Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;

tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.

Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.

UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA -MEDIUGORIE

NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA

“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,

e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”

(Paolo VI, 25 dicembre 1975)

 

GESU’ CRISTO

E’ DAVVERO RISORTO!

 

 

"lettera INFORMATIVA 15/2012

www.lavoce.an.it

LA VOCE

In Internet: www.lavocecattolica.it/lettera8aprile2012.htm

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 www.lavocecattolica.it/lettera8aprile2012.pdf

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Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va:

così è di chiunque è nato dallo Spirito

Ancona, Domenica, 8 Aprile 2012

Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo

Corrispondente all’8 Aprile 2018 dal Concepimento "reale" di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

Cfr.  www.lavocecattolica.it/lettera4marzo2012.pdf

ANKON DORICA CIVITAS FIDEI

QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,

di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,

e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti

 

Invio personale e privato del Prof. GIORGIO NICOLINI
Tel./Fax 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it

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Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE” - www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm  - è un umile mezzo di informazione - attraverso la Posta Elettronica - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15) e "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt.10,8). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” [Biglietto scritto da San Giuseppe Moscati, il 17 ottobre 1922]. Poiché sta scritto nella Parola di Dio: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28). Così anche Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32).

                                             A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Direttore di TELE MARIA

Sito Internet Televisivo; www.telemaria.it  -  TOTUS TUUS EGO SUM

IN HOC SIGNO VINCES

DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”

(Prov.25,25)

Alla Santissima Vergine Maria, Madre di Dio: alla piena di grazia, alla benedetta fra tutti i figli di Adamo; alla colomba, alla tortorella, alla diletta di Dio; onore del genere umano, delizia della Santissima Trinità; casa d’amore, esempio di umiltà, specchio di tutte le virtù; madre del bell’amore, madre della santa speranza e madre di misericordia; avvocata dei miseri, difesa dei deboli, luce dei ciechi e medicina degli infermi; ancora di confidenza, città di rifugio, porta del Paradiso; arca di vita, iride di pace, porto di salvezza; stella del mare e mare di dolcezza; paciera dei peccatori, speranza dei disperati, aiuto degli abbandonati; consolatrice degli afflitti, conforto dei moribondi ed allegrezza del mondo”  (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori).

 

DALLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO

ALLE APPARIZIONI DI MARIA A MEDJUGORJE

UN PROGETTO DIVINO CHE ATTRAVERSA I SECOLI

GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-Tersatto-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-Medjugorje

UNA PROFEZIA DI PAOLO VI

Esortiamo pure voi, figli carissimi, a cercare quei "segni dei tempi",

che sembrano precedere un nuovo Avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere Maestra, anzi Ella stessa l'atteso prodigio.

(Paolo VI, all'Angelus del 5 dicembre 1976)

Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 marzo 2012

Cari figli, come Regina della pace desidero dare a voi, miei figli, la pace, la vera pace che viene attraverso il Cuore del mio Figlio Divino. Come Madre prego che nei vostri cuori regni la sapienza, l’umiltà e la bontà, che regni la pace, che regni mio Figlio. Quando mio Figlio sarà il Sovrano nei vostri cuori, potrete aiutare gli altri a conoscerlo. Quando la pace del cielo vi conquisterà, coloro che la cercano in posti sbagliati e così danno dolore al mio Cuore materno la riconosceranno. Figli miei, grande sarà la mia gioia quando vedrò che accogliete le mie parole e che desiderate seguirmi. Non abbiate paura, non siete soli. Datemi le vostre mani ed io vi guiderò. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che nei pensieri siano sempre con mio Figlio, che li ha chiamati affinché lo testimonino. Vi ringrazio.

 

MESSAGGI DI MARIA DA MEDJUGORJE

"Sono venuta a chiamare il mondo alla conversione per l’ultima volta. In seguito non apparirò più sulla terra" (02.05.1982). "La pace del mondo è in crisi; diventate fratelli fra voi, aumentate la preghiera e il digiuno per essere salvati" (30.11.1983). "Affrettate la vostra conversione. Non aspettate il segno annunciato. Per i non credenti sarà troppo tardi per convertirsi" (...).  "Il segno verrà, non dovete preoccuparvene... Pregherò mio Figlio di non punire il mondo ma, vi supplico, convertitevi! Non potete immaginare ciò che accadrà né ciò che il Padre eterno invierà sulla terra. Per questo convertitevi! Rinunciate a tutto, fate penitenza" (24.06.1983). "Desidero darvi dei messaggi come mai è avvenuto in nessun luogo nella storia dall'inizio del mondo..." (04.04.1985). "Oggi desidero aprire a voi il mio cuore materno e vi invito tutti a pregare per le mie intenzioni. Con voi desidero rinnovare la preghiera e invitarvi al digiuno che desidero offrire a mio Figlio Gesù per la venuta di un nuovo tempo, un tempo di primavera” (25.10.2000). "Figlioli, chi prega non ha paura del futuro e chi digiuna non ha paura del male..." (25.01.2001). “...vivete in un tempo nel quale Dio vi dona grandi grazie, ma voi non sapete utilizzarle. Vi preoccupate di tutto il resto, e dell'anima e della vita spirituale il minimo. Svegliatevi dal sonno stanco della vostra anima e dite "sì" a Dio con tutta la forza" (25.03.2001).
"La preghiera opera miracoli. Quando siete stanchi e malati e non sapete il senso della vostra vita, prendete il rosario e pregate; pregate finché la preghiera diventi un'incontro gioioso con il vostro Salvatore" (25.04.2001). “Siate veri con voi stessi e non legatevi alle cose materiali ma a Dio e non dimenticate che la vostra vita è passeggera come un fiore” (25.8.01).

Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione?  Card. Joseph Ratzinger

 

In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta

e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

(Genesi 1,1-2)

L’ETERNITA’ DI DIO

UN GIORNO SENZA TEMPO- UN GIORNO PRIMA DEL TEMPO

Giovedì, 1° Marzo 2012 = Domenica, 1° marzo 2018

INIZIO ANNO 2018

dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi

Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine

 25 MARZO 2012: 2018° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO

GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO

Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)

Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.

Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.

RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30

 

Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.

Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

 

LA RISURREZIONE DI GESU’
Catechesi del Card. Carlo Caffarra ai giovani

(29 gennaio 2000)

 

            Imposteremo la nostra riflessione attorno a quattro punti: il fatto della Risurrezione di Gesù; ragionevolezza dell’affermazione che questo fatto è realmente accaduto, significato di questo fatto; significato per la mia vita di questo fatto.

 

1. [Il fatto della "risurrezione" di Gesù] . "Noi vi annunziamo la bella notizia che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù" (At. 13,32-33). La cura che Dio si prende della persona umana, l’interesse che Egli ha per l’uomo raggiunge la sua espressione perfetta, il suo culmine, nella risurrezione di Gesù. Alla domanda cioè che viene fatta soprattutto da chi vive situazioni particolarmente drammatiche: "ma Dio si interessa veramente ai casi nostri?", il cristiano risponde: "si interessa fino in fondo; tant’è vero che Gesù è risuscitato". La prima cosa allora che dobbiamo capire è la seguente: quando noi diciamo, recitando il Credo, "il terzo giorno è risuscitato secondo le scritture", quale fatto intendiamo descrivere?

            Che Gesù di Nazareth sia esistito e sia morto di morte violenta su una croce, è una certezza fuori di ogni dubbio. Sulla sua morte esistono anche studi di medicina molto accurati. E che quindi sia stato sepolto … è ugualmente una ovvietà. È stata una sepoltura non così accurata come di solito avveniva, a causa del riposo sabbatico. Dunque, il punto di partenza è molto semplice: Gesù è veramente morto crocifisso, e sepolto.

Ora, quel corpo di Gesù, che era stato distrutto dalla crocifissione, "rivive – ritorna alla vita = risuscita". E qui dobbiamo prestare molta attenzione.

            Si sta parlando del corpo di Gesù, nella sua realtà fisica: del suo corpo che è esattamente uguale al corpo di ciascuno di noi, della stessa natura biologica del nostro. Per cui Gesù risorto può riprendere ad avere rapporti diretti, sensibili [si fa toccare (cfr. Lc 24,39; Gv 20,27) e si fa vedere ( cfr. Gv 20,18)], anzi riprende perfino la consuetudine di mangiare con loro (cfr. Lc 24,30.41-43; Gv 21,9.13-15). Dunque: non dobbiamo dare all’espressione "risuscitò" un significato spiritualistico!                                                             

            E’ lo stesso corpo crocefisso, morto e sepolto: non è un altro! Esso infatti continua ad avere i principali segni della sua passione (cfr. Lc 24,40; Gv 20,20.27): i segni dei chiodi e dell’apertura del costato. Dunque: non si tratta di un corpo di chissà quale provenienza o natura. E’ lo stesso. Tant’è vero che il sepolcro viene trovato vuoto. Il risuscitato è lo stesso crocefisso.

            Ma nello stesso tempo questo corpo possiede delle proprietà nuove, proprietà che sono tipiche di un corpo glorioso [spiegheremo in seguito il significato di questo aggettivo]: esso non è più situato nello spazio e nel tempo, ma può rendersi presente a suo modo dove e quando vuole (cfr. Mt 28,9.16-17; Lc 24,15.36; Gv 20,14.19,26; 21,4). Poiché esso è ormai in possesso di una vita nuova: nuova in senso assoluto. E qui tocchiamo davvero il nucleo centrale del fatto della risurrezione.

            La risurrezione non è stato un ritorno di Gesù nel suo corpo alla vita terrena, come lo fu per le tre persone che, secondo le testimonianze evangeliche, furono risuscitate da Gesù. Esse poi morirono ancora. La risurrezione di Gesù è un fatto essenzialmente diverso: nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad una vita divina, incorruttibile. S. Paolo chiamerà per questo Cristo, l’uomo celeste (cfr. 1Cor 15,35-50). Per cui la morte su di Lui non ha e non avrà mai più alcun potere: Cristo risorto non muore più. Dunque: la risurrezione consiste nel fatto che un uomo, Gesù di Nazareth, da morto che era è entrato col suo corpo in possesso della stessa vita divina, gloriosa.

 

2. [E’ ragionevole dire tutto questo?]. E’ un punto importante questo della nostra catechesi. "Paolo, sei pazzo; la troppa scienza ti ha dato al cervello", dice il governatore Festo a Paolo che parlava della risurrezione. E Paolo di risposta: "non sono pazzo … ma sto dicendo cose vere e sagge" (cfr. At 26,22-25). E’ una pazzia affermare che Cristo è risorto?

            La prova di questo fatto è costituito fondamentalmente dalla testimonianza di persone, uomini e donne, che testimoniarono di aver visto, di aver toccato, di aver mangiato con, in una parola di aver incontrato nel suo stesso corpo quello stesso Gesù che avevano visto morire. Paolo dice che questo è successo a cinquecento persone assieme (cfr. 1Cor 14,4-8). E’ ragionevole accettare questa testimonianza?

- Questi testimoni furono uccisi a causa della loro testimonianza. Essi non mentirono: nessuno muore per una bugia!

- E’ irragionevole pensare che tutti questi incontri siano il prodotto della loro fantasia, allucinazioni. Essi furono tutt’altro che celeri nell’ammettere il fatto della risurrezione: i Vangeli non ci presentano una comunità di uomini e donne presi da esaltazioni mistiche. Sono uomini smarriti, spaventati ed incerti, ai quali le prime testimonianze delle donne "parvero come un vaneggiamento" (cfr. Lc 24,11). Non solo, ma essi di fronte alle prime apparizioni, sono tutt’altro che immediatamente presi da entusiasmo. Continuano a dubitare (cfr. Lc 24,38): credono che sia un fantasma (cfr. Lc 24,39). Ancora durante l’ultima apparizione, "alcuni … dubitavano" (Mt 28,17). Pertanto, l’ipotesi secondo la quale la risurrezione di Gesù non sarebbe un fatto realmente accaduto, ma il prodotto della fantasia di alcuni uomini e donne, non ha alcun fondamento sulle fonti storiche.

 

3. [Significato obiettivo della risurrezione]. Dobbiamo ora penetrare nel significato del fatto. Significato di un fatto è ciò che intende dire colui che compie quel fatto: se una fidanzata fa un dono al suo fidanzato, il significato di questo fatto è ciò che ella intende dire con quel dono, cioè che gli vuol bene, che lo ama. Ma qui dobbiamo fare un precisazione, importante anche se un poco tecnica.

            Ci sono dei linguaggi che semplicemente dicono ciò che sta accadendo: se dico "oggi piove", descrivo semplicemente un fatto. Ci sono linguaggi che e dicono ciò che sta accadendo e fanno accadere ciò che dicono: se dico "io ti amo", descrivo ciò che sta accadendo in me, ma nello stesso tempo ti sto realmente amando. Gli inglesi lo chiamano "performative language".

            Quando parliamo di "significato della risurrezione" noi parliamo e di ciò che Dio ha inteso dire con quel fatto e di ciò che Dio ha fatto realmente accadere in e con quel fatto. Non solo dice che …, ma realizza ciò che dice. Stiamo insomma parlando non di "discorsi" semplicemente, ma di "fatti".

            La prima cosa che emerge è la seguente: la morte è stata vinta! Cioè: non è vero che tutto finisce in niente! C’è stato almeno un caso, almeno un uomo che ha superato la morte. E’ questo il punto di partenza di ogni successivo approfondimento.

            La morte è stata vinta nel senso, come abbiamo detto, che un uomo è venuto in possesso, meglio è stato introdotto nel possesso della stessa vita divina. E qui dobbiamo tenere presente, considerare la morte di Cristo (cfr. la catechesi precedente). Essa è stata vissuta, patita da Cristo da una parte in una attitudine di profondo abbandono al Padre: non c’è in Lui la disperazione propria di chi si sente vittima di un destino impersonale. Dall’altra parte, Gesù ha la consapevolezza che la sua morte fosse la condivisione totale, completa di ogni miseria umana, di tutte le passioni umane. Da una parte, Gesù sulla croce si addossa tutte le nostre miserie (spirituali, morali, fisiche), tutti i nostri peccati, come se proprio lui li avesse commessi, sperimentando fino in fondo la nostra perdita della vita, della vita vera. Dall’altra parte, Egli in questa condizione continua ad essere "abbandonato al Padre".

            Se Cristo non fosse risorto, che cosa avremmo dovuto pensare? Che la condizione umana di miseria, che il peccato è senza via di uscita, che la morte – in una parola – dice alla fine l’ultima parola e dà scacco matto alla vita. E quindi o Dio non esiste oppure non si interessa della condizione umana, lasciandola al suo destino di morte finale. [Sono stati soprattutto alcuni grandissimi scrittori e poeti che hanno vissuto, pensato e descritto la vita, hanno interpretato la realtà partendo dalla certezza che Cristo non è risorto: Leopardi (il più grande!), Kafka (che custodisce una speranza di grazia), Montale. La loro è una testimonianza assai grande].

            Non per caso Paolo dice: "Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la nostra fede" (1Cor 15,14). Ma se Cristo è risorto, allora quel fatto significa che la condizione umana, la quale nella sua sintesi reale e completa si è realizzata nel Crocefisso, è stata radicalmente cambiata. Quando? Quando precisamente Cristo è risorto; dove? nell’umanità di Gesù. Lui è davvero la novità assoluta: è l’"uomo nuovo". E’ questo ciò che ci dice la risurrezione di Gesù e ciò che realizza dentro a questo mondo.

            La posta in gioco è la seguente, quando si parla della risurrezione di Gesù. Dio è presente dentro a questo mondo dominato alla fine dalla morte in tutti i sensi, con una presenza tale da cambiare questa condizione dell’uomo, oppure Egli non è presente in questo modo in quanto ha ormai abbandonato a se stesso, al suo destino, l’uomo e l’intera creazione. Insomma: Dio salva l’uomo oppure l’uomo deve o rassegnarsi amaramente o impegnarsi appassionatamente da solo a salvare se stesso? La risurrezione di Gesù dice che è vera e che si è realizzata la prima alternativa.

 

4. [Significato per me della risurrezione]. Di fronte al fatto della risurrezione ed al suo significato, possono sorgere due domande: ma che senso ha per me, per la mia vita quotidiana che sto vivendo, la risurrezione di Gesù? Ed ancora: tutto questo è accaduto in Gesù, ma in me come può accadere? La risposta a queste due domande ci svelerà quale significato ha "per me" la risurrezione di Gesù.

            Riprendo due testi della mia Lettera pastorale:

            "Un grande "esperto di umanità", S. Agostino, racconta nella sua autobiografia che egli divenne consapevole pienamente di se stesso quando gli morì uno dei suoi più cari amici. La morte della persona amata gli fece capire che l’uomo, che ciascuno di noi è a se stesso "un grande enigma" ("Ero diventato un grande enigma a me stesso e chiedevo alla mia anima perché fosse così triste e perché mi turbasse tanto, e non sapeva cosa rispondermi": Confessioni IV,9, ed. Fond. Valle, Verona 1993, pag. 17-19 [trad. G. Chiarini]). E’ questa un’esperienza paradigmatica, esemplare, che ciascuno di noi ha vissuto o vive in un modo o nell’altro: i nostri desideri più profondi sono sconfessati dalla realtà in cui viviamo.

Chi ama, che cosa desidera di più dell’esserci della persona umana? "come è bene, come è bello che tu ci sia!" dice chi ama al "Tu" amato. Ma la morte fa morire anche le persone care. Ho conosciuto tante persone che parlando vogliono ingannare gli altri; non ho mai conosciuto uno che desideri essere ingannato: che cosa desidera più intensamente la nostra persona che conoscere la verità? Ho conosciuto tante persone che hanno trattato altre persone ingiustamente, cioè non come persone ma come cose; non ho conosciuto nessuno che desidera essere trattato ingiustamente: che cosa desidera di più l’uomo che vivere in società con gli altri, non in un modo qualsiasi, ma in una convivenza giusta?"

            "Lo scacco che il giovane Agostino ha subito nel suo desiderio di vivere la bontà e la bellezza di una vera amicizia, a causa della morte dell’amico, non lo ha chiuso in se stesso. Egli ha capito quale era la vera domanda circa l’uomo (magna quaestio!): da chi/da che cosa dipendo? a chi/a che cosa appartengo? il mio esserci è dovuto al fortuito incrociarsi di un gioco di probabilità, di cui non so chi ha stabilito le regole?"

Il desiderio illimitato di verità, di Bontà, di Bellezza, in una parola di Vita, che abita nel cuore di ciascuno di noi, non è un’invocazione che non riceve risposta: "So quale è la meta, ma non esiste la strada" (Kafka). Dire che Cristo è risorto significa dire con certezza che tu sei salvo, perché questa pienezza è raggiungibile. Nonostante tutti i tradimenti, le sconfitte che tu puoi subire, (quella di tradire un amore che ti era stato donato, quella di non riuscire a trovare un lavoro, quella di vedere l’incredibile fragilità del bene dentro la storia umana…) tu, se sei certo della resurrezione di Cristo, sei per ciò stesso certo che tu puoi sempre ricostruirti pienamente nella tua umanità.

            (B) Ma questo è vero, solo se ciò che è accaduto in Cristo nel momento della risurrezione accade anche in me. Cioè: se io risorgo in Cristo. E questo è possibile, perché c’è la Chiesa. E’ nella Chiesa che tu puoi vivere in te la stessa morte-risurrezione di Cristo. Fate bene attenzione! Non significa "vivere" nel senso di un ricordo particolarmente vivo o di un impegno morale particolarmente serio. Accade in te ciò che è accaduto in Cristo risorto in senso reale [ontologico!]. Come? Attraverso i sacramenti. Due sono i testi biblici più profondi al riguardo: Rom 6,1-11 [battesimo]; Gv 6,48-51 [Eucarestia]. Tu puoi ora incontrare Cristo risorto, perché anche fra noi esiste la Chiesa.

DOMANDE

Tutte le domande vanno nella stessa direzione: che cosa cambia nella mia vita adesso, dal momento che Gesù è risorto? "La mia vita", concretamente significa il modo con cui si esercita la propria libertà, con cui si è liberi. Esercizio della mia libertà: come mi rapporto cogli altri; come gestisco la mia vita …

La prima domanda fatta è in sostanza il riassunto di tutte: io, tu risorgi/risorgerai; se così non fosse, neanche Cristo allora è risorto, insegna S. Paolo. C’è una totale condivisione del destino di Cristo da parte nostra. Ma che cosa significa?

Non basta dire [risposta alla seconda domanda]: io risorgo se credo alla verità di quanto Cristo ha insegnato, cercando poi di vivere in conformità. Se così fosse, non sarebbe stato necessario che Cristo risorgesse: non mi basta che uno mi insegni come si fa a nuotare, mentre sto annegando, ma è necessario che uno si butti anche lui nell’acqua e mi tiri fuori. Ed è questo che Cristo ha fatto: si è gettato fino in fondo nella mia condizione e me ne ha liberato. E qui vediamo la ragione profonda perché è il Crocefisso che è stato risuscitato. Il Crocefisso, come dico nel testo della Catechesi (pag. 4), è la sintesi, la somma di tutta la miseria umana vissuta in ogni sua dimensione, eccetto il peccato. E’ ogni miseria umana che è vinta. Ma in che senso? E siamo alle domande seguenti.

La terza domanda: non significa che Cristo guarisca l’ammalato dalla sua malattia o che ti faccia uscire dalla sofferenza. Significa che ti dona la forza di vivere quella malattia, quella sofferenza non come un’esperienza priva assolutamente di senso, un brandello di vita buttato via, ma come un’esperienza sensata. Non perché ti chiede uno sforzo etico straordinario. Ma proprio perché Lui Risorto vive in te la tua sofferenza: Lui Risorto e quindi facendo sì che essa non sia la sofferenza che prelude alla morte, ma la sofferenza della donna che partorisce.

La quarta domanda: dire che ha sconfitto il peccato significa che ti dona la possibilità, la capacità di non rovinare la tua umanità [ridurre l’amore al tuo ragazzo/a all’uso reciprocamente permesso del corpo; dare agli sposi la forza di appartenersi definitivamente, indissolubilmente; la forza di subire l’ingiustizia piuttosto che farla…]. Ma resta in me il peccato, il limite, il peso della mia miseria! (quinta domanda): il Risorto ha una sua "pedagogia" e normalmente compie gradualmente la tua liberazione, educandoti ad un faticoso esercizio della libertà. Solo così tu puoi capire, sperimentare la grandezza della vita, la capacità di compatire le altre miserie.

Il Papa: “La situazione della Chiesa è drammatica”

Nel corso della Messa del Crisma Benedetto XVI risponde all’appello lanciato dal movimento di monsignor Helmut Schueller che chiede anche l’ordinazione per le donne. E poi avverte: “Situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi, sacerdoti si interroghino.

CITTA’ DEL VATICANO (5 aprile 2012)

    “La disobbedienza al Magistero”, la richiesta di “ordinazione delle donne” non sono “una via per rinnovare la Chiesa”, resta la necessità di conformarsi a Cristo anche “nella situazione spesso drammatica della Chiesa di oggi”.

Così il Papa, nel corso della Messa del Crisma celebrata nella Basilica di San Pietro, ha fatto riferimento al movimento dissidente dei preti austriaci, circa 400, che hanno sottoscritto un documento in favore della disobbedienza e chiesto riforme radicali alla Chiesa. Il movimento nato in Austria ha poi raccolto consensi in Germania, Irlanda, Belgio.

“Di recente - ha infatti affermato il Pontefice - un gruppo di sacerdoti in un Paese europeo ha pubblicato un appello alla disobbedienza, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza, che dovrebbe ignorare addirittura decisioni definitive del Magistero - ad esempio nella questione circa l’ordinazione delle donne, in merito alla quale il Beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore”.

“La disobbedienza al Magistero - ha aggiunto il Papa - è una via per rinnovare la Chiesa? Vogliamo credere agli autori di tale appello, quando affermano di essere mossi dalla sollecitudine per la Chiesa; di essere convinti che si debba affrontare la lentezza delle Istituzioni con mezzi drastici per aprire vie nuove per riportare la Chiesa all’altezza dell’oggi. Ma la disobbedienza è veramente una via?”.

Il movimento al quale il Papa fa riferimento è quello guidato da monsignor Helmut Schueller, 59 anni, parroco di St. Stephan nel villaggio di Probstdorf. In passato è stato presidente della Caritas austriaca e vicario generale del Cardinale Arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn.

La sua fama, però, nasce dopo quando, finito il sodalizio con Schoenborn, nel 2006 lancia la ‘Pfarrer-Initiative’, la iniziativa dei parroci, un “appello alla disobbedienza” che chiede, tra l’altro,

il sacerdozio femminile,

la comunione ai divorziati risposati,

rivedere la messa non più come sacrificio,

l’abolizione dell’obbligo del celibato,

l’apertura ai laici,

ridimensionare il primato del papa,

aggiornamenti nella liturgia.

Insomma, riformare la Chiesa. All’inizio solo pochi sacerdoti seguono Schueller. Poi la protesta si ingrossa. Firmano l’appello decine, poi centinaia di preti. Oggi sono 400, pari a un decimo del clero austriaco. E un recente sondaggio della Gfk-Umfrage ha rilevato che il 72% dei preti austriaci “simpatizza” con l’appello.

 

IL MONITO DEL CONCILIO

Si ricordino bene tutti i figli della Chiesa che la loro privilegiata condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono con il pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati (cfr. Lc.12,48; e anche Mt.5,19-20; 7,21-22; 25,41-46; Gc.2,14)

(“Lumen Gentium”, n.14).

 STUDIAMO IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA!...

LA COSCIENZA MORALE

1776 « Nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore [...]. L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore [...]. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità propria ».

I. Il giudizio della coscienza

1777 Presente nell'intimo della persona, la coscienza morale le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive. Attesta l'autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l'attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l'uomo prudente può sentire Dio che parla.

1778 La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. È attraverso il giudizio della propria coscienza che l'uomo percepisce e riconosce i precetti della Legge divina: La coscienza «è una legge del nostro spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e dovere, timore e speranza. [...] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo».

1779 L'importante per ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione: «Ritorna alla tua coscienza, interrogala. [...] Fratelli, rientrate in voi stessi e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio».

1780 La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale. La coscienza morale comprende la percezione dei principi della moralità (sinderesi), la loro applicazione nelle circostanze di fatto mediante un discernimento pratico delle ragioni e dei beni e, infine, il giudizio riguardante gli atti concreti che si devono compiere o che sono già stati compiuti. La verità sul bene morale, dichiarata nella legge della ragione, è praticamente e concretamente riconosciuta attraverso il giudizio prudente della coscienza. Si chiama prudente l'uomo le cui scelte sono conformi a tale giudizio.

1781 La coscienza permette di assumere la responsabilità degli atti compiuti. Se l'uomo commette il male, il retto giudizio della coscienza può rimanere in lui testimone della verità universale del bene e, al tempo stesso, della malizia della sua scelta particolare. La sentenza del giudizio di coscienza resta un pegno di speranza e di misericordia. Attestando la colpa commessa, richiama al perdono da chiedere, al bene da praticare ancora e alla virtù da coltivare incessantemente con la grazia di Dio: «Davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1^Gv.3,19-20).

II. La formazione della coscienza

1783 La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza del Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.

1784 L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni essa dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo e dall'orgoglio, dai sensi di colpa e dai moti di compiacenza, che nascono dalla debolezza e dagli sbagli umani. L'educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.

1785 Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall'insegnamento certo della Chiesa.

III. Scegliere secondo coscienza

1786 Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un giudizio retto in accordo con la ragione e con la Legge divina, sia, al contrario, un giudizio erroneo che da esse si discosta.

1787 L'uomo talvolta si trova ad affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione. Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio espressa nella Legge divina.

1788 A tale scopo l'uomo si sforza di interpretare i dati dell'esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di persone avvedute e con l'aiuto dello Spirito Santo e dei suoi doni.

IV. Il giudizio erroneo

1790 L'essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale sia nell'ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.

1791 Questa ignoranza spesso è imputabile alla responsabilità personale. Ciò avviene «quando l'uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all'abitudine del peccato». In tali casi la persona è colpevole del male che commette.

1792 All'origine delle deviazioni del giudizio nella condotta morale possono esserci la non conoscenza di Cristo e del suo Vangelo, i cattivi esempi dati dagli altri, la schiavitù delle passioni, la pretesa di una malintesa autonomia della coscienza, il rifiuto dell'autorità della Chiesa e del suo insegnamento, la mancanza di conversione e di carità.

1793 Se — al contrario — l'ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.

1794 La coscienza buona e pura è illuminata dalla fede sincera. Infatti la carità «sgorga», ad un tempo, «da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera» (1^Tm.1,5): «Quanto più prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità».

 

DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA

1848 Come afferma san Paolo: « Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia » (Rm 5,20). La grazia però, per compiere la sua opera, deve svelare il peccato per convertire il nostro cuore e accordarci « la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore » (Rm 5,21). Come un medico che esamina la piaga prima di medicarla, Dio, con la sua Parola e il suo Spirito, getta una viva luce sul peccato: «La conversione richiede la convinzione del peccato, contiene in sé il giudizio interiore della coscienza, e questo, essendo una verifica dell'azione dello Spirito di verità nell'intimo dell'uomo, diventa nello stesso tempo il nuovo inizio dell'elargizione della grazia e dell'amore: "Ricevete lo Spirito Santo". Così in questo "convincere quanto al peccato" scopriamo una duplice elargizione: il dono della verità della coscienza e il dono della certezza della redenzione. Lo Spirito di verità è il Consolatore».

II. La definizione di peccato

1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna ».

1850 Il peccato è un'offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto » (Sal.51,6). Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare «come Dio» (Gen.3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio ». Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all'obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza.

III. La diversità dei peccati

1852 La varietà dei peccati è grande. La Scrittura ne dà parecchi elenchi. La lettera ai Gàlati contrappone le opere della carne al frutto dello Spirito: « Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio » (Gal.5,19-21).

1853 I peccati possono essere distinti secondo il loro oggetto, come si fa per ogni atto umano, oppure secondo le virtù alle quali si oppongono, per eccesso o per difetto, oppure secondo i comandamenti cui si oppongono. Si possono anche suddividere a seconda che riguardino Dio, il prossimo o se stessi; si possono distinguere in peccati spirituali e carnali, o ancora in peccati di pensiero, di parola, di azione e di omissione. La radice del peccato è nel cuore dell'uomo, nella sua libera volontà, secondo quel che insegna il Signore: « Dal cuore [...] provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo » (Mt 15,19-20). Il cuore è anche la sede della carità, principio delle opere buone e pure, che il peccato ferisce.

 

IV. La gravità del peccato: peccato mortale e veniale

 

1854 È opportuno valutare i peccati in base alla loro gravità. La distinzione tra peccato mortale e peccato veniale, già adombrata nella Scrittura, si è imposta nella Tradizione della Chiesa. L'esperienza degli uomini la convalida.

1855 Il peccato mortale distrugge la carità nel cuore dell'uomo a causa di una violazione grave della Legge di Dio; distoglie l'uomo da Dio, che è il suo fine ultimo e la sua beatitudine, preferendo a lui un bene inferiore.

Il peccato veniale lascia sussistere la carità, quantunque la offenda e la ferisca.

1856 Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la carità, richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione: «Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale [...] tanto se è contro l'amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l'amore del prossimo, come l'omicidio, l'adulterio, ecc. [...] Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l'amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. —, tali peccati sono veniali ».

1857 Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ». 116

1858 La materia grave è precisata dai dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al giovane ricco: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre» (Mc.10,19). La gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto. Si deve tenere conto anche della qualità delle persone lese: la violenza esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un estraneo.

1859 Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell'atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale. L'ignoranza simulata e la durezza del cuore non diminuiscono il carattere volontario del peccato ma, anzi, lo accrescono.

1860 L'ignoranza involontaria può attenuare se non annullare l'imputabilità di una colpa grave. Si presume però che nessuno ignori i principi della legge morale che sono iscritti nella coscienza di ogni uomo. Gli impulsi della sensibilità, le passioni possono ugualmente attenuare il carattere volontario e libero della colpa; come pure le pressioni esterne o le turbe patologiche. Il peccato commesso con malizia, per una scelta deliberata del male, è il più grave.

 

 

1861 Il peccato mortale è una possibilità radicale della libertà umana, come lo stesso amore. Ha come conseguenza la perdita della carità e la privazione della grazia santificante, cioè dello stato di grazia. Se non è riscattato dal pentimento e dal perdono di Dio, provoca l'esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell'inferno; infatti la nostra libertà ha il potere di fare scelte definitive, irreversibili. Tuttavia, anche se possiamo giudicare che un atto è in sé una colpa grave, dobbiamo però lasciare il giudizio sulle persone alla giustizia e alla misericordia di Dio.

1862 Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia leggera, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso.

1863 Il peccato veniale indebolisce la carità; manifesta un affetto disordinato per dei beni creati; ostacola i progressi dell'anima nell'esercizio delle virtù e nella pratica del bene morale; merita pene temporali. Il peccato veniale deliberato e che sia rimasto senza pentimento, ci dispone poco a poco a commettere il peccato mortale. Tuttavia il peccato veniale non rompe l'alleanza con Dio. È umanamente riparabile con la grazia di Dio. « Non priva della grazia santificante, dell'amicizia con Dio, della carità, né quindi della beatitudine eterna ». «L'uomo non può non avere almeno peccati lievi, fin quando resta nel corpo. Tuttavia non devi dar poco peso a questi peccati, che si definiscono lievi. Tu li tieni in poco conto quando li soppesi, ma che spavento quando li numeri! Molte cose leggere, messe insieme, ne formano una pesante: molte gocce riempiono un fiume e così molti granelli fanno un mucchio. Quale speranza resta allora? Si faccia anzitutto la Confessione... ».

1864 « Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata » (Mt 12,31). La misericordia di Dio non conosce limiti, ma chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna.

 

V. La proliferazione del peccato

 

1865 Il peccato trascina al peccato; con la ripetizione dei medesimi atti genera il vizio. Ne derivano inclinazioni perverse che ottenebrano la coscienza e alterano la concreta valutazione del bene e del male. In tal modo il peccato tende a riprodursi e a rafforzarsi, ma non può distruggere il senso morale fino alla sua radice.

1866 I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l'esperienza cristiana ha distinto, seguendo san Giovanni Cassiano e san Gregorio Magno. Sono chiamati capitali perché generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l'avarizia, l'invidia, l'ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia.

1867 La tradizione catechistica ricorda pure che esistono «peccati che gridano verso il cielo». Gridano verso il cielo: il sangue di Abele; il peccato dei Sodomiti; il lamento del popolo oppresso in Egitto; il lamento del forestiero, della vedova e dell'orfano; l'ingiustizia verso il salariato.

1868 Il peccato è un atto personale. Inoltre, abbiamo una responsabilità nei peccati commessi dagli altri, quando vi cooperiamo:

— prendendovi parte direttamente e volontariamente;
— comandandoli, consigliandoli, lodandoli o approvandoli;
— non denunciandoli o non impedendoli, quando si è tenuti a farlo;
— proteggendo coloro che commettono il male.

1869 Così il peccato rende gli uomini complici gli uni degli altri e fa regnare tra di loro la concupiscenza, la violenza e l'ingiustizia. I peccati sono all'origine di situazioni sociali e di istituzioni contrarie alla bontà divina. Le «strutture di peccato» sono espressione ed effetto dei peccati personali. Inducono le loro vittime a commettere, a loro volta, il male. In un senso analogico esse costituiscono un «peccato sociale».

 

PAOLO VI

Mercoledì, 8 marzo 1972

            Il peccato: oggi è una parola taciuta; la mentalità del nostro tempo rifugge non soltanto dal considerare il peccato per quello che è, ma perfino dal parlarne. Pare questa parola fuori uso, quasi un termine sconveniente, di cattivo gusto. E si capisce perché.

            La nozione di peccato coinvolge due altre realtà, di cui l’uomo moderno non intende occuparsi: una Realtà trascendente, assoluta, vivente, onnipresente, misteriosa, ma innegabile, ch’è Dio; Dio Creatore, che ci definisce sue creature. Volere o no, in Dio noi “viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”, dice San Paolo nel suo discorso all’Areopago di Atene (At.17,28); a Dio tutto dobbiamo: l’essere, la vita, la libertà, la coscienza, e perciò la nostra obbedienza, condizione dell’ordine, della nostra dignità e del nostro vero benessere; Dio amore, vegliante sopra di noi, immanente, invitante al colloquio paterno-filiale della sua comunione, del suo regno soprannaturale.

            E una seconda realtà soggettiva e relativa alla nostra persona, una realtà metafisico-morale; e cioè la relazione insopprimibile delle nostre azioni al Dio presente, onnisciente, interrogante la nostra libera scelta. Ogni nostra azione libera e cosciente ha questo valore di scelta alla conformità o alla difformità alla Legge, cioè all’amore di Dio, ed in Lui, per così dire, si trascrive, od in Lui si registra il nostro sì, ovvero il nostro no. Questo no è il peccato. E’ un suicidio. Perché il peccato non è soltanto un nostro difetto personale, ma un’offesa interpersonale, che dalla nostra persona arriva a Dio; non è soltanto la mancanza ad una legalità dell’ordinamento umano, una colpa verso la società, o verso la nostra logica morale interiore; è una rottura mortale del vincolo vitale, obiettivo, che ci unisce alla sorgente unica e somma della vita, che è Dio. Con questa prima fatale conseguenza: che noi, i quali siamo capaci, in virtù del dono della libertà, che l’uomo “a Dio fa somigliante” (cfr. Par.1,105), di perpetrare quell’offesa, quella frattura, e con tanta facilità, non siamo poi mai più capaci, da noi stessi, di ripararla (cfr. Gv.15,5). Siamo capaci di perderci, non di salvarci. Questo ci fa riflettere dove arriva la nostra responsabilità. L’atto diventa uno stato: uno stato di morte…

            Restauriamo in noi la retta coscienza del peccato, non paurosa, non debilitante, ma virile e cristiana. Crescerà quella del bene in opposizione a quella del male. Crescerà il senso della responsabilità, salente dal nostro interiore giudizio morale, per allargarsi al senso dei nostri doveri, personali, sociali, religiosi. Crescerà il nostro bisogno di Cristo, il medico delle nostre miserie, il Redentore e la vittima dei nostri mali, il Vincitore del peccato e della morte, Colui che ha fatto dei suoi dolori e della sua croce il prezzo del nostro riscatto e della nostra salvezza.

(Paolo VI, Udienza del Mercoledì, 8 marzo 1972)

 

PAOLO VI

             Non si parla più di peccato, perché questa tristissima e realissima condizione dell’uomo peccatore, implica l’idea di Dio. Implica l’idea dell’offesa fatta a Dio; implica l’avvertenza della rottura del rapporto vivificante e reale con Lui; implica la coscienza di un intollerabile disordine nell’uomo delinquente; implica il terrore della sanzione collegata col peccato, la riprovazione eterna, l’inferno; implica il bisogno assoluto d’una salvezza, anzi di un Salvatore. Se viene meno la fede, viene meno simultaneamente il senso del peccato con quello di tutte le sue disastrose conseguenze. Praticamente possiamo dire che si sfascia tutto il castello morale del cristianesimo. Ma la realtà resta.

(Paolo VI, Udienza del Mercoledì 17 marzo 1971)

 

IL MONITO DEL CONCILIO

Si ricordino bene tutti i figli della Chiesa che la loro privilegiata condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono con il pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati (cfr. Lc.12,48; e anche Mt.5,19-20; 7,21-22; 25,41-46; Gc.2,14)

Il Beato GIOVANNI PAOLO II AI GIOVANI

 

Viviamo tempi di rapidi e profondi mutamenti. Ci si chiede spesso, guardando con apprensione gli eventi. “Dove andare?” e “Con chi andare?”. Serpeggia in diversi vostri coetanei la paura dell’ignoto e dell’avvenire. Si è tentati di cedere, di adagiarsi nel dubbio e nello scoraggiamento, quasi stanchi di vivere e di continuare a lottare per la verità e per il bene. Alzati!”. Ecco il primo fermo invito del Signore… “Alzati!”, ripete Gesù suscitando in chi l’ascolta una meravigliosa forza spirituale. Giovani che mi ascoltate, sì, egli vi invita a mettervi in piedi… Perché? Che cosa significa “alzarsi”? Significa, prima di tutto, uscire dal guscio di una condizione che tiene bloccati, per acquisire la piena misura dell’essere uomini e donne, secondo il progetto divino. Significa reagire alla tentazione di chiudersi nella logica del proprio tornaconto personale, che conduce sempre più lontano dalla vera identità, sino a rendere la persona irriconoscibile, dimentica completamente del “nome”. Di quale nome? Il nome che portiamo tutti, che porta ciascuno di noi: figlio di Dio. Questo nome è profondamente scolpito nei nostri cuori; è scolpito da Gesù attraverso tutto il suo Vangelo, il suo essere con noi attraverso le sue opere e le sue parole e soprattutto attraverso la sua Croce e la sua Risurrezione. Quel nome: figlio di Dio, figli e figlie di Dio. Alzarsi vuol dire mettersi in cammino, un cammino di ricerca e di liberazione, di lotta al proprio egoismo e di apertura ai fratelli. Tutti possono compiere quest’itinerario di conversione e di rinnovamento. Esso si attua innanzitutto nel fondo della coscienza di ognuno. Come racconta San Luca, nella stupenda parabola del Padre misericordioso, il figlio prodigo “rientrò in se stesso e disse: … Mi alzerò…” (Lc.15,17-18). Ogni credente è chiamato a percorrere questo stesso sentiero: alzarsi in se stesso, interiormente, alzarsi dal peccato, alzarsi dall’egoismo, alzarsi dagli errori e dirigersi senza indugio verso Dio e verso il prossimo.

Carissimi giovani,… l’Italia, il mondo intero hanno bisogno di una rinnovata giovinezza dello spirito; hanno bisogno di una umanità giovane nel cuore e nelle intenzioni. Ecco, voi giovani siete una realtà emblematica, perché questo alzarsi palpita nei vostri cuori. Voi dovete essere questa nuova umanità, ricca di promesse e di speranze. Vi chiederete: Come può avvenire questo? Colui che dice “Alzatevi!” non vi dà solo un comando. Egli stesso – possiamo dire – vi prende per mano, vi sta vicino, cammina insieme con voi, fa tutta la strada con voi, dà se stesso per i fratelli, fino alla fine. Non si limita a dare un comando. No, no. Prende per mano. Che cosa è il Vangelo, che cosa è la Croce: è questo prendere per mano ciascuno di noi… Prendere per mano efficacemente, non soltanto comandare. Dare la possibilità, donare se stesso. Donando se stesso dare la forza all’uomo peccatore, all’uomo debole, all’uomo che sempre ha bisogno di conversione…. Ecco la prospettiva dell’edificazione di un’altra civiltà, di una nuova civiltà: la civiltà dell’amore. Siamo qui per dare una realtà, iniziale ma oggettiva, a questo grande progetto della civiltà dell’amore. Questa è la civiltà di Gesù, questa è la civiltà della Chiesa, questa è la civiltà cristiana vera, questa è la vostra civiltà. Voi aspirate a questa civiltà, non ad un’altra: la civiltà dell’amore.

(Giovanni Paolo II, discorso ai giovani)  

 

GIOVANNI PAOLO II A LORETO

Si tratta di lavorare e collaborare perché sulla terra, che la Provvidenza ha destinato ad essere l'abitazione degli uomini, la casa di famiglia, simbolo dell'unità e dell'amore, vinca tutto ciò che minaccia questa unità e l'amore tra gli uomini... Perché questa casa familiare diventi l'espressione delle aspirazioni degli uomini, dei popoli, delle nazioni, dell'umanità, malgrado tutto ciò che le è contrario... la casa della propria cultura, della propria storia; la casa di tutti e la casa di ciascuno... Poiché nella nostra difficile epoca, ed anche nei tempi che vengono, può salvare l'uomo soltanto il vero grande AMORE! Senza amore, senza il vero grande Amore, non c'è la casa per l'uomo sulla terra... O madre della Casa Nazaretana, questo mio e nostro pellegrinaggio, che è una grande comune PREGHIERA PER LA CASA dell'uomo della nostra epoca: per la casa, che prepara i figli di tutta la terra all'ETERNA CASA DEL PADRE NEL CIELO. Ecco l'ispirazione che trovo qui, a Loreto.

Giovanni Paolo II - Loreto, 8 settembre 1979

 

LA VIA DELLA CROCE

E LA NOVENA DELLA DIVINA MISERICORDIA

DAL VENERDI’ SANTO ALLA PRIMA DOMENICA DOPO PASQUA

LA “VIA CRUCIS” DI MONS. ANGELO COMASTRI del 14 aprile 2006

MEDITAZIONI E PREGHIERE

di Sua Ecc.za Rev.ma Mons. ANGELO COMASTRI

Arcivescovo Emerito di Loreto - Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano - Presidente della Fabbrica di San Pietro

PRESENTAZIONE

Due parole per accompagnarti nel cammino

     Percorrendo la “Via della Croce”, veniamo folgorati da due certezze: la certezza del potere devastante del peccato e la certezza del potere sanante dell’Amore di Dio. Il potere devastante del peccato: la Bibbia non si stanca di ripetere che il male è male perché fa male; il peccato, infatti, è autopunitivo, perché contiene dentro di sé la sanzione. Ecco alcuni testi lucidissimi di Geremia: “Essi seguirono ciò che è vano e diventarono loro stessi vanità” (Ger.2,5); “La tua stessa malvagità ti castiga e le tue ribellioni ti puniscono. Riconosci e vedi quanto è cosa cattiva e amara l’avere abbandonato il Signore tuo Dio e il non aver più timore di me” (Ger.2,19); “Le vostre iniquità hanno sconvolto tutto e i vostri peccati tengono lontano da voi il benessere (Ger.5,25).

     E Isaia non è da meno: “Pertanto dice il Santo di Israele: ‘Poiché voi rigettate questo avvertimento e confidate nella perversità e nella perfidia, ponendole a vostro sostegno, ebbene questa colpa diventerà per voi come una breccia che minaccia di crollare, che sporge su un alto muro, il cui crollo avviene in un attimo, improvviso, e si infrange come un vaso di creta, frantumato senza misericordia, così che non si trova tra i suoi frantumi neppure un coccio con cui si possa prendere fuoco dal braciere o attingere acqua dalla cisterna’ (Is.30,12-14). E, dando voce ai sentimenti più genuini del popolo di Dio, il profeta esclama: “Siamo diventati tutti come una cosa impura e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia: tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come vento(Is.64,5).

     Ma, nello stesso tempo, i profeti denunciano l’indurimento del cuore che produce una terribile cecità e non fa più percepire la gravità del peccato. Ascoltiamo Geremia: “Dal piccolo al grande tutti commettono frode; dal profeta al sacerdote tutti praticano la menzogna. Essi curano la ferita del mio popolo, ma solo alla leggera, dicendo: ‘Bene, bene!’ ma bene non va. Dovrebbero vergognarsi dei loro atti abominevoli, ma non si vergognano affatto, non sanno neppure arrossire” (Ger.6,13-15).

     Gesù, entrando dentro questa storia devastata dal peccato, si è lasciato aggredire dal peso e dalla violenza delle nostre colpe: per questo motivo guardando Gesù si percepisce chiaramente quanto sia devastante il peccato e quanto sia malata la famiglia umana: cioè, noi! Tu ed io!

     Però – ecco la seconda certezza! – Gesù ha reagito al nostro orgoglio con l’umiltà; ha reagito alla nostra violenza con la mitezza; ha reagito al nostro odio con l’Amore che perdona: la Croce è la vicenda attraverso la quale l’Amore di Dio entra nella nostra storia, si fa vicino a ciascuno di noi e diventa esperienza che risana e salva.

     Non ci può sfuggire un fatto: fin dall’inizio del suo ministero Gesù parla della “sua ora” (Gv.2,4), di un’ora “per la quale Egli è venuto” (Gv.12,27), di un’ora che saluta con gioia esclamando all’inizio della sua Passione: “È giunta l’ora!” (Gv.17,1). La Chiesa custodisce gelosamente la memoria di questo fatto e nel Credo, dopo aver affermato che il Figlio di Dio “si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”, subito esclama: “Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto”.

     Fu crocifisso per noi! Gesù, morendo, si è immerso nell’esperienza drammatica della morte così come è stata costruita dai nostri peccati; ma, morendo, Gesù ha riempito di Amore il morire e quindi l’ha riempito di presenza di Dio: con la morte di Cristo, allora, la morte è vinta, perché Cristo ha riempito la morte esattamente della forza opposta al peccato che l’ha generata: Gesù l’ha riempita di Amore!

     Attraverso la fede e il battesimo noi siamo messi a contatto con la morte di Cristo, cioè con il mistero dell’Amore con cui Cristo l’ha vissuta e vinta… e così inizia il viaggio del nostro ritorno a Dio, ritorno che avrà il suo compimento nel momento della nostra morte vissuta in Cristo e con Cristo: cioè nell’Amore!

     Percorrendo la “Via della Croce”, làsciati prendere per mano da Maria: chiediLe una briciola della sua umiltà e della sua docilità, affinché l’Amore di Cristo Crocifisso entri dentro di te e ricostruisca il tuo cuore sulla misura del Cuore di Dio.

     Buon cammino!

+ ANGELO COMASTRI

UNA LETTERA DEL 2003 DEL PROF. GIORGIO NICOLINI

A MONS. ANGELO COMASTRI - UNO DI QUEGLI ALCUNI “FIGLI FORTI” DELLA CHIESA

 

Ecc.za Rev.ma Mons. ANGELO COMASTRI

Arcivescovo di LORETO

Ancona, 18 gennaio 2003

Ecc.za Rev.ma e stim.ma,

            so di averLe recato disturbo tante volte, “talvolta in modo opportuno, talvolta in modo inopportuno” (2^Tm.4,2). Con questo breve scritto voglio soltanto confermarLe il mio deferente ossequio e l’altissima stima ed affetto che ho verso di Lei, per la Sua profonda spiritualità e il sostegno che arreca anche a me con l’ascolto non infrequente della forza persuasiva della Sua parola chiara ed incisiva, da tutti ammirata. Se ho cercato talvolta il Suo consiglio o mi sono rivolto a Lei per qualche intervento è perché davvero non vi è chi sappia dare consigli né si sa più a chi potersi rivolgere - e in che modo - per essere difesi, perché  spesso “il gregge del Signore è ormai come pecore senza pastore”.

            Lei avrà letto e ricorderà le celebri e gravi parole pronunciate da Paolo VI, “il fumo di  Satana è entrato nel Tempio di Dio”, come anche quanto egli disse già nel 1970: “Una delle impressioni raccolte dai vari avvenimenti, che caratterizzano la vita della Chiesa in questi ultimi tempi, riguarda il duplice aspetto drammatico in cui tale vita si svolge, il quale aspetto sembra definito dalle sempre vere parole di San Paolo: “BATTAGLIE ALL’ESTERNO, TIMORI AL DI DENTRO” (2^Cor.7,5)… La Chiesa resiste, soffre, lotta, come può. Sopravvive perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli sono forti; ma forse sono questi i giorni preannunciati da Cristo: “PER IL DILAGARE DELL’INIQUITA’, L’AMORE DI MOLTI SI RAFFREDDERA’” (Mt.24,12) (discorso del 15 novembre 1970).

            Tante mie richieste ed iniziative, Ecc.za Rev.ma, le “interpreti” paternamente alla luce di quelle parole di Paolo VI: la Chiesa resiste, soffre, lotta, come può…; quel “come può” sottintende anche il mio agire in tanti “modi” e “tentativi” che possono dar luogo anche ad apparenti “incongruenze”, a cui tutti possiamo soggiacere, proprio perché per le “vie ordinarie” non si ottiene più né giustizia, né verità, né carità: allora si lotta “come si può”, cercando di “interpretare” (in modo non sempre facile) e di “seguire” le sollecitazioni della propria coscienza e cercando la Volontà di Dio “andando come a tentoni” (At.17,27), e “rischiando molto” e “pagando di persona” maggiori emarginazioni (…), pur di attendere al dovere imprescindibile della salvezza della propria anima e di quella di altri fedeli che richiedono anche a me tale aiuto.

            Il disorientamento e lo smarrimento nella vita spirituale di tantissime anime è molto grave e raramente vi è chi si preoccupa di organizzarle e dirigerle e quando il Signore suscita qualche “raro” e “santo” pastore che riesce in quest’opera subito viene emarginato ed allontanato da chi dovrebbe aiutarne e confermarne l’opera, per cui ancor più gravemente il gregge dei fedeli si trova “percosso” e “come pecore senza pastore”. La Chiesa allora (cioè le anime umili, fedeli a Dio e alla sua Grazia) “resiste”, “soffre”, “lotta”: “come può…”, e “sopravvive (in chi ci riesce) perché Dio l’assiste, e perché alcuni suoi figli sono forti”. Mi perdoni l’accostamento, Ecc.za Rev.ma: ma in Lei vedo uno di quegli “alcuni” figli forti della Chiesa, che danno sostegno e conforto a chi “resiste”, “soffre”, “lotta” e “sopravvive” “come può”. (…)

Comprendo anche come Lei non può fare di più né uscire dai limiti giuridici del suo ruolo e dalla necessaria prudenza verso chiunque e se sono qui a scriverLe queste umili righe è solo per attestarLe la mia gratitudine per la Sua sensibilità e chiederLe almeno quella preghiera che non conosce “limiti giuridici” e che pure è la forza nascosta, unita alla sofferenza, che può salvare tante anime. Mi è di conforto l’insegnamento di Santa Faustina Kowalska: Con la preghiera e la sofferenza salverai più anime di un missionario che si dedichi ad istruire e a predicare(“Diario”, n.1767). Diceva anche Santa Teresa del Bambin Gesù: “Non perdere nessuna delle spine che incontri nel cammino di ogni giorno: con una di esse puoi salvare un’anima”. Infine l’indefettibile promessa di Maria a Fatima - “Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà” - rischiara il futuro e sostiene nel cammino.

EsprimendoLe ancora la mia profonda gratitudine, stima e venerazione filiale, certo di poter confidare almeno nella Sua preziosa preghiera, specie alla Vergine Lauretana, e che poveramente contraccambio con tutto il mio umile affetto, voglia gradire i miei più filiali ossequi.

GIORGIO NICOLINI

 

LA RISPOSTA DI MONS. ANGELO COMASTRI

Loreto, 26 gennaio 2003

“Caro Giorgio, ti ringrazio per il tuo scritto, che è pieno di fede e di amore al Signore Gesù e alla sua Santa Chiesa. Concordo pienamente con quanto mi scrivi e vedo ogni giorno il compiersi delle parole di Gesù: “per il dilagare dell’iniquità, l’amore di molti si raffredderà”. Ma nonostante tutto anche questo è tempo di Santi. Madre Teresa l’ha dimostrato splendidamente. Ti auguro di essere un uomo, nel quale si veda risplendere tutta la luce del Santo Battesimo. Ti benedico”.                                    Mons. Angelo Comastri - Arcivescovo di Loreto

LA NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA

RECITI LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA

ALLE ORE 15.00 DI OGNI GIORNO,

COME HA CHIESTO GESU' A SANTA FAUSTINA KOWALSKA,

PER RICORDARE IL MOMENTO DELLA SUA MORTE?...

CONOSCI LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA?...

LA NOVENA inizia con il VENERDI’ SANTO!!!

 

            Il 13 settembre 1935, Santa Faustina Kowalska (1905 - 1938 ), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull' umanità, fu ispirata di offrire al Padre "Il Corpo e il Sangue, l' Anima e la Divinità” del suo dilettissimo Figlio “in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo”.

Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l' Angelo era impotente  a mettere in atto quel castigo.

            Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa "Coroncina", usando i grani del Rosario:

"Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia.

Si inizia con il Padre nostro, l' Ave Maria e il Credo.

Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del Padre Nostro reciterai la preghiera seguente:

Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue,

l' Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio

e nostro Signore Gesù Cristo,

in espiazione dei nostri peccati

e di quelli di tutto il mondo.

Sui grani dell' Ave Maria reciterai per 10 volte:

Per la sua dolorosa Passione,

abbi misericordia  di noi e del mondo intero.

Per finire, ripeterai 3 volte questa invocazione:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale,

abbi pietà di noi e del mondo intero.

 

            Il Venerdì Santo  inizia la Novena alla Divina Misericordia, richiesta da Gesù stesso come preparazione alla Festa della Divina Misericordia (quest’anno, il prossimo 15 aprile 2012).

            La Festa della Divina Misericordia, secondo l’intenzione di Gesù, deve essere il giorno di riparazione e di rifugio per tutte le anime e specialmente per quelle dei poveri peccatori. In quel giorno, infatti, l’immensa generosità di Gesù si spande completamente sulle anime infondendo grazie di ogni genere e grado, senza alcun limite. Ne è la prova la grazia principale che Gesù ha legato alla festa della Misericordia per chi si confesserà e comunicherà in quel giorno, che consiste nella totale remissione dei peccati che non sono stati ancora rimessi e di tutte le pene derivanti da questi peccati.   “In quel giorno, chi si confesserà e comunicherà conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene” (Q. I, p. 132). “Questa grazia - spiega don I. Rozycki, studioso del messaggio della Divina Misericordia - è qualcosa di decisamente più grande che l' indulgenza plenaria. (...). 

            Nelle promesse riportate, Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella Festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".

            In modo particolare la Festa della Divina Misericordia è un'ottima occasione di riaccostarsi ai Sacramenti per tutti quei cristiani che per motivi personali non si confessano e non si comunicano da diversi mesi o anni. Non dubitiamo dell'immensa bontà del Signore che ci attende a braccia aperte e approfittiamo della Festa per lavare ogni nostra colpa nel Preziosissimo Sangue di Gesù.

 

GESU’ CONFIDO IN TE

LA NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA

 

Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

 

 “Novena alla Divina Misericordia che Gesù mi ha ordinato di scrivere e di fare prima della festa della Misericordia. Ha inizio il Venerdì Santo. "Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell'ora della morte. Ogni giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della Mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun'anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione". Risposi: "Gesù, non so come fare questa novena e quali anime introdurre prima nel Tuo misericordiosissimo Cuore". E Gesù mi ri­spose che me l'avrebbe detto giorno per giorno quali anime dovevo introdurre nel Suo Cuore".

 

 

PRIMO GIORNO (Venerdì Santo)

Oggi conduciMi tutta l’umanità e specialmente tutti i peccatori e immergili nel mare della Mia Misericordia. E con questo Mi consolerai dell’amara tristezza in cui Mi getta la perdita delle anime”.

Gesù misericordiosissimo, la cui prerogativa è quella d'avere com­passione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma la fiducia che abbiamo nella Tua infinita bontà e accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non lasciarci uscire di lì per l'eternità. Ti supplichiamo per l'amore che Ti unisce al Padre ed allo Spirito Santo.

O Onnipotenza della divina Misericordia, Rifugio per l'uomo peccatore, Tu che sei la Misericordia e un mare di compassione, Aiuta chi t'invoca in umiltà. Eterno Padre, guarda con occhio di misericordia specialmente i poveri peccatori e tutta l'umanità, che è racchiusa nel pietosissimo Cuore di Gesù, e per la Sua dolorosa Passione mostraci la Tua misericordia, affinché per tutti i secoli possiamo esaltare l'Onnipotenza della Tua misericordia. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

SECONDO GIORNO (Sabato Santo)

“Oggi conduciMi le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi e immergile nella Mia insondabile Misericordia. Essi Mi hanno dato la forza di superare l'amara Passione. Per mezzo loro come per mezzo di canali, la Mia Misericordia scende sull'umanità”.

Misericordiosissimo Gesù, da cui proviene ogni bene, aumenta in noi la grazia, affinché compiamo degne opere di Misericordia, in modo che quanti ci osservano lodino il Padre della Misericordia che è nei cieli.

La fonte dell'amore di Dio, Alberga nei cuori limpidi, Purificati nel mare della Misericordia,
Luminosi come le stelle, chiari come l'aurora.

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia la schiera eletta per la Tua vigna, le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi, e dona loro la potenza della Tua benedizione, e per i sentimenti del Cuore del Figlio Tuo, il Cuore in cui essi sono racchiusi, concedi loro la potenza della Tua luce, affinché possano guidare gli altri sulla via della salvezza, in modo da poter cantare assieme per tutta l’eternità le lodi della Tua Misericordia infinita. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

TERZO GIORNO (Santa Pasqua)

“Oggi conduciMi tutte le anime devote e fedeli ed immergile nel mare della Mia Misericordia. Queste anime Mi hanno confortato lungo la strada del Calvario, sono state una goccia di conforto in un mare di amarezza”.

O Gesù misericordiosissimo, che elargisci a tutti in grande abbon­danza le Tue grazie dal tesoro della Tua Misericordia, accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non farci uscire da esso per tutta l'eternità. Te ne supplichiamo per l'ineffabile amore, di cui il Tuo Cuore arde per il Padre Celeste.

Sono imperscrutabili le meraviglie della Misericordia. Non riesce a scandagliarle né il peccatore, né il giusto. A tutti rivolgi sguardi di compassione, E attiri tutti al Tuo amore.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime fedeli, come l'eredità del Figlio Tuo e per la Sua Passione dolorosa concedi loro la Tua benedizione e accompagnale con la Tua protezione inces­sante, affinché non perdano l'amore ed il tesoro della santa fede, ma con tutta la schiera degli angeli e dei santi glorifichino la Tua illimitata Misericordia nei secoli dei secoli. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

QUARTO GIORNO (Lunedì dell'Angelo)

“Oggi conduciMi i pagani e coloro che non Mi conoscono ancora. Anche a loro ho pensato nella Mia amara Passione e il loro futuro zelo ha consolato il Mio Cuore. Immergili nel mare della Mia Misericordia”.

O misericordiosissimo Gesù, che sei la luce del mondo intero, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime dei pagani che non Ti conoscono ancora. I raggi della Tua grazia li illuminino, affinché anche loro assieme a noi glorifichino i prodigi della Tua Misericordia e non lasciarli uscire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore.

La luce del Tuo amore, Illumini le tenebre delle anime; Fa' che queste anime Ti conoscano E glorifichino con noi la Tua Misericordia.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime dei pagani e di coloro che non Ti conoscono ancora, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Attirale alla luce del Vangelo. Queste anime non sanno quale grande felicità è quella di amarTi. Fa' che anche loro glorifichino la generosità della Tua Misericordia per i secoli dei secoli. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

QUINTO GIORNO

“Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici ed immer­gile nel mare della Mia Misericordia. Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all'unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione”.

Anche per coloro che stracciarono la veste della Tua unità, Sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà. L'Onnipotenza della Tua Misericordia, o Dio, Può ritrarre dall'errore anche queste anime.

Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pieto­sissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici; attirali con la Tua luce all'unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa' che anch'essi glorifichino la generosità della Tua Misericordia.

Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua Misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdurando ostinatamente nei loro errori. Non badare ai loro errori, ma all'amore del Figlio Tuo ed alla Sua amara Passione, che ha preso su di Sé per loro, poiché anche loro sono racchiusi nel pietosissimo Cuore di Gesù. Fa' che anche essi lodino la Tua grande Misericordia per i secoli dei secoli. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

SESTO GIORNO

“Oggi conduciMi le anime miti e umili e le anime dei bambini e immergile nella Mia Misericordia. Queste anime sono le più simili al Mio cuore. Esse Mi hanno sostenuto nell'amaro travaglio dell'agonia. Li ho visti come gli angeli della terra che avrebbero vigilato presso i Miei altari. Su di loro riverso le Mie grazie a pieni torrenti. Solo un'anima umile è capace di accogliere la Mia grazia; alle anime umili concedo la Mia piena fiducia”.

Misericordiosissimo Gesù, che hai detto.. "Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore", accogli nella dimora del Tuo pietosis­simo Cuore le anime miti e umili e le anime del bambini. Queste anime attirano l'ammirazione di tutto il paradiso e formano lo speciale com­piacimento del Padre Celeste; sono un mazzo di fiori davanti al trono di Dio, del cui profumo si delizia Dio stesso. Queste anime hanno stabile dimora nel pietosissimo Cuore di Gesù e cantano incessantemente l'inno dell'amore e della Misericordia per l'eternità. In verità l'anima umile e mite già qui sulla terra respira il paradiso, e del profumo del suo umile cuore si delizia il Creatore stesso.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime miti e umili ed alle anime dei bambini, che sono racchiuse nella dimora del pietosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono le più simili al Figlio Tuo; il loro profumo s'innalza dalla terra e raggiunge il Tuo trono.

Padre di Misericordia e di ogni bontà, Ti supplico per l'amore ed il compiacimento che hai per queste anime, benedici il mondo intero, in modo che tutte le anime cantino assieme le lodi della Tua Misericordia per tutta l'eternità. Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

SETTIMO GIORNO

“Oggi conduciMi le anime che venerano in modo particolare ed esaltano la Mia Misericordia ed immergile nella Mia Misericordia. Que­ste anime hanno sofferto maggiormente per la Mia Passione e sono penetrate più profondamente nel Mio spirito. Esse sono un riflesso vi­vente del Mio Cuore pietoso. Queste anime risplenderanno con una particolare luminosità nella vita futura. Nessuna finirà nel fuoco dell'in­ferno, difenderò in modo particolare ciascuna di loro nell'ora della mor­te”.

 

Misericordiosissimo Gesù, il cui Cuore è l'amore stesso, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime che in modo parti­colare venerano ed esaltano la grandezza della Tua Misericordia. Queste anime sono forti della potenza di Dio stesso, in mezzo ad ogni genere di tribolazioni e contrarietà, avanzano fiduciose nella Tua Misericordia. Queste anime sono unite a Gesù e reggono sulle loro spalle l'umanità intera. Esse non saranno giudicate severamente, ma la Tua Misericordia le avvolgerà nell'ora della morte.

L'anima che esalta la bontà del Suo Signore, viene da Lui particolarmente amata, è sempre accanto alla sorgente viva, ed attinge la grazia dalla divina Misericordia.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime che esaltano e venerano il Tuo più grande attributo, cioè la Tua insonda­bile Misericordia e che sono racchiuse nel misericordiosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono un Vangelo vivente, le loro mani sono colme di opere di Misericordia e la loro anima è piena di gioia e canta all'Altissimo l'inno della Misericordia. Ti supplico, o Dio, mostra loro la Tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno posto in Te; si adempia in essi la promessa di Gesù che ha detto loro: " Le anime che onoreranno la Mia insondabile Misericordia, Io stesso le difenderò come Mia gloria durante la vita, ma specialmente nell'ora della morte".

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

OTTAVO GIORNO

“Oggi conduciMi le anime che sono nel carcere del purgatorio ed immergile nell'abisso della Mia Misericordia. I torrenti del Mio Sangue attenuino la loro arsura. Tutte queste anime sono molto amate da Me; ora stanno dando soddisfazione alla Mia giustizia; è in tuo potere recar loro sollievo. Prendi dal tesoro della Mia Chiesa tutte le indulgenze ed offrile per loro... Oh, se conoscessi i loro tormenti, offriresti continua­mente per loro l'elemosina dello spirito e pagheresti i debiti che essi hanno nei confronti della mia giustizia!”.

Misericordiosissimo Gesù, che hai detto che vuoi Misericordia, ecco io conduco alla dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime del purgatorio, anime che a Te sono molto care e le quali tuttavia debbono soddisfare la Tua giustizia. I torrenti del Sangue e dell'Acqua che sono scaturiti dal Tuo Cuore spengano il fuoco del purgatorio, in modo che anche là venga glorificata la potenza della Tua Misericordia.

Dall'arsura tremenda del fuoco del purgatorio, s'innalza un lamento alla Tua Misericordia, e ricevono conforto, sollievo e refrigerio nel torrente formato dal Sangue e dall'Acqua.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime che soffrono nel purgatorio, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Ti supplico per la dolorosa Passione del Figlio Tuo Gesù e per tutta l'amarezza da cui fu inondata la Sua santissima anima, mostra la Tua Misericordia alle anime che sono sotto lo sguardo della Tua giustizia, non guardare a loro se non attraverso le Piaghe del Tuo amatissimo Figlio Gesù, poiché noi crediamo che la Tua bontà e la Tua Misericordia sono senza limiti.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

 

NONO GIORNO (Vigilia della Festa della Divina Misericordia)

“Oggi conduciMi le anime tiepide ed immergile nell'abisso della Mia Misericordia. Queste anime feriscono il Mio Cuore nel modo più doloroso. La Mia anima nell'Orto degli Ulivi ha provato la più grande ripugnanza per un'anima tiepida. Sono state loro la causa per cui ho detto: "Padre, allontana da Me questo calice, se questa è la Tua volontà." Per loro, ricorrere alla Mia Misericordia costituisce l'ultima tavola di salvezza”.

Misericordiosissimo Gesù, che Sei la pietà stessa, introduco nella dimora del Tuo Cuore pietosissimo le anime tiepide. Possano riscal­darsi nel Tuo puro amore queste anime di ghiaccio, che assomigliano a cadaveri e suscitano in te tanta ripugnanza. O Gesù pietosissimo, usa l'onnipotenza della Tua Misericordia ed attirale nell'ardore stesso del Tuo amore e concedi loro l'amore santo, dato che puoi tutto.

Il fuoco e il ghiaccio non possono stare uniti, poiché, o si spegne il fuoco o si scioglie il ghiaccio. Ma la Tua Misericordia, o Dio, può soccorrere miserie anche maggiori.

Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime tiepide, che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Padre della Mise­ricordia, Ti supplico per l'amarezza della Passione del Tuo Figlio e per la Sua agonia di tre ore sulla croce, permetti che anche loro lodino l'abisso della Tua Misericordia... Amen.

(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)

  

            Recitiamo ogni giorno, possibilmente alle ore 15.00,  la Coroncina alla Divina Misericordia insegnata da Gesù a Suor Faustina Kowalska di Cracovia.

            Il 13 settembre 1935, Suor M. Faustina Kowalska ( 1905 - 1938 ), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull' umanità, fu ispirata di offrire al Padre

"Il Corpo e il Sangue, l' Anima e la Divinità del suo dilettissimo Figlio in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo”.

 Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l' Angelo era impotente  a mettere in atto quel castigo.

Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa "Coroncina", usando i grani del Rosario:

"Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia. La reciterai per nove giorni cominciando con:

il Padre nostro, l' Ave Maria e il Credo.

Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del Padre Nostro reciterai la preghiera seguente:

Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue,

l' Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio

e nostro Signore Gesù Cristo,

in espiazione dei nostri peccati

e di quelli di tutto il mondo.

Sui grani dell' Ave Maria reciterai per 10 volte:

Per la sua dolorosa Passione,

abbi misericordia  di noi e del mondo intero.

Per finire, ripeterai 3 volte questa invocazione:

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale,

abbi pietà di noi e del mondo intero.

 

Il Signore non si limitò a descrivere la Coroncina,

ma fece a Santa Faustina queste promesse:

* Concederò grazie senza numero a chi recita questa coroncina, per il ricorso alla mia Passione commuove l’intimo della mia Misericordia. Quando la reciti, avvicini a me l' umanità.

* Le anime che mi pregheranno con queste parole saranno avvolte dalla mia Misericordia per tutta la loro vita e in modo speciale al momento della morte.

* Invita le anime a recitare questa Coroncina e darò loro ciò che chiederanno. Se la reciteranno i peccatori, riempirò la loro anima con la pece del perdono e farò sì che la loro morte sia felice.

* I sacerdoti la raccomandino a chi vive nel peccato come una tavola di salvezza. Anche il peccatore più indurito, recitando, sia pure una sola volta questa Coroncina, riceverà qualche grazia dalla mia Misericordia.

* Scrivi che, quando questa Coroncina sarà recitata accanto a un morente, mi collocherò io stesso fra quell' anima e il Padre mio, non come giusto giudice, ma come salvatore. La mia Misericordia infinita abbraccerà quell' anima in considerazione delle sofferenze della mia Passione.

 

 

IL “MALIGNO” E LA SUA “LOTTA”

CONTRO LA SANTA CASA

 

L’APOSTASIA LAURETANA

Cfr. in Internet:

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

 

LA PRESENZA DELL'AZIONE DEL MALIGNO

(secondo l’insegnamento di PAOLO VI, 15 novembre 1972)

Vi sono segni, e quali, della presenza dell’azione diabolica?

e quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo?

                La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del Maligno sembrano talora farsi evidenti (Cfr. Tertull. Apol. 23). Potremo supporre la sua sinistra azione là (…) dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente (…), dove lo spirito del Vangelo è mistificato e smentito (…)

                All’altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre alla azione del Demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall’invisibile nemico. 8La grazia è la difesa decisiva. L’innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell’armatura d’un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano (Cfr. Rom. 13, 1 2 ; Eph. 6, 11, 14, 17; 1 Thess. 5; 8). Il cristiano dev’essere militante; dev’essere vigilante e forte (1 Petr. 5, 8); e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare certe incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella preghiera e nel digiuno» (Marc. 9, 29). E l’Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male» (Rom. 12, 21; Matth. 13, 29).

                Con la consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre nostro, . . . liberaci dal male!».

 

IMPORTANTISSIMI ANTICHI LIBRI SULLA STORIA DELLA SANTA CASA

RICCHI DI DOCUMENTAZIONI STORICHE

Per scaricare da Internet un antico e importantissimo libro (di pagine 218)

sulla storia delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa dal titolo 

"DISSERTAZIONE CRITICO STORICA SULLA IDENTITA’

DELLA SANTA CASA DI NAZARETTE”,

di Vincenzo Murri, scritto nel 1791,  collegarsi all’indirizzo Internet

http://books.google.it/books?id=kEoQAAAAIAAJ&pg=PA212&dq=santuario+loreto&lr=&ei=XmibSK2SCZ6MjAHUhvn6BA

Il libro è digitalizzato da Google, per cui è visibile e scaricabile in formato PDF.

Altre notizie storiche importantissime si possono trarre dalla pagina 203 alla pagina 287

del DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO-ECCLESIASTICA di Gaetano Moroni, del 1846,

scaricabile in formato PDF collegandosi all’indirizzo Internet

http://books.google.it/books?id=R7lDAAAAIAAJ&pg=PA286&dq

Un altro libro ancora più antico, del 1696, scritto da Baldassare Bartoli,

dal titolo LE GLORIE MAESTOSE DEL SANTUARIO DI LORETO (di pagine 134)

può essere scaricato collegandosi all’indirizzo Internet

www.lavocecattolica.it/libro.legloriemaestosedelsantuariodiloreto.pdf

Messaggio di Maria a Mirjana, del 2 febbraio 2012:

Cari figli, da così tanto tempo io sono con voi e già da così tanto tempo vi sto mostrando la presenza di Dio ed il suo sconfinato amore, che desidero tutti voi conosciate. Ma voi, figli miei? Voi siete ancora sordi e ciechi; mentre guardate il mondo attorno a voi non volete vedere dove sta andando senza mio Figlio. State rinunciando a Lui, ma Egli è la fonte di tutte le grazie. Mi ascoltate mentre vi parlo, ma i vostri cuori sono chiusi e non mi sentite. Non state pregando lo Spirito Santo affinché vi illumini. Figli miei, la superbia sta regnando. Io vi indico l’umiltà. Figli miei, ricordate: solo un’anima umile brilla di purezza e di bellezza, perché ha conosciuto l’amore di Dio. Solo un’anima umile diviene un paradiso, perché in essa c’è mio Figlio. Vi ringrazio.  Di nuovo vi prego: pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, cioè i vostri pastori.

 

+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *

 

Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza ormai roppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile.                                                                                                                  Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it

 

 

 

DA UNA VECCHIA CORRISPONDENZA DEL 2006

SULLA “QUESTIONE LAURETANA” 

 

----- Original Message -----

From: Padre Stefano Bertolini Spina

To: giorgio.nicolini@poste.it

Sent: Sunday, April 23, 2006 1:34 AM

Subject: Il ministero angelico di Loreto

 

Egr. Dott. Nicolini,

            sono un sacerdote della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di (…omissis…). Per caso ho “incontrato” il suo Sito Internet (www.lavocecattolica.it ) cercando materiale per una Via Crucis da tenere nella Parrocchia che reggo insieme ad un confratello, qui a (…omissis…).

            Le scrivo per ringraziarla vivamente di quanto ella scrive sulla traslazione angelica della Santa Casa di Loreto, e comprendo tutte le sue difficoltà. Anche io, fino a quando non ho letto i suoi scritti e non ho riflettuto un poco, credevo nel trasporto via mare ad opera dei Crociati.

            Purtroppo - come lei ben sa - il morbo del razionalismo modernista si è impossessato anche di vasti strati della Chiesa, non ultimo - anzi soprattutto! - proprio del clero e dei pastori. Anche io, come tanti altri sacerdoti - tenga presente che sono nato nel 1960 e quindi appartengo già alla generazione “post-conciliare” - ho ricevuto una formazione teologica intrisa di illuminismo, per cui i miracoli sono dei “teologumeni” privi di fondamento storico.

            In realtà le cose stanno proprio come dice lei: c'è forse qualcosa di impossibile a Dio? Negando le possibilità dell'intervento divino soprannaturale, finiamo per negare l'essenza stessa della religione e infine per affermare che Dio non è onnipotente! Tanto vale allora essere onesti e definirsi atei.

            Da diversi anni ormai - e grazie a Dio e alla Madonna! - mi sono ampiamente ricreduto, anche se restano in me - a causa appunto della formazione ricevuta - alcune incrostazioni di “razionalismo” che mi sforzo, con l'aiuto di Dio, di superare, per abbracciare una più piena ed autentica dimensione di fede. Così ho preso ad insegnare in questo modo ai miei fedeli, e ho trovato insieme a loro la via di Cristo.

            Grazie anche a lei per il contributo che ha dato a questa mia maturazione: è vero “nulla è impossibile a Dio!”. Proceda con fermezza su questa strada, non si scoraggi per le incomprensioni che le derivano anche e proprio da chi dovrebbe difendere la fede (ho letto la risposta che le ha dato l'attuale Arcivescovo di Loreto!) e non si rende conto che non sono in gioco solo le “Sante Pietre”, ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica: in realtà il discorso è ben più ampio del problema di Loreto e inerisce il senso stesso della fede vera e della religiosità autentica.

            Che il Signore e la Madonna benedicano e sostengano il suo prezioso lavoro!

            Di tutto cuore un abbraccio in Cristo.

 Padre Stefano Bertolini Spina

 

 

LA RISPOSTA

Ancona, 14 settembre 2006

Caro Padre Stefano,

            La ringrazio di quanto mi ha scritto. Lei ha perfettamente compreso cosa c’è “in gioco” e “il perché” della mia lotta per difendere “la verità” della reale presenza a Loreto della Santa Casa di Nazareth e “la verità” delle “miracolose traslazioni” con cui essa è stata portata fin lì, proprio per “il miracoloso ministero angelico”.

La “sordità” però da Loreto è quasi totale: anzi – dopo la mia ultima “denuncia canonica” per il delitto di falso consegnata al Vescovo di Ancona - non avendo più altri argomenti da opporre, da Loreto mi sono giunte anche pretestuose “intimidazioni”. Ma in una lettera privata, dell’1 settembre u.s., scritta al mio Vescovo di Ancona Mons. Edoardo Menichelli, a cui ho consegnato il 24 agosto u.s. la mia “denuncia canonica” per “il delitto di falso”, gli ho anche aggiunto, tra le altre cose: “… non tacerò per “la questione lauretana” finché non si sarà pervenuti nella Chiesa al “ristabilimento solenne ed inequivocabile” della “verità”, percorrendo con tutte le mie forze tutti i sentieri che la Provvidenza Divina mi aprirà, come ha fatto sino ad oggi, qualunque sacrificio costasse, perché – a riguardo della Santa Casa - si tratta di un Progetto Divino e di un Bene Immenso che riguarda l’intera Storia della Chiesa e dell’Umanità, e perciò riguarda la Salvezza Eterna delle anime, per le quali Gesù ha dato tutto il suo Sangue sulla Croce”.

Tutto ciò mi costa, oltre a sacrifici personali immensi e a un dispendio di mezzi, anche ingiuste e pretestuose emarginazioni nella Chiesa, anche lavorative ed economiche, e anche da parte di coloro che dovrebbero essere i collaboratori in questo sforzo “a difesa della verità”, sia da parte di autorità ecclesiastiche locali e nazionali, come anche da parte di giornali e strumenti mass-mediatici cattolici. Per essere più esplicito, riguardo a questi ultimi, parlo in modo particolare anche del quotidiano “Avvenire” e di “Radio Maria”, del pur bravissimo e amatissimo Padre Livio, come anche di altri. Li può giustificare davanti a Dio solo una supposta e sperata “non conoscenza” e “non competenza” sulla “questione lauretana”: ma fino a quando si può parlare ancora di “ignoranza”?... Dopo tutto quanto ho scritto e fatto sino ad oggi, per anni, si può parlare ancora di “buona fede” da parte di tutti?... (cfr. anche il Sito Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).

Qui Le voglio comunque aggiungere che nel 1994, nella circostanza del VII Centenario della Miracolosa Traslazione, “qualcuno” (un alto esponente ecclesiastico!) si presentò in Vaticano al Santo Padre Giovanni Paolo II, consegnandogli sul tavolo del suo studio una lettera, con l’intimazione (!) di non andare a Loreto per l’inizio di quel Centenario e di non parlare più della “miracolosa traslazione”. Ma Giovanni Paolo II non se ne spaventò e – pur tra innumerevoli insidie - andò ugualmente a Loreto per l’inaugurazione di quel Centenario. Persino i Papi li si cerca di “intimidire”!... E a che scopo?... Chi manovra “occultamente” ogni cosa?...

Chissà se il Santo Padre Benedetto XVI conosce questi e tanti altri “particolari”?... Chissà se “il filtro” alla sua corrispondenza gli fa regolarmente pervenire le mie lettere e documentazioni ormai settimanali?... Chissà se non sarà pure lui oggetto di “pressioni occulte” come Giovanni Paolo II?... Ci parlai personalmente, anche se fuggevolmente, quando era il Card. Ratzinger, il 23 febbraio 2005, in Vaticano, poco prima di essere eletto Sommo Pontefice, venendo anche poi a sapere che egli “era entusiasta” di quanto gli scrivevo quando era Prefetto della “Congregazione per la Dottrina della Fede”. Da allora “il filtro vaticano” non mi ha reso più possibile di poterlo “contattare” personalmente, nonostante rassicurazioni avute (ma “non firmate”) dell’arrivo a destinazione delle corrispondenze: ciò anche a causa di una generalizzata omertà e ignavia di varie interposte Autorità Ecclesiastiche responsabili.

            Il Santo Padre Benedetto XVI era comunque già intervenuto sulla “questione lauretana” - dietro una mia urgente richiesta - per la celebrazione Liturgica della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre dello scorso anno, facendo pervenire al Vescovo di Loreto una relativa “inequivoca” e bellissima preghiera da recitarsi nel Santuario. Tale preghiera, ed un mio commento ad essa, la si può leggere all’indirizzo del mio Sito Internet seguente:

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm).

            In questa preghiera il Sommo Pontefice Benedetto XVI – così come tutti i suoi Predecessori – “riconosce” anche lui espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casaqui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazarethqui per molti anni hai sperimentato…”. La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora “confermato” – dal nuovo Pontefice – che è proprio “la Casa di Maria”, quella che “proprio” “era” a Nazareth.

            Perciò, anche nel “pronunciamento” di Benedetto XVI, a Loreto non ci sono delle semplici “sante pietre” portate dagli uomini e “riassemblate” e “ricostruite” a Loreto dagli uomini (come sostengono irrazionalmente certi “studiosi”, andando contro gli stessi rilievi scientifici): perché, altrimenti, il Santo Padre non identificherebbe la Santa Casa di Loreto con quella che era “proprio” e “realmente” a Nazareth, ove avvenne l’annuncio dell’angelo a Maria e l’Incarnazione in lei del Figlio di Dio, e ove Maria, Giuseppe e Gesù hanno vissuto “per molti anni”…

            Nella Basilica Pontificia Lauretana, tuttavia, si continua a proporre e a insegnare l’opposto e la preghiera del Santo Padre viene del tutto occultata. Anzi, si è stampata un’altra preghiera (anonima) ove si sconfessano subliminalmente le affermazioni del Papa, mentre si continua nell'arbitrio dell'affermazione di un trasporto umano, utilizzando e abusando “ad arte” anche un involontario errore storico dell’ex-Card. Ratzinger, in una omelia che pronunciò a Loreto nel 1991. 

Questi e altri retroscena non molto edificanti li “manifesterò” a suo tempo, permettendolo il Signore, Giusto Giudice, e la Vergine Immacolata Lauretana.

Alla fine, in ogni caso, caro Padre Stefano, IL CUORE IMMACOLATO DI MARIA TRIONFERA’, anche a Loreto.

Prof. GIORGIO NICOLINI

Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it

 

 

 


Da: famigliadomani@gmail.com [mailto:famigliadomani@gmail.com] Per conto di Associazione Famiglia Domani
Inviato: giovedì 9 febbraio 2012 14:21 - A: La Voce Cattolica
Oggetto: Re: GIOVANI aperti alla vita

Spett.le La Voce Cattolica,

            Vi ringraziamo molto per tutte le Vostre mail sempre interessanti e con tante informazioni che altrimenti non si saprebbero. Desideriamo metterVi a conoscenza di un'iniziativa a difesa della vita, pregandovi di volerci aiutare a diffonderla. Varie associazioni a livello nazionale si sono messe insieme per organizzare una Marcia per la Vita che si terrà a Roma il prossimo 13 maggio. Abbiamo preso spunto da ciò che avviene in quasi tutti i paesi, dall'Europa all'America, per lanciare anche in Italia la medesima iniziativa: una grande marcia che ribadisca che la vita è un valore non negoziabile e che unisca i gruppi i più diversi intorno a questa tematica. Nessuna associazione vuole fare da capofila per evitare personalismi. Sul sito dedicato alla Marcia troverà tutto il programma (si terrà anche un convegno nel pomeriggio del sabato 12 e un'adorazione eucaristica la sera): www.marciaperlavita.it

Vi ringraziamo anticipatamente e in attesa di un Vostro riscontro inviamo i nostri più cordiali saluti

 Associazione Famiglia Domani

 

 

UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO

UN’INIZIATIVA CONCRETA A FAVORE DELLA VITA

REFERENDUM ABROGATIVO DELLA Legge 194 IN MATERIA DI ABORTO

In Internet: www.no194.org

 

 

LORETO

BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA

PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”

PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA

           

            Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento. Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede.

            Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male. Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.

            Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore. 

            Amen.

 

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(cfr. Fil.4,8).

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PROFEZIE

San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".

 

(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)

esortiamo PURE voi, figli carissimi,

a cercare quei “segni dei tempi”

che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.

Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,

anzi ella stessa l’atteso prodigio

 

BENEDETTO XVI

Nessuno di noi sa che cosa succederà nel nostro pianeta, nella nostra Europa, nei prossimi cinquanta, sessanta, settanta anni. Ma, su un punto siamo sicuri: la famiglia di Dio sarà sempre presente e chi appartiene a questa famiglia non sarà mai solo, avrà sempre l'amicizia sicura di Colui che è la vita. (Omelia dell’8 gennaio 2006)

 

SANTA GIANNA BERETTA MOLLA

Come conservare la purezza?

Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.

La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...

La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.

È libero colui che è capace di resistere, di lottare.

 

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LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI

www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm

www.lavocecattolica.it/santacasa.htm

 

IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI

DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE

E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET

www.lavocecattolica.it/preghiera.benedetto.XVI.htm

 

NON OPPORSI AD UN ERRORE  VUOL DIRE APPROVARLO

NON DIFENDERE LA VERITA’  VUOL DIRE SOPPRIMERLA

(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)

 

non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti

(Martin Luther King)

 

 

DAL COLLE DI CAPODIMONTE DI ANCONA

LA PROTEZIONE DEI DUE BEATI

DELLA DINASTIA DEI NOBILI “CONTI” FERRETTI DI ANCONA SULL’ITALIA

(Beato GABRIELE FERRETTI – BEATO PIO IX)

 

Il 25 gennaio 1872 il Sommo Pontefice Beato Pio IX (dei Conti Mastai-Ferretti) così diceva ai fedeli di tutte le nazioni riuniti intorno a lui: “La società è stata chiusa come in un labirinto da cui non potrà uscire senza la mano di Dio”. Nel giugno 1871 diceva ai giovani romani del Circolo San Pietro: “Poiché niente possiamo aspettarci dagli uomini, poniamo sempre la nostra speranza in Dio, il cui Cuore si prepara, mi sembra, a compiere, nel momento da lui scelto, un gran prodigio che riempirà il mondo di stupore”.

www.lavocecattolica.it/gabrieleferretti.htm

 

LA VITA VINCERA’

La vita vincerà: è questa per noi una sicura speranza.

Sì, vincerà la vita, perché dalla parte della vita stanno la verità, il bene,

la gioia, il vero progresso.

Dalla parte della Vita è Dio, che ama la vita e la dona con larghezza»

(Giovanni Paolo II - Discorso ai Partecipanti alla VII Assemblea Generale della Pontificia Accademia per la Vita, 3 marzo 2001)

 

SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI

AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA

E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET

 

Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta

(San Giovanni Bosco)

 

 

"lettera INFORMATIVA 15/2012

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