Non lo sai forse? Non lo hai udito?
Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
Egli dá forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato.
Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono;
ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile,
corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi.
(Is.40,28-31)
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv.21,6)
21 aprile:
LA NASCITA DI ROMA E LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA E LA CITTA’ DELLA MORTE
Un significato dato da Giovanni Paolo II: ROMA = AMOR
Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie. Oggi, come mai nel passato, l'umanità è a un "bivio"... (della "vita" e della "morte")... (Giovanni Paolo II, 8 ottobre 2000) (Gv.13,34)
Vi è una lotta perenne tra due città o regni: da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito (Sant’Agostino, La Città di Dio)
Agorà dei Giovani a Loreto
CON MARIA, MISTICA “CITTA’ DI DIO”,
IN DIALOGO CON GESÙ
Maria, Madre del
sì,
tu hai ascoltato Gesù
e conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore.
Stella del mattino, parlaci di Lui
e raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede.
Maria, che a
Nazareth hai abitato con Gesù,
imprimi nella
nostra vita i tuoi sentimenti,
la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di vera libertà.
Maria, parlaci di Gesù, perchè la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra,
come Tu hai fatto visitando Elisabetta
che nella sua vecchiaia ha gioito con te per il dono della vita.
Maria, Vergine del Magnificat,
aiutaci a portare la gioia nel mondo e, come a Cana,
spingi ogni giovane, impegnato nel servizio ai fratelli,
a fare solo quello che Gesù dirà.
Maria, poni il tuo sguardo sull’Agorà dei giovani,
perché sia il terreno fecondo della Chiesa italiana.
Prega perchè Gesù, morto e risorto, rinasca in noi
e ci trasformi in una notte piena di luce, piena di Lui.
Maria, Madonna
di Loreto, porta del cielo,
aiutaci a
levare in alto lo sguardo.
Vogliamo vedere Gesù. Parlare con Lui.
Annunciare a
tutti il Suo amore.
Benedetto XVI
Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
IL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
MARIA IMMACOLATA REGINA DELLA STORIA
Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)
Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata. (Beato Pio IX)
VENERDI’, 2 MARZO 2007 = DOMENICA, 1° MARZO 2013
INIZIO ANNO 2013
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
LETTERA INFORMATIVA n°91
LA VOCE
Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
ANCONA
ANCON DORICA CIVITAS FIDEI
Venerdì, 20 aprile 2007
Domenica, 19 aprile 2013
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2007: 2013° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).
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QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,
di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona
e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti
A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia
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TOTUS TUUS EGO SUM
(Genesi 3,15)
Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno».
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era LA LUCE degli uomini; LA LUCE splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta (Gv.1,1-5)
ISCRIVITI ALL’ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO”
PER LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
E PER L’ESERCIZIO DELLA CARITA’
Patrona: L’Immacolata Madre di Dio della Santa Casa di Nazareth a Loreto
IN HOC SIGNO VINCES
Ho pensato che questi angeli possono volare
perché non si trovano nella gravitazione delle cose materiali della terra, ma nella gravitazione dell’amore del Risorto
Benedetto XVI: Roma, 5 marzo 2007, a conclusione degli Esercizi Spirituali
PIU’ FAMIGLIA PIU’ VITA
L’Associazione “LUCE DI CRISTO” ha aderito al COMITATO PER LA FAMIGLIA sostenendone la raccolta di firme
per una mobilitazione rivolta a tutte le famiglie italiane, di estrazione laica, cattolica o di altre fedi religiose,
che si sentano colpite nella loro dignità e funzione sociale
da tentativi di equiparare giuridicamente la famiglia fondata sul matrimonio a qualsiasi forma di convivenza.
COMITATO PER LA FAMIGLIA – Sede Organizzativa: Viale Libia, 174 – 00199 ROMA
Tel./Facs. 06.86386392 – Posta Elettronica: comitatofamiglia@tiscali.it
La famiglia, fondata sul matrimonio, è un'istituzione naturale insostituibile ed elemento fondamentale del bene comune di ogni società. Chi distrugge questo tessuto fondamentale dell’umana convivenza, non rispettandone l’identità e stravolgendone i compiti, causa una ferita profonda alla società e provoca danni spesso irreparabili”
(Giovanni Paolo II, 20 novembre 2004).
La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo le si era unito.
Essa scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì.
(Gen.24,16)
L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc.1,26-28).
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete»
(Gv.21,6)
21 aprile:
LA NASCITA DI ROMA E LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA E LA CITTA’ DELLA MORTE
Un significato dato da Giovanni Paolo II: ROMA = AMOR
Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.
(Lc.1,38)
MARIA DI NAZARETH, MISTICA CITTA’ DI DIO,
MADRE DI TUTTI I VIVENTI: LA BELLEZZA CHE SALVERA’ IL MONDO
LA SANTA CASA DI GIUSEPPE E DI MARIA: ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA
LA DISSACRAZIONE LAURETANA DELLA SANTA CASA E DEI LUOGHI DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
LA DISTRUZIONE DELLA SANTA CASA PREPARA LA DISTRUZIONE DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA
Il tentativo è quello di sradicare completamente la tradizione cristiana dal cuore del nostro popolo e dalla vita della nostra società distruggendo, talora anche fisicamente, i segni della tradizione cristiana (Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino)
Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore,
senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine”
(Qoèlet 3,11)
LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA
Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie. Oggi, come mai nel passato, l'umanità è a un "bivio"... (della "vita" e della "morte")... (Giovanni Paolo II, 8 ottobre 2000)
OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’
(Benedetto XVI)
La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato (Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).
Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo, ma egli ha messo la nozione dell'eternità nel loro cuore,
senza però che gli uomini possano capire l'opera compiuta da Dio dal principio alla fine”
(Qoèlet 3,11)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).
IN PREPARAZIONE DEL 713° ANNIVERSARIO DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH DA TERSATTO IN ITALIA
(10 dicembre 1294 - 10 dicembre 2007)
IL TEMPO E’ COMPIUTO E IL REGNO DI DIO E’ VICINO; CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO
(Mc.1,15)
E' giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene (1^Pt.5,17-19)
IL PIU’ BEL LIBRO CHE DIO CI HA DATO
GESU’ CHE SOFFRE E MUORE IN CROCE PER NOI
IN PREPARAZIONE AL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI ITALIANI”
CHE AVRA’ LUOGO A LORETO L’1-2 SETTEMBRE 2007 CON LA PRESENZA DEL PAPA
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
SALMO 23
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...
Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
E IL VERBO
“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)
Si fece carne
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani… (Leone XIII)
Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)
Scrisse Giovanni Paolo II: “Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: “Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.
LETTURA BIBLICA
Dal Libro del Profeta Isaia (42,8/43,7)
Io sono il Signore: questo è il mio nome; non cederò la mia gloria ad altri, é il mio onore agli idoli. I primi fatti, ecco, sono avvenuti e i nuovi io preannunzio; prima che spuntino, ve li faccio sentire». Cantate al Signore un canto nuovo, lode a lui fino all'estremità della terra; lo celebri il mare con quanto esso contiene, le isole con i loro abitanti… Diano gloria al Signore e il suo onore divulghino nelle isole. Il Signore avanza come un prode, come un guerriero eccita il suo ardore; grida, lancia urla di guerra, si mostra forte contro i suoi nemici. Per molto tempo, ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto; ora griderò come una partoriente, mi affannerò e sbufferò insieme. Renderò aridi monti e colli, farò seccare tutta la loro erba; trasformerò i fiumi in stagni e gli stagni farò inaridire. Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono, li guiderò per sentieri sconosciuti; trasformerò davanti a loro le tenebre in luce, i luoghi aspri in pianura. Tali cose io ho fatto e non cesserò di farle. Retrocedono pieni di vergogna quanti sperano in un idolo, quanti dicono alle statue: “Voi siete i nostri dèi”. Sordi, ascoltate, ciechi, volgete lo sguardo per vedere… Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti che fece uscire carri e cavalli, esercito ed eroi insieme; essi giacciono morti: mai più si rialzeranno; si spensero come un lucignolo, sono estinti. Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: «Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore. Io do l'Egitto come prezzo per il tuo riscatto, l'Etiopia e Seba al tuo posto. Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita. Non temere, perché io sono con te; dall'oriente farò venire la tua stirpe, dall'occidente io ti radunerò. Dirò al settentrione: Restituisci, e al mezzogiorno: Non trattenere; fà tornare i miei figli da lontano e le mie figlie dall'estremità della terra, quelli che portano il mio nome e che per la mia gloria ho creato e formato e anche compiuto».
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete»
(Gv.21,6)
21 aprile:
LA NASCITA DI ROMA E LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA, LA CITTA’ DELLA MORTE
Un significato dato da Giovanni Paolo II: ROMA = AMOR
NATALE DI ROMA
21 APRILE
La tradizione vuole Roma fondata da Romolo il 21 aprile del 753 a. C.: una data più leggendaria che storica perché risulta accertato che, prima che Romolo tracciasse il famoso solco entro cui far nascere la città di Roma, alle pendici del Campidoglio già esistesse un agglomerato associativo che copriva tutta l’area sacra di Sant’Omobono, nei pressi del Foro Boario, che risaliva al XIII secolo prima di Cristo. La nascita dell’Urbe, quindi, risalirebbe a ben oltre l’anno 753 a.C.
Recentissimi scavi, effettuati alle pendici del Colle Palatino, hanno portato alla luce reperti archeologici relativi al periodo della nascita di Roma, confermandone la fondazione intorno alla metà dell’VIII secolo a.C.
Romolo voleva fondare la città sul Palatino mentre Remo avrebbe voluto l’Aventino. Il “fato” scelse Romolo tramite un volo d’avvoltoi doppio di quello avvistato da Remo che non si rassegnò alla sconfitta e si pose, ostilmente, nei confronti del fratello, e questo lo uccise.
La cristianità riscontra questo episodio con quello biblico di Caino ed Abele come pure nei gemelli abbandonati alla corrente del fiume Tevere in un cestello di vimini, si compara l’episodio di Mosè, il legislatore del popolo d’Israele.
L’allegoria dell’evento fa nascere Roma sotto il solo segno di Romolo, ossia in modo univoco, quasi riscattandosi, con il sacrificio di Remo, da una "ambiguità" originaria derivata dalla unione di tre popoli: il Latino, il Sabino e l’Etrusco che erano dediti rispettivamente alla pastorizia, all’agricoltura, al commercio e alle arti.
Che Roma sia nata nel 753 a.C. o prima, poco importa, perché la celebrazione del 21 aprile, nell’antichità, era una grande festa chiamata "Palilia" in onore della Dea Pale, un’antica divinità romana della pastorizia, considerata di solito femminile, talvolta maschile, connessa con la sacralità del Colle Palatino.
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI: GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
Natale di Roma?
Articolo di Pietro Bargellini apparso sulla rivista Fede e Ragione
(Anno X, n. 15-16, del 14-21 aprile 1929)
Si nasce due volte: una volta per morire, e l’altra per vivere;
e città, che nacquero una volta sola, che rizzarono le loro mura per
consiglio d’uomo, ora giacciono sotto una coltre di polvere e di silenzio.
Ogni tanto qualcuna ritorna al pallido sole confortata dal pianto degli
archeologi; ma non sorride più, né si riaccende più di vera vita. La morte
senza seconda nascita le ha spolpato tutti gli abbellimenti, le ha cavato
gli occhi, le ha riempito le cavità di terra e di fango. Soltanto sopra
qualche rudere s’inghirlanda, e qualche sasso senti palpitargli sopra il
ventricciolo d’una lucertola. Tutta la vita è quella: il resto non è che
spettrale ricordo. Ma chi è rinato non muore, e la città, che è nata due
volte, può sfidare i secoli.
Dieci volte può essere stesa al suolo, e dieci volte drizzerà le sue torri. I suoi ruderi saranno la testimonianza della sua vitalità e non della sua morte; tra le sue macerie ruzzeranno i fanciulli delle generazioni nuove, e la colonna della sua grandezza abbattuta resterà come il tronco d’albero caduto in mezzo al nuovo campo, che monta.
La città, che è nata due volte, non teme più la sua distruzione materiale, e sfida il tempo e il turbine, perché non potendo nascere due volte materialmente, alla seconda nascita non sarà più soggetta agli elementi.
E Roma è la città, che vanta due nascite: la prima completamente terrena, sprofondata nel peccato, dalle basi sanguinose al sommo del suo Pantheon, per cui “dominando quasi tutte le genti, serviva agli errori di tutte le genti; e sembrava si fosse fatta una grande religione, mentre non era stata capace di rifiutare nessuna falsità”; e la seconda, una rinascita per la quale, da maestra dell’errore, diventò maestra della verità.
I due atti di nascita sono chiarissimi, rogati ambedue col sangue, confermati dalla storia, abbelliti dalla leggenda in tutti i loro diversi caratteri.
Nelle mitologie della prima nascita di Roma, i segni della peccaminosità e della terrestrità sono insistentissimi. Una vergine violata, Rea di nome e di fatto, violata dal più brutale dio della mitologia pagana, è la madre dei due eroi, che fonderanno la città. Se non bastasse, dalle mammelle di una lupa, gli stessi eroi avranno buon agio di succhiare buon alimento per nutrire istinti violenti e bestiali, tanto che, anche al momento solenne del trar gli auspici s’assaliranno ferocemente e il solco quadrato berrà, come prima rugiada, il sangue di Remo svenato dal fratello.
Così, sul solco di Roma, si ripete il delitto di Caino, come per ricordare il peccato primo, che tiene aggiogati gli uomini più pesantemente che il toro e il bove non siano, intenti alla simbolica opera di chiusa.
Nella tragica leggenda della origine di Roma si possono, è vero, levando la brutta scorza di fuori, scoprire reconditi significati di giustizia e di autorità; ma la realtà crudele dei fatti, che il racconto rozzo ci rappresenta, non è mai completamente vinta da questo significato profondo, ed ha sempre una paurosa preponderanza nella tradizione della prima nascita.
Il Natale di Roma, il primo natale di Roma, sarà sempre un natale di morte, se la seconda nascita non soccorrerà poi la città eterna. Perciò sulla città, sorta dove il fiume s’impigra e già s’impaluda, sarebbe tornata coll’andar dei secoli, la melma gialla e tenace; la diaspora sarebbe tornata sulla città chiusa a raccogliere gente spersa e diversa; il cemento delle mura, intriso col sangue fraterno, avrebbe allentato col tempo la sua presa; e le superbe costruzioni, spossate sui fianchi, sarebbero crollate: prunai sarebbero tornati i giardini; rèdole da volpi le strade consolari; e il nome di Roma sarebbe stato scritto sulla sabbia, se la seconda rinascita non fosse venuta a confermar la gente, a rifondar le mura, a ripiantare i boschi sacri.
È inutile tornare a dire della seconda nascita del secondo Natale di Roma. È inutile tornare a dire quello che meravigliosamente è stato detto da san Leone Magno agli ultimi nostri Papi, da Prudenzio a Dante, da sant’Agostino al Bossuet, che cioè la seconda nascita di Roma, la nascita, dopo di cui non si muore, è stata quella del Vangelo di Cristo.
Due eroi l’hanno fondata, e due eroi l’hanno rifondata. Romolo e Remo i primi; san Pietro e san Paolo i secondi: figli del più grande campione degli dèi pagani i primi; figli di Cristo i secondi, il vincitore del peccato e della morte.
Si è detto che le due nascite di Roma non potevano essere più chiare; s’aggiunga che non poteva essere più evidente la diversa loro natura. Tanto più brutta la prima, tanto più bella la seconda; tanto più materiale la prima, tanto più spirituale la seconda. E tutte e due segnate da stigmate nette e violente, che invano si sono volute sbiadire con lo stendervi sopra lo scredito della favola e l’incertezza della leggenda. Stigmate accese e prepotenti pel colore soprattutto del sangue.
E poiché ogni equivoco su queste due nascite è impossibile; poiché non si possono fondere le due tradizioni, non si possono mescolare i due sangui; poiché un misto di sacro e profano non è mai giustificabile bisogna pensare bene oggi a quale Natale si voglia alludere.
Si vuole ricordare il primo, il natale della morte o il secondo, quello della vita?... Si vuole Roma eterna o si vuole Roma transitoria?... Si vuole Roma e solamente Roma reggitrice del mondo, o prima, seconda, terza, quarta e chissà qual’altra Roma, con tanti compitucci, che piccoli uomini intenderebbero di volerle assegnare?
E cioè: s’intende di celebrare la prima nascita tutta e soltanto in tono pagano, o s’intende di celebrare nella prima nascita il prodigioso sorgere di una città predestinata, e grande in funzione soltanto della sua predestinazione?
Nel primo caso non ci si sentirebbe disposti di secondar riti su are di cartapesta, né d’invocar dèi mani o tutelari, né di risvegliar ombre e spiriti in Campidoglio. Né disposti si sarebbe a sopportar miscugli di sacro e di profano, ibridismi di pagano e di cristiano per ambizione retorica o per accondiscendenza mondana.
Per noi, e non son cose nuove, il primo Natale di Roma è un fatto provvidenziale, che ha la sua conferma, la sua illustrazione, e la sua esaltazione soltanto nella seconda nascita. Disposti, dunque, a celebrarlo con immensa gioia, soltanto quando il solco quadrato sia spaccato e aperto dalla Croce di Cristo, che divide e riunisce il mondo intero.
(Da Fede e Ragione, Anno X, n. 15-16, 14-21 aprile 1929).
Sito Internet:
www.centrostudifederici.org
IL DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PARLAMENTO ITALIANO
(14 novembre 2002)
Signor Presidente della Repubblica Italiana, Onorevoli Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato, Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Onorevoli Deputati e Senatori! Mi sento profondamente onorato per la solenne accoglienza che mi viene oggi tributata in questa sede prestigiosa, nella quale l'intero popolo italiano è da voi degnamente rappresentato. A tutti ed a ciascuno rivolgo il mio saluto deferente e cordiale, ben consapevole del forte significato della presenza del Successore di Pietro nel Parlamento Italiano. Ringrazio il Signor Presidente della Camera dei Deputati ed il Signor Presidente del Senato della Repubblica per le nobili parole con cui hanno interpretato i comuni sentimenti, dando voce anche ai milioni di cittadini del cui affetto ho quotidiane attestazioni nelle molte occasioni in cui mi è dato di incontrarli.
È un affetto che mi ha accompagnato sempre, fin dai primi mesi della mia elezione alla sede di Pietro. Per esso voglio esprimere a tutti gli italiani, anche in questa circostanza, la mia viva gratitudine. Già negli anni degli studi a Roma e poi nelle periodiche visite che facevo in Italia come Vescovo, specialmente durante il Concilio Ecumenico Vaticano II, è venuta crescendo nel mio animo l'ammirazione per un Paese in cui l'annuncio evangelico, qui giunto fin dai tempi apostolici, ha suscitato una civiltà ricca di valori universali ed una fioritura di mirabili opere d'arte, nelle quali i misteri della fede hanno trovato espressione in immagini di bellezza incomparabile.
Quante volte ho toccato, per così dire, con mano le tracce gloriose che la religione cristiana ha impresso nel costume e nella cultura del popolo italiano, concretandosi anche in tante figure di Santi e di Sante il cui carisma ha esercitato un influsso straordinario sulle popolazioni d'Europa e del mondo. Basti pensare a San Francesco d'Assisi ed a Santa Caterina da Siena, Patroni d'Italia.
Davvero profondo è il legame esistente fra la Santa Sede e l'Italia! Ben sappiamo che esso è passato attraverso fasi e vicende tra loro assai diverse, non sfuggendo alle vicissitudini e alle contraddizioni della storia. Ma dobbiamo al tempo stesso riconoscere che, proprio nel susseguirsi a volte tumultuoso degli eventi, esso ha suscitato impulsi altamente positivi sia per la Chiesa di Roma, e quindi per la Chiesa Cattolica, sia per la diletta Nazione italiana.
A quest'opera di avvicinamento e di collaborazione, nel rispetto della reciproca indipendenza e autonomia, hanno molto contribuito i grandi Papi che l'Italia ha dato alla Chiesa ed al mondo nel secolo scorso: basti pensare a Pio XI, il Papa della Conciliazione, ed a Pio XII, il Papa della salvezza di Roma, e, più vicini a noi, ai Papi Giovanni XXIII e Paolo VI, dei quali io stesso, come Giovanni Paolo I, ho voluto assumere il nome.
Tentando di gettare uno sguardo sintetico sulla storia dei secoli trascorsi,
potremmo dire che l'identità sociale
e culturale
dell'Italia e
la missione di civiltà che essa ha adempiuto ed adempie in Europa
e nel mondo ben
difficilmente si potrebbero comprendere al di fuori di quella linfa vitale
che è costituita dal cristianesimo. Mi sia pertanto consentito di invitare
rispettosamente voi, eletti Rappresentanti di questa Nazione,
e con voi tutto
il popolo italiano, a nutrire una convinta
e meditata
fiducia nel patrimonio di virtù
e di valori
trasmesso dagli avi.
È sulla base di una simile fiducia che si possono affrontare con lucidità i
problemi, pur complessi e
difficili, del momento presente,
e spingere anzi
audacemente lo sguardo verso il futuro, interrogandosi sul contributo che
l'Italia può dare agli sviluppi della civiltà umana. Alla luce della
straordinaria esperienza giuridica maturata nel corso dei secoli a partire
dalla Roma
pagana, come non sentire l'impegno, ad esempio, di continuare ad offrire al
mondo il fondamentale messaggio secondo cui, al centro di ogni giusto
ordine civile, deve esservi il rispetto per l'uomo, per la sua dignità
e per i suoi
inalienabili diritti? A ragione già l'antico adagio sentenziava:
Hominum causa omne ius
constitutum est.
È
implicita, in tale affermazione, la convinzione che esista una 'verità
sull'uomo', che si impone al di là delle barriere di lingue
e culture diverse.
In questa prospettiva, parlando davanti all'Assemblea delle Nazioni Unite nel 50° anniversario di fondazione, ho ricordato che vi sono diritti umani universali, radicati nella natura della persona, nei quali si rispecchiano le esigenze oggettive di una legge morale universale. Ed aggiungevo: «Ben lungi dall'essere affermazioni astratte, questi diritti ci dicono anzi qualcosa di importante riguardo alla vita concreta di ogni uomo e di ogni gruppo sociale. Ci ricordano che non viviamo in un mondo irrazionale o privo di senso, ma che, al contrario, vi è una logica morale che illumina l'esistenza umana e rende possibile il dialogo tra gli uomini e tra i popoli (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XVIII/2, 1995, p. 732). Seguendo con attenzione amica il cammino di questa grande Nazione, sono indotto inoltre a ritenere che, per meglio esprimere le sue doti caratteristiche, essa abbia bisogno di incrementare la sua solidarietà e coesione interna. Per le ricchezze della sua lunga storia, come per la molteplicità e vivacità delle presenze e iniziative sociali, culturali ed economiche che variamente configurano le sue genti e il suo territorio, la realtà dell'Italia è certamente assai complessa e sarebbe impoverita e mortificata da forzate uniformità».
La
via che consente di mantenere
e valorizzare le
differenze, senza che queste diventino motivi di contrapposizione ed
ostacoli al comune progresso è quella di una sincera
e leale solidarietà.
Essa ha profonde radici nell'animo
e nei costumi del
popolo italiano e
attualmente si esprime, tra l'altro, in numerose
e benemerite
forme di volontariato. Ma di essa si avverte il bisogno anche nei rapporti
tra le molteplici componenti sociali della popolazione
e le diverse aree
geografiche in cui essa è distribuita. Voi stessi, come responsabili
politici e
rappresentanti delle Istituzioni, potete dare su questo terreno un esempio
particolarmente importante ed efficace, tanto più significativo quanto più
la dialettica dei rapporti politici spinge invece ad evidenziare i
contrasti.
La vostra attività, infatti, si qualifica in tutta la sua nobiltà nella
misura in cui si rivela mossa da un autentico spirito di servizio ai
cittadini. Decisiva è, in questa prospettiva, la presenza nell'animo di
ciascuno di una viva sensibilità per il bene comune. L'insegnamento del
Concilio Vaticano II
in materia è molto chiaro: «La comunità politica esiste (...) in funzione
di quel bene comune nel quale essa trova significato
e piena
giustificazione e dal
quale ricava il suo ordinamento giuridico, originario
e proprio»
(Gaudium et spes, 74).
Le sfide che stanno davanti ad uno Stato democratico esigono da tutti gli uomini e le donne di buona volontà, indipendentemente dall'opzione politica di ciascuno, una cooperazione solidale e generosa all'edificazione del bene comune della Nazione. Tale cooperazione, peraltro, non può prescindere dal riferimento ai fondamentali valori etici iscritti nella natura stessa dell'essere umano. Al riguardo, nella Lettera enciclica “Veritatis splendor” mettevo in guardia dal «rischio dell'alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità» (n. 101). Infatti, se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, annotavo in un'altra Lettera enciclica, la “Centesimus annus”, «le idee e le convinzioni possono essere facilmente strumentalizzate per fini di potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia» (n. 46).
Non posso sottacere, in una così solenne circostanza, un'altra grave minaccia che pesa sul futuro di questo Paese, condizionando già oggi la sua vita e le sue possibilità di sviluppo. Mi riferisco alla crisi delle nascite, al declino demografico e all'invecchiamento della popolazione. La cruda evidenza delle cifre costringe a prendere atto dei problemi umani, sociali ed economici che questa crisi inevitabilmente porrà all'Italia nei prossimi decenni, ma soprattutto stimola - anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un impegno responsabile e convergente, per favorire una netta inversione di tendenza.
L'azione pastorale a favore della famiglia e dell'accoglienza della vita, e più in generale di un'esistenza aperta alla logica del dono di sé, sono il contributo che la Chiesa offre alla costruzione di una mentalità e di una cultura all'interno delle quali questa inversione di tendenza diventi possibile (Cfr. www.operadellavita.it). Ma sono grandi anche gli spazi per un'iniziativa politica che, mantenendo fermo il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, secondo il dettato della stessa Costituzione della Repubblica Italiana (cfr art. 29), renda socialmente ed economicamente meno onerose la generazione e l'educazione dei figli.
In un
tempo di cambiamenti spesso radicali, nel quale sembrano diventare
irrilevanti le esperienze del passato, aumenta la necessità di una solida
formazione della persona. Anche questo, illustri Rappresentanti del
popolo italiano, è un campo nel quale è richiesta la più ampia
collaborazione, affinché le responsabilità primarie dei genitori trovino
adeguati sostegni. La formazione
intellettuale e l'educazione morale dei giovani rimangono le due vie
fondamentali attraverso le quali, negli anni decisivi della
crescita, ciascuno può mettere alla prova se stesso, allargare gli orizzonti
della mente e
prepararsi ad affrontare la realtà della vita.
L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. È
mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente
all' 'essere' che gli è proprio. È chiaro, peraltro, all'occhio del
saggio che l'uomo conta come uomo per ciò che è più che per ciò che ha.
Il valore umano della persona è in diretta ed essenziale relazione con
l'essere, non con l'avere. Proprio per questo una Nazione sollecita del
proprio futuro favorisce lo sviluppo della scuola in un sano clima di
libertà, e non lesina
gli sforzi per migliorarne la qualità, in stretta connessione con le
famiglie e con tutte
le componenti sociali, così come del resto avviene nella maggior parte dei
Paesi europei.
Non meno importante, per la formazione della persona, è poi il clima morale che predomina nei rapporti sociali e che attualmente trova una massiccia e condizionante espressione nei mezzi di comunicazione: è questa una sfida che chiama in causa ogni persona e famiglia, ma che interpella a titolo peculiare chi ha maggiori responsabilità politiche e istituzionali. La Chiesa, per parte sua, non si stancherà di svolgere, anche in questo campo, quella missione educativa che appartiene alla sua stessa natura (Cfr. www.telemaria.it ) .
Il carattere realmente umanistico di un corpo sociale si manifesta particolarmente nell'attenzione che esso riesce ad esprimere verso le sue membra più deboli. Guardando al cammino percorso dall'Italia in questi quasi sessant'anni dalle rovine della seconda guerra mondiale, non si possono non ammirare gli ingenti progressi compiuti verso una società nella quale siano assicurate a tutti accettabili condizioni di vita. Ma è altrettanto inevitabile riconoscere la tuttora grave crisi dell'occupazione soprattutto giovanile e le molte povertà, miserie ed emarginazioni, antiche e nuove, che affliggono numerose persone e famiglie italiane o immigrate in questo Paese. È grande, quindi, il bisogno di una solidarietà spontanea e capillare, alla quale la Chiesa è con ogni impegno protesa a dare di cuore il proprio contributo. Tale solidarietà, tuttavia, non può non contare soprattutto sulla costante sollecitudine delle pubbliche Istituzioni. In questa prospettiva, e senza compromettere la necessaria tutela della sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, nelle quali i detenuti vivono spesso in condizioni di penoso sovraffollamento. Un segno di clemenza verso di loro mediante una riduzione della pena costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale ricupero in vista di un positivo reinserimento nella società. Un'Italia fiduciosa di sé e internamente coesa costituisce una grande ricchezza per le altre Nazioni d'Europa e del mondo. Desidero condividere con voi questa convinzione nel momento in cui si stanno definendo i profili istituzionali dell'Unione Europea e sembra ormai alle porte il suo allargamento a molti Paesi dell'Europa centro-orientale, quasi a suggellare il superamento di una innaturale divisione. Coltivo la fiducia che, anche per merito dell'Italia, alle nuove fondamenta della 'casa comune' europea non manchi il 'cemento' di quella straordinaria eredità religiosa, culturale e civile che ha reso grande l'Europa nei secoli. È quindi necessario stare in guardia da una visione del Continente che ne consideri soltanto gli aspetti economici e politici o che indulga in modo acritico a modelli di vita ispirati ad un consumismo indifferente ai valori dello spirito. Se si vuole dare durevole stabilità alla nuova unità europea, è necessario impegnarsi perché essa poggi su quei fondamenti etici che ne furono un tempo alla base, facendo al tempo stesso spazio alla ricchezza e alla diversità delle culture e delle tradizioni che caratterizzano le singole nazioni. Vorrei anche in questo nobile Consesso rinnovare l'appello che in questi anni ho rivolto ai vari Popoli del Continente: «Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!». Il nuovo secolo da poco iniziato porta con sé un crescente bisogno di concordia, di solidarietà e di pace tra le Nazioni: è questa infatti l'esigenza ineludibile di un mondo sempre più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di comunicazioni, in cui tuttavia spaventose disuguaglianze continuano a sussistere.
Purtroppo le speranze di pace sono brutalmente contraddette dall'inasprirsi di cronici conflitti, a cominciare da quello che insanguina la Terra Santa. A ciò s'aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni. Proprio in una tale situazione le religioni sono invece stimolate a far emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi »convertendo« verso la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione.
Per questa grande impresa, dai cui esiti dipenderanno nei prossimi decenni le sorti del genere umano, il cristianesimo ha un'attitudine e una responsabilità del tutto peculiari: annunciando il Dio dell'amore, esso si propone come la religione del reciproco rispetto, del perdono e della riconciliazione.
L'Italia e le altre Nazioni che hanno la loro matrice storica nella fede cristiana sono quasi intrinsecamente preparate ad aprire all'umanità nuovi cammini di pace, non ignorando la pericolosità delle minacce attuali, ma nemmeno lasciandosi imprigionare da una logica di scontro che sarebbe senza soluzioni.
Illustri Rappresentanti del Popolo italiano, dal mio cuore sgorga spontanea una preghiera: da questa antichissima e gloriosa Città, da questa «Roma onde Cristo è Romano», secondo la ben nota definizione di Dante (Purg. 32, 102), chiedo al Redentore dell'uomo di far sì che l'amata Nazione italiana possa continuare, nel presente e nel futuro, a vivere secondo la sua luminosa tradizione, sapendo ricavare da essa nuovi e abbondanti frutti di civiltà, per il progresso materiale e spirituale del mondo intero. Dio benedica l'Italia!
GIOVANNI PAOLO II
Un significato dato da Giovanni Paolo II: ROMA = AMOR
Cfr. www.lavocecattolica.it/lettera.presidente.repubblica.html
UNA NUOVA ORA DI RELIGIONE
(Cfr. www.lavocecattolica.it/ora.religione.htm)
Gent.mo Sig.
Ministro della Pubblica Istruzione TULLIO DE MAURO - ROMA
e, per conoscenza:
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA - ROMA
Ancona, 1° settembre 2000
Gent.le Sig. MINISTRO,
mi permetto di inviarLe – mediante “Posta Elettronica” e come “Lettera aperta” - il testo di un articolo da me composto e consegnato a un responsabile del quotidiano “CORRIERE ADRIATICO” di Ancona, ma ancora non pubblicato, credo per motivi di spazio.
L’articolo riguarda, come leggerà, “L’AUSPICIO DI UNA NUOVA INTESA TRA STATO ITALIANO E CHIESA CATTOLICA RIGUARDO ALL’ORA DI RELIGIONE NELLE SCUOLE”, cogliendo l’occasione della beatificazione del Papa Pio IX.
Le idee che sono esposte in quell’articolo sono maturate in me in questi ultimi anni, durante i quali ho insegnato “RELIGIONE CATTOLICA” nelle Scuole Medie Superiori. Tuttavia le potrei far risalire al periodo della mia adolescenza, quando frequentavo l’ISTITUTO MAGISTRALE di Ancona, ove conseguii la maturità. In tale Istituto erano state sempre previste due ore di “Religione” settimanali, per il motivo di dover preparare i futuri maestri che avrebbero dovuto a loro volta insegnare “Religione” nelle Scuole Elementari.
Grazie a questa esperienza avuta durante la mia adolescenza nel frequentare l’ISTITUTO MAGISTRALE, ho potuto con più facilità rendermi conto della grande “differenza” che sussiste tra lo svolgere due ore settimanali di “Religione” e lo svolgere un’ora sola settimanale di “Religione”, come avviene in tutte le altre scuole.
Avendo conseguito il “Bacellierato” in Sacra Teologia, presso la “Pontificia Università Lateranense”, ho, infatti, potuto dedicarmi per circa dieci anni all’insegnamento della “Religione Cattolica” nelle Scuole Superiori (dopo che nella mia adolescenza-giovinezza e in anni più recenti mi ero dedicato ad attività giornalistiche e ad altre attività nel campo dell’utilizzo dei mass-media). Ho così potuto sperimentare come per ottenere un produttivo utilizzo delle mie energie fisiche e spirituali nell’opera didattica di un numero ingente di alunni ed alunne ho sempre dovuto rifiutare nomine superiori alle 10 ore settimanali, giostrandomi sempre (a seconda della disponibilità delle ore) tra le 6 ore e le 10 ore per nomina annuale. Ciò ha comportato, come ben comprenderà, un sacrificio sulla corresponsione dello stipendio. Ciò tuttavia – per me – è stato abbondantemente ripagato dalla gratificazione ricevuta attraverso una risposta molto elevata nella attiva partecipazione di alunni e alunne alle lezioni svolte, seppure molto condizionate dalla enorme ristrettezza del tempo a disposizione.
Posso citare, in proposito, l’esperienza avuta di una corale partecipazione a Concorsi Scolastici, indetti dal “Movimento per la Vita”, che hanno permesso, in due anni, di rendere possibile la vincita – nell’Istituto Tecnico Femminile nel quale insegnavo – di un “viaggio-premio” di quattro giorni al Parlamento Europeo di Strasburgo: di 6 alunne in un anno (da me personalmente accompagnate), e di altre 8/10 nell’anno successivo (di cui, però, poté partire una sola).
I temi trattati in quei due Concorsi Scolastici riguardavano “LA MERAVIGLIA DELLA VITA UMANA” e “LA FAMIGLIA GIUSTA”. Data la ricchezza sorprendente di quei lavori di tutte le mie classi decisi di raccoglierli in due grossi volumi fotocopiati, che ancora conservo, e che ancor ora costituiscono anche per me come una “fonte” limpida e sempre rigeneratrice di giovanile entusiasmo, di acute trattazioni, rivelanti una ricchezza interiore inaspettata.
Da tutto quanto sopra espostole della mia esperienza di studente e di professore, signor Ministro, è nato l’articolo che Le allego e che offro alla Sua riflessione.
Con viva cordialità.
Prof. GIORGIO NICOLINI – Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA
Posta Elettronica:: giorgio.nicolini@poste.it
L’AUSPICIO DI UNA “NUOVA INTESA”
TRA STATO ITALIANO E CHIESA CATTOLICA
(Cfr. www.operadellavita.it/repubblica.internazionale.htm)
RIGUARDO ALL’ORA DI RELIGIONE NELLE SCUOLE
Nella società multietnica e multiculturale che, nel Terzo Millennio Cristiano, in Italia si va sempre più delineando ritengo che lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, di comune intesa e nel rispetto dei rispettivi ambiti, possano svolgere un ruolo fondamentale per aggregare le diverse componenti della società e convogliarle verso una proficua collaborazione volta alla realizzazione del bene comune e ad un sempre maggiore reciproco arricchimento culturale, che permetta il raggiungimento di un vero progresso sia nei settori della cultura, come in quello dell’inserimento nel mondo del lavoro, come anche nei campi della politica familiare, dell’istruzione, della sanità e, quindi, per il raggiungimento di un “vero” benessere sociale, sia materiale che spirituale.
E’ indubbio che in tale prospettiva il ruolo della Scuola sia fondamentale e persino determinante, essendo essa come “la cerniera” che collega “la venuta all’esistenza” di ogni essere umano con il suo progressivo inserimento sociale, contribuendo in maniera determinante alla maturazione, allo sviluppo e alla valorizzazione - del bambino prima e del giovane poi - delle enormi potenzialità (fisiche, psichiche e spirituali) del futuro “protagonista” della vita sociale.
In tale prospettiva è perciò quanto mai auspicabile una feconda intesa tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, che in Italia ha la sua Sede e alla quale sono volti gli occhi di tanti uomini di ogni parte del mondo, affinché la reciproca collaborazione, rispettosa dei rispettivi ambiti, possa contribuire al vero progresso materiale e spirituale dei suoi cittadini, e costituisca esempio e stimolo per ogni altra Nazione della terra.
Penso, pertanto, che all’alba del Nuovo Millennio Cristiano che sta per iniziare, sia quanto mai urgente e necessaria “una Nuova Intesa” tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica che ne valorizzi i rispettivi ruoli e, fedeli al motto “libera Chiesa in libero Stato”, concorra alla realizzazione del possibile maggiore bene comune.
Essendo la Scuola, come detto sopra, come “la cerniera” tra “la venuta all’esistenza” di ogni essere umano e il suo progressivo e definitivo “inserimento” nella vita sociale adulta, mi sembrerebbe quanto mai necessario che il primo “punto d’incontro” e di “feconda collaborazione” parta proprio da quella che è, forse, nella Scuola, “l’ora” maggiormente aperta al dialogo e all’arricchimento culturale reciproco, cioè “l’Ora di Religione”.
Avendo personalmente una lunga e vasta esperienza di insegnamento dell’Ora di Religione Cattolica nelle Scuole Superiori, ho colto spesso il bisogno di un tempo più esteso a tale materia per far maturare più fruttuosamente l’arricchimento culturale che essa può offrire agli alunni “avvalentesi” e offrire “opportunità” anche a quelli “non avvalentesi”.
Così, nella circostanza della beatificazione del Papa Pio IX (3 settembre 2000, n.d.r.), che rievoca tanti eventi risorgimentali e che, nato a Senigallia, è tutto “marchigiano”, e persino “anconitano” come “ascendenza” - discendendo egli dai Conti Ferretti di Ancona, la cui maggiore gloria è costituita dalla figura quasi sconosciuta eppure luminosissima del francescano Beato GABRIELE FERRETTI, Compatrono di Ancona (con San Ciriaco), e il cui corpo incorrotto è esposto alla venerazione presso la Chiesa di San Giovanni Battista a Capodimonte – ho pensato di proporre al quotidiano “Corriere Adriatico” di Ancona – che gentilmente ospita questo scritto – “l’idea” di una “Nuova Intesa” tra lo Stato Italiano e la Chiesa Cattolica, che permetta il definitivo superamento di ogni antico conflitto e costituisca “apertura” di “orizzonti nuovi” per l’inizio del Terzo Millennio Cristiano ormai imminente.
La Scuola è il vitale “punto d’incontro” di tale prospettiva e una nuova disciplina dell’Ora di Religione sarebbe come “la cellula primordiale”, feconda di sviluppi nuovi e inattesi.
In concreto, come Professore di Religione Cattolica, suggerirei di “riformare” l’“Ora di Religione Cattolica” in “due ore” di “Religione” (“generica” la prima, gestita e programmata autonomamente dallo Stato, e “cattolica” la seconda, gestita e programmata autonomamente dalla Chiesa Cattolica, in accordo consensuale con lo Stato).
Gli insegnanti potrebbero essere due, oppure potrebbe essere “unico”, nominato congiuntamente dalla Chiesa Cattolica e dallo Stato Italiano e “assunto” dallo Stato – “in ruolo” – come insegnante di entrambe le discipline: “RELIGIONE” (comprendente l’illustrazione culturale di tutte le confessioni religiose, sia quelle cristiane - compresa la Religione Cattolica - sia quelle non cristiane e ove possono essere collocati i “non avvalentesi” o quanti professano altre confessioni cristiane e non cristiane) e “RELIGIONE CATTOLICA” (“facoltativa”, illustrante la “Religione Cattolica” e il ruolo della Chiesa Cattolica nella storia d’Italia e del mondo e nel confronto con tutte le altre religioni; essa resterebbe sempre aperta a tutti - credenti e non credenti, cristiani e non cristiani -, ma resterebbe specificamente confessionale, gestita, programmata e persino finanziata dalla Chiesa Cattolica, attraverso il reperimento dei fondi tratti dall’Otto per Mille che, per questo nuovo scopo, potrebbe essere aumentato al Dieci per Mille, cioè all’Uno per Cento).
Le ore di insegnamento settimanale potrebbero essere 16 (sedici), così equamente suddivise: 8 ore per l’insegnamento della “Religione” a nome dello Stato, e 8 ore di insegnamento della “Religione Cattolica” a nome della stessa Chiesa Cattolica, che dando la nomina allo specifico insegnante conserva il diritto di ritirarla, qualora gravi e giustificati motivi (come “mancanze” nell’ortodossia e nella moralità, e “non correggibili”) lo giustifichino. Ciò “non annullerebbe” “il ruolo” dell’insegnante nominato congiuntamente dalla Chiesa Cattolica e dallo Stato Italiano. L’insegnante, infatti, continuerebbe ugualmente ad insegnare “RELIGIONE”, cioè quella “generica” insegnata a nome dello Stato, senza potere però più insegnare l’ora confessionale di “RELIGIONE CATTOLICA”, rimpiazzato eventualmente e provvisoriamente da una nuova nomina da parte del Vescovo con un insegnante a “part-time” (8 ore), non di ruolo. L’insegnante precedente, cui fosse stata ritirata la nomina da parte del Vescovo ad insegnare la Religione Cattolica, potrebbe completare le ore del “ruolo” acquisito inizialmente con la “nomina congiunta Chiesa-Stato”, con l’impiego in altre 8 ore di altre materie (ad es.: un Laureato in Lettere, potrebbe essere impiegato in 8 ore di “RELIGIONE”, quella a nome dello Stato, e in 8 ore di insegnamento di “LETTERE”).
Una tale ipotesi renderebbe ovviamente necessaria “la revisione” anche delle ore di insegnamento “in ruolo” di tutte le altre materie, che potrebbero essere abbassate a 16 (sedici) ore per tutte le materie. Ciò è in realtà una esigenza molto sentita nel mondo della Scuola, risultando le attuali 18 ore settimanali eccessivamente onerose per la mole di impegni che esse comportano. E le attuali 18 ore settimanali dell’Ora di Religione è, ancor più, un carico davvero enorme, corrispondendo esse (unica materia) alla gestione di 18 distinte classi, con oneri ed impegni che, me lo si conceda di dirlo francamente, talvolta è davvero… disumano.
Credo che le idee sopra riportate, adeguatamente approfondite e migliorate, possano costituire “un punto di partenza” davvero utile e forse persino determinante per il risolvimento di tanti “nodi” - sia nella gestione dell’Ora di Religione come di tanti altri problemi della Scuola - ed apra un orizzonte più “leggero”, più “aperto”, più “fecondo” per il miglioramento della Scuola, per la migliore educazione dei bambini, degli adolescenti e dei giovani e possa così far aprire il Nuovo Millennio con la luminosità e la freschezza di quello che chiamerei “il sorriso dei bambini”, “il sorriso degli adolescenti”, “il sorriso dei giovani”: speranza di vita per la Nuova Umanità.
Ancona, 1° settembre 2000
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 - 60127 ANCONA – Italia - Tel./Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it
Le nuove opinioni sono sempre sospette e di solito incontrano opposizioni per nessun altro motivo se non perché non sono ancora comuni.
Trovo questa citazione del filosofo inglese John Locke (1632-1704) – che riporta alla mente di molti gli anni di studio nelle scuole medie superiori – all’inizio di un articolo di una rivista americana. La sua è una considerazione a doppio profilo. Ci sono, infatti, persone così raggrinzite in se stesse e nelle loro idee da temere ogni novità. E questo vale in tutti i campi, anche in quello ecclesiale. Don Mazzolari ammoniva: “Guai a chi ha paura della novità, di trovare un mezzo di apostolato più rispondente e più vivo! Santo quel cuore che serve le cause di Dio con audacia! Abbiate questa santa audacia che è espressione di fede!”.
Il gretto tradizionalismo non fa mai un buon servizio né alla Tradizione autentica né alla purezza della fede. Ma al buon Locke bisogna obiettare che tutte le opinioni, comprese le nuove, non possono essere accolte acriticamente, senza un vaglio e una verifica. E qui mi viene in mente – cito a senso – una battuta di un altro pensatore, l’antico Seneca, che osservava realisticamente come sia naturale che suscitino più interesse le cose nuove che non le cose grandi. Il vecchio Qohelet, sapiente biblico piuttosto pessimistico, notava che “non c’è nulla di nuovo sotto il sole” e aveva ragione anche se non del tutto, perché Isaia suggeriva di non ricordare più le cose passate, di non pensare più alle cose antiche “perché io, il Signore, faccio una cosa nuova” (43,18-19).
PASSATO E FUTURO CAMMINANO INSIEME NEL NOSTRO PRESENTE
dal MATTUTINO di Gianfranco Ravasi, in AVVENIRE del 2 settembre 2000
I cristiani non si distinguono dagli altri uomini, né per territorio, né per lingua, né per vestito. Essi non abitano città loro proprie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è conquista di genio irrequieto di uomini ingannatori; né professano, come fanno alcuni, un sistema filosofico umano. Abitando in città greche o barbare, come a ciascuno è toccato in sorte, ed adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, dànno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa, e che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile. Abitano la loro rispettiva patria, ma come gente straniera; partecipano a tutti i doveri dei cittadini, e sopportano tutti gli oneri degli stranieri. Ogni terra straniera è patria per loro, e ogni patria è terra straniera. Si sposano come tutti gli altri ed hanno figli, ma non espongono i neonati. Hanno comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne (cfr. 2^Cor.10,3; Rom.8,12-13). Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti e sono condannati; si dà loro la morte, ed essi ne ricevono vita. Sono mendichi, e fanno ricchi molti (cfr. 2^Cor.6,9-10); sono privi di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nel disprezzo trovano gloria; si fa oltraggio alla loro fama, e si aggiunge testimonianza alla loro innocenza. Sono ingiuriati, e benedicono (cfr. 1^Cor.4,13); si insolentisce contro di loro, ed essi trattano con riverenza. Fanno del bene, e sono puniti come dei malfattori; e puniti, godono, quasi si dia loro la vita. I Giudei fanno loro guerra come razza straniera e gli Elleni li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire il motivo del loro odio. Per dirla in una parola, i Cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo: anche i Cristiani sono disseminati nelle città del mondo. L’anima abita nel corpo, ma non proviene dal corpo: anche i Cristiani abitano nel mondo, ma non provengono dal mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; anche i Cristiani si sa che sono nel mondo; ma la loro pietà rimane invisibile. La carne odia l’anima e le fa guerra, senza averne ricevuto ingiuria, ma solo perché le proibisce di godere dei piaceri: anche il mondo odia i Cristiani, che non gli hanno fatto alcun torto, solo perché essi si oppongono ai piaceri. L’anima ama la carne, che l’odia, e le membra: anche i Cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo: anche i Cristiani sono trattenuti nel mondo come in una prigione, ma essi stessi sostengono il mondo. L’anima immortale abita in una tenda mortale: anche i Cristiani dimorano come pellegrini tra le cose che si corrompono, in attesa dell’incorruttibilità dei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande, l’anima si fa migliore: anche i Cristiani, puniti, si moltiplicano di giorno in giorno. Tanto alto è il posto che a essi assegnò Dio, né è loro lecito abbandonarlo.
Carta Fondamentale:
“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)
Religione: CATTOLICA
Lingua: ITALIANA
Moneta: LIRA Internazionale (£. 1,00 = 0,50 euro)
Costituzione
Preambolo: IO SONO IL SIGNORE DIO TUO
1) Non avrai altro Dio fuori di me.
2) Non nominare il nome di Dio invano.
3) Ricordati di santificare le feste.
4) Onora il padre e la madre.
5) Non uccidere.
6) Non commettere atti impuri.
7) Non rubare.
8) Non dire falsa testimonianza.
9) Non desiderare la donna o l’uomo di altri.
10) Non desiderare la roba di altri.
Codice Civile di regolamentazione
* L’AMORE che
- - è paziente,
- - è benigno,
- - non è invidioso,
- - non si vanta,
- - non si gonfia,
- - non manca di rispetto,
- - non cerca il suo interesse,
- - non si adira,
- - non tiene conto del male ricevuto,
- - non gode dell’ingiustizia,
- - si compiace della verità,
- - tutto copre,
- - tutto crede,
- - tutto spera,
- - tutto sopporta. (cfr. 1^Cor.13,4-7)
Impegno quotidiano
AMERAI IL SIGNORE DIO TUO
CON TUTTO IL TUO CUORE, CON TUTTA LA TUA ANIMA
CON TUTTA LA TUA MENTE E CON TUTTE LE TUE FORZE
E IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO
(Mt.22,37-40)
MASSIME PER UNA CIVILTA’ DELL’AMORE
GENTILEZZA nel parlare crea fiducia.
GENTILEZZA nel donare crea amore.
SALUTA affabilmente gli umili, quelli che si sentono abbandonati o messi da parte.
SORRIDI nella monotonia del dovere quotidiano, per non rattristare chi ti vive accanto.
PARLA con dolcezza agli impazienti e agli importuni.
TACI quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato, per non ferirlo con l’umiliazione.
STRINGI cordialmente la mano a chi è nella preoccupazione o nella tristezza.
GUARDA con affetto chi nasconde un dolore e forse è più nervoso del solito.
RICONOSCI umilmente il tuo torto e chiedi perdono se hai offeso qualcuno.
RENDI un servizio a chi ti è sottoposto.
IL CRISTIANO SI IMPEGNA AD UNA CONDOTTA ESEMPLARE soprattutto sulle strade, guidando la propria auto con diligenza, con pazienza, con prudenza e cortesia, per amore di Cristo che ci ha redenti, in riparazione delle offese che egli riceve dagli utenti della strada e per evitare al prossimo ogni disagio.
FA’ TUTTO IN MODO CHE DIO, NEL TUO FRATELLO, SIA SEMPRE CONTENTO DI TE.
DUE ANNI FA L’AFFIDAMENTO A SAN GIORGIO
DELL’INIZIO DEL PONTIFICATO DI BENEDETTO XVI
Cfr. Indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/lettera23aprile2005.htm
L’OFFERTA DI DUE ANNI FA, il 23 aprile 2005
ALLA VIGILIA DELL'INIZIO SOLENNE DEL PONTIFICATO DI
BENEDETTO XVI
affidiamo il suo ministero a SAN GIORGIO, martire,
testimone della fede intrepida che trionfa sul Maligno
23 aprile: SAN GIORGIO
BENEDETTO XVI:
"Umile lavoratore nella vigna del Signore",
sotto la protezione di SAN GIORGIO (= colui che lavora la terra).
San Giorgio, il cui nome
significa "COLUI CHE LAVORA LA TERRA", ha il suo sepolcro a Lidda presso Tel
Aviv in Israele. Venne onorato, almeno dal IV secolo, come martire di Cristo
in ogni parte della Chiesa. La tradizione popolare lo raffigura come il
cavaliere che affronta il drago, simbolo della fede intrepida che trionfa
sulla forza del maligno. La sua memoria è celebrata in questo giorno (23
aprile) anche nei riti siro e bizantino
(Messale Romano).
Patronato: Arcieri, Cavalieri, Soldati, Scout, Esploratori/Guide AGESCI
Etimologia: Giorgio = che lavora la terra, dal greco.
Emblema: Drago, Palma, Stendardo.
Per avere un’idea del diffusissimo culto che il santo cavaliere e martire Giorgio, godette in tutta la cristianità, si danno alcuni dati. Nella sola Italia vi sono ben 21 Comuni che portano il suo nome; Georgia è il nome di uno Stato americano degli U.S.A. e di una Repubblica caucasica; sei re di Gran Bretagna e Irlanda, due re di Grecia e altri dell’Est europeo, portarono il suo nome. È patrono dell’Inghilterra, di intere Regioni spagnole, del Portogallo, della Lituania; di città come Genova, Campobasso, Ferrara, Reggio Calabria e di centinaia di altre città e paesi.
Forse nessun santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione popolare, sia in Occidente che in Oriente; chiese dedicate a San Giorgio esistevano a Gerusalemme, Gerico, Zorava, Beiruth, Egitto, Etiopia, Georgia da dove si riteneva fosse oriundo; a Magonza e Bamberga vi erano delle basiliche; a Roma vi è la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia c’è l’isola di San Giorgio. Vari Ordini cavallereschi portano il suo nome e i suoi simboli, fra i più conosciuti: l’Ordine di San Giorgio, detto “della Giarrettiera”; l’Ordine Teutonico, l’Ordine Militare di Calatrava d’Aragona; il Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, ecc. È considerato il patrono dei cavalieri, degli armaioli, dei soldati, degli “scouts”, degli schermitori, della Cavalleria, degli arcieri, dei sellai; inoltre è invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa, e particolarmente nei paesi alle pendici del Vesuvio, contro le eruzioni del vulcano.
Il suo nome deriva dal greco
"gheorgós" cioè "agricoltore" e lo troviamo già nelle "Georgiche" di
Virgilio e fu portato nei secoli da persone celebri in tutti i campi, oltre
a re e principi, come Washington, Orwell, Sand, Hegel, Gagarin, De Chirico,
Morandi, il Giorgione, Danton, Vasari, Byron, Simenon, Bernanos, Bizet,
Haendel, ecc.
In Italia è diffuso anche il femminile Giorgia, Giorgina; in
Francia è Georges; in Inghilterra e Stati Uniti, George; Jörg e Jürgens in
Germania; Jorge in Spagna e Portogallo; Gheorghe in Romania; Yorick in
Danimarca; Yuri in Russia. La Chiesa Orientale lo chiama il “Megalomartire”
(il grande martire).
La sua figura è avvolta nel
mistero: da secoli infatti gli studiosi cercano di stabilire chi veramente
egli fosse, quando e dove sia vissuto; le poche notizie pervenute sono nella
“Passio Georgii” che il ‘Decretum Gelasianum’ del 496, classifica tra le
opere apocrife (supposte, non autentiche, contraffatte); inoltre in opere
letterarie successive, come “De situ terrae sanctae” di Teodoro Perigeta del
530 circa, il quale attesta che a Lydda (Diospoli) in Palestina, oggi Lod
presso Tel Aviv in Israele, vi era una basilica costantiniana, sorta sulla
tomba di San Giorgio e compagni, martirizzati verosimilmente nel 303,
durante la persecuzione di Diocleziano (detta basilica era già meta di
pellegrini prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino
(1138-1193) la fece abbattere).
La notizia viene confermata anche da Antonino da Piacenza (570
ca.) e da Adamnano (670 ca.) e da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di
Betania datata al 368, che parla della “casa o chiesa dei santi e trionfanti
martiri Giorgio e compagni”.
I documenti successivi, che sono nuove elaborazioni della ‘passio’ leggendaria sopra citata, offrono notizie sul culto, ma sotto l’aspetto agiografico non fanno altro che complicare maggiormente la leggenda, che solo tardivamente si integra dell’episodio del drago e della fanciulla salvata da San Giorgio. La "passio" dal greco, venne tradotta in latino, copto, armeno, etiopico, arabo, ad uso delle liturgie riservate ai Santi. Da essa apprendiamo come già detto senza certezze, che Giorgio era nato in Cappadocia ed era figlio di Geronzio persiano e Policronia cappadoce, che lo educarono cristianamente. Da adulto divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia Daciano, ma per alcune recensioni si tratta dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero. Il tribuno Giorgio di Cappadocia allora distribuì i suoi beni ai poveri e dopo essere stato arrestato per aver strappato l’editto, confessò davanti al tribunale dei persecutori, la sua fede in Cristo; fu invitato ad abiurare e al suo rifiuto, come da prassi in quei tempi, fu sottoposto a spettacolari supplizi e poi buttato in carcere.
Qui ha la visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione.
E qui la fantasia dei suoi agiografi, spazia in episodi strabilianti, difficilmente vagliabili: vince il mago Atanasio che si converte e viene martirizzato; viene tagliato in due con una ruota piena di chiodi e spade; risuscita operando la conversione del "magister militum" Anatolio con tutti i suoi soldati che vengono uccisi a fil di spada; entra in un tempio pagano e con un soffio abbatte gli idoli di pietra; converte l’imperatrice Alessandra che viene martirizzata; l’imperatore lo condanna alla decapitazione, ma Giorgio prima ottiene che l’imperatore ed i suoi settantadue dignitari vengano inceneriti; promette protezione a chi onorerà le sue reliquie ed infine si lascia decapitare.
Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano i resti archeologici della basilica eretta qualche anno dopo la morte (303?) sulla sua tomba nel luogo del martirio (Lydda); la leggenda del drago comparve molti secoli dopo nel Medioevo, quando il trovatore Wace (1170 ca.) e soprattutto Jacopo da Varagine († 1293) nella sua “Leggenda Aurea”, fissano la sua figura come cavaliere eroico, che tanto influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti successivi e la fantasia popolare.
Essa narra che nella città di Silene in Libia, vi era un grande stagno, tale da nascondere un drago, il quale si avvicinava alla città, e uccideva con il fiato quante persone incontrava. I poveri abitanti gli offrivano per placarlo, due pecore al giorno e quando queste cominciarono a scarseggiare, offrirono una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta la giovane figlia del re, il quale terrorizzato offrì il suo patrimonio e metà del regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli. Dopo otto giorni di tentativi, il re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla piangente si avviò verso il grande stagno. Passò proprio in quel frangente il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla e quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco e fumo pestifero dalle narici, Giorgio non si spaventò, salì a cavallo e affrontandolo lo trafisse con la sua lancia, ferendolo e facendolo cadere a terra. Poi disse alla fanciulla di non avere paura e di avvolgere la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città. Gli abitanti erano atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, ma Giorgio li rassicurò dicendo: ”Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro”. Allora il re e la popolazione si convertirono e il prode cavaliere uccise il drago facendolo portare fuori dalla città, trascinato da quattro paia di buoi. La leggenda era sorta al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del “nemico del genere umano”. La fantasia popolare e i miti greci di Perseo che uccide il mostro liberando la bella Andromeda, elevarono l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo, che sconfigge il male (demonio) rappresentato dal drago. I crociati accelerarono questa trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam; e con Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come protettore da tutti i combattenti.
Con i Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo, nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia “Saint George for England”, istituendo l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio o della Giarrettiera.
In tutto il Medioevo la figura di San Giorgio, il cui nome aveva tutt’altro significato, cioè "agricoltore", divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. Nei Paesi slavi assunse la funzione addirittura "pagana" di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera; una delle tante metamorfosi leggendarie di quest’umile martire, che volle testimoniare in piena libertà, la sua fede in Cristo, soffrendo e donando infine la sua giovane vita, come fecero in quei tempi di sofferenza e sangue, tanti altri martiri di ogni età, condizione sociale e in ogni angolo del vasto impero romano.
San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli diedero l’appellativo di "profeta".
Enrico Pepe sacerdote, nel suo volume "Martiri e Santi del Calendario Romano", conclude al 23 aprile, giorno della celebrazione liturgica di San Giorgio, con questa riflessione: “Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”.
Autore di questo testo: ANTONIO BORRELLI
Preghiera a San GIORGIO Martire
O glorioso San Giorgio che sacrificasti il sangue e la vita per confessare la fede, ottienici dal Signore la grazia di essere come te disposti a soffrire per amor suo qualunque affronto e qualunque tormento, anziché perdere una sola delle cristiane virtù; fà che, in mancanza di carnefici, sappiamo da noi stessi mortificare la nostra carne con gli esercizi della penitenza affinché, morendo volontariamente al mondo e a noi stessi, meritiamo di vivere per Iddio in questa vita, per essere poi con Dio in tutti i secoli dei secoli. Così sia!
L’OFFERTA DI DUE ANNI FA, il 23 aprile 2005
Per il nuovo "dolce Cristo in terra"
offriamo la preghiera e la sofferenza quotidiana
Sono passati solo pochi giorni da quando i Cardinali hanno eletto il nuovo Papa. E' ancora difficile associare il titolo di Papa al nome del Pontefice che fino a poco fa eravamo soliti chiamare Cardinale, ma già Ratzinger ha cominciato a farsi voler bene. Per la verità da subito l'abbiamo amato profondamente. Da subito il dolore per la morte di Papa Wojtyla si era affievolito per far posto alla grande gioia di avere un nuovo Pastore, secondo la volontà di Dio. Da subito é stato il nostro Papa. Veramente il Papa diventa tale quando viene eletto, a significare che Papa Benedetto XVI é tutt'altra persona dal Card. Ratzinger. Ora è unto al ministero Petrino, lo Spirito Santo l'ha fortificato e lo sostiene in maniera fortissima, non parla più come prima da teologo, ma ora parla da Papa, da Papà di tutta la Chiesa. Un miracolo si é compiuto. È semplice, umile, ha partecipato in prima persona al trasloco dalla sua abitazione da Cardinale alle stanze dell'appartamento Papale, ha percorso ancora, come se niente fosse, Piazza San Pietro, abbracciando e salutando coloro che incontrava, ha già tenuto Omelie e discorsi di una profondità enorme, di uno spessore grandissimo. È il nostro Papa, farà grandi cose, perché Dio è un artista e fa nuove sempre tutte le cose. Noi ti assicuriamo la nostra preghiera, la nostra obbedienza ed il nostro infinito ed incondizionato affetto filiale. Coraggio, Papa Ratzinger, il Signore è con te. Coraggio, Papa Benedetto, la mano di Papa Karol è sul tuo capo, ed è vero che ti incita e ti incoraggia: "NON AVER PAURA". Coraggio, grande Papa, guida la Chiesa incontro al Signore.
Il “ribaltone” di Benedetto XVI
Il Papa festeggia i due anni di pontificato e rivolta la Curia come un calzino: fra le vittime illustri Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, attuale arciprete di San Paolo fuori le Mura
Città del Vaticano, 17 aprile 2007 - Benedetto XVI compie due anni di pontificato e fa la rivoluzione in Vaticano. Sono addirittura 43 le poltrone che Ratzinger intende cambiare, rivoltando la Curia come un calzino. Fra le vittime illustri della purga c'è anche il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, cugino di Luca, presidente della Fiat, della Confindustria e della Ferrari. Secondo il quotidiano Italia Oggi, che nel numero oggi in edicola rivela tutti i dettagli del ribaltone, Montezemolo lascerà l'incarico di arciprete della Basilica Pontificia di San Paolo fuori le Mura: potrebbe succedergli il cerimoniere pontificio, monsignor Piero Marini, qualora non andasse in una diocesi italiana.
Sotto tiro c'è anche l'attuale direttore dell'Osservatore Romano, Mario Agnes, che però dovrebbe restare in sella sino alla fine dell'anno. Cambierà subito, invece, il responsabile della congregazione per la dottrina delle fede, carica attualmente ricoperta dal cardinale William Levada, in odore di nomina ad arcivescovo di New York. Fra i candidati alla successione ci sono il cardinale Schoenborn, cardinale di Vienna; monsignor Rino Fisichella, rettore della Lateranense; il vescovo di Chieti e Vasto, Bruno Forte.
DENUNCIA E APPELLO A TUTTA LA CHIESA
PER RICHIEDERE UN INTERVENTO AUTORITATIVO IMPROCRASTINABILE
NELLA BASILICA PONTIFICIA LAURETANA
PER RIMUOVERE I RESPONSABILI DELL’APOSTASIA LAURETANA
PRIMA DELL’AGORA’ DEI GIOVANI DELL’1-2 SETTEMBRE 2007 A LORETO
non sono in gioco solo le “Sante Pietre”
ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica
E LA SALVEZZA ETERNA DELLE ANIME
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2^Tim.4,3-5):
Se il vescovo non parlerà, chi ha sbagliato morirà della sua colpa, e il vescovo sarà degno di pena perché non ha ammonito chi sbagliava (Sant’Ambrogio)
E' giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene (1^Pt.5,17-19)
Nuova Iork, Le Torri Gemelle, 11 settembre 2001
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc.13,1-5).
GIOVANNI PAOLO II
(Roma, sabato 8 dicembre 2001)
NUBI OSCURE SI ADDENSANO ALL’ORIZZONTE DEL MONDO
Nubi oscure si addensano all’orizzonte del mondo. L’umanità, che ha salutato con speranza l’aurora del terzo millennio, sente ora incombere su di sé la minaccia di nuovi, sconvolgenti conflitti. E’ a rischio la pace nel mondo.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo (Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982).
“Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate…” (Mc.8,18)
LA STORIA DELLA SANTA CASA
INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO
PER VOLERE DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII
All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione del 1595 di Papa Clemente VIII, che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della “reliquia nazaretana” che l’autenticità della “miracolosità” della traslazione angelica.
Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la sanità corporale e le gioie della eternità.
IL CONCEPIMENTO IMMACOLATO DI MARIA, LA MISTICA CITTA’ DI DIO,
NELLE RIVELAZIONI DELLA VENERABILE MARIA D’AGREDA SULLA VITA DI MARIA
Cfr. Indirizzo Internet: http://medjugorje.altervista.org/doc/vita_di_gesu_e_maria//mistica_citta/1-15.html
La divina Sapienza aveva preparato tutte le cose perché la Madre della grazia fosse senza macchia. Erano già venuti tutti i Patriarchi e i Profeti ed erano già stati innalzati i monti sui quali doveva sorgere questa mistica Città di Dio. Le aveva assegnato, con la forza della sua destra, incomparabili tesori per ornarla ed arricchirla. Aveva costituito mille angeli per presidiarla e custodirla, i quali dovevano servirla da fedeli vassalli come loro regina e signora. La fece discendere da una stirpe regale e nobile e le scelse, per nascere, dei genitori santi e perfetti come non ve ne furono altri in quel secolo. Se ce ne fossero stati altri più idonei per generare una tale figlia che eleggeva per Madre, l'Onnipotente li avrebbe sicuramente prediletti. Venne donata loro abbondante grazia e benedizione dalla sua destra; li arricchì con ogni genere di virtù, con il lume della scienza divina e con i doni dello Spirito Santo. Dopo che i due santi, Gioacchino ed Anna, ebbero conosciuto che sarebbe stata loro donata una figlia ammirabile e benedetta fra le donne, si iniziò l'opera della prima concezione, quella cioè del corpo purissimo di Maria. Quando si sposarono Anna aveva ventiquattro anni e Gioacchino quarantasei. Dopo il matrimonio trascorsero venti anni senza prole e, quando la figlia venne concepita, la madre aveva quarantaquattro anni e il padre sessantasei. Anche se ciò avvenne secondo l'ordine naturale comune, tuttavia la virtù dell'Altissimo le tolse ogni imperfezione lasciandole il necessario e l'indispensabile della natura, perché potesse generare il più eccellente corpo che vi fu e sarà in una semplice creatura.
LA VITTORIA DI LEPANTO DEL 7 OTTOBRE 1571
OTTENUTA PER L’INTERCESSIONE DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
INVOCATA A LORETO COME “AIUTO DEI CRISTIANI”
cui faceva riferimento Giovanni Paolo II nel testo sopra riportato:
In momenti in cui la cristianità stessa era minacciata, fu alla forza di questa preghiera che si attribuì lo scampato pericolo
e la Vergine del Rosario fu salutata come propiziatrice della salvezza
L’attuale memoria liturgica della Madonna del Rosario cade il 7 ottobre ed è stata istituita dal Papa San Pio V in memoria della vittoria conseguita dai cristiani nella battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571). Fu una battaglia decisiva per la storia dell’Occidente, perché arrestò l’avanzata dei Turchi che dominavano già il Mediterraneo e occupavano una parte dell’Europa, minacciando la Chiesa e l’intera cristianità. Tale grazia fu ottenuta dalla Vergine Lauretana, venerata per la sua Santa Casa di Nazareth, miracolosamente trasportata da Dio a Loreto, e che – per richiesta di San Pio V – fu fatta implorare da tutta la cristianità dell’epoca attraverso la recita del Santo Rosario. Il Santo Pontefice – come riportano le cronache dell’epoca – ebbe “in visione” la conoscenza della vittoria prima ancora che gliene fosse pervenuta la notizia, ed egli stesso attestò e riconobbe come avvenuta per l’intercessione della Vergine Lauretana, nella cui Santa Casa volle fosse scritto “Vera florida Casa che fu in Nazareth” e facendo aggiungere alle Litanie Lauretane l’invocazione ““Aiuto dei Cristiani” (“Auxilium Christianorum”). Anche il Senato Veneziano dichiarò: “Non virtus, non arma, non duces, sed Maria Rosarii victores nos fecit” (“Non il valore, non le armi, non i condottieri, ma la Madonna del Rosario ci ha fatto vincitori”).
21-22 APRILE 2007
IL PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
A VIGEVANO E PAVIA
SULLE ORME DI SAN PIO V
CHE OTTENNE LA VITTORIA DI LEPANTO AFFIDANDOSI ALLA VERGINE IMMACOLAT
DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
E SULLE ORME DI SANT’AGOSTINO
ALLA RICERCA DELLA VERITA’
SANT’AGOSTINO
(354-430)
La vita di Aurelio Agostino (354, Tagaste - 430, Ippona) è stata una continua ricerca della verità e una continua lotta contro l'errore. Era un uomo inquieto, insoddisfatto delle verità comode e consolanti. Così la fede è, per Agostino, al termine della ricerca, non all'inizio. Certamente la fede è la condizione della ricerca, che non avrebbe direttive senza di essa; ma la ricerca si rivolge verso la fede e cerca di chiarirla con l'approfondimento dei problemi che suscita. Da un lato, muovendo a chiarire e ad approfondire la propria condizione, la ricerca si estende perché si avvicina alla verità e si fonda in essa; dall'altro, la fede stessa, attraverso la ricerca, viene raggiunta e posseduta nella sua realtà più ricca e si consolida nell'uomo superando il dubbio. La ricerca che Agostino si impone è rigorosa e difficile: essa non si abbandona facilmente a credere, non chiude gli occhi di fronte alle difficoltà della fede, non tenta di evitarle, le affronta continuamente. Il rigore del procedimento della ricerca non si arresta di fronte al mistero, ma fa dello stesso mistero un punto di riferimento. In altri termini, per capire, ossia per fare filosofia in modo corretto, è indispensabile anche credere, avere la fede, che è simile alla luce che indica il cammino; viceversa, per avere una fede salda è indispensabile anche comprendere e cioè filosofare. "Crede ut intelligas, intellige ut credas" (= credi per capire, capisci per credere). Il suo entusiasmo religioso, il suo slancio mistico non sono d'intralcio alla ricerca ma anzi le danno una forza ed un valore tali per cui la ricerca si identifica con l'intera vita di Agostino e la vita di Agostino è una vita di fede. Giunge a piena maturità con lui la cosiddetta "filosofia cristiana" ed in particolare la Patristica.
La ricerca della verità
All’inizio dei Soliloqui Agostino dichiara lo scopo della sua ricerca: "Io desidero conoscere Dio e l’anima. Niente altro dunque? Niente altro assolutamente" (I,2,7). Ma Dio e l’anima riassumono tutti i problemi. Inoltre non sono problemi distinti perché cercare Dio significa anche cercare e conoscere l’anima, giacché Dio è presente nella nostra più profonda interiorità. Ora, cercare l’anima lo si può fare solo se si pensa, se ci si ripiega su se stessi, se ci si confessa. E confessarsi (da qui il titolo dell’opera più famosa di Agostino) vuol dire indagare tutti i problemi che ci assillano, che ci toccano in prima persona, per cercare di chiarirli. Il filosofare di Agostino è sempre una ricerca in prima persona, e impegna costantemente l’uomo Agostino nella sua vita quotidiana. Ripiegarsi su di sé, confessarsi è il primo gradino per arrivare alla verità che può essere scoperta solo se si guarda dentro di noi. "Non uscire da te, torna in te stesso, nell’interno dell’uomo abita la verità. E se troverai mutevole la tua natura, trascendi anche te stesso" (cfr. De vera religione,39). Bisogna dunque raggiungere il più intimo nucleo dell’io per trovare la verità e Dio. Anzi, la verità è Dio e finché l’uomo non l’ha trovata non sarà mai felice. "Tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te" (Confessioni, 1,1). In noi stessi troviamo una certezza fondamentale che supera i dubbi: non si può infatti rimanere per sempre nel dubbio o nella sospensione di giudizio. Chi dice di dubitare di tutto si contraddice perché è almeno certo del fatto di che può dubitare, e quindi che vive e pensa. Questo non lo può mettere in dubbio o negare e dunque ottiene già una prima certezza. Il dubbio stesso ci porta sulla strada della verità. E la verità è la luce che guida e richiama l’anima alla sincerità e all’umiltà della confessione. La verità è quindi il criterio di cui la ragione si serve per giudicare le cose. La verità è la rivelazione di ciò che è, dell’essere. E’ dunque l’essere che si rivela, l’essere che illumina la ragione umana e le fornisce la norma di ogni giudizio. Ma questo essere allora non è altro che Dio stesso che si rivela all’uomo e gli fa scoprire qual è la verità. La verità è Dio, Dio è la verità. L’uomo che cercava Dio nell’intimo di se stesso lo scopre come Verità, la Verità che guida e illumina la sua ricerca e la sua esistenza.
Il male, il peccato e la libertà
La possibilità di cercare Dio e di amarlo è radicata nella stessa natura umana. Noi siamo stati creati "ad immagine e somiglianza" di Dio e dunque tendiamo naturalmente verso di Lui. Però l’uomo può anche allontanarsi consapevolmente da Dio peccando. ("Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori … Eri con me ed io non ero con te … Mi hai chiamato, ed il tuo grido ha sfondato la mia sordità; hai sfolgorato, ed il tuo splendore ha dissipato la mia cecità; hai diffuso la tua fragranza ed ora io anelo verso di te; mi hai toccato, ed ora ardo di desiderio della tua pace" (Confessioni, X, 27).
Ogni uomo deve scegliere: o vivere secondo la carne (cioè lontano da Dio) nella menzogna e nel peccato, o vivere secondo lo spirito (cioè secondo Dio) nella felicità e nella verità. La superbia della volontà che si allontana da Dio e si attacca a ciò che è inferiore è il peccato. Il peccato è quindi la rinuncia a ciò che è somma felicità e verità per preferire la creatura o le cose create, che possono rendere schiavo l’uomo. Non vi è male maggiore del peccato, anzi esso è l’unico e vero male. Infatti tutto ciò che è, per il fatto stesso di esistere, è bene. Nessuna cosa creata è male; diventa male se ci si attacca ad essa come se fosse Dio e si rinuncia, per essa, a Dio. Se l’essere è bene, il male sarà allora non-essere, e infatti per Agostino il male è mancanza, privazione di essere e di bene. Nel mondo non vi è il male assoluto ma solo gradi inferiori di essere rispetto a Dio, i quali dipendono dalla finitudine delle cose create. In altre parole, Dio è il bene sommo e il sommo essere; man mano che si procede nella scala degli esseri – angeli, animali, vegetali ecc. - la creatura, per il fatto stesso di essere creata e dunque di non essere Dio, ha in sé meno realtà, meno essere del Creatore, e perciò è soggetta, prima o poi, a commettere il male, a peccare. In sintesi, il male assoluto non può esistere; vi sono solamente dei mali che, se vengono considerati globalmente, fanno comunque parte dell’ordine cosmico e dunque sono in fondo dei beni; oppure il male è il peccato ed allora dipende dalla cattiva volontà della creatura libera (angelo o uomo): in quanto poi al male fisico, è semplicemente una conseguenza del peccato ovvero del male morale. La volontà è però libera nel vero senso della parola quando non è schiava del vizio e del peccato. Ed è questa libertà che può essere restituita all’uomo solo dalla Grazia divina. Il primo libero arbitrio, dato ad Adamo, consisteva nel poter non peccare. Perduta tale libertà a causa del peccato originale, la libertà finale che ci verrà data da Dio consisterà nel non poter peccare. E tale non poter peccare è un puro dono divino. Vi è dunque relazione necessaria tra libertà umana e Grazia. E’ solo la Grazia che rende l’uomo autenticamente libero. Ciò che nell’uomo è sforzo di liberazione, volontà tesa a cercare e ad amare Dio, è null’altro che l’azione della Grazia divina in noi. Senza Dio l’uomo non può che allontanarsi, prima o poi, dalla verità e dall’amore, ed è destinato a peccare.
La città di Dio
L’alternativa presente nella vita di ogni uomo – per o contro Dio – è ugualmente presente nella storia dell’umanità. Vi è una lotta perenne tra due città o regni (cfr. La città di Dio): da un lato la città di Dio e dall’altro lato la città di Satana. Queste due città non sono mai nettamente distinguibili durante la storia umana. Nessun periodo storico né nessuna istituzione sono dominanti esclusivamente dall’una o dall’altra città; esse sono mescolate fino alla fine dei tempi. Alla fine del mondo, con la resurrezione dei morti ed il giudizio finale, sarà chiaro per tutti a quale città abbiamo aderito, se a quella celeste o a quella di Satana. Nel presente l’uomo può cercare di intuirlo solo se interroga se stesso con sincerità ed invoca l’aiuto dello Spirito.
Le polemiche contro Donato e Pelagio
Agostino affrontò anche diverse polemiche in difesa del Cristianesimo. Qui ne ricorderò solo due, quella contro il Donatismo e quella contro il Pelagianesimo.
Il Donatismo (da Donato di Case Nere) sosteneva che la Chiesa è una comunità di perfetti, che non devono avere contatti con le autorità civili. Le autorità religiose che tollerano o ammettono tali contatti, perdono la capacità di amministrare i sacramenti, i fedeli devono considerarli come traditori e rinnovare gli eventuali sacramenti ricevuti da esse. Contro questa posizione, Agostino afferma la validità dei sacramenti indipendentemente da colui che li amministra, poiché è Cristo che opera attraverso il sacerdote. Inoltre la Chiesa non può essere ristretta ad una minoranza di persone che si isolano dal resto dell’umanità.
Il Pelagianesimo era stato diffuso da Pelagio, monaco inglese stabilitosi poi a Roma. Egli negava che il peccato originale avesse indebolito la libertà umana e quindi la capacità di fare il bene. Per Pelagio, l’uomo è, sia prima che dopo il peccato originale, capace di operare il bene senza l’aiuto della Grazia. Questa dottrina, portata alle estreme conseguenze, portava a ritenere inutile la redenzione operata da Cristo: infatti se il peccato di Adamo non ha precluso all’uomo la possibilità di salvarsi con le sue sole forze, l’uomo non avrebbe nessun bisogno di un aiuto soprannaturale e, a maggior ragione, dell’opera mediatrice della Chiesa e dei sacramenti. Agostino replica che in Adamo ha peccato tutta l’umanità e quindi tutti abbiamo bisogno della Grazia divina per salvarci. L’uomo non ha meriti propri da rivendicare nei confronti di Dio. E gli stessi meriti non sono altro che doni provenienti da Dio. L’iniziativa non può essere che di Dio, perché solo Dio può salvarci. Tutto dipende da Lui: è Dio che per primo ci ha amati e ha dato se stesso per noi (cfr. 1 Gv., 3,16; 4,19).
Il problema del tempo
Alcuni pensatori, come ad esempio Origene, ritenevano che la creazione del mondo fosse eterna, non potendo implicare un mutamento nella volontà divina. Da qui la domanda: "Che cosa faceva Dio prima di creare il cielo e la terra?". In una prima battuta Agostino risponde scherzosamente dicendo che Dio "preparava l’inferno per coloro che fanno certe domande", poi si schernisce dicendo che se nessuno gli chiede che cos’è il tempo, lui lo sa, ma se qualcuno glielo chiede, non lo sa. Infine egli risponde osservando che Dio è eterno ed è il creatore non solo di ciò che è nel tempo ma del tempo stesso. Prima della creazione il tempo non c’era: non vi era dunque un prima e un dopo e non ha senso domandarsi che cosa facesse allora Dio. Ma che cosa è quindi il tempo? Secondo Agostino il tempo esiste solo come dimensione dell’anima umana. Noi conserviamo la memoria del passato e siamo in attesa del futuro; vi è poi nell’anima l’attenzione per le cose presenti. La vita dell’uomo si svolge, si distende (il tempo è distensio animae, "distensione dell’anima") tra attenzione, memoria e attesa. Per cui le tre dimensioni temporali dovrebbero, più precisamente, essere definite nel modo seguente: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro.
Cfr. Indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/lettera2marzo2007.htm
Da uno studio di ERNESTO RIVA
SANT’AGOSTINO E LA SUA TESTIMONIANZA
SULLA RELIQUIA DEL SASSO DI SANTO STEFANO IN ANCONA
* ANCON DORICA CIVITAS FIDEI *
ANCONA: CITTA’ DELLA FEDE – CITTA’ DELLA VITA
CROCEVIA DELLA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO
SIN DALL’EPOCA APOSTOLICA
INSIEME A ROMA
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv.21,6)
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
IL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
MARIA IMMACOLATA REGINA DELLA STORIA
Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)
21 aprile:
LA NASCITA DI ROMA E LE DUE CITTA’:
LA CITTA’ DELLA VITA E LA CITTA’ DELLA MORTE
Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti di inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino o ridurlo a un ammasso di macerie. Oggi, come mai nel passato, l'umanità è a un "bivio"... (della "vita" e della "morte")... (Giovanni Paolo II, 8 ottobre 2000)
(Gv.13,34)
IL SASSO DI SANTO STEFANO
Una straordinaria reliquia in Ancona, risalente a circa il 30-35 d.C., prima della composizione dei Vangeli
Tratto dal libro del Prof. Giorgio Nicolini
“LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”
Ancona fu tra le primissime città al mondo a ricevere l’annuncio della fede cristiana, proprio “immediatamente” “dopo” la stessa Morte in Croce e Risurrezione di Cristo. Da Ancona poi si diffuse il cristianesimo, a motivo soprattutto di una “miracolosa reliquia” (tutt’oggi esistente) di un “sasso che colpì il protomartire Santo Stefano” (cfr. At.7,54-60) e che fu portato in Ancona da un marinaio ebreo (circa il 30-35 d.C., prima ancora della composizione dei Vangeli) ed ivi lasciato in obbedienza ad “una rivelazione divina ricevuta” e che veniva conservato in un Santuario risalente all’epoca costantiniana e divenuto celebre in tutto il Mediterraneo per i miracoli che vi avvenivano.
La documentazione più antica sulla presenza di un Santuario di Santo Stefano in Ancona è fornita da Sant’Agostino ed appartiene alle omelie che egli recitò nella Cattedrale di Ippona, nella prima metà del secolo V. E’ importantissima non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche nei riguardi della vita civica di Ancona, perché attesta che la città era conosciuta, in quei tempi, per tutto il Mediterraneo.
Nell’Opera Omnia di Sant’Agostino è riportata una relazione compilata da un certo Paolo, che aveva peregrinato per i Santuari più famosi del tempo per impetrare la sua guarigione e quella dei suoi fratelli e sorelle. Egli ricorda, in tale relazione, che dopo essere stato a San Lorenzo presso Ravenna, dove guarì il maggiore tra i fratelli, diresse i suoi passi in Ancona, che era illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto: “…Sed ut de ceteris celeberrimis sanctorum locis taceam, etiam ad Anconam, Italiae civitatem ubi per gloriosissimum Martyrem Stephanum multa miracula Dominus operatur, eadem circuitione perveni”.
Dopo la lettura della relazione, nella Cattedrale di Ippona, Sant’Agostino tiene la sua omelia e, dopo aver ammonito i genitori a non maledire i figli - Paolo ed i suoi fratelli, infatti, si erano ammalati dopo essere stati maledetti dalla madre - spiega i motivi della notorietà del Santuario di Ancona, indicando anche come esso ebbe origine. Questo il testo (in una traduzione dal latino).
“Sanno molti quanti miracoli avvengono in questa città (Ancona) per l’intercessione del beatissimo Stefano. Ma ascoltate ciò che vi farà stupire: colà vi era una memoria antica ed ancora vi è (ed ancor oggi, nel 2007!) . Ma se, per caso, mi si dice: se ancora il corpo (di Santo Stefano) non era stato trovato, come poteva esservi una memoria? Ne mancherebbe il motivo. Ma ciò che la fama ci ha fatto conoscere, non lo tacerò alla vostra carità. Quando lapidavano Santo Stefano (cfr. Atti 7,54-60), vi erano intorno anche innocenti e soprattutto quelli che già credevano in Cristo: dicono che un sasso lo colpì su un gomito e, rimbalzando, cadde davanti ad un certo uomo pio. Questi lo prese e lo conservò. Costui era un navigante e quando a causa dei suoi viaggi toccò il porto di Ancona, gli fu rivelato che ivi doveva lasciare il sasso. Egli obbedì alla rivelazione e fece quanto gli era stato ordinato: da quel momento cominciò ad esservi la Memoria di Santo Stefano e si diceva che vi era un braccio di Santo Stefano, non conoscendosi esattamente di ciò che si trattava”.
In Ancona, dunque, vi fu portato “il sasso” che colpì il braccio di Santo Stefano (ed è perciò tutt’oggi una testimonianza “inequivocabile” – antecedente alla stessa composizione dei Vangeli - della “verità” dell’esistenza “storica” e della “morte” e “risurrezione” di Gesù Cristo, in Palestina!…). Per “volontà e rivelazione divina” fu lasciato in Ancona, ove vi fu costruito un Santuario divenuto “illustre per i miracoli al di sopra degli altri luoghi di culto”; … da essere conosciuto anche in Africa! e da farvi confluire pellegrini da tutto il Mediterraneo… Non per nulla nello stemma comunale del Comune di Ancona è riportato ancora oggi: “Ancon dorica civitas fidei”, “Ancona dorica città della fede”!
Tratto dal libro del Prof. Giorgio Nicolini
“LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”
Una prima digressione. In me sorge anche un interrogativo “misterioso”: perché la Santa Casa “ha sostato” sulla collina di Posatora “proprio” per “nove mesi”?… Forse per “richiamare” “qualcosa”?… Forse “persino” come un simbolico e spirituale riferimento al nome e alla topografia di Ancona, abitata dagli uomini dai più antichi tempi della preistoria, e che - secondo Dionigi d’Alicarnasso - furono addirittura i primi abitanti d’Italia? Reperti archeologici ed umani ritrovati nel 1962 sul Monte Conero, retrostante Ancona, sembrerebbero infatti datare la presenza dell’uomo su questi luoghi a decine di migliaia di anni fa (nel libro che ne tratta si parla di più di 100.000 anni fa: cfr. F. Burattini, Guida del Monte Conero, Aniballi, Ancona, 1985, p.29).
La parola “Ankon” deriva inoltre dai naviganti greci che, veleggiando lungo la costa, indicavano con quel termine, che poi servì di denominazione al centro abitato, un sicuro luogo di approdo (“quasi” “un grembo materno”). Esuli siracusani, che colonizzarono la città verso il 390 a.C., fissarono poi in modo definitivo quel nome, che vuol dire “gomito”, poiché l’insenatura del promontorio su cui sorge Ancona ha proprio la forma di “un braccio ripiegato a gomito”.
Poiché negli eventi predisposti dalla Provvidenza Divina nulla avviene senza un motivo, sembra, perciò, “quasi”, di dover interpretare che “il fatto temporale” della “sosta” “per nove mesi” della Santa Casa dell’Incarnazione del Figlio di Dio sulla collina di Posatora, prospiciente proprio il porto di Ancona, volesse come “richiamare” e “valorizzare” – in quell’epoca come ancor oggi - proprio “la vita umana maternamente protetta” come “quel braccio ripiegato a gomito” (cioè, “ankon”), che ben simboleggia e richiama “una madre” - come lo fu anche la Vergine Maria - che “accoglie” e “custodisce” “la vita umana” nel suo grembo, “per nove mesi”. Così infatti ben rappresenta la topografia di “Ankon” (cioè, “Gomito”, come si dovrebbe chiamare “Ancona” in lingua italiana!), con “l’accogliente” porto, e che sembra come voler “accogliere” la stessa collina di Posatora - su cui si è “posata” per nove mesi la Santa Casa - così come una madre “accoglie per nove mesi nel suo grembo” “la vita” dell’uomo!…
* ANCON DORICA CIVITAS FIDEI *
ANCONA: CITTA’ DELLA FEDE – CITTA’ DELLA VITA
CROCEVIA DELLA DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO SIN DALL’EPOCA APOSTOLICA
INSIEME A ROMA
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete» (Gv.21,6)
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI: GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
IL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Il completamento dello studio è pubblicato nel libro del Prof. Nicolini, dal titolo
“LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”.
SANT’AGOSTINO E LA QUESTIONE DEL LIMBO
LA PROPOSTA DI ISTITUZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI SANTI NON NATI
Cfr. studio teologico del Prof. Giorgio Nicolini
Indirizzo Internet:
www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm
RIGUARDO ALLA SORTE DELLE ANIME DEI BAMBINI
MORTI SENZA IL BATTESIMO SACRAMENTALE
BAMBINI MORTI NEL GREMBO MATERNO PER ABORTO SPONTANEO O VOLONTARIO
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno. (Sal.139,13-16)
IL DOGMA DEL PECCATO ORIGINALE
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 402-403-404-405-419)
[402] Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: “Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori” (Rom.5,19); “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Rom.5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rom.5,18).
[403] Sulle orme di San Paolo la Chiesa ha sempre insegnato che l'immensa miseria che opprime gli uomini e la loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è “morte dell'anima” [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1512]. Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali [cfr. ibid., 1514].
[404] In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo “sicut unum corpus unius hominis - come un unico corpo di un unico uomo” [San Tommaso d'Aquino, Quaestiones disputatae de malo, 4, 1]. Per questa “unità del genere umano” tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1511-1512]. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e non “commesso”, uno stato e non un atto.
[405] Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno [cfr. ibid., 1513], in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata “concupiscenza”). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l'uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell'uomo e lo provocano al combattimento spirituale.
[419] “Noi dunque riteniamo, con il Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso insieme con la natura umana, “non per imitazione ma per propagazione”, e che perciò è “proprio a ciascuno” [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 16].
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 1260-1261)
“Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità. Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1^Tm.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo”.
A SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
SOMMO PONTEFICE DELLA CHIESA CATTOLICA
dal Prof. GIORGIO NICOLINI
Ancona, 18 ottobre 2004
San Luca Evangelista
Santità,
ho letto con vivo interesse e gratitudine quanto Lei ha detto il 7 ottobre scorso ai Membri della Commissione Teologica Internazionale, nel precisare l’ambito della loro ricerca in merito alla questione della sorte dei bambini morti senza battesimo: "Non si tratta semplicemente di un problema teologico isolato. Tanti altri temi fondamentali si intrecciano intimamente con questo: la volontà salvifica universale di Dio, la mediazione unica e universale di Gesù Cristo, il ruolo della Chiesa, sacramento universale di salvezza, la teologia dei sacramenti, il senso della dottrina sul peccato originale… Toccherà a voi scrutare il "nexus" fra tutti questi misteri, in vista di offrire una sintesi teologica che possa servire di aiuto per una prassi pastorale più coerente e illuminata”.
IL MIO IMPEGNO PER LA VITA
Io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e per molti anni sono stato Professore di Religione Cattolica nelle Scuole Superiori.
Personalmente sono molto impegnato - per una particolare e specifica “sensibilità” - nel campo della “difesa della vita umana”, in special modo proprio di quella “non nata”. E ciò perché, come Lei ha scritto nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.28) “ci troviamo di fronte, oggi, ad uno scontro immane e drammatico tra il bene e il male, la morte e la vita, la cultura della morte e la cultura della vita. Ci troviamo, non solo di fronte, ma necessariamente in mezzo a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita".
Mi spinge in tale impegno anche la necessità che avverto “assai viva” di una “riparazione” presso Dio del “delitto abominevole” dell’aborto, sull’esempio e nello spirito di Santa Faustina Kowalska, della quale in proposito testimoniò il suo direttore spirituale don M. Sopocko: “Aveva scritto (Santa Faustina) nel Diario che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano. Quando in seguito, dopo aver letto il Diario le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così. Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l'uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva" (Summ., p. 95 inizio, § 251, ad 54).
In riguardo a tutto ciò, “in spirito di riparazione”, mi sono impegnato da molti anni a promuovere a livello locale dei “gruppi di preghiera”, denominati del “Movimento con Cristo per la Vita”, che si raccolgono in modo coordinato davanti agli Ospedali di molte città d’Italia, per impetrare da Dio e tentare - con l’umile preghiera del Santo Rosario - un estremo tentativo di dissuasione (e talvolta è davvero avvenuto!) delle mamme che vi entrano per far uccidere i loro “bambini non nati” e recitando anche, comunitariamente, una particolare e specifica preghiera per il “desiderio del battesimo” (o ”battesimo di desiderio vicario”) dei bambini che in quell’Ospedale vengono soppressi senza aver potuto avere la possibilità di ricevere il Battesimo “di acqua”.
A tale scopo recitiamo la seguente preghiera: “O Dio, nostro Padre, che nel tuo infinito amore per noi, vuoi che tutti gli uomini siano salvi, con la fede e l’amore della Chiesa che porta nel suo cuore di Madre il “desiderio del Battesimo” per tutti i bambini del mondo, desidero esprimere questa sua carità battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo tutti i bambini che oggi saranno uccisi con l’aborto nel grembo delle loro madri”.
Esprimiamo questa preghiera di “battesimo di desiderio vicario” (come è chiamato dai teologi) dei “bambini non nati”, sperando che anche tale forma costituisca e sia accolta presso Dio come una di quelle “vie di salvezza per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1261) ci consente di sperare che esistano, per far ottenere la grazia santificante (in questo caso, poco prima che avvenga la morte per aborto di tali bambini) e quindi far raggiungere il Paradiso alle anime di quei bambini che non possono essere battezzati in altro modo, perché uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Nel mio impegno a favore della vita nascente diffondo, inoltre, anche molti scritti su tale tema e la famosa videocassetta IL GRIDO SILENZIOSO del Dott. Bernard Nathanson (da me acquisita in proprietà e che - rielaborata didatticamente per un utilizzo adatto anche per giovanissimi - concedo di duplicare e diffondere gratuitamente), insieme ad altro materiale didattico vario, curando anche dei Siti Internet specifici e approfonditi sul tema della “difesa della vita umana nascente” (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm), allo scopo di rendere possibile “una più vasta sensibilizzazione delle coscienze” e così aiutare nella prevenzione di questo crudele omicidio che è l’aborto, nonché la fecondazione artificiale.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “SANTI NON NATI”
Per tale mio impegno “per la vita”, recentemente mi è stato richiesto da Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico (Vescovo Cappuccino) una mia valutazione riguardo alla proposta da lui avanzata circa l’istituzione di una Memoria Liturgica da denominarsi dei “SANTI NON NATI”. Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico è stato attivo e determinante patrocinatore nella causa per la canonizzazione di Santa Gianna Beretta Molla, e mi è come amico, fratello e padre nella Fede del Nostro Signore Gesù Cristo, avendo talvolta collaborato assieme, soprattutto nella stesura e pubblicazione di vari libri di spiritualità e preghiera.
Rimettendo al Suo Supremo Giudizio di Pastore e di Maestro Universale “la possibilità” e “la convenienza” di tale Memoria Liturgica, e in aggiunta a quanto già ampiamente esposto da Mons. Spreafico al riguardo, da me in tutto condiviso, Le espongo ora umilmente alcune altre mie considerazioni “favorevoli” a tale istituzione, sottoponendole alla Sua paterna attenzione, e sottomettendomi in tutto al Suo Magistero Infallibile, qualora dovesse riscontrare nella mia esposizione inesattezze od errori teologici, che da subito rifiuto qualora sia incorso in essi senza essermene avveduto.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “BAMBINI NON NATI”
In aggiunta ed in alternativa, in attesa di superare gli eventuali “ostacoli” teologici non ancora chiariti per l’istituzione di una Memoria Liturgica definita dei “SANTI NON NATI”, esprimo anche “una mia personale proposta”: dell’istituzione, anche solo “temporanea”, di una Memoria Liturgica da denominarsi eventualmente dei “BAMBINI NON NATI”, o in un modo simile, avente a giustificativo fondamento la stessa Messa esequiale già prevista e liturgicamente istituita per i bambini morti senza il Battesimo. E ciò anche al fine di “sensibilizzare” tutti i cristiani almeno alla preghiera di “suffragio” (se ne avessero bisogno) per le anime dei “bambini non nati” e morti senza aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale, in attesa di “chiarire” e di “risolvere” - dal punto di vista teologico - la loro “reale” sorte eterna, come Lei stesso ha incoraggiato a studiare e ad approfondire nel discorso suddetto del 7 ottobre scorso.
Tale eventuale commemorazione liturgica, definita dei “BAMBINI NON NATI” (qualora non fosse ancora possibile definirla dei “SANTI NON NATI”), a me sembra che non costituisca “un problema teologico” né “un problema liturgico”, poiché è già stata “approvata” ed è “in vigore” la Messa esequiale per “i bambini morti senza battesimo”.
Tale memoria liturgica avrebbe anche un secondo importante “scopo pastorale”, oltre al “suffragio” dei “bambini non nati” e già morti (causa l’aborto e la fecondazione artificiale), e che si spera possano essere almeno in Purgatorio. Infatti tale “celebrazione liturgica” specifica renderebbe possibile far partecipare ufficialmente e pubblicamente tutta la Chiesa ad una preghiera corale presso Dio, affinché tutti i “bambini non nati”, intendendo in questo caso quelli ancora viventi nel grembo materno ma che sono in procinto di venire uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale, possano ricevere da Lui, prima della loro morte, una qualche “forma di Battesimo”, anche se non sacramentale (come, ad esempio, il battesimo denominato di “desiderio vicario”). Ciò permetterebbe di far usufruire a tali “bambini non nati”, per l’intercessione della Chiesa, che è essa stessa “Sacramento Universale di Salvezza”, di qualcuna di quelle “vie di salvezza già predisposte da Dio anche per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo ci consente di sperare che esistano (n.1261).
Tutto ciò avrebbe dunque il fine di far ottenere da Dio la “grazia santificante” per questi “bambini non nati”, e “prima della loro morte”: in tal modo le loro anime immortali potranno raggiungere la Salvezza Eterna, nonostante che non siano stati battezzati “in acqua” prima della loro morte, procurata abominevolmente con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Anche per quest’ultimo caso (la fecondazione artificiale) occorre, infatti, la preghiera per le anime di tutti i “bambini concepiti”, poiché solo pochissimi tra essi raggiungeranno la possibilità di nascere veramente: tale pratica aberrante, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi produce la morte dei bambini “concepiti artificialmente” e che sono pur essi già dotati di un’anima spirituale. E’ indubitabile, infatti, che nel momento dell’incontro dei gameti c’è l’avvento istantaneo di una nuova persona, unica e irripetibile, già dotata di un’anima razionale e che nessuna procedura di fecondazione può mai ottenere, e che per questo è direttamente creata da Dio, infusa da Lui direttamente nell’istante del “concepimento” del corpo del bambino, anche se avvenuto “in modo artificiale”
Cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/anima.htm
E’ infatti verità di fede che “l’anima razionale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo”. Corpo ed anima, cioè, sono uniti tra loro non soltanto “estrinsecamente”, o nell’azione come contenente e contenuto, ma “intrinsecamente”, di modo che “l’anima spirituale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo” (D. 481; DS. 902). Secondo Gen.2,7 la materia del corpo, solo per l’infusione dell’anima, che è spirituale (Gen.1,26), diventa un corpo umano vivente e parte costitutiva della persona umana. Secondo la visione di Ezechiele (37,1ss.) le membra del corpo sono risvegliate alla vita per mezzo dell’anima spirituale. I Padri della Chiesa ammettono un’unione di anima e di corpo così intima che la paragonano con l’unione ipostatica (cfr. il Simbolo Quicumque: D. 40). Sant’Agostino insegna: “Il corpo ha sensazione e vita dall’anima” (De Civ. Dei XXI, 3, 2).
La continuazione e il testo intero dello studio teologico
può essere prelevato all’indirizzo Internet
IL DOCUMENTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Un documento elaborato da una Commissione Teologica Internazionale, istituita nel 2004, presieduta in quell’anno dal Cardinale Ratzinger, è stato sottoposto al Papa dall’attuale presidente della Commissione, il cardinale William Levada, che ha incontrato il Papa lo scorso 19 gennaio. Benedetto XVI ha approvato il testo e ne ha autorizzato la pubblicazione. Il documento, di 41 pagine è intitolato “La speranza di salvezza per i bimbi che muoiono senza essere battezzati”. Il testo presenta con chiarezza le questioni dottrinali che in passato hanno spinto i teologi a ipotizzare l’esistenza del limbo, e i motivi che consentono oggi di mettere da parte queste formulazioni, senza compromettere la fede della Chiesa. E si tratta di questioni non da poco, come la necessità del battesimo proclamata da Gesù, il concetto di peccato originale, la volontà di Dio di salvare, il valore dei sacramenti. Mai definito come dogma dalla Chiesa e non citato nel Catechismo del 1992, il documento spiega come “la gente trova sempre più difficile accettare che Dio sia giusto e misericordioso e che egli escluda i bambini, che non hanno peccati personali, dalla felicità eterna”. E “in particolare i genitori sperimentano dolore e senso di colpa se dubitano che i loro figli non battezzati siano con Dio”. Il documento osserva che non si ha “nessuna esplicita risposta” a questo problema “dalla Scrittura e dalla tradizione”. Nel V secolo sant’Agostino pensava che i piccoli morti senza battesimo andassero all’inferno. Dal XIII secolo i teologi cominciarono a parlare di “limbo dei bambini” come luogo dove sarebbero stati privati della visione di Dio, ma non avrebbero sofferto, perché non consapevoli di tale privazione. Il documento della Commissione Teologica sottolinea che Papi e Concili, nei secoli, sono stati sempre attenti a non definire il limbo come questione dottrinale lasciandolo come questione aperta. Nel documento si spiega che la “questione chiave” è quella del battesimo necessario per la salvezza, che può essere risolta considerando che “i bimbi non pongono alcun ostacolo personale nella via della grazia redentrice”. “Dio – afferma il testo – può sempre dare la grazia del battesimo anche senza che sia conferito il sacramento, e questo va considerato in particolare quando il conferimento del battesimo fosse impossibile”. Ciò non nega, spiegano gli esperti, che la salvezza viene da Cristo e in qualche modo dalla Chiesa, ma richiede una più attenta comprensione di come ciò possa accadere. Il testo, che elenca anche una serie di vie attraverso le quali i bimbi morti senza battesimo sono “uniti a Cristo”, ricorda il concetto biblico della “sovrabbondanza” della grazia sul peccato e che liturgicamente dal 1970 la speranza di questa salvezza è sancita nel funerale per bimbi non battezzati.
CELEBRAZIONE DELLA PENITENZA
CON I GIOVANI DELLA
DIOCESI DI ROMA
IN PREPARAZIONE ALLA XXII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Giovedì, 29 marzo 2007
Cari amici,
ci incontriamo questa sera, in prossimità della XXII Giornata Mondiale della Gioventù, che ha per tema, come sapete, il comandamento nuovo lasciatoci da Gesù nella notte in cui fu tradito: “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv.13,34). Saluto cordialmente tutti voi che siete venuti dalle varie parrocchie di Roma. Saluto il Cardinale Vicario, i Vescovi Ausiliari, i sacerdoti presenti, con un pensiero speciale per i confessori che tra poco saranno a vostra disposizione. L’odierno appuntamento, come già ha anticipato la vostra Portavoce, che ringrazio per le parole rivoltemi a vostro nome all’inizio della celebrazione, assume un profondo ed alto significato. È, infatti, un incontro attorno alla Croce, una celebrazione della misericordia di Dio che nel Sacramento della confessione ognuno di voi potrà sperimentare personalmente.
Nel cuore di ogni uomo, mendicante di amore, c’è sete di amore. Il mio amato Predecessore, il Servo di Dio Giovanni Paolo II, scriveva già nella sua prima Enciclica Redemptor hominis: “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa pienamente” (n.10). Ancor più il cristiano non può vivere senza amore. Anzi, se non incontra l’amore vero non può dirsi nemmeno pienamente cristiano, perché, come ho rilevato nell’Enciclica Deus caritas est, “all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva” (n.1).
L’amore di Dio per noi, iniziato con la creazione, si è fatto visibile nel mistero della Croce, in quella kenosi di Dio, in quello svuotamento ed umiliante abbassamento del Figlio di Dio che abbiamo sentito proclamare dall’apostolo Paolo nella prima Lettura, nel magnifico inno a Cristo della Lettera ai Filippesi. Sì, la Croce rivela la pienezza dell’amore di Dio per noi. Un amore crocifisso, che non si ferma allo scandalo del Venerdì Santo, ma culmina nella gioia della Risurrezione e Ascensione al cielo e nel dono dello Spirito Santo, Spirito dell’amore per mezzo del quale, anche questa sera, saranno rimessi i peccati e concessi il perdono e la pace.
L’amore di Dio per l’uomo, che si esprime in pienezza sulla Croce, è descrivibile con il termine agape, ossia “amore oblativo che cerca esclusivamente il bene dell’altro”, ma pure con il termine eros. Infatti, mentre è amore che offre all’uomo tutto ciò che Dio è, come ho osservato nel Messaggio per questa Quaresima, è anche un amore dove il “cuore stesso di Dio, l’Onnipotente, attende il ‘sì’ delle sue creature come un giovane sposo quello della sua sposa”.
Purtroppo “fin dalle sue origini l’umanità, sedotta dalle menzogne del Maligno, si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione di una impossibile autosufficienza (cfr Gn 3,1-7)”. Ma nel sacrificio della Croce Dio continua a riproporre il suo amore, la sua passione per l’uomo, quella forza che, come si esprime lo Pseudo Dionigi, “non permette all’amante di rimanere in se stesso, ma lo spinge a unirsi all’amato” (De divinis nominibus, IV, 13; PG 3, 712), venendo a “mendicare” l’amore della sua creatura.
Questa sera, accostandovi al Sacramento della confessione, potrete fare l’esperienza del “dono gratuito che Dio ci fa della sua vita, infusa nella nostra anima dallo Spirito Santo per guarirla dal peccato e santificarla” (CCC, 1999) affinché, uniti a Cristo, diventiamo creature nuove (cfr 2 Cor 5,17-18).
Cari giovani della Diocesi di Roma, con il Battesimo voi siete già nati a vita nuova in virtù della grazia di Dio. Poiché però questa vita nuova non ha soppresso la debolezza della natura umana, né l’inclinazione al peccato, ci è data l’opportunità di accostarci al Sacramento della confessione. Ogni volta che lo fate con fede e devozione, l’amore e la misericordia di Dio muovono il vostro cuore, dopo un attento esame di coscienza, verso il ministro di Cristo. A lui, e così a Cristo stesso, esprimete il dolore per i peccati commessi, con il fermo proposito di non peccare più in avvenire e con la disponibilità ad accogliere con gioia gli atti di penitenza che egli vi indica per riparare il danno causato dal peccato.
Sperimentate così il “perdono dei peccati; la riconciliazione con la Chiesa; il ricupero, se perduto, dello stato di grazia; la remissione della pena eterna meritata a causa dei peccati mortali e, almeno in parte, delle pene temporali che sono conseguenza del peccato; la pace e la serenità della coscienza, e la consolazione dello spirito; l’accrescimento delle forze spirituali per il combattimento cristiano di ogni giorno” (Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, 310). Con il lavacro penitenziale di questo Sacramento, siamo riammessi nella piena comunione con Dio e con la Chiesa, compagnia affidabile perché “sacramento universale di salvezza” (Lumen gentium, 48).
Nella seconda parte del comandamento nuovo il Signore dice: “Amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Certamente Egli attende che ci lasciamo attrarre dal suo amore e ne sperimentiamo tutta la grandezza e bellezza, ma non basta! Cristo ci attira a sé per unirsi a ciascuno di noi, affinché, a nostra volta, impariamo ad amare i fratelli con lo stesso suo amore, come Lui ci ha amati. Oggi, come sempre, c’è tanto bisogno di una rinnovata capacità di amare i fratelli. Uscendo da questa celebrazione, con i cuori ricolmi dell’esperienza dell’amore di Dio, siate preparati ad “osare” l’amore nelle vostre famiglie, nei rapporti con i vostri amici e anche con chi vi ha offeso. Siate preparati ad incidere con una testimonianza autenticamente cristiana negli ambienti di studio e di lavoro, ad impegnarvi nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni e in ogni ambito della società.
Voi, giovani fidanzati, vivete il fidanzamento nell’amore vero, che comporta sempre il reciproco rispetto, casto e responsabile. Se il Signore chiama alcuni di voi, cari giovani amici di Roma, ad una vita di particolare consacrazione siate pronti a rispondere con un “sì” generoso e senza compromessi. Donandovi a Dio e ai fratelli, sperimenterete la gioia di chi non si ripiega su se stesso in un egoismo troppo spesso asfissiante. Ma tutto ciò, certamente, ha un prezzo, quel prezzo che Cristo per primo ha pagato e che ogni suo discepolo, anche se in modo ben inferiore rispetto al Maestro, deve anch’egli pagare: il prezzo del sacrificio e dell’abnegazione, della fedeltà e della perseveranza senza le quali non c’è e non ci può essere vero amore, pienamente libero e sorgente di gioia.
Cari ragazzi e ragazze, il mondo aspetta questo vostro contributo per l’edificazione della “civiltà dell’amore”. “L’orizzonte dell’amore è davvero sconfinato: è il mondo intero!” (Messaggio per la XXII Giornata Mondiale della Gioventù). I sacerdoti che vi seguono ed i vostri educatori sono certi che, con la grazia di Dio ed il costante soccorso della sua divina misericordia, riuscirete ad essere all’altezza dell’arduo compito al quale il Signore vi chiama. Non perdetevi d’animo ed abbiate sempre fiducia in Cristo e nella sua Chiesa! Il Papa vi è vicino e vi assicura un ricordo quotidiano nella preghiera, affidandovi particolarmente alla Vergine Maria, Madre di misericordia, perché vi accompagni e vi sostenga sempre. Amen!
IN PREPARAZIONE AL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI ITALIANI”
CHE AVRA’ LUOGO A LORETO ALL’INIZIO DI SETTEMBRE 2007 CON LA PRESENZA DEL PAPA
ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA
E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2^Cor.6,1-2)
Gesù si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. (Lc.4,16-19)
LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
UN ANNO DI GRAZIA LAURETANO
Venerdì, 8 settembre 2006 – Sabato, 8 settembre 2007
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, dopo quello della tua santissima sposa. Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Amen.
AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI UN UMILE CONSIGLIO
PER DARE MAGGIORE RISONANZA AL RIPRISTINO DELLA VERITA’ DELLE TRASLAZIONI MIRACOLOSE
UN PELLEGRINAGGIO PAPALE
SUI LUOGHI DELLE “MIRACOLOSE TRASLAZIONI” STORICAMENTE DOCUMENTATE
* A TERSATTO ove rimase per circa 3 anni e mezzo (10.5.1291-10.12.1294)
* Ad ANCONA (loc. POSATORA), ove rimase per nove mesi (nel 1295).
* Nella Selva della signora LORETA (Loc. BANDERUOLA), ove rimase per circa 8 mesi (dalla fine del 1295).
* Sul campo dei due fratelli di nome Antici, ove rimase per circa 4 mesi, dal 10 agosto 1296(presso il Palazzo Apostolico Lauretano).
* Sulla pubblica strada, cioè nel SANTUARIO LAURETANO ove ancor ora si trova, forse dal 2 dicembre 1296.
Ho pensato che questi angeli possono volare
perché non si trovano nella gravitazione delle cose materiali della terra, ma nella gravitazione dell’amore del Risorto
(Benedetto XVI: Roma, 5 marzo 2007, a conclusione degli Esercizi Spirituali)
LEONE XIII
(Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose.
GIOVANNI PAOLO II AI GIOVANI
Viviamo tempi di rapidi e profondi mutamenti. Ci si chiede spesso, guardando con apprensione gli eventi. “Dove andare?” e “Con chi andare?”. Serpeggia in diversi vostri coetanei la paura dell’ignoto e dell’avvenire. Si è tentati di cedere, di adagiarsi nel dubbio e nello scoraggiamento, quasi stanchi di vivere e di continuare a lottare per la verità e per il bene. Alzati!”. Ecco il primo fermo invito del Signore… “Alzati!”, ripete Gesù suscitando in chi l’ascolta una meravigliosa forza spirituale. Giovani che mi ascoltate, sì, egli vi invita a mettervi in piedi… Perché? Che cosa significa “alzarsi”? Significa, prima di tutto, uscire dal guscio di una condizione che tiene bloccati, per acquisire la piena misura dell’essere uomini e donne, secondo il progetto divino. Significa reagire alla tentazione di chiudersi nella logica del proprio tornaconto personale, che conduce sempre più lontano dalla vera identità, sino a rendere la persona irriconoscibile, dimentica completamente del “nome”. Di quale nome? Il nome che portiamo tutti, che porta ciascuno di noi: figlio di Dio. Questo nome è profondamente scolpito nei nostri cuori; è scolpito da Gesù attraverso tutto il suo Vangelo, il suo essere con noi attraverso le sue opere e le sue parole e soprattutto attraverso la sua Croce e la sua Risurrezione. Quel nome: figlio di Dio, figli e figlie di Dio. Alzarsi vuol dire mettersi in cammino, un cammino di ricerca e di liberazione, di lotta al proprio egoismo e di apertura ai fratelli. Tutti possono compiere quest’itinerario di conversione e di rinnovamento. Esso si attua innanzitutto nel fondo della coscienza di ognuno. Come racconta San Luca, nella stupenda parabola del Padre misericordioso, il figlio prodigo “rientrò in se stesso e disse: … Mi alzerò…” (Lc.15,17-18). Ogni credente è chiamato a percorrere questo stesso sentiero: alzarsi in se stesso, interiormente, alzarsi dal peccato, alzarsi dall’egoismo, alzarsi dagli errori e dirigersi senza indugio verso Dio e verso il prossimo.
Carissimi giovani,… l’Italia, il mondo intero hanno bisogno di una rinnovata giovinezza dello spirito; hanno bisogno di una umanità giovane nel cuore e nelle intenzioni. Ecco, voi giovani siete una realtà emblematica, perché questo alzarsi palpita nei vostri cuori. Voi dovete essere questa nuova umanità, ricca di promesse e di speranze. Vi chiederete: Come può avvenire questo? Colui che dice “Alzatevi!” non vi dà solo un comando. Egli stesso – possiamo dire – vi prende per mano, vi sta vicino, cammina insieme con voi, fa tutta la strada con voi, dà se stesso per i fratelli, fino alla fine. Non si limita a dare un comando. No, no. Prende per mano. Che cosa è il Vangelo, che cosa è la Croce: è questo prendere per mano ciascuno di noi… Prendere per mano efficacemente, non soltanto comandare. Dare la possibilità, donare se stesso. Donando se stesso dare la forza all’uomo peccatore, all’uomo debole, all’uomo che sempre ha bisogno di conversione…. Ecco la prospettiva dell’edificazione di un’altra civiltà, di una nuova civiltà: la civiltà dell’amore. Siamo qui per dare una realtà, iniziale ma oggettiva, a questo grande progetto della civiltà dell’amore. Questa è la civiltà di Gesù, questa è la civiltà della Chiesa, questa è la civiltà cristiana vera, questa è la vostra civiltà. Voi aspirate a questa civiltà, non ad un’altra: la civiltà dell’amore.
(Giovanni Paolo II, discorso ai giovani)
Si tratta di lavorare e collaborare perché sulla terra, che la Provvidenza ha destinato ad essere l'abitazione degli uomini, la casa di famiglia, simbolo dell'unità e dell'amore, vinca tutto ciò che minaccia questa unità e l'amore tra gli uomini... Perché questa casa familiare diventi l'espressione delle aspirazioni degli uomini, dei popoli, delle nazioni, dell'umanità, malgrado tutto ciò che le è contrario... la casa della propria cultura, della propria storia; la casa di tutti e la casa di ciascuno... Poiché nella nostra difficile epoca, ed anche nei tempi che vengono, può salvare l'uomo soltanto il vero grande AMORE! Senza amore, senza il vero grande Amore, non c'è la casa per l'uomo sulla terra... O madre della Casa Nazaretana, questo mio e nostro pellegrinaggio, che è una grande comune PREGHIERA PER LA CASA dell'uomo della nostra epoca: per la casa, che prepara i figli di tutta la terra all'ETERNA CASA DEL PADRE NEL CIELO. Ecco l'ispirazione che trovo qui, a Loreto.
Giovanni Paolo II - Loreto, 8 settembre 1979
IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA
Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli
NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO
Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.
Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.
In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.
Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).
Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.
dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo"
+ Mons. Edoardo Menichelli
Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm
UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
La difesa della NOSTRA fede cristiana
LA GUERRA CONTRO LA VITA
DI FRONTE AI PROGETTI CONTRO LA VITA E LA FAMIGLIA
E DI LEGALIZZAZIONE DELL’EUTANASIA
COMPRENDONO ORA I CATTOLICI ITALIANI IL LORO GRAVE PECCATO
NELL’AVERE DISOBBEDITO ALLA CHIESA
VOTANDO CANDIDATI CHE – PER POCHE MIGLIAIA DI VOTI -
HANNO POTUTO COSTITUIRE UN GOVERNO ANTI-CRISTIANO?
Cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/lettera6aprile2006.htm
LA VITTORIA DELLE “SINISTRE” ALLE ELEZIONI ITALIANE
----- Original Message -----
From: franchina ester
Sent: Saturday, September 30, 2006 3:38 PM
Subject: Re: IL SASSO DI SANTO STEFANO
Stimatissimo Professore,
troppe persone e (personaggi!!!) della Chiesa nelle ultime elezioni hanno votato la Sinistra!
Eppure, non era necessario né intelligenza, né troppa luce per poter capire... Compresi dei Vescovi che consigliavano Prodi... Forse per l'immagine di famiglia?!... questo sarebbe purtroppo davvero grave, poiché se fosse così davvero, cioè che fosse stato per l’immagine di famiglia unita, rivelerebbe però, dietro, una ristrettezza di mente… molto e molto ristretta… con tanti esempi diversi davanti….
Ed ora?!...
Con stima.
FRANCHINA ESTER
Biella
LA RISPOSTA
----- Original Message -----
From: Giorgio Nicolini
To: franchina ester
Sent: Sunday, October 01, 2006 1:12 AM
Subject: Il giudizio morale sulle elezioni
Ancona, 1° ottobre 2006
Gent.ma Franchina,
La ringrazio del messaggio e della stima.
Nel periodo precedente alle elezioni la Chiesa aveva dato con chiarezza “il giudizio morale”, attraverso la Congregazione per la Dottrina della Fede, Mons. Amato (portavoce del Papa), e il Card. Ruini, giudicando “immorale” (cioè, essere “un peccato grave”) votare candidati (anche cattolici) che appartenessero alla coalizione di sinistra, come avevo anche spiegato nel mio Giornale Informatico, indicato nel collegamento Internet: www.lavocecattolica.it/lettera6aprile2006.htm
In realtà la Sinistra ha vinto le elezioni per poche migliaia di voti, proprio a causa di alcuni Vescovi e molti sacerdoti che hanno scritto e insegnato il contrario di quanto aveva insegnato la Chiesa. Più che di ristrettezza mentale, c'è da considerare che qui ci troviamo in una vera “mancanza di coscienza” in tanti ecclesiastici, che non sanno più discernere ciò che è peccato e ciò che non lo è, e non lo sanno più insegnare ai loro fedeli.
Ora?... Ora dobbiamo riparare, pregando e offrendo le nostre sofferenze per la conversione dei peccatori, anche ecclesiastici, secondo come ci aveva chiesto la Vergine Immacolata a Fatima.
Un cordiale saluto e l'augurio di una Santa Domenica.
Prof. GIORGIO NICOLINI
VISITA IL NUOVO SITO TELEVISIVO
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
ASSOCIAZIONE “LUCE DI CRISTO”
PER LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
E PER L’ESERCIZIO DELLA CARITA’
Patrona: L’Immacolata Madre di Dio della Santa Casa di Nazareth a Loreto
Sede: PARMA - Via Verdi, n.3 – Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332 - Cell. 340.7190085 - Cell. 338.8702045
Sedi Distaccate: ANCONA - Via Maggini, 230 – Tel./Facs. 071.83552 – Cell. 339.6424332
FIRENZE - Via Vecchia Bolognese, 321 – Tel./Facs. 055.400707 – Cell. 349.2101400
Posta Elettronica: lucedicristo@lavocecattolica.it – Sito Internet: www.lavocecattolica.it
Codice Fiscale 92139970344 – Conto Corrente Postale 78026101
LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
LE FINALITA' DELL'ASSOCIAZIONE "LUCE DI CRISTO"
LA DIFESA E LA DIFFUSIONE DELLA FEDE CRISTIANA E L'ESERCIZIO DELLA CARITA'
LETTURA LITURGICA E PROGRAMMATICA DELL'ASSOCIAZIONE (del 28 dicembre 2006, Santi Innocenti)
Dalla prima lettera di San Giovanni Apostolo (1^Gv.1,5-10;2,1-2)
Carissimi, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che ora vi annunziamo: DIO E' LUCE e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.
Gesù Cristo ha detto: "IO SONO LA LUCE DEL MONDO; CHI SEGUE ME, NON CAMMINERA' NELLE TENEBRE, MA AVRA' LA LUCE DELLA VITA" (Gv.8,12). Su queste parole del Vangelo è nata l’Associazione denominata “LUCE DI CRISTO”. L’Associazione non ha fini di lucro, è libera, indipendente, apolitica, ed ha lo scopo di perseguire finalità di solidarietà sociale verso i bambini non nati, l’infanzia abbandonata, gli anziani e chiunque versi in stato di disagio, di povertà e di bisogno. Per la realizzazione dei propri scopi sociali l’Associazione si avvale di ogni strumento legittimo e lecito e si propone, in particolare, di procedere ad adozioni a distanza, di prestare assistenza presso i centri infantili e per anziani, di acquistare generi di prima necessità, indumenti, e tutto quanto, secondo la necessità del momento, occorra a soddisfare le esigenze di chi si trovi in stato di bisogno. Inoltre l’Associazione si propone lo scopo di organizzare, partecipare e intervenire in qualsiasi evento pubblico (culturale, politico, storico, artistico e religioso) ai fini della difesa, divulgazione e sensibilizzazione sui temi della Carità e della Fede e Morale Cristiana (cfr. 1^Cor,13,1-3; Gc.2,14-26).
Nella prospettiva del profetizzato “trionfo del Cuore Immacolato di Maria”, l’Associazione "Luce di Cristo" è nata ed è stata posta sotto il patrocinio dell’Immacolata Madre di Dio della Santa Casa di Nazareth a Loreto, con cui - quale “reliquia miracolosa” e “luogo dell’Incarnazione” - la Vergine Maria ha operato nei due millenni passati la propagazione e la difesa della cristianità: prima in Oriente, da Nazareth, e poi in Occidente, da Loreto.
L'Associazione intende unire, con un'unica azione comune, singole persone e anche associazioni già costituite, che sentono la necessità di rispondere all’appello del Santo Padre per una “nuova evangelizzazione” dell’Europa, al fine di ripristinarne le Radici Cristiane. Infatti solo stando uniti possono sperarsi frutti molto più abbondanti che non se i singoli operassero separatamente.
Qualcuno, al solo ascoltare l'espressione «difesa della Fede», potrebbe sentire una specie di ripulsa, pensando di tornare ai tempi passati, fatti talvolta di lotte religiose. Non si tratta di questo: si tratta semplicemente di essere realisti. Se ci sono uomini e gruppi che sistematicamente, con mezzi molto potenti, attaccano la Fede e la Morale Cristiana, in pubblico e in privato, cercando di sradicarle dal cuore della gente, è logico e doveroso che un vero cristiano debba adoperarsi per difenderle e per diffonderle, così come ci ha insegnato Gesù: “Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt.5,14-15).
Se Cristo oggi ci domandasse, come all’Apostolo Pietro: “Mi ami tu?” (Gv.21,15), voi cosa rispondereste?... Perciò, se il vostro cuore batte con quello di Cristo e le vostre convinzioni corrispondono alle nostre, UNIAMOCI, per diventare UNA VOCE FORTE nel difendere le nostre Radici Cristiane e tornare a diffondere la nostra Fede, intervenendo con convinzione in qualsiasi evento pubblico e privato, usando doverosamente, a tale scopo, tutti i mezzi possibili, legittimi e leciti. In tale modo si offrirà al nostro Salvatore Gesù Cristo un contributo, anche se piccolo e umile, per il perseguimento della Salvezza Eterna delle anime di tanti uomini.
Perciò dopo aver letto questo messaggio di presentazione, se vorrete comunicare con l’Associazione “LUCE DI CRISTO” per associarvi, od avere ulteriori chiarimenti, contattateci al numero 071.83552 o al cellulare 339.6424332 o 340.7190085 o 338.8702045. Facsimile dell’Associazione è il numero 071.83552; la Posta Elettronica è: lucedicristo@lavocecattolica.it Il Conto Corrente Postale per le offerte e l’adesione all’Associazione è il n°78026101. Ogni altra informazione utile per aderire all’Associazione la trovi nel Sito Internet www.lavocecattolica.it o all'indirizzo diretto www.lavocecattolica.it/lucedicristo.htm
LA CHIESA E' UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
(Catechismo Chiesa Cattolica, n.811-870.)
La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine (1^Cor.13,4-8)
LUCE E GRAZIA CONCEDI, O SIGNORE, A QUANTI PER CERCARE TE VERRANNO A NOI
PER INFORMAZIONI E ADESIONI ALL'ASSOCIAZIONE "LUCE DI CRISTO"
Codice Fiscale 92139970344 - Conto Corrente Postale n°78026101
* Sede di PARMA: Via Verdi, 3 - 43100 PARMA - Cell. 340.7190085 (Tatiana) - Cell. 338.8702045 (Fiorenzo)
* Sede di ANCONA: Via Maggini, 230 - 60127 ANCONA - (Prof. Giorgio Nicolini) - Tel./Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332
* Sede di FIRENZE: Via Vecchia Bolognese, 321 - 50010 FIRENZE - (Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo) - Tel./Facs. 055.400707
Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.
Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).
LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA
OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’
(Benedetto XVI)
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio da Mediugorie del 25 Marzo 2007, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
Cari figli, desidero ringraziarvi di cuore per le vostre rinunce quaresimali. Desidero incitarvi a continuare a vivere il digiuno con cuore aperto. Col digiuno e la rinuncia, figlioli, sarete più forti nella fede. In Dio troverete la vera pace, attraverso la preghiera quotidiana. Io sono con voi e non sono stanca. Desidero portarvi tutti con me in paradiso, per questo decidetevi ogni giorno per la santità. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
(La Regina della Pace a Mediugorie, 25 marzo 2007)
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)
Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm
www.lavocecattolica.it/lettera20aprile2007.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
Nazareth-loreto-lourdes-fatima-mediugorie
Nella Santa Casa di Nazareth Maria è stata concepita “Immacolata” nel grembo di Sant’Anna e Dio, per preservare dalla distruzione quella Casa benedetta, l’ha fatta trasportare miracolosamente in “vari luoghi”, da Nazareth a Tersatto e sino a Loreto. A Lourdes Maria ha “confermato” di essere l’Immacolata Concezione, avvenuta nella Santa Casa di Nazareth a Loreto. A Fatima Maria ha chiesto la consacrazione al suo Cuore “Immacolato” ed ha preannunciato il futuro trionfo del suo Cuore Immacolato. A Mediugorie Maria sta ora portando a compimento il trionfo del suo Cuore Immacolato, con di fronte a sé, collegati dall’altra parte del Mare Adriatico, Ancona-Loreto con la Santa Casa di Nazareth ove proprio il suo essere spirituale (la sua anima, il suo cuore) fu concepito “Immacolato”.
Scrisse Giovanni Paolo II: “Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: “Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.
Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione? Card. Joseph Ratzinger
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«Figlio dell'uomo, io ti mando agli Israeliti, a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri hanno peccato contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: Dice il Signore Dio. Ascoltino o non ascoltino… (Ez.2,3-5).
Egli da principio creò l'uomo e lo lasciò in balìa del suo proprio volere. Se vuoi, osserverai i comandamenti; l'essere fedele dipenderà dal tuo buonvolere. Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare (Sir.15,14-20).
QUESTA LETTERA INFORMATIVA TI VIENE INVIATA CON I TESTI A COLORI
QUESTE PAGINE A COLORI TUTTAVIA SI POSSONO TRASFORMARE IN MODO AUTONOMO IN UNA LETTURA IN BIANCO E NERO
LEGGI NELLA CORRISPONDENZA SOTTOSTANTE LA SEMPLICE PROCEDURA DA SEGUIRE
Gentilissimo Prof. Nicolini, ho appena letto con piacere l'allegato. Ma che fatica! E' proprio necessario formattare con tutti quei colori e sfondi il testo? Scusandomi per la franchezza, forse eccessiva, credo che una maggiore sobrietà dell'impaginazione faciliterebbe la lettura. Cordialmente saluto. Alessio.
LA RISPOSTA SULL’UTILIZZO DEI COLORI E COME TRASFORMARE TUTTI I TESTI IN BIANCO E NERO
Caro Alessio, l'utilizzo dei diversi colori nelle parole del testo hanno lo scopo di COSTRINGERE A FERMARE L'ATTENZIONE su quella parola o su quel concetto che voglio evidenziare maggiormente, anche se costa fatica a chi legge. Ma proprio quella fatica fa fissare meglio una parola od un concetto. Altrimenti chi legge scorre con superficialità e non si ferma su punti molto importanti. Ogni parola che scrivo infatti è stata "misurata" e quando la evidenzio di più e "colpisce" l'occhio (cioè, lo disturba), colpiscono in quel modo anche l'intelligenza e si fissano meglio. Certe parole vogliono anche essere "una pietra" per coloro cui sono dirette "in prima persona", e che non vogliono vedere né sentire. Si dice che in Internet le parole ingrandite hanno lo stesso significato di uno che alza il tono della voce per farsi sentire con più forza. Per questo le uso. Almeno questo è il mio intento. Tuttavia tengo in considerazione il tuo invito alla sobrietà. Vorrei comunque ricordarti, in ogni caso, che il testo che invio è in formato "Word" perché uno lo possa liberamente trasformare. Se tu, infatti, fai delle semplicissime variazioni in modo autonomo, puoi avere il testo nel modo che vuoi tu, totalmente in bianco e nero. Basta andare su "Modifica", fare "Seleziona tutto", poi cliccare sul pulsante destro del "mouse", facendo comparire varie voci tra cui "Carattere". Cliccando su "Carattere" e poi sui colori dei caratteri il "Nero", il testo ti diventerà in pochi attimi in bianco e nero. Così pure se vuoi togliere totalmente tutti gli sfondi, basta andare su "Formato" e togliere ogni sfondo, con un paio di manovre.
Hai ragione, basterebbe modificare il formato prima di iniziare a leggere… A volte non ci si pensa, a volte fa fatica. Grazie comunque per tutto quello che scrivi; fa piacere vedere che c'è chi si impegna oggigiorno, con i più svariati mezzi, per promuovere la fede in Dio. E fa piacere anche leggere cose che altrimenti non si conoscerebbero. Una preghiera. Alessio.
IL BEATO GABRIELE FERRETTI
Un santo Patrono per i Giovani che devono fare una scelta di vita
550° anniversario del santo “transito” del Beato Gabriele Ferretti, Compatrono di Ancona: 12 novembre 2006-12 novembre 2007
OGGETTO: Petizione popolare per far dichiarare il Beato GABRIELE FERRETTI, Compatrono di Ancona, come il “PATRONO DEI GIOVANI CHE DEVONO FARE UNA SCELTA DI VITA”.
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!». I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?». Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio». Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna» (Mc.10,17-31)
Via Astagno 72 – ANCONA – Cell. 328.7310192
550° anniversario del santo “transito” del Beato Gabriele Ferretti
12 novembre 2006-12 novembre 2007
Ecc.za Rev.ma, con il presente scritto mi associo alla petizione perché il Beato GABRIELE FERRETTI, Compatrono di Ancona, venga proposto e dichiarato, nella Diocesi di Ancona, come “IL PATRONO DEI GIOVANI CHE DEVONO FARE UNA SCELTA DI VITA”, perché, contrariamente a quanto fece il giovane del Vangelo (cfr. Mc.10,17), egli lasciò le sue grandi ricchezze e seguì Gesù nella povertà e nell’umiltà, divenendo così esempio e stimolo per tutti “i giovani” che “devono fare una scelta di vita” per seguire Gesù nella rinuncia ai beni terreni, sia per una scelta di vita religiosa, che sacerdotale o matrimoniale.
Firma ……….……………………..……………………
Cognome ………………………………..……..……………………………….……………….……….……………
Nome ……………………………………..…………………..……………………..… Età .……..…….…….……..
Indirizzo ……………………………………..………………………….…………….………….………………….…
Città …………………………………………..……….………………………………… CAP ….…………………….
Telefono ……………………………………..…………….…………………………………….……….….…………
Cellulare ……………………………………..……………….………………………………….………..…………...
Posta Elettronica …………………………..…………………….…………………………….…….……..………...
Sito Internet …………………………………..………………………………………………….……..…….……….
FOTOCOPIA QUESTA PETIZIONE E DIFFONDILA PERCHE’ SIA FIRMATA DA ALTRI E SPEDISCILA FIRMATA ALL’ARCIVESCOVO DI ANCONA - Mons. EDOARDO MENICHELLI - Piazza del Senato, 7 - 60121 Ancona - Tel. 071.55733 (ab.) – 071.2085820 (uff.) - Facsimile 071.2075003 - Posta Elettronica: curia@diocesi.ancona.it
Petizione promossa dal Sito Internet www.lavocecattolica.it – Per informazioni: Tel. 071.83552 – Cell. 339.6424332 - La vita del Beato Gabriele Ferretti, denominato “L’ANGELO DI ANCONA”, è pubblicata nel Sito Internet www.lavocecattolica.it e può essere ricevuta anche nella propria Posta Elettronica, come allegato, richiedendolo all’indirizzo giorgio.nicolini@poste.it o telefonando al 071.83552 o al 339.6424332, a cui può essere richiesto anche il DVD o la videocassetta sulla vita del Beato.
ATTENDERE IL CARICAMENTO DELLE IMMAGINI
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dal 20 aprile 2007
domenica, 22 aprile 2007 23.07
Prof.
Giorgio Nicolini - Tel. 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Facs. 071.83552 - Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.itConto Corrente Postale 13117056