD EFESO
(“SEGNO” DELL’INCENDIO CHE DEVASTERA’ L’EUROPA DALLA TURCHIA?...)
Santa Casa di EFESO - Santa Casa di LORETO (nelle “Rivelazioni” della Beata Caterina Emmerich)
HO FISSATO UN LIMITE: … FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)
TURCHIA - 20 agosto 2006
IL MIRACOLO DELLA CASA DI MARIA AD EFESO, RISPARMIATA DALLE FIAMME
Un enorme incendio ha distrutto 1200 ettari di bosco, ma le fiamme si sono fermate ad un metro dal santuario.
Il racconto di un frate testimone di quello che la gente già definisce un “miracolo”.
Ankara (Asia News) –
La gente grida al miracolo, i religiosi ammettono la “straordinarietà” dell’evento. Un devastante incendio estivo in Turchia ha spazzato via 1200 ettari di bosco fermandosi ad un metro dalla Casa di Maria, vicino Selcuk, santuario a cui si recano pellegrini da tutto il mondo, cristiani e musulmani. La casa di Meryem Ana è anche una probabile tappa del prossimo viaggio di Papa Benedetto XVI in questo paese a fine novembre. Per questo all'inizio una parte della stampa ha avanzato ipotesi di incendio doloso, mentre altri sospettavano un attentato da parte del PKK dei curdi. La notizia è stata poi smentita: si è trattato di un incendio causato probabilmente da gente che stava facendo picnic nel bosco, il caldo, il secco e il vento hanno fatto il resto così come in altre zone costiere.
Domenica 20 agosto, a causa del caldo torrido che investe tutta la Turchia e il forte vento secco, lungo le coste del mar Mediterraneo sono stati segnalati contemporaneamente 23 enormi incendi di boschi, che hanno colpito le zone turistiche più affollate come Bodrum e Antalya e incenerito 1200 ettari di boschi.
Anche la zona di Izmir non è stata risparmiata e la “Casa della Madonna” ha rischiato di andare in fiamme. Interamente immersa nel verde è stata raggiunta dal fuoco che si propagava dal fondo della collina, bruciando velocemente ogni cosa. Ma le fiamme, come di incanto, si sono fermate a solo un metro di distanza da una semplice casa in mattoni. Si tratta di due vani identificati come il soggiorno e la camera da letto della Vergine, che qui avrebbe concluso la sua vita terrena. Attualmente è un santuario, meta di pellegrini sia cristiani che musulmani, provenienti da tutto il mondo. Tutti subito hanno gridato al miracolo e la notizia è stata riportata a caratteri cubitali sulle maggiori testate nazionali.
A confermare la straordinarietà dell’evento è il cappuccino italiano Padre Adriano Franchini, residente a Meryem Ana Evi (la Casa di Maria) e superiore della Custodia di Turchia. “Sì, abbiamo passato momenti poco simpatici – racconta - dopo il primo avviso di sgombro mi sono preoccupato di portare l'auto in una posizione di sicurezza per poter scappare, ho cercato gli ospiti che avevamo e poi volevo tornare alla casa per prendere alcune cose, ma non c’è stato niente da fare; non ci si poteva più avvicinare: vedevamo il fumo e le fiamme alte e vicine. Temevamo che se il vento cambiava direzione saremmo rimasti intrappolati; è incredibile la velocità con la quale si propaga ed avanza il fuoco tra i pini”. “Siamo dovuti scappare in fretta - continua – tra crisi di pianto e disperate ricerche dei propri cari, ma tutti hanno potuto mettersi in salvo. Ritrovatici giù a Selcuk (cittadina ai piedi della collina), le prime notizie che ci arrivavano dagli elicotteri, finalmente giunti, erano veramente brutte: sta bruciando tutto, non si salverà niente! Poi un po’ di ottimismo… infine, verso sera la constatazione che l'incendio era stato veramente devastante in una grande area e tutto attorno a Meryem Ana ed alle nostre case, ma il santuario e le case erano intatte!”.
Il francescano non parla di miracolo, ma ammette comunque la straordinarietà dell’accaduto. “Anche nella nostra casa il fuoco è arrivato da tre lati fino al muretto di confine; un albero bruciato è caduto sopra il tetto ma le fiamme non hanno attecchito all’abitazione; anche la palma che è ad un metro dalla casa è bruciata per le scintille! L'incendio, attorno al santuario, è arrivato fino alle panche, dove si celebra la messa all'aperto e lì si è fermato. La gente che vede la devastazione tutto attorno parla di miracolo. Certo è una scena che ha dell'incredibile”.
Nessuno dei numerosi pellegrini presenti ha riportato ferite e l’incidente non ha fermato il flusso dei turisti e fedeli, che attualmente arrivano ancora più numerosi per constatare il disastro e ammirare il miracolo.
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
NEL TEMPO DELL’APOSTASIA E DELLA ISLAMIZZAZIONE DELL’EUROPA
HO FISSATO UN LIMITE E GLI HO MESSO CHIAVISTELLO E PORTE E HO DETTO:
FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE.
(Gb.38,10)
GERUSALEMME-NAZARETH-TERSATTO–ANCONA-LORETO–MEDIUGORIE
UN UNICO PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI
LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
MA LA CHIESA ANCORA NON LO VUOLE COMPRENDERE
LEONE XIII
(Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose.
DAGLI SCRITTI DI MARIA VALTORTA
"... Ma dimmi, Maria.
Potete voi dire che io non ho amato questa terra che è la patria vostra e nella quale ho mandato il mio Pietro a erigervi la Pietra che non crollerà per soffiare di venti; questa terra dove, in un momento di prudenza umana, io sono venuto per confermare Pietro al martirio, perché c’era bisogno di quel sangue in Roma per fare di Roma il centro del Cattolicesimo?
Potete voi dire che io non ho amato questa terra nella quale i miei confessori sono caduti a manipoli come spighe di un grano eterno, falciate da un Eterno Mietitore, per farne nutrimento al vostro spirito?
Potete voi dire che io non ho amato questa terra dove ho portato le reliquie della mia vita e della mia morte: la casa di Nazaret dove venni concepito in un abbraccio di luminoso ardore tra il Divino Spirito e la Vergine, e la Sindone dove il sudore della mia Morte ha impresso il segno del mio dolore, sofferto per l’umanità?
Potete voi dire che io non ho amato questa terra dove sono fioriti i più grandi santi, quelli simili a Me per il dono delle ferite, quelli che non hanno avuto veli nel vedere la Essenza Nostra, quelli che, aiutati da Me, hanno creato opere che ripetono nei secoli il miracolo del pane e del pesce moltiplicati per i bisogni dell’uomo?...".
L’ABBANDONO DELLA “VERITA’” DELLA SANTA CASA E DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
LE GRAVI CONSEGUENZE DELL’APOSTASIA LAURETANA
L’OFFUSCAMENTO E L’OCCULTAMENTO DELLA VERITA’ DELL’INCARNAZIONE
NELLA CULTURA E NELLA SOCIETA’ OCCIDENTALE
SEMPRE PIU’ MULTIETNICA E MULTIRELIGIOSA
non sono in gioco solo le “Sante Pietre”
ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2^Tim.4,3-5):
RECITIAMO QUESTA NUOVA “VIA CRUCIS”
IN RIPARAZIONE DELLA DISSACRAZIONE AVVENUTA
DELLA STORIA E DEL CULTO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
E PER IL RIPRISTINO DELLA VERITA’
DELL’AUTENTICITA’ DELLA “SANTA CASA” E DELLE SUE “MIRACOLOSE TRASLAZIONI”
IL PIU’ BEL LIBRO CHE DIO CI HA DATO
GESU’ CHE SOFFRE E MUORE IN CROCE PER NOI
LA VIA CRUCIS DEL BEATO PIETRO VIGNE
Libero adattamento composto dal Prof. Giorgio Nicolini sui testi del Beato Pietro Vigne
Meditazioni per ogni giorno del mese, nelle quali si troveranno molteplici motivi assai convincenti per amare Dio, bellissimi esempi di tutte le virtù, ragioni convincenti che ci spingono ad impegnarci in esse, mezzi per acquistarle e infine molti modi, facili ed utili, di metterle in pratica.
STAZIONE IV
PREGHIERA
O Gesù, hai cominciato qui il tuo grande sacrificio, offrendo al Padre per noi tutto quel che costituiva la tua santa Umanità: corpo, sangue, anima, onori, piaceri e beni; hai voluto essere ridotto in profonda tristezza e quindi a una così dolorosa agonia che il tuo Corpo ne sudava Sangue ed Acqua; e le tue sofferenze erano assai più dolorose, in quanto avevano sede nell’anima che è assai più sensibile al dolore che non il corpo. Dacci la grazia che nelle nostre tristezze e nella nostra agonia ci conformiamo secondo il tuo esempio alla Volontà del Padre tuo, offrendogli volentieri tutto quel che ci appartiene.
MEDITAZIONE
L’Agonia di Gesù e il suo Sudore di sangue erano effetto della sua grande tenerezza per noi. (…) Egli vede che noi ci avviamo verso un luogo di supplizio: dentro il suo Cuore, è come un Calice amaro; offre per questo al Padre suo sospiri e lacrime supplicandolo di arrestare i suoi castighi. (…)
Se il solo pensiero degli orribili e spaventosissimi mali di questi sventurati dannati è stato capace di far sudare sangue ed acqua a Gesù Cristo, che era certo della sua eterna felicità, che cosa questo stesso pensiero non dovrebbe produrre nel nostro spirito, essendo noi nell’incertezza di conseguirla? E che? Il giudice trema e cade in un’agonia di spavento alla vista dei supplizi che pendono sul capo del criminale, e il colpevole, e lo stesso criminale non tremano? Bruciare per sempre, gridare per sempre, per sempre urlare, per sempre disperarsi, per sempre trovarsi nel fuoco, nella rabbia, nei tormenti: tutto ciò che non può esprimersi che attraverso gemiti profondi, non ci fa paura? Se un dannato soffrisse per milioni di anni, versando lacrime da riempirne cielo e terra, non rappresenterebbe tutto ciò che una goccia dopo mille anni. E tutto questo non ci spaventa?
Il pensiero che un’anima non abbia altri amici, per tutta l’eternità, che i demoni, che sono i suoi carnefici; altre consolazioni che le grida e i lamenti degli altri dannati; e questo notte e giorno, incessantemente, senza tregua e riposo: tutto questo non ci spaventa?
Il pensiero che un povero corpo sia sempre, continuamente bruciato fino alle ossa, senza che ci sia in esso parte alcuna che non risenta l’ardore del fuoco; che non abbia altro rivestimento che le fiamme e il fuoco, altra bevanda che queste stesse fiamme e lo stesso fuoco, altro cibo che fiamme e fuoco, e che vi debba rimanere senza speranza alcuna di sollievo, senza speranza di ricevere una goccia d’acqua o un istante di tregua: tutto questo non ci spaventa?
Il pensiero che la mente non debba aver più dinanzi agli occhi che l’enormità e il numero delle sue colpe, e i rimproveri continui della sua coscienza, per le grazie e i Sacramenti e le occasioni opportune che ha avuto per salvarsi e di cui non ha voluto giovarsi; e che uno spirito non possa mai astenersi dal pensare alla spaventosa orribile durata di questa eternità che è per lui un mare senza fondo, senza riva, senza porto e confine; che vi si veda inabissato, cosciente che non vi sarà giammai diminuzione di pena: tutto questo non ci fa tremare?
Questi rimorsi della coscienza, questi crudeli rimproveri ti ripetono: tu potevi salvarti, sventurato: non dipendeva che da te; tanti altri, numerosissimi, l’hanno fatto, ne sono venuti a capo; neppure a te mancava nulla per raggiungere lo scopo. E che questi rimorsi ritornino continuamente nello spirito del dannato senza che possa distogliersene, non dovrebbe, o mio Dio, produrre in noi cambiamento? (…)
Che un dannato debba urlare, gridare e bruciare per più migliaia di anni, più delle gocce d’acqua che vi sono state dal momento della creazione del mondo, più dei granelli di terra di quel che costituisce la massa dell’universo e più di quanto se ne potrebbe scrivere sulla terra e nel cielo: che dopo tutto ciò, nulla sia finito delle sue pene, ma che al contrario i suoi tormenti siano solo all’inizio, come se non avesse sofferto nulla.
O mio Dio, mio Dio! Chi non fremerebbe di paura alla sola vista di un precipizio così spaventoso quale è l’eternità, sul cui orlo tutti noi camminiamo tuttavia senza spavento?
INVOCAZIONI
Ahimè! Il Divin Salvatore vuole prendere su di sé il peso di tutti i miei mali che lo schiacciano. Io lo vedo sudare sotto questo grave peso: il numero dei miei peccati, la loro orribile enormità e le loro conseguenze funeste riducono in agonia questo buono e dolcissimo Creatore. Dimmi, dunque, o mio divino Gesù, chi ti ha spinto, chi ti ha obbligato a ridurti in uno stato così lacrimevole? Il colpevole dorme, l’innocente muore di tristezza pensando al terribile Calice che il peccato procurerà per sempre a quel povero disgraziato. (…)
Ah, divino Gesù, con quanta ragione tu gridasti che quel Calice, ossia il pensiero che molti si sarebbero dannati, passasse lungi da te. Ah, non ti stancare, di gridare ancora a noi, per impedirci di precipitare nell‘Inferno. (…). Voglio dunque assicurarmi, a qualsiasi costo, una felicità eterna, mediante una vita santa. Si dica di me quel che si vuole: è necessario che io eviti, finché ne avrò il tempo, queste pene senza frutto e senza fine.
Ahimè! Perché esporsi al pericolo di pene innumerevoli, senza rimedio e senza fine? Parenti, amici, la gente mondana, potranno forse ritrarmene una volta che io vi fossi condannato? Non devo dunque preoccuparmi di essi. La mia felicità è unicamente nelle tue mani, mio Dio! Non devo fare altro che attendere a quello che ti è gradito; se lo farò bene, avrò preparato la mia fortuna per l’eternità.
Ogni giorno della mia vita voglio attendere a separarmi da tutto ciò che mi separa da te, a deplorare quel che mi ha posto in pericolo di perdermi; a versare lacrime per i miei peccati, a mortificare anche la mia volontà, per non gemere eternamente nell’inferno, in quella sotterranea, eterna prigione.
PROPOSITI
O mio dolce Gesù, tu lasciasti per tre volte la tua santa preghiera per andare a svegliare gli apostoli ed esortarli a pregare e vegliare su se stessi. Lo facesti perché io ti imiti nel lasciarti qualche volta, quando ho l’onore di conversare con te nella preghiera, per andare ad offrire cibo alle tue pecorelle, cioè per andare alla ricerca di qualche anima, affinché si converta, ti lodi e ti ami. Perché non posso io, mio Salvatore, procurarti in tal modo le lodi e le adorazioni di molti altri, dal momento che non posso contentarmi del poco che posso fare io?
Debbo dunque andare alla ricerca di tanti miei poveri fratelli, un numero infinito dei quali o marcisce nella fatale notte del peccato, o è almeno come addormentato nella ricerca della salvezza; alcuni di essi sono resi duri come una roccia o dormono come gli Apostoli.
SUPPLICA A BENEDETTO XVI
PER IL RIPRISTINO DELLA VERITA’ A LORETO
PREGHIERA INFUOCATA A DIO PADRE
di San Luigi Maria Grignion da Montfort
(1673-1716)
q Ricordati, Signore, della comunità che ti sei acquistato nei tempi antichi. L'hai posseduta nel tuo spirito fin dall'eternità, quando rivolgevi a lei il pensiero. L'hai posseduta nelle tue mani, quando traevi dal nulla l'universo. L'hai posseduta nel cuore, quando il tuo amato Figlio, morendo in croce, la consacrava irrigandola con il proprio sangue e l’affidava alla sua santa Madre.
q Signore, realizza i tuoi progetti di misericordia. Suscita gli uomini della tua destra, che hai mostrato in visioni profetiche ad alcuni tuoi più grandi servi: San Francesco di Paola, San Vincenzo Ferreri, Santa Caterina da Siena e tanti altri del secolo scorso e anche del nostro.
q Ricordati, Dio onnipotente, di questa compagnia! Impegna la forza del tuo braccio non certo affievolito, per farla nascere e giungere alla perfezione. Rinnova i segni e compi altri prodigi; fa' che sentiamo l'aiuto del tuo braccio. Tu che puoi trarre da pietre grezze altrettanti figli di Abramo, pronuncia una sola parola divina e manda buoni operai alla tua messe e buoni missionari alla tua Chiesa.
q Ricordati, Dio misericordioso, dell'amore dimostrato anticamente al tuo popolo e per lo stesso amore ricordati di questa congregazione. Ricordati delle ripetute promesse, da te fatte per mezzo dei profeti e del tuo stesso Figlio, di esaudire le nostre giuste domande. Ricordati delle preghiere a te rivolte dai tuoi servi e serve nel corso di tanti secoli a questo proposito. Le loro aspirazioni, le loro lacrime accorate e il loro sangue versato si presentino a te per sollecitare efficacemente la tua misericordia. Ma ricordati soprattutto del tuo amato Figlio: guarda il volto del tuo consacrato. La sua agonia, il tuo turbamento, il suo gemito d'amore nel giardino degli ulivi quando disse: "Quale vantaggio dalla mia morte?", il suo supplizio crudele e il suo sangue versato ti chiedono a gran voce: misericordia! Per mezzo di questa congregazione possa il regno di Cristo innalzarsi stabile sulle rovine di quello dei tuoi nemici.
q Ricordati, Signore, di questa comunità per compiere la tua giustizia. È tempo che tu agisca, secondo la tua promessa. Hanno violato la tua legge, è stato abbandonato il tuo vangelo, torrenti di iniquità dilagano sulla terra e travolgono perfino i tuoi servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l'empietà siede in trono, il tuo santuario è profanato e l'abominio è giunto nel luogo santo. Signore, Dio giusto, lascerai nel tuo zelo, che tutto vada in rovina? Tutto diverrà alla fine come Sodoma e Gomorra? Continuerai sempre a tacere e sempre pazienterai? La tua volontà non deve compiersi in terra come in cielo, e non deve stabilirsi il tuo regno? Non hai rivelato, già da tempo, a qualcuno dei tuoi amici un futuro rinnovamento della Chiesa? Non devono gli ebrei riconoscere la verità? Tutto questo attende la Chiesa. Tutti i santi del cielo gridano: non farai giustizia? Tutti i giusti della terra implorano: Amen. Vieni, Signore! Tutte le creature, anche le meno sensibili, gemono sotto il peso degli innumerevoli delitti di Babilonia e invocano la tua venuta che restauri ogni cosa.
AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
UN UMILE CONSIGLIO PER DARE MAGGIORE RISONANZA
AL RIPRISTINO DELLA VERITA’ DELLE TRASLAZIONI MIRACOLOSE
UN PELLEGRINAGGIO PAPALE
SUI LUOGHI DELLE “MIRACOLOSE TRASLAZIONI” STORICAMENTE DOCUMENTATE
1) A TERSATTO ove rimase per circa 3 anni e mezzo (10.5.1291-10.12.1294)
2) Ad ANCONA (loc. POSATORA), ove rimase per nove mesi (nel 1295).
3) Nella Selva della signora LORETA (Loc. BANDERUOLA), ove rimase per circa 8 mesi (dalla fine del 1295).
4) Sul campo dei due fratelli di nome Antici, ove rimase per circa 4 mesi, dal 10 agosto 1296(presso il Palazzo Apostolico Lauretano).
5) Sulla pubblica strada, cioè nel SANTUARIO LAURETANO ove ancor ora si trova, forse dal 2 dicembre 1296.
IL CONVEGNO ECCLESIALE DI VERONA del 16-20 ottobre 2006
E LA BUROCRAZIA ECCLESIASTICA
Da parte del Prof. Giorgio Nicolini
IN VISTA DEL CONVEGNO ECCLESIALE DI VERONA DEL PROSSIMO MESE DI OTTOBRE
E IL GRAN PARLARE CHE LI’ SI FARA’
ALLE CONGREGAZIONI VATICANE, AI VESCOVI, AI SACERDOTI, AI CATTOLICI
ESPRIMO UN UMILE CONSIGLIO
PER RENDERE PIU’ SNELLA LA BUROCRAZIA ECCLESIASTICA
SEGUIRE LE PAROLE DI GESU’:
“Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”
(Mt.5,37)
UNA ESPERIENZA PERSONALE
PER OTTENERE UNA UDIENZA IN VATICANO CON IL SANTO PADRE, RICHIESTA GIA’ FIN DAL DICEMBRE 1996,
PER IL RIPRISTINO DELLA VERITA’ DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO,
LA BUROCRAZIA ECCLESIASTICA HA GIA’ FATTO PASSARE DIECI ANNI
SENZA ANCORA ESSERE RIUSCITA A TROVARE IL MODO DI FARMELA OTTENERE.
UNA LETTERA DI PRESENTAZIONE PERSONALE CONSEGNATA IL 4 MAGGIO 2004 AL NUOVO ARCIVESCOVO DI ANCONA
HA OTTENUTO LA POSSIBILITA’ DI UNA UDIENZA CON IL NUOVO ARCIVESCOVO PER IL PROSSIMO 4 OTTOBRE 2006
DOPO 2 ANNI E 5 MESI
MI SONO SENTITO MOLTO RESTIO
NEL PUBBLICARE QUESTA LETTERA PRIVATA AUTOBIOGRAFICA
SCRITTA AL NUOVO VESCOVO DI ANCONA NEL 2004
MA MI SONO RICORDATO DELL’INSEGNAMENTO DELLA BEATA TERESA DI CALCUTTA
E, COSTRETTO DALLE CIRCOSTANZE, LO FACCIO CON IL SUO STESSO SPIRITO
L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo.
Se fai il bene, diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fai il bene.
Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai chi ti ostacola: non importa, realizzali.
Il bene che fai forse domani verrà dimenticato: non importa fa il bene.
L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero.
Quello che hai costruito può essere distrutto: non importa costruisci.
La gente che hai aiutato, forse non te ne sarà grata: non importa, aiutala.
Dà al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, dà il meglio di te.
Beata Teresa di Calcutta
LA LETTERA DI PRESENTAZIONE
SCRITTA NEL 2004 AL NUOVO ARCIVESCOVO DI ANCONA
Mons. EDOARDO MENICHELLI
NELLA SOLENNITA’ DI SAN CIRIACO, PATRONO DI ANCONA
Ancona, 4 maggio 2004
San Ciriaco, Patrono di Ancona
Ecc.za Rev.ma
Mons. EDOARDO MENICHELLI
Arcivescovo di Ancona
Leggevamo nel Vangelo della scorsa Domenica, per la 41.a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, le parole di Gesù: “Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv.10,14).
Il Suo arrivo nella Diocesi di Ancona, Ecc.za Rev.ma, mi ha fatto pensare all’importanza di quella “reciproca conoscenza” tra il pastore e le sue pecore, e talvolta – imparando a conoscerLa - ho pensato anche al brano di Isaia: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: «Regna il tuo Dio»” (Is.52,7).
In questo giorno in cui si celebra solennemente il nostro Santo Patrono San Ciriaco, nel ringraziare Dio e la Vergine Immacolata per averLa costituita Pastore e Guida della mia Diocesi nativa, Le scrivo questa lettera, con il materiale informativo che Le allego nel pacco, allo scopo di trovare un modo di presentarmi a Lei, di “farmi conoscere” come una Sua “pecora”, e di esprimerLe i miei auguri e di assicurarLa della mia preghiera quotidiana per l’avvio e lo sviluppo fecondo del Suo ministero episcopale sulla Cattedra del Suo predecessore e martire San Ciriaco. Ma Le scrivo anche e soprattutto per pormi spiritualmente davanti a Lei con quell’atteggiamento che aveva Maria, sorella di Marta, quando il Divino Maestro si recava in visita nella sua casa: “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc.10,38-39).
Mi piace ricordare questo brano evangelico, perché da quando L’ho sentita per la prima volta in una intervista ad un Telegiornale Regionale, quando ancora si trovava a Chieti (ove parlava della “parola tagliente” - (Ebr.4,12) – necessaria da usare nella evangelizzazione della nuova Diocesi cui era destinato), fino al giorno in cui è giunto nella mia città, facendo sosta nella Chiesa dei Salesiani (ove disse le prime chiare e impegnative parole: “Io, vostro Vescovo, devo essere come San Giovanni Bosco, voi giovani però dovete essere come San Domenico Savio: santi l’uno e l’altro!”)… e poi in vari altri incontri successivi in diverse Chiese, cui ho potuto partecipare, ho sentito viva nel cuore la gioia e la premura di essere sempre presente lì ove Lei si recava per pormi spiritualmente “come seduto ai suoi piedi” ad ascoltare la Parola di Gesù, da Lei pronunziata con tanta amabile attrazione, con “franchezza” e “freschezza”, “ricca” e “arricchente”, in forme dialettiche adattantesi di volta in volta – con penetrante intuizione - all’uditorio presente o alle circostanze liturgiche, con ferma convinzione e forte fede nelle programmate determinazioni da assumere, con inequivocabili ed efficaci richiami morali, con esposizioni omiletiche ed argomentazioni spirituali profonde, persino simpatiche e sempre conquidenti, unite ad una realistica e preoccupata sollecitudine per il futuro della Chiesa nella situazione storica presente, dal Papa attuale definita spesso di “apostasia silenziosa” (Es. Ap. “Ecclesia in Europa”): in una parola, con “l’invito” rivolto a tutti indistintamente ad essere “davvero” “santi”.
Allora mi sono confortato, ricordando ancor meglio quanto insegnava in proposito il Servo di Dio, il Papa Paolo VI (in una Udienza Generale del 9 luglio 1975):
“Noi, seguaci di Cristo, ci domandiamo: qual è la vera perfezione, quella che noi dobbiamo preferire?… Dice Gesù: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre Celeste” (Mt.5,48)… Ha un nome, noi ci domandiamo, questa perfezione? Sì, ha un nome; … e si chiama santità. Come è mai possibile applicare alla nostra vita vissuta una formula talmente impegnativa…? Vediamo. Prima di tutto non è vero che la santità sia impossibile; leggete le vite di tutti i Santi e vedrete come essi per primi abbiano sperimentato le nostre stesse difficoltà, le nostre debolezze, e come siano riusciti, miracoli e carismi a parte, a meritarsi il titolo di Santi. Secondo: non a tutti i cristiani è fatto obbligo di impegnarsi nella esperienza di quei fenomeni straordinari, che caratterizzano alcune eccezionali figure di uomini e di donne, tra le tante che la Chiesa innalza agli onori degli altari. Esiste una santità, che possiamo dire ordinaria, mentre anch’essa è tutta tessuta in un duplice disegno straordinario, ma, per sé, a tutti accessibile. La santità, infatti, di cui ora parliamo, risulta da due coefficienti, disuguali per natura e per efficacia, ma concorrenti e disponibili ad ogni buon cristiano fedele alla propria vocazione, alla santità. Il primo è la grazia, lo stato di grazia, la vita di grazia, che la Fede e i Sacramenti ci procurano, e che la preghiera alimenta ed esprime. I primi cristiani, battezzati e in tal modo inseriti nella Chiesa, si chiamavano comunemente, per antonomasia, “santi”. “Santi” voleva dire cristiani viventi in quel principio vitale nuovo e divino ch’è la grazia, l’azione cioè dello Spirito Santo, la inabitazione di Dio, Uno e Trino, nell’anima, che appunto perciò si chiama “santa” (cfr. Gv.14,23). Questo ineffabile rapporto soprannaturale della nostra anima col Dio Vivo, col Dio Amore, è la perfezione più alta, la fortuna più vera, la condizione più felice e indispensabile, a cui l’uomo possa e debba aspirare. Vivere sempre in grazia di Dio è il proposito che ciascuno deve fare e per sempre… Il secondo coefficiente è la nostra volontà, cioè la nostra personale vita morale, alla quale la nostra religione non impone solo precetti e minaccia castighi, ma infonde lumi, energie, conforti, carismi, che rendono, in certa misura, facile e possibile una stupenda, anche se nascosta, perfezione umana. Volontà: la santità, derivante dall’uomo, esige questo primissimo impegno: bisogna volerla. Volere vuol dire amare. L’amore umano, animato da quello divino, cioè la carità, possiede il segreto della perfezione e riassume tutto il dovere dell’uomo e tutta la onestà naturale; questo è il sommo e primo precetto di Cristo: amare Dio, amare il prossimo. Questa è la santità. Quella che il Vangelo ci predica e che esso rende possibile. Quella che sola salva l’uomo, edifica la Chiesa, rinnova il mondo.
Quanto le ho sopra riportato dell’insegnamento di Paolo VI, Ecc.za Rev.ma, vuole solo esprimerLe ed attestarLe quello che è stato il mio “programma di vita”, durante il lungo arco della mia esistenza (ora ho già 53 anni).
Nel contesto di vicende personali “complesse” e talvolta assai “dolorose” - tra “malattie” e “incomprensioni” (mi perdoni questa “confidenza”) - “il programma” indicato da Paolo VI mi è stato come “guida” e “forza” nell’oscuro cammino della fede (cfr. Sal.23,4), ove la Parola di Dio orientatrice assicura che – sempre e comunque - “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom.8,28).
Il 29 aprile scorso ero alla Veglia di Preghiera per le Vocazioni in Cattedrale, ove Lei ha ripetuto tante volte quell’esortazione e quel richiamo biblico, quell’“Eccomi!”, espresso da Samuele, “chiamato” dal Signore (1^Sam.3,4) e soprattutto pronunciato dalla Vergine Maria all’annuncio dell’Angelo: “Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»” (Lc.1,38).
Tante volte, nella mia vita, anch’io ho “sentito” la “chiamata” del Signore. Tante volte ho anche risposto: “Eccomi!”. Ma poi, eventi imprevedibili, mi hanno talvolta collocato in una posizione ove la realizzazione di quell’”Eccomi!” apparentemente non ha mai potuto trovare una “collocazione” “stabile”, una “certificazione” (come Lei diceva in Cattedrale il 29 aprile scorso) nel contesto ecclesiale, quasi come se l’”Eli” del momento sempre mi rispondesse: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!» (1^Sam.3,16).
La storia della mia “vocazione” risale, in realtà, alla mia infanzia. Fin da bambino, infatti, coltivai il desiderio di servire il Signore nella Chiesa, e già a undici anni, nel 1962, entrai nel Seminario Arcivescovile di Ancona pensando che potesse essere quella la mia strada. Ma, dopo i tre anni delle Scuole Medie Inferiori, preferii dilazionare una mia scelta, attendendo l’età giovanile per poter discernere in modo davvero sicuro e definitivo la “vocazione” a cui Dio mi chiamava.
Così, dopo lunga maturazione – e dopo aver svolto una molteplice attività giornalistica, avere conseguito la Maturità Magistrale e avere assolto il servizio militare – scelsi definitivamente a 20 anni di consacrarmi nella vita religiosa, sentendomi particolarmente attratto dallo specifico carisma di San Francesco d’Assisi, specie in riferimento alla scelta di una vita “povera”, affettivamente ed effettivamente, “approdando” per tale realizzazione in una Comunità Francescana di vita austera, costituitasi autonomamente per volere diretto del Papa Paolo VI, nella quale vissi circa sette anni (tra probandato, noviziato e tre anni di professione semplice), conseguendo nel contempo il Bacellierato in Sacra Teologia.
Ma particolari e sofferte circostanze poi non resero più possibile neppure in quel tempo la definitiva consacrazione nella vita religiosa e sacerdotale, cui pure tanto aspiravo. Tuttavia ebbi ugualmente modo di condurre una vita da “laico consacrato”, trascorrendo molti anni in una isolata località di montagna, ove condussi una vita quasi eremitica, prestando assistenza continua ad un sacerdote infermo e coltivando ugualmente alcune forme di apostolato laicale, specie nel campo dei “mass-media”, nell’aiuto catechistico a delle parrocchie e anche nella Direzione Spirituale di alcune famiglie e singole persone, di varia età ed estrazione, di vari luoghi.
In ultimo, mi dedicai, per circa dieci anni, all’insegnamento della Religione Cattolica nelle Scuole Superiori della mia città di Ancona, ricevendone tante ricche soddisfazioni. Negli ultimi anni, ammalatasi gravemente mia madre, mi sono poi dedicato alla sua ininterrotta assistenza materiale e spirituale, fino ad oggi. Mia madre, molto anziana, ammalata di diabete, quattro anni fa dovette anche amputare la gamba sinistra, andata in cancrena. Da allora ella ha dovuto subire vari ricoveri ospedalieri e interventi chirurgici vari, ed ora – in casa – vive tra letto e carrozzina, bisognosa di tutto e tra tante sofferenze. Io ed un mio fratello – lasciando ogni altra cosa - abbiamo provveduto ad accudirla in tutto, giorno e notte, con l’aiuto di Dio, dedicandovi tutto il nostro tempo. Ultimamente, però, peggiorando gradualmente le condizioni di mia madre e aumentando le difficoltà di assistenza, stante l’impossibilità materiale di una prosecuzione di assistenza quale quella prestata, abbiamo dovuto provvedere ad assumere una signora che accudisse mia madre almeno durante il giorno; e il Signore ci ha fatto trovare una signora ucraina (che ha dovuto lasciare marito e figli in Patria, per l’estrema povertà in cui si trovano) e che è veramente molto brava e assai religiosa, che provvede a questo servizio, rendendo possibile anche a me una certa libertà per disporre meglio della mia vita futura, così come il Signore vorrà.
Ancor oggi, perciò, mi sorge la domanda: come servire meglio la Chiesa e le anime, redente dal Sangue Preziosissimo di Gesù, nel tempo futuro di vita che Dio mi vorrà donare?… Ecco, perciò, il motivo anche di questa mia lettera, Ecc.za Rev.ma, che consegno al Suo discernimento e alla Sua preghiera di nuovo Pastore di questa Chiesa locale … E ciò che c’è da dover dire e chiedere di più vorrei poterlo dire umilmente e direttamente “a voce”, “chiamato” da Lei, quando vorrà e potrà…
Insegnava una Serva di Dio, Petra Kuntner (morta a 16 anni): “Chiedete e vi sarà dato… (Mt.7,7). Non viene sempre dato quello che si vuole, ma certamente ciò di cui si ha bisogno! Ho sempre pensato: se non accade ciò che desidero, accade però quello che è meglio per me. Dio mi ama, e mi dà ogni giorno la forza di dire Sì!”.
Nella Veglia di Preghiera Vocazionale in Cattedrale, del 29 aprile scorso, è stato dato un ciottolo su cui scrivere il nome e un breve messaggio, come attestazione della risonanza interiore della Parola di Dio appena ascoltata. Il mio ciottolo – con quanto vi ho scritto - l’ho deposto davanti all’altare (né so chi lo avrà poi ricevuto in consegna da Lei). Nel ciottolo che poi Lei (senza conoscermi) mi ha consegnato alla fine della celebrazione ho trovato scritto: “Eccomi, Signore. Sia fatta la tua Volontà”... Era forse – chissà?… - “la risposta” a quanto avevo scritto – per Lei - nel mio ciottolo… E l’ho portato umilmente – prima di uscire dalla Cattedrale - davanti all’immagine della “Regina di tutti i Santi”, affidandomi tutto a Lei, per accogliere nella mia vita la Volontà di Dio, qualunque essa sia.
Fare la Volontà del Signore: questo solo conta, sapendo con chiarezza che non è l’essere uomo o donna, ricco o povero, sacerdote o laico, “accettato” o “rifiutato”, che determina “la santità” o “la fecondità apostolica”. In proposito, Gesù stesso insegnava a Santa Faustina Kowalska: “Con la preghiera e la sofferenza salverai più anime di un missionario che si dedichi ad istruire e a predicare” (“Diario”, n.1767). Diceva anche Santa Teresa del Bambin Gesù: “Non perdere nessuna delle spine che incontri nel cammino di ogni giorno: con una di esse puoi salvare un’anima”.
E’ così davvero confortante sapere come la preghiera e la sofferenza costituiscano una forza nascosta, ma vitale e operativa, che può salvare tante anime, e che pur esse (la preghiera e la sofferenza) costituiscono parte di quella dotazione dell’”armatura di Dio”, “lo zelo”, di cui parla San Paolo, e di cui anch’io mi sento talvolta “ripieno”: “… avendo come calzatura lo zelo per propagare il vangelo della pace” (Ef.6,15), insieme a tutto il resto: “Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno; prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio. Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi, e anche per me, perché quando apro la bocca mi sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del vangelo, del quale sono ambasciatore in catene, e io possa annunziarlo con franchezza come è mio dovere” (Ef.6,13-19).
San Paolo chiedeva di pregare per lui, perché quando aprisse la bocca avesse “una parola franca” e parla ancora della “franchezza” – doverosa - nell’annunziare il Vangelo: quella “franchezza” a cui spesso anche Lei, Ecc.za Rev.ma, nei Suoi discorsi fa riferimento, fin dal primo giorno, nell’insediamento in Cattedrale, ove disse indistintamente a tutti: “Permettetemi di dire con franchezza la Verità di Dio!” e, rivolto soprattutto al clero, disse con estrema chiarezza: “Voglio sapere tutto e sempre!”…
Il materiale che Le allego a questa lettera vuole essere come “un’obbedienza” di un Suo “figlio” di questa Diocesi a quel Suo “volere sapere tutto” dei Suoi “figli”, costituendo un pò come l’attestazione e la documentazione di una parte del mio impegno, spesso “solitario” e “poco compreso” (cfr. Mc.3,21), soprattutto di questi ultimi anni, in favore specialmente dei giovani, della vita, della famiglia.
I due volumi fotocopiati riguardano i lavori svolti con tanto impegno e frutto in due Concorsi Scolastici dalle alunne cui insegnavo Religione nelle Scuole Superiori. Essi permisero la vincita di un “viaggio-premio” di quattro giorni al Parlamento Europeo di Strasburgo (accompagnate anche da me): nell’anno 1993 di sei alunne delle mie classi (sul tema “LA MERAVIGLIA DELLA VITA UMANA”) e nell’anno 1994 di otto alunne delle mie classi (sul tema “LA FAMIGLIA GIUSTA”).
Perché abbia modo di elaborare “una valutazione” nei miei riguardi, mi permetto anche di consegnarLe varie documentazioni:
- La fotocopia del libretto degli studi di Teologia.
- Una sintetica elaborazione scritta su “L’adolescente e il suo sviluppo fisico, psichico e spirituale”, che proponevo e insegnavo a Scuola – con molto gradimento della scolaresca - durante le ore di Religione.
- Una lunga “lettera-programma” scritta a una delle ragazze vincitrici del “viaggio-premio” al Parlamento Europeo di Strasburgo, originaria di Modena, conosciuta perché associata al Gruppo Marchigiano da me diretto, e che, fattasi carmelitana a 18 anni, ha poi avuto con me una “corrispondenza spirituale” molto viva.
- Una lunga “lettera” al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, del 1998, della quale ebbi risposta diretta telefonica, mediante il Segretario Dott. Gifuni, il 28 dicembre 1998, e che fu “in qualche modo” “citata” da Scalfaro, nelle richieste espressegli, nel consueto discorso di fine d’anno, in televisione, il 31 dicembre 1998, riguardo al “rispetto della vita”. Cfr. Sito Internet www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
A quest’ultimo riguardo Le consegno anche la videocassetta da me creata su “Il rispetto della vita umana nascente”, che mi viene richiesta – grazie ad Internet – da ogni parte d’Italia e anche dall’estero, creata allo scopo di proporre “una sensibilizzazione delle coscienze in favore del diritto alla vita e contro l’aborto attraverso la diffusione gratuita di quel filmato didattico-scientifico trattante la vita umana pre-natale e l’aborto”.
Ho anche lavorato su vari libri e riviste, tra cui la “Novena meditata in onore di Gesù Cristo” (che pure Le dono), composta in collaborazione con Mons. Serafino Spreafico, il Vescovo Cappuccino, cui sono legato da vincoli di amicizia spirituale, che ha avviato e portato a termine la causa di beatificazione prima, e di canonizzazione ora, di “Santa” Gianna Beretta Molla, l’eroica mamma che donò la sua vita per salvare quella della figlia che portava in grembo.
Abbiamo, in proposito, composto ultimamente il libro (ancora in stampa) su “I misteri del Santo Rosario meditati alla luce degli insegnamenti di San Pio da Pietrelcina” (la cui prefazione è stata composta da Mons. Angelo Comastri). E ancora, avendo del materiale del tutto inedito ed esclusivo (essendo Mons. Spreafico anche amico di famiglia della nuova Santa), abbiamo in programma anche un altro libro di “Meditazione sui Misteri del Rosario alla luce degli insegnamenti di Santa Gianna Beretta Molla”, per valorizzare i tanti aspetti della poliedrica spiritualità di questa nuova Santa: la vocazione missionaria, la vocazione al matrimonio, il fidanzamento santo, la famiglia santa, il generoso dono della vita a tanti figli, il rispetto assoluto della vita ancora in grembo, la professione medica esercitata quasi come “una missione sacerdotale”, la sua attiva partecipazione all’Azione Cattolica e ad Associazione caritative. Tutto ciò per far scaturire dalla preghiera mariana del Santo Rosario, attraverso la meditazione di questi valori vissuti e testimoniati dalla Santa, il loro “recupero” nelle famiglie e nelle generazioni di oggi.
Dedico inoltre lunghe ore del giorno all’utilizzo di quello straordinario mezzo di comunicazione che è Internet, del quale il Santo Padre nel Messaggio per la 36.a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali disse: “Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il Suo Volto e si udirà la Sua voce, il mondo conoscerà la “buona notizia” della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di Internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo. In questa Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, esorto tutta la Chiesa a varcare coraggiosamente questa nuova soglia, per “prendere il largo” nella Rete, cosicché, ora come in passato, il grande impegno del Vangelo e della cultura possa mostrare al mondo “la gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2^Cor.4 6). Che il Signore benedica tutti coloro che operano a questo fine” (Giovanni Paolo II, 12 maggio 2002).
Così ho creato un Sito personale (www.lavoce.an.it), ove valorizzo molto la nostra Chiesa locale e la sua lunga storia, risalente all’epoca apostolica, rendendolo disponibile alla collaborazione e alla evangelizzazione soprattutto dei giovani. Collaboro attivamente al Portale Cattolico www.noicattolici.it (con oltre 500 visitatori al giorno), ove gestisco dieci Rubriche di varia Teologia e una “Mailing List” con circa 2000 iscritti. Sto inoltre curando, con un amico di Marsala (Trapani) – conosciuto sempre tramite Internet - in modo particolare un Sito (www.fuocovivo.org) ricco di argomenti e materiale sul tema specifico del rispetto della vita umana, attraverso le attività del “Movimento con Cristo per la Vita”, di cui sono il responsabile locale.
Internet permette di proclamare il Vangelo secondo il detto di Gesù: “Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti” (Mt.10,27). Scriveva anche il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: “Internet possiede caratteristiche eccezionali. È infatti caratterizzato da istantaneità e immediatezza, è presente in tutto il mondo, decentrato, interattivo, indefinitamente espandibile per quanto riguarda i contenuti, flessibile, molto adattabile. È egualitario, nel senso che chiunque, con gli strumenti necessari e una modesta abilità tecnica, può essere attivamente presente nel ciberspazio, trasmettere al mondo il proprio messaggio e richiedere ascolto” (cfr. “Etica in Internet”, 22 febbraio 2002).
Fuori da questi impegni, mi sento – qui in Ancona – un po’ “eremita” nella mia casa, pur lavorando indefessamente attraverso Internet, la Posta Elettronica e la stampa, nella diffusione di articoli e scritti di varia natura teologica e spirituale, volti a partecipare alla “Nuova Evangelizzazione” tanto propugnata dal Santo Padre, che in un “Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale” (24 ottobre 1999) affermava con sicurezza: “Volgendo lo sguardo verso il futuro, aspettiamo fiduciosi l’albeggiare di un nuovo Giorno. Quanti operano agli avamposti della Chiesa sono come le sentinelle sulle mura della Città di Dio, alle quali noi chiediamo: “Sentinella quanto resta della notte?” (Is.21,11), ricevendo la risposta: “Senti? Le tue sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, perché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion” (Is.52,8). La loro testimonianza generosa in ogni angolo della terra annuncia che, “in prossimità del Terzo Millennio della Redenzione, Dio sta preparando una grande primavera cristiana, di cui già si intravede l’inizio” (“Redemptoris Missio”, n.86).
Queste parole profetiche del Santo Padre Giovanni Paolo II, sembrano riecheggiare quella confortatrice e indefettibile profezia di Maria a Fatima: “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà”, che rischiara il futuro e sostiene nel cammino.
Spero, Ecc.za Rev.ma, o Don Edoardo (se Lei ama di più essere chiamato così), di non averLe arrecato troppo disturbo con tutto quanto Le ho sopra esposto con questa mia lunga lettera e con quanto Le consegno nel pacco. Avevo il desiderio, e sentivo nella coscienza il dovere di farlo, di offrirLe quella “conoscenza” di cui il Vangelo parla a riguarda del Pastore e delle pecore del suo gregge, e ciò perché: “Chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce” (Gv.10,1-4). Per questo, come ho scritto all’inizio, sento la gioia e la premura di essere sempre presente lì ove Lei si reca per pormi spiritualmente “come seduto ai suoi piedi” ad ascoltare la Parola di Gesù, perché nelle Sue parole “riconosco” “la voce di Gesù”, riconosco la voce del “vero” Pastore.
Mi permetto, in ultimo, di aggiungere ancora un’umile richiesta personale di un Suo ricordo nella preghiera alla Vergine Immacolata per mia madre, di nome Elisa, di 89 anni, di cui Le ho parlato sopra. Ultimamente sembrava veramente molto grave, ma ora sembra essersi un poco ripresa. Ella è tuttavia cosciente che è davvero assai vicino il momento di lasciare questa abitazione sulla terra. La carità che Le chiedo umilmente è solo quella di una preghiera particolare per mia madre, non tanto per la sua salute fisica (che sarà come Dio vorrà), ma affinché il Signore custodisca la sua anima in questo tempo di prova finale, purificandola da ogni colpa, e donandole una perfetta contrizione, affinché - se fosse ormai prossimo l'incontro definitivo con il Signore - ella ottenga da Lui il dono della grazia della perseveranza finale e la sua anima abbia ad essere accolta nel suo Regno Eterno.
Talvolta, in proposito, ricordo a mia madre – per darle forza nei momenti più difficili - la “santa morte” che fece mio padre, che pure visse gli ultimi quattro anni spesso in Ospedale, patendo molteplici interventi chirurgici a causa di un tumore maligno. Quando non ci fu più nulla da fare, venne rimandato a casa. Il 31 gennaio 1960 (aveva solo 50 anni) volle essere portato con la carrozzina nella Santa Casa di Loreto. A sera, tornando a casa, disse a mia madre: “Io non ho chiesto alla Madonna la guarigione, ma che Dio facesse ciò che era meglio per me”. Il giorno dopo fece chiamare il Parroco, si confessò, si comunicò, si fece dare l’Estrema Unzione (come allora era chiamata), ripetendo tutte le preghiere con il sacerdote; poi – attorniato dai parenti – d’improvviso sollevò il volto verso l’alto, come se vedesse “Qualcuno”, e disse: “Signore, fammeli vedere dal Cielo questi miei figli”: e subito spirò con un ineffabile sorriso. La preghiera che chiedo per mia madre è che il Signore le dia le stesse disposizioni e le doni la stessa esperienza del suo marito e padre mio.
E “padre mio”, ora, è anche Lei, Don Edoardo. Io Le ho aperto un pò del mio cuore, per farLe conoscere che, per qualunque “necessità” avesse nella nostra Diocesi, io sarò sempre disponibile e Le dirò sempre il mio “Eccomi!”, nella gioia dell’obbedienza, secondo come il Signore Le potrà far discernere a mio riguardo.
EsprimendoLe la mia profonda gratitudine, stima e venerazione filiale, certo di confidare sempre nella Sua preziosa preghiera, che poveramente contraccambio con tutto il mio umile affetto, voglia gradire i miei più filiali ossequi, insieme all’augurio di un santo e fecondo Apostolato sotto la protezione del Suo predecessore San Ciriaco. Il Signore Risorto doni a Lei le più grandi benedizioni e le più grandi grazie spirituali per l’adempimento sempre più perfetto e santo del Suo ministero episcopale. Dio ci benedica.
CAUSA LA BUROCRAZIA ECCLESIASTICA
L’UDIENZA RICHIESTA AL NUOVO ARCIVESCOVO DI ANCONA
PER QUESTA LETTERA DEL 4 MAGGIO 2004
E’ STATA FISSATA PER IL 4 OTTOBRE 2006, DOPO 2 ANNI E 5 MESI,
NELLA SOLENNITA’ DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, PATRONO D’ITALIA,
VIII CENTENARIO DELLA SUA CONVERSIONE
SALMO 4
Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Tremate e non peccate, sul vostro giaciglio riflettete e placatevi. Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?». Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento. In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.
Nulla è più inutile di un cristiano che non si adopera a salvare gli altri
(San Giovanni Crisostomo)
UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”
“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,
non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)
NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)
L’APOSTASIA LAURETANA
La corrispondenza con il Vescovo di Loreto è leggibile all'indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/corrispondenze.vescovo.loreto.htm
Il 28 marzo 2006 l’Agenzia Internazionale ZENIT ha pubblicato una intervista al Prof. Giorgio Nicolini
con gli ultimi aggiornamenti
sugli studi riguardo alla “verità” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth
Leggibile all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm
----- Original Message -----
From: … (omissis) …
Sent: Saturday, January 21, 2006 1:16 AM
Subject: Un caro saluto!
Caro Professore,
anche se non ci sentiamo, ed in fondo non ci conosciamo poi così tanto né bene dal punto di vista umano (quanto invece da quello della consonanza spirituale...!!!) desidero che Lei sappia che La ricordo spesso e con affetto per la puntigliosità e la carità con cui Lei porta avanti la Sua “battaglia” spirituale.
Credo che sia già in stato di avanzata formazione una Chiesa “Resistente”, quella del famoso piccolo resto, magari prima che quella di “facciata” venga severamente ripresa, come penso accadrà per mezzo della Divina Giustizia, che come ben sappiamo per le rivelazioni di Santa Faustina (mi pare di non sbagliare, no?), farà seguito alla Divina Misericordia.
Ognuno di noi liberamente, ed in ciò ispirato dallo Spirito Santo si sceglie il proprio compito ed il proprio “settore” di specializzazione, e TENIAMO LE POSIZIONI!!!! …
Mi creda che le angustie e sofferenze sono nulla in confronto a quello che Dio vorrà disporre…
Questo è quello che sento...!
Con affetto e stima.
E. R.
(messaggio firmato)
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio da Mediugorie del 25 settembre 2006, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
Cari figli, anche oggi sono con voi e vi invito tutti alla conversione totale. Decidetevi per Dio, figlioli, e troverete in Dio la pace che cerca il vostro cuore. Imitate la vita dei santi; che vi siano d’esempio, ed io vi stimolerò fino a quando l’Altissimo mi permette di essere con voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata".
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)
Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm
www.lavocecattolica.it/lettera28settembre2006.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
ATTENDERE IL CARICAMENTO DELLE IMMAGINI
visitatori
dal 28 settembre 2006
sabato, 30 settembre 2006 23.48
Prof.
Giorgio Nicolini - Tel. 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Facsimile 071.83552 o 178.4413104 - Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it
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LEGGI NELLA CORRISPONDENZA SOTTOSTANTE LA SEMPLICE PROCEDURA DA SEGUIRE
Gentilissimo Prof. Nicolini, ho appena letto con piacere l'allegato. Ma che fatica! E' proprio necessario formattare con tutti quei colori e sfondi il testo? Scusandomi per la franchezza, forse eccessiva, credo che una maggiore sobrietà dell'impaginazione faciliterebbe la lettura. Cordialmente saluto. Alessio.
LA RISPOSTA SULL’UTILIZZO DEI COLORI E COME TRASFORMARE TUTTI I TESTI IN BIANCO E NERO
Caro Alessio, l'utilizzo dei diversi colori nelle parole del testo hanno lo scopo di COSTRINGERE A FERMARE L'ATTENZIONE su quella parola o su quel concetto che voglio evidenziare maggiormente, anche se costa fatica a chi legge. Ma proprio quella fatica fa fissare meglio una parola od un concetto. Altrimenti chi legge scorre con superficialità e non si ferma su punti molto importanti. Ogni parola che scrivo infatti è stata "misurata" e quando la evidenzio di più e "colpisce" l'occhio (cioè, lo disturba), colpiscono in quel modo anche l'intelligenza e si fissano meglio. Certe parole vogliono anche essere "una pietra" per coloro cui sono dirette "in prima persona", e che non vogliono vedere né sentire. Si dice che in Internet le parole ingrandite hanno lo stesso significato di uno che alza il tono della voce per farsi sentire con più forza. Per questo le uso. Almeno questo è il mio intento. Tuttavia tengo in considerazione il tuo invito alla sobrietà.
Vorrei comunque ricordarti, in ogni caso, che il testo che invio è in formato "Word" perché uno lo possa liberamente trasformare. Se tu, infatti, fai delle semplicissime variazioni in modo autonomo, puoi avere il testo nel modo che vuoi tu, totalmente in bianco e nero. Basta andare su "Modifica", fare "Seleziona tutto", poi cliccare sul pulsante destro del "mouse", facendo comparire varie voci tra cui "Carattere". Cliccando su "Carattere" e poi sui colori dei caratteri il "Nero", il testo ti diventerà in pochi attimi in bianco e nero. Così pure se vuoi togliere totalmente tutti gli sfondi, basta andare su "Formato" e togliere ogni sfondo, con un paio di manovre.
Hai ragione, basterebbe modificare il formato prima di iniziare a leggere… A volte non ci si pensa, a volte fa fatica. Grazie comunque per tutto quello che scrivi; fa piacere vedere che c'è chi si impegna oggigiorno, con i più svariati mezzi, per promuovere la fede in Dio. E fa piacere anche leggere cose che altrimenti non si conoscerebbero. Una preghiera. Alessio.
29 SETTEMBRE
Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
Il nuovo calendario ha riunito in una sola celebrazione i tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, la cui festa cadeva rispettivamente il 29 settembre, il 24 marzo e il 24 ottobre. Dell'esistenza di questi Angeli parla esplicitamente la Sacra Scrittura, che dà loro un nome e ne determina la funzione. San Michele, l'antico patrono della Sinagoga, è ora patrono della Chiesa Universale; San Gabriele è l'angelo dell'Incarnazione e forse dell'agonia nel giardino degli ulivi; San Raffaele è la guida dei viandanti. San Michele in particolare ebbe un culto fin dai primi secoli di storia del cristianesimo. L'imperatore Costantino gli eresse un santuario sulle rive del Bosforo, in terra europea, mentre Giustiniano glielo eresse sulla sponda opposta. La data del 29 settembre corrisponde a quella della consacrazione della chiesa dedicata nel V secolo a San Michele al sesto miglio della via Salaria. La festività si diffuse presto in Occidente e in Oriente. A Roma gli venne dedicato il celebre mausoleo di Adriano, conosciuto ormai col nome di Castel Sant’Angelo. A San Michele è dedicato l'antico santuario, sorto nel VI secolo, che dal monte Gargano, nelle Puglie, domina il mare Adriatico. All'altezza di questa chiesa l'8 maggio 663 i Longobardi riportarono vittoria nello scontro navale con la flotta saracena e la ricorrenza della vittoria, attribuita a un'apparizione dell'angelo, diede origine a una seconda festa, unificata poi al 29 settembre. San Gabriele, «colui che sta.al cospetto di Dio» (è il suo «biglietto di presentazione» quando si reca ad annunciare a Maria la sua scelta come Madre del Redentore), è l'annunciatore per eccellenza delle divine rivelazioni. E’ lui che spiega al profeta Daniele come avverrà la piena restaurazione, dal ritorno dall'esilio all'avvento del Messia. A lui è affidato l'incarico di annunciare la nascita del precursore, Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta. La missione più alta che mai sia stata affidata ad una creatura è: l'annuncio dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Egli gode per questo di una particolare venerazione anche presso i maomettani. San Raffaele, nominato in un solo libro della Scrittura, è, l'accompagnatore del giovane Tobia, e per questo suo compito viene invocato come guida di quanti si pongono in viaggio. Egli ha suggerito al giovane protetto la ricetta per guarire il padre dalla temporanea cecità, perciò è invocato anche come guaritore (etimologicamente il suo nome significa infatti « Dio ha guarito »). La sua festa al 24 ottobre era entrata nel calendario romano soltanto nel 1921.