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QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN CIRIACO E DEL BEATO GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona
e del grande Pontefice il Beato Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti
Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra.
Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile.
(Is.40,28)
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI: GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-ANCONA-MEDIUGORIE
IL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)
LA MEMORIA LITURGICA DEI SANTI NON NATI
(1-8 novembre)
I bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri, perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti.
(Beata Anna Caterina Emmerich)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).
IN PREPARAZIONE DEL 712° ANNIVERSARIO DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH DA TERSATTO IN ITALIA
(10 dicembre 1294 - 10 dicembre 2006)
BENEDETTO XVI
(Angelus del 29 ottobre 2006)
Saluto ora i giovani delegati delle Regioni italiane, riuniti in questi giorni a Roma per l'attuazione del progetto triennale della Chiesa italiana denominato “Agorà dei giovani”. Cari amici, benedico il vostro cammino e vi attendo numerosi al grande incontro dei giovani italiani in programma per l'1 e 2 settembre 2007 a Loreto. Ci vedremo! Presso quell'amato Santuario mariano vivremo insieme un momento di grazia, nella gioia della fede e nella prospettiva della missione, anche in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù in Sydney nel 2008.
40 giorni
(1° novembre 2006-10 dicembre 2006)
LA STANCHEZZA DI MARIA
Cari figli, oggi il Signore mi ha permesso di dirvi nuovamente che vivete in un tempo di grazia. Non siete coscienti, figlioli, che Dio vi dona una grande opportunità per convertirvi e vivere nella pace e nell’amore. Voi siete così ciechi e legati alle cose della terra e pensate alla vita terrena. Dio mi ha mandato per guidarvi verso la vita eterna. Io, figlioli, non sono stanca, anche se vedo i vostri cuori appesantiti e stanchi di tutto ciò che è grazia e dono. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
(La Regina della Pace a Mediugorie, 25 ottobre 2006)
IL TEMPO E’ COMPIUTO E IL REGNO DI DIO E’ VICINO; CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO
(Mc.1,15)
E' giunto infatti il momento in cui inizia il giudizio dalla casa di Dio; e se inizia da noi, quale sarà la fine di coloro che rifiutano di credere al vangelo di Dio? E se il giusto a stento si salverà, che ne sarà dell'empio e del peccatore? Perciò anche quelli che soffrono secondo il volere di Dio, si mettano nelle mani del loro Creatore fedele e continuino a fare il bene (1^Pt.5,17-19)
IL PIU’ BEL LIBRO CHE DIO CI HA DATO
GESU’ CHE SOFFRE E MUORE IN CROCE PER NOI
IN PREPARAZIONE AL GRANDE EVENTO DEL PELLEGRINAGGIO-INCONTRO “AGORA’ DEI GIOVANI ITALIANI”
CHE AVRA’ LUOGO A LORETO ALL’INIZIO DI SETTEMBRE 2007 CON LA PRESENZA DEL PAPA
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
LETTERA INFORMATIVA n°75
LA VOCE
Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
ANCONA
ANCON DORICA CIVITAS FIDEI
Giovedì, 2 novembre 2006
Domenica, 3 novembre 2012 dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2006: 2012° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28).
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TOTUS TUUS EGO SUM
SALMO 9
Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le tue meraviglie. Gioisco in te ed esulto, canto inni al tuo nome, o Altissimo. Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto. Hai minacciato le nazioni, hai sterminato l'empio, il loro nome hai cancellato in eterno, per sempre. Per sempre sono abbattute le fortezze del nemico, è scomparso il ricordo delle città che hai distrutte. Ma il Signore sta assiso in eterno; erige per il giudizio il suo trono: giudicherà il mondo con giustizia, con rettitudine deciderà le cause dei popoli. Il Signore sarà un riparo per l'oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro. Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca, Signore. Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate tra i popoli le sue opere. Vindice del sangue, egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti. Abbi pietà di me, Signore, vedi la mia miseria, opera dei miei nemici, tu che mi strappi dalle soglie della morte, perché possa annunziare le tue lodi, esultare per la tua salvezza alle porte della città di Sion. Sprofondano i popoli nella fossa che hanno scavata, nella rete che hanno teso si impiglia il loro piede. Il Signore si è manifestato, ha fatto giustizia; l'empio è caduto nella rete, opera delle sue mani. Tornino gli empi negli inferi, tutti i popoli che dimenticano Dio. Perché il povero non sarà dimenticato, la speranza degli afflitti non resterà delusa. Sorgi, Signore, non prevalga l'uomo: davanti a te siano giudicate le genti. Riempile di spavento, Signore, sappiano le genti che sono mortali.
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...
Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
E IL VERBO SI FECE CARNE
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE (Gb.38,10)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani… (Leone XIII)
Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo!".
(Giovanni Paolo II, discorso al Parlamento Italiano, 14 novembre 2002)
LETTURA BIBLICA
(Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani: 8,14-23)
Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
BENEDETTO XVI
(Angelus del 1° novembre 2006)
Cari fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la solennità di Tutti i Santi e domani commemoreremo i fedeli defunti. Queste due ricorrenze liturgiche, molto sentite, ci offrono una singolare opportunità per meditare sulla vita eterna. L’uomo moderno l’aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita. L’esistenza umana però, per sua natura, è protesa a qualcosa di più grande, che la trascenda; è insopprimibile nell’essere umano l’anelito alla giustizia, alla verità, alla felicità piena. Dinanzi all’enigma della morte, sono vivi in molti il desiderio e la speranza di ritrovare nell’aldilà i propri cari. Come pure è forte la convinzione di un giudizio finale che ristabilisca la giustizia, l’attesa di un definitivo confronto in cui a ciascuno sia dato quanto gli è dovuto.
"Vita eterna" per noi cristiani non indica però solo una vita che dura per sempre, bensì una nuova qualità di esistenza, pienamente immersa nell’amore di Dio, che libera dal male e dalla morte e ci pone in comunione senza fine con tutti i fratelli e le sorelle che partecipano dello stesso Amore. L’eternità, pertanto, può essere già presente al centro della vita terrena e temporale, quando l’anima, mediante la grazia, è congiunta a Dio, suo ultimo fondamento. Tutto passa, solo Dio non muta. Dice un Salmo: "Vengono meno la mia carne e il mio cuore; / ma la roccia del mio cuore è Dio, / è Dio la mia sorte per sempre" (Sal.72/73,26). Tutti i cristiani, chiamati alla santità, sono uomini e donne che vivono saldamente ancorati a questa "Roccia"; hanno i piedi sulla terra, ma il cuore già nel Cielo, definitiva dimora degli amici di Dio.
Cari fratelli e sorelle, meditiamo su queste realtà con l’animo volto verso il nostro ultimo e definitivo destino, che dà senso alle situazioni quotidiane. Ravviviamo il gioioso sentimento della comunione dei santi e lasciamoci attrarre da loro verso la meta della nostra esistenza: l’incontro faccia a faccia con Dio. Preghiamo che questa sia l’eredità di tutti i fedeli defunti, non soltanto dei nostri cari, ma anche di tutte le anime, specialmente quelle più dimenticate e bisognose della misericordia divina.
La Vergine Maria, Regina di Tutti i Santi, ci guidi a scegliere in ogni momento la vita eterna, la "vita del mondo che verrà" – come diciamo nel Credo; un mondo già inaugurato dalla risurrezione di Cristo, e di cui possiamo affrettare l’avvento con la nostra conversione sincera e le opere di carità.
Commemorazione di tutti i santi
E delle anime sante del purgatorio
(1-2 Novembre 2006)
BISOGNA ONORARE E INVOCARE I SANTI
(San Francesco di Sales, "Filotea", cap. XVI)
Spesso Dio ci fa giungere le sue ispirazioni per mezzo degli Angeli; perciò anche noi dobbiamo fare la stessa cosa indirizzando a Lui le nostre aspirazioni con lo stesso mezzo.
Le anime sante dei defunti che ora si trovano in Paradiso, in compagnia degli Angeli, uguali ad essi, come dice Nostro Signore, hanno lo stesso ufficio: ispirarci con le loro preghiere e portare a Dio le nostre aspirazioni. Uniamo, Filotea, i nostri cuori a questi spiriti celesti e a queste anime beate: come il piccolo usignolo impara a cantare stando con i grandi, così, con questo scambio con i Santi, noi riusciremo a pregare e a cantare le lodi di Dio: Canterò i Salmi, dice Davide, davanti agli Angeli.
Onora, riverisci e rispetta con amore speciale la santa e gloriosa Vergine Maria: ella è Madre del nostro Padre sovrano e perciò anche nostra cara nonna. Ricorriamo a Lei quali nipotini, gettiamoci sulle sue ginocchia con assoluta fiducia; in ogni momento, in ogni circostanza, facciamo appello a questa dolce Madre, invochiamo il suo amore materno e, facendo ogni sforzo per imitare le sue virtù, abbiamo per Lei un sincero cuore di figli.
Renditi molto amico degli Angeli; impara a vederli sempre presenti, anche se invisibili, nella tua vita; soprattutto ama e rispetta quello della Diocesi in cui ti trovi, quelli delle persone con le quali vivi, e in modo particolare il tuo; pregali spesso, prendi l’abitudine di lodarli, confida nel loro aiuto e nella loro assistenza per tutte le circostanze tanto spirituali che materiali, perché si prendano a cuore i tuoi progetti.
Il grande Pietro Favre, primo sacerdote, primo predicatore, primo lettore di Teologia della santa Compagnia di Gesù, e primo compagno di Sant’Ignazio, fondatore della stessa, tornando un giorno dalla Germania, dove aveva reso grandi servizi in onore di Nostro Signore, sostando nella nostra Diocesi, sua patria d’origine, raccontava che attraversando molti paesi eretici, aveva ricevuto infinite consolazioni nel salutare gli Angeli protettori delle parrocchie e diceva di averne sperimentato sensibilmente l’assistenza: lo avevano protetto dalle imboscate degli eretici, avevano reso molte anime aperte e docili nel ricevere la dottrina della salvezza…
Scegliti qualche santo particolare la cui vita e i cui esempi maggiormente ti invitano all’imitazione e nella cui intercessione ti trovi ad avere maggior fiducia: come quello del nome che porti e che ti è stato assegnato nel Battesimo.
Commemorazione delle anime sante del Purgatorio
(1-8 Novembre)
Da uno scritto di Jacques Maritain
Mi scandalizza il fatto di come i cristiani parlano dei loro defunti. Li chiamano morti; non sono stati capaci di rinnovare il loro vocabolario umano su un punto che tuttavia tocca i doni essenziali della fede.
Morti! Si va ad assistere ad una Messa per i morti! Si va al cimitero a portare i fiori ai morti, si prega per i morti! Come se essi non fossero miliardi di volte più vivi di noi! Come se la verità fondamentale annunciata nel Prefazio della Messa per i defunti “vita mutatur, non tollitur” (la vita è cambiata, non è tolta), fosse una verità morta, incapace di trasformare il modo comune di parlare. La morte non è una “invenzione degli impresari di pompe funebri”. Si può usare il termine “morto” sui registri di stato civile, o della polizia, il cui vocabolario non è quello della verità, ma delle apparenze. Coloro che hanno lasciato questa terra per entrare nell'altro mondo NON SONO MORTI:
- se sono in Cielo vedono Dio, sono i vivi per eccellenza;
- se sono in Purgatorio hanno la certezza che vedranno Dio, e per l'amore purissimo e ardente col quale accettano e benedicono le sofferenze, sono molto più vivi di noi;
- se sono all'Inferno, nel baratro della seconda morte, sono dei vivi perversi e puniti, non sono dei morti. Avendo maledetto Dio e la vita si sono maledetti da sé; si pascono della propria superbia e della propria rabbia.
Dal 1° all'8 novembre i fedeli che visitano il CIMITERO e pregano, anche solo mentalmente per i DEFUNTI, possono lucrare, una volta al giorno l'INDULGENZA PLENARIA (applicabile soltanto ai defunti) alle condizioni sotto indicate. Negli altri giorni, alla visita devota del cimitero è annessa una INDULGENZA PARZIALE, sempre per i defunti, proporzionata alla pietà del visitatore.
COS’E’ L’INDULGENZA
L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della Redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi.
L’indulgenza è PARZIALE o PLENARIA secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.
COME SI OTTIENE UN’INDULGENZA
Come prima cosa deve esserci il totale distacco dal peccato, anche quello veniale; se manca questa fondamentale condizione di distacco totale dal peccato e del sincero pentimento, l’indulgenza non sarà plenaria, bensì parziale. In secondo luogo è necessario confessarsi (se non si è in Grazia di Dio), fare la Santa Comunione, pregare secondo le intenzioni del Papa e compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza, come per esempio, in questi giorni, la visita ai Cimiteri.
LA PROPOSTA DI ISTITUZIONE
DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI SANTI NON NATI
IL LIMBO DEI BAMBINI NON E’ MAI ESISTITO
RIGUARDO ALLA SORTE ETERNA
DELLE ANIME DEI BAMBINI MORTI SENZA IL BATTESIMO SACRAMENTALE
BAMBINI MORTI NEL GREMBO MATERNO PER ABORTO SPONTANEO O VOLONTARIO
PER L’OTTAVARIO DEI MORTI
(1-8 Novembre)
SI RENDE PUBBLICO LO STUDIO
PRESENTATO AL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
E ALL’EX-CARD. RATZINGER (ora Papa Benedetto XVI)
I CUI CONTENUTI TEOLOGICI SONO STATI “CONFERMATI”
DALLA COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE
LA PROPOSTA DI ISTITUZIONE DI UN GIORNO
DEDICATO ESCLUSIVAMENTE ALLA COMMEMORAZIONE
DELLE ANIME DEI BAMBINI NON NATI
(potrebbe essere il 3 Novembre o uno degli altri giorni dell’ottavario)
Si propone di stampare e fotocopiare il sottostante testo per farlo ulteriormente conoscere
promuovendo preghiere per lo scopo indicato
IL TESTO INTERO E’ PRELEVABILE ALL’INDIRIZZO INTERNET:
www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm
I bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri, perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti.
(Beata Anna Caterina Emmerich)
PER PARTECIPARE ALLA PREGHIERA UNIVERSALE PER LA VITA
SI
PROPONE UNA BELLA PREGHIERA
CHE RICORDA COME ANCHE GESU' CRISTO, IL FIGLIO DI DIO,
NELL'INCARNAZIONE NEL GREMBO DI MARIA VERGINE,
INIZIO' LA SUA ESISTENZA UMANA DIVENENDO UNA CELLULA
Sia lodata e benedetta l'ora nella quale il Verbo di Dio venne al mondo
sotto forma di una cellula e pose la sua dimora nel seno purissimo della
Vergine Maria. O Cellula Divina di quella ora, ascolta le nostre preghiere.
Nella tua tenerezza dà il benvenuto a tutti quei bambini che furono respinti
dalle loro madri, e guarda con compassione a quelle che, spinte dalle loro
sofferenze e illusioni, attentano contro la vita dei loro figli prima della
loro nascita. Abbi pietà di coloro che si servono delle loro abilità nella
scienza medica per sopprimere la vita. Ispira tutti i cristiani del mondo,
perché cerchino e applichino soluzioni cristiane ai problemi sociali.
Benedici i nostri sforzi per educare e servire. Aiutaci a portarli a termine
per guadagnare menti e cuori alla verità, per servire coloro che sono nella
necessità, perché non ricorrano mai alla violenza.
A SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
SOMMO PONTEFICE
DELLA CHIESA UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA
OGGETTO:
RIGUARDO ALLA SORTE DELLE ANIME DEI BAMBINI
MORTI SENZA IL BATTESIMO SACRAMENTALE
BAMBINI MORTI NEL GREMBO MATERNO PER ABORTO SPONTANEO O VOLONTARIO
“Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo,
prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato”
(Ger.5,1)
Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro; i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.
(Sal.139,13-16)
Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio…
A te la mia lode senza fine.
(Sal.22,10-11; 71,6))
Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva (Mc.10,13-16).
INSEGNAMENTI DEL MAGISTERO DELLA CHIESA
IL DOGMA DEL PECCATO ORIGINALE
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 402-403-404-405-419)
[402] Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: “Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori” (Rom.5,19); “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Rom.5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rom.5,18).
[403] Sulle orme di San Paolo la Chiesa ha sempre insegnato che l'immensa miseria che opprime gli uomini e la loro inclinazione al male e alla morte non si possono comprendere senza il loro legame con la colpa di Adamo e prescindendo dal fatto che egli ci ha trasmesso un peccato dal quale tutti nasciamo contaminati e che è “morte dell'anima” [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1512]. Per questa certezza di fede, la Chiesa amministra il Battesimo per la remissione dei peccati anche ai bambini che non hanno commesso peccati personali [cfr. ibid., 1514].
[404] In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo “sicut unum corpus unius hominis - come un unico corpo di un unico uomo” [San Tommaso d'Aquino, Quaestiones disputatae de malo, 4, 1]. Per questa “unità del genere umano” tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutta la natura umana: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta [cfr. Concilio di Trento: Denz.-Schönm., 1511-1512]. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e non “commesso”, uno stato e non un atto.
[405] Il peccato originale, sebbene proprio a ciascuno [cfr. ibid., 1513], in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali, ma la natura umana non è interamente corrotta: è ferita nelle sue proprie forze naturali, sottoposta all'ignoranza, alla sofferenza e al potere della morte, e inclinata al peccato (questa inclinazione al male è chiamata “concupiscenza”). Il Battesimo, donando la vita della grazia di Cristo, cancella il peccato originale e volge di nuovo l'uomo verso Dio; le conseguenze di tale peccato sulla natura indebolita e incline al male rimangono nell'uomo e lo provocano al combattimento spirituale.
[419] “Noi dunque riteniamo, con il Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso insieme con la natura umana, “non per imitazione ma per propagazione”, e che perciò è “proprio a ciascuno” [Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 16].
Dall’insegnamento del “Catechismo della Chiesa Cattolica”
(nn. 1260-1261)
“Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad gentes, 7]. Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità. Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1^Tm.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l'invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo”.
A SUA SANTITA’ GIOVANNI PAOLO II
SOMMO PONTEFICE DELLA CHIESA CATTOLICA
dal Prof. GIORGIO NICOLINI
Ancona, 18 ottobre 2004
San Luca Evangelista
Santità,
ho letto con vivo interesse e gratitudine quanto Lei ha detto il 7 ottobre scorso ai Membri della Commissione Teologica Internazionale, nel precisare l’ambito della loro ricerca in merito alla questione della sorte dei bambini morti senza battesimo: "Non si tratta semplicemente di un problema teologico isolato. Tanti altri temi fondamentali si intrecciano intimamente con questo: la volontà salvifica universale di Dio, la mediazione unica e universale di Gesù Cristo, il ruolo della Chiesa, sacramento universale di salvezza, la teologia dei sacramenti, il senso della dottrina sul peccato originale… Toccherà a voi scrutare il "nexus" fra tutti questi misteri, in vista di offrire una sintesi teologica che possa servire di aiuto per una prassi pastorale più coerente e illuminata”.
IL MIO IMPEGNO PER LA VITA
Io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense e per molti anni sono stato Professore di Religione Cattolica nelle Scuole Superiori.
Personalmente sono molto impegnato - per una particolare e specifica “sensibilità” - nel campo della “difesa della vita umana”, in special modo proprio di quella “non nata”. E ciò perché, come Lei ha scritto nell’Enciclica “Evangelium Vitae” (n.28) “ci troviamo di fronte, oggi, ad uno scontro immane e drammatico tra il bene e il male, la morte e la vita, la cultura della morte e la cultura della vita. Ci troviamo, non solo di fronte, ma necessariamente in mezzo a tale conflitto: tutti siamo coinvolti e partecipi con l'ineludibile responsabilità di scegliere incondizionatamente a favore della vita".
Mi spinge in tale impegno anche la necessità che avverto “assai viva” di una “riparazione” presso Dio del “delitto abominevole” dell’aborto, sull’esempio e nello spirito di Santa Faustina Kowalska, della quale in proposito testimoniò il suo direttore spirituale don M. Sopocko: “Aveva scritto (Santa Faustina) nel Diario che Gesù le aveva detto che avrebbe distrutto come Sodoma una delle più belle città della nostra patria a causa dei peccati che vi si commettevano. Quando in seguito, dopo aver letto il Diario le chiesi chiarimenti su tale questione, confermò che le cose stavano così. Avendole poi domandato per quali peccati Iddio infliggeva tale punizione, rispose che ciò sarebbe avvenuto soprattutto per l'uccisione dei bambini non fatti nascere, essendo questo il più grave peccato che vi si commetteva" (Summ., p. 95 inizio, § 251, ad 54).
In riguardo a tutto ciò, “in spirito di riparazione”, mi sono impegnato da molti anni a promuovere a livello locale dei “gruppi di preghiera”, denominati del “Movimento con Cristo per la Vita”, che si raccolgono in modo coordinato davanti agli Ospedali di molte città d’Italia, per impetrare da Dio e tentare - con l’umile preghiera del Santo Rosario - un estremo tentativo di dissuasione (e talvolta è davvero avvenuto!) delle mamme che vi entrano per far uccidere i loro “bambini non nati” e recitando anche, comunitariamente, una particolare e specifica preghiera per il “desiderio del battesimo” (o ”battesimo di desiderio vicario”) dei bambini che in quell’Ospedale vengono soppressi senza aver potuto avere la possibilità di ricevere il Battesimo “di acqua”.
A tale scopo recitiamo la seguente preghiera: “O Dio, nostro Padre, che nel tuo infinito amore per noi, vuoi che tutti gli uomini siano salvi, con la fede e l’amore della Chiesa che porta nel suo cuore di Madre il “desiderio del Battesimo” per tutti i bambini del mondo, desidero esprimere questa sua carità battezzando nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo tutti i bambini che oggi saranno uccisi con l’aborto nel grembo delle loro madri”.
Esprimiamo questa preghiera di “battesimo di desiderio vicario” (come è chiamato dai teologi) dei “bambini non nati”, sperando che anche tale forma costituisca e sia accolta presso Dio come una di quelle “vie di salvezza per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1261) ci consente di sperare che esistano, per far ottenere la grazia santificante (in questo caso, poco prima che avvenga la morte per aborto di tali bambini) e quindi far raggiungere il Paradiso alle anime di quei bambini che non possono essere battezzati in altro modo, perché uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Nel mio impegno a favore della vita nascente diffondo, inoltre, anche molti scritti su tale tema e la famosa videocassetta IL GRIDO SILENZIOSO del Dott. Bernard Nathanson (da me acquisita in proprietà e che - rielaborata didatticamente per un utilizzo adatto anche per giovanissimi - concedo di duplicare e diffondere gratuitamente), insieme ad altro materiale didattico vario (cfr. www.lavocecattolica.it/avvertenze.htm), curando anche dei Siti Internet specifici e approfonditi sul tema della “difesa della vita umana nascente” (www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm ), allo scopo di rendere possibile “una più vasta sensibilizzazione delle coscienze” e così aiutare nella prevenzione di questo crudele omicidio che è l’aborto, nonché la fecondazione artificiale.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “SANTI NON NATI”
Per tale mio impegno “per la vita”, recentemente mi è stato richiesto da Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico (Vescovo Cappuccino) una mia valutazione riguardo alla proposta da lui avanzata circa l’istituzione di una Memoria Liturgica da denominarsi dei “SANTI NON NATI”. Sua Eccellenza Mons. Serafino Spreafico è stato attivo e determinante patrocinatore nella causa per la canonizzazione di Santa Gianna BerettaMolla, e mi è come amico, fratello e padre nella Fede del Nostro Signore Gesù Cristo, avendo talvolta collaborato assieme, soprattutto nella stesura e pubblicazione di vari libri di spiritualità e preghiera.
Rimettendo al Suo Supremo Giudizio di Pastore e di Maestro Universale “la possibilità” e “la convenienza” di tale Memoria Liturgica, e in aggiunta a quanto già ampiamente esposto da Mons. Spreafico al riguardo, da me in tutto condiviso, Le espongo ora umilmente alcune altre mie considerazioni “favorevoli” a tale istituzione, sottoponendole alla Sua paterna attenzione, e sottomettendomi in tutto al Suo Magistero Infallibile, qualora dovesse riscontrare nella mia esposizione inesattezze od errori teologici, che da subito rifiuto qualora sia incorso in essi senza essermene avveduto.
LA PROMULGAZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA DEI “BAMBINI NON NATI”
In aggiunta ed in alternativa, in attesa di superare gli eventuali “ostacoli” teologici non ancora chiariti per l’istituzione di una Memoria Liturgica definita dei “SANTI NON NATI”, esprimo anche “una mia personale proposta”: dell’istituzione, anche solo “temporanea”, di una Memoria Liturgica da denominarsi eventualmente dei “BAMBINI NON NATI”, o in un modo simile, avente a giustificativo fondamento la stessa Messa esequiale già prevista e liturgicamente istituita per i bambini morti senza il Battesimo. E ciò anche al fine di “sensibilizzare” tutti i cristiani almeno alla preghiera di “suffragio” (se ne avessero bisogno) per le anime dei “bambini non nati” e morti senza aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale, in attesa di “chiarire” e di “risolvere” - dal punto di vista teologico - la loro “reale” sorte eterna, come Lei stesso ha incoraggiato a studiare e ad approfondire nel discorso suddetto del 7 ottobre scorso.
Tale eventuale commemorazione liturgica, definita dei “BAMBINI NON NATI” (qualora non fosse ancora possibile definirla dei “SANTI NON NATI”), a me sembra che non costituisca “un problema teologico” né “un problema liturgico”, poiché è già stata “approvata” ed è “in vigore” la Messa esequiale per “i bambini morti senza battesimo”.
Tale memoria liturgica avrebbe anche un secondo importante “scopo pastorale”, oltre al “suffragio” dei “bambini non nati” e già morti (causa l’aborto e la fecondazione artificiale), e che si spera possano essere almeno in Purgatorio. Infatti tale “celebrazione liturgica” specifica renderebbe possibile far partecipare ufficialmente e pubblicamente tutta la Chiesa ad una preghiera corale presso Dio, affinché tutti i “bambini non nati”, intendendo in questo caso quelli ancora viventi nel grembo materno ma che sono in procinto di venire uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale, possano ricevere da Lui, prima della loro morte, una qualche “forma di Battesimo”, anche se non sacramentale (come, ad esempio, il battesimo denominato di “desiderio vicario”). Ciò permetterebbe di far usufruire a tali “bambini non nati”, per l’intercessione della Chiesa, che è essa stessa “Sacramento Universale di Salvezza”, di qualcuna di quelle “vie di salvezza già predisposte da Dio anche per i bambini morti senza Battesimo” che il Catechismo ci consente di sperare che esistano (n.1261).
Tutto ciò avrebbe dunque il fine di far ottenere da Dio la “grazia santificante” per questi “bambini non nati”, e “prima della loro morte”: in tal modo le loro anime immortali potranno raggiungere la Salvezza Eterna, nonostante che non siano stati battezzati “in acqua” prima della loro morte, procurata abominevolmente con l’aborto o con la fecondazione artificiale.
Anche per quest’ultimo caso (la fecondazione artificiale) occorre, infatti, la preghiera per le anime di tutti i “bambini concepiti”, poiché solo pochissimi tra essi raggiungeranno la possibilità di nascere veramente: tale pratica aberrante, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi produce la morte dei bambini “concepiti artificialmente” e che sono pur essi già dotati di un’anima spirituale. E’ indubitabile, infatti, che nel momento dell’incontro dei gameti c’è l’avvento istantaneo di una nuova persona, unica e irripetibile, già dotata di un’anima razionale e che nessuna procedura di fecondazione può mai ottenere, e che per questo è direttamente creata da Dio, infusa da Lui direttamente nell’istante del “concepimento” del corpo del bambino, anche se avvenuto “in modo artificiale” (cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/anima.htm).
E’ infatti verità di fede che “l’anima razionale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo”. Corpo ed anima, cioè, sono uniti tra loro non soltanto “estrinsecamente”, o nell’azione come contenente e contenuto, ma “intrinsecamente”, di modo che “l’anima spirituale è per se stessa ed essenzialmente la forma del corpo” (D. 481; DS. 902). Secondo Gen.2,7 la materia del corpo, solo per l’infusione dell’anima, che è spirituale (Gen.1,26), diventa un corpo umano vivente e parte costitutiva della persona umana. Secondo la visione di Ezechiele (37,1ss.) le membra del corpo sono risvegliate alla vita per mezzo dell’anima spirituale. I Padri della Chiesa ammettono un’unione di anima e di corpo così intima che la paragonano con l’unione ipostatica (cfr. il Simbolo Quicumque: D. 40). Sant’Agostino insegna: “Il corpo ha sensazione e vita dall’anima” (De Civ. Dei XXI, 3, 2).
IL BAMBINO UCCISO CON L’ABORTO
MUORE IN UNO STATO SPIRITUALMENTE IMMATURO
La Beata Teresa di Calcutta, in una intervista del 1994 agli operatori del “Movimento per la Vita” (di cui era “Presidente onoraria”), insegnava: “Il motivo per cui è sbagliato uccidere esseri umani innocenti è che questi vengono privati della possibilità di amare e di essere amati per prepararsi alla vita che li attende al di là di questa vita: il bambino che viene ucciso con l'aborto viene ucciso allo stato spiritualmente più immaturo”.
Allora esortava: “Pregate con la donna che vuole abortire per farle capire che l'aborto è la soluzione sbagliata, poiché il bambino viene inviato alla vita eterna senza aver avuto la possibilità di vivere in questa vita per amare ed essere amato”.
E quando, nonostante tutto, l’aborto viene ugualmente compiuto la Beata confortava: “Spiegate alla donna che ha avuto un aborto, che il destino eterno del proprio bambino deve essere lasciato nelle mani di Dio, perché noi non sappiamo esattamente cosa accade ai bambini che muoiono, ed in particolar modo ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il battesimo”.
Sarebbe perciò davvero assai importante che l’approfondimento teologico, suffragato da un eventuale pronunciamento magisteriale più chiaro ed esplicito, pervenisse un giorno a farci sapere “esattamente” cosa accade ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale.
LA SORTE DEI BAMBINI CHE MUOIONO CON IL PECCATO ORIGINALE
SENZA AVER RICEVUTO IL BATTESIMO SACRAMENTALE
Per cercare di far luce in questo mistero bisogna partire sempre dalla verità del Peccato Originale, compiuto da Adamo e trasmesso ai discendenti “per propagazione” (D. 789-791; DS. 1512-1514). Però - insegna il Catechismo - “il Peccato Originale, sebbene proprio a ciascuno, in nessun discendente di Adamo ha un carattere di colpa personale. Consiste nella privazione della santità e della giustizia originali” (Catechismo Chiesa Cattolica, 405). “Per questo il Peccato Originale è chiamato “peccato” in modo analogico: è un peccato “contratto” e “non commesso”, “uno stato” e “non un atto” (Catechismo Chiesa Cattolica, 404).
E’ comunque verità di fede che “le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304). Il dogma si fonda sulle parole del Signore: “Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv.3,5). Pertanto anche i neonati vengono battezzati proprio in remissione del solo Peccato Originale.
A La possibilità della rinascita spirituale dei bambini ottenuta in modi diversi dal Battesimo sacramentale
Oltre che con il Battesimo “di acqua”, lo stesso Magistero e la teologia tradizionale sostengono che la “rinascita spirituale” dei bambini può avvenire anche mediante il Battesimo di Sangue, come nella strage dei bambini uccisi da Erode, che sono stati dichiarati “Santi Innocenti” e la cui memoria liturgica si celebra il 28 dicembre di ogni anno.
In considerazione, inoltre, della Volontà Salvifica Universale di Dio (cfr. 1^Tim.2,4) molti teologi ammettono ancora altri “modi” che possono conferire la grazia santificante ai bambini che muoiono senza aver potuto ricevere il battesimo sacramentale: quali il desiderio e la preghiera dei genitori o della Chiesa (battesimo di desiderio vicario), oppure nell’ipotesi (anche se non verificabile) dell’acquisto dell’uso di ragione nell’istante della morte, di modo che il bambino potrebbe decidersi coscientemente per Dio (battesimo di desiderio), oppure i dolori e la morte del bambino come quasi sacramento (battesimo di sofferenza).
Questi ed altri mezzi sostitutivi del Battesimo sacramentale sono bensì possibili, però la loro effettiva realtà non può essere provata con la Rivelazione. Tuttavia queste “opinioni teologiche” sembrano ultimamente essere state recepite in qualche modo - nel loro “valore veridico” - dallo stesso Magistero della Chiesa, poiché nel nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1261) è dichiarato: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr.1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Poiché “lex orandi est lex credendi”, l’istituzione da parte della Chiesa del rito dei funerali per i bambini morti senza battesimo sacramentale, offre ai credenti “la speranza” di “una via di salvezza” per questi bambini non battezzati che sembrerebbe in realtà essere “una vera certezza”.
Diversamente, se fosse “vero” che nessun bambino “non battezzato sacramentalmente” possa mai andare in Paradiso (od anche in Purgatorio), la Messa esequiale sarebbe del tutto “inutile” e contraddirebbe per di più lo stesso enunciato del dogma sopra riportato che dice: “Le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304).
Nell’insegnamento tradizionale di San Tommaso d’Aquino, che sostiene l’esistenza del Limbo per i bambini non battezzati sacramentalmente, il Dottore afferma che “le anime dei bambini (andate nel Limbo) si trovano nelle condizioni di chi non può ricevere aiuto alcuno, perché manca loro lo stato di grazia, che non si può più acquistare dopo la morte” (S. Th., Suppl., q.71, a.7). Se però così fosse, allora la Messa esequiale istituita per i bambini morti senza aver ricevuto il battesimo sacramentale sarebbe - come detto sopra - “inutile” e contraddirebbe il dogma sopra riportato, che dichiara che le anime vanno agli inferi quando anche sono gravate del solo Peccato Originale.
Però la Messa esequiale è stata istituita dalla Chiesa e viene in realtà celebrata proprio perché si suppone che il bambino non battezzato possa essere morto “in stato di grazia”, e che quindi possa essere andato o direttamente in Paradiso oppure che possa essere andato anche in Purgatorio (per una “temporanea” e non completata espiazione della “pena” del Peccato Originale), per cui l’anima del bambino ha bisogno di preghiere di suffragio per la definitiva entrata in Paradiso.
Tale Messa esequiale istituita dalla Chiesa fa perciò “sperare” e “supporre” che l’anima del bambino morto senza battesimo sacramentale si sia salvata ed abbia perciò ricevuto, prima della sua morte, la grazia santificante per “una via diversa” da quella del battesimo sacramentale (quindi, per una “via extra-sacramentale”). Se la Messa esequiale ha “un reale valore”, come ce l’ha!, per l’anima del bambino non battezzato, allora l’anima di tale bambino non battezzato non può trovarsi nel Limbo, che, se esistesse davvero, sarebbe invece “eterno”, e la “Messa esequiale” (in tal caso) non avrebbe senso né utilità alcuna per l’anima del bambino.
B La “libera scelta” dell’uomo “adulto”, dotato dell’uso della ragione e del libero arbitrio, a ricevere o meno il Battesimo sacramentale
Poiché non possono esserci contraddizioni tra verità dogmatiche ed altri insegnamenti del Magistero “ufficiale”, e tra questi e la prassi liturgica “ufficialmente approvata” dalla Chiesa, sembrerebbe evidente dedurne che il dogma sopraindicato - cioè, “le anime di coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi, ove però avranno pene diverse” (D. 464, 693; DS. 854, 1304) - intenda fare riferimento alla condizione di soggetti, per lo più “adulti”o comunque già dotati dell’uso di ragione, che hanno operato “una scelta cosciente” di “non volere” il Battesimo sacramentale, pur conoscendone “la necessità”, secondo come ha dichiarato il Concilio Ecumenico Vaticano II: “Perciò non possono salvarsi quegli uomini, i quali, pur non ignorando che la Chiesa Cattolica è stata fondata da Dio per mezzo di Gesù Cristo come necessaria, non vorranno entrare in essa (con il Battesimo) o in essa perseverare” (Lumen Gentium, n.14); e perciò queste sono le anime di “coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale” che “vanno agli inferi, ove avranno pene diverse”.
Tale “significato deduttivo” - di “riferimento, cioè, alla condizione degli uomini dotati dell’uso di ragione e alla determinazione di una loro “cosciente” e “libera scelta” di “non volere” il Battesimo sacramentale - sembrerebbe chiaramente confermato dall’altro insegnamento del Magistero che, in senso contrario, afferma: “Ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato. E' lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità” (Catechismo Chiesa Cattolica, n.1260).
In questo secondo enunciato del Magistero appare evidente e del tutto sicuro che la Salvezza da parte dell’uomo dotato dell’uso di ragione e del libero arbitrio è raggiungibile anche senza avere ricevuto il Battesimo sacramentale (e quindi senza avere avuto una remissione del Peccato Originale con il Battesimo sacramentale): a condizione che - pur ignaro di Cristo e della Chiesa - quest’uomo cerchi sinceramente la verità e compia la Volontà di Dio come la conosce. In tali uomini si suppone che avrebbero chiesto il Battesimo sacramentale, se ne avessero conosciuta la necessità. Di fatto si salvano ugualmente anche senza che in loro il Peccato Originale sia stato rimesso con il Battesimo sacramentale, e senza neppure avere avuto il desiderio di riceverlo (non essendo conosciuta tale necessità) e, presumibilmente, senza neppure avere avuto coscienza di essere stato concepito e di essere nato in uno stato di “Peccato Originale”, cioè privo della grazia santificante.
Per tali uomini si deve supporre perciò che la remissione del Peccato Originale avvenga in un modo “extra-sacramentale”, cioè “per una via diversa” nota solo a Dio: ma tale “via diversa” deve essere necessariamente “reale” ed “efficace”, atta cioè ad infondere la grazia santificante. Infatti, nel Decreto Conciliare “Ad Gentes” è affermato anche che “Dio, attraverso vie che lui solo conosce, può portare gli uomini che senza loro colpa ignorano il Vangelo a quella fede “senza la quale è impossibile piacergli” (Eb.11,6) (Ad Gentes, 7). Qui appare anche chiaro che “le vie diverse” conosciute e percorse da Dio per infondere la grazia santificante in tali anime, dipendono essenzialmente dall’evidente motivo della Volontà Salvifica Universale di Dio, e grazie alla Mediazione Universale di Gesù Cristo, nonché per il ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita su tutti gli uomini quale “Sacramento Universale di Salvezza”.
Quindi il dogma che “coloro che muoiono in peccato mortale o anche solo in peccato originale vanno agli inferi” chiaramente intende riferirsi solo a quegli uomini che, con “una scelta cosciente e libera”, rifiutano di ricevere il Battesimo sacramentale, pur avendone conosciuta la necessità.
C L’impossibilità di una “scelta”, cosciente e libera, dei “bambini non nati”a ricevere o a rifiutare il Battesimo sacramentale
La scelta “cosciente e libera”, di voler ricevere o meno il Battesimo sacramentale, può farlo solo chi è dotato dell’uso di ragione e della possibilità dell’esercizio del libero arbitrio; nel caso dei “bambini non nati” ciò è ovviamente e sicuramente da escludere: essi, cioè, in “via ordinaria”, non sono ancora possibilitati all’“uso della ragione” e all’esercizio del “libero arbitrio” e si trovano quindi in una condizione ancora “più scusata” di coloro che si possono ugualmente salvare anche ignorando il Vangelo di Cristo e la Chiesa, ma che - dotati della ragione e del libero arbitrio - seguono la Volontà di Dio come la conoscono (cfr. C.C.C. 1260). Tali uomini considerati sopra (C.C.C. 1260), inoltre, hanno sì “l’uso della ragione” ma non hanno però la possibilità di “scegliere” di ricevere il Battesimo sacramentale, perché neppure ne conoscono l’esistenza, oltre che la necessità di doverlo ricevere.
A maggior ragione tutto ciò non può non venire applicato per i “bambini non nati”. Essi non hanno ancora neppure l’uso della ragione e sono del tutto ignari del Vangelo e della Chiesa e della necessità del Battesimo sacramentale. E anche qualora fossero misteriosamente e per grazia divina in grado di “conoscere” tutto ciò, rimanendo però ancora fisicamente “chiusi” nel grembo materno non hanno alcuna possibilità “fisica” di riuscire ad attuare una loro ipotetica scelta di voler ricevere il Battesimo sacramentale “di acqua”. Essi, infatti, se vengono a morire nel grembo materno per aborto spontaneo o procurato (o per fecondazione artificiale), risultano “fisicamente” impossibilitati, in ogni caso, a ricevere il “Battesimo di acqua”, anche qualora essi potessero essere in grado di “scegliere” di volerlo ricevere.
Se si possono perciò salvare, e di fatto Dio salva, gli “adulti” che, pur non battezzati e quindi senza una remissione sacramentale del Peccato Originale, si trovano però nelle condizioni sopra indicate dal Catechismo (al n.1260), come può essere possibile che Dio non possa o non voglia salvare (per il Paradiso) i “bambini non nati”, che - senza alcuna loro colpa - sono del tutto impossibilitati all’esercizio dell’uso della ragione e del libero arbitrio, nonché a ricevere il battesimo “di acqua” (pur se fossero in grado di poterlo desiderare e volere), essendo ancora “chiusi” nel grembo materno? Può non vigere anche, e ancor di più, per i “bambini non nati” la Volontà Salvifica Universale di Dio, in virtù della mediazione Universale di Gesù Cristo, nonché dell’efficace ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita su tutti gli uomini quale “Sacramento Universale di Salvezza”?
Ciò fa dedurre l’insufficienza dell’insegnamento della teologia tradizionale che suppone l’esistenza di un “Limbo eterno” (cioè, né Inferno né Paradiso, ma solo una specie di beatitudine naturale, priva però della visione di Dio) per “equilibrarsi” tra il “non contraddire il dogma sulla necessità del Battesimo per salvarsi” e insieme riconoscere e salvaguardare “la non colpevolezza personale” dei “bambini non nati” o di quelli anche nati ma ancora privi dell’uso di ragione e del libero arbitrio, e che non hanno avuto la possibilità di ricevere il Battesimo sacramentale.
Come è possibile, perciò, che - alle condizioni indicate dal Catechismo al n.1260 - senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale si possano salvare (andando in Purgatorio o in Paradiso), e Dio voglia salvare, “solo” gli “adulti”? Questi ultimi, tra l’altro, oltre a non aver avuto la remissione del Peccato Originale con il Battesimo sacramentale possono per di più essere stati in vita anche gravati da colpe personali, sia gravi ma almeno sicuramente “veniali” (come afferma un altro dogma, che esonera da ciò “per privilegio” solo la Vergine Maria: cfr. in proposito D. 833, DS. 1573). Come è possibile perciò che Dio non voglia salvare, pur potendolo, anche le anime dei “bambini non nati” (se fosse vero che non possono andare né in Purgatorio né in Paradiso), i quali per di più non sono gravati neppure da alcuna colpa personale, neppure “veniale”?
L’analogia tra le due condizioni dimostra una evidente “discrepanza”, se fosse proprio vero che i “bambini non nati” non avrebbero alcuna possibilità di ricevere pure loro “per vie diverse” la grazia santificante, pur essendo possibile da parte di Dio concederla pure a loro.
Se può essere data da Dio la grazia santificante (per vie che Dio solo conosce) a degli adulti ignari della necessità del Battesimo sacramentale, come può non essere data da Dio la stessa grazia santificante (per vie che Lui solo conosce) a dei “bambini non nati”, che sono anche impossibilitati persino “fisicamente” - e senza alcuna loro colpa - a ricevere il Battesimo sacramentale, persino se fossero in grado di poterlo volere?…
D Le attestazioni bibliche sul comportamento “amorevole” e “salvifico” di Dio verso ogni essere creato
A quanto scritto sopra si rispondeva, nella teologia tradizionale, che Dio, pur nella sua volontà di salvezza universale, non è obbligato ad eliminare con un intervento miracoloso, dall’ordine del mondo da lui creato, tutti i singoli ostacoli derivanti dalla cooperazione di cause seconde con la causa prima divina e che in molti casi rendono vana l’esecuzione della volontà salvifica divina.
Ma queste spiegazioni appaiono “troppo teologiche” e direi quasi “impersonali” e “matematiche”, e contraddicono ciò che traspare dalla Sacra Scrittura riguardo “al reale comportamento” del Dio “vivo” e “vero”, infinitamente amorevole e premuroso per ogni sua “singola” creatura.
Sta scritto infatti: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
Persino a riguardo della creazione inanimata Dio ha una cura “singola” amorevolissima: “Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia sorte è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio?». Non lo sai forse? Non lo hai udito? Dio eterno è il Signore, creatore di tutta la terra” (Is.40,26-28).
Così pure è scritto: “(La sapienza) si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa” (Sap.8,1). E ancor più chiaramente: “Egli (Dio) ha creato il piccolo e il grande e si cura ugualmente di tutti” (Sap.6,7). Così anche Giobbe sottolinea “l’imparzialità” di Dio nel riconoscere e difendere i “diritti” anche dei più poveri: “Se ho negato i diritti del mio schiavo e della schiava in lite con me, che farei, quando Dio si alzerà, e, quando farà l'inchiesta, che risponderei? Chi ha fatto me nel seno materno, non ha fatto anche lui? Non fu lo stesso a formarci nel seno?” (Gb.31,13-15).
Infine, è dal comportamento stesso di Gesù che viene rivelato qual è l’atteggiamento del Padre verso le sue creature, secondo le parole evangeliche: “Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere” (Gv.14,8-11).
A riguardo proprio dei bambini il Vangelo riporta tutta la tenerezza di Gesù (e quindi del Padre) verso di loro: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso”. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc.10,13-16). Se Gesù stesso non voleva che venisse “impedito” ai bambini di andare da Lui, perché “a chi è come loro appartiene il regno di Dio”, potrà proprio Lui “impedire” ai “bambini non nati” di entrare nel suo Regno, quando è Egli stesso a decretare che solo “a chi è come i bambini” appartiene il Regno di Dio?
Nel discorso della montagna, poi, Gesù insegna e mostra che la cura amorosa del Padre Celeste si estende anche alle più piccole creature, come gli uccelli del cielo e i gigli del campo, e che in modo ancor più particolare tale cura si rivolge alle creature ragionevoli. “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro?… Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi…? … il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt.6,25-33).
Da tale brano evangelico si evince come “la vita umana temporale” è considerata da Dio assai più importante di ciò che la fa anche sussistere (“la vita non vale forse più del cibo?”, dice Gesù), oltre che essere anche assai più importante di tutte le altre creature irragionevoli. In proporzione, non si deduce da tutto ciò come Dio Padre non possa non considerare “infinitamente più importante” far sussistere “la vita umana” “per l’eternità”? Parafrasando, cioè, le stesse parole di Gesù, non si potrebbe dire: “Se Dio ha cura e provvede ai bisogni della vita umana temporale, che di per sé è destinata alla cessazione con la morte, non farà assai di più per rendere possibile far giungere alla “vita eterna beata” le anime di ogni singola creatura umana, e quindi anche di ogni singolo “bambino non nato”, poiché tali anime sono “immortali”?
Ciò dimostra chiaramente che Dio, potendo infondere la grazia santificante in via extra-sacramentale ai “bambini non nati”, lo farà sicuramente (cioè, come a dire: “assai di più”), perché il valore della loro vita corporale temporale non è paragonabile al valore della loro anima spirituale che sussisterà “immortale” per l’eternità. Anche per le anime immortali dei “bambini non nati” hanno infatti tutto il loro valore le parole di Gesù: “Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?” (Mc.8,36-37).
Per questo, assumono un significato del tutto “particolare”, se vengono riferite alle anime dei “bambini non nati”, le parole di Giobbe: “Egli (Dio) ha in mano l'anima di ogni vivente e il soffio d'ogni carne umana” (Gb.12,10). In nessun caso, così come avviene nei riguardi dei “bambini non nati”, Dio ha veramente “in mano” l’anima di tali bambini, che da soli non possono davvero far nulla per le loro anime immortali.
Potrà Dio, che è “Padre” - e che solo Lui “ha in mano”, cioè che solo Lui può decidere della sorte delle anime immortali di tali bambini - non decidere per loro l’elargizione del “bene eterno”, cioè della Salvezza Eterna delle loro anime?…
E La dimostrazione biblica dell’infusione della “grazia santificante” anche in “bambini non nati”
La stessa Sacra Scrittura attesta, in modo chiarissimo, come Dio in taluni casi abbia infuso la grazia santificante a dei bambini che erano ancora nel grembo materno.
Come nel caso di Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger.5,1).
Così anche nel caso di Isaia: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome” (Is.49,1).
Ed in maniera ancora più esplicita ed evidente ciò avvenne nel caso di San Giovanni Battista: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo” (Lc.1,41-44).
Inoltre, per tutta l’umanità esistita prima della venuta di Gesù Cristo, non essendovi ancora i Sacramenti istituiti solo dopo la venuta del Salvatore, Dio poteva salvare le anime sia degli “adulti” come dei “bambini non nati” solo mediante “l’infusione diretta” della grazia santificante, che rimetteva in essi anche la colpa del Peccato Originale. Quindi, come ciò era possibile prima della venuta di Gesù, nulla impedisce a Dio di poter continuare a farlo anche dopo la venuta di Gesù, qualora vi siano circostanze particolari ove la ricezione dei Sacramenti della Chiesa risulti davvero “impedita” o davvero “impossibile”.
F In Adamo “tutti” hanno peccato, in Cristo “tutti” (anche i bambini) ricevono la giustificazione
Dio sinceramente “vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti (1^Tim.2,4-6). Afferma in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.402): “Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo. San Paolo lo afferma: “Per la disobbedienza di uno solo, tutti sono stati costituiti peccatori” (Rom.5,19); “Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Rom.5,12). All'universalità del peccato e della morte l'Apostolo contrappone l'universalità della salvezza in Cristo: “Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rm.5,18).
Se è vero che il peccato di Adamo (anche se è un peccato “contratto” e non “commesso”, “uno stato” e “non un atto”: cfr. C.C.C. 404) ha raggiunto “tutti” gli uomini (e quindi anche i “bambini non nati”, essendo essi già dall’istante del “concepimento” introdotti all’esistenza con il Peccato Originale “contratto”), si deve però anche affermare e con maggior ragione che deve essere altrettanto vero che la grazia meritata da Cristo raggiunge anch’essa “tutti” gli uomini (e quindi anche i “bambini non nati”), eccetto che siano proprio essi - liberamente e coscientemente - a non volerla ricevere (il che non può essere il caso dei “bambini non nati”). Tale grazia è ricevuta in “via ordinaria” mediante il Battesimo sacramentale, e in “via straordinaria” “attraverso vie che lui solo (Dio) conosce”, e quindi attraverso dei modi “extra-sacramentali” (cfr. Ad Gentes, 7).
Sembrerebbe perciò che si possa dire che la grazia meritata da Cristo “si riversa su tutti gli uomini” (e quindi anche sui “bambini non nati”) operando lo stesso effetto (ma “rovesciato”, cioè in senso positivo) del peccato di Adamo, trasmesso a sua volta “per propagazione” a “tutti gli uomini”.
Anzi, l’effetto della grazia meritata da Cristo, che “si riversa su tutti gli uomini” (e quindi anche sui “bambini non nati”), è assai più grande dell’effetto di male prodotto dalla caduta di Adamo.
Scrive infatti San Paolo: “Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti… perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Rom.5,15-21).
Se tutto ciò vale per gli adulti, dotati dell’uso di ragione e del libero arbitrio, a maggior ragione si può intenderlo valere per i “bambini non nati”, che se non hanno la possibilità di “scegliere” di accettare di ricevere la grazia della giustificazione altrettanto però - per la mancanza dell’uso della ragione e del conseguente esercizio del libero arbitrio - non hanno neppure la possibilità di “rifiutare” tale grazia della giustificazione, che vuole essere donata a loro da Dio gratuitamente per i soli meriti di Cristo. Infatti insegna ancora San Paolo: “Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù…” (Ef.2,8-10) (cfr. D. 178; DS. 375).
D’altra parte, all’opposto, non è concesso a nessun discendente di Adamo (né mai sarebbe possibile concedere a un “non esistente”) di poter “scegliere” di “rifiutare” per se stesso di “contrarre” il Peccato Originale commesso da Adamo “personalmente” e trasmesso ai discendenti per “propagazione”, divenendo inerente in ciascun uomo come suo proprio.
Così, ancora, al contrario, alla stessa Vergine Maria non è stato concesso (né mai sarebbe stato possibile concedere nella condizione di “non esistenza”) di “poter scegliere” di venire “concepita” “Immacolata”, cioè “senza la colpa” del Peccato Originale, nonostante che “per generazione” da Adamo anch’ella ne sarebbe dovuta venire “contratta”. Il Beato Duns Scoto illustra mirabilmente questo “privilegio” di Maria, oltre che con il concetto della “redenzione preservativa”, anche per il fatto che “era ragionevole attribuire a Maria ciò che era più eccellente”. Come a dire che era “conveniente” da parte di Dio far “concepire” Maria “Immacolata” (cioè, priva della colpa del Peccato Originale), dovendo ella essere la futura Madre del Verbo Incarnato: Dio “poteva farlo”, “era conveniente farlo”, “Dio perciò lo fece”. Tutto ciò indipendentemente da una “libera scelta” della stessa Vergine Maria, che era impossibile, in quanto prima del suo “concepimento” era ancora “non esistente”.
In senso lato, tale concetto potrebbe estendersi anche per il caso dei “bambini non nati” e morti senza il Battesimo sacramentale. Essi non hanno la possibilità di fare “una libera scelta”. Ma Dio “può” infondere in loro ugualmente la grazia santificante in via extra-sacramentale, perché “è conveniente” che la sua opera redentrice (attuata per i meriti di Cristo) abbia la maggiore estensione possibile (anche per una stessa sua eterna “maggior gloria estrinseca”), includendo perciò “la salvezza eterna” anche delle anime dei “bambini non nati”: Dio perciò, verrebbe da dire, “lo fà” “sicuramente”; cioè, stante l’impossibilità del Battesimo sacramentale, prima della loro morte Dio infonde sicuramente tale grazia santificante in via extra-sacramentale”, sia ai “bambini non nati” come anche a quelli “già nati”, ma ancora privi dell’uso di ragione.
Per tutte le valutazioni sopra esposte si può dunque supporre - con “certezza morale” - che Dio infonda “gratuitamente” la grazia santificante, prima della eventuale morte di tali bambini.
E ciò in ragione della sua Volontà Salvifica Universale, in ragione della Mediazione Universale di Cristo e in ragione del ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), costituita come “Sacramento Universale di Salvezza” per tutti gli uomini.
Per questo la Chiesa può celebrare le esequie dei bambini non battezzati ed affermare: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr.1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Se, inoltre, è verità di fede che “i Sacramenti della nuova legge sono necessari all’uomo per la sua salvezza” (D. 847; DS. 1604), è anche “sentenza certa” che “Dio può comunicare la grazia anche senza sacramenti”. Dio infatti opera “in via ordinaria” attraverso i Sacramenti della Chiesa per donare la grazia, ma - insegna anche San Tommaso d’Aquino - Dio “non è legato” ai Sacramenti da lui istituiti, per cui, nella sua onnipotenza e libertà e nel suo amore, può comunicare la grazia anche in un modo puramente spirituale (cfr. S. Th. III, 72, 6 ad 1), e può agire quindi anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” a “tutti” gli uomini (e quindi, anche ai “bambini non nati”).
Se Dio può agire anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” anche ai “bambini non nati”, perché non si dovrebbe ritenere che lo farà davvero?… E’ d’altra parte verità di fede che “Dio ha stabilito all’uomo un fine soprannaturale” (D. 1786, DS. 3005). Il fine soprannaturale consiste nella partecipazione alla conoscenza e alla vita divina, donde deriva a Dio una glorificazione soprannaturale e all’uomo una felicità parimenti soprannaturale. Perché, dunque, i “bambini non nati” non potrebbero essere inseriti gratuitamente da Dio, che lo può fare, in questo “fine soprannaturale”, non essendo essi possibilitati ad introdurvisi da se stessi, e recando in tal modo a Dio stesso una gloria maggiore (“estrinseca”) in Paradiso?… In realtà tale “elargizione” da parte di Dio sembra essere chiaramente insegnato proprio dal Catechismo della Chiesa Cattolica (al n.1260): “Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad Gentes, 7).
Se Cristo è morto “per tutti” (anche per i “bambini non nati”) e dobbiamo ritenere che Dio dia “a tutti” (quindi anche ai “bambini non nati”) la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio solo conosce, con il Mistero Pasquale, come si potrebbe sostenere che possano esservi “esclusi” i “bambini non nati”, essendo anch’essi “chiamati” alla partecipazione eterna della “vita divina”, poiché “la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina”? (C.C.C. n.1260).
Perché tale Salvezza non possa essere raggiunta bisognerebbe che i “bambini non nati” fossero capaci di “rifiutare” tale dono elargito gratuitamente anche a loro da Dio per i meriti di Gesù Cristo: ma i “bambini non nati” - in via ordinaria, cioè per la mancanza dell’uso della ragione e dell’esercizio del libero arbitrio - non sono capaci di tale “rifiuto”. Quindi si può dedurre “con certezza morale” che le anime dei “bambini non nati”, morti senza Battesimo sacramentale, raggiungano la Vita Eterna, nella partecipazione alla Vita Divina, a motivo di una grazia “extra-sacramentale” del tutto “gratuita”, elargita loro da Dio.
G IL “NEXUS” FRA TUTTI QUESTI MISTERI
Sembra perciò di poter cogliere la soluzione, cioè “la chiave” o il “nexus” - riguardo alla condizione delle anime dei bambini sia “nati” che “non nati”, e morti senza aver potuto ricevere il battesimo sacramentale -, proprio nel fatto dell’impossibilità “naturale” da parte di tali bambini di poter fare “una scelta” cosciente e libera, sia di “accettazione” sia di “rifiuto” della stessa grazia sacramentale, per cui viene a PREVALERE la “libera” Volontà Salvifica Universale di Dio, grazie alla Mediazione Unica e Universale di Gesù Cristo, e grazie anche al ruolo della stessa Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), che è come un “Sacramento Universale di Salvezza”…
Questi tre “riferimenti” “universali” sono in realtà sicuramente “la soluzione” nell’indicare che la via di salvezza “extra-sacramentale”, per i bambini morti senza battesimo, non è solo una speranza, ma “una realtà”. Infatti è Volontà di Dio che tutti gli uomini siano salvati (nessuno perciò viene escluso da tale Volontà Divina, neppure i “bambini non nati”); la mediazione unica e universale di Cristo ha un’efficacia redentiva e di trasmissione della grazia “reale” (per gli adulti come per i “bambini non nati”); la Chiesa (Corpo Mistico di Cristo) prosegue, infine, e “attualizza” l’opera di salvezza di Cristo mediante i Sacramenti (ove possibile) o essendo essa stessa come “Sacramento Universale di Salvezza” (ove non può arrivare con i Sacramenti istituiti da Cristo).
“Prevarrebbe”, cioè, a me sembra, la Volontà Salvifica Universale da parte di Dio (in virtù della Mediazione Universale di Gesù Cristo e del ruolo della Chiesa quale “Sacramento Universale di Salvezza” per tutta l’umanità), stante l’impossibilità “naturale” dei “bambini nati” o dei “bambini non nati” di poter fare una libera scelta (mancando dell’uso della ragione e dell’esercizio del libero arbitrio), come anche - in aggiunta e a maggior scusante per i “bambini non nati” - per l’assoluta impossibilità “fisica” per i “bambini non nati” di poter ricevere il Battesimo di acqua, quand’anche (in via straordinaria) fossero in grado di poterne capire la necessità e di scegliere di volerlo ricevere.
Forse è proprio questa “la soluzione” e il “nexus” fra tutti questi misteri, per poter chiarire la sorte eterna delle anime dei bambini morti senza aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale.
Ed è nel contesto di queste motivazioni che si può forse capire la ragione della scelta della Chiesa di far celebrare la “Messa di esequie” per i bambini morti senza Battesimo sacramentale. Tali motivazioni costituiscono una evidente “ragione” della “sperata” elargizione da parte di Dio della grazia santificante “al di fuori del Battesimo sacramentale”, così da poter far dichiarare nel Catechismo di poter “sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”. E alla luce delle considerazioni fatte appare più “una certezza” che “una speranza”.
In ogni caso, in relazione alle motivazioni sopra esposte, sembra più probabile pensare e dichiarare che le anime di tali bambini debbano al massimo “espiare” “la pena” del Peccato Originale (rimesso da Dio per “una via extra-sacramentale” quanto alla “colpa”, permanendo però “la pena”) con un periodo di purificazione nel Purgatorio (dal quale poi accederanno in Paradiso, anche fosse solo alla fine del mondo), piuttosto che pensare e dichiarare che i bambini debbano andare a patire “la pena” del Peccato Originale (non rimesso per la normale via sacramentale) in un improbabile Limbo “eterno” (che, pur non essendo l’Inferno, è pur sempre “un castigo eterno”, in quanto i bambini sarebbero privati “per sempre” della felicità della visione beatifica di Dio, che è l’unico fine per il quale Dio ha creato ogni uomo).
È allora anche per il motivo di un probabile periodo di espiazione in Purgatorio delle anime dei bambini non battezzati sacramentalmente che si rende giustificata e la Messa esequiale ed eventuali Messe di suffragio. Se infatti le anime di tali bambini fossero nel Limbo “eterno” non potrebbero usufruire in nulla dei “frutti” di tali Messe esequiali. Se poi fossero già in Paradiso non ne avrebbero alcun bisogno.
Ma la Messa esequiale può essere celebrata solo per il motivo che le loro anime o possono già essere in Paradiso o potrebbero essere ancora in Purgatorio, per un periodo di espiazione della “pena” del Peccato Originale (eventualmente, anche fino alla fine del mondo): tale tempo di espiazione può però essere abbreviato per il suffragio delle Sante Messe celebrate a tale scopo, accelerando così l’ingresso in Paradiso delle anime dei “bambini non nati”.
H Il motivo dell’accondiscendenza salvifica di Dio verso “i più piccoli”
nell’insegnamento di Santa Teresa del Bambin Gesù (Dottore della Chiesa)
Santa Teresa del Bambin Gesù, nel suo libro “Storia di un’anima”, con profonda semplicità e sapienza ci può essere di grande aiuto nello scoprire come sia proprio del “comportamento” di Dio “abbassarsi” “ai più piccoli” proprio per far meglio rifulgere quella che è la sua proprietà più grande, cioè il suo “Amore Misericordioso”.
Scriveva Santa Teresa del Bambin Gesù:
"Mi sono chiesta a lungo perché il Buon Dio facesse delle preferenze, perché tutte le anime non ricevessero un uguale grado di grazie; mi stupivo vedendolo elargire favori straordinari ai Santi che l'avevano offeso, come San Paolo e Sant'Agostino e che Egli costringeva, per così dire, a ricevere le sue grazie; o leggendo la vita dei Santi che Nostro Signore si è compiaciuto di coccolare dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino alcun ostacolo che impedisse loro di elevarsi verso di Lui, e prevenendo queste anime con favori tali che non potevano fare a meno di conservare immacolato lo splendore della loro veste battesimale. Mi domandavo perché i poveri selvaggi, per esempio, morivano così numerosi prima di aver solo sentito pronunciare il nome di Dio... Gesù si è degnato di istruirmi su questo mistero, ha messo davanti ai miei occhi il libro della natura, e ho capito che tutti i fiori che ha creato sono belli, che lo splendore della rosa e il candore del Giglio non cancellano il profumo della piccola violetta o la semplicità incantevole della margheritina... Ho capito che se tutti i fiorellini volessero essere delle rose, la natura perderebbe il suo manto primaverile, i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini... Così accade nel mondo delle anime che è il giardino di Gesù. Egli ha voluto creare i grandi Santi che possono essere paragonati al Giglio e alle rose, ma ne ha creati anche di piccoli, e questi devono accontentarsi di essere delle pratoline e delle violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Buon Dio quando lo abbassa ai suoi piedi; la perfezione consiste nel fare la Sua volontà, nell'essere quello che Lui vuole... Ho capito anche che l'amore di Nostro Signore si rivela tanto all'anima più semplice, che non oppone alcuna resistenza alla sua grazia, quanto all'anima più sublime; infatti, dato che il gesto più proprio dell'amore è di abbassarsi, se tutte le anime assomigliassero a quelle dei Santi dottori che hanno illuminato la Chiesa con lo splendore della loro dottrina, il Buon Dio non scenderebbe abbastanza in basso giungendo fino al loro cuore; ma Egli ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida, ha creato il povero selvaggio che è guidato solo dalla legge naturale ed è fino al loro cuore che Egli si degna di abbassarsi: sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce... Discendendo in questo mondo il Buon Dio mostra la sua grandezza infinita. Come il sole rischiara sia i cedri sia ogni fiorellino, come se esso fosse l'unico sulla terra, così Nostro Signore si occupa in modo particolare di ogni anima come se essa non avesse uguali; e come in natura tutte le stagioni sono regolate in modo da far sbocciare, nel giorno stabilito, anche la più umile margheritina, allo stesso modo tutto concorre al bene di ogni anima”.
Di fronte alla “sapienza incantevole” di Santa Teresina nello “scoprire” come Dio “ha creato il bambino che non sa niente e fa sentire solo deboli grida” proprio per “scendere il più in basso possibile” e così far rifulgere maggiormente “il suo amore” e “la sua grandezza infinita”, non si riesce a non pensare che allora proprio i “bambini non nati” siano proprio i prediletti di Dio: “sono proprio questi i suoi fiori di campo la cui semplicità lo rapisce”.
Quindi, può Dio non donare la grazia santificante in via extra-sacramentale ai “bambini non nati”, se proprio essi sono l’oggetto della sua più amorevole cura, proprio perché più ancora degli stessi grandi Santi sono proprio essi che fanno meglio rifulgere le sue proprietà divine?
Lo “studio teologico” per spiegare i misteri della Fede è assolutamente necessario: però, di fronte alla profondità delle “sapientissime intuizioni” di una Santa Teresina, la teologia “accademica” appare davvero “inadeguata” e “molto povera”…
LA NECESSITA’ DEL BATTESIMO
È un dogma di fede che dopo la promulgazione del Vangelo il Battesimo “di acqua” è necessario alla salvezza per tutti gli uomini senza eccezione (Concilio di Trento). Circa il tempo in cui ebbe inizio l’obbligo del Battesimo lo stesso Concilio dichiarò che, dopo la promulgazione del Vangelo la giustificazione non si ottiene senza Battesimo o senza il desiderio del medesimo (D. 796; DS 1524).
Secondo Gv.3,5 (“Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”) e Mc.16,16 (“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”) la necessità del battesimo è “una necessità di mezzo”, secondo Mt.28,19 (“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo”) per gli adulti è anche “una necessità di precetto”.
Tale necessità di mezzo però non è intrinseca, cioè fondata sulla natura del Sacramento stesso, ma estrinseca in quanto il Battesimo fu stabilito per positiva disposizione divina, quale mezzo necessario di salvezza. Pertanto in certe particolari circostanze si può sostituire il mezzo prescritto con alcunché di equivalente, come il battesimo di sangue e il battesimo di desiderio.
Lo stesso recente Catechismo afferma che “ogni uomo che, pur ignorando il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, cerca la verità e compie la volontà di Dio come la conosce, può essere salvato” (cfr. n.1260); ed “è lecito supporre che tali persone avrebbero desiderato esplicitamente il Battesimo, se ne avessero conosciuta la necessità” (cfr. n.1260). Ciò non può non valere ancor più per i “bambini non nati” ed i “neonati”.
A Il Battesimo di Sangue dei “bambini non nati” uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale
Nel caso dei bambini morti a causa dell’aborto volontario (o soppressi dopo la fecondazione artificiale) non sembra applicarsi ad essi il caso del Battesimo di Sangue, essendo essi - almeno per un numero sicuramente molto elevato e forse nella stragrande maggioranza dei casi - uccisi “in odio a Cristo”?
In proposito, ricordo distintamente di aver letto nell’edizione settimanale dell’Osservatore Romano di alcuni anni fa (ove è rintracciabile, poiché in questo momento non mi è possibile reperire per la citazione) che un importantissimo esponente e capo della Massoneria francese aveva dichiarato pubblicamente che la legalizzazione dell’aborto promossa in tutti gli Stati del mondo faceva parte di un piano progettato e ben articolato della Massoneria stessa finalizzato a “distruggere la civiltà giudeo-cristiana”, attraverso il rifiuto dell’obbedienza alle Leggi di Dio e della Chiesa, e - nel caso specifico dell’aborto - al rifiuto del Comandamento NON UCCIDERE.
Tutto ciò è stato di recente indirettamente ma palesemente “dimostrato” dal protervio e “anti-storico” rifiuto di menzionare le “radici cristiane” nella nuova Costituzione Europea (come a voler “distruggere”, già nel solo ricordo, la civiltà giudeo-cristiana).
Anche nell’Enciclica “Evangelium Vitae” si legge: «[...] siamo in realtà di fronte a una oggettiva "congiura contro la vita" che vede implicate anche Istituzioni internazionali, impegnate a incoraggiare e programmare vere e proprie campagne per diffondere la contraccezione, la sterilizzazione e l'aborto» (cfr. “Evangelium vitae”, n.17).
Il significato del termine “congiura”, è quello di “patto segreto” e che sta pure per “complotto, cospirazione”, definito come “unione d'intenti per un fine comune” (cfr. voce “congiura” e “cospirazione”, in A. Gabrielli, Dizionario della lingua italiana, Signorelli Editore, Milano 1993, p. 474, p.534)
Infatti, un esame delle attività e dei documenti delle istituzioni internazionali, cui l'enciclica fa riferimento, avvalora l'esistenza di una congiura non però nel senso di “patto segreto”, ma di un accordo proprio dichiarato, in sedi pubbliche e in posizioni ufficiali, da esponenti significativi di queste organizzazioni. Così, la “congiura contro la vita” è parte integrante dei programmi dell'ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, e dei suoi più importanti organismi e agenzie specializzate nonché delle molte ONG, le organizzazioni non governative, chiamate a sostenerla e a tradurla in pratica.
Così pure veniva confermato nell’omelia tenuta a Denver, il 15 agosto 1993, per la II Giornata Mondiale della Gioventù: “Questo mondo meraviglioso - tanto amato dal Padre che ha mandato il suo unico Figlio per la sua salvezza (cfr. Gv.3,17) - è il teatro di un'interminabile battaglia che viene combattuta per la nostra dignità e identità quali esseri liberi, spirituali. Questa lotta riecheggia il combattimento apocalittico descritto nella Prima Lettura di questa Messa (cfr. Ap.12). La morte lotta contro la Vita: una "cultura della morte" cerca di imporsi al nostro desiderio di vivere, e di vivere pienamente. Vi sono alcuni che respingono la luce della vita, preferendo "le opere infruttuose delle tenebre" (Ef.5,11). La loro messe è l'ingiustizia, la discriminazione, lo sfruttamento, l'inganno, la violenza. In ogni età, un metro del loro apparente successo è la morte degli innocenti. Nel nostro secolo, come mai prima nella storia, la "cultura della morte" ha assunto una forma sociale e istituzionale di legalità per giustificare il crimine più orrendo contro l'umanità: il genocidio, "soluzioni finali", "pulizie etniche", e il massiccio "togliere la vita agli esseri umani prima ancora della loro nascita, o anche prima che siano arrivati al naturale traguardo della morte" (Dominum vivificantem, 57). La Lettura odierna dal Libro dell'Apocalisse presenta la Donna circondata da forze ostili. La natura assoluta del loro attacco è simboleggiata nell'oggetto della loro intenzione malvagia: il Bambino, il simbolo di nuova vita. Il "drago" (Ap.12,3), il "principe di questo mondo" (Gv.12,31) e il "padre della menzogna" (Gv.8,44), cerca incessantemente di sradicare dai cuori umani il senso di gratitudine e di rispetto per l'originale, straordinario e fondamentale dono di Dio: la stessa vita umana. Oggi questa battaglia è diventata sempre più diretta”.
(cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/movimento.vita.htm )
I bambini che vengono dunque soppressi con l’aborto, grazie alla permissione e al finanziamento delle leggi statali, sono perciò “la conseguenza” di quella componente di “odio a Cristo” (sobillato da Satana stesso) che fanno da ragione di fondo all’esistenza stessa di tali leggi. Ciò determina nelle vittime innocenti dei “bambini non nati” una condizione di “vero martirio per Cristo”, perché la loro morte cruenta viene permessa e finanziata proprio in adempimento di un progetto internazionale dettato dall’odio contro le leggi cristiane, che “le forze del male” vogliono proprio “sradicare” dalla società, secondo il progetto esposto anche pubblicamente dall’esponente massonico francese sopra citato.
In questi casi dei “bambini non nati”, uccisi con l’aborto “grazie” alle leggi e ai finanziamenti statali, si può senz’altro essere moralmente certi che, come i Santi Innocenti uccisi da Erode a Betlemme furono “battezzati” nel loro proprio sangue (essendo morti “a causa di Cristo”), così il Dio della Misericordia considererà certamente come “battezzati nel loro proprio sangue” tutti i “bambini non nati” uccisi con l’aborto, reso possibile in tutti gli Stati proprio per lo scopo di voler “distruggere la civiltà giudeo-cristiana”: e quindi anch’essi, come i Santi Innocenti di Betlemme, sono morti “a causa di Cristo” e possono anche loro essere definiti sicuramente come SANTI NON NATI, perché le loro anime sono state del tutto purificate (sia dalla colpa che dalla pena del Peccato Originale) e santificate dal martirio e dal sangue versato “a causa di Cristo”, anche se non ne hanno avuta una cosciente consapevolezza. Queste anime, quindi, sicuramente, non vanno neppure in Purgatorio.
Lo stesso concetto sembrerebbe applicabile nel caso delle anime dei bambini “concepiti” artificialmente, e morti in conseguenza di ciò, nei quali ancor più si manifesta lo smisurato e satanico orgoglio dell’uomo che “vuole” “competere” con Dio e contro Dio nel voler manipolare le fonti stesse della vita e alterando le sapienti leggi stabilite al riguardo dal Creatore. Tali pratiche sono più “abominevoli” dello stesso aborto volontario, perché con esse vengono “concepite” artificialmente delle nuove creature “razionali” con la consapevole e calcolata finalità di poterle poi “manipolare”, “utilizzare” o “sopprimere” a piacimento: tutte cose che non avvengono con l’aborto volontario, che viene deciso solo “dopo” l’avvenuto concepimento “naturale”. Inoltre in tali “concepimenti” “artificiali” c’è una componente satanica ulteriore: quella di “costringere” Dio stesso a creare dal nulla e a infondere l’anima spirituale immortale nei “concepiti” sin “dall’istante” del concepimento “artificiale”.
Per tale motivo apparirebbe assai appropriata una Memoria Liturgica che veneri i “SANTI NON NATI” - almeno in riferimento ai “bambini non nati” che patiscono la morte con l’aborto o con la manipolazione genetica come “un vero martirio” “a causa di Cristo” - e li costituisca intercessori presso Dio per i loro stessi carnefici, compresi la madre e il padre o gli scienziati manipolatori, al fine di ottenerne la conversione e la salvezza.
D’altra parte sembrerebbe esserci una evidente incongruenza nell’ammettere la possibilità - come è in realtà - che la madre, omicida del suo figlio e gli esecutori sanitari che portano a compimento tale crudele omicidio (per il quale tutti contraggono anche la scomunica), abbiano però la possibilità del pentimento e quindi della Salvezza Eterna e dell’acquisto del Paradiso per la loro anima, mentre tale possibilità “non sarebbe possibile” al “bambino non nato”, per il solo motivo di non aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale. Se dei genitori gravemente colpevoli di omicidio e sottoposti a scomunica possono ancora salvarsi e ottenere il Paradiso, come potrebbe ritenersi che ciò sia negato al “bambino non nato” che non ha avuto colpe personali ed ha per di più patito una iniqua e somma ingiustizia e subìto un atroce martirio fisico, versando il suo sangue - pur ignaro del motivo - proprio “a causa dell’odio alle leggi di Cristo”?
Anche i Padri della Chiesa sin dall’inizio considerano il martirio una sostituzione del Battesimo sacramentale. Secondo San Cipriano i catecumeni che subiscono il martirio “sono battezzati con un più glorioso e più nobile battesimo” (Ep.73,22; cfr. S. Agostino, De civitate Dei, XIII, 7). Tale concetto è riferito anche ai “Santi Innocenti” uccisi da Erode che neppure erano “catecumeni” ed ignari del motivo della loro uccisione.
Dice inoltre Sant’Agostino: “É un’offesa pregare per un martire; dobbiamo piuttosto implorare le sue preghiere” (Sermo 159, 1).
Il Battesimo di Sangue però - insegna la Teologia - non conferisce “il carattere”, ma permette ugualmente l’accesso immediato in Paradiso (cfr. S. Th., III, 66, 11 e 12).
Anche nelle “rivelazioni”, più avanti riportate, della Beata Anna Caterina Emmerich (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.291) viene dalla veggente sottolineato come i bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo - rivela la Beata Emmerich - “le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti”.
Da ciò appare evidente quanto sia appropriata l’istituzione di una Memoria Liturgica anche dei SANTI NON NATI, che solleciterebbe il ricorso dei fedeli alla loro intercessione presso Dio, ottenendo maggiori grazie da parte di Dio per il bene loro e della “Chiesa militante e purgante”.
B Il Battesimo di “desiderio vicario” ricevuto dai “bambini non nati”
per l’intercessione della Chiesa, Sacramento Universale di Salvezza per tutta l’Umanità
Il Catechismo della Chiesa Cattolica ha illustrato il ruolo della Chiesa in ordine alla salvezza di tutti gli uomini:
“Il mondo fu creato in vista della Chiesa”, dicevano i cristiani dei primi tempi (cfr. Erma, Visiones pastoris, 2, 4, 1; cfr. Aristide, Apologia, 16, 6; San Giustino, Apologiae, 2, 7). Dio ha creato il mondo in vista della comunione alla sua vita divina, comunione che si realizza mediante la “convocazione” degli uomini in Cristo, e questa “convocazione” è la Chiesa. La Chiesa è il fine di tutte le cose (cfr. Sant'Epifanio, Panarion seu adversus LXXX haereses, 1, 1, 5: PG 41, 181C) e le stesse vicissitudini dolorose, come la caduta degli Angeli e il peccato dell'uomo, furono permesse da Dio solo in quanto occasione e mezzo per dispiegare tutta la potenza del suo braccio, tutta l'immensità d'amore che voleva donare al mondo: Come la volontà di Dio è un atto, e questo atto si chiama mondo, così la sua intenzione è la salvezza dell'uomo, ed essa si chiama Chiesa (Clemente d'Alessandria, Paedagogus, 1) (C.C.C. n.760).
“La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1]. Essere il sacramento dell' intima unione degli uomini con Dio: ecco il primo fine della Chiesa. Poiché la comunione tra gli uomini si radica nell'unione con Dio, la Chiesa è anche il sacramento dell'unità del genere umano. In essa, tale unità è già iniziata poiché essa raduna uomini “di ogni nazione, razza, popolo e lingua” (cfr. Ap.7,9); nello stesso tempo, la Chiesa è “segno e strumento” della piena realizzazione di questa unità che deve ancora compiersi” (C.C.C. n.775).
In quanto sacramento, la Chiesa è strumento di Cristo. Nelle sue mani essa è lo “strumento della Redenzione di tutti”, (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1) “il sacramento universale della salvezza”, (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 1) attraverso il quale Cristo “svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes, 45). Essa “è il progetto visibile dell'amore di Dio per l'umanità” (Paolo VI, discorso del 22 giugno 1973), progetto che vuole “la costituzione di tutto il genere umano nell'unico Popolo di Dio, la sua riunione nell'unico Corpo di Cristo, la sua edificazione nell'unico tempio dello Spirito Santo” (Conc. Ecum. Vat. II, Ad Gentes, 7; cfr. Id., Lumen Gentium, 17) (C.C.C. n.776).
In quanto “Sacramento Universale della Salvezza” la Chiesa ha il compito di trasmettere la grazia divina principalmente attraverso i suoi sette Sacramenti. Ma essendo essa finalizzata, in conformità al volere di Cristo, alla trasmissione della grazia salvifica a tutti gli uomini, non si può pensare che tale volontà di Cristo e della Chiesa resti priva di effetto proprio in quelle creature che - senza alcuna loro colpa - sono ancora del tutto impossibilitate a “capire” e ad “accettare” od anche solo a “ricevere fisicamente” i Sacramenti, cui è connesso il dono della grazia, che può essere ricevuta, in via ordinaria, solo per mezzo dei Sacramenti della Chiesa.
Nel caso dei “bambini non nati” o dei “neonati”, che sono privi di ogni possibilità di ricevere il Battesimo sacramentale anche solo “per desiderio”, si può dunque credere che essi siano raggiunti dalla grazia salvifica “per il desiderio della Chiesa”, cioè mediante un Battesimo definito di “desiderio vicario”. In tal modo anch’essi ricevono la remissione della “colpa” del Peccato Originale, prima della loro morte, ma in via extra-sacramentale, cioè “per il desiderio della Chiesa” e “per Volontà di Dio”, che “vuole che tutti gli uomini siano salvi”, applicando anche per essi i meriti di Cristo.
Tale effetto lo si deve supporre ancor “più certo” soprattutto nel caso dei bambini di quei genitori che avrebbero voluto battezzare i loro bambini, ma che non ne hanno avuto la possibilità, o a causa di un aborto spontaneo (e incolpevole) sopravvenuto o a causa di una malattia improvvisa e mortale contratta dal bambino subito dopo la nascita, che non ha concesso il tempo per il conferimento del Battesimo sacramentale.
Ancora più chiaramente questa “speranza di salvezza”, estesa anche a chi non è stato battezzato, è espressa dal Concilio Ecumenico Vaticano II: “Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazioni, e di subire la morte; ma, associato al mistero pasquale, diventando conforme al Cristo nella morte, così anche andrà incontro alla risurrezione fortificato dalla speranza. E ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti, è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale. Tale e così grande è il mistero dell'uomo, questo mistero che la Rivelazione cristiana fa brillare agli occhi dei credenti. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua risurrezione ci ha fatto dono della vita, perché anche noi, diventando figli col Figlio, possiamo pregare esclamando nello Spirito: Abba, Padre!” (Gaudium et Spes: 1, 22).
Anche e ancor più per i “bambini non nati” “per Cristo e in Cristo riceve luce quell'enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime”. Senza alcun dubbio anche per essi Cristo ha meritato il dono della vita grazie alla sua morte e risurrezione, facendo diventare anche i “bambini non nati” “figli” nel Figlio. Chi, infatti, più dei “bambini non nati” - rifiutati, abbandonati e uccisi in modo abominevole dalle loro stesse madri e dalla società umana - hanno bisogno e quasi “il diritto” di pregare e gridare nello Spirito il loro “Abba, Padre”, essendo stati privati dell’assistenza di ogni altra “maternità” e “paternità” umana?
Nel loro “grido silenzioso” (come ben documentato nel famoso filmato del Dott. Nathanson) sembra che rivivano l’assimilazione più piena all’esperienza e al “grande grido di Cristo” sulla Croce: “Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»” (Mt.27,46), che sono le parole iniziali del Salmo 22: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?… io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo… dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. Mi circondano tori numerosi… Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce. Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa… su polvere di morte mi hai deposto. Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto… In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati…” (Sal,22,2.7.10.12.13-20.5-6).
IL PARADISO O IL PURGATORIO PER LE ANIME DEI BAMBINI
Poiché il Catechismo (al n.1261) “ci consente di sperare che esistano” delle “vie di salvezza” per i Bambini morti senza il Battesimo sacramentale e le argomentazioni sopra esposte lo comprovano in maniera tanto vasta, da rendere tale “speranza” una “certezza morale” (se non proprio “rivelata”), resta però da capire se tale Salvezza delle anime dei bambini non battezzati può fare riferimento al conseguimento di un immediato accesso in Paradiso (come “i Santi” canonizzati), subito dopo la loro morte, oppure se ciò può avvenire solo dopo un periodo di purificazione (come “le anime sante” del Purgatorio).
La Beata Teresa di Calcutta, nell’intervista sopra citata, dichiarava: “noi non sappiamo esattamente cosa accade ai bambini che muoiono, ed in particolar modo ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il battesimo”.
Riguardo al sapere “esattamente cosa accade ai bambini che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo”, anche se ciò non può costituire “un metodo teologico” appropriato e non può essere preso a fondamento di un pronunciamento né teologico né magisteriale, vorrei comunque qui brevemente accennare a quanto la Beata Anna Caterina Emmerich rivelò nelle sue “visioni” e “rivelazioni” che, provenienti esse sicuramente da Dio, hanno “una grande autorevolezza” nel farci sapere “esattamente” cosa accade ai bambini che muoiono o con il Battesimo sacramentale o senza aver ricevuto il Battesimo sacramentale, aiutando eventualmente a discernere meglio le motivazioni teologiche che sottostanno alle “verità” fatte conoscere da tali “rivelazioni private”.
A Il Paradiso per i bambini che hanno ricevuto il Battesimo “sacramentale”
La Beata Anna Caterina Emmerich rivela il caso di un fanciullo che, nello splendore della Grazia Battesimale, le apparve dinanzi dicendole: “Io ti ringrazio per il Battesimo. Se tu non fossi intervenuta adesso sarei tra i pagani e i giudei”. Era avvenuto che la madre di quest’anima in pericolo di morte appena nata nel corpo, aveva supplicato Suor Emmerich nel silenzio del suo cuore. La Veggente intervenne, facendo in modo che il fanciullo ricevesse il “battesimo di emergenza” prima di morire.
La Beata Anna Caterina in tale circostanza rivelò che Dio invia volentieri il suo aiuto per fare in modo che nessun bambino muoia non battezzato, ma che pochissimi pregano per l’ottenimento di questa grazia (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.290).
Da ciò potrebbe apparire quanto mai opportuna l’istituzione di una Memoria Liturgica per i BAMBINI, con la promulgazione di una preghiera “ufficiale” e “pubblica” della Chiesa, che consenta ai bambini “già nati”- ma in pericolo di vita e non possibilitati in alcun modo a ricevere il Battesimo sacramentale – di poter ricevere “quell’aiuto” che Dio invia volentieri, per “fare in modo che nessun bambino muoia non battezzato”.
B Il Paradiso per i bambini che hanno ricevuto il Battesimo di “sangue”
Anche per il “Battesimo di sangue” si potrebbe ritenere, da quanto sopra esposto per i casi dei “bambini non nati” uccisi con l’aborto o con la fecondazione artificiale a motivo “dell’odio contro Cristo” e le sue Leggi, che esso permetta l’immediato accesso in Paradiso, avendo probabilmente “il martirio” di tali bambini fatto rimettere “la colpa” ed anche fatto espiare “la pena” del Peccato Originale (analogamente al caso dei SANTI INNOCENTI di Betlemme).
Per tale motivo sarebbe giustificato denominarli e ricordarli liturgicamente come i SANTI NON NATI.
C Il Purgatorio per i bambini che non hanno ricevuto alcuna forma di Battesimo
Nella stessa “rivelazione privata” sopra citata (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerick”, ed. Segno, 1998, pag.289) la Beata Emmerich afferma che le anime dei bambini non battezzati sacramentalmente vadano invece in Purgatorio, poiché ella (è scritto letteralmente) “vide” le anime dei bambini non battezzati di genitori cristiani, le anime dei cristiani che vivevano separati dalla Chiesa, come anche le anime dei Giudei e dei pagani, le quali a motivo della loro buona condotta di vita avevano ricevuto la misericordia di Dio: tutte queste anime ella le vide raccolte in diversi luoghi e suddivise per gruppi di appartenenza come assai povere e abbandonate, perché tutte queste sentivano la mancanza di partecipazione al patrimonio delle grazie della Chiesa, specialmente alla Santa Messa (cfr. op. cit., p.289).
Allora si può affermare con sicurezza che quelle “vie di salvezza per i bambini (già nati) morti senza Battesimo” che il Catechismo “ci consente di sperare che esistano”, al fine di far ottenere la grazia santificante in via extra-sacramentale, riguardano anche le anime dei “bambini non nati” e non battezzati, i quali andrebbero - se non proprio subito in Paradiso - almeno in Purgatorio, e quindi necessitino dei “suffragi” della Chiesa, perché vengano fatte partecipi del patrimonio delle grazie della Chiesa, specialmente attraverso la celebrazione della Santa Messa: così come dice espressamente la Beata Emmerich, riferendosi in modo specifico a quelle “anime povere e abbandonate”, anche dei “bambini non battezzati” di genitori cristiani, che sentivano appunto la mancanza di partecipazione al patrimonio di grazie della Chiesa, specialmente della Santa Messa.
La Beata Anna Caterina Emmerich conferma tale “rivelazione” in un’altra visione da lei avuta delle anime del Purgatorio il 27 settembre 1820. Ella dichiara: “Nel Purgatorio ho visto pure e particolarmente la condizione dei fanciulli che sono stati uccisi prima e subito dopo la nascita, cosa che però non saprei come rappresentare, anche se potessi rivelarlo, e perciò tralascio…” (cfr. Emmerich, “Visioni”, Cantagalli, Siena, 1995, p.96). In quest’ultimo caso la Beata si riferisce espressamente alle anime dei bambini uccisi con l’aborto o subito dopo la loro nascita.
Se le anime di questi bambini “abortiti” di cui lei parla sono andate in Purgatorio, anzittutto la Beata ci conferma espressamente che le anime di tali bambini non vanno al “Limbo” ma in Purgatorio, e nel caso specifico di questi bambini di cui la Beata parla essi forse non erano stati uccisi per la motivazione dell’“odio a Cristo e alle sue Leggi”, secondo come spiegato più sopra. In tal caso, pur avendo tali bambini ricevuto la remissione della “colpa” del Peccato Originale in via extra-sacramentale, come ogni altro “bambino non nato”, non hanno però completato l’espiazione della “pena” del Peccato Originale, da scontarsi perciò in Purgatorio.
D La “non esistenza” del Limbo
Sant'Agostino insegnava che i bambini non battezzati vanno all'Inferno, anche se la loro pena è lieve, poiché non hanno commesso colpe. Più tardi, nel corso del Medio Evo, e soprattutto per effetto del Concilio Lateranense IV e del Concilio di Firenze, si sviluppò la dottrina del Limbo quale luogo della felicità naturale. Questa dottrina, in pratica, è stata ritenuta valida fino alla metà del secolo scorso. Secondo il Catechismo di San Pio X, infatti, «i bambini morti senza battesimo vanno al limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono; perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l'inferno e il purgatorio».
Oggi abbiamo il nuovo Catechismo che ricorda come la Chiesa non può che affidare “alla misericordia di Dio” questi bambini. Infatti, è scritto testualmente nel Catechismo: “la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: "Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite", ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo”.
Il Concilio Vaticano II ha contribuito a far maturare una nuova prospettiva anche in relazione a questo specifico tema. La Gaudium et Spes, ad esempio, al n°22 afferma che lo Spirito Santo dà a tutti gli uomini la possibilità di essere associati al mistero pasquale. E dunque appare chiaramente come l’approfondimento della questione vada fatto alla luce degli insegnamenti che riguardano “la volontà salvifica universale di Dio, l'unicità della mediazione di Cristo e la sacramentalità della Chiesa in ordine alla salvezza”.
La “rivelazione privata” della Beata Emmerich sopra riportata sembra escludere la possibilità di un Limbo “eterno” per i bambini morti senza il Battesimo.
Credo che, al riguardo, tutte le valutazioni sopra riportate, ulteriormente approfondite e chiarite, possano permettere di “scoprire” che nella “realtà ontologica finale”, cioè almeno dopo il Giudizio Universale, l’esistenza di un Limbo “eterno” non appare più sostenibile.
Ciò è deducibile anche dal fatto che lo stesso Catechismo afferma che “Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col Mistero pasquale” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes, 22; cfr. Id., Lumen Gentium, 16; Id., Ad Gentes, 7].
Se si deve ritenere che lo Spirito Santo dia “a tutti” questa possibilità di venire a contatto con il Mistero pasquale, e quindi tale possibilità la si intende riferita inequivocabilmente almeno agli “adulti” (che anche non hanno ricevuto alcuna forma di battesimo per la remissione della colpa del Peccato Originale) - e per i quali si deve ritenere “di fede” che (senza uno speciale privilegio, proprio e solo della Vergine Maria) in vita sono stati gravati anche da colpe personali, almeno “veniali” -, come si potrebbe non ritenerlo riferito anche alle anime dei “bambini non nati” (se fosse vero che non possono andare né in Purgatorio né in Paradiso), i quali per di più non sono gravati neppure da alcuna colpa personale, neppure “veniale”?…
E’, d’altra parte, “verità di fede”, come insegna anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (n.1022), che: “Ogni uomo (quindi indiscutibilmente anche i “bambini non nati”) fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [cfr. Concilio di Lione II: Denz.-Schönm., 857-858; Concilio di Firenze II: ibid., 1304-1306; Concilio di Trento: ibid., 1820] o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo [cfr. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1000-1001; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: ibid., 990] oppure si dannerà immediatamente per sempre [cfr. Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: Denz.-Schönm., 1002].
Non sembra esistere, perciò, nel dogma sopra riportato, la possibilità di una “quarta condizione”, per di più “eterna”, come quella supposta di un Limbo per i bambini non battezzati. Se esistesse un tale luogo per i bambini morti senza battesimo dovrebbe però essere necessariamente “temporaneo”, cioè sussistente al massimo solo sino alla fine del mondo, come il Purgatorio. Ma allora non ha senso chiamarlo “Limbo”, essendo possibile identificarlo con lo stesso Purgatorio, in cui vi sono già gradi diversi di pena, finalizzati a completare la purificazione di ciascuna anima prima della definitiva entrata in Paradiso.
Tutto ciò - convenientemente approfondito dal punto di vista teologico - renderebbe perciò possibile di poter prendere in “favorevole” considerazione la proposta della Memoria Liturgica dei SANTI NON NATI avanzata da Mons. Spreafico o dei BAMBINI NON NATI - o un’espressione simile - da me avanzata in momentanea alternativa.
IL RUOLO SALVIFICO DI MARIA VERGINE, MADRE DEI VIVENTI
Insegna il Concilio Ecumenico Vaticano II (Lumen Gentium 8, 52): “Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, “quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adottivi” (Gal.4,4-5), “Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine” (Lumen Gentium: 8,52).
“Quale discendente di Adamo, (Maria) è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra”. Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amantissima” (Lumen Gentium: 8, 53).
“E questa maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso fedelmente prestato nell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti. Difatti anche dopo la sua assunzione in cielo non ha interrotto questa funzione salvifica, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni che ci assicurano la nostra salvezza eterna. Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice” (Lumen Gentium: 8, 62).
La Vergine Maria è l’unica discendente di Adamo che “conosce” cosa significa “venire all’esistenza” priva della colpa del Peccato Originale, perché è l’unica creatura che è stata “concepita” “immacolata”. La Vergine Maria è anche l’unica creatura umana che “conosce” cosa significa essere “madre” di un bambino “concepito” “immacolato”, come lo fu Gesù Bambino, il Verbo Incarnato. Ella avrà perciò una “sensibilità” ed una “cura specialissima” verso tutti i figli di Adamo, sin dall’istante del loro “concepimento” nel grembo materno, che avviene invece - diversamente da lei - con “la colpa” del Peccato Originale.
Si potrebbe forse applicare a Maria, parafrasando quanto sta scritto nella Parola Divina: “Sion ha detto: «Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato». Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io (MARIA) invece non ti dimenticherò mai. Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
Maria è “avvocata”, “ausiliatrice”, “soccorritrice”, “mediatrice”: per “tutti” gli uomini, e quindi anche per quelli solo “concepiti” e “non ancora nati”. Ella “difende”, “aiuta”, “soccorre”, “intercede” efficacemente anche per l’anima di ogni bambino appena “concepito” e che dovesse morire prima di aver potuto ricevere il Battesimo sacramentale, in quanto tutti gli uomini sono stati, in un modo spirituale, come “concepiti” nel suo grembo.
Lei, Santità, nella Lettera scritta per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione (cfr. Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm) della Santa Casa di Nazareth a Loreto, così efficacemente esprimeva tale concetto del “concepimento di tutti gli uomini in Maria”: “San Leone Magno diceva che “i figli della Chiesa sono stati generati con Cristo nella sua nascita” (Sermo VI, 2, PL 54, 213) e la Lumen Gentium afferma, a sua volta, che Maria “è veramente madre delle membra di Cristo, perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra (n.53). Questo viene a dire che il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)”. Così pure Lei disse a Palermo il 23 novembre 1995, in occasione del III Convegno della Chiesa in Italia: "La Casa del Figlio dell'uomo, in un certo senso, passa attraverso quella casa. La storia dell'intera umanità in quella casa riannoda le sue fila. La Chiesa che è in Italia, alla quale la Provvidenza ha legato il santuario della Santa Casa di Nazaret, ritrova lì una viva memoria del mistero dell'Incarnazione, grazie al quale ogni uomo è chiamato alla dignità di figlio di Dio".
Se pertanto per i “bambini non nati” non avessero efficacia né il “battesimo di sangue”, né il “battesimo di desiderio vicario” della Chiesa (Corpo Mistico di Cristo), per far ottenere loro la grazia santificante in un modo extra-sacramentale, sarà però sicuramente ottenuta tale grazia per loro se la Chiesa ricorrerà all’efficace intercessione della “Madre di Dio” e “Madre di tutti i viventi”, nel cui grembo tutti siamo stati “spiritualmente concepiti”. La Chiesa ci assicura, infatti, che la maternità salvifica di Maria “perdura senza soste … fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti”, grazie alla sua “molteplice intercessione” con cui “continua a ottenerci i doni che ci assicurano (come anche ai “bambini non nati”) la nostra salvezza eterna”, poiché ella incessantemente “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni (e chi più dei “bambini non nati” sono in mezzo a pericoli ed affanni?), fino a che non siano condotti nella patria beata” (Lumen Gentium: 8, 62)
LA CONDIZIONE FINALE DEGLI UOMINI DOPO IL GIUDIZIO UNIVERSALE
Alla fine del mondo, dopo la risurrezione finale dei corpi ed il Giudizio Universale, esisterà solo il Paradiso e l’Inferno, oppure esisterà anche un Limbo “eterno” per i bambini non battezzati? Perché è evidente che se i bambini non battezzati non potranno “mai” accedere al Paradiso, pur non andando “mai” all’Inferno, dovranno restare in un Limbo “eterno”. Ma ciò non sembra sostenibile in base alla Rivelazione. Di per sé è di “fede dogmatica” che dopo il Giudizio Universale vi saranno “solo” il Paradiso eterno e “solo” l’Inferno eterno. Sembrerebbe perciò esclusa la possibilità dell’esistenza di un Limbo “eterno”.
D’altra parte è dottrina comunemente accettata, anche da San Tommaso e anche nel vecchio Catechismo di San Pio X, che “non sia possibile” l’Inferno eterno per i bambini non battezzati e che non hanno commesso colpe personali, ma sono morti con il solo Peccato Originale. Da ciò si deve dedurre che - al massimo - le anime dei “bambini non nati” o dei “neonati” e non battezzati vadano in Purgatorio, dal quale potranno accedere in Paradiso: poiché alla fine del mondo anche il Purgatorio cesserà e resterà solo il Paradiso e l’Inferno, come Gesù stesso nel Vangelo rivela chiaramente riguardo alla condizione che subentrerà dopo il Giudizio Universale: è scritto, infatti, che gli uomini “se ne andranno, o al supplizio eterno, o alla vita eterna” (cfr. Mt.25,46). Non vi si parla, perciò, di un’altra condizione “intermedia”.
Già il libro di Daniele mostrava solo “un duplice” destino eterno: “Quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l'infamia eterna” (Dan.12,2). Ma assai più chiaramente - come detto sopra - ciò è insegnato da Gesù stesso, che sarà il Giudice infallibile di tutti gli uomini nel Giudizio Universale, alla fine del mondo: “Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna” (Mt.25,31-46).
Gesù stesso, perciò, nel Vangelo dichiara che dopo il Giudizio Universale gli uomini “se ne andranno, chi “al supplizio eterno” e chi “alla vita eterna” (Mt.25,46), perché “ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me” (Mt.24,45), oppure “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt.25,40).
Proprio queste parole evangeliche sono espressamente riportate alla conclusione dell’Istruzione “Donum Vitae” della Congregazione per la Dottrina della Fede (del 22 febbraio 1987) con l’interpretazione “testuale” che “la parola di Cristo trova qui una risonanza nuova e particolare: "Ciò che avrete fatto (o non avrete fatto) al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto (o non lo avrete fatto) a me" (Mt.25,40). L’istruzione “Donum Vitae” interpreta chiaramente che Gesù definisce il “bambino non nato” o “appena concepito” come “il più piccolo” dei suoi fratelli, ritenendo fatto a se stesso quanto si fa in suo favore o contro di lui: cioè, nel caso specifico, salvaguardandone la vita nel grembo materno o sopprimendola con l’aborto o con la fecondazione artificiale. Da tale interpretazione si deduce come Gesù ponga a “criterio-base” di salvezza o di condanna per gli altri uomini quanto è stato fatto o non è stato fatto “proprio” e “in modo particolare” a tali suoi fratelli “più piccoli” (cioè, ai “bambini non nati” o “appena concepiti”).
La stessa elencazione delle opere, da Gesù enunciate per la definizione del giudizio di “salvezza” o di “condanna” per ogni uomo, sono perfettamente riconducibili, e nel grado estremo, ai “bambini non nati”: anch’essi “avevano fame e sete” (per poter continuare la gestazione nel grembo materno), “erano forestieri” (alla realtà del mondo esterno ancora non mai visto), “erano nudi” (letteralmente), “erano malati” (come a causa delle malattie genetiche), “erano in carcere” (perché “chiusi” nel grembo materno): e sono stati “conservati in vita” e “fatti nascere” o “non sono stati conservati in vita “ e “non sono stati fatti nascere”. Nei “bambini non nati”, perciò, più che nel caso di ogni altro essere umano, si può vedere come già soltanto e proprio loro - uno solo di loro! - siano come “il criterio di constatazione” se “si sono praticate tutte le opere di misericordia elencate da Gesù” oppure “se non si è praticata nessuna delle opere di misericordia elencate da Gesù”, determinando così il Giudizio di salvezza o di condanna.
Tornano a questo proposito “illuminanti” le parole scritte dalla Beata Teresa di Calcutta, in una Lettera del 31 maggio 1992 indirizzata al "Movimento per la Vita": “Cari amici, di tutta Italia, oggi Gesù viene in mezzo a noi ancora una volta come bambino, come il bambino non nato, ed i suoi non lo accolgono. Gesù divenne un fanciullo in Betlemme per insegnarci ad amare il bambino. Il bambino non nato - il feto umano - è un membro vivente della razza umana, come te e me, creato ad immagine e somiglianza di Dio, per grandissime cose: amare ed essere amato. Perciò non c'è più da scegliere una volta che il bambino è stato concepito. Una seconda vita - un altro essere umano - è già nel grembo della madre. Distruggere questa vita con l'aborto è omicidio, così come un qualunque altro omicidio, anzi peggio di ogni altro assassinio. Poiché chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo ed il più misero della razza umana, e la sua stessa vita dipende dalla madre: dipende da te e da me, per una vita autentica”.
Sembrerebbe perciò una contraddizione evidente e spropositata pensare che Gesù possa ritenere fatto a Lui stesso quanto viene fatto al “bambino non nato” se ucciso con l’aborto (e che da Lui è chiamato “il più piccolo dei suoi fratelli” e costituendone persino come il “criterio-base” di salvezza o di condanna per gli altri uomini, riguardo a “tutte” le opere di misericordia praticate o meno nei suoi riguardi), e poi non accoglierne l’anima immortale nel suo Regno Eterno di felicità, nel Paradiso, nonostante tale “bambino non nato” abbia patito “un vero martirio” nel corpo, con una uccisione “cruenta” e “crudele”, e per di più compiuto anche - e si può supporre nella maggioranza dei casi - con l’espressa volontà di “odio a Cristo” e alle sue Leggi.
Sembrerebbe anche profondamente “incongruente” - come già sopra esposto - che la madre, omicida del suo figlio, e che contrae anche la scomunica, così come chi esegue l’aborto, abbiano essi però nel tempo successivo di vita la possibilità del pentimento e della Salvezza Eterna della loro anima nel giorno del Giudizio Universale (dopo l’eventuale purificazione nel Purgatorio), mentre tale possibilità verrebbe negata al figlio innocente, che è privo di ogni colpa personale, e che patisce la più iniqua delle ingiustizie, e la privazione e negazione “totale” di tutte le opere di misericordia elencate da Gesù per il definitivo Giudizio Finale, con anche il massimo “abbandono” “umano” possibile, qual è quello della madre stessa: “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece - assicura Dio Padre - non ti dimenticherò mai… sempre davanti a me” (Is.49,14-16).
L’UNIVERSALITA’ DELLA GRAZIA E IL MISTERO DELLA PREDESTINAZIONE
E’ dottrina della Chiesa che, benché la grazia sia un dono dell’amore e della misericordia di Dio, tuttavia, a motivo della volontà divina salvifica universale, essa viene data a tutti gli uomini (quindi inclusi anche i “bambini non nati”) anche al di fuori dei Sacramenti.
Se perciò Dio può agire anche al di fuori dei Sacramenti per poter comunicare “la grazia della giustificazione” a tutti gli uomini, perché non dovrebbe farlo anche per i “bambini non nati”, se per gli “adulti” lo fa?…
La Scrittura stessa attesta l’universalità della volontà divina di salvezza (1^Tim.2,4; 2^Pt.3,9), e l’universalità della redenzione di Cristo (1^Gv.2,2; 2^Cor.5,15; 1^Tim.2,6; Rom.5,18).
Siccome però in realtà non tutti gli uomini raggiungono la felicità eterna, ne consegue che c’è una duplice volontà di Dio relativa alla loro salvezza:
- l’una universale, per cui Dio, indipendentemente dallo stato finale dei singoli, vuole la salvezza di tutti gli uomini alla condizione che muoiano in grazia;
- l’altra particolare, per cui Dio tenendo conto dello stato finale dei singoli, vuole assolutamente la salvezza di coloro che lasciano la vita in grazia: e tale volontà coincide con la predestinazione.
Se si può supporre e sostenere “con certezza morale” che a tutti i “bambini non nati” venga elargita gratuitamente la grazia della giustificazione (o grazia santificante), e quindi la grazia della remissione della “colpa” del Peccato Originale (sebbene possa permanere la necessità dell’espiazione in Purgatorio della “pena”, che può essere rimessa “totalmente” soltanto nel caso del ricevimento del Battesimo sacramentale), è certo però che tali “bambini non nati” (in via ordinaria) non hanno la possibilità di “fare una scelta” (per la mancanza dell’uso di ragione e dell’esercizio del libero arbitrio).
Essi, cioè, come non hanno la possibilità di “scegliere” di “accettare di ricevere” la grazia della giustificazione altrettanto però - per la mancanza dell’uso di ragione e del conseguente esercizio del libero arbitrio - non hanno neppure la possibilità di “scegliere” di “rifiutare” tale grazia della giustificazione, donata da Dio gratuitamente anche a loro, per i meriti di Cristo.
Se si ammette pertanto che Dio possa infondere, e di fatto “infonda”, la grazia santificante in via “extra-sacramentale” ai “bambini non nati”, prima della loro morte, se ne deve dedurre che la loro stessa impossibilità naturale di “rifiutare” tale dono di grazia li faccia morire (sopravvenendo l’aborto o la morte dopo la fecondazione artificiale) “in stato di grazia”.
Per cui essi rientrano nella duplice volontà di Dio relativa alla loro salvezza:
- quella universale, ove Dio, indipendentemente dallo stato finale dei singoli, vuole la salvezza di tutti gli uomini alla condizione che muoiano in grazia (e, nel caso sopra considerato, “tutti” i “bambini non nati” morirebbero “necessariamente” in stato di grazia);
- quella particolare, per cui tenendo conto dello stato finale dei singoli (e, nel caso sopra considerato, il fatto che “tutti” i “bambini non nati”, “necessariamente” morirebbero in stato di grazia), Dio vuole assolutamente la salvezza di tali “bambini non nati”, poiché “necessariamente” lasciano la vita “in stato grazia”: per cui la condizione dei “bambini non nati” coincide con la condizione di tutti gli altri uomini che sono “predestinati” alla Vita Eterna.
Per tali motivi i “bambini non nati” come non possono “mai” andare all’Inferno (per l’assenza di “colpe personali”), così appare evidente che “mai” potranno andare in un ipotetico Limbo “eterno” (che presuppone sempre una morte in stato di “peccato mortale”, come è “la colpa” del Peccato Originale). E ciò perché se i “bambini non nati” ricevono “tutti” - per una via extra-sacramentale - la grazia della giustificazione, “tutti” moriranno necessariamente in stato di grazia, andando a far parte così della schiera degli “eletti” o “predestinati” da Dio alla Vita Eterna (anche se tali bambini non battezzati sacramentalmente dovessero anche andare in Purgatorio fino alla fine del mondo).
Insegnava al riguardo il Sommo Pontefice Paolo VI: “Qui la questione religiosa si complica ancora terribilmente, perché vi si innestano due fattori delicatissimi e a priori imponderabili: la libertà umana e la misteriosa libertà divina; siamo alle soglie dell’insondabile mistero della predestinazione. L’uomo arriva a Dio liberamente, nonostante il rigore dei ragionamenti teologici; e Dio salva l’uomo liberamente, non avendo noi mai un vero diritto dinanzi a Lui; anche i nostri meriti derivano in fondo dalla sua misericordia” (Udienza Generale, 26 gennaio 1972).
Si deduce con chiarezza dall’insegnamento di Paolo VI che “Dio può salvare l’uomo liberamente” indipendentemente dalla libera volontà dell’uomo: e quindi, se Dio “vuole” “può” salvare tutti i “bambini non nati”, essendo proprio della sua libertà il concederlo e senza richiedere un’adesione della libera volontà degli stessi “bambini non nati”, che ne sono peraltro impossibilitati “per natura”. Lo stesso insegnamento del Pontefice sottolinea che anche “l’uomo può arrivare a Dio liberamente”; ma ciò lo si può intendere soltanto nel caso di quanti sono già in possesso dell’uso di ragione e del libero arbitrio: e questo non è certamente il caso dei “bambini non nati” o dei “neonati”. Ciò nonostante Dio “liberamente” può “predestinare” - e “di fatto” “predestina” - tali bambini alla Vita Eterna, facendoli rientrare tra gli “eletti”, indipendentemente dalla loro incapacità naturale di “arrivare a Dio” (cfr. Rom.9,14-33).
“Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati” (Rom.8,28-30).
L’OPPORTUNITA’ DELL’ISTITUZIONE DI UNA MEMORIA LITURGICA
DEI “SANTI NON NATI” o DEI “BAMBINI NON NATI”
Sembra comunque da doversi ritenere del tutto “certo”, al di là del risolvimento teologico di tutti i punti sopra indicati nella presente esposizione, che “un certo numero” di “bambini non nati” - almeno di parte di quelli per i quali si celebrano le esequie in Chiesa - sono “realmente” entrati “subito” in Paradiso, o “almeno” sono andati “sicuramente” in Purgatorio, poiché la Chiesa ha istituito un rito dei funerali proprio per loro. Ed è noto, al riguardo, che “lex orandi est lex credendi”.
Ed è anche “dottrina già dichiarata” nel Catechismo della Chiesa Cattolica (al n°1261): “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cfr. 1^Tim.2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite” (Mc.10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i Bambini morti senza Battesimo”.
Pertanto, “almeno” e “solo” “per i bambini” qui sopra indicati (al n°1261), non sarebbe “conveniente” onorarli con una apposita memoria liturgica chiamata dei “SANTI NON NATI”, intendendo riferirsi ai “bambini non nati” andati “sicuramente” “subito” in Paradiso (anche se sono noti solo a Dio), così come anche si fa per la Solennità di “Tutti i Santi” del 1° novembre?…
Oppure, “almeno” e “solo” “per i bambini” sopra indicati (al n°1261), non sarebbe “conveniente” onorarli con una apposita memoria liturgica chiamata eventualmente dei “BAMBINI NON NATI” (o in un modo simile), per “suffragare” eventualmente le anime di quanti tra i suddetti “bambini non nati” fossero andati in Purgatorio (anche se sono noti solo a Dio), così come si commemorano e si suffragano anche le anime “sante” del Purgatorio il 2 novembre di ogni anno?…
Anche se già le due commemorazioni novembrine contengono “in nuce” la preghiera anche per le anime dei “bambini non nati”, non sarebbe conveniente istituire “una specificità” “distinta” in ragione dell’enorme “valore pastorale” sul “rispetto della vita umana nascente” che il richiamo e il ricordo delle anime dei “bambini non nati” costituirebbe presso i cristiani e presso anche tutti gli uomini?…
Personalmente, ritengo umilmente di poter ritenere che l’istituzione della memoria liturgica dei SANTI NON NATI sia comunque davvero “opportuna” (e quindi essere un bene istituirla) anche solo per onorare quel “certo numero di bambini non nati” (il cui numero è noto solo a Dio), che con assoluta certezza sono entrati in Paradiso “subito” dopo la loro morte, pur non avendo ricevuto il battesimo sacramentale (ma potendo aver “meritato” la grazia santificante e la totale remissione della pena del Peccato Originale a motivo del “battesimo di sangue” ricevuto per la morte di aborto patita “in odio a Cristo”). Tale memoria liturgica, infatti, non farebbe riferimento a “tutti” i “bambini non nati” morti senza il battesimo sacramentale, ma “solo” a quelli che, “per una via di salvezza” nota solo a Dio (C.C.C. 1261), hanno sicuramente raggiunto il Paradiso “subito” dopo la loro morte: senza comportare, quindi, con ciò, l’asserzione teologica e il pronunciamento magisteriale che “tutti” i “bambini non nati”, morti senza il battesimo, vadano “sicuramente” in Paradiso.
Quindi, già per questo solo motivo, mi sembrerebbe “conveniente” e “devozionalmente” e “pastoralmente” “assai efficace” l’istituzione di una memoria liturgica dei SANTI NON NATI, lasciando poi ugualmente aperta alla libera ricerca teologica l’approfondimento sulla possibilità di intendere “una estensione” di tale memoria a “tutti” i “bambini non nati”, come anche alla possibilità di un pronunciamento magisteriale al riguardo, che potrà esserci come potrà mai esserci, e che - in ogni caso - non intaccherebbe mai la sostanza della memoria liturgica dei SANTI NON NATI, in quanto essa sarebbe sempre riferita ad onorare “solo” “quel” “certo numero indefinito” e “non noto” di “bambini non nati”, e non battezzati sacramentalmente, che però “sicuramente” sono entrati in Paradiso “subito” dopo la loro morte, per quella “via di salvezza” nota solo a Dio (C.C.C.1261), come può avvenire sicuramente con il “battesimo di sangue”.
Ciò avverrebbe allo stesso modo di come già avviene anche per i “Santi Innocenti di Betlemme”. Di essi, infatti, la Chiesa ne onora la memoria liturgica in riferimento “solo a loro”, pur non conoscendone né il numero né il nome di ciascuno. Con tale memoria liturgica la Chiesa non intende perciò fare riferimento e onorare “tutti” i “bambini innocenti”, morti anche per altre cause, ma che pur possono essere e sono sicuramente ugualmente “Santi” e quindi certissimamente in Paradiso. Allo stesso modo, perciò, si potrebbe intendere e si potrebbe fare per una memoria liturgica dedicata ai “SANTI NON NATI” o, in alternativa provvisoria, dei “BAMBINI NON NATI”.
Tale memoria liturgica dei SANTI NON NATI o dei BAMBINI NON NATI, inoltre, ben si coordinerebbe anche con quanto da Lei, Santità, è stato auspicato nell’Evangelium Vitae” (al n.100): “Mosso da accorata sollecitudine per la sorte di ogni uomo e donna ripeto oggi a tutti quanto ho detto alle famiglie impegnate nei loro difficili compiti fra le insidie che le minacciano: è urgente una grande preghiera per la vita che attraversi il mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, creatore e amante della vita” (Evangelium Vitae, 100). E ancora: “Ritroviamo, dunque, l’umiltà e il coraggio di pregare e digiunare per ottenere che la forza che viene dall’Alto faccia crollare i muri di inganni e di menzogne che nascondono agli occhi di tanti nostri fratelli e sorelle la natura perversa di comportamenti e di leggi ostili alla vita, e apra i loro cuori a propositi e intenti ispirati alla civiltà della vita e dell’amore” (Evangelium Vitae, 100).
Chi più dei SANTI NON NATI, che hanno sperimentato in loro stessi il dolore inesprimibile del “rifiuto” della loro vita da parte della loro stessa madre umana e dell’intera società, potranno intercedere presso Dio per ottenere tali grazie a tanti nostri fratelli e sorelle?…
Anche nelle “rivelazioni”, più sopra riportate, della Beata Anna Caterina Emmerich (cfr. “La vita e la passione di Suor Anna Caterina Emmerich”, ed. Segno, 1998, pag.291) viene dalla veggente sottolineato come i bambini morti innocenti, possono intercedere favorevolmente per gli altri perché Dio è pronto ad ascoltarli. Purtroppo - rivela la Beata Emmerich - “le anime di queste creature sono così poco chiamate dai credenti”.
Da ciò appare evidente quanto sia appropriata l’istituzione di una Memoria Liturgica anche dei SANTI NON NATI, che solleciterebbe il ricorso dei fedeli alla loro intercessione presso Dio, ottenendo maggiori grazie da parte di Dio per il bene di ogni persona, della Chiesa e dell’intera Umanità.
Santità amatissima, sottomettendomi in tutto quanto ho scritto al giudizio del Suo Magistero Infallibile, voglio attestare anche presso Lei la mia gratitudine all’amico, fratello e padre Sua Ecc.za Mons. Serafino Spreafico, che ha voluto richiedermi questo scritto. Anch’io - con lui - mi associo nell’onorare L’IMMENSA MOLTITUDINE DEI “SANTI NON NATI” ed anche dei “SANTI appena NATI”, tra i quali posso annoverare un mio fratellino, morto improvvisamente all’età di soli sei mesi e che aveva già avuto l’immenso dono di aver potuto ricevere la “nuova nascita spirituale” attraverso la Grazia del Santo Battesimo Sacramentale.
In casa, con la mia mamma Elisa (da vari anni in carrozzina con una gamba amputata e tanto sofferente), lo preghiamo ogni giorno invocandolo (privatamente) come SAN LEONARDO NICOLINI.
Egli avrà anche già accolto nella Vita Eterna il mio papà Augusto, “chiamato” dal Signore con “una santa morte” nel 1960. Egli, dopo aver sofferto con pazienza per tanti anni il martirio del suo corpo ammalato, nel suo “ultimo giorno”, subito dopo aver ricevuto tutti i Sacramenti, è spirato “con un ineffabile sorriso”, dopo aver sollevato il capo verso “Qualcuno” che “vedeva” solo lui e dopo averGli detto le parole: “Signore, fammeli vedere dal Cielo questi miei figli”.
“Per questo, dico, io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome, perché vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità, e conoscere l'amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio. A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen” (Ef.3,14-21).
ChiedendoLe, Santità, la Sua paterna Benedizione Apostolica, anche per tutti i miei familiari, parenti ed amici, devotamente La saluto, professandomi suo umilissimo figlio.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Via Maggini, 230– 60127 ANCONA
Tel. e Facs. 071.83552 - Cell. 339.6424332
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it
Sito Internet: www.lavocecattolica.it
1-2 NOVEMBRE 2006
COMMEMORAZIONE DEI SANTI NON NATI
Leggi la proposta liturgica collegandoti all’indirizzo Internet:
www.lavocecattolica.it/memoria.liturgica.htm
RIGUARDO ALLA SORTE ETERNA
DELLE ANIME DEI BAMBINI MORTI SENZA IL BATTESIMO SACRAMENTALE
BAMBINI MORTI NEL GREMBO MATERNO PER ABORTO SPONTANEO O VOLONTARIO
LA PREPARAZIONE ALL’INCONTRO ETERNO CON IL SIGNORE
Beato Guerrico d’Igny (circa 1080-1157), abate cistercense - Discorso 3 per l’Avvento, 1 ; SC 166, 119
«Non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro » (1^Tess. 5,4)
«Prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele» (Am.4,12). E anche voi, fratelli miei, «tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate». Nulla di più sicuro della sua venuta, ma nulla di più incerto del momento di questa venuta. Infatti non spetta a noi conoscere i tempi o i momenti che il Padre, nella sua potenza, ha fissato, poiché neanche agli angeli che lo circondano è stato dato di saperne il giorno e l’ora (Mt.24,36).
Verrà anche il nostro ultimo giorno, questa è cosa sicurissima ; ma quando, dove e come, questa è cosa molto incerta. Sappiamo soltanto, come è stato detto prima di noi che «con gli anziani, sta sulla soglia, mentre coi giovani sta in agguato» (S. Bernardo)… Non bisognerebbe che quel giorno ci prendesse alla sprovvista, non preparati, come un ladro nella notte… Il timore rimanga sveglio così da renderci sempre pronti, finché la sicurezza segua al timore, e non il timore alla sicurezza. «Integro sono stato, dice il Saggio, e mi sono guardato dalla colpa» (Sal.17,24), non potendo guardarmi dalla morte. Egli sa infatti che «il giusto, anche se muore prematuramente, troverà riposo» (Sap.4,7); anzi trionfano sulla morte coloro che non sono stati schiavi del peccato durante la loro vita. Che bello, fratelli miei, che felicità non soltanto essere al sicuro davanti alla morte, ma anche trionfare su di essa con gloria, forti della testimonianza della nostra coscienza.
IN PREPARAZIONE DEL 712° ANNIVERSARIO DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH DA TERSATTO IN ITALIA
(10 dicembre 1294 - 10 dicembre 2006)
LA VERITA’ DELLE “MIRACOLOSE” TRASLAZIONI DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LE CINQUE TRASLAZIONI “MIRACOLOSE” STORICAMENTE DOCUMENTATE
Da questo numero, in ogni mese, illustrerò sinteticamente le principali documentazioni storiche che comprovano la “veridicità storica” di “almeno” cinque “traslazioni miracolose” della Santa Casa di Nazareth, avvenute tra il 1291 e il 1296: a Tersatto (nell’ex-Jugoslavia), ad Ancona (località Posatora), nella selva della signora Loreta nella pianura sottostante l’attuale cittadina di “Loreto” (il cui nome deriva proprio da quella signora di nome “Loreta”); poi sul campo di due fratelli sul colle lauretano (o Monte Prodo) e infine sulla pubblica strada, ove ancor oggi si trova, sotto la cupola dell’attuale Basilica.
Prof. Giorgio Nicolini
LA PRIMA TRASLAZIONE MIRACOLOSA DI TERSATTO
Il Beato Pio IX, il grande Pontefice nativo dell’anconitano e “miracolato” nella stessa Santa Casa di Loreto, a riguardo di essa scrisse memorabili parole. Celebre, in proposito, fu la sua Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, nella quale così solennemente dichiara: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto… (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Come ogni altro Pontefice che ne ha trattato, il Beato IX identificò a Tersatto, in Dalmazia, oggi quartiere di Fiume, il primo luogo in cui “sostò” nel 1291 la Santa Casa di Nazareth durante le sue molteplici “miracolose” traslazioni.
Riguardo alle documentazioni su tali fatti accaduti, esistevano degli scritti e testimonianze composti dai contemporanei a tali eventi miracolosi, che oggi purtroppo in gran parte sono andati perduti, soprattutto a causa di incendi che hanno distrutto gli archivi storici di Tersatto e di Recanati. Ma esistono scritti e testimonianze posteriori che rimandano a quei documenti dell’epoca, visti e riportati da altri. Esiste, soprattutto, “la tradizione orale” ininterrotta, tramandata dai testimoni oculari dell’epoca, ed esistono ancor oggi diverse chiese e lapidi che ricordano gli eventi accaduti in quegli anni della fine del XIII secolo.
Le chiese, in modo particolare, ancor più dei “documenti scritti”, sono le più inoppugnabili “prove” della verità dei fatti che esse intendono celebrare, perché se esse sono state edificate e consacrate per ricordare gli “eventi miracolosi” delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth ciò è stato possibile perché così hanno voluto i Vescovi dell’epoca, costituendo esse perciò una “approvazione ecclesiastica” inconfutabile da parte dei “testimoni oculari” più autorevoli: i Vescovi stessi dell’epoca, di varie località.
A Tersatto, ove esiste tutta una tradizione locale esattamente parallela a quella di Loreto, c’è un Santuario, risalente al XIII-XIV secolo, che ricorda proprio la sosta della Santa Casa in quel luogo per circa tre anni e mezzo. Anche una lapide, ancor oggi esistente, riporta questo fatto “storico”, essendovi scritto in essa: “Venne la Casa della Beata Vergine Maria da Nazarette a Tersatto l’anno 1291 allì 10 di maggio et si partì allì 10 di dicembre 1294”.
Anche nel “Rosarium” di Santa Caterina da Bologna (1413-1463), un testo redatto dalla santa nel 1440, viene riportato “per rivelazione soprannaturale del Signore” la vicenda storica delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth. Santa Caterina da Bologna in quel testo mostra di colloquiare direttamente con Gesù, apparsogli “per grazia”; ella infatti scrive: “In questo giorno (il 25 marzo 1440), tu, o Signore, hai rivelato a me, apparendomi per grazia… ”. Poi, dopo aver riportato “la rivelazione” che fra quelle Sacre Pareti di Loreto la Vergine Maria fu “concepita” Immacolata ed ivi “nacque”, descrive sinteticamente le varie successioni del “trasporto angelico” della Santa Casa di Nazareth, secondo come “rivelatogli” da Gesù durante l’apparizione: “Alla fine questa dimora, consacrata prima dai tuoi apostoli che vi hanno celebrato i divini misteri con miracoli, per l’idolatria di quella gente fu trasportata in Dalmazia da uno stuolo di angeli. Quindi, per le stesse e per altre ragioni, portarono questa degnissima chiesa in vari luoghi. Finalmente, portata dai santi angeli, fu collocata stabilmente a Loreto e posta nella provincia d’Italia e nelle terre della Santa Chiesa” (“Rosarium”, I Mist. Gaud., vv.73 ss.- Da una traduzione del testo latino pubblicata in “Messaggio della Santa Casa”, 2001, n.7, p.211).
Qui riporto, a riguardo della “verità storica” della “prima” traslazione miracolosa di Tersatto, la seguente narrazione storica, come riportato dagli antichi scritti.
Califà re d’Egitto, nel 1291, essendosi reso padrone della Galilea con la strage di 25.000 cristiani e con la schiavitù di altri 200.000, rovesciò il regno cristiano, profanando i Luoghi Santi e chiudendo ogni accesso ad essi. Ma il Signore, per salvare la Casa della sua amata Madre, operò uno dei più inauditi miracoli. Nella notte del 9-10 maggio 1291, per mano degli angeli, staccatala dalle fondamenta – come anche scritto dal Beato Pio IX nella Bolla sopra riportata -, fece trasportare la Santa Casa di Nazareth per lunghissimi tratti di aria e di mare verso le spiagge della Dalmazia. A Nazareth, rimasero soltanto le fondamenta della Santa Casa, tutt’oggi esistenti.
Allo spuntare dell’alba del 10 maggio 1291, sulla collina di Tersatto, non lontano da Fiume (l’odierna Rijeka), alcuni boscaioli trovarono una piccola casa che non avevano mai visto prima in quel luogo. Il fatto impressionò molto perché su quella collina che scende verso il mare non esistevano né capanne né tanto meno case. La piccola costruzione, “posata” sul terreno, aveva una lunghezza di m.9,52, una larghezza di m.4,10 e un’altezza (all’interno) di m.4,30. Di fronte all’entrata c’era un altare di pietra e, al di sopra, sul muro, una Croce greca. Su questa la figura del Cristo e un’iscrizione: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”. Sull’altare vi era una statua in legno della Madonna con il Bambino in braccio: la mano destra di Gesù era levata per benedire. Oltre l’altare, un focolare nero di fumo, che ne comprovava un lungo uso. Non lontano da questo atrio, un armadio scavato nel muro e degli utensili da tavola.
Conosciuto il fatto miracoloso, vennero fedeli e curiosi da ogni parte a vedere il misterioso prodigio. Anche il parroco di Tersatto, don Alessandro Giorgevich, venne informato del fatto, ma, molto ammalato, non poté muoversi. Gli apparve allora la Madonna che gli attestò essere quella la sua Casa di Nazareth dove nacque, dove avvenne l’Annuncio dell’Arcangelo Gabriele e dove visse con Gesù. Quale sigillo dell’Apparizione, don Alessandro venne improvvisamente guarito dalla sua infermità.
Nicolò Frangipane, signore della città, volle accertarsi del fatto e mandò una delegazione in Palestina con l’incarico di constatare se realmente la Santa Casa non esistesse più in Nazareth. Tra i delegati si trovarono il Parroco stesso, Don Alessandro e tre notabili, di cui abbiamo i nomi di due di essi: Sismondo Orsich e Giovanni Gregoruschi. La delegazione, giunta a Nazareth, constatò effettivamente l’assenza della Santa Casa a Nazareth, ove erano rimaste solo le fondamenta, che combaciavano perfettamente con le misure della perimetrazione delle tre Sante Pareti giunte a Tersatto. Inoltre non trovarono nessuna differenza di qualità e natura fra le pietre ivi rimaste e quelle che erano giunte a Tersatto.
Questi quattro distinti personaggi trascrissero ogni cosa e testimoniarono il tutto con solenne giuramento; e la loro deposizione, autenticata con tutte le forme volute dalla legge, fu riposta a perpetua memoria negli archivi pubblici di Tersatto.
Il Frangipane, riservandosi di onorare convenientemente il sacro edificio, vi fece costruire attorno un muro di cinta; ma, dopo poco più di tre anni dalla sua venuta, la Casetta misteriosamente scomparve, così come era arrivata. Sul luogo ove la Santa Casa era rimasta dal 10 maggio 1291 al 10 dicembre 1294, i Frangipane fecero costruire, prima una Cappella commemorativa, e poi la Chiesa che anche oggi esiste. La struttura architettonica è una sintesi storica: una piccola Cappella, avente le stesse dimensioni della Santa Casa, fu il punto di partenza; poi fu costruito dinanzi a questa una prima navata, che più tardi fu prolungata e quindi una navata laterale, che comunica con l’altra, mediante larghe aperture.
Questa è in breve la storia della dimora fatta dalla Santa Casa a Tersatto. Non esistono, come detto, documenti del tempo, perché il 5 marzo 1629, un incendio distrusse gli archivi di Tersatto, come nella sua “Historia Tersattana”, racconta il Glavinich, il quale lamenta la perdita degli “Annali Francescani”, della relazione e dell’itinerario del Parroco di Tersatto, che, per ordine, del Conte Nicolò Frangipane, aveva accompagnato i Delegati che si recarono in Terra Santa.
Si salvarono appena alcune carte che lo stesso Glavinich aveva tolte dall’Archivio di Tersatto per un lavoro che stava facendo. Ma anch’esse andarono perdute, durante la grande guerra del 1915. Nell’intento di voler salvare alcuni documenti dell’Archivio di Tersatto, furono consegnate a una persona, che le dimenticò in treno.
Ma i documenti relativi alla sosta a Tersatto della Santa Casa, se più non esistono, esistettero un giorno. Girolamo Angelita, archivista di Recanati, dichiara che al suo tempo, e cioè nei primi anni del 1500, fu mandata a Recanati una schedula (forse un estratto) degli Annali di Fiume, nella quale era narrata la storia della dimora della Santa Casa a Tersatto, così come risultava dai documenti ancora esistenti nell’Archivio di Tersatto. La città di Recanati ne informò il Papa Leone X, il quale poi in un documento pontificio ufficiale e solenne dichiarò che la suddetta storia era comprovata da testimoni degni di fede, scrivendo in un “Breve”: “… E’ provato da testimoni degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Leone X, “Breve” del 1° giugno del 1515. Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).
Oltre alla fonte diretta citata dall’Angelita, abbiamo alcuni altri importanti documenti, anche pontifici, i quali, pur non essendo coevi al fatto, lo suppongono e indirettamente lo provano, come ad esempio l’invio nel 1367, ai Tersattesi, da parte del Papa Beato Urbano V, di una immagine della Vergine Lauretana, “per calmare il loro dolore” per aver perduto la stessa Santa Casa.
Gli abitanti di Tersatto, infatti, hanno sempre ritenuto vero il miracolo della traslazione della Santa Casa e il fatto della sua dimora in quella Città e non protestarono mai contro la notizia della scomparsa e della conseguente apparizione della medesima in terra italiana. Anzi, sappiamo dal Padre Riera e dal Torsellini che ai loro tempi i pellegrinaggi di Dalmati a Loreto erano numerosissimi e che dall’Illiria venivano alla Santa Casa le folle a pregare la Beata Vergine, perché ritornasse ad abitare fra loro.
Il Padre Raffaele Riera, gesuita e penitenziere a Loreto, in alcune pagine scritte in una sua opera, descrisse questi pellegrinaggi e l’impressione che egli ne ebbe. Nel 1559, trovandosi nella Basilica ad ascoltare le confessioni, egli vide entrare un pellegrinaggio di Dalmati, composto di circa 500 persone, che invocavano piangendo la misericordia divina, sul ritmo dello Stabat Mater e del Dies Irae. Il Trombelli ne pubblicò il testo che è il seguente: “O Maria, sei venuta qui insieme con la tua Casa, per essere nella tua qualità di Madre di Cristo, dispensatrice di grazia; Nazareth fu il tuo luogo di nascita, ma Tersatto fu per te il primo porto quando venivi in questa terra. Trasportasti qui anche la Casa, ma qui sei rimasta, o Regina della clemenza. Ci rallegriamo di essere stimati degni di godere la tua presenza”.
L’impressione provata dal Riera alla vista di un pellegrinaggio così pio, che con tanto affetto e fiducia parlava alla Vergine, fu molto grande. Egli confessa che si ritirò dalla chiesa, perché temeva che il Signore, ascoltando la preghiera di quei pellegrini, facesse nuovamente trasportare la Santa Casa nella loro terra.
Il vincolo che legò Tersatto a Loreto fu sempre forte e costante; infatti, non solo per diversi secoli i pellegrini vennero in gran numero a Loreto, ma molte famiglie si trasferirono qui dalla Dalmazia e ancor oggi si trovano nel contado e nella Città cognomi slavi italianizzati.
Fino al tempo di Paolo III esistette a Loreto una Confraternita, detta degli Schiavoni, per il suffragio dei defunti Dalmati e nel 1575 Gregorio XIII vi istituì il Collegio Illirico per l’educazione gratuita di trenta chierici delle Diocesi della Dalmazia, assegnandogli l’edificio posto a fianco della Basilica, nel quale prima si trovava l’Ospedale dei Pellegrini e affidandone la direzione ai Padri della Compagnia di Gesù.
Anche Giovanni Paolo II attestò questo singolare legame tra Loreto e Tersatto, nel Lettera inviata a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, il 15 agosto 1993: “La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli, in particolare quelli sull’altra sponda dell’Adriatico, dove è così viva la tradizione lauretana…”.
Nel prossimo numero si illustrerà la successiva “traslazione miracolosa” del 1295 in Ancona, località Posatora, ove – secondo le documentazioni storiche – rimase per nove mesi, prima di pervenire nella zona recanatese.
Prof. GIORGIO NICOLINI
LA STOLTEZZA DELL’ABBANDONO
DELLA “VERITA’” DELLA SANTA CASA E DELLE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
LE GRAVI CONSEGUENZE DELL’APOSTASIA LAURETANA
L’OFFUSCAMENTO E L’OCCULTAMENTO DELLA VERITA’ DELL’INCARNAZIONE
NELLA CULTURA E NELLA SOCIETA’ OCCIDENTALE SEMPRE PIU’ MULTIETNICA E MULTIRELIGIOSA
non sono in gioco solo le “Sante Pietre”
ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2^Tim.4,3-5):
RECITIAMO QUESTA NUOVA “VIA CRUCIS” IN RIPARAZIONE DELLA DISSACRAZIONE AVVENUTA DELLA STORIA E DEL CULTO DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO E PER IL RIPRISTINO DELLA VERITA’ DELL’AUTENTICITA’ DELLA PRESENZA A LORETO DELLA “SANTA CASA” E DELL’AUTENTICITA’ DELLE SUE “MIRACOLOSE TRASLAZIONI”.
IL PIU’ BEL LIBRO CHE DIO CI HA DATO
GESU’ CHE SOFFRE E MUORE IN CROCE PER NOI
LA VIA CRUCIS DEL BEATO PIETRO VIGNE
Libero adattamento composto dal Prof. Giorgio Nicolini sui testi del Beato Pietro Vigne
Meditazioni per ogni giorno del mese, nelle quali si troveranno molteplici motivi assai convincenti per amare Dio, bellissimi esempi di tutte le virtù, ragioni convincenti che ci spingono ad impegnarci in esse, mezzi per acquistarle e infine molti modi, facili ed utili, di metterle in pratica.
INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO
In nome di Gesù Cristo, ti preghiamo, Padre, di concederci
- il dono del timore che ci impedisca di offenderti;
- il dono della pietà che ci permetta di amarti come Padre nostro;
- il dono della scienza che ci aiuti ad elevarci dalle cose visibili a quelle invisibili, a te che ne sei il Creatore;
- il dono del consiglio per non fare nulla senza prima conoscere la tua Volontà;
- il dono della fortezza per resistere alle tentazioni che si oppongono alla nostra salvezza;
- il dono dell’intelletto per essere illuminati sui misteri che tu ci proponi;
- il dono della sapienza che ci faccia comprendere e gustare ciò che è divino e ci faccia porre le nostre delizie nel tuo amore sino alla fine dei nostri giorni.
STAZIONE IX
GESU’ E’ MALTRATTATO
PREGHIERA
O Gesù dolcissimo, tu hai voluto essere condotto in maniera così spietata e crudele dai Giudei per le vie di Gerusalemme per soffrirvi dolori indicibili, facci la grazia di essere liberati dai nostri nemici invisibili, cioè dai demoni che trascinano all’inferno una grande quantità di persone senza che queste neppure se ne accorgano.
MEDITAZIONE
Io ti contemplo, o Gesù, interamente preso da un ardente desiderio di soffrire per noi. A questo scopo hai voluto essere condotto, da un popolo così crudele, per un lungo tragitto e prolungare così le tue sofferenze.
Questa tua condotta, o Signore, condanna quei cristiani che non appena si trovano in qualche afflizione, vorrebbero immediatamente uscirne; il tempo di trovare sollievo ai loro mali è per essi sempre troppo lungo; o meglio, essi sono intolleranti allorquando Iddio manda loro mortificazioni e pene che sono il denaro necessario per acquistare il Cielo e pagare i debiti che hanno contratto con tutti i loro peccati. Sono invece pieni di ardore nel ricercare i rimedi per guarire, fanno incessantemente voti per riacquistare la salute che è sempre precaria e di breve durata. Ma per conseguire la vita eterna, quella salute dell’anima che ci procura una felicità eterna trascurano ogni cosa. Il santo sacrificio della Messa è sempre troppo lungo; le funzioni religiose fastidiose, opprimente il tempo della penitenza: infine, non si desidera altro che di uscire dalla via della Croce, per immettersi a proprio agio in quella dei piaceri, cioè della fatale perdizione. (…)
San Paolo, illuminato dallo Spirito Santo, ci rivolge esortazioni di estrema importanza per non soccombere alle tentazioni violente di Satana: “Attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza. Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove” (Ef.6,10-13).
Concludiamo che il furore del diavolo è molto grande poiché San Paolo ci ripete che abbiamo bisogno di tutte le armi di Dio, cioè di una grazia forte, di una virtù perfetta e di una vita santa per resistere a quel grande dragone, all’antico serpente, come dice San Giovanni Evangelista, che si chiama demonio e Satana e seduce il mondo intero (cfr. Ap.12,9).
Una cosa dovrebbe soprattutto gettarci nello spavento e indurci a chiedere incessantemente a Dio la sua forza: è il sapere che si tratta del nemico più terribile di tutto l’universo. E’ infatti un nemico attivo, vigile, sottile, esperto, potente, crudele, implacabile.
Attivo. Non è un nemico visibile che si possa facilmente evitare; egli non ha bisogno di tempo per disporre i suoi assalti come meglio crede: in un istante può farci tutto il male di cui è capace.
Vigile. E’ uno spirito che non dorme mai, ma come un leone ruggente va in cerca di qualche anima per sorprenderla e divorarla poi nell’inferno.
Sottile. E’ un nemico ingannatore, che sa trasformarsi persino in angelo di luce che finge di portarci al bene e ispirarci qualcosa di virtuoso per farci in seguito cadere in qualche peccato.
Esperto. E’ un nemico talmente esperto che ci vorrebbe la conoscenza divina per sapere quante anime ha condotto a perdizione o che ha fatto cadere in peccati senza numero.
Potente. E’ un nemico tanto potente che occorre tutta la potenza del cielo per arrestarlo nel suo furore.
Crudele. La sua crudeltà supera quella di tutti i tiranni e dei più crudeli carnefici.
Implacabile. Egli non ha mai pace, mai tregua in se stesso: la dolcezza e la carità gli sono così opposti come il freddo a un fuoco ardente. Si può ripetere perciò di questo grande e crudele nemico quel che diceva Giobbe un tempo: “La sua collera mi dilania e mi perseguita; digrigna i denti contro di me, il mio nemico su di me aguzza gli occhi” (Gb.16,9).
Riprovato da Dio per tutta l’eternità, confermato nella maledizione e nel tormento dalla giustizia divina egli non cessa mai di odiarlo, bestemmiarlo e fare tutto quello che può per dispiacergli. Considerandoci come immagine di Dio, egli vorrebbe distruggerla in noi deturpandola con ogni sorta di colpe se gli fosse possibile.
Egli ci considera come i figli, gli amici e i discepoli di Gesù Cristo: per questo non cessa di opporsi a tutto il bene che il divin Salvatore compie in noi. Egli sa bene che siamo destinati a lodare Dio per tutta l’eternità e perciò, a causa del suo odio contro la divinità, vorrebbe a tutti i costi impedircelo.
Egli vede che tutte le grazie che riceviamo dal Cielo non hanno altro scopo che fargli guerra e respingerlo nell’Inferno; per questo egli adopera ogni mezzo per farcelo perdere, spingendoci a colmare la misura dei nostri delitti e porre una misura alle grazie che Dio vorrebbe farci.
E’ certo che Dio desidera che noi andiamo ad occupare in Cielo quei posti che i demoni possedevano prima che ne fossero cacciati; per questa ragione egli adopera tutto il suo potere per privarcene, talmente radicata nella sua malvagia volontà è l’invidia crudele e l’orrore per tutto il genere umano.
Egli vede che breve è la vita umana e che l’eternità è senza fine; per questo non trascura nulla per perderci, facendoci cadere in una moltitudine di peccati.
“Guai a voi, terra e mare - dice San Giovanni nell’Apocalisse -, perché il diavolo è precipitato sopra di voi pieno di grande furore, sapendo che gli resta poco tempo” (Ap.12,12).
INVOCAZIONI
Considerando, mio Salvatore, la violenza di questi spiriti maligni che vogliono la mia rovina, io grido e non cesserò dal gridare verso di te, affinché non mi abbandoni. Ah! che cosa sarebbe di me senza il tuo soccorso? Come resistere contro di essi? Io mi considero inevitabilmente perduto se mi abbandoni di fronte a nemici così numerosi e potenti, accaniti contro di me.
Vieni dunque sempre in mio aiuto, perché sempre ho bisogno di te; stando vicino a te, quand’anche venisse un esercito di demoni, io non avrei a temere nulla; mi troverei insieme al mio Dio onnipotente e pieno di misericordia che mi proteggerebbe senza rischiare di essere vinto e senza lasciarmi cadere in loro potere.
Pertanto, non mi rigettare lontano dalla tua presenza, te ne prego, mio Dio!
PROPOSITI
Il demonio è sottile, astuto e vigile: è necessario che io lo sia altrettanto nel domandarti, o mio Dio, il tuo soccorso, nel vigilare su quello che devo fare, sulla condotta che devo tenere, sui pensieri e sugli affetti che posso nutrire verso le creature a scapito del tuo santo amore, che da solo dovrebbe riempire tutto il mio cuore.
Il demonio è uno spirito superbo che si è perduto per un peccato di orgoglio. L’umiltà è dunque la virtù fondamentale della santità e quella che egli detesta maggiormente. E’ dunque necessario che io mi umilii, diffidando di me e confidando in te, Signore; potrò così essere forte contro i suoi attacchi che riportano vittoria quasi sempre sugli orgogliosi.
La contrizione dei peccati della mia vita passata, una vita di penitenza accompagnata spesso da vere lacrime del cuore, trascorsa nelle spine della mortificazione; la visione di te, dolce Gesù, che hai tanto sofferto da essere chiamato dal Profeta “uomo dei dolori”, ecco le armi, cioè i mezzi da prendere per vincere gli assalti del demonio e i propositi che debbo mettere in pratica.
Gesù a Santa Faustina Kowalska
“Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia
per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se
l’anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci
fosse più rimedio, non è così davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi
consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore
e misericordia. Un’anima che ha fiducia in Me è felice, perché Io stesso mi
prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai
esaurirà la mia misericordia, poiché più vi si attinge più aumenta. Figlia
mia, non cessare di annunziare la mia misericordia, facendo questo darai
refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori.
Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà! Per
punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della
misericordia per loro. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte,
rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia
Passione. Nell’ora della sua morte Io lo difenderò come la stessa mia
gloria. Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e
fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le
anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza.
Quanto mi feriscono! Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie
piaghe!”
ECCO ORA IL MOMENTO FAVOREVOLE, ECCO ORA IL GIORNO DELLA SALVEZZA
E poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! (2^Cor.6,1-2)
Gesù si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. (Lc.4,16-19)
LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
MA LA CHIESA ANCORA NON LO VUOLE COMPRENDERE
UN ANNO DI GRAZIA LAURETANO
Venerdì, 8 settembre 2006 – Sabato, 8 settembre 2007
BENEDETTO XVI (all’Angelus del 29 ottobre 2006)
Saluto ora i giovani delegati delle Regioni italiane, riuniti in questi giorni a Roma per l'attuazione del progetto triennale della Chiesa italiana denominato “Agorà dei giovani”. Cari amici, benedico il vostro cammino e vi attendo numerosi al grande incontro dei giovani italiani in programma per l'1 e 2 settembre 2007 a Loreto. Ci vedremo! Presso quell'amato Santuario mariano vivremo insieme un momento di grazia, nella gioia della fede e nella prospettiva della missione, anche in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù in Sydney nel 2008.
AL SANTO PADRE BENEDETTO XVI UN UMILE CONSIGLIO
PER DARE MAGGIORE RISONANZA AL RIPRISTINO DELLA VERITA’ DELLE TRASLAZIONI MIRACOLOSE
UN PELLEGRINAGGIO PAPALE SUI LUOGHI DELLE “MIRACOLOSE TRASLAZIONI” STORICAMENTE DOCUMENTATE (8-10 dicembre 2006)
* A TERSATTO ove rimase per circa 3 anni e mezzo (10.5.1291-10.12.1294)
* Ad ANCONA (loc. POSATORA), ove rimase per nove mesi (nel 1295).
* Nella Selva della signora LORETA (Loc. BANDERUOLA), ove rimase per circa 8 mesi (dalla fine del 1295).
* Sul campo dei due fratelli di nome Antici, ove rimase per circa 4 mesi, dal 10 agosto 1296 (presso il Palazzo Apostolico Lauretano).
* Sulla pubblica strada, cioè nel SANTUARIO LAURETANO ove ancor ora si trova, forse dal 2 dicembre 1296.
LEONE XIII
(Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894)
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose.
UNA VOCE PER MILLE CHIAMATE
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
RIGUARDO ALLA “QUESTIONE LAURETANA”
“Se il tuo fratello commette una colpa, và e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea…” (Mt,18,15-17).
“… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni,
non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”
(del Beato Giovanni Spagnoli, detto il Mantovano, sulla “miracolosa traslazione”)
NULLA E’ IMPOSSIBILE A DIO
Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, [a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio ». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. (Lc.1,26-38)
L’APOSTASIA LAURETANA
La corrispondenza con il Vescovo di Loreto è leggibile all'indirizzo Internet: www.lavocecattolica.it/corrispondenze.vescovo.loreto.htm
Il 28 marzo 2006 l’Agenzia Internazionale ZENIT ha pubblicato una intervista al Prof. Giorgio Nicolini
con gli ultimi aggiornamenti sugli studi riguardo alla “verità” delle “miracolose traslazioni” della Santa Casa di Nazareth
Leggibile all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/intervista.zenit.htm
BENEDETTO XVI
(Angelus del 29 ottobre 2006)
Saluto ora i giovani delegati delle Regioni italiane, riuniti in questi giorni a Roma per l'attuazione del progetto triennale della Chiesa italiana denominato “Agorà dei giovani”. Cari amici, benedico il vostro cammino e vi attendo numerosi al grande incontro dei giovani italiani in programma per l'1 e 2 settembre 2007 a Loreto. Ci vedremo! Presso quell'amato Santuario mariano vivremo insieme un momento di grazia, nella gioia della fede e nella prospettiva della missione, anche in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù in Sydney nel 2008.
40 giorni
(1° novembre 2006-10 dicembre 2006)
LA consegna di una lettera “ULTIMATIVA”
all’arcivescovo di ancona
nell’udienza del 31 ottobre 2006
Ecc.za Rev.ma Mons. EDOARDO MENICHELLI
Arcivescovo Metropolita di Ancona-Osimo
Piazza del Senato, 7 - 60121 ANCONA
Ancona, martedì 31 ottobre 2006
Vigilia Solennità di Tutti i Santi
Ecc.za Rev.ma,
nell’odierna Udienza benevolmente concessami consegno e sottopongo alla Sua attenzione una mia precedente corrispondenza consegnata al Suo predecessore Mons. Franco Festorazzi, tra il 4 maggio 1999 e il 4 maggio 2000, entro le solennità del nostro Santo Patrono San Ciriaco.
… (omissis) …
In proposito, a riguardo della “questione lauretana”, entro la suddetta data del 10 dicembre 2006 (40 giorni da oggi), La prego vivamente di voler provvedere - per quanto sta in Lei - ad impedire una ulteriore “sacrilega dissacrazione lauretana”, adempiendo con la massima sollecitudine tutto quanto è previsto dal Codice di Diritto Canonico (can.1391), affinché la prossima solennità del 10 dicembre sia celebrata a Loreto in fedele obbedienza alle disposizioni liturgiche della Santa Chiesa, che da sempre, secoli e secoli, ha inteso e intende celebrare solo e soltanto la Traslazione “Miracolosa” della Santa Casa di Nazareth.
A tale scopo, poiché lo stesso Santo Padre Benedetto XVI, nell’Angelus di domenica scorsa 29 ottobre, ha ufficialmente fatto conoscere che sarà presente a Loreto il prossimo 1-2 settembre 2007, per l’incontro “Agorà” con tutti i Giovani d’Italia, La supplico vivamente, quale “mio” Pastore, di adempiere al grave dovere di richiedere “ufficialmente” una Udienza con lo stesso Santo Padre e, se necessario, di accompagnarmi ad essa. Ciò al fine di rendere possibile al Santo Padre Benedetto XVI di poter ricevere una sicura e inequivoca illustrazione - dal punto di vista storico, archeologico e scientifico, e in un modo ampio e particolareggiato -, della “verità” delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth sino a Loreto ed insieme offrirgli la dimostrazione delle “falsificazioni storiche” operate negli ultimi trent’anni dalla stessa Basilica Pontificia Lauretana, a riguardo di un mai esistito trasporto di “sante pietre” da parte dei Crociati.
Non esito a ritenere e ribadire che il ripristino della “verità” sulla Santa Casa di Nazareth a Loreto sia una grave obbligazione morale, che se ancora misconosciuta, anche nel prossimo 10 dicembre e in prospettiva del prossimo incontro dei giovani con il Papa nel settembre del prossimo anno, farà ricadere sulla Chiesa un ancor più grave giudizio divino. Che ci si creda o no, non invano la Vergine Immacolata, dall’altra sponda dell’Adriatico, lo scorso 25 ottobre ha espresso il suo materno ma severo rimprovero: “Cari figli, oggi il Signore mi ha permesso di dirvi nuovamente che vivete in un tempo di grazia. Non siete coscienti, figlioli, che Dio vi dona una grande opportunità per convertirvi e vivere nella pace e nell’amore. Voi siete così ciechi e legati alle cose della terra e pensate alla vita terrena. Dio mi ha mandato per guidarvi verso la vita eterna. Io, figlioli, non sono stanca, anche se vedo i vostri cuori appesantiti e stanchi di tutto ciò che è grazia e dono. Grazie per aver risposto alla mia chiamata” (La Regina della Pace a Mediugorie, 25 ottobre 2006).
Non permettiamo, Ecc.za Rev.ma, che il Signore non permetta più di farci sapere che viviamo ancora in un tempo di grazia, né che si giunga al punto in cui la Vergine Immacolata si stancherà di dircelo, perché sarà cessato il tempo di grazia. Nell’affidamento al Beato Gabriele Ferretti, Compatrono della nostra città, che la Vergine Immacolata gratificava delle sue celesti apparizioni sul colle di Capodimonte e la cui solennità del 550° santo “transito” si celebrerà il prossimo 12 novembre nella Chiesa di San Giovanni Battista di Capodimonte, La saluto con umile deferenza.
Prof. GIORGIO NICOLINI
Cfr. Sito Internet www.lavocecattolica.it/apparizioni.immacolata.htm
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore.
Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
Omelia di Benedetto XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi,
a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra,
anzi ella stessa l’atteso prodigio
Messaggio da Mediugorie del 25 ottobre 2006, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
Cari figli, oggi il Signore mi ha permesso di dirvi nuovamente che vivete in un tempo di grazia. Non siete coscienti, figlioli, che Dio vi dona una grande opportunità per convertirvi e vivere nella pace e nell’amore. Voi siete così ciechi e legati alle cose della terra e pensate alla vita terrena. Dio mi ha mandato per guidarvi verso la vita eterna. Io, figlioli, non sono stanca, anche se vedo i vostri cuori appesantiti e stanchi di tutto ciò che è grazia e dono. Grazie per aver risposto alla mia chiamata. (La Regina della Pace a Mediugorie, 25 ottobre 2006)
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
PER CONTRIBUIRE A RIPRISTINARE LE RADICI CRISTIANE IN EUROPA
LEGGI E FAI CONOSCERE I SITI INTERNET SOTTOINDICATI
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
non temo la cattiveria dei malvagi, temo piuttosto il silenzio dei giusti
(Martin Luther King)
SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA LA DIFFUSIONE DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA E L'INSERIMENTO IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa tra le persone vostre amiche e conoscenti. La buona stampa entra anche nelle case dove non può entrare il sacerdote, è tollerata persino dai cattivi. Presentandosi non arrossisce, trascurata non si inquieta, letta, insegna la verità con calma, disprezzata, non si lamenta (San Giovanni Bosco)
Questi testi e quelli precedenti sono pubblicati in modo permanente e prelevabili agli indirizzi Internet
www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm
www.lavocecattolica.it/lettera2novembre2006.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
ATTENDERE IL CARICAMENTO DELLE IMMAGINI
visitatori
dal 2 novembre 2006
venerdì, 03 novembre 2006 16.04
Prof.
Giorgio Nicolini - Tel. 071.83552 - Cell. 339.6424332 - Facsimile 071.83552 o 178.4413104 - Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.itPer POTER continuare a ricevere questo servizio nella libertà
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LEGGI NELLA CORRISPONDENZA SOTTOSTANTE LA SEMPLICE PROCEDURA DA SEGUIRE
Gentilissimo Prof. Nicolini, ho appena letto con piacere l'allegato. Ma che fatica! E' proprio necessario formattare con tutti quei colori e sfondi il testo? Scusandomi per la franchezza, forse eccessiva, credo che una maggiore sobrietà dell'impaginazione faciliterebbe la lettura. Cordialmente saluto. Alessio.
LA RISPOSTA SULL’UTILIZZO DEI COLORI E COME TRASFORMARE TUTTI I TESTI IN BIANCO E NERO
Caro Alessio, l'utilizzo dei diversi colori nelle parole del testo hanno lo scopo di COSTRINGERE A FERMARE L'ATTENZIONE su quella parola o su quel concetto che voglio evidenziare maggiormente, anche se costa fatica a chi legge. Ma proprio quella fatica fa fissare meglio una parola od un concetto. Altrimenti chi legge scorre con superficialità e non si ferma su punti molto importanti. Ogni parola che scrivo infatti è stata "misurata" e quando la evidenzio di più e "colpisce" l'occhio (cioè, lo disturba), colpiscono in quel modo anche l'intelligenza e si fissano meglio. Certe parole vogliono anche essere "una pietra" per coloro cui sono dirette "in prima persona", e che non vogliono vedere né sentire. Si dice che in Internet le parole ingrandite hanno lo stesso significato di uno che alza il tono della voce per farsi sentire con più forza. Per questo le uso. Almeno questo è il mio intento. Tuttavia tengo in considerazione il tuo invito alla sobrietà.
Vorrei comunque ricordarti, in ogni caso, che il testo che invio è in formato "Word" perché uno lo possa liberamente trasformare. Se tu, infatti, fai delle semplicissime variazioni in modo autonomo, puoi avere il testo nel modo che vuoi tu, totalmente in bianco e nero. Basta andare su "Modifica", fare "Seleziona tutto", poi cliccare sul pulsante destro del "mouse", facendo comparire varie voci tra cui "Carattere". Cliccando su "Carattere" e poi sui colori dei caratteri il "Nero", il testo ti diventerà in pochi attimi in bianco e nero. Così pure se vuoi togliere totalmente tutti gli sfondi, basta andare su "Formato" e togliere ogni sfondo, con un paio di manovre.
Hai ragione, basterebbe modificare il formato prima di iniziare a leggere… A volte non ci si pensa, a volte fa fatica. Grazie comunque per tutto quello che scrivi; fa piacere vedere che c'è chi si impegna oggigiorno, con i più svariati mezzi, per promuovere la fede in Dio. E fa piacere anche leggere cose che altrimenti non si conoscerebbero. Una preghiera. Alessio.
Se venisse un altro Giona, crederemmo? Le nostre città crederebbero? Oggi ancora, per le grandi città, per le Nìnive moderne, Dio cerca dei messaggeri della penitenza. Abbiamo il coraggio, la fede profonda, la credibilità necessarie per toccare i cuori e aprire le porte alla conversione? Card. Joseph Ratzinger