A SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
SOMMO PONTEFICE
DELLA CHIESA UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
OGGETTO:
RIGUARDO ALLA SORTE DELLE ANIME DEI BAMBINI
MORTI SENZA IL BATTESIMO SACRAMENTALE
BAMBINI MORTI NEL GREMBO MATERNO PER ABORTO SPONTANEO O VOLONTARIO
“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”
(Ger.5,1)
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.
(Sal.139,13-16)
Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio…
A te la mia lode senza fine.
(Sal.22,10-11; 71,6))
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva.
(Mc.10,13-16)
IL DOGMA DEL PECCATO ORIGINALE
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 402-403-404-405-419)
[402] Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: “Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori” (Rom.5,19); “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Rom.5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rom.5,18).
[403] Sulle orme di San Paolo la Chiesa ha sempre insegnato che l'immensa miseria che opprime gli uomini e la loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è “morte dell'anima” [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1512]. Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali [cfr. ibid., 1514].
[404] In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo “sicut unum corpus unius hominis - come un unico corpo di un unico uomo” [San Tommaso d'Aquino, Quaestiones disputatae de malo, 4, 1]. Per questa “unità del genere umano” tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1511-1512]. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e non “commesso”, uno stato e non un atto.
[405] Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno [cfr. ibid., 1513], in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata “concupiscenza”). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l'uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell'uomo e lo provocano al combattimento spirituale.
[419] “Noi dunque riteniamo, con il Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso insieme con la natura umana, “non per imitazione ma per propagazione”, e che perciò è “proprio a ciascuno” [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 16].
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 1260-1261)
“Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità. Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1^Tm.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo”.
A SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
SOMMO PONTEFICE DELLA CHIESA CATTOLICA
dal Prof. GIORGIO NICOLINI
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Loreto (Cimitero Polacco), 2 novembre 1977
Ancona, 18 ottobre 2004
San Luca Evangelista
Santità,
ho letto con vivo interesse e gratitudine quanto Lei ha detto il 7 ottobre scorso ai Membri della Commissione Teologica Internazionale, nel precisare l’ambito della loro ricerca in merito alla questione della sorte dei bambini morti senza battesimo: "Non si tratta semplicemente di un problema teologico isolato. Tanti altri temi fondamentali si intrecciano intimamente con questo: la volontà salvifica universale di Dio, la mediazione unica e universale di Gesù Cristo, il ruolo della Chiesa, sacramento universale di salvezza, la teologia dei sacramenti, il senso della dottrina sul peccato originale… Toccherà a voi scrutare il "nexus" fra tutti questi misteri, in vista di offrire una sintesi teologica che possa servire di aiuto per una prassi pastorale più coerente e illuminata”.
IL MIO IMPEGNO PER LA VITA
Io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e per molti anni sono stato Professore di Religione Cattolica nelle Scuole Superiori.
Personalmente sono molto impegnato - per una particolare e specifica “sensibilità” - nel campo della “difesa della vita umana”, in special modo proprio di quella “non nata”. E ciò perché, come Lei ha scritto nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.28) “ci troviamo di fronte, oggi, ad uno scontro immane e drammatico tra il bene e il male, la morte e la vita, la cultura della morte e la cultura della vita. Ci troviamo, non solo di fronte, ma necessariamente in mezzo a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita".
Mi spinge in tale impegno anche la necessità che avverto “assai viva” di una “riparazione” presso Dio del “delitto abominevole” dell’aborto, sull’esempio e nello spirito di Santa Faustina Kowalska, della quale in proposito testimoniò il suo direttore spirituale don M. Sopocko: “Aveva scritto (Santa Faustina) nel Diario che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano. Quando in seguito, dopo aver letto il Diario le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così. Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l'uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva" (Summ., p. 95 inizio, § 251, ad 54).
In riguardo a tutto ciò, “in spirito di riparazione”, mi sono impegnato da molti anni a promuovere a livello locale dei “gruppi di preghiera”, denominati del “Movimento con Cristo per la Vita”, che si raccolgono in modo coordinato davanti agli Ospedali di molte città d’Italia, per impetrare da Dio e tentare - con l’umile preghiera del Santo Rosario - un estremo tentativo di dissuasione (e talvolta è davvero avvenuto!) delle mamme che vi entrano per far uccidere i loro “bambini non nati” e recitando anche, comunitariamente, una particolare e specifica preghiera per il “desiderio del battesimo” (o ”battesimo di desiderio vicario”) dei bambini che in quell’Ospedale vengono soppressi senza aver potuto avere la possibilità di ricevere il Battesimo “di acqua”.
A tale scopo recitiamo la seguente preghiera: “O Dio, nostro Padre, che nel tuo infinito amore per noi, vuoi che tutti gli uomini siano salvi, con la fede e l’amore della Chiesa che porta nel suo cuore di Madre il “desiderio del Battesimo” per tutti i bambini del mondo, desidero esprimere questa sua carità battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo tutti i bambini che oggi saranno uccisi con l’aborto nel grembo delle loro madri”.
Esprimiamo questa preghiera di “battesimo di desiderio vicario” (come è chiamato dai teologi) dei “bambini non nati”, sperando che anche tale forma costituisca e sia accolta presso Dio come una di quelle “vie di salvezza per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1261) ci consente di sperare che esistano, per far ottenere la grazia santificante (in questo caso, poco prima che avvenga la morte per aborto di tali bambini) e quindi far raggiungere il Paradiso alle anime di quei bambini che non possono essere battezzati in altro modo, perché uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Nel mio impegno a favore della vita nascente diffondo, inoltre, anche molti scritti su tale tema e la famosa videocassetta IL GRIDO SILENZIOSO del Dott. Bernard Nathanson (da me acquisita in proprietà e che - rielaborata didatticamente per un utilizzo adatto anche per giovanissimi - concedo di duplicare e diffondere gratuitamente), insieme ad altro materiale didattico vario, curando anche dei Siti Internet specifici e approfonditi sul tema della “difesa della vita umana nascente” (www.fuocovivo.org e www.lavoce.an.it ), allo scopo di rendere possibile “una più vasta sensibilizzazione delle coscienze” e così aiutare nella prevenzione di questo crudele omicidio che è l’aborto, nonché la fecondazione artificiale.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “SANTI NON NATI”
Per tale mio impegno “per la vita”, recentemente mi è stato richiesto da Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico (Vescovo Cappuccino) una mia valutazione riguardo alla proposta da lui avanzata circa l’istituzione di una Memoria Liturgica da denominarsi dei “SANTI NON NATI”. Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico è stato attivo e determinante patrocinatore nella causa per la canonizzazione di Santa Gianna Beretta Molla, e mi è come amico, fratello e padre nella Fede del Nostro Signore Gesù Cristo, avendo talvolta collaborato assieme, soprattutto nella stesura e pubblicazione di vari libri di spiritualità e preghiera.
Rimettendo al Suo Supremo Giudizio di Pastore e di Maestro Universale “la possibilità” e “la convenienza” di tale Memoria Liturgica, e in aggiunta a quanto già ampiamente esposto da Mons. Spreafico al riguardo, da me in tutto condiviso, Le espongo ora umilmente alcune altre mie considerazioni “favorevoli” a tale istituzione, sottoponendole alla Sua paterna attenzione, e sottomettendomi in tutto al Suo Magistero Infallibile, qualora dovesse riscontrare nella mia esposizione inesattezze od errori teologici, che da subito rifiuto qualora sia incorso in essi senza essermene avveduto.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “BAMBINI NON NATI”
In aggiunta ed in alternativa, in attesa di superare gli eventuali “ostacoli” teologici non ancora chiariti per l’istituzione di una Memoria Liturgica definita dei “SANTI NON NATI”, esprimo anche “una mia personale proposta”: dell’istituzione, anche solo “temporanea”, di una Memoria Liturgica da denominarsi eventualmente dei “BAMBINI NON NATI”, o in un modo simile, avente a giustificativo fondamento la stessa Messa esequiale già prevista e liturgicamente istituita per i bambini morti senza il Battesimo. E ciò anche al fine di “sensibilizzare” tutti i cristiani almeno alla preghiera di “suffragio” (se ne avessero bisogno) per le anime dei “bambini non nati” e morti senza aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale, in attesa di “chiarire” e di “risolvere” - dal punto di vista teologico - la loro “reale” sorte eterna, come Lei stesso ha incoraggiato a studiare e ad approfondire nel discorso suddetto del 7 ottobre scorso.
Tale eventuale commemorazione liturgica, definita dei “BAMBINI NON NATI” (qualora non fosse ancora possibile definirla dei “SANTI NON NATI”), a me sembra che non costituisca “un problema teologico” né “un problema liturgico”, poiché è già stata “approvata” ed è “in vigore” la Messa esequiale per “i bambini morti senza battesimo”.
Tale memoria liturgica avrebbe anche un secondo importante “scopo pastorale”, oltre al “suffragio” dei “bambini non nati” e già morti (causa l’aborto e la fecondazione artificiale), e che si spera possano essere almeno in Purgatorio. Infatti tale “celebrazione liturgica” specifica renderebbe possibile far partecipare ufficialmente e pubblicamente tutta la Chiesa ad una preghiera corale presso Dio, affinché tutti i “bambini non nati”, intendendo in questo caso quelli ancora viventi nel grembo materno ma che sono in procinto di venire uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale, possano ricevere da Lui, prima della loro morte, una qualche “forma di Battesimo”, anche se non sacramentale (come, ad esempio, il battesimo denominato di “desiderio vicario”). Ciò permetterebbe di far usufruire a tali “bambini non nati”, per l’intercessione della Chiesa, che è essa stessa “Sacramento Universale di Salvezza”, di qualcuna di quelle “vie di salvezza già predisposte da Dio anche per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo ci consente di sperare che esistano (n.1261).
Tutto ciò avrebbe dunque il fine di far ottenere da Dio la “grazia santificante” per questi “bambini non nati”, e “prima della loro morte”: in tal modo le loro anime immortali potranno raggiungere la Salvezza Eterna, nonostante che non siano stati battezzati “in acqua” prima della loro morte, procurata abominevolmente con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Anche per quest’ultimo caso (la fecondazione artificiale) occorre, infatti, la preghiera per le anime di tutti i “bambini concepiti”, poiché solo pochissimi tra essi raggiungeranno la possibilità di nascere veramente: tale pratica aberrante, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi produce la morte dei bambini “concepiti artificialmente” e che sono pur essi già dotati di un’anima spirituale. E’ indubitabile, infatti, che nel momento dell’incontro dei gameti c’è l’avvento istantaneo di una nuova persona, unica e irripetibile, già dotata di un’anima razionale e che nessuna procedura di fecondazione può mai ottenere, e che per questo è direttamente creata da Dio, infusa da Lui direttamente nell’istante del “concepimento” del corpo del bambino, anche se avvenuto “in modo artificiale” (cfr. Sito Internet: http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/anima%20spirituale.html )
E’ infatti verità di fede che “l’anima razionale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo”. Corpo ed anima, cioè, sono uniti tra loro non soltanto “estrinsecamente”, o nell’azione come contenente e contenuto, ma “intrinsecamente”, di modo che “l’anima spirituale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo” (D. 481; DS. 902). Secondo Gen.2,7 la materia del corpo, solo per l’infusione dell’anima, che è spirituale (Gen.1,26), diventa un corpo umano vivente e parte costitutiva della persona umana. Secondo la visione di Ezechiele (37,1ss.) le membra del corpo sono risvegliate alla vita per mezzo dell’anima spirituale. I Padri della Chiesa ammettono un’unione di anima e di corpo così intima che la paragonano con l’unione ipostatica (cfr. il Simbolo Quicumque: D. 40). Sant’Agostino insegna: “Il corpo ha sensazione e vita dall’anima” (De Civ. Dei XXI, 3, 2).
IL BAMBINO UCCISO CON L’ABORTO
MUORE IN UNO STATO SPIRITUALMENTE IMMATURO
La Beata Teresa di Calcutta, in una intervista del 1994 agli operatori del “Movimento per la Vita” (di cui era “Presidente onoraria”), insegnava: “Il motivo per cui è sbagliato uccidere esseri umani innocenti è che questi vengono privati della possibilità di amare e di essere amati per prepararsi alla vita che li attende al di là di questa vita: il bambino che viene ucciso con l'aborto viene ucciso allo stato spiritualmente più immaturo”.
Allora esortava: “Pregate con la donna che vuole abortire per farle capire che l'aborto è la soluzione sbagliata, poiché il bambino viene inviato alla vita eterna senza aver avuto la possibilità di vivere in questa vita per amare ed essere amato”.
E quando, nonostante tutto, l’aborto viene ugualmente compiuto la Beata confortava: “Spiegate alla donna che ha avuto un aborto, che il destino eterno del proprio bambino deve essere lasciato nelle mani di Dio, perché noi non sappiamo esattamente cosa accade ai bambini che muoiono, ed in particolar modo ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il battesimo”.
Sarebbe perciò davvero assai importante che l’approfondimento teologico, suffragato da un eventuale pronunciamento magisteriale più chiaro ed esplicito, pervenisse un giorno a farci sapere “esattamente” cosa accade ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale.
LA SORTE DEI BAMBINI CHE MUOIONO CON IL PECCATO ORIGINALE
SENZA AVER RICEVUTO IL BATTESIMO SACRAMENTALE
Per cercare di far luce in questo mistero bisogna partire sempre dalla verità del Peccato Originale, compiuto da Adamo e trasmesso ai discendenti “per propagazione” (D. 789-791; DS. 1512-1514). Però - insegna il Catechismo - “il Peccato Originale, sebbene proprio a ciascuno, in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali” (Catechismo Chiesa Cattolica, 405). “Per questo il Peccato Originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e “non commesso”, “uno stato” e “non un atto” (Catechismo Chiesa Cattolica, 404).
E’ comunque verità di fede che “le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304). Il dogma si fonda sulle parole del Signore: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5). Pertanto anche i neonati vengono battezzati proprio in remissione del solo Peccato Originale.
A La possibilità della rinascita spirituale dei bambini
ottenuta in modi diversi dal Battesimo sacramentale
Oltre che con il Battesimo “di acqua”, lo stesso Magistero e la teologia tradizionale sostengono che la “rinascita spirituale” dei bambini può avvenire anche mediante il Battesimo di Sangue, come nella strage dei bambini uccisi da Erode, che sono stati dichiarati “Santi Innocenti” e la cui memoria liturgica si celebra il 28 dicembre di ogni anno.
In considerazione, inoltre, della Volontà Salvifica Universale di Dio (cfr. 1^Tim.2,4) molti teologi ammettono ancora altri “modi” che possono conferire la grazia santificante ai bambini che muoiono senza aver potuto ricevere il battesimo sacramentale: quali il desiderio e la preghiera dei genitori o della Chiesa (battesimo di desiderio vicario), oppure nell’ipotesi (anche se non verificabile) dell’acquisto dell’uso di ragione nell’istante della morte, di modo che il bambino potrebbe decidersi coscientemente per Dio (battesimo di desiderio), oppure i dolori e la morte del bambino come quasi sacramento (battesimo di sofferenza).
Questi ed altri mezzi sostitutivi del Battesimo sacramentale sono bensì possibili, però la loro effettiva realtà non può essere provata con la Rivelazione. Tuttavia queste “opinioni teologiche” sembrano ultimamente essere state recepite in qualche modo - nel loro “valore veridico” - dallo stesso Magistero della Chiesa, poiché nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1261) è dichiarato: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr.1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Poiché “lex orandi est lex credendi”, l’istituzione da parte della Chiesa del rito dei funerali per i bambini morti senza battesimo sacramentale, offre ai credenti “la speranza” di “una via di salvezza” per questi bambini non battezzati che sembrerebbe in realtà essere “una vera certezza”.
Diversamente, se fosse “vero” che nessun bambino “non battezzato sacramentalmente” possa mai andare in Paradiso (od anche in Purgatorio), la Messa esequiale sarebbe del tutto “inutile” e contraddirebbe per di più lo stesso enunciato del dogma sopra riportato che dice: “Le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304).
Nell’insegnamento tradizionale di San Tommaso d’Aquino, che sostiene l’esistenza del Limbo per i bambini non battezzati sacramentalmente, il Dottore afferma che “le anime dei bambini (andate nel Limbo) si trovano nelle condizioni di chi non può ricevere aiuto alcuno, perché manca loro lo stato di grazia, che non si può più acquistare dopo la morte” (S. Th., Suppl., q.71, a.7). Se però così fosse, allora la Messa esequiale istituita per i bambini morti senza aver ricevuto il battesimo sacramentale sarebbe - come detto sopra - “inutile” e contraddirebbe il dogma sopra riportato, che dichiara che le anime vanno agli inferi quando anche sono gravate del solo Peccato Originale.
Però la Messa esequiale è stata istituita dalla Chiesa e viene in realtà celebrata proprio perché si suppone che il bambino non battezzato possa essere morto “in stato di grazia”, e che quindi possa essere andato o direttamente in Paradiso oppure che possa essere andato anche in Purgatorio (per una “temporanea” e non completata espiazione della “pena” del Peccato Originale), per cui l’anima del bambino ha bisogno di preghiere di suffragio per la definitiva entrata in Paradiso.
Tale Messa esequiale istituita dalla Chiesa fa perciò “sperare” e “supporre” che l’anima del bambino morto senza battesimo sacramentale si sia salvata ed abbia perciò ricevuto, prima della sua morte, la grazia santificante per “una via diversa” da quella del battesimo sacramentale (quindi, per una “via extra-sacramentale”). Se la Messa esequiale ha “un reale valore”, come ce l’ha!, per l’anima del bambino non battezzato, allora l’anima di tale bambino non battezzato non può trovarsi nel Limbo, che, se esistesse davvero, sarebbe invece “eterno”, e la “Messa esequiale” (in tal caso) non avrebbe senso né utilità alcuna per l’anima del bambino.
B La “libera scelta” dell’uomo “adulto”, dotato dell’uso della ragione e del libero arbitrio,
a ricevere o meno il Battesimo sacramentale
Poiché non possono esserci contraddizioni tra verità dogmatiche ed altri insegnamenti del Magistero “ufficiale”, e tra questi e la prassi liturgica “ufficialmente approvata” dalla Chiesa, sembrerebbe evidente dedurne che il dogma sopraindicato - cioè, “le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304) - intenda fare riferimento alla condizione di soggetti, per lo più “adulti”o comunque già dotati dell’uso di ragione, che hanno operato “una scelta cosciente” di “non volere” il Battesimo sacramentale, pur conoscendone “la necessità”, secondo come ha dichiarato il Concilio Ecumenico Vaticano II: “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa Cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa (con il Battesimo) o in essa perseverare” (Lumen Gentium, n.14); e perciò queste sono le anime di “coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale” che “vanno agli inferi, ove avranno pene diverse”.
Tale “significato deduttivo” - di “riferimento, cioè, alla condizione degli uomini dotati dell’uso di ragione e alla determinazione di una loro “cosciente” e “libera scelta” di “non volere” il Battesimo sacramentale - sembrerebbe chiaramente confermato dall’altro insegnamento del Magistero che, in senso contrario, afferma: “Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità” (Catechismo Chiesa Cattolica, n.1260).
In questo secondo enunciato del Magistero appare evidente e del tutto sicuro che la Salvezza da parte dell’uomo dotato dell’uso di ragione e del libero arbitrio è raggiungibile anche senza avere ricevuto il Battesimo sacramentale (e quindi senza avere avuto una remissione del Peccato Originale con il Battesimo sacramentale): a condizione che - pur ignaro di Cristo e della Chiesa - quest’uomo cerchi sinceramente la verità e compia la Volontà di Dio come la conosce. In tali uomini si suppone che avrebbero chiesto il Battesimo sacramentale, se ne avessero conosciuta la necessità. Di fatto si salvano ugualmente anche senza che in loro il Peccato Originale sia stato rimesso con il Battesimo sacramentale, e senza neppure avere avuto il desiderio di riceverlo (non essendo conosciuta tale necessità) e, presumibilmente, senza neppure avere avuto coscienza di essere stato concepito e di essere nato in uno stato di “Peccato Originale”, cioè privo della grazia santificante.
Per tali uomini si deve supporre perciò che la remissione del Peccato Originale avvenga in un modo “extra-sacramentale”, cioè “per una via diversa” nota solo a Dio: ma tale “via diversa” deve essere necessariamente “reale” ed “efficace”, atta cioè ad infondere la grazia santificante. Infatti, nel Decreto Conciliare “Ad Gentes” è affermato anche che “Dio, attraverso vie che lui solo conosce, può portare gli uomini che senza loro colpa ignorano il Vangelo a quella fede “senza la quale è impossibile piacergli” (Eb.11,6) (Ad Gentes, 7). Qui appare anche chiaro che “le vie diverse” conosciute e percorse da Dio per infondere la grazia santificante in tali anime, dipendono essenzialmente dall’evidente motivo della Volontà Salvifica Universale di Dio, e grazie alla Mediazione Universale di Gesù Cristo, nonché per il ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita su tutti gli uomini quale “Sacramento Universale di Salvezza”.
Quindi il dogma che “coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi” chiaramente intende riferirsi solo a quegli uomini che, con “una scelta cosciente e libera”, rifiutano di ricevere il Battesimo sacramentale, pur avendone conosciuta la necessità.
C L’impossibilità di una “scelta”, cosciente e libera, dei “bambini non nati”
a ricevere o a rifiutare il Battesimo sacramentale
La scelta “cosciente e libera”, di voler ricevere o meno il Battesimo sacramentale, può farlo solo chi è dotato dell’uso di ragione e della possibilità dell’esercizio del libero arbitrio; nel caso dei “bambini non nati” ciò è ovviamente e sicuramente da escludere: essi, cioè, in “via ordinaria”, non sono ancora possibilitati all’“uso della ragione” e all’esercizio del “libero arbitrio” e si trovano quindi in una condizione ancora “più scusata” di coloro che si possono ugualmente salvare anche ignorando il Vangelo di Cristo e la Chiesa, ma che - dotati della ragione e del libero arbitrio - seguono la Volontà di Dio come la conoscono (cfr. C.C.C. 1260). Tali uomini considerati sopra (C.C.C. 1260), inoltre, hanno sì “l’uso della ragione” ma non hanno però la possibilità di “scegliere” di ricevere il Battesimo sacramentale, perché neppure ne conoscono l’esistenza, oltre che la necessità di doverlo ricevere.
A maggior ragione tutto ciò non può non venire applicato per i “bambini non nati”. Essi non hanno ancora neppure l’uso della ragione e sono del tutto ignari del Vangelo e della Chiesa e della necessità del Battesimo sacramentale. E anche qualora fossero misteriosamente e per grazia divina in grado di “conoscere” tutto ciò, rimanendo però ancora fisicamente “chiusi” nel grembo materno non hanno alcuna possibilità “fisica” di riuscire ad attuare una loro ipotetica scelta di voler ricevere il Battesimo sacramentale “di acqua”. Essi, infatti, se vengono a morire nel grembo materno per aborto spontaneo o procurato (o per fecondazione artificiale), risultano “fisicamente” impossibilitati, in ogni caso, a ricevere il “Battesimo di acqua”, anche qualora essi potessero essere in grado di “scegliere” di volerlo ricevere.
Se si possono perciò salvare, e di fatto Dio salva, gli “adulti” che, pur non battezzati e quindi senza una remissione sacramentale del Peccato Originale, si trovano però nelle condizioni sopra indicate dal Catechismo (al n.1260), come può essere possibile che Dio non possa o non voglia salvare (per il Paradiso) i “bambini non nati”, che - senza alcuna loro colpa - sono del tutto impossibilitati all’esercizio dell’uso della ragione e del libero arbitrio, nonché a ricevere il battesimo “di acqua” (pur se fossero in grado di poterlo desiderare e volere), essendo ancora “chiusi” nel grembo materno? Può non vigere anche, e ancor di più, per i “bambini non nati” la Volontà Salvifica Universale di Dio, in virtù della mediazione Universale di Gesù Cristo, nonché dell’efficace ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita su tutti gli uomini quale “Sacramento Universale di Salvezza”?
Ciò fa dedurre l’insufficienza dell’insegnamento della teologia tradizionale che suppone l’esistenza di un “Limbo eterno” (cioè, né Inferno né Paradiso, ma solo una specie di beatitudine naturale, priva però della visione di Dio) per “equilibrarsi” tra il “non contraddire il dogma sulla necessità del Battesimo per salvarsi” e insieme riconoscere e salvaguardare “la non colpevolezza personale” dei “bambini non nati” o di quelli anche nati ma ancora privi dell’uso di ragione e del libero arbitrio, e che non hanno avuto la possibilità di ricevere il Battesimo sacramentale.
Come è possibile, perciò, che - alle condizioni indicate dal Catechismo al n.1260 - senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale si possano salvare (andando in Purgatorio o in Paradiso), e Dio voglia salvare, “solo” gli “adulti”? Questi ultimi, tra l’altro, oltre a non aver avuto la remissione del Peccato Originale con il Battesimo sacramentale possono per di più essere stati in vita anche gravati da colpe personali, sia gravi ma almeno sicuramente “veniali” (come afferma un altro dogma, che esonera da ciò “per privilegio” solo la Vergine Maria: cfr. in proposito D. 833, DS. 1573). Come è possibile perciò che Dio non voglia salvare, pur potendolo, anche le anime dei “bambini non nati” (se fosse vero che non possono andare né in Purgatorio né in Paradiso), i quali per di più non sono gravati neppure da alcuna colpa personale, neppure “veniale”?
L’analogia tra le due condizioni dimostra una evidente “discrepanza”, se fosse proprio vero che i “bambini non nati” non avrebbero alcuna possibilità di ricevere pure loro “per vie diverse” la grazia santificante, pur essendo possibile da parte di Dio concederla pure a loro.
Se può essere data da Dio la grazia santificante (per vie che Dio solo conosce) a degli adulti ignari della necessità del Battesimo sacramentale, come può non essere data da Dio la stessa grazia santificante (per vie che Lui solo conosce) a dei “bambini non nati”, che sono anche impossibilitati persino “fisicamente” - e senza alcuna loro colpa - a ricevere il Battesimo sacramentale, persino se fossero in grado di poterlo volere?…
D Le attestazioni bibliche sul comportamento “amorevole” e “salvifico” di Dio
verso ogni essere creato
A quanto scritto sopra si rispondeva, nella teologia tradizionale, che Dio, pur nella sua volontà di salvezza universale, non è obbligato ad eliminare con un intervento miracoloso, dall’ordine del mondo da lui creato, tutti i singoli ostacoli derivanti dalla cooperazione di cause seconde con la causa prima divina e che in molti casi rendono vana l’esecuzione della volontà salvifica divina.
Ma queste spiegazioni appaiono “troppo teologiche” e direi quasi “impersonali” e “matematiche”, e contraddicono ciò che traspare dalla Sacra Scrittura riguardo “al reale comportamento” del Dio “vivo” e “vero”, infinitamente amorevole e premuroso per ogni sua “singola” creatura.
Sta scritto infatti: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
Persino a riguardo della creazione inanimata Dio ha una cura “singola” amorevolissima: “Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra” (Is.40,26-28).
Così pure è scritto: “(La sapienza) si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa” (Sap.8,1). E ancor più chiaramente: “Egli (Dio) ha creato il piccolo e il grande e si cura ugualmente di tutti” (Sap.6,7). Così anche Giobbe sottolinea “l’imparzialità” di Dio nel riconoscere e difendere i “diritti” anche dei più poveri: “Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, che farei, quando Dio si alzerà, e, quando farà l'inchiesta, che risponderei? Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno?” (Gb.31,13-15).
Infine, è dal comportamento stesso di Gesù che viene rivelato qual è l’atteggiamento del Padre verso le sue creature, secondo le parole evangeliche: “Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere” (Gv.14,8-11).
A riguardo proprio dei bambini il Vangelo riporta tutta la tenerezza di Gesù (e quindi del Padre) verso di loro: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc.10,13-16). Se Gesù stesso non voleva che venisse “impedito” ai bambini di andare da Lui, perché “a chi è come loro appartiene il regno di Dio”, potrà proprio Lui “impedire” ai “bambini non nati” di entrare nel suo Regno, quando è Egli stesso a decretare che solo “a chi è come i bambini” appartiene il Regno di Dio?
Nel discorso della montagna, poi, Gesù insegna e mostra che la cura amorosa del Padre Celeste si estende anche alle più piccole creature, come gli uccelli del cielo e i gigli del campo, e che in modo ancor più particolare tale cura si rivolge alle creature ragionevoli. “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?… Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi…? … il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt.6,25-33).
Da tale brano evangelico si evince come “la vita umana temporale” è considerata da Dio assai più importante di ciò che la fa anche sussistere (“la vita non vale forse più del cibo?”, dice Gesù), oltre che essere anche assai più importante di tutte le altre creature irragionevoli. In proporzione, non si deduce da tutto ciò come Dio Padre non possa non considerare “infinitamente più importante” far sussistere “la vita umana” “per l’eternità”? Parafrasando, cioè, le stesse parole di Gesù, non si potrebbe dire: “Se Dio ha cura e provvede ai bisogni della vita umana temporale, che di per sé è destinata alla cessazione con la morte, non farà assai di più per rendere possibile far giungere alla “vita eterna beata” le anime di ogni singola creatura umana, e quindi anche di ogni singolo “bambino non nato”, poiché tali anime sono “immortali”?
Ciò dimostra chiaramente che Dio, potendo infondere la grazia santificante in via extra-sacramentale ai “bambini non nati”, lo farà sicuramente (cioè, come a dire: “assai di più”), perché il valore della loro vita corporale temporale non è paragonabile al valore della loro anima spirituale che sussisterà “immortale” per l’eternità. Anche per le anime immortali dei “bambini non nati” hanno infatti tutto il loro valore le parole di Gesù: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?” (Mc.8,36-37).
Per questo, assumono un significato del tutto “particolare”, se vengono riferite alle anime dei “bambini non nati”, le parole di Giobbe: “Egli (Dio) ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio d'ogni carne umana” (Gb.12,10). In nessun caso, così come avviene nei riguardi dei “bambini non nati”, Dio ha veramente “in mano” l’anima di tali bambini, che da soli non possono davvero far nulla per le loro anime immortali.
Potrà Dio, che è “Padre” - e che solo Lui “ha in mano”, cioè che solo Lui può decidere della sorte delle anime immortali di tali bambini - non decidere per loro l’elargizione del “bene eterno”, cioè della Salvezza Eterna delle loro anime?…
E La dimostrazione biblica dell’infusione della “grazia santificante”
anche in “bambini non nati”
La stessa Sacra Scrittura attesta, in modo chiarissimo, come Dio in taluni casi abbia infuso la grazia santificante a dei bambini che erano ancora nel grembo materno.
Come nel caso di Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger.5,1).
Così anche nel caso di Isaia: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome” (Is.49,1).
Ed in maniera ancora più esplicita ed evidente ciò avvenne nel caso di San Giovanni Battista: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc.1,41-44).
Inoltre, per tutta l’umanità esistita prima della venuta di Gesù Cristo, non essendovi ancora i Sacramenti istituiti solo dopo la venuta del Salvatore, Dio poteva salvare le anime sia degli “adulti” come dei “bambini non nati” solo mediante “l’infusione diretta” della grazia santificante, che rimetteva in essi anche la colpa del Peccato Originale. Quindi, come ciò era possibile prima della venuta di Gesù, nulla impedisce a Dio di poter continuare a farlo anche dopo la venuta di Gesù, qualora vi siano circostanze particolari ove la ricezione dei Sacramenti della Chiesa risulti davvero “impedita” o davvero “impossibile”.
F In Adamo “tutti” hanno peccato,
in Cristo “tutti” (anche i bambini) ricevono la giustificazione
Dio sinceramente “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (1^Tim.2,4-6). Afferma in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.402): “Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: “Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori” (Rom.5,19); “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Rom.5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rm.5,18).
Se è vero che il peccato di Adamo (anche se è un peccato “contratto” e non “commesso”, “uno stato” e “non un atto”: cfr. C.C.C. 404) ha raggiunto “tutti” gli uomini (e quindi anche i “bambini non nati”, essendo essi già dall’istante del “concepimento” introdotti all’esistenza con il Peccato Originale “contratto”), si deve però anche affermare e con maggior ragione che deve essere altrettanto vero che la grazia meritata da Cristo raggiunge anch’essa “tutti” gli uomini (e quindi anche i “bambini non nati”), eccetto che siano proprio essi - liberamente e coscientemente - a non volerla ricevere (il che non può essere il caso dei “bambini non nati”). Tale grazia è ricevuta in “via ordinaria” mediante il Battesimo sacramentale, e in “via straordinaria” “attraverso vie che lui solo (Dio) conosce”, e quindi attraverso dei modi “extra-sacramentali” (cfr. Ad Gentes, 7).
Sembrerebbe perciò che si possa dire che la grazia meritata da Cristo “si riversa su tutti gli uomini” (e quindi anche sui “bambini non nati”) operando lo stesso effetto (ma “rovesciato”, cioè in senso positivo) del peccato di Adamo, trasmesso a sua volta “per propagazione” a “tutti gli uomini”.
Anzi, l’effetto della grazia meritata da Cristo, che “si riversa su tutti gli uomini” (e quindi anche sui “bambini non nati”), è assai più grande dell’effetto di male prodotto dalla caduta di Adamo.
Scrive infatti San Paolo: “Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti… perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Rom.5,15-21).
Se tutto ciò vale per gli adulti, dotati dell’uso di ragione e del libero arbitrio, a maggior ragione si può intenderlo valere per i “bambini non nati”, che se non hanno la possibilità di “scegliere” di accettare di ricevere la grazia della giustificazione altrettanto però - per la mancanza dell’uso della ragione e del conseguente esercizio del libero arbitrio - non hanno neppure la possibilità di “rifiutare” tale grazia della giustificazione, che vuole essere donata a loro da Dio gratuitamente per i soli meriti di Cristo. Infatti insegna ancora San Paolo: “Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù…” (Ef.2,8-10) (cfr. D. 178; DS. 375).
D’altra parte, all’opposto, non è concesso a nessun discendente di Adamo (né mai sarebbe possibile concedere a un “non esistente”) di poter “scegliere” di “rifiutare” per se stesso di “contrarre” il Peccato Originale commesso da Adamo “personalmente” e trasmesso ai discendenti per “propagazione”, divenendo inerente in ciascun uomo come suo proprio.
Così, ancora, al contrario, alla stessa Vergine Maria non è stato concesso (né mai sarebbe stato possibile concedere nella condizione di “non esistenza”) di “poter scegliere” di venire “concepita” “Immacolata”, cioè “senza la colpa” del Peccato Originale, nonostante che “per generazione” da Adamo anch’ella ne sarebbe dovuta venire “contratta”. Il Beato Duns Scoto illustra mirabilmente questo “privilegio” di Maria, oltre che con il concetto della “redenzione preservativa”, anche per il fatto che “era ragionevole attribuire a Maria ciò che era più eccellente”. Come a dire che era “conveniente” da parte di Dio far “concepire” Maria “Immacolata” (cioè, priva della colpa del Peccato Originale), dovendo ella essere la futura Madre del Verbo Incarnato: Dio “poteva farlo”, “era conveniente farlo”, “Dio perciò lo fece”. Tutto ciò indipendentemente da una “libera scelta” della stessa Vergine Maria, che era impossibile, in quanto prima del suo “concepimento” era ancora “non esistente”.
In senso lato, tale concetto potrebbe estendersi anche per il caso dei “bambini non nati” e morti senza il Battesimo sacramentale. Essi non hanno la possibilità di fare “una libera scelta”. Ma Dio “può” infondere in loro ugualmente la grazia santificante in via extra-sacramentale, perché “è conveniente” che la sua opera redentrice (attuata per i meriti di Cristo) abbia la maggiore estensione possibile (anche per una stessa sua eterna “maggior gloria estrinseca”), includendo perciò “la salvezza eterna” anche delle anime dei “bambini non nati”: Dio perciò, verrebbe da dire, “lo fà” “sicuramente”; cioè, stante l’impossibilità del Battesimo sacramentale, prima della loro morte Dio infonde sicuramente tale grazia santificante in via extra-sacramentale”, sia ai “bambini non nati” come anche a quelli “già nati”, ma ancora privi dell’uso di ragione.
Per tutte le valutazioni sopra esposte si può dunque supporre - con “certezza morale” - che Dio infonda “gratuitamente” la grazia santificante, prima della eventuale morte di tali bambini.
E ciò in ragione della sua Volontà Salvifica Universale, in ragione della Mediazione Universale di Cristo e in ragione del ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita come “Sacramento Universale di Salvezza” per tutti gli uomini.
Per questo la Chiesa può celebrare le esequie dei bambini non battezzati ed affermare: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr.1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Se, inoltre, è verità di fede che “i Sacramenti della nuova legge sono necessari all’uomo per la sua salvezza” (D. 847; DS. 1604), è anche “sentenza certa” che “Dio può comunicare la grazia anche senza sacramenti”. Dio infatti opera “in via ordinaria” attraverso i Sacramenti della Chiesa per donare la grazia, ma - insegna anche San Tommaso d’Aquino - Dio “non è legato” ai Sacramenti da lui istituiti, per cui, nella sua onnipotenza e libertà e nel suo amore, può comunicare la grazia anche in un modo puramente spirituale (cfr. S. Th. III, 72, 6 ad 1), e può agire quindi anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” a “tutti” gli uomini (e quindi, anche ai “bambini non nati”).
Se Dio può agire anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” anche ai “bambini non nati”, perché non si dovrebbe ritenere che lo farà davvero?… E’ d’altra parte verità di fede che “Dio ha stabilito all’uomo un fine soprannaturale” (D. 1786, DS. 3005). Il fine soprannaturale consiste nella partecipazione alla conoscenza e alla vita divina, donde deriva a Dio una glorificazione soprannaturale e all’uomo una felicità parimenti soprannaturale. Perché, dunque, i “bambini non nati” non potrebbero essere inseriti gratuitamente da Dio, che lo può fare, in questo “fine soprannaturale”, non essendo essi possibilitati ad introdurvisi da se stessi, e recando in tal modo a Dio stesso una gloria maggiore (“estrinseca”) in Paradiso?… In realtà tale “elargizione” da parte di Dio sembra essere chiaramente insegnato proprio dal Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1260): “Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad Gentes, 7).
Se Cristo è morto “per tutti” (anche per i “bambini non nati”) e dobbiamo ritenere che Dio dia “a tutti” (quindi anche ai “bambini non nati”) la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio solo conosce, con il Mistero Pasquale, come si potrebbe sostenere che possano esservi “esclusi” i “bambini non nati”, essendo anch’essi “chiamati” alla partecipazione eterna della “vita divina”, poiché “la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina”? (C.C.C. n.1260).
Perché tale Salvezza non possa essere raggiunta bisognerebbe che i “bambini non nati” fossero capaci di “rifiutare” tale dono elargito gratuitamente anche a loro da Dio per i meriti di Gesù Cristo: ma i “bambini non nati” - in via ordinaria, cioè per la mancanza dell’uso della ragione e dell’esercizio del libero arbitrio - non sono capaci di tale “rifiuto”. Quindi si può dedurre “con certezza morale” che le anime dei “bambini non nati”, morti senza Battesimo sacramentale, raggiungano la Vita Eterna, nella partecipazione alla Vita Divina, a motivo di una grazia “extra-sacramentale” del tutto “gratuita”, elargita loro da Dio.
G IL “NEXUS” FRA TUTTI QUESTI MISTERI
Sembra perciò di poter cogliere la soluzione, cioè “la chiave” o il “nexus” - riguardo alla condizione delle anime dei bambini sia “nati” che “non nati”, e morti senza aver potuto ricevere il battesimo sacramentale -, proprio nel fatto dell’impossibilità “naturale” da parte di tali bambini di poter fare “una scelta” cosciente e libera, sia di “accettazione” sia di “rifiuto” della stessa grazia sacramentale, per cui viene a PREVALERE la “libera” Volontà Salvifica Universale di Dio, grazie alla Mediazione Unica e Universale di Gesù Cristo, e grazie anche al ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), che è come un “Sacramento Universale di Salvezza”…
Questi tre “riferimenti” “universali” sono in realtà sicuramente “la soluzione” nell’indicare che la via di salvezza “extra-sacramentale”, per i bambini morti senza battesimo, non è solo una speranza, ma “una realtà”. Infatti è Volontà di Dio che tutti gli uomini siano salvati (nessuno perciò viene escluso da tale Volontà Divina, neppure i “bambini non nati”); la mediazione unica e universale di Cristo ha un’efficacia redentiva e di trasmissione della grazia “reale” (per gli adulti come per i “bambini non nati”); la Chiesa (Corpo Mistico di Cristo) prosegue, infine, e “attualizza” l’opera di salvezza di Cristo mediante i Sacramenti (ove possibile) o essendo essa stessa come “Sacramento Universale di Salvezza” (ove non può arrivare con i Sacramenti istituiti da Cristo).
“Prevarrebbe”, cioè, a me sembra, la Volontà Salvifica Universale da parte di Dio (in virtù della Mediazione Universale di Gesù Cristo e del ruolo della Chiesa quale “Sacramento Universale di Salvezza” per tutta l’umanità), stante l’impossibilità “naturale” dei “bambini nati” o dei “bambini non nati” di poter fare una libera scelta (mancando dell’uso della ragione e dell’esercizio del libero arbitrio), come anche - in aggiunta e a maggior scusante per i “bambini non nati” - per l’assoluta impossibilità “fisica” per i “bambini non nati” di poter ricevere il Battesimo di acqua, quand’anche (in via straordinaria) fossero in grado di poterne capire la necessità e di scegliere di volerlo ricevere.
Forse è proprio questa “la soluzione” e il “nexus” fra tutti questi misteri, per poter chiarire la sorte eterna delle anime dei bambini morti senza aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale.
Ed è nel contesto di queste motivazioni che si può forse capire la ragione della scelta della Chiesa di far celebrare la “Messa di esequie” per i bambini morti senza Battesimo sacramentale. Tali motivazioni costituiscono una evidente “ragione” della “sperata” elargizione da parte di Dio della grazia santificante “al di fuori del Battesimo sacramentale”, così da poter far dichiarare nel Catechismo di poter “sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”. E alla luce delle considerazioni fatte appare più “una certezza” che “una speranza”.
In ogni caso, in relazione alle motivazioni sopra esposte, sembra più probabile pensare e dichiarare che le anime di tali bambini debbano al massimo “espiare” “la pena” del Peccato Originale (rimesso da Dio per “una via extra-sacramentale” quanto alla “colpa”, permanendo però “la pena”) con un periodo di purificazione nel Purgatorio (dal quale poi accederanno in Paradiso, anche fosse solo alla fine del mondo), piuttosto che pensare e dichiarare che i bambini debbano andare a patire “la pena” del Peccato Originale (non rimesso per la normale via sacramentale) in un improbabile Limbo “eterno” (che, pur non essendo l’Inferno, è pur sempre “un castigo eterno”, in quanto i bambini sarebbero privati “per sempre” della felicità della visione beatifica di Dio, che è l’unico fine per il quale Dio ha creato ogni uomo).
È allora anche per il motivo di un probabile periodo di espiazione in Purgatorio delle anime dei bambini non battezzati sacramentalmente che si rende giustificata e la Messa esequiale ed eventuali Messe di suffragio. Se infatti le anime di tali bambini fossero nel Limbo “eterno” non potrebbero usufruire in nulla dei “frutti” di tali Messe esequiali. Se poi fossero già in Paradiso non ne avrebbero alcun bisogno.
Ma la Messa esequiale può essere celebrata solo per il motivo che le loro anime o possono già essere in Paradiso o potrebbero essere ancora in Purgatorio, per un periodo di espiazione della “pena” del Peccato Originale (eventualmente, anche fino alla fine del mondo): tale tempo di espiazione può però essere abbreviato per il suffragio delle Sante Messe celebrate a tale scopo, accelerando così l’ingresso in Paradiso delle anime dei “bambini non nati”.
H Il motivo dell’accondiscendenza salvifica di Dio verso “i più piccoli”
nell’insegnamento di Santa Teresa del Bambin Gesù (Dottore della Chiesa)
Santa Teresa del Bambin Gesù, nel suo libro “Storia di un’anima”, con profonda semplicità e sapienza ci può essere di grande aiuto nello scoprire come sia proprio del “comportamento” di Dio “abbassarsi” “ai più piccoli” proprio per far meglio rifulgere quella che è la sua proprietà più grande, cioè il suo “Amore Misericordioso”.
Scriveva Santa Teresa del Bambin Gesù:
"Mi sono chiesta a lungo perché il Buon Dio facesse delle preferenze, perché tutte le anime non ricevessero un uguale grado di grazie; mi stupivo vedendolo elargire favori straordinari ai Santi che l'avevano offeso, come San Paolo e Sant'Agostino e che Egli costringeva, per così dire, a ricevere le sue grazie; o leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore si è compiaciuto di coccolare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di elevarsi verso di Lui, e prevenendo queste anime con favori tali che non potevano fare a meno di conservare immacolato lo splendore della loro veste battesimale. Mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano così numerosi prima di aver solo sentito pronunciare il nome di Dio... Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero, ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura, e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non cancellano il profumo della piccola violetta o la semplicità incantevole della margheritina... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere delle rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini... Così accade nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi Santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati anche di piccoli, e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline e delle violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Buon Dio quando lo abbassa ai suoi piedi; la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole... Ho capito anche che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto all'anima più semplice, che non oppone alcuna resistenza alla sua grazia, quanto all'anima più sublime; infatti, dato che il gesto più proprio dell'amore è di abbassarsi, se tutte le anime assomigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con lo splendore della loro dottrina, il Buon Dio non scenderebbe abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore; ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida, ha creato il povero selvaggio che è guidato solo dalla legge naturale ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi: sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce... Discendendo in questo mondo il Buon Dio mostra la sua grandezza infinita. Come il sole rischiara sia i cedri sia ogni fiorellino, come se esso fosse l'unico sulla terra, così Nostro Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa non avesse uguali; e come in natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far sbocciare, nel giorno stabilito, anche la più umile margheritina, allo stesso modo tutto concorre al bene di ogni anima”.
Di fronte alla “sapienza incantevole” di Santa Teresina nello “scoprire” come Dio “ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida” proprio per “scendere il più in basso possibile” e così far rifulgere maggiormente “il suo amore” e “la sua grandezza infinita”, non si riesce a non pensare che allora proprio i “bambini non nati” siano proprio i prediletti di Dio: “sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce”.
Quindi, può Dio non donare la grazia santificante in via extra-sacramentale ai “bambini non nati”, se proprio essi sono l’oggetto della sua più amorevole cura, proprio perché più ancora degli stessi grandi Santi sono proprio essi che fanno meglio rifulgere le sue proprietà divine?
Lo “studio teologico” per spiegare i misteri della Fede è assolutamente necessario: però, di fronte alla profondità delle “sapientissime intuizioni” di una Santa Teresina, la teologia “accademica” appare davvero “inadeguata” e “molto povera”…
LA NECESSITA’ DEL BATTESIMO
È un dogma di fede che dopo la promulgazione del Vangelo il Battesimo “di acqua” è necessario alla salvezza per tutti gli uomini senza eccezione (Concilio di Trento). Circa il tempo in cui ebbe inizio l’obbligo del Battesimo lo stesso Concilio dichiarò che, dopo la promulgazione del Vangelo la giustificazione non si ottiene senza Battesimo o senza il desiderio del medesimo (D. 796; DS 1524).
Secondo Gv.3,5 (“Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”) e Mc.16,16 (“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”) la necessità del battesimo è “una necessità di mezzo”, secondo Mt.28,19 (“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo”) per gli adulti è anche “una necessità di precetto”.
Tale necessità di mezzo però non è intrinseca, cioè fondata sulla natura del Sacramento stesso, ma estrinseca in quanto il Battesimo fu stabilito per positiva disposizione divina, quale mezzo necessario di salvezza. Pertanto in certe particolari circostanze si può sostituire il mezzo prescritto con alcunché di equivalente, come il battesimo di sangue e il battesimo di desiderio.
Lo stesso recente Catechismo afferma che “ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato” (cfr. n.1260); ed “è lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità” (cfr. n.1260). Ciò non può non valere ancor più per i “bambini non nati” ed i “neonati”.
A Il Battesimo di Sangue dei “bambini non nati” uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale
Nel caso dei bambini morti a causa dell’aborto volontario (o soppressi dopo la fecondazione artificiale) non sembra applicarsi ad essi il caso del Battesimo di Sangue, essendo essi - almeno per un numero sicuramente molto elevato e forse nella stragrande maggioranza dei casi - uccisi “in odio a Cristo”?
In proposito, ricordo distintamente di aver letto nell’edizione settimanale dell’Osservatore Romano di alcuni anni fa (ove è rintracciabile, poiché in questo momento non mi è possibile reperire per la citazione) che un importantissimo esponente e capo della Massoneria francese aveva dichiarato pubblicamente che la legalizzazione dell’aborto promossa in tutti gli Stati del mondo faceva parte di un piano progettato e ben articolato della Massoneria stessa finalizzato a “distruggere la civiltà giudeo-cristiana”, attraverso il rifiuto dell’obbedienza alle Leggi di Dio e della Chiesa, e - nel caso specifico dell’aborto - al rifiuto del Comandamento NON UCCIDERE.
Tutto ciò è stato di recente indirettamente ma palesemente “dimostrato” dal protervio e “anti-storico” rifiuto di menzionare le “radici cristiane” nella nuova Costituzione Europea (come a voler “distruggere”, già nel solo ricordo, la civiltà giudeo-cristiana).
Anche nell’Enciclica “Evangelium Vitae” si legge: «[...] siamo in realtà di fronte a una oggettiva "congiura contro la vita" che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto» (cfr. “Evangelium vitae”, n.17).
Il significato del termine “congiura”, è quello di “patto segreto” e che sta pure per “complotto, cospirazione”, definito come “unione d'intenti per un fine comune” (cfr. voce “congiura” e “cospirazione”, in A. Gabrielli, Dizionario della lingua italiana, Signorelli Editore, Milano 1993, p. 474, p.534)
Infatti, un esame delle attività e dei documenti delle istituzioni internazionali, cui l'enciclica fa riferimento, avvalora l'esistenza di una congiura non però nel senso di “patto segreto”, ma di un accordo proprio dichiarato, in sedi pubbliche e in posizioni ufficiali, da esponenti significativi di queste organizzazioni. Così, la “congiura contro la vita” è parte integrante dei programmi dell'ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, e dei suoi più importanti organismi e agenzie specializzate nonché delle molte ONG, le organizzazioni non governative, chiamate a sostenerla e a tradurla in pratica.
Così pure veniva confermato nell’omelia tenuta a Denver, il 15 agosto 1993, per la II Giornata Mondiale della Gioventù: “Questo mondo meraviglioso - tanto amato dal Padre che ha mandato il suo unico Figlio per la sua salvezza (cfr. Gv.3,17) - è il teatro di un'interminabile battaglia che viene combattuta per la nostra dignità e identità quali esseri liberi, spirituali. Questa lotta riecheggia il combattimento apocalittico descritto nella Prima Lettura di questa Messa (cfr. Ap.12). La morte lotta contro la Vita: una "cultura della morte" cerca di imporsi al nostro desiderio di vivere, e di vivere pienamente. Vi sono alcuni che respingono la luce della vita, preferendo "le opere infruttuose delle tenebre" (Ef.5,11). La loro messe è l'ingiustizia, la discriminazione, lo sfruttamento, l'inganno, la violenza. In ogni età, un metro del loro apparente successo è la morte degli innocenti. Nel nostro secolo, come mai prima nella storia, la "cultura della morte" ha assunto una forma sociale e istituzionale di legalità per giustificare il crimine più orrendo contro l'umanità: il genocidio, "soluzioni finali", "pulizie etniche", e il massiccio "togliere la vita agli esseri umani prima ancora della loro nascita, o anche prima che siano arrivati al naturale traguardo della morte" (Dominum vivificantem, 57). La Lettura odierna dal Libro dell'Apocalisse presenta la Donna circondata da forze ostili. La natura assoluta del loro attacco è simboleggiata nell'oggetto della loro intenzione malvagia: il Bambino, il simbolo di nuova vita. Il "drago" (Ap.12,3), il "principe di questo mondo" (Gv.12,31) e il "padre della menzogna" (Gv.8,44), cerca incessantemente di sradicare dai cuori umani il senso di gratitudine e di rispetto per l'originale, straordinario e fondamentale dono di Dio: la stessa vita umana. Oggi questa battaglia è diventata sempre più diretta” (cfr. Sito Internet: http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/INDEXMOVIMENTO.htm ).
I bambini che vengono dunque soppressi con l’aborto, grazie alla permissione e al finanziamento delle leggi statali, sono perciò “la conseguenza” di quella componente di “odio a Cristo” (sobillato da Satana stesso) che fanno da ragione di fondo all’esistenza stessa di tali leggi. Ciò determina nelle vittime innocenti dei “bambini non nati” una condizione di “vero martirio per Cristo”, perché la loro morte cruenta viene permessa e finanziata proprio in adempimento di un progetto internazionale dettato dall’odio contro le leggi cristiane, che “le forze del male” vogliono proprio “sradicare” dalla società, secondo il progetto esposto anche pubblicamente dall’esponente massonico francese sopra citato.
In questi casi dei “bambini non nati”, uccisi con l’aborto “grazie” alle leggi e ai finanziamenti statali, si può senz’altro essere moralmente certi che, come i Santi Innocenti uccisi da Erode a Betlemme furono “battezzati” nel loro proprio sangue (essendo morti “a causa di Cristo”), così il Dio della Misericordia considererà certamente come “battezzati nel loro proprio sangue” tutti i “bambini non nati” uccisi con l’aborto, reso possibile in tutti gli Stati proprio per lo scopo di voler “distruggere la civiltà giudeo-cristiana”: e quindi anch’essi, come i Santi Innocenti di Betlemme, sono morti “a causa di Cristo” e possono anche loro essere definiti sicuramente come SANTI NON NATI, perché le loro anime sono state del tutto purificate (sia dalla colpa che dalla pena del Peccato Originale) e santificate dal martirio e dal sangue versato “a causa di Cristo”, anche se non ne hanno avuta una cosciente consapevolezza. Queste anime, quindi, sicuramente, non vanno neppure in Purgatorio.
Lo stesso concetto sembrerebbe applicabile nel caso delle anime dei bambini “concepiti” artificialmente, e morti in conseguenza di ciò, nei quali ancor più si manifesta lo smisurato e satanico orgoglio dell’uomo che “vuole” “competere” con Dio e contro Dio nel voler manipolare le fonti stesse della vita e alterando le sapienti leggi stabilite al riguardo dal Creatore. Tali pratiche sono più “abominevoli” dello stesso aborto volontario, perché con esse vengono “concepite” artificialmente delle nuove creature “razionali” con la consapevole e calcolata finalità di poterle poi “manipolare”, “utilizzare” o “sopprimere” a piacimento: tutte cose che non avvengono con l’aborto volontario, che viene deciso solo “dopo” l’avvenuto concepimento “naturale”. Inoltre in tali “concepimenti” “artificiali” c’è una componente satanica ulteriore: quella di “costringere” Dio stesso a creare dal nulla e a infondere l’anima spirituale immortale nei “concepiti” sin “dall’istante” del concepimento “artificiale”.
Per tale motivo apparirebbe assai appropriata una Memoria Liturgica che veneri i “SANTI NON NATI” - almeno in riferimento ai “bambini non nati” che patiscono la morte con l’aborto o con la manipolazione genetica come “un vero martirio” “a causa di Cristo” - e li costituisca intercessori presso Dio per i loro stessi carnefici, compresi la madre e il padre o gli scienziati manipolatori, al fine di ottenerne la conversione e la salvezza.
D’altra parte sembrerebbe esserci una evidente incongruenza nell’ammettere la possibilità - come è in realtà - che la madre, omicida del suo figlio e gli esecutori sanitari che portano a compimento tale crudele omicidio (per il quale tutti contraggono anche la scomunica), abbiano però la possibilità del pentimento e quindi della Salvezza Eterna e dell’acquisto del Paradiso per la loro anima, mentre tale possibilità “non sarebbe possibile” al “bambino non nato”, per il solo motivo di non aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale. Se dei genitori gravemente colpevoli di omicidio e sottoposti a scomunica possono ancora salvarsi e ottenere il Paradiso, come potrebbe ritenersi che ciò sia negato al “bambino non nato” che non ha avuto colpe personali ed ha per di più patito una iniqua e somma ingiustizia e subìto un atroce martirio fisico, versando il suo sangue - pur ignaro del motivo - proprio “a causa dell’odio alle leggi di Cristo”?
Anche i Padri della Chiesa sin dall’inizio considerano il martirio una sostituzione del Battesimo sacramentale. Secondo San Cipriano i catecumeni che subiscono il martirio “sono battezzati con un più glorioso e più nobile battesimo” (Ep.73,22; cfr. S. Agostino, De civitate Dei, XIII, 7). Tale concetto è riferito anche ai “Santi Innocenti” uccisi da Erode che neppure erano “catecumeni” ed ignari del motivo della loro uccisione.
Dice inoltre Sant’Agostino: “É un’offesa pregare per un martire; dobbiamo piuttosto implorare le sue preghiere” (Sermo 159, 1).
Il Battesimo di Sangue però - insegna la Teologia - non conferisce “il carattere”, ma permette ugualmente l’accesso immediato in Paradiso (cfr. S. Th., III, 66, 11 e 12).
Anche nelle “rivelazioni”, più avanti riportate, della Beata Anna Caterina Emmerich (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.291) viene dalla veggente sottolineato come i bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo - rivela la Beata Emmerich - “le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti”.
Da ciò appare evidente quanto sia appropriata l’istituzione di una Memoria Liturgica anche dei SANTI NON NATI, che solleciterebbe il ricorso dei fedeli alla loro intercessione presso Dio, ottenendo maggiori grazie da parte di Dio per il bene loro e della “Chiesa militante e purgante”.
B Il Battesimo di “desiderio vicario” ricevuto dai “bambini non nati”
per l’intercessione della Chiesa, Sacramento Universale di Salvezza per tutta l’Umanità
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ha illustrato il ruolo della Chiesa in ordine alla salvezza di tutti gli uomini:
“Il mondo fu creato in vista della Chiesa”, dicevano i cristiani dei primi tempi (cfr. Erma, Visiones pastoris, 2, 4, 1; cfr. Aristide, Apologia, 16, 6; San Giustino, Apologiae, 2, 7). Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante la “convocazione” degli uomini in Cristo, e questa “convocazione” è la Chiesa. La Chiesa è il fine di tutte le cose (cfr. Sant'Epifanio, Panarion seu adversus LXXX haereses, 1, 1, 5: PG 41, 181C) e le stesse vicissitudini dolorose, come la caduta degli Angeli e il peccato dell'uomo, furono permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la potenza del suo braccio, tutta l'immensità d'amore che voleva donare al mondo: Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama Chiesa (Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1) (C.C.C. n.760).
“La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1]. Essere il sacramento dell' intima unione degli uomini con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli uomini si radica nell'unione con Dio, la Chiesa è anche il sacramento dell'unità del genere umano. In essa, tale unità è già iniziata poiché essa raduna uomini “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (cfr. Ap.7,9); nello stesso tempo, la Chiesa è “segno e strumento” della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi” (C.C.C. n.775).
In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo “strumento della Redenzione di tutti”, (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1) “il sacramento universale della salvezza”, (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1) attraverso il quale Cristo “svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes, 45). Essa “è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità” (Paolo VI, discorso del 22 giugno 1973), progetto che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo” (Conc. Ecum. Vat. II, Ad Gentes, 7; cfr. Id., Lumen Gentium, 17) (C.C.C. n.776).
In quanto “Sacramento Universale della Salvezza” la Chiesa ha il compito di trasmettere la grazia divina principalmente attraverso i suoi sette Sacramenti. Ma essendo essa finalizzata, in conformità al volere di Cristo, alla trasmissione della grazia salvifica a tutti gli uomini, non si può pensare che tale volontà di Cristo e della Chiesa resti priva di effetto proprio in quelle creature che - senza alcuna loro colpa - sono ancora del tutto impossibilitate a “capire” e ad “accettare” od anche solo a “ricevere fisicamente” i Sacramenti, cui è connesso il dono della grazia, che può essere ricevuta, in via ordinaria, solo per mezzo dei Sacramenti della Chiesa.
Nel caso dei “bambini non nati” o dei “neonati”, che sono privi di ogni possibilità di ricevere il Battesimo sacramentale anche solo “per desiderio”, si può dunque credere che essi siano raggiunti dalla grazia salvifica “per il desiderio della Chiesa”, cioè mediante un Battesimo definito di “desiderio vicario”. In tal modo anch’essi ricevono la remissione della “colpa” del Peccato Originale, prima della loro morte, ma in via extra-sacramentale, cioè “per il desiderio della Chiesa” e “per Volontà di Dio”, che “vuole che tutti gli uomini siano salvi”, applicando anche per essi i meriti di Cristo.
Tale effetto lo si deve supporre ancor “più certo” soprattutto nel caso dei bambini di quei genitori che avrebbero voluto battezzare i loro bambini, ma che non ne hanno avuto la possibilità, o a causa di un aborto spontaneo (e incolpevole) sopravvenuto o a causa di una malattia improvvisa e mortale contratta dal bambino subito dopo la nascita, che non ha concesso il tempo per il conferimento del Battesimo sacramentale.
Ancora più chiaramente questa “speranza di salvezza”, estesa anche a chi non è stato battezzato, è espressa dal Concilio Ecumenico Vaticano II: “Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, associato al mistero pasquale, diventando conforme al Cristo nella morte, così anche andrà incontro alla risurrezione fortificato dalla speranza. E ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale. Tale e così grande è il mistero dell'uomo, questo mistero che la Rivelazione cristiana fa brillare agli occhi dei credenti. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!” (Gaudium et Spes: 1, 22).
Anche e ancor più per i “bambini non nati” “per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime”. Senza alcun dubbio anche per essi Cristo ha meritato il dono della vita grazie alla sua morte e risurrezione, facendo diventare anche i “bambini non nati” “figli” nel Figlio. Chi, infatti, più dei “bambini non nati” - rifiutati, abbandonati e uccisi in modo abominevole dalle loro stesse madri e dalla società umana - hanno bisogno e quasi “il diritto” di pregare e gridare nello Spirito il loro “Abba, Padre”, essendo stati privati dell’assistenza di ogni altra “maternità” e “paternità” umana?
Nel loro “grido silenzioso” (come ben documentato nel famoso filmato del Dott. Nathanson) sembra che rivivano l’assimilazione più piena all’esperienza e al “grande grido di Cristo” sulla Croce: “Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»” (Mt.27,46), che sono le parole iniziali del Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?… io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo… dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. Mi circondano tori numerosi… Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce. Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa… su polvere di morte mi hai deposto. Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto… In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati…” (Sal,22,2.7.10.12.13-20.5-6).
IL PARADISO O IL PURGATORIO PER LE ANIME DEI BAMBINI
Poiché il Catechismo (al n.1261) “ci consente di sperare che esistano” delle “vie di salvezza” per i Bambini morti senza il Battesimo sacramentale e le argomentazioni sopra esposte lo comprovano in maniera tanto vasta, da rendere tale “speranza” una “certezza morale” (se non proprio “rivelata”), resta però da capire se tale Salvezza delle anime dei bambini non battezzati può fare riferimento al conseguimento di un immediato accesso in Paradiso (come “i Santi” canonizzati), subito dopo la loro morte, oppure se ciò può avvenire solo dopo un periodo di purificazione (come “le anime sante” del Purgatorio).
La Beata Teresa di Calcutta, nell’intervista sopra citata, dichiarava: “noi non sappiamo esattamente cosa accade ai bambini che muoiono, ed in particolar modo ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il battesimo”.
Riguardo al sapere “esattamente cosa accade ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo”, anche se ciò non può costituire “un metodo teologico” appropriato e non può essere preso a fondamento di un pronunciamento né teologico né magisteriale, vorrei comunque qui brevemente accennare a quanto la Beata Anna Caterina Emmerich rivelò nelle sue “visioni” e “rivelazioni” che, provenienti esse sicuramente da Dio, hanno “una grande autorevolezza” nel farci sapere “esattamente” cosa accade ai bambini che muoiono o con il Battesimo sacramentale o senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale, aiutando eventualmente a discernere meglio le motivazioni teologiche che sottostanno alle “verità” fatte conoscere da tali “rivelazioni private”.
A Il Paradiso per i bambini che hanno ricevuto il Battesimo “sacramentale”
La Beata Anna Caterina Emmerich rivela il caso di un fanciullo che, nello splendore della Grazia Battesimale, le apparve dinanzi dicendole: “Io ti ringrazio per il Battesimo. Se tu non fossi intervenuta adesso sarei tra i pagani e i giudei”. Era avvenuto che la madre di quest’anima in pericolo di morte appena nata nel corpo, aveva supplicato Suor Emmerich nel silenzio del suo cuore. La Veggente intervenne, facendo in modo che il fanciullo ricevesse il “battesimo di emergenza” prima di morire.
La Beata Anna Caterina in tale circostanza rivelò che Dio invia volentieri il suo aiuto per fare in modo che nessun bambino muoia non battezzato, ma che pochissimi pregano per l’ottenimento di questa grazia (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.290).
Da ciò potrebbe apparire quanto mai opportuna l’istituzione di una Memoria Liturgica per i BAMBINI, con la promulgazione di una preghiera “ufficiale” e “pubblica” della Chiesa, che consenta ai bambini “già nati”- ma in pericolo di vita e non possibilitati in alcun modo a ricevere il Battesimo sacramentale – di poter ricevere “quell’aiuto” che Dio invia volentieri, per “fare in modo che nessun bambino muoia non battezzato”.
B Il Paradiso per i bambini che hanno ricevuto il Battesimo di “sangue”
Anche per il “Battesimo di sangue” si potrebbe ritenere, da quanto sopra esposto per i casi dei “bambini non nati” uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale a motivo “dell’odio contro Cristo” e le sue Leggi, che esso permetta l’immediato accesso in Paradiso, avendo probabilmente “il martirio” di tali bambini fatto rimettere “la colpa” ed anche fatto espiare “la pena” del Peccato Originale (analogamente al caso dei SANTI INNOCENTI di Betlemme).
Per tale motivo sarebbe giustificato denominarli e ricordarli liturgicamente come i SANTI NON NATI.
C Il Purgatorio per i bambini che non hanno ricevuto alcuna forma di Battesimo
Nella stessa “rivelazione privata” sopra citata (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerick”, ed. Segno, 1998, pag.289) la Beata Emmerich afferma che le anime dei bambini non battezzati sacramentalmente vadano invece in Purgatorio, poiché ella (è scritto letteralmente) “vide” le anime dei bambini non battezzati di genitori cristiani, le anime dei cristiani che vivevano separati dalla Chiesa, come anche le anime dei Giudei e dei pagani, le quali a motivo della loro buona condotta di vita avevano ricevuto la misericordia di Dio: tutte queste anime ella le vide raccolte in diversi luoghi e suddivise per gruppi di appartenenza come assai povere e abbandonate, perché tutte queste sentivano la mancanza di partecipazione al patrimonio delle grazie della Chiesa, specialmente alla Santa Messa (cfr. op. cit., p.289).
Allora si può affermare con sicurezza che quelle “vie di salvezza per i bambini (già nati) morti senza Battesimo” che il Catechismo “ci consente di sperare che esistano”, al fine di far ottenere la grazia santificante in via extra-sacramentale, riguardano anche le anime dei “bambini non nati” e non battezzati, i quali andrebbero - se non proprio subito in Paradiso - almeno in Purgatorio, e quindi necessitino dei “suffragi” della Chiesa, perché vengano fatte partecipi del patrimonio delle grazie della Chiesa, specialmente attraverso la celebrazione della Santa Messa: così come dice espressamente la Beata Emmerich, riferendosi in modo specifico a quelle “anime povere e abbandonate”, anche dei “bambini non battezzati” di genitori cristiani, che sentivano appunto la mancanza di partecipazione al patrimonio di grazie della Chiesa, specialmente della Santa Messa.
La Beata Anna Caterina Emmerich conferma tale “rivelazione” in un’altra visione da lei avuta delle anime del Purgatorio il 27 settembre 1820. Ella dichiara: “Nel Purgatorio ho visto pure e particolarmente la condizione dei fanciulli che sono stati uccisi prima e subito dopo la nascita, cosa che però non saprei come rappresentare, anche se potessi rivelarlo, e perciò tralascio…” (cfr. Emmerich, “Visioni”, Cantagalli, Siena, 1995, p.96). In quest’ultimo caso la Beata si riferisce espressamente alle anime dei bambini uccisi con l’aborto o subito dopo la loro nascita.
Se le anime di questi bambini “abortiti” di cui lei parla sono andate in Purgatorio, anzittutto la Beata ci conferma espressamente che le anime di tali bambini non vanno al “Limbo” ma in Purgatorio, e nel caso specifico di questi bambini di cui la Beata parla essi forse non erano stati uccisi per la motivazione dell’“odio a Cristo e alle sue Leggi”, secondo come spiegato più sopra. In tal caso, pur avendo tali bambini ricevuto la remissione della “colpa” del Peccato Originale in via extra-sacramentale, come ogni altro “bambino non nato”, non hanno però completato l’espiazione della “pena” del Peccato Originale, da scontarsi perciò in Purgatorio.
D La “non esistenza” del Limbo
Sant'Agostino insegnava che i bambini non battezzati vanno all'Inferno, anche se la loro pena è lieve, poiché non hanno commesso colpe. Più tardi, nel corso del Medio Evo, e soprattutto per effetto del Concilio Lateranense IV e del Concilio di Firenze, si sviluppò la dottrina del Limbo quale luogo della felicità naturale. Questa dottrina, in pratica, è stata ritenuta valida fino alla metà del secolo scorso. Secondo il Catechismo di San Pio X, infatti, «i bambini morti senza battesimo vanno al limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono; perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l'inferno e il purgatorio».
Oggi abbiamo il nuovo Catechismo che ricorda come la Chiesa non può che affidare “alla misericordia di Dio” questi bambini. Infatti, è scritto testualmente nel Catechismo: “la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite", ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Il Concilio Vaticano II ha contribuito a far maturare una nuova prospettiva anche in relazione a questo specifico tema. La Gaudium et Spes, ad esempio, al n°22 afferma che lo Spirito Santo dà a tutti gli uomini la possibilità di essere associati al mistero pasquale. E dunque appare chiaramente come l’approfondimento della questione vada fatto alla luce degli insegnamenti che riguardano “la volontà salvifica universale di Dio, l'unicità della mediazione di Cristo e la sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza”.
La “rivelazione privata” della Beata Emmerich sopra riportata sembra escludere la possibilità di un Limbo “eterno” per i bambini morti senza il Battesimo.
Credo che, al riguardo, tutte le valutazioni sopra riportate, ulteriormente approfondite e chiarite, possano permettere di “scoprire” che nella “realtà ontologica finale”, cioè almeno dopo il Giudizio Universale, l’esistenza di un Limbo “eterno” non appare più sostenibile.
Ciò è deducibile anche dal fatto che lo stesso Catechismo afferma che “Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad Gentes, 7].
Se si deve ritenere che lo Spirito Santo dia “a tutti” questa possibilità di venire a contatto con il Mistero pasquale, e quindi tale possibilità la si intende riferita inequivocabilmente almeno agli “adulti” (che anche non hanno ricevuto alcuna forma di battesimo per la remissione della colpa del Peccato Originale) - e per i quali si deve ritenere “di fede” che (senza uno speciale privilegio, proprio e solo della Vergine Maria) in vita sono stati gravati anche da colpe personali, almeno “veniali” -, come si potrebbe non ritenerlo riferito anche alle anime dei “bambini non nati” (se fosse vero che non possono andare né in Purgatorio né in Paradiso), i quali per di più non sono gravati neppure da alcuna colpa personale, neppure “veniale”?…
E’, d’altra parte, “verità di fede”, come insegna anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.1022), che: “Ogni uomo (quindi indiscutibilmente anche i “bambini non nati”) fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [cfr. Concilio di Lione II: Denz.-Schönm., 857-858; Concilio di Firenze II: ibid., 1304-1306; Concilio di Trento: ibid., 1820] o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo [cfr. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1000-1001; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: ibid., 990] oppure si dannerà immediatamente per sempre [cfr. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1002].
Non sembra esistere, perciò, nel dogma sopra riportato, la possibilità di una “quarta condizione”, per di più “eterna”, come quella supposta di un Limbo per i bambini non battezzati. Se esistesse un tale luogo per i bambini morti senza battesimo dovrebbe però essere necessariamente “temporaneo”, cioè sussistente al massimo solo sino alla fine del mondo, come il Purgatorio. Ma allora non ha senso chiamarlo “Limbo”, essendo possibile identificarlo con lo stesso Purgatorio, in cui vi sono già gradi diversi di pena, finalizzati a completare la purificazione di ciascuna anima prima della definitiva entrata in Paradiso.
Tutto ciò - convenientemente approfondito dal punto di vista teologico - renderebbe perciò possibile di poter prendere in “favorevole” considerazione la proposta della Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI avanzata da Mons. Spreafico o dei BAMBINI NON NATI - o un’espressione simile - da me avanzata in momentanea alternativa.
IL RUOLO SALVIFICO DI MARIA VERGINE, MADRE DEI VIVENTI
Insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II (Lumen Gentium 8, 52): “Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, “quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adottivi” (Gal.4,4-5), “Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine” (Lumen Gentium: 8,52).
“Quale discendente di Adamo, (Maria) è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra”. Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima” (Lumen Gentium: 8, 53).
“E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha interrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice” (Lumen Gentium: 8, 62).
La Vergine Maria è l’unica discendente di Adamo che “conosce” cosa significa “venire all’esistenza” priva della colpa del Peccato Originale, perché è l’unica creatura che è stata “concepita” “immacolata”. La Vergine Maria è anche l’unica creatura umana che “conosce” cosa significa essere “madre” di un bambino “concepito” “immacolato”, come lo fu Gesù Bambino, il Verbo Incarnato. Ella avrà perciò una “sensibilità” ed una “cura specialissima” verso tutti i figli di Adamo, sin dall’istante del loro “concepimento” nel grembo materno, che avviene invece - diversamente da lei - con “la colpa” del Peccato Originale.
Si potrebbe forse applicare a Maria, parafrasando quanto sta scritto nella Parola Divina: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io (MARIA) invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
Maria è “avvocata”, “ausiliatrice”, “soccorritrice”, “mediatrice”: per “tutti” gli uomini, e quindi anche per quelli solo “concepiti” e “non ancora nati”. Ella “difende”, “aiuta”, “soccorre”, “intercede” efficacemente anche per l’anima di ogni bambino appena “concepito” e che dovesse morire prima di aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale, in quanto tutti gli uomini sono stati, in un modo spirituale, come “concepiti” nel suo grembo.
Lei, Santità, nella Lettera scritta per il VII Centenario della miracolosa Traslazione (cfr. Sito Internet: http://www.fuocovivo.org/MOVIMENTO/la%20miracolosa%20traslazione.html ) della Santa Casa di Nazareth a Loreto, così efficacemente esprimeva tale concetto del “concepimento di tutti gli uomini in Maria”: “San Leone Magno diceva che “i figli della Chiesa sono stati generati con Cristo nella sua nascita” (Sermo VI, 2, PL 54, 213) e la Lumen Gentium afferma, a sua volta, che Maria “è veramente madre delle membra di Cristo, perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra (n.53). Questo viene a dire che il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)”. Così pure Lei disse a Palermo il 23 novembre 1995, in occasione del III Convegno della Chiesa in Italia: "La Casa del Figlio dell'uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa. La storia dell'intera umanità in quella casa riannoda le sue fila. La Chiesa che è in Italia, alla quale la Provvidenza ha legato il santuario della Santa Casa di Nazaret, ritrova lì una viva memoria del mistero dell'Incarnazione, grazie al quale ogni uomo è chiamato alla dignità di figlio di Dio".
Se pertanto per i “bambini non nati” non avessero efficacia né il “battesimo di sangue”, né il “battesimo di desiderio vicario” della Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), per far ottenere loro la grazia santificante in un modo extra-sacramentale, sarà però sicuramente ottenuta tale grazia per loro se la Chiesa ricorrerà all’efficace intercessione della “Madre di Dio” e “Madre di tutti i viventi”, nel cui grembo tutti siamo stati “spiritualmente concepiti”. La Chiesa ci assicura, infatti, che la maternità salvifica di Maria “perdura senza soste … fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti”, grazie alla sua “molteplice intercessione” con cui “continua a ottenerci i doni che ci assicurano (come anche ai “bambini non nati”) la nostra salvezza eterna”, poiché ella incessantemente “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni (e chi più dei “bambini non nati” sono in mezzo a pericoli ed affanni?), fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen Gentium: 8, 62)
LA CONDIZIONE FINALE DEGLI UOMINI DOPO IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Alla fine del mondo, dopo la risurrezione finale dei corpi ed il Giudizio Universale, esisterà solo il Paradiso e l’Inferno, oppure esisterà anche un Limbo “eterno” per i bambini non battezzati? Perché è evidente che se i bambini non battezzati non potranno “mai” accedere al Paradiso, pur non andando “mai” all’Inferno, dovranno restare in un Limbo “eterno”. Ma ciò non sembra sostenibile in base alla Rivelazione. Di per sé è di “fede dogmatica” che dopo il Giudizio Universale vi saranno “solo” il Paradiso eterno e “solo” l’Inferno eterno. Sembrerebbe perciò esclusa la possibilità dell’esistenza di un Limbo “eterno”.
D’altra parte è dottrina comunemente accettata, anche da San Tommaso e anche nel vecchio Catechismo di San Pio X, che “non sia possibile” l’Inferno eterno per i bambini non battezzati e che non hanno commesso colpe personali, ma sono morti con il solo Peccato Originale. Da ciò si deve dedurre che - al massimo - le anime dei “bambini non nati” o dei “neonati” e non battezzati vadano in Purgatorio, dal quale potranno accedere in Paradiso: poiché alla fine del mondo anche il Purgatorio cesserà e resterà solo il Paradiso e l’Inferno, come Gesù stesso nel Vangelo rivela chiaramente riguardo alla condizione che subentrerà dopo il Giudizio Universale: è scritto, infatti, che gli uomini “se ne andranno, o al supplizio eterno, o alla vita eterna” (cfr. Mt.25,46). Non vi si parla, perciò, di un’altra condizione “intermedia”.
Già il libro di Daniele mostrava solo “un duplice” destino eterno: “Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna” (Dan.12,2). Ma assai più chiaramente - come detto sopra - ciò è insegnato da Gesù stesso, che sarà il Giudice infallibile di tutti gli uomini nel Giudizio Universale, alla fine del mondo: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt.25,31-46).
Gesù stesso, perciò, nel Vangelo dichiara che dopo il Giudizio Universale gli uomini “se ne andranno, chi “al supplizio eterno” e chi “alla vita eterna” (Mt.25,46), perché “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me” (Mt.24,45), oppure “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt.25,40).
Proprio queste parole evangeliche sono espressamente riportate alla conclusione dell’Istruzione “Donum Vitae” della Congregazione per la Dottrina della Fede (del 22 febbraio 1987) con l’interpretazione “testuale” che “la parola di Cristo trova qui una risonanza nuova e particolare: "Ciò che avrete fatto (o non avrete fatto) al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto (o non lo avrete fatto) a me" (Mt.25,40). L’istruzione “Donum Vitae” interpreta chiaramente che Gesù definisce il “bambino non nato” o “appena concepito” come “il più piccolo” dei suoi fratelli, ritenendo fatto a se stesso quanto si fa in suo favore o contro di lui: cioè, nel caso specifico, salvaguardandone la vita nel grembo materno o sopprimendola con l’aborto o con la fecondazione artificiale. Da tale interpretazione si deduce come Gesù ponga a “criterio-base” di salvezza o di condanna per gli altri uomini quanto è stato fatto o non è stato fatto “proprio” e “in modo particolare” a tali suoi fratelli “più piccoli” (cioè, ai “bambini non nati” o “appena concepiti”).
La stessa elencazione delle opere, da Gesù enunciate per la definizione del giudizio di “salvezza” o di “condanna” per ogni uomo, sono perfettamente riconducibili, e nel grado estremo, ai “bambini non nati”: anch’essi “avevano fame e sete” (per poter continuare la gestazione nel grembo materno), “erano forestieri” (alla realtà del mondo esterno ancora non mai visto), “erano nudi” (letteralmente), “erano malati” (come a causa delle malattie genetiche), “erano in carcere” (perché “chiusi” nel grembo materno): e sono stati “conservati in vita” e “fatti nascere” o “non sono stati conservati in vita “ e “non sono stati fatti nascere”. Nei “bambini non nati”, perciò, più che nel caso di ogni altro essere umano, si può vedere come già soltanto e proprio loro - uno solo di loro! - siano come “il criterio di constatazione” se “si sono praticate tutte le opere di misericordia elencate da Gesù” oppure “se non si è praticata nessuna delle opere di misericordia elencate da Gesù”, determinando così il Giudizio di salvezza o di condanna.
Tornano a questo proposito “illuminanti” le parole scritte dalla Beata Teresa di Calcutta, in una Lettera del 31 maggio 1992 indirizzata al "Movimento per la Vita": “Cari amici, di tutta Italia, oggi Gesù viene in mezzo a noi ancora una volta come bambino, come il bambino non nato, ed i suoi non lo accolgono. Gesù divenne un fanciullo in Betlemme per insegnarci ad amare il bambino. Il bambino non nato - il feto umano - è un membro vivente della razza umana, come te e me, creato ad immagine e somiglianza di Dio, per grandissime cose: amare ed essere amato. Perciò non c'è più da scegliere una volta che il bambino è stato concepito. Una seconda vita - un altro essere umano - è già nel grembo della madre. Distruggere questa vita con l'aborto è omicidio, così come un qualunque altro omicidio, anzi peggio di ogni altro assassinio. Poiché chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo ed il più misero della razza umana, e la sua stessa vita dipende dalla madre: dipende da te e da me, per una vita autentica”.
Sembrerebbe perciò una contraddizione evidente e spropositata pensare che Gesù possa ritenere fatto a Lui stesso quanto viene fatto al “bambino non nato” se ucciso con l’aborto (e che da Lui è chiamato “il più piccolo dei suoi fratelli” e costituendone persino come il “criterio-base” di salvezza o di condanna per gli altri uomini, riguardo a “tutte” le opere di misericordia praticate o meno nei suoi riguardi), e poi non accoglierne l’anima immortale nel suo Regno Eterno di felicità, nel Paradiso, nonostante tale “bambino non nato” abbia patito “un vero martirio” nel corpo, con una uccisione “cruenta” e “crudele”, e per di più compiuto anche - e si può supporre nella maggioranza dei casi - con l’espressa volontà di “odio a Cristo” e alle sue Leggi.
Sembrerebbe anche profondamente “incongruente” - come già sopra esposto - che la madre, omicida del suo figlio, e che contrae anche la scomunica, così come chi esegue l’aborto, abbiano essi però nel tempo successivo di vita la possibilità del pentimento e della Salvezza Eterna della loro anima nel giorno del Giudizio Universale (dopo l’eventuale purificazione nel Purgatorio), mentre tale possibilità verrebbe negata al figlio innocente, che è privo di ogni colpa personale, e che patisce la più iniqua delle ingiustizie, e la privazione e negazione “totale” di tutte le opere di misericordia elencate da Gesù per il definitivo Giudizio Finale, con anche il massimo “abbandono” “umano” possibile, qual è quello della madre stessa: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece - assicura Dio Padre - non ti dimenticherò mai… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
L’UNIVERSALITA’ DELLA GRAZIA E IL MISTERO DELLA PREDESTINAZIONE
E’ dottrina della Chiesa che, benché la grazia sia un dono dell’amore e della misericordia di Dio, tuttavia, a motivo della volontà divina salvifica universale, essa viene data a tutti gli uomini (quindi inclusi anche i “bambini non nati”) anche al di fuori dei Sacramenti.
Se perciò Dio può agire anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” a tutti gli uomini, perché non dovrebbe farlo anche per i “bambini non nati”, se per gli “adulti” lo fa?…
La Scrittura stessa attesta l’universalità della volontà divina di salvezza (1^Tim.2,4; 2^Pt.3,9), e l’universalità della redenzione di Cristo (1^Gv.2,2; 2^Cor.5,15; 1^Tim.2,6; Rom.5,18).
Siccome però in realtà non tutti gli uomini raggiungono la felicità eterna, ne consegue che c’è una duplice volontà di Dio relativa alla loro salvezza:
- l’una universale, per cui Dio, indipendentemente dallo stato finale dei singoli, vuole la salvezza di tutti gli uomini alla condizione che muoiano in grazia;
- l’altra particolare, per cui Dio tenendo conto dello stato finale dei singoli, vuole assolutamente la salvezza di coloro che lasciano la vita in grazia: e tale volontà coincide con la predestinazione.
Se si può supporre e sostenere “con certezza morale” che a tutti i “bambini non nati” venga elargita gratuitamente la grazia della giustificazione (o grazia santificante), e quindi la grazia della remissione della “colpa” del Peccato Originale (sebbene possa permanere la necessità dell’espiazione in Purgatorio della “pena”, che può essere rimessa “totalmente” soltanto nel caso del ricevimento del Battesimo sacramentale), è certo però che tali “bambini non nati” (in via ordinaria) non hanno la possibilità di “fare una scelta” (per la mancanza dell’uso di ragione e dell’esercizio del libero arbitrio).
Essi, cioè, come non hanno la possibilità di “scegliere” di “accettare di ricevere” la grazia della giustificazione altrettanto però - per la mancanza dell’uso di ragione e del conseguente esercizio del libero arbitrio - non hanno neppure la possibilità di “scegliere” di “rifiutare” tale grazia della giustificazione, donata da Dio gratuitamente anche a loro, per i meriti di Cristo.
Se si ammette pertanto che Dio possa infondere, e di fatto “infonda”, la grazia santificante in via “extra-sacramentale” ai “bambini non nati”, prima della loro morte, se ne deve dedurre che la loro stessa impossibilità naturale di “rifiutare” tale dono di grazia li faccia morire (sopravvenendo l’aborto o la morte dopo la fecondazione artificiale) “in stato di grazia”.
Per cui essi rientrano nella duplice volontà di Dio relativa alla loro salvezza:
- quella universale, ove Dio, indipendentemente dallo stato finale dei singoli, vuole la salvezza di tutti gli uomini alla condizione che muoiano in grazia (e, nel caso sopra considerato, “tutti” i “bambini non nati” morirebbero “necessariamente” in stato di grazia);
- quella particolare, per cui tenendo conto dello stato finale dei singoli (e, nel caso sopra considerato, il fatto che “tutti” i “bambini non nati”, “necessariamente” morirebbero in stato di grazia), Dio vuole assolutamente la salvezza di tali “bambini non nati”, poiché “necessariamente” lasciano la vita “in stato grazia”: per cui la condizione dei “bambini non nati” coincide con la condizione di tutti gli altri uomini che sono “predestinati” alla Vita Eterna.
Per tali motivi i “bambini non nati” come non possono “mai” andare all’Inferno (per l’assenza di “colpe personali”), così appare evidente che “mai” potranno andare in un ipotetico Limbo “eterno” (che presuppone sempre una morte in stato di “peccato mortale”, come è “la colpa” del Peccato Originale). E ciò perché se i “bambini non nati” ricevono “tutti” - per una via extra-sacramentale - la grazia della giustificazione, “tutti” moriranno necessariamente in stato di grazia, andando a far parte così della schiera degli “eletti” o “predestinati” da Dio alla Vita Eterna (anche se tali bambini non battezzati sacramentalmente dovessero anche andare in Purgatorio fino alla fine del mondo).
Insegnava al riguardo il Sommo Pontefice Paolo VI: “Qui la questione religiosa si complica ancora terribilmente, perché vi si innestano due fattori delicatissimi e a priori imponderabili: la libertà umana e la misteriosa libertà divina; siamo alle soglie dell’insondabile mistero della predestinazione. L’uomo arriva a Dio liberamente, nonostante il rigore dei ragionamenti teologici; e Dio salva l’uomo liberamente, non avendo noi mai un vero diritto dinanzi a Lui; anche i nostri meriti derivano in fondo dalla sua misericordia” (Udienza Generale, 26 gennaio 1972).
Si deduce con chiarezza dall’insegnamento di Paolo VI che “Dio può salvare l’uomo liberamente” indipendentemente dalla libera volontà dell’uomo: e quindi, se Dio “vuole” “può” salvare tutti i “bambini non nati”, essendo proprio della sua libertà il concederlo e senza richiedere un’adesione della libera volontà degli stessi “bambini non nati”, che ne sono peraltro impossibilitati “per natura”. Lo stesso insegnamento del Pontefice sottolinea che anche “l’uomo può arrivare a Dio liberamente”; ma ciò lo si può intendere soltanto nel caso di quanti sono già in possesso dell’uso di ragione e del libero arbitrio: e questo non è certamente il caso dei “bambini non nati” o dei “neonati”. Ciò nonostante Dio “liberamente” può “predestinare” - e “di fatto” “predestina” - tali bambini alla Vita Eterna, facendoli rientrare tra gli “eletti”, indipendentemente dalla loro incapacità naturale di “arrivare a Dio” (cfr. Rom.9,14-33).
“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rom.8,28-30).
L’OPPORTUNITA’ DELL’ISTITUZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA
DEI “SANTI NON NATI” o DEI “BAMBINI NON NATI”
Sembra comunque da doversi ritenere del tutto “certo”, al di là del risolvimento teologico di tutti i punti sopra indicati nella presente esposizione, che “un certo numero” di “bambini non nati” - almeno di parte di quelli per i quali si celebrano le esequie in Chiesa - sono “realmente” entrati “subito” in Paradiso, o “almeno” sono andati “sicuramente” in Purgatorio, poiché la Chiesa ha istituito un rito dei funerali proprio per loro. Ed è noto, al riguardo, che “lex orandi est lex credendi”.
Ed è anche “dottrina già dichiarata” nel Catechismo della Chiesa Cattolica (al n°1261): “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i Bambini morti senza Battesimo”.
Pertanto, “almeno” e “solo” “per i bambini” qui sopra indicati (al n°1261), non sarebbe “conveniente” onorarli con una apposita memoria liturgica chiamata dei “SANTI NON NATI”, intendendo riferirsi ai “bambini non nati” andati “sicuramente” “subito” in Paradiso (anche se sono noti solo a Dio), così come anche si fa per la Solennità di “Tutti i Santi” del 1° novembre?…
Oppure, “almeno” e “solo” “per i bambini” sopra indicati (al n°1261), non sarebbe “conveniente” onorarli con una apposita memoria liturgica chiamata eventualmente dei “BAMBINI NON NATI” (o in un modo simile), per “suffragare” eventualmente le anime di quanti tra i suddetti “bambini non nati” fossero andati in Purgatorio (anche se sono noti solo a Dio), così come si commemorano e si suffragano anche le anime “sante” del Purgatorio il 2 novembre di ogni anno?…
Anche se già le due commemorazioni novembrine contengono “in nuce” la preghiera anche per le anime dei “bambini non nati”, non sarebbe conveniente istituire “una specificità” “distinta” in ragione dell’enorme “valore pastorale” sul “rispetto della vita umana nascente” che il richiamo e il ricordo delle anime dei “bambini non nati” costituirebbe presso i cristiani e presso anche tutti gli uomini?…
Personalmente, ritengo umilmente di poter ritenere che l’istituzione della memoria liturgica dei SANTI NON NATI sia comunque davvero “opportuna” (e quindi essere un bene istituirla) anche solo per onorare quel “certo numero di bambini non nati” (il cui numero è noto solo a Dio), che con assoluta certezza sono entrati in Paradiso “subito” dopo la loro morte, pur non avendo ricevuto il battesimo sacramentale (ma potendo aver “meritato” la grazia santificante e la totale remissione della pena del Peccato Originale a motivo del “battesimo di sangue” ricevuto per la morte di aborto patita “in odio a Cristo”). Tale memoria liturgica, infatti, non farebbe riferimento a “tutti” i “bambini non nati” morti senza il battesimo sacramentale, ma “solo” a quelli che, “per una via di salvezza” nota solo a Dio (C.C.C. 1261), hanno sicuramente raggiunto il Paradiso “subito” dopo la loro morte: senza comportare, quindi, con ciò, l’asserzione teologica e il pronunciamento magisteriale che “tutti” i “bambini non nati”, morti senza il battesimo, vadano “sicuramente” in Paradiso.
Quindi, già per questo solo motivo, mi sembrerebbe “conveniente” e “devozionalmente” e “pastoralmente” “assai efficace” l’istituzione di una memoria liturgica dei SANTI NON NATI, lasciando poi ugualmente aperta alla libera ricerca teologica l’approfondimento sulla possibilità di intendere “una estensione” di tale memoria a “tutti” i “bambini non nati”, come anche alla possibilità di un pronunciamento magisteriale al riguardo, che potrà esserci come potrà mai esserci, e che - in ogni caso - non intaccherebbe mai la sostanza della memoria liturgica dei SANTI NON NATI, in quanto essa sarebbe sempre riferita ad onorare “solo” “quel” “certo numero indefinito” e “non noto” di “bambini non nati”, e non battezzati sacramentalmente, che però “sicuramente” sono entrati in Paradiso “subito” dopo la loro morte, per quella “via di salvezza” nota solo a Dio (C.C.C.1261), come può avvenire sicuramente con il “battesimo di sangue”.
Ciò avverrebbe allo stesso modo di come già avviene anche per i “Santi Innocenti di Betlemme”. Di essi, infatti, la Chiesa ne onora la memoria liturgica in riferimento “solo a loro”, pur non conoscendone né il numero né il nome di ciascuno. Con tale memoria liturgica la Chiesa non intende perciò fare riferimento e onorare “tutti” i “bambini innocenti”, morti anche per altre cause, ma che pur possono essere e sono sicuramente ugualmente “Santi” e quindi certissimamente in Paradiso. Allo stesso modo, perciò, si potrebbe intendere e si potrebbe fare per una memoria liturgica dedicata ai “SANTI NON NATI” o, in alternativa provvisoria, dei “BAMBINI NON NATI”.
Tale memoria liturgica dei SANTI NON NATI o dei BAMBINI NON NATI, inoltre, ben si coordinerebbe anche con quanto da Lei, Santità, è stato auspicato nell’Evangelium Vitae” (al n.100): “Mosso da accorata sollecitudine per la sorte di ogni uomo e donna ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita che attraversi il mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, creatore e amante della vita” (Evangelium Vitae, 100). E ancora: “Ritroviamo, dunque, l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell’amore” (Evangelium Vitae, 100).
Chi più dei SANTI NON NATI, che hanno sperimentato in loro stessi il dolore inesprimibile del “rifiuto” della loro vita da parte della loro stessa madre umana e dell’intera società, potranno intercedere presso Dio per ottenere tali grazie a tanti nostri fratelli e sorelle?…
Anche nelle “rivelazioni”, più sopra riportate, della Beata Anna Caterina Emmerich (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.291) viene dalla veggente sottolineato come i bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo - rivela la Beata Emmerich - “le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti”.
Da ciò appare evidente quanto sia appropriata l’istituzione di una Memoria Liturgica anche dei SANTI NON NATI, che solleciterebbe il ricorso dei fedeli alla loro intercessione presso Dio, ottenendo maggiori grazie da parte di Dio per il bene di ogni persona, della Chiesa e dell’intera Umanità.
Santità amatissima, sottomettendomi in tutto quanto ho scritto al giudizio del Suo Magistero Infallibile, voglio attestare anche presso Lei la mia gratitudine all’amico, fratello e padre Sua Ecc.za Mons. Serafino Spreafico, che ha voluto richiedermi questo scritto. Anch’io - con lui - mi associo nell’onorare L’IMMENSA MOLTITUDINE DEI “SANTI NON NATI” ed anche dei “SANTI appena NATI”, tra i quali posso annoverare un mio fratellino, morto improvvisamente all’età di soli sei mesi e che aveva già avuto l’immenso dono di aver potuto ricevere la “nuova nascita spirituale” attraverso la Grazia del Santo Battesimo Sacramentale.
In casa, con la mia mamma Elisa (da vari anni in carrozzina con una gamba amputata e tanto sofferente), lo preghiamo ogni giorno invocandolo (privatamente) come SAN LEONARDO NICOLINI.
Egli avrà anche già accolto nella Vita Eterna il mio papà Augusto, “chiamato” dal Signore con “una santa morte” nel 1960. Egli, dopo aver sofferto con pazienza per tanti anni il martirio del suo corpo ammalato, nel suo “ultimo giorno”, subito dopo aver ricevuto tutti i Sacramenti, è spirato “con un ineffabile sorriso”, dopo aver sollevato il capo verso “Qualcuno” che “vedeva” solo lui e dopo averGli detto le parole: “Signore, fammeli vedere dal Cielo questi miei figli”.
“Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio.
A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef.3,14-21).
ChiedendoLe, Santità, la Sua paterna Benedizione Apostolica, anche per tutti i miei familiari, parenti ed amici, devotamente La saluto, professandomi suo umilissimo figlio.
Prof. GIORGIO NICOLINI
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