*
LA CORRISPONDENZA CON IL VESCOVO DI LORETO
Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
(Is.40,28)
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO
DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
SOLENNITA’ DEL 25 MARZO DELL’ANNUNCIAZIONE A MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH “MIRACOLOSAMENTE” TRASPORTATA A LORETO
MARIA: LA CREATURA PIU’ UMILE
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e
dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
Ancona
Giovedì, 23 marzo 2006
Domenica, 22 marzo 2012
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth a Loreto
intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio” (17 ottobre 1922). Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).
A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia
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TOTUS TUUS EGO SUM
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
LETTURA BIBLICA DEL GIORNO
DAL LIBRO DEL PROFETA GEREMIA (7,23-28)
Così dice il Signore: «Questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici. Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle, da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri. Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…
"Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano"
(Prov.25,25)
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE
(Lc.1,26-38)
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)
E IL VERBO SI FECE CARNE
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!
ROMA - XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
L’UMILTA’ DI MARIA
(da “LE GLORIE DI MARIA” di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori)
Sant'Agostino dice che per ottenere con più sicurezza e abbondanza il favore dei santi bisogna imitarli, perché vedendo che noi pratichiamo le virtù da loro esercitate, essi sono più portati a pregare per noi. Maria, la regina dei santi e la nostra prima avvocata, dopo aver sottratto un'anima dagli artigli di Lucifero e averla unita a Dio, vuole che quest'anima cerchi d'imitarla, altrimenti non potrà arricchirla delle sue grazie come vorrebbe, vedendola contraria ai suoi comportamenti. Perciò la Vergine chiama beati quelli che imitano diligentemente la sua vita: "Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie!" (Prov.8,32). Chi ama, o è simile o cerca di rendersi simile alla persona amata, secondo il celebre proverbio: "L'amore trova o fa uguali". Perciò San Girolamo ci esorta dicendo che se noi amiamo Maria, dobbiamo cercare d'imitarla, perché questo è il maggiore omaggio che possiamo offrirle. Riccardo di San Lorenzo afferma che sono e possono chiamarsi veri figli di Maria quelli che cercano di imitare la sua vita. Dunque, conclude San Bernardo, il figlio si sforzi di imitare la Madre, se desidera il suo favore; poiché allora, vedendosi onorata come madre, Maria lo tratterà e favorirà come figlio.
In quanto poi alle virtù di questa Madre, anche se i Vangeli non ne riportano molti dettagli, tuttavia, dato che vi si dice che fu piena di grazia, comprendiamo facilmente che Maria ebbe tutte le virtù e tutte in grado eroico. San Tommaso dice: "Ciascuno degli altri santi ha primeggiato in una virtù particolare: uno fu soprattutto casto, un altro fu soprattutto umile, un altro fu soprattutto misericordioso. Ma la beata Vergine ci è stata data come esempio di tutte le virtù". E Sant'Ambrogio afferma: "Così fu Maria, perché la sua vita fosse di esempio a tutti". Perciò il Santo ci lasciò scritto: "Come in un'immagine rifulga in voi la verginità e la vita di Maria, nella quale risplende ogni forma di virtù. Da lei attingete gli esempi di vita... ciò che dovete correggere, ciò che dovete evitare, ciò a cui dovete aderire".
E poiché, come insegnano i santi padri, l'umiltà è il fondamento di tutte le virtù, vediamo in primo luogo quanto fu grande l'umiltà della Madre di Dio.
L'UMILTA’ DI MARIA
"L'umiltà è fondamento e custode delle virtù", dice San Bernardo, e con ragione. Senza umiltà, infatti, non vi può essere alcun'altra virtù in un'anima. Anche se essa possiede tutte le virtù, tutte verranno meno se viene meno l'umiltà. Al contrario, come San Francesco di Sales scrisse alla beata suor Giovanna di Chantal, Dio ama tanto l'umiltà, che subito accorre dove la vede. Questa bella virtù così necessaria era sconosciuta nel mondo, ma il Figlio stesso di Dio venne ad insegnarla sulla terra con il suo esempio e volle che specialmente in essa noi cercassimo d'imitarlo: "Imparate da me che sono mite e umile di cuore" (Mt.11,29). Come fu la prima e più perfetta discepola di Gesù Cristo in tutte le virtù, così Maria lo fu anche nell'umiltà, per cui meritò di essere esaltata sopra tutte le creature. Fu rivelato a santa Matilde che la prima virtù esercitata dalla Vergine fin dalla fanciullezza fu l'umiltà.
Il primo atto dell'umiltà di cuore è avere un basso concetto di sé. Maria ebbe sempre un così basso concetto di se stessa, come fu ugualmente rivelato a Santa Matilde, che, pur vedendosi arricchita di grazie più degli altri, non si mise mai al di sopra di nessuno. Spiegando quel passo del Cantico dei Cantici: "Mi hai ferito il cuore, sorella mia sposa... con un solo capello del tuo collo" (Ct.4,9 Vulg.), l'abate Ruperto dice che questo capello del collo della sposa fu appunto l'umile concetto che Maria ebbe di sé, con cui ferì il cuore di Dio; "che cosa c’è infatti più sottile di un capello?". Non già che la santa Vergine si stimasse peccatrice, perché l'umiltà è verità, come dice Santa Teresa, e Maria sapeva di non aver mai offeso Dio. Non che non confessasse di aver ricevuto da Dio maggiori grazie di tutte le altre creature, perché un cuore umile ben riconosce i favori speciali del Signore per umiliarsi ancor più; ma la divina Madre, alla luce più grande che aveva per conoscere l'infinita grandezza e bontà del suo Dio, conosceva meglio la sua piccolezza. Perciò si umiliava più di ogni altro e con la sposa del Cantico dei Cantici diceva: "Non guardate che io sono bruna, perché mi ha abbronzato il sole" (Ct.1,6). San Bernardo commenta: "In confronto al suo splendore, mi trovo nera". Infatti, dice San Bernardino, "la Vergine aveva sempre un rapporto attuale con la divina maestà e con il proprio niente". Come una mendicante, se indossa una ricca veste che le è stata donata, non se ne insuperbisce, ma nel vederla tanto più si umilia davanti al suo donatore perché più si ricorda della sua povertà, così Maria, quanto più si vedeva arricchita, tanto più si umiliava, ricordandosi che tutto era dono di Dio. La Vergine stessa disse alla benedettina Santa Elisabetta: "Sappi che io mi ritenevo la creatura più spregevole e indegna della grazia di Dio". San Bernardino afferma: "Come nessuna creatura, dopo il Figlio di Dio, s'innalzò sulle vette della grazia quanto Maria, così nessuna creatura scese più in basso nell'abisso dell'umiltà".
Inoltre è atto di umiltà nascondere i doni celesti. Maria volle tacere a San Giuseppe la grazia di essere divenuta Madre di Dio, anche se pareva necessario informarlo, per dissipare i sospetti che lo sposo poteva avere sulla sua onestà vedendola incinta, o almeno per liberarlo dal turbamento. San Giuseppe infatti, non potendo dubitare della castità di Maria e d'altra parte ignorando il mistero, "decise di rimandarla in segreto" (Mt.1,19); e, se l'angelo non gli avesse rivelato che la sposa aveva concepito per opera dello Spirito Santo, l'avrebbe lasciata.
Inoltre l'umile rifiuta le lodi per sé e le riferisce tutte a Dio. Maria si turbò nel sentirsi lodare dall'angelo Gabriele e quando santa Elisabetta le disse: "Benedetta tu fra le donne... A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?... Beata colei che ha creduto... " (Lc.1), la Vergine, attribuendo tutte quelle lodi a Dio, rispose con l'umile cantico: "L'anima mia magnifica il Signore". Come se dicesse: Elisabetta, tu lodi me, ma io lodo il Signore a cui solo è dovuto l'onore. Tu ammiri che io venga a te; io ammiro la divina bontà: "il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore". Tu mi lodi perché ho creduto; io lodo il mio Dio che ha voluto esaltare il mio niente: "perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Lc.1,46-48). Maria disse a Santa Brigida: "Perché mi umiliavo tanto e ho meritato tanta grazia, se non perché ho saputo e pensavo di non essere e di non avere niente? Perciò non volli la mia lode, ma soltanto quella del donatore e del creatore". Parlando dell'umiltà di Maria, Sant'Agostino esclama: "O beata umiltà, che donò Dio agli uomini, aprì il paradiso e liberò le anime dagli inferi".
È proprio degli umili il servire, e Maria non esitò ad andare a servire Elisabetta per tre mesi. Dice dunque San Bernardo: "Elisabetta si meravigliava che Maria fosse venuta, ma ancor più si stupisca che sia venuta non per essere servita, ma per servire".
Gli umili se ne stanno in disparte e si scelgono il posto peggiore. Perciò Maria, osserva San Bernardo, quella volta che Gesù stava predicando in una casa (Mt.12), desiderava parlargli ma "non volle interrompere il discorso di suo Figlio con la sua autorità di madre e non entrò nella casa in cui egli parlava". Per la stessa ragione, stando nel cenacolo con gli apostoli, Maria volle mettersi all'ultimo posto. Leggiamo in San Luca: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù" (At.1,14). Non che San Luca non conoscesse i meriti della divina Madre, per cui avrebbe dovuto nominarla in primo luogo; ma poiché Maria si era messa all'ultimo posto nel cenacolo, dopo gli apostoli e le altre donne, San Luca menziona tutti i presenti secondo l'ordine in cui stavano collocati. È questo il pensiero di un autore. Dice San Bernardo: "Giustamente l'ultima è diventata la prima perché, pur essendo la prima di tutti, si comportava come se fosse l'ultima".
Infine gli umili amano le manifestazioni di disprezzo. Perciò non si legge che Maria fosse presente in Gerusalemme quando nella Domenica delle palme il Figlio fu ricevuto dal popolo con tanti onori. Invece al momento della morte di Gesù la Vergine non si astenne dal comparire in pubblico sul Calvario, affrontando il disonore di essere riconosciuta come madre del condannato, che moriva da infame con una morte infame. Maria disse a santa Brigida: "Che cosa c'è di più spregevole di essere considerata incapace, di avere bisogno di tutto e di credersi la più indegna di tutti? Tale, o figlia, fu la mia umiltà, questa la mia gioia e questa la mia volontà, perché non avevo altro pensiero che di piacere unicamente a mio Figlio".
Alla venerabile suor Paola da Foligno fu dato in un'estasi di comprendere quanto fu grande l'umiltà della Santa Vergine. Parlandone al suo confessore, la religiosa, piena di stupore, diceva: "Ah padre, l'umiltà della Madonna! Nel mondo non vi è neppure un minimo grado di umiltà in confronto a quella di Maria". Una volta, il Signore fece vedere a Santa Brigida due dame, una tutta fasto e vanità. "Questa, le disse, è la superbia. L'altra che vedi, con atteggiamento modesto, rispettosa verso tutti, con il pensiero rivolto unicamente a Dio e che si considera come un niente, è l'umiltà e si chiama Maria". Dio volle in tal modo manifestarci che la sua beata Madre era così umile, che era l'umiltà stessa.
È certo che per la nostra natura corrotta dal peccato non c'è forse, dice San Gregorio Nisseno, nessuna virtù più difficile da praticare che l'umiltà. Ma non c'è altra via: non potremo mai essere veri figli di Maria se non siamo umili. Dice San Bernardo: "Se non puoi imitare la verginità dell'umile, imita l'umiltà della Vergine". Ella aborrisce i superbi, chiama a sé soltanto gli umili: "Chi è fanciullo venga a me" (Prov.9,4). Riccardo di San Lorenzo afferma: "Maria ci protegge sotto il mantello dell'umiltà". La Madre di Dio stessa così parlò a Santa Brigida: "Anche tu, figlia mia, vieni e nasconditi sotto il mio mantello; questo mantello è la mia umiltà". Poi disse che la considerazione della sua umiltà è un buon mantello che riscalda. Ma come il mantello non riscalda se non chi lo porta, non solo con il pensiero, ma anche in opera, così, aggiunse, "la mia umiltà non giova, se non ci si sforza di imitarla. Perciò, figlia mia, rivestiti di questa umiltà". Quanto sono care a Maria le anime umili! San Bernardo scrive: "La Vergine riconosce e ama quelli che la amano ed è vicina a coloro che la invocano, specialmente a quelli che vede conformi a sé nella castità e nell'umiltà". Perciò il santo esorta tutti coloro che amano Maria ad essere umili: "Sforzatevi di emulare questa virtù, se amate Maria". Martino d'Alberto della Compagnia di Gesù per amore della Vergine era solito scopare il convento e raccoglierne le immondizie. Una volta, riferisce il padre Nierembergh, gli apparve la divina Madre e ringraziandolo gli disse: "Quanto mi è cara quest'azione fatta per amor mio!".
Dunque, mia Regina, non potrò mai essere tuo vero figlio se non sono umile. Ma non vedi che i miei peccati dopo avermi reso ingrato verso il mio Signore mi hanno fatto diventare anche superbo? Madre mia, poni tu rimedio alla mia situazione: per i meriti della tua umiltà ottienimi di essere umile, divenendo così figlio tuo. Amen.
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI “LAURETANI”…
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.2801766 o Cell. 338.2892353). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”
“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,
non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)
NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)
L’APOSTASIA LAURETANA
Non avendo ricevuto alcun “segno” di possibilità di contatto con il Vescovo di Loreto, dopo avere pregato ed avere esaminato la mia coscienza, ricordando l’ammonimento della Parola di Dio “… PROFITTANDO DEL TEMPO PRESENTE, PERCHE’ I GIORNI SONO CATTIVI” (Ef.5,16), per non rendermi responsabile di una omissione davanti a Dio e davanti alla Chiesa, ho deciso di rendere pubblica “subito” tutta la sottostante corrispondenza con il Vescovo di Loreto, affidandola alla Vergine Immacolata e al suo santissimo sposo San Giuseppe.
Prof. GIORGIO NICOLINI
L’ULTIMA RICHIESTA MEDIANTE POSTA ELETTRONICA
----- Original Message -----
From: Giorgio Nicolini
To: ….. (omissis) …..
Sent: Thursday, March 23, 2006 1:51 AM
Subject: La lettera per il Vescovo Mons. Danzi
Ancona, 23 marzo 2006
Caro Padre Stefano,
ti invio questo breve messaggio solo per informarti che ho spedito in mattinata una lunga Lettera per Mons. Danzi, in risposta a quella da lui inviata all'Avv. Dal Pozzo. Gliel'ho spedita mediante Raccomandata con Ricevuta di Ritorno. La lettera è "molto grave".
Qualora mons. Danzi volesse convocarmi per parlarne "subito" ti pregherei di telefonarmi e di farmelo sapere in giornata. Altrimenti entro domani stesso sarò obbligato IN COSCIENZA a rendere pubblico tutto il testo attraverso Internet e la mia Lettera Informativa. Non è una "minaccia", ma solo un atto di carità, verso il Vescovo e la Chiesa.
Ti saluto con gratitudine, uniti nella preghiera.
Prof. GIORGIO NICOLINI
LA CORRISPONDENZA CON IL VESCOVO DI LORETO
LA RICHIESTA “FORMALE” DI UDIENZA del Prof. GIORGIO NICOLINI
avanzata a Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto
per mezzo del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
A Sua Ecc.za Rev.ma, Mons. Gianni Danzi
Arcivescovo Delegato-Pontificio di Loreto
Piazza della Madonna, 1 - 60025 LORETO (Ancona)
OGGETTO: Richiesta di Udienza da parte del Prof. Nicolini Giorgio, in relazione alla storia e al culto della Santa Casa a Loreto - Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Firenze, 20 febbraio 2006
Beati Giacinta e Francesco Marto
Ecc.za Rev.ma,
per conto del Prof. Nicolini Giorgio, di Ancona, già a Lei noto, e già ricevuto da Lei in Udienza in data 8 novembre 2005, mi incarica di presentarLe, a suo nome, una formale richiesta di Udienza urgente da concedere al medesimo, possibilmente prima dell’inizio della prossima Quaresima, e comunque entro e non oltre la Quaresima stessa.
Il Prof. Nicolini inoltra, per mio tramite, la presente richiesta in adempimento delle norme del Codice di Diritto Canonico.
Con l’occasione sono a trasmetterLe, per la Sua opportuna conoscenza, la Lettera da me inviata al Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 14 febbraio 2006 e quella al Card. Francis Arinze, in data 17 febbraio 2006.
Con i più deferenti ossequi.
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
Posta Elettronica: dalpozzo.francesco@tin.it
Via Vecchia Bolognese, 321 – 50010 FIRENZE
Facsimile 055.400707
LA RISPOSTA DI DINIEGO di Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto
alla RICHIESTA “FORMALE” DI UDIENZA del Prof. Giorgio Nicolini
avanzata per mezzo del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
Loreto, 2 marzo 2006
Egregio Signore
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
FIRENZE
Egregio Avvocato,
mi premuro dare riscontro al Suo scritto del 20.02.2006 patrocinante la tesi sostenuta dal Prof. Nicolini Giorgio circa la translazione della Santa Casa di Loreto.
Più volte ho ricevuto ed ascoltato il Prof. Nicolini, più volte è stato ascoltato telefonicamente: spesso è stato un dialogo tra sordi, o meglio, un tentativo, anche attraverso minacce ed anatemi, da parte del Prof. Nicolini di piegare la mia persona ad accogliere le sue tesi. Non essendo di fronte a dogmi di fede, credo, comunque sia opportuno lasciare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica e al confronto critico su risultati raggiunti.
Per questo credo inutile, perché inefficace, ogni altro incontro con il Prof. Nicolini.
Se lui vorrà, come sempre gli si è permesso, potrà approfondire le Sue tesi con Padre Giuseppe Santarelli che nelle questioni care al professore ha adeguata competenza.
Se poi, il Prof. Nicolini, vorrà ricorrere alle Autorità Superiori, quale la Congregazione per la Dottrina della Fede, lo faccia liberamente.
Certo della Sua comprensione, profitto della circostanza per porgere deferenti ossequi.
GIANNI DANZI
Arcivescovo-Delegato Pontificio di Loreto
Il testo originale è leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/danzi.risposta2marzo2006.htm
LA RISPOSTA DEL PROF. AVV. FRANCESCO DAL POZZO D’ANNONE
a Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto
al diniego alla RICHIESTA “FORMALE” DI UDIENZA
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI
Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO
Piazza della Madonna, 1 - 60025 - LORETO (Ancona)
e per conoscenza:
ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO – Roma
ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE - Roma
ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI - Roma
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA – Macerata
A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre - Roma
A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa” - Loreto
LORO SEDI
OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Firenze, 8 marzo 2006
Ecc.za Rev.ma,
con riferimento alla Sua risposta del 2 u.s., in ordine alla richiesta di Udienza avanzataLe per mio tramite dal Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, mediante la lettera da me inviatale in data 20 febbraio 2006, devo innanzitutto informarLa che il Prof. Nicolini si è stupito non poco nell’apprendere di essere stato già più volte da Ella ricevuto e anche telefonicamente ascoltato. Il Prof. Nicolini mi incarica di dichiararLe fin da ora che ciò non è mai avvenuto: cioè, né di avere mai parlato telefonicamente con Lei, né di essere stato ricevuto da Lei più volte, all’infuori della sola breve Udienza concessagli l’8 novembre 2005. In proposito, nei prossimi giorni Ella riceverà dal medesimo una lettera a maggior chiarimento.
Anche il Padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, per parte sua, aveva da tempo assunto un analogo atteggiamento negativo verso il Prof. Nicolini: e anche più di recente, in occasione della pubblicazione in Internet del resoconto integrale sullo status della “questione lauretana” (cfr. Sito del Prof. Nicolini www.lavocecattolica.it), di cui egli era stato informato dal Prof. Nicolini mediante lettera.
La “veridicità storica” della “Miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth, come il Prof. Nicolini ha già ampiamente pubblicato e documentato e m’incarica di ricordarLe, pur non essendo oggetto di formale asseverazione “ex-cathedra, è tuttavia suffragata da tante e tanto autorevoli e secolari pronunce “canoniche” da parte dei Sommi Pontefici, e di Santi e studiosi, da costituire parte integrante del traditur cristiano, in specie “cattolico-romano”, da non consentire varianti che “arbitrariamente” si discostino da esso con la pretesa di innovarlo, e così, inevitabilmente, snaturarlo, sino a negarlo.
Il Prof. Nicolini, naturalmente, a questo punto si riserva di adempiere ad ogni ulteriore, idoneo passo – presso le Superiori Autorità Ecclesiastiche - per il ripristino della “verità storica” della “Miracolosa traslazione” della Santa Casa di Nazareth a Loreto, in uno con quello delle celebrazioni liturgiche a sua memoria, “arbitrariamente” misconosciuta e soppressa “di fatto” nella Basilica Pontificia Lauretana.
Tale pratica è già stata inoltrata presso la “Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti”, con protocollo di riferimento n°1802/05/L. Inoltre ogni documentazione viene fatta pervenire anche alla Suprema Autorità del Sommo Pontefice, Sua Santità Benedetto XVI.
Tanto dovevo.
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D’Annone
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI
a Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto
AL DINIEGO ALLA RICHIESTA “FORMALE” DI UDIENZA
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI
Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO
Piazza della Madonna, 1 - 60025 - LORETO (Ancona)
e per conoscenza:
Al Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo
ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO
ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA
A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre
A Mons. EDOARDO MENICHELLI, Arcivescovo di Ancona
A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa”
A Padre MARZIO CALLETTI, Rettore del Santuario di Loreto
LORO SEDI
OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Ancona, 19 marzo 2006
San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale
Custode della Santa Casa di Nazareth
Ecc.za Rev.ma,
Le scrivo questa nuova lettera, con riferimento alla Sua risposta del 2 marzo scorso, in ordine alla richiesta di Udienza da me avanzataLe per il tramite del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo, di Firenze, mediante lettera da lui inviatale in data 20 febbraio 2006.
Tale richiesta di Udienza è stata da Lei rifiutata perché - nella Sua lettera di risposta - ha giudicato “inutile” ed “inefficace” ogni altro incontro con me.
Nella “Lettera Aperta” che scrissi al Rettore del Santuario della Santa Casa, Padre Marzio Calletti, e a Lei fatta pervenire (cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/lettera24novembre2005.htm), gli scrivevo: “Gesù con molta chiarezza ce lo ha insegnato, e il nuovo Vescovo di Loreto ne è autorevole portavoce: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt.5,37). San Paolo, a tal proposito, ci è impareggiabile maestro: “Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio. Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine… Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? … in maniera da dire allo stesso tempo «sì, sì» e «no, no»?” (2^Cor.1,12-13.17-18).
Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’incontro con il Clero della Diocesi di Roma all’inizio della Quaresima, il 2 marzo scorso, disse nel suo discorso: “Come si potrebbe immaginare il governo della Chiesa senza questo contributo, che talvolta diventa molto visibile, come quando Santa Ildegarda critica i Vescovi, o come quando Santa Brigida e Santa Caterina da Siena ammoniscono e ottengono il ritorno dei Papi a Roma?...”.
A proposito di Santa Caterina da Siena, ella infatti così talvolta scriveva ai Vescovi: “Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).
L’ex-Card. Ratzinger, infine, ci insegnò un importante criterio per il discernimento: “Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo… In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1^Cor.13,1) (Omelia del Card. Ratzinger di Lunedì 18 aprile 2005, Basilica Vaticana, durante la Santa Messa «per l'elezione del Romano Pontefice»).
Tutto ciò premesso, debbo qui innanzitutto esprimerLe il mio vivo stupore nel leggere, nella Sua lettera di risposta al Prof. Dal Pozzo, di essere stato io già più volte da Lei ricevuto e anche già più volte da Lei telefonicamente ascoltato, quando Lei sa bene che ciò non è mai avvenuto: poiché io ho solo parlato in questi mesi, qualche volta, con il Suo Segretario, per chiedergli di interporsi per farmi concedere (ma inutilmente) una Udienza da Lei, ma non ho mai avuto - neppure una volta - la possibilità di poter parlare con Lei telefonicamente, né ancor meno sono stato ricevuto da Lei “più volte”, all’infuori della sola breve Udienza (circa 20 minuti effettivi) concessami l’8 novembre 2005.
Voglio farLe presente, Ecc.za Rev.ma, che le affermazioni da Lei scritte in un “documento ecclesiastico ufficiale” - quale è la lettera inviata all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo di Firenze - costituiscono oggettivamente una “grave offesa” alla verità e, mi perdoni, anche alla carità.
Sono rimasto, poi, profondamente sconcertato e molto addolorato nel leggere pure di “minacce” ed “anatemi” che Le sarebbero stati da me fatti per “tentare di piegare la sua persona alle mie tesi”. Nella realtà, io ho fatto solo delle richieste, anche pressanti, per avere la possibilità di poterLe mostrare e dimostrare ciò che denuncio da anni: e cioè, le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, e anche da altri autori, sulla questione lauretana. Ciò allo scopo di informarLa al riguardo, affinché potesse prendere i dovuti provvedimenti, secondo le responsabilità del suo “ufficio”, e così prevenire uno scandalo nella Chiesa e davanti all’opinione pubblica, qualora si fosse venuto a conoscenza di quelle “falsificazioni”. Io non so, perciò, quando e in che modo io abbia mai potuto rivolgerLe minacce ed anatemi, all’infuori di quelle richieste sopraddette (leggibili anche in Internet, all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm), fatte sicuramente con molta fermezza, data l’amara esperienza di elusività di altre precedenti autorità ecclesiastiche interpellate con lo stesso scopo.
La mia “fermezza” nel rivolgermi a Lei, inoltre, ha fatto sempre riferimento a richieste di “un chiarimento definitivo”, al fine di renderLe possibile di poter intervenire d’autorità nel far cessare le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Santarelli. Tali “falsificazioni” vengono diffuse dalla Basilica Pontificia Lauretana da circa un trentennio e hanno operato una devastazione incalcolabile della “verità” riguardo alla Storia Lauretana, facendone abbandonare ormai quasi all’intera Chiesa “la verità” sia riguardo all’autenticità della Santa Casa di Nazareth presente a Loreto come riguardo alla verità storica della “miracolosità” della traslazione.
Io mi sono rivolto a Lei, come ad altre autorità ecclesiastiche, sempre con umile, filiale e fiduciosa riverenza, desideroso soltanto di offrire il mio sincero contributo alla causa della verità sulla “questione lauretana”, in obbedienza ad “obblighi di coscienza” - della mia coscienza - da me in nessun modo eludibili, e in adempimento di precisi obblighi canonici, che ogni fedele cattolico dovrebbe sempre ottemperare per essere “un vero figlio” della Santa Chiesa.
Tutte le numerose lettere scritte ed appelli fatti negli ultimi anni - e da chiunque leggibili in Internet, nel mio Sito www.lavocecattolica.it -, ne sono una inequivocabile testimonianza.
In proposito, anche a Lei scrissi, sempre con rispetto e fiducia, la Lettera che Le consegnai nell’Udienza dell’8 novembre 2005 (leggibile in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/danzi.htm), nella quale tra l’altro Le chiedevo quanto segue.
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI,
voglio anzittutto esprimerLe la mia profonda gratitudine per l’Udienza concessami in data odierna. Al fine di “semplificare” e “fissare” le principali richieste che Le volevo umilmente presentare, mi permetto di lasciarLe la presente Lettera, a modo di “pro-memoria”, rimandando - per ogni specifico approfondimento - alla Lettera già scritta a Mons. Angelo Comastri (in data 1° novembre 2004), alla Lettera scritta a Sua Santità Benedetto XVI (in data 19 giugno 2005), al mio libro “La veridicità storica della Miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” e alle altre documentazioni che già Le ho fatto pervenire sin dal primo mese dell’inizio del Suo ministero episcopale a Loreto. ... (omissis) …Nell’odierna Udienza concessami, di cui Le sono profondamente grato, Le chiedo di nuovo, con umile franchezza e fermezza, per il bene delle anime redente dal Sangue di Cristo e ad onore e gloria della Santa Chiesa, di:
BANDIRE per sempre dalla Basilica Lauretana le “false” “ipotesi” di un trasporto umano delle “semplici” “pietre” della Santa Casa di Nazareth, facendo togliere o correggendo le relative pubblicazioni e “falsificazioni” in esse presenti che lo propongono, e che hanno “ingannato” e continuano ad “ingannare” milioni di pellegrini e l’intera Chiesa.
RIPROPORRE solennemente l’insegnamento del Magistero Ordinario della Chiesa, che si è pronunciata al riguardo da sette secoli, “approvando” in un modo ininterrotto e inequivocabile, con centinaia di scritti e Bolle Papali “ufficiali” e “solenni”, “la verità” delle “traslazioni miracolose” della Santa Casa.
FAR CONOSCERE gli scritti e le documentazioni “autentiche”, sia delle “approvazioni pontificie”, come degli studi storici, archeologici e scientifici comprovanti la verità storica delle “miracolose traslazioni”.
CHIARIRE in modo inequivocabile che a Loreto non ci sono solo delle “pietre” “prelevate” dalla Santa Casa di Nazareth, ma che a Loreto vi sono invece proprio le “tre Sante Pareti” “integre”, che a Nazareth costituivano la “Camera di Maria”, addossata davanti ad una grotta, ove la Vergine Santissima ricevette l’annuncio angelico e ove avvenne l’Incarnazione nel suo seno del Figlio di Dio.
CELEBRARE il 10 dicembre di ogni anno “la Liturgia della Miracolosa Traslazione”, così come l’ha voluta la Santa Chiesa e in sincera obbedienza ad essa, senza più “equivoci” riguardo alla “miracolosità” di questa opera divina e cessando, perciò, di confonderla e di farla confondere con le “false ipotesi” di un trasporto umano delle “semplici” “pietre” della Santa Casa di Nazareth, che negano la “reale presenza” a Loreto della autentica “reliquia” nazaretana della Santa Casa.
APPROFONDIRE la ricerca storica, nel promuovere il reperimento di nuove documentazioni storiche, archeologiche e scientifiche sempre più “probative” a riguardo della “miracolosità” della Traslazione della Santa Casa di Nazareth.
Di tutte le suindicate richieste, Ecc.za Rev.ma, non solo neppure una di esse è stata soddisfatta, ma è accaduto che Lei stesso, contrariamente a quanto assicuratomi a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005, si è collocato ufficialmente nella stessa posizione mistificatrice del Padre Santarelli, e quindi di negazione della “verità” dell’autenticità della Santa Casa (che sarebbe solo un riassemblaggio di “sante pietre” portate da Nazareth da degli uomini) e di negazione della “veridicità storica” delle “Miracolose” traslazioni (cfr. lettera scrittami in data 28 novembre 2005 e lettera del 2 marzo 2006 scritta all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo).
Tutto ciò, da parte Sua, oltre all’incoerenza tra quanto dettomi personalmente nell’Udienza dell’8 novembre 2005 e tra quanto realmente operato, è a dir poco incomprensibile, se non perché, evidentemente, Lei ancora ignora tutte le innumerevoli ed esaustive “prove” storiche, archeologiche e scientifiche, che hanno sempre confermato “la verità” della “tradizione lauretana”, come attestato, ad esempio, dallo storico e archeologo Padre Floriano Grimaldi, studioso della Santa Casa, il quale in una intervista del 1979 disse fra l’altro: “Tra il 1962 e il 1965 ho eseguito io stesso una serie di scavi archeologici sotto la Casa di Loreto, che hanno pienamente confermato i risultati già noti dalla tradizione. (…) Sono in corso altre ricerche assai complicate come analisi geologiche e micropaleontologiche sulle pietre della casa. Quelle finora compiute hanno dato risultati positivi. Tuttavia non sono solo gli studi scientifici a dare la certezza di trovarci di fronte a un fenomeno soprannaturale. Ci sono altri elementi da prendere in considerazione, come il giudizio della Chiesa, dei Papi e i prodigi…”.
Infatti, in aggiunta alle “prove scientifiche” inconfutabili, abbiamo persino l’avallo di rivelazioni private di tanti Santi e Sante e anche di un numero incalcolabile di miracoli divini. Ma soprattutto abbiamo l’approvazione solenne della Santa Chiesa Cattolica, che sull’autenticità della Santa Casa e sulla verità storica delle “Miracolose” traslazioni si è pronunciata innumerevoli volte, soprattutto con i pronunciamenti solenni dei Romani Pontefici, i quali hanno così su ciò impegnato tutta la loro Autorità Apostolica. Certamente, come Lei ha scritto al Prof. Dal Pozzo, non siamo di fronte a “dogmi di fede”, e tuttavia non bisogna dimenticare che tali innumerevoli e secolari pronunciamenti dei Sommi Pontefici - sullo specifico caso della Santa Casa di Loreto - costituiscono “approvazione ufficiale della Chiesa” di “un evento miracoloso” quale “mai” in tutta la Storia della Chiesa è stato fatto per nessun altro “miracolo”.
Infatti, riguardo al riconoscimento della “verità storica” dell’evento miracoloso della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, esso è l’unico caso nella Storia della Chiesa di una approvazione ecclesiastica, da parte dei Sommi Pontefici, dichiarata e ripetuta “continuativamente”, “solennemente”, “inequivocabilmente”, in tanti documenti e dichiarazioni ufficiali di ogni genere, dalle origini del Santuario fino ad oggi, per sette secoli. Anche per tale motivo, perciò, nessun altro miracolo approvato dalla Chiesa (e quindi “autentico”, se approvato!) è paragonabile all’approvazione che è stata fatta riguardo al “miracolo” della “traslazione della Santa Casa di Nazareth”, riconosciuta sempre operata “per il ministero angelico”: e quindi vero!...
Tali pronunciamenti pontifici impegnano certamente solo “la fede umana” e non quella “teologale”, ma obbligano ugualmente ad una “riverente obbedienza”, costituendo essi parte del “magistero ordinario” e anche del “magistero solenne” dei Sommi Pontefici, anche se non sono espressi “ex-cathedra”. Per tali motivi non si può ritenere legittimo, per un “vero” cattolico, discostarsi da tali pronunciamenti sino al punto di persino negarli, giudicando così che “tutti” i Sommi Pontefici abbiano sbagliato nell’autenticare un fatto soprannaturale di così universale rilevanza.
Per valutare l’importanza “obbligante” dei pronunciamenti pontifici sulla storia delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth a Loreto, dovrebbe bastarLe la seguente dichiarazione solenne ed inequivocabile del Papa Leone X, fatta con “Breve” del 1° giugno 1515: “A testimonianza di tutti, è il primo e il più celebre di tutti i Santuari, perché E’ PROVATO DA TESTIMONI degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Leone X, “Breve” del 1° giugno del 1515, Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).
Se il Sommo Pontefice Leone X, come tanti altri Papi prima e dopo di lui, ha dichiarato così solennemente, cinque secoli fa, che tali “Miracolose” traslazioni sono state “provate” da “testimoni degni di fede”, con quale “diritto” si dichiara oggi, dopo sette secoli, che ciò non è vero?... Il documento pontificio di Leone X è così perentorio, chiaro e preciso, che non si può prestare a nessuna capziosa e contorta interpretazione. Ma proprio nel suo libro da me denunciato, “La Santa Casa di Loreto” (ed. 2003, pp.366-369.396), il Padre Santarelli, mentendo, altera e falsifica a tal punto tale pronunciamento pontificio di Leone X da far credere ai lettori che quel Papa non solo abbia detto il contrario di quanto ha realmente scritto e dichiarato in un modo così solenne, ma che addirittura, occultando le parole e stravolgendo il senso di quelle riportate, afferma che il Papa Leone X neppure facesse riferimento, in quel suo “Breve”, specificatamente alla Santa Casa di Loreto (cfr. pag.367). Così pure è stato fatto dallo stesso Padre Santarelli in quel suo libro, e anche da altri autori, riguardo a molte altre “falsificazioni documentali”.
In tempi a noi più vicini, poi, Le basti ricordare il Beato Pio IX, nativo dell’anconitano e “miracolato” nella stessa Santa Casa Lauretana. A riguardo di essa è rimasta memorabile la sua Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, nella quale così solennemente dichiara: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Così, ancora, Leone XIII, nell’Enciclica “Felix Lauretana Cives”, del 23 gennaio 1894, dichiarava: “Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli”.
E così Le potrei citare ancora le documentazioni riguardanti innumerevoli altri Papi, da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005), con “i pronunciamenti solenni” di tanti di essi.
Se dunque la “Miracolosità” della traslazione della Santa Casa di Nazareth fu accertato essere stato “provato” da “testimoni degni di fede”, come si può affermare oggi che ciò non sia vero, come se tutti “i testimoni” dei secoli passati siano stati tutti dei “mentitori”?... E i Sommi Pontefici si sono fatti tutti “ingannare” con ingenuità per settecento anni?... Il solo “ipotizzare” questa “possibilità” è già una reale grave offesa ai nostri “padri”, dai quali abbiamo ereditato la Fede Cristiana, ed è ancor più una reale grave offesa al Magistero solenne dei Sommi Pontefici, che hanno elaborato i loro “pronunciamenti” dopo lunghi e severi esami “canonici”. E non è forse vero che i Sommi Pontefici possono contare, anche per gli atti che non riguardano il depositum fidei, su di una speciale assistenza dello Spirito Santo? Non ne discende da ciò, anche, come non sia moralmente possibile che Dio abbia permesso che tutti i Papi siano rimasti “ingannati” per sette secoli sulla “questione lauretana”, trascinando nel loro errore l’intera Chiesa?...
E’ perciò assurdo quanto mi scrive, a riguardo di quelli che Lei giudica come “tentativi” di “piegare” la Sua persona alle mie “tesi”.
A parte il fatto che io non ho mai tentato di “piegare” alcuno, e tantomeno Lei - nel quale riconosco e venero un Successore degli Apostoli e un Ministro di Dio che mi dona i Sacramenti della Salvezza -, ma le mie “tesi” non sono le “mie” tesi, bensì sono “l’insegnamento” della Chiesa!... E io ho richiesto ripetutamente a Lei solo l’adempimento di obblighi che appartengono al Suo “ufficio” di Pastore e di Delegato Pontificio della Basilica Lauretana, come indicatomi di fare anche dal Segretario del Santo Padre in una telefonata avuta con lui.
Tutto ciò l’ho adempiuto perché è stato ed è per me realmente “un obbligo morale”, riguardante la mia coscienza: cioè, la mia coscienza di “cristiano”, la mia coscienza di “cattolico”, nonché di “studioso”, e anche di “marchigiano”, erede delle tradizioni dei miei “padri”; e, ancora, perché tutto ciò lo esige l’amore per la verità, lo esige l’obbedienza agli insegnamenti della Chiesa, lo esigono anche i fedeli, che in tanti a me si sono rivolti e che sono indifesi di fronte alle “menzogne dissacratrici” che all’interno stesso della Basilica Lauretana vengono propagate a profusione da decenni, e che - oltre ad aver sradicato e distrutto in tutta la Chiesa e nell’opinione pubblica mondiale tutta la “tradizione lauretana” - costituiscono una aperta e scandalosa disobbedienza a tutti “i pronunciamenti” dei Sommi Pontefici, fatti da essi per settecento anni.
Non devo io obbedire ai Sommi Pontefici, e non devo richiedere che si obbedisca ad essi, in una questione che è di una rilevanza “immensa” a riguardo di tutta la Storia della Chiesa e di una rilevanza ancora “più immensa” a riguardo del bene spirituale ed eterno delle anime?...
In verità, io “sento” vivo nell’intimo quanto asseriva il Salmista: “Mi divora lo zelo della tua casa, perché (…) dimenticano le tue parole” (Sal.119,139).
Eppure ne aveva già scritto (sulla verità della “miracolosa traslazione”) proprio “un santo”, il Beato Giovanni Spagnoli (detto il Mantovano), nel 1479, che testimoniò e trascrisse i “documenti” allora in suo possesso e risalenti alle origini del Santuario, perché restassero a perpetua memoria, motivando la sua preoccupazione e il suo intento scrivendo testualmente: “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”. Allora non posso non sentire anch’io nel mio spirito “l’eco” delle parole di San Paolo: “Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo…, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Poiché l’amore del Cristo ci spinge…” (2^Cor.5,11-14).
Non risuonano qui “a proposito” le parole di Santa Caterina da Siena al Cardinale di Ostia? “Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).
Ecc.za Rev.ma,
mi permetto di farLe umilmente presente che io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, con un particolare approfondimento personale della Teologia Morale. Ciò mi fa ritenere, secondo il mio “certo” giudizio, che sussista per Lei l’obbligo morale “grave”, di prendere dei provvedimenti adeguati “contro” gli scritti del Padre Giuseppe Santarelli e di altri autori, e che vengono diffusi dalla Basilica Pontifica Lauretana, i quali sono stati da tanti anni da me, e anche da altri autori, “denunciati” come “falsi” (cfr. R. Mochi, in “Radici Cristiane”, novembre 2005; Prof. Emanuele Mor, in Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).
Con questo mio stesso scritto intendo perciò rinnovarLe - per l’ultima volta, e se vorrà accoglierla - la mia “denuncia”, riguardo soprattutto al libro principale del Padre Santarelli, dal titolo “LA SANTA CASA DI LORETO” (nelle sue varie edizioni), e che io più volte ho già denunciato - anche ad altre autorità ecclesiastiche “responsabili” - di essere un libro in gran parte falsificato, nelle documentazioni ivi riportate, e che ha ingannato l’intera Chiesa dell’ultimo trentennio, e persino l’ex-Card. Joseph Ratzinger, ora Benedetto XVI, provocando perciò una vera dissacrazione e l’abbandono della “tradizione lauretana”.
Queste mie affermazioni – scritte e riscritte innumerevoli volte in “lettere” ed “appelli” di ogni genere - costituiscono “formale denuncia canonica” (cfr. can. 1391, del C.D.C.), che di per sé La obbligano - sia dal punto di vista “canonico” che dal punto di vista “morale” - a provvedere, secondo le norme ecclesiastiche previste: e cioè, a “verificare” se la mia “denuncia” è “vera” o è “infondata”. Una omissione ecclesiastica nell’adempimento di tale ufficio di “verifica” costituisce già, oggettivamente, una “omissione grave”, perché grave è l’oggetto cui la mia denuncia fa riferimento.
A riguardo del Padre Santarelli e di eventuali incontri chiarificatori con lui, Le ho già scritto (e anche detto direttamente a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005), che essi sono stati ricercati e richiesti da me per anni presso lo stesso Padre Santarelli (e documentabile per scritto “almeno” dal 1998). Tuttavia è stato lo stesso Padre Santarelli che tali “incontri chiarificatori” li ha sempre “troncati” appena iniziati, poi li ha “elusi”, ed infine li ha apertamente “rifiutati”. Quindi, al contrario di quanto mi scrive, “non mi si è mai permesso di poter approfondire le mie tesi con lui”.
Tale confronto diretto tra me e il Padre Santarelli è stato perciò richiesto a lui da me già più volte, sia in incontri personali avuti, sia telefonicamente, sia mediante lettera scritta. Ma a tutte le richieste ho sempre ricevuto un diniego dal Padre Santarelli, al punto da trovarmi costretto a dover richiedere prima a Mons. Comastri (con la Lettera del 1° novembre 2004), e poi a Lei (con la Lettera e nell’Udienza dell’8 novembre 2005), di provvedere d’autorità ad un confronto, alla Sua presenza, tra me e lo stesso Padre Santarelli. Ma neanche tale confronto mi è stato concesso, neppure da Lei.
Le faccio inoltre presente l’incongruenza di quanto Lei scrive riguardo alla Sua volontà di “lasciare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica ed al confronto critico su risultati raggiunti”, quando io Le dichiaro e Le ho già dimostrato, prove alla mano, che tali ultimi risultati raggiunti sono falsi e falsificati. Nel contempo, però, contraddicendo a quanto Lei stesso mi scrive, tale confronto critico viene sistematicamente negato a me che, oltre a poterLe dimostrare di persona le falsità sopra denunciate degli scritti del Padre Santarelli e di altri autori, ho anche pubblicato un libro al riguardo, dal titolo “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”, ove l’ipotesi del trasferimento a Loreto di “sante pietre” della Santa Casa di Nazareth, per opera umana, da parte dei principi Angeli dell’Epiro è dimostrata fantasiosa e inesistente, tanto da doverla definire - per riuscire a farmi capire meglio - come “il Codice da Vinci Lauretano”, nuovo emblema di quanto già aveva profetizzato San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie” (2^Tim.4,3).
Il mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” Le fu da me donato, con altro importante materiale documentativo, attraverso il suo Segretario, nell’aprile dello scorso anno, appena Lei assunse l’incarico di nuovo Vescovo di Loreto.
Tuttavia, quando sette mesi dopo, e dopo ripetute richieste, potei ottenere la breve Udienza dell’8 novembre 2005, Lei mi richiese un’altra copia del libro, perché mi disse di non ricordare ove aveva messo quello precedente, dimostrando così di non averlo neppure mai esaminato. Ma ha letto poi la seconda copia del libro da me donataLe di nuovo l’8 novembre scorso?... Perché, a questo punto, suppongo che Lei non abbia letto neppure quella seconda copia o non l’abbia letta bene!...
In ogni caso Lei stesso, oltre alle Lettere scrittemi (del 28 novembre 2005 e al Prof. Dal Pozzo il 2 marzo u.s.), ora ha ufficialmente pubblicato e dichiarato nell’organo ufficiale della Basilica Pontificia Lauretana, “Il Messaggio della Santa Casa”, nel numero di febbraio 2006 (pag.33), che “secondo studi storico-archeologici” furono “i crociati” a portare a Loreto “le sante pietre”, utilizzando pretestuosamente a tale scopo, le parole e l’errore storico - fatto in totale buona fede - dell’ex-Card. Ratzinger, in una sua Omelia del 1991, a Loreto.
Il modo con cui ha esposto nella Rivista Lauretana le parole dell’ex-Card. Ratzinger - e così anche nel libro “Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI” - fanno credere che tali parole costituiscano come una affermazione del nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI, facendo così dedurre a chi legge, in modo subliminale, una arbitraria e ingannevole trasposizione: e cioè, “Card. Ratzinger = Benedetto XVI”. La stessa cosa, e in modo ancora più categorico, è stata fatta, nel numero di Marzo 2006 della Rivista “Il Messaggio della Santa Casa”, dal Prof. Giancarlo Galeazzi (pag.76), sempre con il Suo imprimatur.
Il Santo Padre Benedetto XVI, al contrario, dopo una mia richiesta urgente di intervento, fattagli all’inizio di Dicembre dello scorso anno, per la Festa della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre, Le inviò una bellissima ed inequivoca preghiera, da recitarsi nel Santuario di Loreto.
In tale preghiera – leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm - il Santo Padre corregge in modo chiarissimo le sue stesse precedenti espressioni pronunciate da Cardinale nell’omelia del 1991.
In questa preghiera, infatti, il nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI - così come tutti i suoi Predecessori - riconosce di nuovo espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”.
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora confermato - dal nuovo Pontefice - che è proprio “la Casa di Maria”, quella che proprio “era” a Nazareth. Egli, infatti, non parla più di “sante pietre” (portate dai crociati), ma in tale preghiera ora parla, sempre e soltanto, di “Santa Casa”, quella proprio “autentica”, quella che “era” proprio a Nazareth, nella sua “integrità nazaretana”, cioè nelle sue tre Pareti che erano addossate davanti ad una grotta, e costituenti la Camera di Maria dell’Annunciazione. Perciò, per deduzione, si comprende chiaramente - anche se non lo ha scritto esplicitamente - come il Santo Padre abbia voluto anche far comprendere che egli ritenga che la Santa Casa di Nazareth – nelle sue tre Sante Pareti “integre” – non è stata trasportata dagli uomini, poiché il Santo Padre ora ben sa che ciò è architettonicamente e scientificamente impossibile. Delle “pietre”, infatti, si possono anche trasportare “in modo umano”, con una nave, ma “la Santa Casa di Nazareth” intera no!... e soprattutto non all’epoca di cui si tratta, come comprovato dagli studi storici, archeologici e scientifici, fatti a tale riguardo.
A tale proposito non sarà fuor di luogo ricordare come l’analisi chimica della malta, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre delle Pareti della Santa Casa. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi o in pietre, ma è giunta a Loreto - dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” - con le pietre già “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, e così come ancor oggi si presenta.
La collocazione finale, poi, su una pubblica strada a Loreto, dove ancor oggi si trova, è del pari umanamente impossibile, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che nei secoli hanno esaminato il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.
L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un singolare dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
Un altro insigne architetto, poi, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (Federico Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla trasportata gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che miracolosamente, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”, come testimoniato e tramandato dalla “tradizione”, approvata da tutti i Sommi Pontefici, e ora appunto anche da Benedetto XVI. Infatti anche l’attuale Sommo Pontefice si è collocato sulla medesima linea delle reiterate constatazioni scientifiche, mediante la inequivoca preghiera che Le ha fatto pervenire nel dicembre scorso, “a superamento” delle parole pronunciate in proposito da Cardinale nell’Omelia del 1991, quando comprensibilmente non era ancora abbastanza edotto sugli studi lauretani.
E’ triste ed avvilente, però, constatare come nella Basilica Lauretana la preghiera di Benedetto XVI venga a tutt’oggi occultata ai fedeli, e ad essi è perciò quasi del tutto sconosciuta, eccetto una sua minima parte, resa leggibile in un “santino”, dove però non emerge il “nucleo” più “esplicito” e “solenne” riguardo al reale pensiero del Santo Padre sulla “verità” della presenza a Loreto della “vera” Santa Casa di Nazareth. Al contrario, è stata invece resa disponibile in Basilica una preghiera anonima che, in modo direi subliminale contraddice e sconfessa le affermazioni contenute nella stessa preghiera del Santo Padre, come ben spiegato e documentato in una Lettera del Prof. Dal Pozzo scritta al Santo Padre in data 14 febbraio 2006 (cfr. testo allegato).
Inoltre, mentre non si fa conoscere nella Basilica Lauretana la preghiera “intera” del Santo Padre, nel contempo si continua a proporre e a propagare le “falsità” degli studi del Padre Santarelli, come se essi fossero ormai “la verità” indiscussa della Storia Lauretana. Ciò che viene fatto attraverso opuscoli e libri, oltre che mediante la diffusione “mass-mediatica”: ancor di recente Radio Maria, ad esempio, e anche in articoli del quotidiano “Avvenire” (come l’ultimo, del 3 marzo 2006, pag.17), nonché l’ultimo libro “L’Altare degli Apostoli nella Santa Casa di Loreto”, appena edito in questo mese di Marzo, avente sempre il Suo imprimatur e la Sua presentazione.
Vorrei qui farLe anche presente come “la credenza” nella autenticità della Santa Casa sia inscindibilmente legata a quella della “Miracolosa” traslazione: mettere in dubbio l’una significa accreditare il dubbio sull’altra. Ma in realtà ora nella Basilica Pontificia Lauretana si è fatto assai di peggio: non si mette più “in dubbio” nulla, ma semplicemente si nega apertamente, sia l’autenticità della Santa Casa (nella sua “integralità” delle tre originarie Sante Pareti nazaretane), che ancor più si nega decisamente “la Miracolosità” della traslazione, senza più alcuna possibilità di appello: è l’apostasia totale dalla “verità storica” e dalla “verità archeologica” e “scientifica”, oltre che dagli insegnamenti dei Sommi Pontefici e dalle “rivelazioni” dei Santi. Si può dire, a questo punto, che il caso Lauretano è un caso specifico ed eclatante dell’apostasia silenziosa in atto, già denunciata da Giovanni Paolo II e ribadita anche dallo stesso Benedetto XVI.
Un eminente studioso della “questione lauretana”, il Prof. Emanuele Mor (già Docente di Elettrochimica all’Università di Genova), dopo aver fatto una magistrale sintesi degli studi scientifici lauretani (leggibili in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/esami.scientifici.htm), descrisse con gravità l’apostasia di cui parlano i Sommi Pontefici, in riferimento al caso specifico lauretano: “Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola. Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate. Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente. Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo. Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio? L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità! Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!”.
Per tale motivo, evidentemente, i “veri” studi storici, archeologici e scientifici (come quelli magistralmente sintetizzati dal Prof. Mor, già docente di Elettrochimica all’Università di Genova), e altri anche del tutto nuovi ed inediti, come quelli che sono stati pubblicati anche nel mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto”, non solo non li si vuole conoscere, ma se ne impedisce in ogni modo la conoscenza anche ai fedeli.
Al riguardo, lo stesso Padre Santarelli si è rifiutato di poter mettere a disposizione in Basilica e nelle Librerie della Santa Casa il mio libro, pur giudicandolo favorevolmente dal punto di vista storico-scientifico, con lettera scrittami in data 16 settembre 2004, e anche a Lei consegnata per conoscenza. In tale lettera mi scrisse, infatti, tra l’altro: “la sua opinione è legittima, perché si ricollega oltretutto a una vasta letteratura in materia e perché si rifà alla tradizione più antica…”.
In proposito, con il mio presente scritto, mi permetto di richiederLe formalmente anche il rispetto del “diritto” dei fedeli - come richiestomi più volte da vari di essi - di poter vedere e rendere disponibile in Basilica o presso le Librerie della Santa Casa il mio libro (a Lei già fornito per due volte), che dimostra con documentazioni ecclesiastiche, storiche e archeologiche, inedite e approfondite, la verità storica delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth, e “la falsità” della “tesi storica” (ormai non più “ipotesi”) di un trasporto umano ad opera dei principi Angeli dell’Epiro, ovvero del “Codice da Vinci Lauretano”, su cui è stata intessuta una mistificazione dissacrante colossale. Il mio libro, tra l’altro, fu anche realizzato e stampato senza scopo di lucro, in favore dei bambini poveri di un “Ospedale per la Maternità” del Kenya. Neppure per tale scopo di beneficenza il mio libro può essere fatto conoscere nella Basilica Lauretana?...
Come è possibile che nella Basilica Pontificia Lauretana e nelle Librerie della stessa si rendano disponibili solo le “falsificazioni storiche” propagate dal Padre Santarelli nelle sue opere scritte, insieme ad altri libri di altri autori che seguono il Padre Santarelli - e incrementando così la diffusione delle “falsità” storiche sulla “questione lauretana” -, ma non si concede nessuna opportunità di conoscenza alternativa ai fedeli, che pure lo richiedono, a riguardo delle dimostrazioni della “verità” della miracolosità delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth?...
Certamente le parole del Prof. Mor sopra riportate non sono state “vane parole”, poiché anche il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto un solenne e grave ammonimento a tutta la Chiesa, nell’Omelia tenuta il 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro, per l’apertura della XI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: “La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!...". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
Ecc.za Rev.ma,
forse sarà opportuno che le “minacce” di cui Lei parla impropriamente nella Lettera scritta al Prof. Dal Pozzo le prendiamo “tutti”, nessuno escluso, davvero in seria e grave considerazione, perché, come è anche a Lei ben noto, esse sono state pronunciate non da me, ma dall’attuale Sommo Pontefice, e per tutta la Cristianità, in particolare per quella Occidentale, in particolare per quella Europea.
Il Santo Padre ha evidentemente presente quanto già scrisse drammaticamente da Cardinale, nella famosa “Via Crucis” al Colosseo dello scorso anno, alla vigilia della sua elezione: “Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?... Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!... Quanta superbia, quanta autosufficienza!... Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi”.
Anche la Parola di Dio ci rivolge quelle severe parole del profeta: “Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni” (Mal.2,1-2).
Dio non voglia, Ecc.za Rev.ma!... “Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2^Cor.6,2).
Confidando, perciò, in un Suo ripensamento e nel favorevole accoglimento di tutte le ragioni ed istanze sopra formulate, resto sempre disponibile per ogni altro eventuale approfondimento, memore anche delle sempre attuali esortazioni del grande Pontefice Leone XIII, a riguardo del dono del miracolo della traslazione in Italia della Santa Casa: “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose” (Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).
La Vergine Immacolata Lauretana - che San Pio V fece invocare come “Aiuto dei Cristiani” - come nei secoli passati così ancor oggi, riaccenda, rianimi, risusciti, consolidi la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante… per la salvezza dell’Italia, dell’Europa, del mondo.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA
Tel. 071.2801766 – Cell. 338.2892353 – Facsimile 178.4413104
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Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio da Mediugorie del 25 febbraio 2006, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
"Cari figli, in questo tempo di grazia quaresimale vi invito ad aprire i vostri cuori ai doni che Dio desidera darvi. Non siate chiusi, ma con la preghiera e la rinuncia dite sì a Dio e Lui vi darà in abbondanza. Come in primavera la terra si apre al seme e porta frutto il centuplo, così il Padre vostro celeste vi darà in abbondanza. Io sono con voi e vi amo, figlioli, con amore tenero. Grazie per aver risposto alla mia chiamata."
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)
Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm
www.lavocecattolica.it/lettera23marzo2006.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
LETTURA BIBLICA DEL GIORNO
DAL LIBRO DEL PROFETA GEREMIA (7,23-28)
Così dice il Signore: «Questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici. Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l'ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle, da quando i loro padri uscirono dal paese d'Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri. Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
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dal 23 marzo 2006