Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
Ancon Dorica Civitas Fidei
VERSO IL XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE AD ANCONA
(4-11 settembre 2011)
"lettera INFORMATIVA n°116
QUESTA LETTERA INFORMATIVA E’ POSTA SOTTO LA PROTEZIONE DI SAN GIUSEPPE, PATRONO DELLA CHIESA,
di San CIRIACO e del Beato GABRIELE FERRETTI, Patroni di Ancona,
e del grande Pontefice il Beato PIO IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), discendente del Beato Gabriele Ferretti
LA VOCE
Il vento soffia dove vuole e ne senti LA VOCE, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito
(Gv. 3,8)
GESU’ E’ VERAMENTE RISORTO!
LA FESTA DELLA DIVINA MISERICORDIA
LA SANTA CASA BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
TELE MARIA – Emittente Televisiva Cattolica in Internet - www.telemaria.it
TRASMISSIONI INTERNAZIONALI QUOTIDIANE MEDIANTE LA RETE INTERNET
ANCONA
ANCON DORICA CIVITAS FIDEI
Domenica, 5 aprile 2009
Domenica, 5 aprile 2015
Una proposta di un "Calendario Universale" a partire dall’anno “reale” del Concepimento di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine
25 MARZO 2009: 2015° ANNIVERSARIO DELL’INCARNAZIONE DEL FIGLIO DI DIO
DOMENICA, 1° MARZO 2009 = DOMENICA, 1° MARZO 2015
INIZIO ANNO 2015
dal “concepimento” di Gesù Cristo, Figlio di Dio, in Maria Vergine, Madre di tutti i viventi
GESU’ DI NAZARETH E’ DIO, IL FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria Vergine, nella Santa Casa di Nazareth intorno al 25 marzo dell'anno 748 di Roma (6 a.C)
Nato ebreo a Betlemme, intorno al 25 dicembre dell’anno 748 di Roma (6 a.C.), al tempo del re Erode e dell’imperatore Cesare Augusto.
Morto crocifisso a Gerusalemme il venerdì 7 aprile dell’anno 30, sotto il procuratore Ponzio Pilato, essendo imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI MORTI IL 9 APRILE DELL’ANNO 30
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali,
e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, 25 dicembre 1975)
Carissimo amico e carissima amica, questa LETTERA INFORMATIVA denominata "LA VOCE CATTOLICA”", i cui testi sono pubblicati in modo permanente all’indirizzo Internet diretto www.lavocecattolica.it/giornale.informatico.htm è un umile mezzo di informazione - simile a un Giornale Informatico - pensato per illustrare tematiche religiose, spirituali e sociali, anche di quelle che talvolta si preferisce non divulgare o mettere a tacere. La diffusione di articoli o notizie è una scelta dettata dall'obbedienza alla Volontà di Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria, e Salvatore del Mondo. Gesù infatti disse: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc.16,15). Questo modesto contributo sulla Rete Internet è animato perciò dalla convinzione che ognuno di noi ha il dovere di impegnarsi per far risplendere la Luce del Bene e della Verità in una società offuscata dalle tenebre del male. Gesù insegnava: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv.8,31-32). San Giuseppe Moscati scriveva: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se il tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”. Poiché sta scritto: “Lotta sino alla morte per la verità e il Signore Dio combatterà per te” (Sir.4,28). Il grande Pontefice Beato PIO IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare e francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata” (Beato Pio IX). E il Card. Giacomo Biffi affermava: NON E’ LA LIBERTA’ CHE CI FA VERI, MA E’ LA VERITA’ CHE CI FA LIBERI. Ispirandomi, ma senza potermi paragonare a Giovanni il Battista, dico: “Voce di uno che grida nel deserto”. Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura non rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l'uomo ogni via di salvezza.
A cura del Prof. GIORGIO NICOLINI - Via Maggini, 230 – 60127 ANCONA – Italia
Telefono 071.83552 – Cellulare 339.6424332 - Facsimile 071.83552 – Conto Corrente Postale 13117056
Posta Elettronica: giorgio.nicolini@poste.it - Sito Internet: www.lavocecattolica.it – Sito Televisivo: www.telemaria.it
1) Dalla Santa Casa di Nazareth a Loreto LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE … pag. 3
2) Lettura biblica (1^Cor.15): Cristo è risorto dai morti …………………………… pag. 4
3) La risurrezione di Gesù è un fatto reale ……………………………………….… pag. 5
4) La Coroncina e la Novena della Divina Misericordia ………………..……….…. pag. 7
5) Gesù a Santa Faustina Kowalska ……………………………………………....... pag. 11
6) Commenti di Padre Livio sui Messaggi da Mediugorie ……………………….… pag. 12
7) Le lacrime della Madonna di Siracusa ........……………………………….……. pag. 14
8) Il vicolo cieco del congelamento degli embrioni ………………………………… pag. 15
9) Loreto: baluardo dell’Europa Cristiana ………………………………………….. pag. 17
10) Le corrispondenze del 2006 con Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo di Loreto .… pag. 18
11) La denuncia canonica per “il delitto di falso” …………………………………… pag. 30
12) Sono stata alle porte del Cielo e dell’Inferno: testimonianza ………………….… pag. 32
13) La minaccia di giudizio sulla Chiesa e sull’Occidente ………………………...… pag. 33
14) Corrispondenze con LA VOCE ………………………………………………..… pag. 34
15) TELE MARIA, Emittente Televisiva Cattolica in Internet ……………………… pag. 36
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te;
tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte. Amen.
IL TESTO DELLA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI
- DA RECITARSI NEL SANTUARIO DI LORETO E NELLE CASE -
E' LEGGIBILE COLLEGANDOSI ALL'INDIRIZZO INTERNET
UN PROGETTO DIVINO DI SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I SECOLI:
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDIUGORIE
NELLA PROSPETTIVA DEL TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
MESSAGGI DA MEDIUGORIE
Messaggio a Marija del 25 marzo 2009
Cari figli, in questo tempo di primavera quando tutto si risveglia dal sonno dell’inverno, svegliate anche voi le vostre anime con la preghiera affinché siano pronte ad accogliere la luce di Gesù risorto. Sia Lui, figlioli, ad avvicinarvi al suo Cuore affinché siate aperti alla vita eterna. Prego per voi e intercedo presso l’Altissimo per la vostra sincera conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2009
Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge. La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: Di nuovo vi dico: se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie.
Messaggio a Mirjana del 2 aprile 2009
Cari figli, l’amore di Dio è nelle mie parole. Figli miei, questo è l’amore che desidera volgervi alla giustizia e alla verità. Questo è l’amore che desidera salvarvi dagli abbagli. Ma voi, figli miei? I vostri cuori restano chiusi, sono duri e non rispondono alle mie chiamate, non sono sinceri.
Mirjana ha sentito un forte dolore e ha pregato che non ci abbandoni. La Madonna ha detto:
Con materno amore prego per voi perché desidero che tutti risuscitiate in mio Figlio. Vi ringrazio.
DALLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
“Come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano”
(Prov.25,25)
SE SARETE QUELLO CHE DOVETE ESSERE METTERETE FUOCO IN TUTTO IL MONDO!...
Giovanni Paolo II, Roma: XV Giornata Mondiale dei Giovani (15-20 agosto 2000)
LA SANTA CASA DI LORETO
E’ IL LUOGO DEL CONCEPIMENTO IMMACOLATO DI MARIA
E DEL CONCEPIMENTO MIRACOLOSO DI GESU’ IN MARIA
profetizzato sin dalle origini della creazione dell’uomo, subito dopo il Peccato Originale: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen.3,15)
Natanaele: “DA NAZARETH PUO’ MAI VENIRE QUALCOSA DI BUONO?...” (Gv.1,46)
Natanaele è poi divenuto l’Apostolo San Bartolomeo. Egli ricevette da Gesù il più bel elogio:
“Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità” (Gv.1,47)
Chissà quante volte San Bartolomeo (Natanaele) avrà meditato nella sua vita all’errore inconsapevole di quella obiezione scettica rivolta a Filippo: “Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?”…
Invece, da Nazareth è “venuto” “tutto il bene” per l’Umanità:
· da Nazareth è “venuta” all’esistenza la Vergine Maria, “concepita” Immacolata nella Santa Casa di Nazareth;
· da Nazareth è “venuta” alla luce la Vergine Maria, essendo ella nata nella stessa Santa Casa in cui fu concepita Immacolata;
· da Nazareth è “venuto” all’esistenza Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Salvatore degli uomini, incarnatosi per opera dello Spirito Santo nel seno verginale di Maria nella Santa Casa di Nazareth;
· la Santa Casa di Nazareth è “venuta”, infine, a Loreto, dopo varie “traslazioni miracolose” operate dagli angeli del Cielo, dopo essere stata “divelta dalle fondamenta” a Nazareth (secondo l’espressione usata dal Beato Pio IX), e così poter continuare dall’Europa e dall’Italia - quale “reliquia miracolosa” e luogo dell’Incarnazione - l’opera di salvezza di Maria e di Gesù per la Chiesa e per l’Umanità.
DA NAZARETH PERCIO’ E’ “VENUTA” LA SALVEZZA
E TUTTO CIO’ CHE DI BUONO DIO VOLEVA DONARE ALL’UMANITA’
Si potrebbe dire anche oggi, per chi sente parlare della Santa Casa di Loreto con scetticismo: “VIENI E VEDI” (Gv.1,46), e riascoltare fra quelle “Sante Pareti” le parole dell’angelo a Maria: “RALLEGRATI…”.
dal Sito Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm
LA SALVEZZA PASSA PER LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
Comprendano tutti, e in primo luogo gli italiani…
Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto prodigiosamente la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanìtà perduta con il Padre e rinnova tutte le cose (LEONE XIII: Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives” del 23 gennaio 1894).
“ECCOMI… avvenga di me quello che hai detto” (Lc.1,26-38)
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14)
E IL VERBO
“il più bello tra i figli dell'uomo” (Sal.44/45,3)
si fece carne
NEL GREMBO DI MARIA
NELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
TUTTI LA’ SONO NATI
“Il sì di Maria fu, in qualche modo, anche un sì detto a noi. Concependo il capo, ella “concepiva”, cioè, alla lettera “accoglieva insieme con lui”, almeno oggettivamente, anche noi, che siamo le sue membra. In questa luce la Santa Casa nazaretana ci appare come la Casa comune nella quale, misteriosamente, anche noi siamo stati concepiti. Di essa si può dire ciò che un salmo dice di Sion: “Tutti là sono nati” (Sal.87,2)” (Giovanni Paolo II, per il VII Centenario della Miracolosa Traslazione).
«Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo»
(Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA NEL TEMPO DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE… FIN QUI GIUNGERAI E NON OLTRE E QUI S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO DELLE TUE ONDE
(Gb.38,10)
Lettura BIBLICA
Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinti
(cap.15)
CRISTO E’ RISUSCITATO DAI MORTI, PRIMIZIA DI COLORO CHE SONO MORTI
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza. Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. Non lasciatevi ingannare: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi». Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna.
Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dá un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilità.
Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dá la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.
NEL NOME DI GESU'
Dagli Atti degli Apostoli
(4,7-14)
Fattili comparire davanti a loro, li interrogavano: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?». Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la salute, la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: NEL NOME DI GESU’ CRISTO il Nazareno, che voi avete crocifisso e CHE DIO HA RISUSCITATO DAI MORTI, costui vi sta innanzi sano e salvo. Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; NON VI E’ INFATTI ALTRO NOME DATO AGLI UOMINI SOTTO IL CIELO NEL QUALE E’ STABILITO CHE POSSIAMO ESSERE SALVATI”.
LA RISURREZIONE DI GESU’ E’ UN FATTO REALE
di Antonio Caruso S.J.
La risurrezione è un fatto reale. Lo fu duemila anni fa e lo è oggi. Il corpo del Signore divenne cadavere e fu il suo cadavere a riprendere vita e a mantenerla. Gesù non è più morto da allora e da risorto rimane in mezzo a noi, mentre gli altri pochi risuscitati, come Lazzaro e la figlia di Giairo, tornarono a morire e furono risepolti.
Nel corso di due millenni di storia cristiana sono stati effettuati nel mondo, in ogni continente, da parte delle più svariate categorie di persone, ai diversi livelli, tutti gli sforzi più inverosimili e mirabolanti per trovare ragioni contro la verità della risurrezione di Gesù.
L’atteggiamento è spiegabile, i tentativi comprensibili, data l’importanza basilare del fatto. Ma, se ci fosse un argomento valido a negarla, prima o poi sarebbe venuto fuori. Invece no, non è venuto fuori niente. Supposizioni, cavilli, sciolti come neve al sole. Nulla di serio, ieri e oggi, da poter scalfire la solidità storica del fatto.
La morte di Cristo non fu morte apparente
Uno dei cavalli di battaglia è stato il ricorso alla supposizione della morte apparente: Gesù non sarebbe morto e, dopo un riposo ricostituente nella tomba è riapparso ai discepoli, che diffusero in giro la voce della risurrezione. È un assunto pretestuoso e ingiustificabile. Basta analizzarlo un po’ per verificarne l’assoluta inconsistenza.
Siamo d’accordo nel riconoscere la difficoltà di offrire una definizione definitiva della morte. Con tutti i progressi tecnologici operati anche nel campo della fisiologia, la scienza moderna non è ancora in grado di dire l’ultima parola in proposito, se si muore per l’immobilità del cervello o del cuore o di tutti e due. Ebbene, che il mondo scientifico continui a indagare. Sulla terra, intanto, si muore da quando sono apparse le prime forme di vita, e tutti da sempre sanno che cosa è un cadavere. Esistono pure casi di morte apparente, ma non è e non può essere quello di Gesù. A rianalizzare il processo variegato dei tormenti della sua passione, il sentimento più ovvio da ricavarne è di meraviglia che Egli non sia morto prima, lungo la strada del Calvario.
È da ritenere un miracolo di sopravvivenza che un uomo così provato, senza prendere un boccone dalla sera precedente, dopo una nottata insonne, esposto agli insulti, tra gli strapazzi subìti da un tribunale all’altro, sottoposto alla crudeltà della flagellazione e alla coronazione di spine, che gli penetravano il cranio, con una traversa pesante di legno sulla spalla, sia riuscito a farcela sino alla collina del Calvario. Mani e piedi trafitti da ruvidi chiodi, appeso sulla croce per tre ore di agonia.
Eppoi un colpo di lancia diretto al cuore da un professionista delle uccisioni è sufficiente da solo a sopprimere la fibra più sana e robusta. Basta la quantità di aromi di Nicodemo ad asfissiarla. Parlare ancora della possibilità di morte apparente in tutto questo funereo contesto significa non avere più il senso delle parole e della misura, non sapere neppure quel che si dice.
Gesù era così realmente morto che quando arrivarono i Giudei inviati dal sinedrio per verificare il decesso dei tre appesi sul Golgota, mentre si adoperarono a praticare il "crurifragio", ossia la frattura delle ginocchia, ai due ladroni crocifissi, per dar loro il colpo di grazia, lo risparmiarono a Gesù, ritenendolo superfluo. Come è possibile immaginare che i pignoli avversari del Signore, i quali avevano fatto di tutto per toglierlo di mezzo, potessero arrivare a una decisione così conclusiva senza avere la certezza della sua fine?
Si dica quel che si vuole: l’accertamento della morte di Gesù viene dagli stessi suoi più giurati nemici. I quali, per prendere ogni estremo di precauzione, ricorsero ad altre misure di sicurezza: sigillare la tomba e mettervi a guardia un plotone di soldati in armi, con la motivazione che Gesù aveva parlato della sua futura risurrezione. Così essi non si resero affatto conto di convalidare da una parte la profezia del Signore, e di renderne dall’altra più splendido l’avveramento.
Malgrado la presenza dei militari, la tomba fu trovata senza il cadavere del crocifisso. A nessuno verrà in mente di pensare che l’uomo, sbarrato là dentro, in quelle condizioni, avesse avuto tanta forza da far saltare la pesante pietra di chiusura.
Ma furono i discepoli a eseguire l’operazione... Questa, infatti, fu la diceria messa subito in giro dai capoccia del sinedrio. Già! Quei discepoli che, dominati dalla paura di fare la stessa fine, non furono in grado di salvare il Maestro da vivo, ora sarebbero stati capaci di un’incursione del genere, per salvarlo da... morto! E i soldati di guardia che facevano? Dormivano. Lo dissero essi stessi. Ma se dormivano come riuscirono a saperlo? E, se erano svegli, perché non l'hanno impedito? Comunque la si giri, la faccenda non quadra in nessun modo. Sa d’imbarazzo e d’imbroglio a carico dei negatori. La verità è che Gesù come realmente morì così realmente risorse.
La risurrezione non fu frutto di immaginazione né di allucinazione
Dice l’antica liturgia latina: surrexit Dominus vere, "Il Signore è veramente risorto". Ciò che i discepoli vedevano non era il frutto della loro immaginazione! L’interpretazione, infatti, data da chi si rifiuta sistematicamente di riconoscere la possibilità del riprendere vita dopo morte, ricorre a stratagemmi del genere.
I discepoli di Gesù, dicono, caddero vittime di un solennissimo abbaglio. Si trattò non di una realtà, ma di un’allucinazione... Ebbene, un ragionamento simile non regge perché non può stare in alcun modo in piedi. Non possiamo qui ovviamente addentrarci nei meandri di un esame psichiatrico non essendo la nostra sede un laboratorio scientifico. Basta però richiamare all’intelligenza alcuni elementi essenziali per mettere a nudo l’insostenibilità di una simile tesi. L’allucinazione è un fenomeno patologico verificabile in soggetti dominati da una idea fissa, che viene facilmente proiettata all'esterno dandovi corpo. Ora tali elementi non si riscontrano affatto in nessuna delle apparizioni di Gesù ai discepoli.
Innanzitutto perché degli apostoli si può dire quel che si vuole, tranne l’accusa di essere persone impressionabili, dai nervi a fior di pelle. Incolti, fifoni, istintivi, sciocchi, tardi di cuore, alienati alla realtà della vita, portavano i calli alle mani a furia di adoperare il remo. L’ipersensibilità e quindi la suscettibilità al fenomeno patologico non poteva addebitarsi a quel tipo di discepoli scelti personalmente da Gesù per diffondere nel mondo la Buona Novella.
Per parlare di allucinazione è necessario che vi sia l’idea fissa da proiettare fuori della mente. Ora proprio la risurrezione era l’idea che gli apostoli non avevano nel cervello e si rifiutavano in tutti i modi di prendere in considerazione. Se non era dentro, come potevano proiettarla fuori? Il Maestro dovette sudare le proverbiali sette camicie, accorrere di qua e di là per quaranta giorni interi, travestirsi in vari modi, per convincere della realtà della sua risurrezione prima di farla entrare nella testa dei discepoli!
Se questi fossero stati soggetti facili all’allucinazione avrebbero visto il risorto a ogni piè sospinto, alla prima ombra, e in un secondo tempo si sarebbero convinti che non si trattava di lui, ma di qualche altro. Invece avviene tutto il contrario. Al primo impatto, infatti, essi hanno la convinzione di parlare con un viandante, un vagabondo, uno straniero qualunque, e soltanto dopo aver verificato con certezza la realtà fisica dello sconosciuto, arrivano a identificare in esso la persona del Maestro risorto. Se fossero stati vittime di allucinazione, gli apostoli avrebbero gridato subito al risorto per poter poi ricredersi di fronte al controllo dei sensi. I fatti storici sono andati assai diversamente.
Gesù tornato in vita si fece da essi vedere, guardare, osservare, toccare, palpare. Mangiò con loro, diede tutte le prove possibili e immaginabili che il suo corpo, sia pure in uno stato diverso di vita, era lo stesso che il venerdì prima della Pasqua era stato disfatto, colpito dalle trapanature dei chiodi e della lancia, chiuso entro il sepolcro sigillato. I discepoli si mostrarono così poco creduloni che uno di essi, Tommaso, è divenuto il simbolo dell’incredulità.
Gesù è veramente risorto! La sua risurrezione è il fatto più importante della storia, il più ricco di speranza e di futuro per ogni cuore umano.
Attardarsi a negarlo è persistere a sostenere il ruolo di retroguardia tipico degli avvocati delle cause perse. Nel caso nostro l’incredulità presenta il lato positivo di svolgere la funzione dell’atteggiamento di San Tommaso valida a rendere più certa e più forte la fede nella verità.
Con tutta sicurezza di mente, senza tema di essere smentiti e col cuore ripieno della gioia più grande, possiamo gridare anche noi l’alleluia pasquale: "È risorto, come aveva detto!". È tempo, perciò, anche per noi, di risorgere.
[Articolo pubblicato sul Gesù Nuovo n.2/2004, pp.68-70]
LA CORONCINA DELLA DIVINA MISERICORDIA
DA RECITARSI ALLE ORE 15.00 DI OGNI GIORNO
COME HA CHIESTO GESU' A SANTA FAUSTINA KOWALSKA
PER RICORDARE IL MOMENTO DELLA SUA MORTE
Il 13 settembre 1935, Suor M. Faustina Kowalska (1905-1938), vedendo un Angelo sul punto di eseguire un tremendo castigo sull' umanità, fu ispirata di offrire al Padre “Il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità" del suo dilettissimo Figlio "in espiazione dei nostri peccati e di quelli di tutto il mondo". Mentre la Santa ripeteva la preghiera, l' Angelo era impotente a mettere in atto quel castigo.
Il giorno dopo Gesù le chiese di recitare con le medesime parole questa "Coroncina", usando i grani del Rosario: "Ecco come reciterai la Coroncina della mia Misericordia.
La reciterai per nove giorni cominciando con: il Padre nostro, l' Ave Maria e il Credo.
Poi usando una comune corona del Rosario, sui grani del Padre Nostro reciterai la preghiera seguente:
Eterno Padre, Ti offro il Corpo e il Sangue,
l' Anima e la Divinità del tuo dilettissimo Figlio
e nostro Signore Gesù Cristo,
in espiazione dei nostri peccati
e di quelli di tutto il mondo.
Sui grani dell' Ave Maria reciterai per 10 volte:
Per la sua dolorosa Passione,
abbi misericordia di noi e del mondo intero.
Per finire, ripeterai 3 volte questa invocazione:
Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale,
abbi pietà di noi e del mondo intero.
Il Signore non si limitò a descrivere la coroncina, ma fece a Suor Faustina queste promesse:
* “Concederò grazie senza numero a chi recita questa coroncina, perché il ricorso alla mia Passione commuove l' intimo della mia Misericordia. Quando la reciti, avvicini a me l’umanità.
* Le anime che mi pregheranno con queste parole saranno avvolte dalla mia Misericordia per tutta la loro vita e in modo speciale al momento della morte.
* Invita le anime a recitare questa Coroncina e darò loro ciò che chiederanno. Se la reciteranno i peccatori, riempirò la loro anima con la pace del perdono e farò sì che la loro morte sia felice.
* I sacerdoti la raccomandino a chi vive nel peccato come una tavola di salvezza. Anche il peccatore più indurito, recitando, sia pure una sola volta questa Coroncina, riceverà qualche grazia dalla mia Misericordia.
* Scrivi che, quando questa Coroncina sarà recitata accanto a un morente, mi collocherò io stesso fra quell'anima e il Padre mio, non come giusto giudice, ma come salvatore. La mia Misericordia infinita abbraccerà quell'anima in considerazione delle sofferenze della mia Passione ".
LA NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA
Il Venerdì Santo si inizia la Novena alla Divina Misericordia, richiesta da Gesù stesso come preparazione alla Festa della Divina Misericordia, nella Prima Domenica dopo Pasqua. La Festa della Divina Misericordia, secondo l’intenzione di Gesù, deve essere il giorno di riparazione e di rifugio per tutte le anime e specialmente per quelle dei poveri peccatori. In quel giorno, infatti, l’immensa generosità di Gesù si spande completamente sulle anime infondendo grazie di ogni genere e grado, senza alcun limite. Ne è la prova la grazia principale che Gesù ha legato alla festa della Misericordia per chi si confesserà e comunicherà in quel giorno, che consiste nella totale remissione dei peccati che non sono stati ancora rimessi e di tutte le pene derivanti da questi peccati. "In quel giorno, chi si confesserà e comunicherà conseguirà la remissione totale delle colpe e delle pene" (Q. I, p. 132).
"Questa grazia" - spiega don I. Rozycki, studioso del messaggio della Divina Misericordia - "è qualcosa di decisamente più grande che l' indulgenza plenaria. (...). Nelle promesse riportate, Cristo ha legato la remissione dei peccati e dei castighi con la Comunione ricevuta nella festa della Misericordia, ossia da questo punto di vista l'ha innalzata al rango di "secondo battesimo".
In modo particolare la Festa sarà un'ottima occasione di riaccostarsi ai Sacramenti per tutti quei fratelli che per motivi personali non si confessano e comunicano da diversi mesi o anni.
Non dubitiamo dell'immensa bontà del Signore che ci attende a braccia aperte e approfittiamo della Festa per lavare ogni nostra colpa nel Preziosissimo Sangue.
GESU’ CONFIDO IN TE:
LA NOVENA ALLA DIVINA MISERICORDIA
Dal Diario di Santa Faustina:
"Novena alla Divina Misericordia che Gesù mi ha ordinato di scrivere e di fare prima della festa della Misericordia. Ha inizio il Venerdì Santo.
"Desidero che durante questi nove giorni tu conduca le anime alla fonte della Mia Misericordia, affinché attingano forza, refrigerio ed ogni grazia, di cui hanno bisogno per le difficoltà della vita e specialmente nell'ora della morte. Ogni giorno condurrai al Mio Cuore un diverso gruppo di anime e le immergerai nel mare della Mia Misericordia. E io tutte queste anime le introdurrò nella casa del Padre Mio. Lo farai in questa vita e nella vita futura. E non rifiuterò nulla a nessun'anima che condurrai alla fonte della Mia Misericordia. Ogni giorno chiederai al Padre Mio le grazie per queste anime per la Mia dolorosa Passione". Risposi: "Gesù, non so come fare questa novena e quali anime introdurre prima nel Tuo misericordiosissimo Cuore." E Gesù mi rispose che me l'avrebbe detto giorno per giorno quali anime dovevo introdurre nel Suo Cuore."
PRIMO GIORNO (Venerdì Santo)
“Oggi conduciMi tutta l’umanità e specialmente tutti i peccatori e immergili nel mare della Mia Misericordia. E con questo Mi consolerai dell’amara tristezza in cui Mi getta la perdita delle anime”.
Gesù misericordiosissimo, la cui prerogativa è quella d'avere compassione di noi e di perdonarci, non guardare i nostri peccati, ma la fiducia che abbiamo nella Tua infinita bontà e accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non lasciarci uscire di lì per l'eternità. Ti supplichiamo per l'amore che Ti unisce al Padre ed allo Spirito Santo.
O Onnipotenza della divina Misericordia,
Rifugio per l'uomo peccatore,
Tu che sei la Misericordia e un mare di compassione,
Aiuta chi t'invoca in umiltà.
Eterno Padre, guarda con occhio di misericordia specialmente i poveri peccatori e tutta l'umanità, che è racchiusa nel pietosissimo Cuore di Gesù, e per la Sua dolorosa Passione mostraci la Tua misericordia, affinché per tutti i secoli possiamo esaltare l'Onnipotenza della Tua misericordia. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
SECONDO GIORNO (Sabato Santo)
“Oggi conduciMi le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi e immergile nella Mia insondabile Misericordia. Essi Mi hanno dato la forza di superare l'amara Passione. Per mezzo loro come per mezzo di canali, la Mia Misericordia scende sull'umanità”.
Misericordiosissimo Gesù, da cui proviene ogni bene, aumenta in noi la grazia, affinché compiamo degne opere di Misericordia, in modo che quanti ci osservano lodino il Padre della Misericordia che è nei cieli.
La fonte dell'amore di Dio,
Alberga nei cuori limpidi,
Purificati nel mare della Misericordia,
Luminosi come le stelle, chiari come l'aurora.
Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua misericordia la schiera eletta per la Tua vigna, le anime dei sacerdoti e le anime dei religiosi, e dona loro la potenza della Tua benedizione, e per i sentimenti del Cuore del Figlio Tuo, il Cuore in cui essi sono racchiusi, concedi loro la potenza della Tua luce, affinché possano guidare gli altri sulla via della salvezza, in modo da poter cantare assieme per tutta l’eternità le lodi della Tua Misericordia infinita. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
TERZO GIORNO (Santa Pasqua)
“Oggi conduciMi tutte le anime devote e fedeli ed immergile nel mare della Mia Misericordia. Queste anime Mi hanno confortato lungo la strada del Calvario, sono state una goccia di conforto in un mare di amarezza”.
O Gesù misericordiosissimo, che elargisci a tutti in grande abbondanza le Tue grazie dal tesoro della Tua Misericordia, accoglici nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore e non farci uscire da esso per tutta l'eternità. Te ne supplichiamo per l'ineffabile amore, di cui il Tuo Cuore arde per il Padre Celeste.
Sono imperscrutabili le meraviglie della Misericordia,
Non riesce a scandagliarle né il peccatore, né il giusto.
A tutti rivolgi sguardi di compassione, E attiri tutti al Tuo amore.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime fedeli, come l'eredità del Figlio Tuo e per la Sua Passione dolorosa concedi loro la Tua benedizione e accompagnale con la Tua protezione incessante, affinché non perdano l'amore ed il tesoro della santa fede, ma con tutta la schiera degli angeli e dei santi glorifichino la Tua illimitata Misericordia nei secoli dei secoli. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
QUARTO GIORNO (Lunedì dell'Angelo)
“Oggi conduciMi i pagani e coloro che non Mi conoscono ancora. Anche a loro ho pensato nella Mia amara Passione e il loro futuro zelo ha consolato il Mio Cuore. Immergili nel mare della Mia Misericordia”.
O misericordiosissimo Gesù, che sei la luce del mondo intero, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime dei pagani che non Ti conoscono ancora. I raggi della Tua grazia li illuminino, affinché anche loro assieme a noi glorifichino i prodigi della Tua Misericordia e non lasciarli uscire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore.
La luce del Tuo amore,
Illumini le tenebre delle anime;
Fa' che queste anime Ti conoscano
E glorifichino con noi la Tua Misericordia.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime dei pagani e di coloro che non Ti conoscono ancora, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Attirale alla luce del Vangelo. Queste anime non sanno quale grande felicità è quella di amarTi. Fa' che anche loro glorifichino la generosità della Tua Misericordia per i secoli dei secoli. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
QUINTO GIORNO
“Oggi conduciMi le anime degli eretici e degli scismatici ed immergile nel mare della Mia Misericordia. Nella Mia amara Passione Mi hanno lacerato le carni ed il cuore, cioè la Mia Chiesa. Quando ritorneranno all'unità della Chiesa, si rimargineranno le Mie ferite ed in questo modo allevieranno la Mia Passione”.
Misericordiosissimo Gesù, che sei la bontà stessa, Tu non rifiuti la luce a coloro che Te la chiedono; accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime degli eretici e le anime degli scismatici; attirali con la Tua luce all'unità della Chiesa e non lasciarli partire dalla dimora del Tuo pietosissimo Cuore, ma fa' che anch'essi glorifichino la generosità della Tua Misericordia.
Anche per coloro che stracciarono la veste della Tua unità,
Sgorga dal Tuo Cuore una fonte di pietà.
L'Onnipotenza della Tua Misericordia, o Dio,
Può ritrarre dall'errore anche queste anime.
Eterno Padre, guarda con gli occhi della Tua Misericordia alle anime degli eretici e degli scismatici, che hanno dissipato i Tuoi beni ed hanno abusato delle Tue grazie, perdurando ostinatamente nei loro errori. Non badare ai loro errori, ma all'amore del Figlio Tuo ed alla Sua amara Passione, che ha preso su di Sé per loro, poiché anche loro sono racchiusi nel pietosissimo Cuore di Gesù. Fa' che anche essi lodino la Tua grande Misericordia per i secoli dei secoli. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
SESTO GIORNO
“Oggi conduciMi le anime miti e umili e le anime dei bambini e immergile nella Mia Misericordia. Queste anime sono le più simili al Mio cuore. Esse Mi hanno sostenuto nell'amaro travaglio dell'agonia. Li ho visti come gli angeli della terra che avrebbero vigilato presso i Miei altari. Su di loro riverso le Mie grazie a pieni torrenti. Solo un'anima umile è capace di accogliere la Mia grazia; alle anime umili concedo la Mia piena fiducia”.
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto.. "Imparate da Me che sono mite ed umile di cuore", accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime miti e umili e le anime del bambini. Queste anime attirano l'ammirazione di tutto il paradiso e formano lo speciale compiacimento del Padre Celeste; sono un mazzo di fiori davanti al trono di Dio, del cui profumo si delizia Dio stesso. Queste anime hanno stabile dimora nel pietosissimo Cuore di Gesù e cantano incessantemente l'inno dell'amore e della Misericordia per l'eternità.
In verità l'anima umile e mite
Già qui sulla terra respira il paradiso,
E del profumo del suo umile cuore
Si delizia il Creatore stesso.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime miti e umili ed alle anime dei bambini, che sono racchiuse nella dimora del pietosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono le più simili al Figlio Tuo; il loro profumo s'innalza dalla terra e raggiunge il Tuo trono. Padre di Misericordia e di ogni bontà, Ti supplico per l'amore ed il compiacimento che hai per queste anime, benedici il mondo intero, in modo che tutte le anime cantino assieme le lodi della Tua Misericordia per tutta l'eternità. Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
SETTIMO GIORNO
“Oggi conduciMi le anime che venerano in modo particolare ed esaltano la Mia Misericordia ed immergile nella Mia Misericordia. Queste anime hanno sofferto maggiormente per la Mia Passione e sono penetrate più profondamente nel Mio spirito. Esse sono un riflesso vivente del Mio Cuore pietoso. Queste anime risplenderanno con una particolare luminosità nella vita futura. Nessuna finirà nel fuoco dell'inferno, difenderò in modo particolare ciascuna di loro nell'ora della morte”.
Misericordiosissimo Gesù, il cui Cuore è l'amore stesso, accogli nella dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime che in modo particolare venerano ed esaltano la grandezza della Tua Misericordia. Queste anime sono forti della potenza di Dio stesso, in mezzo ad ogni genere di tribolazioni e contrarietà, avanzano fiduciose nella Tua Misericordia. Queste anime sono unite a Gesù e reggono sulle loro spalle l'umanità intera. Esse non saranno giudicate severamente, ma la Tua Misericordia le avvolgerà nell'ora della morte.
L'anima che esalta la bontà del Suo Signore,
Viene da Lui particolarmente amata,
È sempre accanto alla sorgente viva,
Ed attinge la grazia dalla divina Misericordia.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime che esaltano e venerano il Tuo più grande attributo, cioè la Tua insondabile Misericordia e che sono racchiuse nel misericordiosissimo Cuore di Gesù. Queste anime sono un Vangelo vivente, le loro mani sono colme di opere di Misericordia e la loro anima è piena di gioia e canta all'Altissimo l'inno della Misericordia. Ti supplico, o Dio, mostra loro la Tua Misericordia secondo la speranza e la fiducia che hanno posto in Te; si adempia in essi la promessa di Gesù che ha detto loro: " Le anime che onoreranno la Mia insondabile Misericordia, Io stesso le difenderò come Mia gloria durante la vita, ma specialmente nell'ora della morte".
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
OTTAVO GIORNO
“Oggi conduciMi le anime che sono nel carcere del purgatorio ed immergile nell'abisso della Mia Misericordia. I torrenti del Mio Sangue attenuino la loro arsura. Tutte queste anime sono molto amate da Me; ora stanno dando soddisfazione alla Mia giustizia; è in tuo potere recar loro sollievo. Prendi dal tesoro della Mia Chiesa tutte le indulgenze ed offrile per loro... Oh, se conoscessi i loro tormenti, offriresti continuamente per loro l'elemosina dello spirito e pagheresti i debiti che essi hanno nei confronti della mia giustizia!”.
Misericordiosissimo Gesù, che hai detto che vuoi Misericordia, ecco io conduco alla dimora del Tuo pietosissimo Cuore le anime del purgatorio, anime che a Te sono molto care e le quali tuttavia debbono soddisfare la Tua giustizia. I torrenti del Sangue e dell'Acqua che sono scaturiti dal Tuo Cuore spengano il fuoco del purgatorio, in modo che anche là venga glorificata la potenza della Tua Misericordia.
Dall'arsura tremenda del fuoco del purgatorio,
S'innalza un lamento alla Tua Misericordia,
E ricevono conforto, sollievo e refrigerio
Nel torrente formato dal Sangue e dall'Acqua.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime che soffrono nel purgatorio, e che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Ti supplico per la dolorosa Passione del Figlio Tuo Gesù e per tutta l'amarezza da cui fu inondata la Sua santissima anima, mostra la Tua Misericordia alle anime che sono sotto lo sguardo della Tua giustizia, non guardare a loro se non attraverso le Piaghe del Tuo amatissimo Figlio Gesù, poiché noi crediamo che la Tua bontà e la Tua Misericordia sono senza limiti.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
NONO GIORNO (Vigilia della Festa della Divina Misericordia)
“Oggi conduciMi le anime tiepide ed immergile nell'abisso della Mia Misericordia. Queste anime feriscono il Mio Cuore nel modo più doloroso. La Mia anima nell'Orto degli Ulivi ha provato la più grande ripugnanza per un'anima tiepida. Sono state loro la causa per cui ho detto: "Padre, allontana da Me questo calice, se questa è la Tua volontà." Per loro, ricorrere alla Mia Misericordia costituisce l'ultima tavola di salvezza”.
Misericordiosissimo Gesù, che Sei la pietà stessa, introduco nella dimora del Tuo Cuore pietosissimo le anime tiepide. Possano riscaldarsi nel Tuo puro amore queste anime di ghiaccio, che assomigliano a cadaveri e suscitano in te tanta ripugnanza. O Gesù pietosissimo, usa l'onnipotenza della Tua Misericordia ed attirale nell'ardore stesso del Tuo amore e concedi loro l'amore santo, dato che puoi tutto.
Il fuoco e il ghiaccio non possono stare uniti,
Poiché, o si spegne il fuoco
O si scioglie il ghiaccio,
Ma la Tua Misericordia, o Dio, Può soccorrere miserie anche maggiori.
Eterno Padre, guarda con occhi di Misericordia alle anime tiepide, che sono racchiuse nel pietosissimo Cuore di Gesù. Padre della Misericordia, Ti supplico per l'amarezza della Passione del Tuo Figlio e per la Sua agonia di tre ore sulla croce, permetti che anche loro lodino l'abisso della Tua Misericordia... Amen.
(Si reciti la Coroncina alla Divina Misericordia)
Gesù a Santa Faustina Kowalska
Dal “Diario”
Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se l’anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse più rimedio, non è così davanti a Dio.
Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore e misericordia. Un’anima che ha fiducia in Me è felice, perché Io stesso mi prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai esaurirà la mia misericordia, poiché più vi si attinge più aumenta.
Figlia mia, non cessare di annunziare la mia misericordia. Facendo questo darai refrigerio al mio Cuore consumato da fiamme di compassione per i peccatori. Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bontà!
Per punire ho tutta l’eternità, adesso invece prolungo il tempo della misericordia per loro. Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell’ora della sua morte Io lo difenderò come la stessa mia gloria.
Quando un’anima esalta la mia bontà, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell’inferno. Il mio cuore soffre perché anche le anime consacrate ignorano la mia Misericordia e mi trattano con diffidenza. Quanto mi feriscono!
Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie piaghe!
NELL’ORA ESTREMA DELLA MORTE
La misericordia di Dio raggiunge molte volte il peccatore nell'ora estrema in un modo singolare e misterioso. Esteriormente si direbbe che ormai tutto sia perduto, ma non è così.
L'anima, illuminata dal raggio di una potente ultima grazia, nel momento conclusivo può rivolgersi a Dio con tanta forza d'amore che, in un attimo, riceve da lui il perdono delle colpe e il condono delle pene. Esternamente però, non vediamo nessun segno di pentimento, né di contrizione, perché il morente non reagisce più visibilmente.
Quanto la misericordia di Dio è inscrutabile! Ma, orrore! Vi sono anche delle anime che, volontariamente e coscientemente, respingono perfino l'estrema grazia con disprezzo!
Sia detto, dunque, che anche in piena agonia, la divina misericordia depone nell'intimo dell'anima questo momento di chiarezza, mediante il quale l'anima, se vuole, trova la possibilità di ritornare a lui.
Accade tuttavia che vi siano anime di un tale interiore incallimento, da scegliere consapevolmente l'inferno, rendendo vane non solo le preghiere innalzate a Dio per esse, ma vanificando perfino gli sforzi medesimi di Dio.
Dal “Diario” di Santa Faustina Kowalska
SANTA GIANNA BERETTA MOLLA
Come conservare la purezza?
Circondando il nostro corpo con la siepe del sacrificio.
La purezza è una “virtù-riassunto”, vale a dire un insieme di virtù...
La purezza diventa bellezza, quindi anche forza e libertà.
È libero colui che è capace di resistere, di lottare.
Messaggio da Mediugorie del 25 marzo 2009, di Maria “Regina della Pace”
(“l’atteso prodigio” profetizzato da Paolo VI)
Messaggio a Marija del 25 marzo 2009
Cari figli, in questo tempo di primavera quando tutto si risveglia dal sonno dell’inverno, svegliate anche voi le vostre anime con la preghiera affinché siano pronte ad accogliere la luce di Gesù risorto. Sia Lui, figlioli, ad avvicinarvi al suo Cuore affinché siate aperti alla vita eterna. Prego per voi e intercedo presso l’Altissimo per la vostra sincera conversione. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
COMMENTO DI PADRE LIVIO SUI MESSAGGI DA MEDIUGORIE
Messaggio a Mirjana del 18 marzo 2009
Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui? Figli miei, questo tempo di rinuncia sia un tempo nel quale domandarvi: che cosa vuole Dio da me personalmente? Che cosa devo fare? Pregate, digiunate e abbiate il cuore pieno di misericordia. Non dimenticate i vostri pastori. Pregate che non si perdano e che restino in mio figlio, affinché siano buoni pastori per il loro gregge. La Madonna ha guardato tutti i presenti e ha continuato: Di nuovo vi dico: se sapeste quanto vi amo piangereste di felicità. Grazie.
Messaggio a Mirjana del 2 aprile 2009
Cari figli, l’amore di Dio è nelle mie parole. Figli miei, questo è l’amore che desidera volgervi alla giustizia e alla verità. Questo è l’amore che desidera salvarvi dagli abbagli. Ma voi, figli miei? I vostri cuori restano chiusi, sono duri e non rispondono alle mie chiamate, non sono sinceri.
Mirjana ha sentito un forte dolore e ha pregato che non ci abbandoni. La Madonna ha detto:
Con materno amore prego per voi perché desidero che tutti risuscitiate in mio Figlio. Vi ringrazio.
Commento di Padre Livio Fanzaga
(da “Radio Maria”)
Questo messaggio particolarmente scioccante si pone in una serie di messaggi che hanno caratterizzato questo 2009 in modo particolare, ma anche gli ultimi mesi del 2008 dove la Regina della Pace è particolarmente dispiaciuta perché nonostante tutto l’amore che Dio ci manifesta attraverso di Lei, attraverso le sue parole, attraverso i suoi messaggi, attraverso il Suo amore (nel messaggio del 18 marzo, la Regina delle Pace ha detto "Se sapeste quanto vi amo, piangereste di felicità"), nonostante l’amore del Padre e del Figlio che si manifesta attraverso la Sua venuta, la venuta qui di Maria, le Sue parole, la Sua persona, questo amore non è accolto.
Ora, cari amici, a mio parere, siccome ci sono delle persone che si scoraggiano di fronte a questi messaggi, vorrei dire che la Madonna sa benissimo che c’è una parte della gente che segue i messaggi. Se uno ha il cuore in pace e sente che nel suo cuore c’è Gesù e che ama Gesù (per carità, dobbiamo sempre convertirci, cambiarci, migliorarci), e se sentiamo che la Grazia opera in noi, se sentiamo che nel nostro cuore è presente l’amore di Gesù e che stiamo facendo un cammino spirituale, non dobbiamo assolutamente scoraggiarci di fronte a questi messaggi.
I messaggi, specialmente per quanto riguarda la veggente Mirjana, sono messaggi che sono rivolti, più che alla Parrocchia e a tutti quelli che seguono questa Parrocchia ideale, che seguono i messaggi della Madonna, i messaggi alla veggente Mirjana del 2 del mese riguardano il mondo intero, quindi riguardano tutti i figli di Dio; sono uno sguardo su questo mondo e sono lo sguardo della Madonna su questo mondo. E’ uno sguardo preoccupato perché di fronte all’amore di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo e che si manifesta anche in questa presenza di Maria, l’umanità rimane dura.
Quando la Madonna dice "Cari figli", la Madonna si rivolge veramente a tutti, quando la Madonna dice che "voglio che tutti si convertano", e come ha detto in questo messaggio - voglio che tutti rispondano alla mia chiamata, "desidero che tutti risuscitiate in mio Figlio", si rivolge a tutti gli uomini, a tutta l’umanità. Questo lo dico perché, se noi abbiamo fatto un cammino quaresimale, ci siamo impegnati nella preghiera, ci siamo impegnati nel rinnovarci spiritualmente, certamente toccano anche noi questi inviti alla conversione. Toccano anche noi ma non dobbiamo scoraggiarci, ma casomai essere ancora più ferventi e con la Madonna intercedere per quelli che rimangono nella durezza del cuore.
Vediamo adesso il messaggio e vorrei segnalare un fatto abbastanza significativo, un "leit motiv" (motivo conduttore), che domina gli ultimi messaggi della Madonna a Mirjana. Prima di tutto la Madonna dice "L’amore di Dio è nelle mie parole", cioè la Madonna aveva detto anche in precedenza "l’amore di Dio mi ha mandato, l’amore del Padre mi ha mandato e aspetta la vostra conversione", e quindi la presenza di Maria è il segno dell’amore di Dio per noi, le parole di Maria e i messaggi che la Madonna ci rivolge, sono il segno dell’amore di Dio per noi.
E’ un amore quello che si manifesta attraverso la presenza di Maria e attraverso l’amore di Maria, che vuole volgersi alla giustizia. Cos’è la giustizia? Una vita retta, una vita conforme alla volontà di Dio, una vita santa e quindi una vita moralmente nuova in Gesù Cristo e alla verità della Fede.
La presenza di Maria qui in mezzo a noi è il segno dell’amore di Dio che vuole che noi viviamo nella retta fede, nella verità, nella luce e viviamo nella giustizia, nella santità e cioè retta fede, retta vita, questo vuole l’amore di Dio per noi.
Dio invia Maria, e la Sua persona e le Sue parole sono segno del Suo amore, un amore che vuole che noi viviamo nella luce della Fede e nella santità della vita, perché soltanto in questo modo noi siamo felici, ci realizziamo e perveniamo alla fine della nostra vita che è la vita eterna.
Dunque, cari amici, "Questo è l’amore che desidera salvarvi dagli abbagli", questa è un’espressione straordinaria, quali sono gli abbagli? Gli abbagli, La Madonna l’ha detto in tanti altri messaggi, sono le false luci del mondo, le false felicità del mondo, o se vogliamo, l’abbaglio di chi crede che questa vita sia l’unica vita, che "dopo che siamo morti, non c’è più niente, c’è solo questa vita… godiamocela!" cerchiamo le consolazioni in questa vita, le gioie in questa vita che poi sono quelle cose materiali. Questo è il grande abbaglio del mondo moderno, proprio questo: l’uomo che sceglie come Paradiso la terra questo è un grande abbaglio!
Nel messaggio del 2 marzo, la Madonna aveva detto: - voi cercate la speranza, le ragioni della vita la consolazione e la felicità, nei posti sbagliati - questo è il grande abbaglio; l’amore di Dio è qui per salvarvi dagli abbagli, è qui per salvarvi dall’inganno satanico. L’inganno satanico che vi fa concepire la vita come un qualcosa da consumare, da prendere, da afferrare perché poi non c’è più niente, e invece la Madonna ci dice che in questa vita con le nostre scelte ci giochiamo la Vita Eterna. L’amore di Dio è qui per preservarci dal grande abbaglio, dall’inganno satanico, dalla seduzione satanica; l’uomo padrone del mondo è invece un poveretto che al termine della sua vita dovrà rispondere davanti a Dio della vita che gli è stata data. Questo dunque la Madonna dice: "c’è l’amore di Dio, c’è l’amore del Padre"; la Madonna l’ha ribadito in tanti messaggi, per esempio quando la Madonna ha detto: "Il vostro Padre mi manda e aspetta, aspetta i vostri cuori aperti e pronti per le Sue opere. Non perdete tempo, figli, perché non ne siete padroni, vi ringrazio" (messaggio del 2 febbraio). Cioè il Padre vi ama, il Padre ha mandato Me, il Padre vi rivolge attraverso di Me le Sue parole, il Padre aspetta. Siete di fronte ad una grande Epifania dell’amore di Dio - dice la Madonna - ma voi figli miei che risposta date? E dice: "I vostri cuori restano chiusi, sono duri e non rispondono alle mie chiamate, non sono sinceri".
Qui vorrei sottolineare un fatto abbastanza singolare nei messaggi della Regina della Pace e cioè che i messaggi di questi mesi di quest’anno dati attraverso la veggente Mirjana sono ben cinque: sono quelli del 2 gennaio, del 2 febbraio, del 2 marzo, del 18 marzo e del 2 aprile. In tutti questi messaggi la Madonna ci invita a guardare il cuore; tutti questi messaggi hanno come centro il cuore.
Nel messaggio del 2 gennaio, la Madonna dice "Cari figli" e siamo ancora nel tempo Natalizio, "mentre la grande grazia Celeste si espande su di voi, il vostro cuore rimane duro e senza risposta" e dice "Figli miei, perché non mi date completamente i vostri cuori? Voglio solo mettere in essi la pace e la salvezza: mio Figlio", quindi la Madonna vede che nel tempo di Natale avremmo dovuto aprire i cuori per accogliere il Bambino Gesù, "mentre la Grazia Celeste si espande su di voi, il vostro cuore rimane duro e senza risposta".
Poi nel messaggio del 2 febbraio la Madonna dice: "Il vostro Padre mi manda e aspetta, aspetta i vostri cuori aperti pronti per le Sue opere", cioè dice il medesimo concetto però con parole diverse. Prima dice che i vostri cuori rimangono duri, poi dice che aspetta che i vostri cuori si aprano per le Sue opere, aspetta i vostri cuori uniti nell’amore cristiano e nella misericordia dello spirito di mio Figlio.
Poi nel messaggio del 2 marzo la Madonna dice: "Cari figli, sono qui in mezzo a voi. Guardo nei vostri cuori feriti e inquieti. Vi siete persi, figli miei. Le vostre ferite del peccato diventano sempre più grandi e sempre di più vi allontanano dalla vera verità. Cercate la speranza e la consolazione nei posti sbagliati".
Nel messaggio del 18 marzo la Madonna dice: "Cari figli! Oggi vi invito a guardare in modo sincero e a lungo nei vostri cuori. Che cosa vedrete in essi? Dov'è in essi mio Figlio e il desiderio di seguirmi verso Lui?". Infine nel messaggio del 2 aprile la Madonna dice: "I vostri cuori restano chiusi, sono duri e non rispondono alle mie chiamate, non sono sinceri".
Vi ho detto cari amici, che questi sono messaggi che toccano comunque un po’ tutto il mondo. E’ uno sguardo sulla realtà di questo mondo e quindi la Madonna sa benissimo che c’è un piccolo gruppo che è fedele, un piccolo gruppo che risponde; però nell’insieme, siccome Lei vede ciò che noi non vediamo, nell’insieme la Sua diagnosi è di quelle che sono inequivocabili e cioè oggi sappiamo che la Madonna guardando la realtà esistenziale di questa povera umanità, in giro cosa vede? Vede che siamo presi dagli abbagli, un grande abbaglio, dall’inganno satanico e ci siamo chiusi a Dio e che "i vostri cuori restano chiusi, sono duri e non rispondono alle Mie chiamate, non sono sinceri".
Cosa dobbiamo concludere? Una cosa molto semplice. Siccome la conversione è un fatto molto personale, dobbiamo, come ha sempre detto la Madonna, guardare il nostro cuore e vedere cosa c’è nel nostro cuore, dobbiamo metterci davanti alla croce e chiedere perdono dei nostri peccati, purificare i nostri cuori per questa Pasqua e aprirci all’amore del Padre che si manifesta attraverso la Croce del Cristo, dovremo ricevere la grazia della Riconciliazione, dovremo riprendere il fervore della preghiera, il fervore della vita cristiana, il fervore della carità, il fervore della testimonianza, riprendere con lena il cammino della Santità. Questo dobbiamo fare perché ogni cuore che si apre a Dio è prezioso per la Madonna, ogni cuore che si apre a Dio ha una grande forza di intercessione per tutti gli altri.
Quindi cari amici, consoliamo la Madonna e capovolgiamo la situazione nella quale l’umanità si trova, attraverso la nostra personale decisione "Io voglio vivere questa Pasqua, io in questa Pasqua voglio resuscitare con Gesù, io in questa Pasqua, voglio vivere la Croce e la Resurrezione di Gesù nella mia vita."
Decidiamoci per questo, comunque sia la situazione del mondo, noi saremo nella pace.
Padre Livio Fanzaga (da Radio Maria)
Fonte: MedjugorjeLiguria.it
LE LACRIME DELLA MADONNA DI SIRACUSA
di Salvatore Troia
La mattina del 29 agosto 1953, alle ore 8,30 in una modesta casa di lavoratori, sita in Siracusa, via degli Orti n.11, un quadro in gesso - opera dello scultore Amilcare Santini di Cecina - che raffigura una Madonnina cominciò a versare lacrime copiose.
IL MIRACOLO
Una famiglia, quella dei Iannuso, povera ma dignitosa, una famiglia generosa ma provata dalla sofferenza. Infatti, la signora Antonina che ha sposato da qualche mese Angelo Iannuso, rimasta incinta va soggetta a gravi disturbi. La lacrimazione della Madonna si verifica al risvegliarsi di Antonina la mattina del 29 Agosto. "Mi accorsi che l’effige versava lacrime dagli occhi". La cognata Grazia e la zia Antonina pensando che le lacrime viste dalla malata fossero dovute ad allucinazione, avvicinatesi al quadro constatano che dagli occhi della Madonna, veramente sgorgano lacrime e che, alcune gocce, scorrendo per la guancia, cadono sulla spalliera del letto. Quando arriva dal lavoro il marito Angelo, verso le 17, egli stesso constata la verità del fatto; ma intanto tutto il rione ne è già a conoscenza e quasi vi ha già fatto un pellegrinaggio.
Domenica 30 agosto alle due di notte la Madonnina - che la sera prima è stata portata per breve tempo in questura, poi a casa del fratello Luciano e poi ancora dal fratello Antonio - torna in Via Orti n.11 e posta su dei cuscini. La folla giunta da ogni parte praticamente assedia la famiglia costringendola ad evacuare per poi tornare ed accontentare il bisogno incontenibile di assistere al singolare prodigio. Nicola Guarino, un cineamatore, con la sua cinepresa documentò in 300 fotogrammi la lacrimazione. In quelle immagini viene ripreso il formarsi, il fluire e lo sciogliersi delle lacrime. L’occhio umano potrebbe anche lasciarsi suggestionare, ma l’obbiettivo della cinepresa, ritrae quello che oggettivamente avviene.
Lunedì 31 agosto per tutto il giorno tutti possono constatare le lacrime che scendono dagli occhi della Madonna e riportare un ricordo indelebile. Tante persone hanno così potuto vedere, raccogliere asciugare le lacrime dagli occhi della Madonna…
Il 1° Settembre, alle ore 11, una Commissione di medici e di analisti, per incarico della Curia Arcivescovile di Siracusa, si recò in casa della famiglia Iannuso e dopo aver atteso che il fenomeno si ripetesse, prelevò più di un centimetro cubo di quel liquido che sgorgava dagli occhi del quadretto. Sottoposto ad analisi microscopica, il liquido risultò di aver tracce di quelle stesse sostanze che si riscontrano nelle lacrime di un bambino e di un adulto. Il responso della scienza fu: lacrime umane.
Alle ore 11,40 termina la lacrimazione della Madonna.
LE GUARIGIONI
Le guarigioni fisiche ritenute straordinarie dalla Commissione medica, appositamente istituita, furono circa 300 (fino a metà novembre del 1953). In particolare le guarigioni di Anna Vassallo (tumore), di Enza Moncada (paralisi), di Giovanni Tarascio (paralisi). Numerose sono state anche le guarigioni spirituali, ovvero le conversioni. Fra le più eclatanti quella di uno dei medici responsabili della Commissione che analizzò le lacrime, il dott. Michele Cassola. Dichiaratamente ateo, ma uomo retto ed onesto dal punto di vista professionale, non negò mai l’evidenza della lacrimazione. Venti anni dopo, durante l’ultima settimana della sua vita, alla presenza del Reliquiario in cui erano sigillate quelle lacrime che egli stesso aveva controllato con la sua scienza, si aprì alla fede, ricevette l’Eucarestia.
Un anno dopo, la domenica 17 ottobre 1954, il Papa dell’epoca, Pio XII, concluse il Convegno Mariano di Sicilia con un Radiomessaggio: «Non senza viva commozione prendemmo conoscenza della unanime dichiarazione dell’Episcopato della Sicilia sulla realtà di quell’evento. Senza dubbio Maria è in cielo eternamente felice e non soffre né dolore né mestizia; ma Ella non vi rimane insensibile, che anzi nutre sempre amore e pietà per il misero genere umano, cui fu data per Madre, allorché dolorosa e lacrimante sostava ai piedi della Croce, ove era affisso il Figliolo. Comprenderanno gli uomini l’arcano linguaggio di quelle lacrime? Oh, le lacrime di Maria! Erano sul Golgota lacrime di compatimento per il suo Gesù e di tristezza per i peccati del mondo. Piange Ella ancora per le rinnovate piaghe prodotte nel Corpo mistico di Gesù? O piange per tanti figli, nei quali l’errore e la colpa hanno spento la vita della grazia, e che gravemente offendono la Maestà divina? O sono lacrime di attesa per il ritardato ritorno di altri suoi figli, un dì fedeli, ed ora trascinati da falsi miraggi?» (A.A.S. 46 (1954) 658-661)
Riflessioni sulla “Dignitatis personae”
IL VICOLO CIECO DEL CONGELAMENTO DEGLI EMBRIONI
di Elio Sgreccia
Vescovo, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita
Forse l'aspetto più paradossale e, a pensarci bene, più raccapricciante, conseguente alle tecniche di procreazione in vitro è costituito dal fatto del congelamento degli embrioni fecondati in vitro, non utilizzati immediatamente per l'impianto in utero.
Come è spiegato nella nuova istruzione Dignitas personae, emanata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, questo procedimento viene impiegato in larga misura nella tecnica di fecondazione in vitro in cui, "per non ripetere i prelievi di ovociti nella donna, si procede a un unico prelievo plurimo di ovociti, seguito dalla crioconservazione di una parte importante degli embrioni ottenuti in vitro" (n.18). La crioconservazione consiste, come si sa, in un procedimento di raffreddamento a temperature molto basse con il compito di consentire la conservazione della vita bloccandone nel contempo lo sviluppo. Partendo dal presupposto che questi embrioni sono esseri umani, individui ben determinati, con un rapporto di "figliolanza" verso un padre ed una madre e con il valore proprio della persona umana e la conseguente dignità, pur nello stadio iniziale dello sviluppo fisico, emerge la delittuosità di questa procedura praticata su larga scala nel mondo. Che l'intenzione dei genitori sia quella di arrivare ad avere un figlio, magari recuperando qualcuno degli embrioni, in caso di fallimento di un primo o di un secondo tentativo fallito, questa intenzionalità non può esimere tutti quelli che decidono ed eseguono una tale procedura, dal farsi carico di questa destinazione. Il destino di quelli che rimangono congelati è semplicemente chiuso nella negatività: non c'è un rimedio tra quelli escogitati per riparare a questo male senza che si sia costretti a produrre altri illeciti.
Il suddetto documento giustamente prospetta un solo caso in cui il congelamento può avere un esito positivo, pur essendo inserito in una logica illecita come è quella della procreazione extracorporea: è il caso di un congelamento momentaneo, di qualche ora o di pochissimi giorni quando si constati che fisiologicamente il corpo della donna per cui venga preparato l'embrione, non è pronto e, per ottenere l'esito favorevole alla vita, occorre attendere la maturazione delle condizioni previste. Non è poi detto che l'impianto si verifichi e il tutto proceda fino alla nascita. Fuori di questo caso in cui il ginecologo deve comunque operare in favore dell'impianto, perché il concepito possa essere impiantato, per tutti gli embrioni che vengono congelati a lungo termine o a tempo indeterminato non si danno esiti positivi.
Sono state fatte diverse ipotesi come vie d'uscita, ma nessuna è "salvifica" né immune da altre negatività morali.
L'istruzione pertanto sintetizza il giudizio etico con queste parole: "La crioconservazione è incompatibile con il rispetto dovuto agli embrioni umani: presuppone la loro produzione in vitro; li espone a gravi rischi di morte o di danno per la loro integrità fisica, in quanto un'alta percentuale non sopravvive alla procedura di congelamento e di scongelamento; li priva almeno temporaneamente dell'accoglienza e della gestazione materna; li pone in una situazione suscettibile di ulteriori offese e manipolazioni" (n.18).
La maggior parte di questi embrioni congelati rimangono "orfani" perché non più richiesti dai genitori; le leggi e le raccomandazioni provenienti dagli Stati o dagli organismi internazionali usano terminologie proprie del diritto di proprietà e delle fattispecie di abbandono delle cose, e si preoccupano per lo più di prescrivere lo svuotamento periodico dei contenitori: sono centinaia di migliaia, e qualcuno afferma che ormai abbiano superato il milione, gli embrioni così abbandonati a un destino senza esito positivo.
Il documento nota tuttavia che, oltre a coloro che si curano prevalentemente dello svuotamento periodico dei contenitori, ci sono anche altri che "sono coscienti, invece, che è stata commessa una grave ingiustizia e si interrogano su come riparare ad una tale ingiustizia e si interrogano su come ottemperare al dovere di ripararvi" (n. 19).
Le ipotesi esaminate a questo scopo, si presentano tutte a loro volta o illecite esse stesse o impraticabili di fatto. È stata presentata la proposta di "usare tali embrioni per la ricerca o di destinarli a usi terapeutici" (n. 19): chi basa la ricerca sulle cellule staminali embrionali, trova questa ipotesi come congruente, ma la sperimentazione in vitro, senza consenso, richiama non soltanto l'illecito morale ma anche la contrarietà dei codici deontologici internazionali: il fatto palese è che si tratta di sperimentazione distruttiva.
L'ipotesi, suggerita come variante, di scongelare gli embrioni per poi utilizzarli come se si trattasse di normali cadaveri, sapendo che si tratta di una morte inflitta e conseguente alla condizione voluta del congelamento, risulta ugualmente illecita; contribuisce a promuovere ulteriormente il congelamento, e stabilisce una complicità indiretta con l'insieme della procedura, anche qualora chi utilizza l'ultima fase sperimentale non fosse stato collegato con chi ha deciso il congelamento (cfr. nn. 34-35). La proposta di offrire questi embrioni perché, previo scongelamento, siano utilizzati per coppie infertili come terapia della loro infertilità, cumula la illiceità propria della procreazione artificiale eterologa e quella della maternità surrogata, senza parlare delle conseguenti problematiche di carattere medico, psicologico e giuridico.
Infine, ha ricevuto un'attenzione da parte di alcuni la proposta, seguita
anche da qualche tentativo, d'offrire una possibilità di nascere, a esseri
che altrimenti sarebbero condannati alla distruzione, mediante la cosiddetta
adozione prenatale.
Anche questa ipotesi tuttavia, oltre a presentare difficoltà pratiche
legate allo scongelamento e reimpianto - passaggio nel quale si possono
prevedere morti, fallimenti o possibilità di malformazioni dovute al
congelamento e scongelamento - comporta problematiche etiche legate a
un'eventuale gestazione d'un figlio non proprio, per ottenere una nascita
priva dei presupposti della genitorialità e dell'amore coniugale.
In una visione antropologica equilibrata nel processo della generazione, non
solo non si può separare la dimensione unitiva da quella procreativa, né si
può prescindere dal legame coniugale - i genitori devono essere gli stessi
coniugi - ma non si può separare neppure il momento della fecondazione,
frutto dell'amore coniugale, dal processo della gravidanza consecutiva.
Sono state riportate in letteratura altre ipotesi, che il documento non prende in considerazione, o perché la loro liceità è chiaramente insostenibile o perché l'applicabilità risulta estremamente problematica. Alcuni, infatti, hanno voluto considerare gli embrioni congelati alla stregua di pazienti sottoposti ad accanimento terapeutico, e perciò si suggerirebbe lo scongelamento nell'attesa del "lasciar morire", per una loro utilizzazione come cadaveri. Ma il paragone con il paziente terminale non regge, perché il "paziente" è stato posto volutamente in questo stato e lo scongelamento viene a essere un'uccisione programmata e prevista. L'ipotesi di mantenere in vita gli embrioni congelati fino alla loro morte in congelamento è soluzione difficilmente praticabile e non prevedibile quanto ai tempi.
Si constata così il vicolo cieco e l'assurdo originario del fatto stesso del congelamento, che costituisce una situazione posta in atto con la consapevolezza che non esiste una via d'uscita. Per limitare i danni di questo procedimento e portare un rimedio non sulle crioconservazioni già fatte, ma per quelle prevedibili, sarebbe necessario che subito e per tutto il mondo si facesse divieto della crioconservazione. A questo proposito, già Giovanni Paolo II "lanciò un appello alla coscienza dei responsabili del mondo scientifico ed in particolare ai medici perché venga fermata la produzione di embrioni umani, tenendo conto che non si intravede una via di uscita moralmente lecita per il destino umano delle migliaia e migliaia di embrioni umani "congelati", i quali sono e restano per sempre titolari dei diritti essenziali e quindi da tutelare giuridicamente come persone umane" (n. 19). Purtroppo questo appello non ha trovato per ora un'accoglienza adeguata. La proposta di ricorrere alla crioconservazione degli ovociti, che è stata avviata alla sperimentazione, è stata avanzata soprattutto per superare i problemi etici legati alla crioconservazione degli embrioni. La metodica è ancora allo studio sperimentale, mentre si cerca di migliorare le tecniche di crioconservazione (vitrificazione) che conservino l'integrità vitale dell'ovulo e sia garantita l'assenza di conseguenti malformazioni degli embrioni a seguito dell'utilizzo di questi ovuli. Sembra che un esito migliore provenga dalla crioconservazione di ovuli prelevati allo stadio non del tutto maturo. Poiché si sono avute alcune gravidanze e alcuni bambini nati da questi procedimenti, la tecnica ha preso rilevanza non soltanto in ordine alle tecniche di procreazione artificiale prevista nel caso di donne destinate a essere operate alle ovaie, in cui il prelievo e il congelamento di ovuli potrebbero consentire ugualmente una successiva gravidanza, ma anche semplicemente per ovviare ai problemi etici della crioconservazione degli embrioni stessi. Ma, come chiarisce l'istruzione, anche nelle ipotesi che siano superate le difficoltà tecniche, "la crioconservazione degli ovociti in ordine al processo di procreazione artificiale è da considerare moralmente inaccettabile" (n.20) - ovviamente perché si prevede comunque la procreazione artificiale.
Per quanto riguarda l'ambito legislativo o normativo, quando venisse discussa la riforma di una legge che regola la procreazione in vitro e permette la crioconservazione degli embrioni, oppure venisse discussa una nuova legge sulla materia, se apparisse chiara l'impossibilità di far passare una legge che preveda il divieto assoluto del congelamento degli embrioni, la crioconservazione degli ovociti sarebbe da considerare come un'alternativa preferibile alla crioconservazione degli embrioni, per l'evidente possibilità di "diminuzione del danno" (cfr. Enciclica Evangelium Vitae, n. 73). Come si può constatare, la strada aperta dalla procreazione artificiale, nonostante le tecnologie si vadano perfezionando, non elimina i problemi etici di fondo, anzi sembra moltiplicarli.
Da L’OSSERVATORE ROMANO
LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA CRISTIANA
PER LA “NUOVA EVANGELIZZAZIONE” nel tempo dell’“apostasia silenziosa”
Verso la Civiltà dell’Amore profetizzata da Paolo VI
“La Civiltà dell'Amore prevarrà nell'affanno delle implacabili lotte sociali, e darà al mondo la sognata trasfigurazione dell'umanità finalmente cristiana”
(Paolo VI, discorso del 25 dicembre 1975)
PREGHIERA PER LA SALVEZZA DELL’ITALIA E DELL’EUROPA
Cuore Misericordioso di Gesù, per l’intercessione della Vergine Immacolata Lauretana, invocata come “Aiuto dei Cristiani”, ti rivolgiamo il grido della nostra speranza e della nostra implorazione più amorosa: salva la Tua Italia, salva la Tua Roma, salva la nostra Patria, salva la Tua Europa, in quest’ora di confusione, di errore, di orrore, di sbandamento e di decadimento.
Tu sai tutto: conosci le rovine morali e spirituali, conosci il disordine civile e religioso, la disgregazione sociale, conosci il dramma e la tragedia delle Nazioni e dei Popoli di questo Continente, che fu Tuo, che è Tuo. Fa’ che non crolli questo baluardo della Tua Fede. Riaccendi, rianima, risuscita, consolida, o Cuore di Salvezza e di Redenzione, la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante, contro tutte le forze del male.
Schiaccia il Serpente, annienta il Maligno. Non cedergli le anime dei buoni e dei giusti, non permettergli la perdita dei cuori redenti dal Tuo Amore Appassionato, la sconfitta delle forze del bene. Non cedergli le conquiste della Tua Carità e del Tuo Sangue, dei Tuoi Apostoli, dei Tuoi Martiri, dei Tuoi Santi, della Tua Chiesa. Non lasciargli il trionfo in questa Terra di benedizione, in questo Continente sacro al Tuo Cuore e al Tuo Amore. Te ne supplichiamo, per la Bontà Materna della Mamma Celeste, Immacolata Sposa dello Spirito Santo, cui nulla rifiuti, e che hai posto Guida, Regina e Condottiera della Tua Chiesa e della Tua Società d’Amore.
Amen.
LA STORIA DELLA SANTA CASA
INCISA SUL RIVESTIMENTO MARMOREO
PER VOLERE DEL SOMMO PONTEFICE CLEMENTE VIII
All’interno del Santuario di Loreto, sul rivestimento marmoreo della Santa Casa (lato Nord-Est) si può leggere incisa la sottostante iscrizione di Papa Clemente VIII, che “definisce” con tale attestazione e con la sua autorità apostolica sia l’autenticità della reliquia nazaretana che l’autenticità della “Miracolosa” traslazione, per “il ministero angelico”. In tal modo Clemente VIII, in unione con tutte le attestazioni pontificie, ha voluto consacrare con un pronunciamento magisteriale solenne il Santuario della Santa Casa e “la verità” della sua origine miracolosa.
Ospite cristiano che qui venisti o per devozione o per voto, ammira la Santa Casa Loretana venerabile in tutto il mondo per i misteri divini e per i miracoli. Qui nacque Maria SS. Madre di Dio, qui fu salutata dall’Angelo, qui s’incarnò l’eterno Verbo di Dio. Questa gli Angeli trasferirono dalla Palestina, la prima volta in Dalmazia, a Tersatto, nell’anno 1291 sotto il pontificato di Nicolò IV. Tre anni dopo, nel principio del Pontificato di Bonifacio VIII, fu trasportata nel Piceno, vicino alla città di Recanati, in una selva, per lo stesso ministero angelico, ove, nello spazio di un anno, cambiato posto tre volte, qui ultimamente fissò la sede già da 300 anni. Da quel tempo commossi i popoli vicini di sì stupenda novità ed in seguito per la fama dei miracoli largamente divulgata, questa Santa Casa ebbe grande venerazione presso tutte le genti, le cui mura senza fondamenta, dopo tanti secoli, rimangono stabili e intere. Fu cinta da marmoreo ornato da Clemente VII l’anno 1534. Clemente VIII P.M. ordinò che in questo marmo fosse descritta una breve storia dell’ammirabile Traslazione l’anno 1595. Antonio M. Gallo Cardinale, Vescovo di Osimo e Protettore di Santa Casa, la fece eseguire. Tu, o pio pellegrino, venera con devoto affetto la Regina degli Angeli e la Madre delle grazie, affinché per i suoi meriti e preghiere, dal Figliolo dolcissimo, autore della vita, ti ottenga perdono delle tue colpe, la santità corporale e le gioie della eternità.
Lettera di Giovanni Paolo II a Mons. Pasquale Macchi, arcivescovo di Loreto, 15 agosto 1993
Il glorioso Santuario della Santa Casa, che ha avuto una parte così attiva nella vita di tutto il popolo cristiano per quasi tutto il corso del secondo millennio (…), possa averne una altrettanto significativa nel corso del terzo millennio che è alle porte, continuando ad essere, come per il passato, uno dei pulpiti mariani più alti della cristianità. Possa questo Santuario di Loreto essere sempre come una finestra aperta sul mondo, a richiamo di voci arcane, annunzianti la santificazione delle anime, delle famiglie, dei popoli. La Vergine Lauretana dall’alto del suo colle benedica e soccorra tutti i popoli (…)”.
LA STOLTEZZA DELLA DISSACRANTE APOSTASIA LAURETANA E LE SUE GRAVI CONSEGUENZE
L’APOSTASIA LAURETANA
(cfr. www.lavocecattolica.it/santacasa.htm)
NON OPPORSI AD UN ERRORE VUOL DIRE APPROVARLO
NON DIFENDERE LA VERITA’ VUOL DIRE SOPPRIMERLA
(Sentenza del Papa San FELICE III – anni 483-492)
L’ABBANDONO DELLA “VERITA’” SULLA SANTA CASA E SULLE SUE MIRACOLOSE TRASLAZIONI
OFFUSCA ED OCCULTA LA VERITA’ DELL’INCARNAZIONE
NELLA CULTURA E NELLA SOCIETA’ MODERNA SEMPRE PIU’ MULTIETNICA E MULTIRELIGIOSA
non sono in gioco solo le “Sante Pietre”
ma anche il fondamento stesso della nostra Religione Cattolica
“Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole” (2^Tim.4,3-5)
UNA CORRISPONDENZA SEMPRE ATTUALE
CON IL DEFUNTO VESCOVO DI LORETO MONS. GIANNI DANZI
che, nell’eternità, ora conosce assai bene “LA VERITA’” sulla “questione lauretana”
e rimprovererebbe severamente quanti ingannarono anche lui!…
LA RICHIESTA
"FORMALE" DI UDIENZA del Prof. GIORGIO NICOLINI
avanzata a Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto (nel 2006),
per mezzo del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo
A Sua Ecc.za Rev.ma, Mons. Gianni Danzi
Arcivescovo Delegato-Pontificio di Loreto - Piazza della Madonna, 1 - 60025 LORETO (Ancona)
OGGETTO: Richiesta di Udienza da parte del Prof. Nicolini Giorgio, in relazione alla storia e al culto della Santa Casa a Loreto – Con rif. al Prot. 1802/05/L presso "Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum".
Firenze, 20 febbraio 2006
Beati Giacinta e Francesco Marto
Ecc.za Rev.ma,
per conto del Prof. Nicolini Giorgio, di Ancona, già a Lei noto, e già ricevuto da Lei in Udienza in data 8 novembre 2005, mi incarica di presentarLe, a suo nome, una formale richiesta di Udienza urgente da concedere al medesimo, possibilmente prima dell'inizio della prossima Quaresima, e comunque entro e non oltre la Quaresima stessa. Il Prof. Nicolini inoltra, per mio tramite, la presente richiesta in adempimento delle norme del Codice di Diritto Canonico. Con l'occasione sono a trasmetterLe, per la Sua opportuna conoscenza, la Lettera da me inviata al Sommo Pontefice Benedetto XVI, in data 14 febbraio 2006 e quella al Card. Francis Arinze, in data 17 febbraio 2006. Con i più deferenti ossequi.
Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo D'Annone
Via Vecchia Bolognese, 321 - 50010 FIRENZE – Tel./Fax 055.400707 - Posta Elettronica: francesco.dalpozzo@alice.it
LA RISPOSTA DI DINIEGO di Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto
alla RICHIESTA "FORMALE" DI UDIENZA del Prof. Giorgio Nicolini
avanzata per mezzo del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D'Annone
Loreto, 2 marzo 2006
Egregio Signore Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D'Annone - FIRENZE
Egregio Avvocato,
mi premuro dare riscontro al Suo scritto del 20.02.2006 patrocinante la tesi sostenuta dal Prof. Nicolini Giorgio circa la translazione della Santa Casa di Loreto.
Più volte ho ricevuto ed ascoltato il Prof. Nicolini, più volte è stato ascoltato telefonicamente: spesso è stato un dialogo tra sordi, o meglio, un tentativo, anche attraverso minacce ed anatemi, da parte del Prof. Nicolini di piegare la mia persona ad accogliere le sue tesi. Non essendo di fronte a dogmi di fede, credo, comunque sia opportuno lasciare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica e al confronto critico su risultati raggiunti. Per questo credo inutile, perché inefficace, ogni altro incontro con il Prof. Nicolini.
Se lui vorrà, come sempre gli si è permesso, potrà approfondire le Sue tesi con Padre Giuseppe Santarelli che nelle questioni care al professore ha adeguata competenza. Se poi, il Prof. Nicolini, vorrà ricorrere alle Autorità Superiori, quale la Congregazione per la Dottrina della Fede, lo faccia liberamente.
Certo della Sua comprensione, profitto della circostanza per porgere deferenti ossequi.
+ GIANNI DANZI,
Arcivescovo-Delegato Pontificio di Loreto
Il testo originale è leggibile all'indirizzo Internet -
www.lavocecattolica.it/danzi.risposta2marzo2006.htm
LA RISPOSTA del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo
a Sua Ecc.za Mons. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto (nel 2006),
al diniego alla RICHIESTA "FORMALE" DI UDIENZA da parte del Prof. Nicolini
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI
Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO -
Piazza della Madonna, 1 - 60025 - LORETO (Ancona)
e per conoscenza:
ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO
DIVINO - Roma
ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE - Roma
ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI - Roma
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA - Macerata
A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre - Roma
A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore "Congregazione Universale della Santa
Casa" - Loreto
LORO SEDI
OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto. Con rif. al Prot. 1802/05/L presso "Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum".
Firenze, 8 marzo 2006
Ecc.za Rev.ma,
con riferimento alla Sua risposta del 2 u.s., in ordine alla richiesta di Udienza avanzataLe per mio tramite dal Prof. Giorgio Nicolini, di Ancona, mediante la lettera da me inviatale in data 20 febbraio 2006, devo innanzitutto informarLa che il Prof. Nicolini si è stupito non poco nell'apprendere di essere stato già più volte da Ella ricevuto e anche telefonicamente ascoltato. Il Prof. Nicolini mi incarica di dichiararLe fin da ora che ciò non è mai avvenuto: cioè, né di avere mai parlato telefonicamente con Lei, né di essere stato ricevuto da Lei più volte, all'infuori della sola breve Udienza concessagli l'8 novembre 2005. In proposito, nei prossimi giorni Ella riceverà dal medesimo una lettera a maggior chiarimento.
Anche il Padre Giuseppe Santarelli, Direttore della "Congregazione Universale della Santa Casa", per parte sua, aveva da tempo assunto un analogo atteggiamento negativo verso il Prof. Nicolini: e anche più di recente, in occasione della pubblicazione in Internet del resoconto integrale sullo status della "questione lauretana" (cfr. Sito del Prof. Nicolini www.lavocecattolica.it/santacasa.htm , di cui egli era stato informato dal Prof. Nicolini mediante lettera.
La "veridicità storica" della "Miracolosa traslazione" della Santa Casa di Nazareth, come il Prof. Nicolini ha già ampiamente pubblicato e documentato e m'incarica di ricordarLe, pur non essendo oggetto di formale asseverazione "ex-cathedra, è tuttavia suffragata da tante e tanto autorevoli e secolari pronunce "canoniche" da parte dei Sommi Pontefici, e di Santi e studiosi, da costituire parte integrante del traditur cristiano, in specie "cattolico-romano", da non consentire varianti che "arbitrariamente" si discostino da esso con la pretesa di innovarlo, e così, inevitabilmente, snaturarlo, sino a negarlo.
Il Prof. Nicolini, naturalmente, a questo punto si riserva di adempiere ad ogni ulteriore, idoneo passo - presso le Superiori Autorità Ecclesiastiche - per il ripristino della "verità storica" della "Miracolosa traslazione" della Santa Casa di Nazareth a Loreto, in uno con quello delle celebrazioni liturgiche a sua memoria, "arbitrariamente" misconosciuta e soppressa "di fatto" nella Basilica Pontificia Lauretana.
Tale pratica è già stata inoltrata presso la "Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti", con protocollo di riferimento n°1802/05/L. Inoltre ogni documentazione viene fatta pervenire anche alla Suprema Autorità del Sommo Pontefice, Sua Santità Benedetto XVI.
Tanto dovevo.
Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo D'Annone
Via Vecchia Bolognese, 321 - 50010 FIRENZE
Tel./Fax 055.400707 - Posta Elettronica: francesco.dalpozzo@alice.it
LA RISPOSTA DEL PROF. GIORGIO NICOLINI
A MONS. GIANNI DANZI, Arcivescovo di Loreto nel 2006
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI
Arcivescovo Delegato-Pontificio di LORETO
Piazza della Madonna, 1 - 60025 - LORETO (Ancona)
e, per conoscenza:
Al Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo
ALLA CONGREGAZIONE PER IL CULTO DIVINO
ALLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
ALLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA
A Mons. ANGELO COMASTRI, Vicario del Santo Padre
A Mons. EDOARDO MENICHELLI, Arcivescovo di Ancona
A Padre GIUSEPPE SANTARELLI, Direttore “Congregazione Universale della Santa Casa”
A Padre MARZIO CALLETTI, Rettore del Santuario di Loreto
LORO SEDI
OGGETTO: La storia e il culto della Santa Casa di Nazareth a Loreto.
Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Ancona, 19 marzo 2006
San Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale
Custode della Santa Casa di Nazareth
Ecc.za Rev.ma,
Le scrivo questa nuova lettera, con riferimento alla Sua risposta del 2 marzo scorso, in ordine alla richiesta di Udienza da me avanzataLe per il tramite del Prof. Avv. Francesco Dal Pozzo, di Firenze, mediante lettera da lui inviatale in data 20 febbraio 2006.
Tale richiesta di Udienza è stata da Lei rifiutata perché - nella Sua lettera di risposta - ha giudicato “inutile” ed “inefficace” ogni altro incontro con me.
Nella “Lettera Aperta” che scrissi al Rettore del Santuario della Santa Casa, Padre Marzio Calletti, e a Lei fatta pervenire (cfr. indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/lettera24novembre2005.htm), gli scrivevo: “Gesù con molta chiarezza ce lo ha insegnato, e il nuovo Vescovo di Loreto ne è autorevole portavoce: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt.5,37). San Paolo, a tal proposito, ci è impareggiabile maestro: “Questo infatti è il nostro vanto: la testimonianza della coscienza di esserci comportati nel mondo, e particolarmente verso di voi, con la santità e sincerità che vengono da Dio. Non vi scriviamo in maniera diversa da quello che potete leggere o comprendere; spero che comprenderete sino alla fine… Forse in questo progetto mi sono comportato con leggerezza? … in maniera da dire allo stesso tempo «sì, sì» e «no, no»?” (2^Cor.1,12-13.17-18).
Il Santo Padre Benedetto XVI, nell’incontro con il Clero della Diocesi di Roma all’inizio della Quaresima, il 2 marzo scorso, disse nel suo discorso: “Come si potrebbe immaginare il governo della Chiesa senza questo contributo, che talvolta diventa molto visibile, come quando Santa Ildegarda critica i Vescovi, o come quando Santa Brigida e Santa Caterina da Siena ammoniscono e ottengono il ritorno dei Papi a Roma?...”.
A proposito di Santa Caterina da Siena, ella infatti così talvolta scriveva ai Vescovi: “Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).
L’ex-Card. Ratzinger, infine, ci insegnò un importante criterio per il discernimento: “Adulta non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo… In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1^Cor.13,1) (Omelia del Card. Ratzinger di Lunedì 18 aprile 2005, Basilica Vaticana, durante la Santa Messa «per l'elezione del Romano Pontefice»).
Tutto ciò premesso, debbo qui innanzitutto esprimerLe il mio vivo stupore nel leggere, nella Sua lettera di risposta al Prof. Dal Pozzo, di essere stato io già più volte da Lei ricevuto e anche già più volte da Lei telefonicamente ascoltato, quando Lei sa bene che ciò non è mai avvenuto: poiché io ho solo parlato in questi mesi, qualche volta, con il Suo Segretario, per chiedergli di interporsi per farmi concedere (ma inutilmente) una Udienza da Lei, ma non ho mai avuto - neppure una volta - la possibilità di poter parlare con Lei telefonicamente, né ancor meno sono stato ricevuto da Lei “più volte”, all’infuori della sola breve Udienza (circa 20 minuti effettivi) concessami l’8 novembre 2005.
Voglio farLe presente, Ecc.za Rev.ma, che le affermazioni da Lei scritte in un “documento ecclesiastico ufficiale” - quale è la lettera inviata all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo di Firenze - costituiscono oggettivamente una “grave offesa” alla verità e, mi perdoni, anche alla carità.
Sono rimasto, poi, profondamente sconcertato e molto addolorato nel leggere pure di “minacce” ed “anatemi” che Le sarebbero stati da me fatti per “tentare di piegare la sua persona alle mie tesi”. Nella realtà, io ho fatto solo delle richieste, anche pressanti, per avere la possibilità di poterLe mostrare e dimostrare ciò che denuncio da anni: e cioè, le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Giuseppe Santarelli, Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, e anche da altri autori, sulla questione lauretana. Ciò allo scopo di informarLa al riguardo, affinché potesse prendere i dovuti provvedimenti, secondo le responsabilità del suo “ufficio”, e così prevenire uno scandalo nella Chiesa e davanti all’opinione pubblica, qualora si fosse venuto a conoscenza di quelle “falsificazioni”. Io non so, perciò, quando e in che modo io abbia mai potuto rivolgerLe minacce ed anatemi, all’infuori di quelle richieste sopraddette (leggibili anche in Internet, all’indirizzo www.lavocecattolica.it/santacasa.htm), fatte sicuramente con molta fermezza, data l’amara esperienza di elusività di altre precedenti autorità ecclesiastiche interpellate con lo stesso scopo.
La mia “fermezza” nel rivolgermi a Lei, inoltre, ha fatto sempre riferimento a richieste di “un chiarimento definitivo”, al fine di renderLe possibile di poter intervenire d’autorità nel far cessare le “falsificazioni documentali” operate dal Padre Santarelli. Tali “falsificazioni” vengono diffuse dalla Basilica Pontificia Lauretana da circa un trentennio e hanno operato una devastazione incalcolabile della “verità” riguardo alla Storia Lauretana, facendone abbandonare ormai quasi all’intera Chiesa “la verità” sia riguardo all’autenticità della Santa Casa di Nazareth presente a Loreto come riguardo alla verità storica della “miracolosità” della traslazione.
Io mi sono rivolto a Lei, come ad altre autorità ecclesiastiche, sempre con umile, filiale e fiduciosa riverenza, desideroso soltanto di offrire il mio sincero contributo alla causa della verità sulla “questione lauretana”, in obbedienza ad “obblighi di coscienza” - della mia coscienza - da me in nessun modo eludibili, e in adempimento di precisi obblighi canonici, che ogni fedele cattolico dovrebbe sempre ottemperare per essere “un vero figlio” della Santa Chiesa.
Tutte le numerose lettere scritte ed appelli fatti negli ultimi anni - e da chiunque leggibili in Internet, nel mio Sito www.lavocecattolica.it -, ne sono una inequivocabile testimonianza.
In proposito, anche a Lei scrissi, sempre con rispetto e fiducia, la Lettera che Le consegnai nell’Udienza dell’8 novembre 2005 (leggibile in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/danzi.htm), nella quale tra l’altro Le chiedevo quanto segue.
Ecc.za Rev.ma Mons. GIANNI DANZI,
voglio anzittutto esprimerLe la mia profonda gratitudine per l’Udienza concessami in data odierna. Al fine di “semplificare” e “fissare” le principali richieste che Le volevo umilmente presentare, mi permetto di lasciarLe la presente Lettera, a modo di “pro-memoria”, rimandando - per ogni specifico approfondimento - alla Lettera già scritta a Mons. Angelo Comastri (in data 1° novembre 2004), alla Lettera scritta a Sua Santità Benedetto XVI (in data 19 giugno 2005), al mio libro “La veridicità storica della Miracolosa Traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” e alle altre documentazioni che già Le ho fatto pervenire sin dal primo mese dell’inizio del Suo ministero episcopale a Loreto. ... (omissis) …Nell’odierna Udienza concessami, di cui Le sono profondamente grato, Le chiedo di nuovo, con umile franchezza e fermezza, per il bene delle anime redente dal Sangue di Cristo e ad onore e gloria della Santa Chiesa, di:
Di tutte le suindicate richieste, Ecc.za Rev.ma, non solo neppure una di esse è stata soddisfatta, ma è accaduto che Lei stesso, contrariamente a quanto assicuratomi a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005, si è collocato ufficialmente nella stessa posizione mistificatrice del Padre Santarelli, e quindi di negazione della “verità” dell’autenticità della Santa Casa (che sarebbe solo un riassemblaggio di “sante pietre” portate da Nazareth da degli uomini) e di negazione della “veridicità storica” delle “Miracolose” traslazioni (cfr. lettera scrittami in data 28 novembre 2005 e lettera del 2 marzo 2006 scritta all’Avv. Prof. Francesco Dal Pozzo).
Tutto ciò, da parte Sua, oltre all’incoerenza tra quanto dettomi personalmente nell’Udienza dell’8 novembre 2005 e tra quanto realmente operato, è a dir poco incomprensibile, se non perché, evidentemente, Lei ancora ignora tutte le innumerevoli ed esaustive “prove” storiche, archeologiche e scientifiche, che hanno sempre confermato “la verità” della “tradizione lauretana”, come attestato, ad esempio, dallo storico e archeologo Padre Floriano Grimaldi, studioso della Santa Casa, il quale in una intervista del 1979 disse fra l’altro: “Tra il 1962 e il 1965 ho eseguito io stesso una serie di scavi archeologici sotto la Casa di Loreto, che hanno pienamente confermato i risultati già noti dalla tradizione. (…) Sono in corso altre ricerche assai complicate come analisi geologiche e micropaleontologiche sulle pietre della casa. Quelle finora compiute hanno dato risultati positivi. Tuttavia non sono solo gli studi scientifici a dare la certezza di trovarci di fronte a un fenomeno soprannaturale. Ci sono altri elementi da prendere in considerazione, come il giudizio della Chiesa, dei Papi e i prodigi…”.
Infatti, in aggiunta alle “prove scientifiche” inconfutabili, abbiamo persino l’avallo di rivelazioni private di tanti Santi e Sante e anche di un numero incalcolabile di miracoli divini. Ma soprattutto abbiamo l’approvazione solenne della Santa Chiesa Cattolica, che sull’autenticità della Santa Casa e sulla verità storica delle “Miracolose” traslazioni si è pronunciata innumerevoli volte, soprattutto con i pronunciamenti solenni dei Romani Pontefici, i quali hanno così su ciò impegnato tutta la loro Autorità Apostolica. Certamente, come Lei ha scritto al Prof. Dal Pozzo, non siamo di fronte a “dogmi di fede”, e tuttavia non bisogna dimenticare che tali innumerevoli e secolari pronunciamenti dei Sommi Pontefici - sullo specifico caso della Santa Casa di Loreto - costituiscono “approvazione ufficiale della Chiesa” di “un evento miracoloso” quale “mai” in tutta la Storia della Chiesa è stato fatto per nessun altro “miracolo”.
Infatti, riguardo al riconoscimento della “verità storica” dell’evento miracoloso della traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto, esso è l’unico caso nella Storia della Chiesa di una approvazione ecclesiastica, da parte dei Sommi Pontefici, dichiarata e ripetuta “continuativamente”, “solennemente”, “inequivocabilmente”, in tanti documenti e dichiarazioni ufficiali di ogni genere, dalle origini del Santuario fino ad oggi, per sette secoli. Anche per tale motivo, perciò, nessun altro miracolo approvato dalla Chiesa (e quindi “autentico”, se approvato!) è paragonabile all’approvazione che è stata fatta riguardo al “miracolo” della “traslazione della Santa Casa di Nazareth”, riconosciuta sempre operata “per il ministero angelico”: e quindi vero!...
Tali pronunciamenti pontifici impegnano certamente solo “la fede umana” e non quella “teologale”, ma obbligano ugualmente ad una “riverente obbedienza”, costituendo essi parte del “magistero ordinario” e anche del “magistero solenne” dei Sommi Pontefici, anche se non sono espressi “ex-cathedra”. Per tali motivi non si può ritenere legittimo, per un “vero” cattolico, discostarsi da tali pronunciamenti sino al punto di persino negarli, giudicando così che “tutti” i Sommi Pontefici abbiano sbagliato nell’autenticare un fatto soprannaturale di così universale rilevanza.
Per valutare l’importanza “obbligante” dei pronunciamenti pontifici sulla storia delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth a Loreto, dovrebbe bastarLe la seguente dichiarazione solenne ed inequivocabile del Papa Leone X, fatta con “Breve” del 1° giugno 1515: “A testimonianza di tutti, è il primo e il più celebre di tutti i Santuari, perché E’ PROVATO DA TESTIMONI degni di fede che la Santa Vergine, dopo aver trasportato per l’onnipotenza divina, la sua immagine e la propria casa da Nazareth in Dalmazia, quindi nella foresta di Recanati e nel campo di due fratelli, la fece deporre per il ministero degli Angeli, sulla pubblica via, ove trovasi tuttora e dove l’Altissimo, per i meriti della Santissima Vergine, continua a operare miracoli” (Leone X, “Breve” del 1° giugno del 1515, Arch. Vat. Vol. 1924; 232 IX Reg. 70 – f. 74).
Se il Sommo Pontefice Leone X, come tanti altri Papi prima e dopo di lui, ha dichiarato così solennemente, cinque secoli fa, che tali “Miracolose” traslazioni sono state “provate” da “testimoni degni di fede”, con quale “diritto” si dichiara oggi, dopo sette secoli, che ciò non è vero?... Il documento pontificio di Leone X è così perentorio, chiaro e preciso, che non si può prestare a nessuna capziosa e contorta interpretazione. Ma proprio nel suo libro da me denunciato, “La Santa Casa di Loreto” (ed. 2003, pp.366-369.396), il Padre Santarelli, mentendo, altera e falsifica a tal punto tale pronunciamento pontificio di Leone X da far credere ai lettori che quel Papa non solo abbia detto il contrario di quanto ha realmente scritto e dichiarato in un modo così solenne, ma che addirittura, occultando le parole e stravolgendo il senso di quelle riportate, afferma che il Papa Leone X neppure facesse riferimento, in quel suo “Breve”, specificatamente alla Santa Casa di Loreto (cfr. pag.367). Così pure è stato fatto dallo stesso Padre Santarelli in quel suo libro, e anche da altri autori, riguardo a molte altre “falsificazioni documentali”.
In tempi a noi più vicini, poi, Le basti ricordare il Beato Pio IX, nativo dell’anconitano e “miracolato” nella stessa Santa Casa Lauretana. A riguardo di essa è rimasta memorabile la sua Bolla “Inter Omnia”, del 26 agosto 1852, nella quale così solennemente dichiara: “Fra tutti i Santuari consacrati alla Madre di Dio, l’Immacolata Vergine, uno si trova al primo posto e brilla di incomparabile fulgore: la veneranda ed augustissima Casa di Loreto. Consacrata dai divini misteri, illustrata dai miracoli senza numero, onorata dal concorso e dall’affluenza dei popoli, stende ampiamente per la Chiesa Universale la gloria del suo nome, e forma ben giustamente l’oggetto di culto per tutte le nazioni e per tutte le razze umane. (…) A Loreto, infatti, si venera quella Casa di Nazareth, tanto cara al Cuore di Dio, e che, fabbricata nella Galilea, fu più tardi divelta dalle fondamenta e, per la potenza divina, fu trasportata molto lontano, oltre i mari, prima in Dalmazia e poi in Italia”.
Così, ancora, Leone XIII, nell’Enciclica “Felix Lauretana Cives”, del 23 gennaio 1894, dichiarava: “Questa Casa, come narrano i fasti della Chiesa, non appena fu prodigiosamente trasportata in Italia, nel Piceno, per un atto di suprema benevolenza divina, e fu aperta al culto sui colli di Loreto, attirò immediatamente su di sé le pie aspirazioni e la fervida devozione di tutti, e le mantenne vive nel corso dei secoli”.
E così Le potrei citare ancora le documentazioni riguardanti innumerevoli altri Papi, da Nicolò IV (1292) sino a Giovanni Paolo II (2005), con “i pronunciamenti solenni” di tanti di essi.
Se dunque la “Miracolosità” della traslazione della Santa Casa di Nazareth fu accertato essere stato “provato” da “testimoni degni di fede”, come si può affermare oggi che ciò non sia vero, come se tutti “i testimoni” dei secoli passati siano stati tutti dei “mentitori”?... E i Sommi Pontefici si sono fatti tutti “ingannare” con ingenuità per settecento anni?...
Il solo “ipotizzare” questa “possibilità” è già una reale grave offesa ai nostri “padri”, dai quali abbiamo ereditato la Fede Cristiana, ed è ancor più una reale grave offesa al Magistero solenne dei Sommi Pontefici, che hanno elaborato i loro “pronunciamenti” dopo lunghi e severi esami “canonici”. E non è forse vero che i Sommi Pontefici possono contare, anche per gli atti che non riguardano il depositum fidei, su di una speciale assistenza dello Spirito Santo? Non ne discende da ciò, anche, come non sia moralmente possibile che Dio abbia permesso che tutti i Papi siano rimasti “ingannati” per sette secoli sulla “questione lauretana”, trascinando nel loro errore l’intera Chiesa?...
E’ perciò assurdo quanto mi scrive, a riguardo di quelli che Lei giudica come “tentativi” di “piegare” la Sua persona alle mie “tesi”.
A parte il fatto che io non ho mai tentato di “piegare” alcuno, e tantomeno Lei - nel quale riconosco e venero un Successore degli Apostoli e un Ministro di Dio che mi dona i Sacramenti della Salvezza -, ma le mie “tesi” non sono le “mie” tesi, bensì sono “l’insegnamento” della Chiesa!... E io ho richiesto ripetutamente a Lei solo l’adempimento di obblighi che appartengono al Suo “ufficio” di Pastore e di Delegato Pontificio della Basilica Lauretana, come indicatomi di fare anche dal Segretario del Santo Padre in una telefonata avuta con lui.
Tutto ciò l’ho adempiuto perché è stato ed è per me realmente “un obbligo morale”, riguardante la mia coscienza: cioè, la mia coscienza di “cristiano”, la mia coscienza di “cattolico”, nonché di “studioso”, e anche di “marchigiano”, erede delle tradizioni dei miei “padri”; e, ancora, perché tutto ciò lo esige l’amore per la verità, lo esige l’obbedienza agli insegnamenti della Chiesa, lo esigono anche i fedeli, che in tanti a me si sono rivolti e che sono indifesi di fronte alle “menzogne dissacratrici” che all’interno stesso della Basilica Lauretana vengono propagate a profusione da decenni, e che - oltre ad aver sradicato e distrutto in tutta la Chiesa e nell’opinione pubblica mondiale tutta la “tradizione lauretana” - costituiscono una aperta e scandalosa disobbedienza a tutti “i pronunciamenti” dei Sommi Pontefici, fatti da essi per settecento anni. Non devo io obbedire ai Sommi Pontefici, e non devo richiedere che si obbedisca ad essi, in una questione che è di una rilevanza “immensa” a riguardo di tutta la Storia della Chiesa e di una rilevanza ancora “più immensa” a riguardo del bene spirituale ed eterno delle anime?...
In verità, io “sento” vivo nell’intimo quanto asseriva il Salmista: “Mi divora lo zelo della tua casa, perché (…) dimenticano le tue parole” (Sal.119,139).
Eppure ne aveva già scritto (sulla verità della “miracolosa traslazione”) proprio “un santo”, il Beato Giovanni Spagnoli (detto il Mantovano), nel 1479, che testimoniò e trascrisse i “documenti” allora in suo possesso e risalenti alle origini del Santuario, perché restassero a perpetua memoria, motivando la sua preoccupazione e il suo intento scrivendo testualmente: “… affinché per l’incuria degli uomini, che di solito offusca anche le cose più insigni, non sia cancellato il ricordo di un fatto così meraviglioso…”. Allora non posso non sentire anch’io nel mio spirito “l’eco” delle parole di San Paolo: “Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo…, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi. Poiché l’amore del Cristo ci spinge…” (2^Cor.5,11-14).
Non risuonano qui “a proposito” le parole di Santa Caterina da Siena al Cardinale di Ostia? “Ohimé, non più tacere! Gridate con cento migliaia di lingue. Veggo che, per tacere, il mondo è guasto, la Sposa di Cristo è impallidita, toltogli il colore, perché gli è succhiato il sangue da dosso, cioè il Sangue di Cristo” (Lettera 16, al Card. di Ostia, a cura di L. Ferretti, I, 85).
Ecc.za Rev.ma,
mi permetto di farLe umilmente presente che io ho conseguito il Bacellierato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense, con un particolare approfondimento personale della Teologia Morale. Ciò mi fa ritenere, secondo il mio “certo” giudizio, che sussista per Lei l’obbligo morale “grave”, di prendere dei provvedimenti adeguati “contro” gli scritti del Padre Giuseppe Santarelli e di altri autori, e che vengono diffusi dalla Basilica Pontifica Lauretana, i quali sono stati da tanti anni da me, e anche da altri autori, “denunciati” come “falsi” (cfr. R. Mochi, in “Radici Cristiane”, novembre 2005; Prof. Emanuele Mor, in Internet: www.lavocecattolica.it/santacasa.htm).
Con questo mio stesso scritto intendo perciò rinnovarLe - per l’ultima volta, e se vorrà accoglierla - la mia “denuncia”, riguardo soprattutto al libro principale del Padre Santarelli, dal titolo “LA SANTA CASA DI LORETO” (nelle sue varie edizioni), e che io più volte ho già denunciato - anche ad altre autorità ecclesiastiche “responsabili” - di essere un libro in gran parte falsificato, nelle documentazioni ivi riportate, e che ha ingannato l’intera Chiesa dell’ultimo trentennio, e persino l’ex-Card. Joseph Ratzinger, ora Benedetto XVI, provocando perciò una vera dissacrazione e l’abbandono della “tradizione lauretana”.
Queste mie affermazioni – scritte e riscritte innumerevoli volte in “lettere” ed “appelli” di ogni genere - costituiscono “formale denuncia canonica” (cfr. can. 1391, del C.D.C.), che di per sé La obbligano - sia dal punto di vista “canonico” che dal punto di vista “morale” - a provvedere, secondo le norme ecclesiastiche previste: e cioè, a “verificare” se la mia “denuncia” è “vera” o è “infondata”. Una omissione ecclesiastica nell’adempimento di tale ufficio di “verifica” costituisce già, oggettivamente, una “omissione grave”, perché grave è l’oggetto cui la mia denuncia fa riferimento.
A riguardo del Padre Santarelli e di eventuali incontri chiarificatori con lui, Le ho già scritto (e anche detto direttamente a voce nell’Udienza dell’8 novembre 2005), che essi sono stati ricercati e richiesti da me per anni presso lo stesso Padre Santarelli (e documentabile per scritto “almeno” dal 1998). Tuttavia è stato lo stesso Padre Santarelli che tali “incontri chiarificatori” li ha sempre “troncati” appena iniziati, poi li ha “elusi”, ed infine li ha apertamente “rifiutati”. Quindi, al contrario di quanto mi scrive, “non mi si è mai permesso di poter approfondire le mie tesi con lui”.
Tale confronto diretto tra me e il Padre Santarelli è stato perciò richiesto a lui da me già più volte, sia in incontri personali avuti, sia telefonicamente, sia mediante lettera scritta. Ma a tutte le richieste ho sempre ricevuto un diniego dal Padre Santarelli, al punto da trovarmi costretto a dover richiedere prima a Mons. Comastri (con la Lettera del 1° novembre 2004), e poi a Lei (con la Lettera e nell’Udienza dell’8 novembre 2005), di provvedere d’autorità ad un confronto, alla Sua presenza, tra me e lo stesso Padre Santarelli. Ma neanche tale confronto mi è stato concesso, neppure da Lei.
Le faccio inoltre presente l’incongruenza di quanto Lei scrive riguardo alla Sua volontà di “lasciare uno spazio adeguato alla ricerca scientifica ed al confronto critico su risultati raggiunti”, quando io Le dichiaro e Le ho già dimostrato, prove alla mano, che tali ultimi risultati raggiunti sono falsi e falsificati. Nel contempo, però, contraddicendo a quanto Lei stesso mi scrive, tale confronto critico viene sistematicamente negato a me che, oltre a poterLe dimostrare di persona le falsità sopra denunciate degli scritti del Padre Santarelli e di altri autori, ho anche pubblicato un libro al riguardo, dal titolo “LA VERIDICITA’ STORICA DELLA MIRACOLOSA TRASLAZIONE DELLA SANTA CASA DI NAZARETH A LORETO”, ove l’ipotesi del trasferimento a Loreto di “sante pietre” della Santa Casa di Nazareth, per opera umana, da parte dei principi Angeli dell’Epiro è dimostrata fantasiosa e inesistente, tanto da doverla definire - per riuscire a farmi capire meglio - come “il Codice da Vinci Lauretano”, nuovo emblema di quanto già aveva profetizzato San Paolo: “Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie” (2^Tim.4,3).
Il mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto” Le fu da me donato, con altro importante materiale documentativo, attraverso il suo Segretario, nell’aprile dello scorso anno, appena Lei assunse l’incarico di nuovo Vescovo di Loreto.
Tuttavia, quando sette mesi dopo, e dopo ripetute richieste, potei ottenere la breve Udienza dell’8 novembre 2005, Lei mi richiese un’altra copia del libro, perché mi disse di non ricordare ove aveva messo quello precedente, dimostrando così di non averlo neppure mai esaminato. Ma ha letto poi la seconda copia del libro da me donataLe di nuovo l’8 novembre scorso?... Perché, a questo punto, suppongo che Lei non abbia letto neppure quella seconda copia o non l’abbia letta bene!...
In ogni caso Lei stesso, oltre alle Lettere scrittemi (del 28 novembre 2005 e al Prof. Dal Pozzo il 2 marzo u.s.), ora ha ufficialmente pubblicato e dichiarato nell’organo ufficiale della Basilica Pontificia Lauretana, “Il Messaggio della Santa Casa”, nel numero di febbraio 2006 (pag.33), che “secondo studi storico-archeologici” furono “i crociati” a portare a Loreto “le sante pietre”, utilizzando pretestuosamente a tale scopo, le parole e l’errore storico - fatto in totale buona fede - dell’ex-Card. Ratzinger, in una sua Omelia del 1991, a Loreto.
Il modo con cui ha esposto nella Rivista Lauretana le parole dell’ex-Card. Ratzinger - e così anche nel libro “Il Santuario di Loreto nella parola di Giovanni Paolo II e del Cardinale Joseph Ratzinger ora Benedetto XVI” - fanno credere che tali parole costituiscano come una affermazione del nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI, facendo così dedurre a chi legge, in modo subliminale, una arbitraria e ingannevole trasposizione: e cioè, “Card. Ratzinger = Benedetto XVI”. La stessa cosa, e in modo ancora più categorico, è stata fatta, nel numero di Marzo 2006 della Rivista “Il Messaggio della Santa Casa”, dal Prof. Giancarlo Galeazzi (pag.76), sempre con il Suo imprimatur.
Il Santo Padre Benedetto XVI, al contrario, dopo una mia richiesta urgente di intervento, fattagli all’inizio di Dicembre dello scorso anno, per la Festa della “Miracolosa” traslazione del 10 dicembre, Le inviò una bellissima ed inequivoca preghiera, da recitarsi nel Santuario di Loreto.
In tale preghiera – leggibile all’indirizzo Internet www.lavocecattolica.it/preghiera.benedettoXVI.htm - il Santo Padre corregge in modo chiarissimo le sue stesse precedenti espressioni pronunciate da Cardinale nell’omelia del 1991.
In questa preghiera, infatti, il nuovo Sommo Pontefice Benedetto XVI - così come tutti i suoi Predecessori - riconosce di nuovo espressamente, ripetutamente e inequivocabilmente che le Sante Pareti, venerate nel Santuario di Loreto, sono proprio la “Santa Casa” di Nazareth, di Maria, di Giuseppe e di Gesù. Egli infatti, tra l’altro, scrive nella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, ti salutiamo nella tua casa… qui hai vissuto… qui hai pregato con Lui… qui avete letto insieme le Sacre Scritture… siete tornati in questa casa a Nazareth… qui per molti anni hai sperimentato…”.
La Santa Casa di Loreto, quindi, viene ancora confermato - dal nuovo Pontefice - che è proprio “la Casa di Maria”, quella che proprio “era” a Nazareth. Egli, infatti, non parla più di “sante pietre” (portate dai crociati), ma in tale preghiera ora parla, sempre e soltanto, di “Santa Casa”, quella proprio “autentica”, quella che “era” proprio a Nazareth, nella sua “integrità nazaretana”, cioè nelle sue tre Pareti che erano addossate davanti ad una grotta, e costituenti la Camera di Maria dell’Annunciazione. Perciò, per deduzione, si comprende chiaramente - anche se non lo ha scritto esplicitamente - come il Santo Padre abbia voluto anche far comprendere che egli ritenga che la Santa Casa di Nazareth – nelle sue tre Sante Pareti “integre” – non è stata trasportata dagli uomini, poiché il Santo Padre ora ben sa che ciò è architettonicamente e scientificamente impossibile. Delle “pietre”, infatti, si possono anche trasportare “in modo umano”, con una nave, ma “la Santa Casa di Nazareth” intera no!... e soprattutto non all’epoca di cui si tratta, come comprovato dagli studi storici, archeologici e scientifici, fatti a tale riguardo.
A tale proposito non sarà fuor di luogo ricordare come l’analisi chimica della malta, nei punti dove attualmente tiene unite le pietre, presenta caratteristiche chimiche particolari, proprie della zona di Nazareth, con una omogeneità della tessitura muraria, che esclude ogni possibilità di “smontaggio” e “rimontaggio” delle pietre delle Pareti della Santa Casa. Infatti la malta che tiene unite le pietre è uniforme in tutti i punti e risulta costituita da solfato di calcio idrato (gesso) impastato con polvere di carbone di legna secondo una tecnica dell’epoca, nota in Palestina 2000 anni fa, ma mai impiegata in Italia. Quindi, la Santa Casa non fu mai “scomposta” in blocchi o in pietre, ma è giunta a Loreto - dopo altre precedenti “traslazioni miracolose” - con le pietre già “murate” con la stessa malta usata oltre 2000 anni fa a Nazareth, e così come ancor oggi si presenta.
La collocazione finale, poi, su una pubblica strada a Loreto, dove ancor oggi si trova, è del pari umanamente impossibile, come hanno attestato tutti gli archeologi ed architetti che nei secoli hanno esaminato il sottosuolo della Santa Casa e la strada pubblica su cui “si è posata”.
L’architetto Giuseppe Sacconi (1854-1905), ad esempio, dichiarò di aver constatato che “la Santa Casa sta, parte appoggiata sopra l’estremità di un’antica strada e parte sospesa sopra il fosso attiguo”. Disse inoltre che, senza entrare in questioni storiche o religiose, bisognava ammettere che la Santa Casa non poteva essere stata fabbricata, come è, nel posto ove si trova (“Annali Santa Casa”, anno 1925, n.1). Un singolare dato da rilevare, in proposito, a dimostrazione che le tre Sante Pareti “si posarono” sulla strada, e non che vi furono ricostruite, è la singolarità di un cespuglio spinoso che si trovava sul bordo della strada al momento dell’impatto e che vi è rimasto imprigionato.
Un altro insigne architetto, poi, Federico Mannucci (1848-1935), incaricato dal Sommo Pontefice Benedetto XV di esaminare le fondamenta della Santa Casa, in occasione del rinnovo del pavimento, dopo l’incendio scoppiatovi nel 1921, scrive e asserisce perentoriamente, nella sua “Relazione” del 1923, che “è assurdo solo pensare” che il sacello possa essere stato trasportato “con mezzi meccanici” (F. Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1923, 9-11), e rivelò che “è sorprendente e straordinario il fatto che l’edificio della Santa Casa, pur non avendo alcun fondamento, situato sopra un terreno di nessuna consistenza e disciolto e sovraccaricato, seppure parzialmente, del peso della volta costruitavi in luogo del tetto, si conservi inalterato, senza il minimo cedimento e senza una benché minima lesione sui muri” (Federico Mannucci, “Annali della Santa Casa”, 1932, 290).
Quindi, se l’intera Santa Casa di Nazareth non possono averla trasportata gli uomini, non può essere stata trasportata altrimenti che miracolosamente, per opera della Onnipotenza Divina, mediante “il ministero angelico”, come testimoniato e tramandato dalla “tradizione”, approvata da tutti i Sommi Pontefici, e ora appunto anche da Benedetto XVI. Infatti anche l’attuale Sommo Pontefice si è collocato sulla medesima linea delle reiterate constatazioni scientifiche, mediante la inequivoca preghiera che Le ha fatto pervenire nel dicembre scorso, “a superamento” delle parole pronunciate in proposito da Cardinale nell’Omelia del 1991, quando comprensibilmente non era ancora abbastanza edotto sugli studi lauretani.
E’ triste ed avvilente, però, constatare come nella Basilica Lauretana la preghiera di Benedetto XVI venga a tutt’oggi occultata ai fedeli, e ad essi è perciò quasi del tutto sconosciuta, eccetto una sua minima parte, resa leggibile in un “santino”, dove però non emerge il “nucleo” più “esplicito” e “solenne” riguardo al reale pensiero del Santo Padre sulla “verità” della presenza a Loreto della “vera” Santa Casa di Nazareth. Al contrario, è stata invece resa disponibile in Basilica una preghiera anonima che, in modo direi subliminale contraddice e sconfessa le affermazioni contenute nella stessa preghiera del Santo Padre, come ben spiegato e documentato in una Lettera del Prof. Dal Pozzo scritta al Santo Padre in data 14 febbraio 2006 (cfr. testo allegato).
Inoltre, mentre non si fa conoscere nella Basilica Lauretana la preghiera “intera” del Santo Padre, nel contempo si continua a proporre e a propagare le “falsità” degli studi del Padre Santarelli, come se essi fossero ormai “la verità” indiscussa della Storia Lauretana. Ciò che viene fatto attraverso opuscoli e libri, oltre che mediante la diffusione “mass-mediatica”: ancor di recente Radio Maria, ad esempio, e anche in articoli del quotidiano “Avvenire” (come l’ultimo, del 3 marzo 2006, pag.17), nonché l’ultimo libro “L’Altare degli Apostoli nella Santa Casa di Loreto”, appena edito in questo mese di Marzo, avente sempre il Suo imprimatur e la Sua presentazione.
Vorrei qui farLe anche presente come “la credenza” nella autenticità della Santa Casa sia inscindibilmente legata a quella della “Miracolosa” traslazione: mettere in dubbio l’una significa accreditare il dubbio sull’altra. Ma in realtà ora nella Basilica Pontificia Lauretana si è fatto assai di peggio: non si mette più “in dubbio” nulla, ma semplicemente si nega apertamente, sia l’autenticità della Santa Casa (nella sua “integralità” delle tre originarie Sante Pareti nazaretane), che ancor più si nega decisamente “la Miracolosità” della traslazione, senza più alcuna possibilità di appello: è l’apostasia totale dalla “verità storica” e dalla “verità archeologica” e “scientifica”, oltre che dagli insegnamenti dei Sommi Pontefici e dalle “rivelazioni” dei Santi. Si può dire, a questo punto, che il caso Lauretano è un caso specifico ed eclatante dell’apostasia silenziosa in atto, già denunciata da Giovanni Paolo II e ribadita anche dallo stesso Benedetto XVI.
Un eminente studioso della “questione lauretana”, il Prof. Emanuele Mor (già Docente di Elettrochimica all’Università di Genova), dopo aver fatto una magistrale sintesi degli studi scientifici lauretani (leggibili in Internet all’indirizzo www.lavocecattolica.it/esami.scientifici.htm), descrisse con gravità l’apostasia di cui parlano i Sommi Pontefici, in riferimento al caso specifico lauretano: “Se si consulta la letteratura recente sulla Casa di Loreto si riscontra una quasi unanimità nell’affermare che le pietre originarie provengano sicuramente da Nazareth, ma sarebbero state trasportate da uomini, anche se non esistono documenti che lo comprovino. La “traslazione soprannaturale”, secondo tale letteratura, non sarebbe che leggenda e favola. Le prove scientifiche sopra ricordate vengono ignorate per incompetenza o volutamente trascurate. Un fatto è comunque evidente: due secoli, dalla proclamazione dei diritti dell’uomo, del vecchio Adamo che ha ribattuto il suo “Sì” a Satana e il suo “No” a Dio, hanno consentito la diffusione capillare di questi princìpi ad ogni ceto e livello sociale (illuminismo, razionalismo, modernismo, emancipazione dal dogma e dai tabù…). Secondo tali princìpi, tutto ciò che non può essere spiegato dalla mente umana non può essere vero, non è che favola da raccontare ai pargoli. Se Dio interviene in qualche miracolo, è sempre, se mai, nell’ordine del razionale. Gli stessi grandi miracoli del Vangelo vengono taciuti, sminuiti, non creduti se non si spiegano razionalmente. Gli studiosi della “questione lauretana”, ritenendo razionalmente impossibile che una casa venga traslata in modo soprannaturale, come la montagna del Vangelo, preferiscono la tesi del trasporto materiale, anche se manca ogni documentazione al riguardo. Non è forse la peggiore forma di apostasia e un comportamento opposto a quello che Gesù vorrebbe da noi, limitare col nostro razionalismo le possibilità di Dio? L’orgoglio dell’uomo decaduto nel suo nuovo attacco a Dio non ammette che il soprannaturale vada oltre quello che egli giudica possibile! E’ un peccato mostruoso nei riguardi della divinità! Signore, perdona! Spirito di Verità illuminaci!”.
Per tale motivo, evidentemente, i “veri” studi storici, archeologici e scientifici (come quelli magistralmente sintetizzati dal Prof. Mor, già docente di Elettrochimica all’Università di Genova), e altri anche del tutto nuovi ed inediti, come quelli che sono stati pubblicati anche nel mio libro “La veridicità storica della miracolosa traslazione della Santa Casa di Nazareth a Loreto”, non solo non li si vuole conoscere, ma se ne impedisce in ogni modo la conoscenza anche ai fedeli.
Al riguardo, lo stesso Padre Santarelli si è rifiutato di poter mettere a disposizione in Basilica e nelle Librerie della Santa Casa il mio libro, pur giudicandolo favorevolmente dal punto di vista storico-scientifico, con lettera scrittami in data 16 settembre 2004, e anche a Lei consegnata per conoscenza. In tale lettera mi scrisse, infatti, tra l’altro: “la sua opinione è legittima, perché si ricollega oltretutto a una vasta letteratura in materia e perché si rifà alla tradizione più antica…”.
In proposito, con il mio presente scritto, mi permetto di richiederLe formalmente anche il rispetto del “diritto” dei fedeli - come richiestomi più volte da vari di essi - di poter vedere e rendere disponibile in Basilica o presso le Librerie della Santa Casa il mio libro (a Lei già fornito per due volte), che dimostra con documentazioni ecclesiastiche, storiche e archeologiche, inedite e approfondite, la verità storica delle “Miracolose” traslazioni della Santa Casa di Nazareth, e “la falsità” della “tesi storica” (ormai non più “ipotesi”) di un trasporto umano ad opera dei principi Angeli dell’Epiro, ovvero del “Codice da Vinci Lauretano”, su cui è stata intessuta una mistificazione dissacrante colossale. Il mio libro, tra l’altro, fu anche realizzato e stampato senza scopo di lucro, in favore dei bambini poveri di un “Ospedale per la Maternità” del Kenya. Neppure per tale scopo di beneficenza il mio libro può essere fatto conoscere nella Basilica Lauretana?...
Come è possibile che nella Basilica Pontificia Lauretana e nelle Librerie della stessa si rendano disponibili solo le “falsificazioni storiche” propagate dal Padre Santarelli nelle sue opere scritte, insieme ad altri libri di altri autori che seguono il Padre Santarelli - e incrementando così la diffusione delle “falsità” storiche sulla “questione lauretana” -, ma non si concede nessuna opportunità di conoscenza alternativa ai fedeli, che pure lo richiedono, a riguardo delle dimostrazioni della “verità” della miracolosità delle traslazioni della Santa Casa di Nazareth?...
Certamente le parole del Prof. Mor sopra riportate non sono state “vane parole”, poiché anche il Santo Padre Benedetto XVI ha rivolto un solenne e grave ammonimento a tutta la Chiesa, nell’Omelia tenuta il 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro, per l’apertura della XI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi: “La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!...". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
**********
Ecc.za Rev.ma,
forse sarà opportuno che le “minacce” di cui Lei parla impropriamente nella Lettera scritta al Prof. Dal Pozzo le prendiamo “tutti”, nessuno escluso, davvero in seria e grave considerazione, perché, come è anche a Lei ben noto, esse sono state pronunciate non da me, ma dall’attuale Sommo Pontefice, e per tutta la Cristianità, in particolare per quella Occidentale, in particolare per quella Europea.
Il Santo Padre ha evidentemente presente quanto già scrisse drammaticamente da Cardinale, nella famosa “Via Crucis” al Colosseo dello scorso anno, alla vigilia della sua elezione:
“Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa?... Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote!... Quanta superbia, quanta autosufficienza!... Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi”.
Anche la Parola di Dio ci rivolge quelle severe parole del profeta: “Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, dice il Signore degli eserciti, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni” (Mal.2,1-2).
Dio non voglia, Ecc.za Rev.ma!... “Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!” (2^Cor.6,2).
Confidando, perciò, in un Suo ripensamento e nel favorevole accoglimento di tutte le ragioni ed istanze sopra formulate, resto sempre disponibile per ogni altro eventuale approfondimento, memore anche delle sempre attuali esortazioni del grande Pontefice Leone XIII, a riguardo del dono del miracolo della traslazione in Italia della Santa Casa: “Comprendano tutti, e in primo luogo gli Italiani, quale particolare dono sia quello concesso da Dio che, con tanta provvidenza, ha sottratto (prodigiosamente) la Casa ad un indegno potere e con significativo atto d’amore l’ha offerta ad essi. Infatti in quella beatissima dimora venne sancito l’inizio della salvezza umana, con il grande e prodigioso mistero di Dio fatto uomo, che riconcilia l’umanità perduta con il Padre e rinnova tutte le cose” (Leone XIII, 23 gennaio 1894, Lettera Enciclica “Felix Lauretana Cives”).
La Vergine Immacolata Lauretana - che San Pio V fece invocare come “Aiuto dei Cristiani” - come nei secoli passati così ancor oggi, riaccenda, rianimi, risusciti, consolidi la coscienza più fedele, tutte le energie più buone, le forze più sane, le volontà più sante… per la salvezza dell’Italia, dell’Europa, del mondo.
Prof. GIORGIO NICOLINI
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IMPORTANTISSIMI ANTICHI LIBRI SULLA STORIA DELLA SANTA CASA
RICCHI DI DOCUMENTAZIONI STORICHE
Per scaricare da Internet un antico e importantissimo libro (di pagine 218)
sulla storia delle Miracolose Traslazioni della Santa Casa
dal titolo "DISSERTAZIONE CRITICO STORICA SULLA IDENTITA’
DELLA SANTA CASA DI NAZARETTE”, di Vincenzo Murri, scritto nel 1791,
collegarsi all’indirizzo Internet
Il libro è digitalizzato da Google, per cui è visibile e scaricabile in formato PDF.
Altre notizie storiche importantissime si possono trarre dalla pagina 203 alla pagina 287 del
DIZIONARIO DI ERUDIZIONE STORICO-ECCLESIASTICA di Gaetano Moroni, del 1846,
scaricabile in formato PDF collegandosi all’indirizzo Internet
http://books.google.it/books?id=R7lDAAAAIAAJ&pg=PA286&dq
Un altro libro ancora più antico, del 1696, scritto da Baldassare Bartoli,
dal titolo LE GLORIE MAESTOSE DEL SANTUARIO DI LORETO (di pagine 134)
può essere scaricato collegandosi all’indirizzo Internet
www.lavocecattolica.it/libro.legloriemaestosedelsantuariodiloreto.pdf
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme a quello della tua Santissima Sposa. Deh! per quel sacro vincolo di carità che ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue, e col tuo potere ed aiuto soccorri ai nostri bisogni. Proteggi, o provvido custode della Divina Famiglia l'eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amatissimo, la peste di errori e di vizi che ammorbano il mondo; assistici propizio dal Cielo in questa lotta contro il potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore. E come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, così ora difendi la Santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e copri ciascuno di noi con il tuo continuo patrocinio, affinché, con il tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in Cielo. Amen.
LA DENUNCIA CANONICA PER IL “DELITTO DI FALSO”
A Sua Ecc.za Rev.ma
Mons. EDOARDO MENICHELLI
Arcivescovo-Metropolita di Ancona-Osimo
Piazza del Senato, 7 – 60121 ANCONA - Tel. 071.2085820 – Facs. 071.2075003
e, per conoscenza:
Al Santo Padre BENEDETTO XVI - Città del Vaticano
Al Segretario di Stato - Card. TARCISIO BERTONE - Città del Vaticano
Al Presidente della Conferenza Episcopale Italiana - Card. ANGELO BAGNASCO - Roma/Genova
Alla Congregazione per il Culto Divino - Piazza Pio XII, 10 – 00193 Roma
Al Tribunale della Segnatura Apostolica - Piazza della Cancelleria, 1 – 00186 Roma
Al Vescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonucci - Piazza della Madonna, 1 – 60025 Loreto
Al Rev.do Sac. Mons. ROBERTO PECCETTI - Vicario Episcopale - Via Pio II, 1 – Ancona
All’Avv. Prof. FRANCESCO DAL POZZO - Via Vecchia Bolognese, 321 - Firenze – Tel./Facs. 055.400707
OGGETTO: Richiesta apertura della procedura canonica per “delitto di falso” (can. 1391) sulla “questione lauretana”, a motivo degli inadempimenti al riguardo da parte del Vescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonucci. Con rif. al Prot. 1802/05/L presso “Congregatio de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum”
Ancona, 6 febbraio 2009
San Paolo Miki e compagni
Ecc.za Rev.ma, Mons. EDOARDO MENICHELLI,
a seguito di una trasmissione televisiva andata in onda su RAIDUE (Programma culturale “VOYAGER”), il 4 febbraio u.s. (cfr. DVD, allegato 1), in cui il Direttore della “Congregazione Universale della Santa Casa”, il Padre Giuseppe Santarelli, ha riproposto a milioni di telespettatori “le dissacranti falsità” da lui propalate da tre decenni a riguardo della storia e del culto della Santa Casa di Loreto (da me innumerevoli volte denunciate allo stesso P. Santarelli, nonché alle Autorità Ecclesiastiche competenti) (cfr. allegato 2), e dopo aver avuto in data 3 febbraio u.s., dal Vicario Episcopale di Loreto, comunicazione telefonica che l’attuale Ordinario Lauretano, Mons. Giovanni Tonucci, non adempirà ai Suoi pur obbliganti doveri di accertamento canonico, a riguardo del “delitto di falso” da me canonicamente a lui denunciato (cfr. allegati 3, 4, 5, 6), mi rivolgo di nuovo a Lei, quale Arcivescovo Metropolita, sotto la cui giurisdizione ricade la Prelatura e il Vescovo di Loreto, perché non ometta di procedere – secondo il Suo dovere e la Sua responsabilità – all’apertura ed adempimento del procedimento canonico sopraddetto, secondo i tempi stabiliti dalla Chiesa e secondo quanto già denunciatoLe nello scritto a Lei consegnato nell’Udienza del 24 agosto 2006 (cfr. allegato 7).
In particolare, mi permetto rispettosamente di ricordarLe il can.436 (§.1) del Codice di Diritto Canonico, che dichiara: “Nelle diocesi suffraganee spetta al Metropolita: 1°. vigilare perché la fede e la disciplina ecclesiastica siano accuratamente osservate, e informare il Romano Pontefice su eventuali abusi; 2°. fare la visita canonica, per una causa precedentemente approvata dalla Santa Sede (cfr. allegato 8), se il suffraganeo l’avesse trascurata”.
Con il presente scritto, pertanto, intendo rinnovare la mia “denuncia canonica” secondo come descritto negli allegati 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 e, in particolare, a riguardo della principale opera mistificatrice sulla “questione lauretana”, da cui sono discese tutte le altre, cioè il libro del Padre Giuseppe Santarelli “LA SANTA CASA DI LORETO” (nelle sue varie edizioni), che ben definirei come “Il Codice da Vinci Lauretano”, dato che per oltre la metà dei suoi contenuti è frutto di fantasiose, romanzesche e inesistenti congetture, dissacratorie della “Verità Lauretana”, supportate in un modo molto sofisticato mediante un innumerevole uso - da parte dell’autore - di “manipolazioni” e “falsificazioni” storiche e documentali, anche del magistero ecclesiastico.
Riguardo ai tempi dell’accertamento canonico, il Codice di Diritto Canonico prescrive “la massima celerità” (can.1513, §.3), specie in “cause” come quella da me introdotta. In particolare, il can.1505 recita: “Il giudice (…), dopo aver constatato che la cosa è di sua competenza (…), deve al più presto con un suo decreto ammettere o respingere il libello”.
Il can.1506 prosegue: “Se il giudice entro un mese dalla presentazione del libello non ha emesso il decreto, con il quale ammette o respinge il libello a norma del can.1505, la parte interessata può fare istanza perché il giudice adempia il suo compito; che se ciononostante il giudice taccia, trascorsi inutilmente dieci giorni dalla data dell’istanza, il libello si consideri ammesso”.
La mia causa canonica era stata già introdotta presso di Lei in data 24 agosto 2006 (cfr. allegato 7), e presso il Vescovo di Loreto in data 29 aprile 2008 (cfr. allegato 4) e, dopo le varie istanze di sollecito, a voce e per iscritto, essa è indubitabilmente da considerarsi “ammessa”, a norma del can.1506. Ne segue quanto dispone il can. 1507, §.2: “Se il libello si considera accolto a norma del can.1506, il decreto di citazione in giudizio deve essere dato entro venti giorni dal momento in cui fu fatta l’istanza, di cui in quel canone”.
Voglio qui ancor più fortemente sottolineare – dopo la trasmissione televisiva di cui sopra - come la mia “denuncia canonica” non riguarda un semplice fatto ecclesiastico “privato”, ma un fatto avente una “rilevanza ecclesiale universale”, e della massima gravità in ciò che è una “falsificazione colossale della verità storica sulla Santa Casa” e in ciò che è nel contempo una “grave disobbedienza ai pronunciamenti magisteriali e pontifici secolari”: sia riguardo all’autenticità della Santa Casa e delle sue Miracolose traslazioni, e sia riguardo alle norme liturgiche tuttora in vigore sulla solenne celebrazione della “Traslazione Miracolosa” della Santa Casa il 10 dicembre di ogni anno.
Pertanto, mentre Le formulo la richiesta di una Udienza direttamente con Lei, entro i tempi canonici sopra richiamati, onde meglio illustrarLe tutto quanto sopra esposto, con il presente scritto sono rispettosamente a ricordarLe quanto recita il can.1453: “Giudici e tribunali provvedano, salva la giustizia, affinché tutte le cause si concludano al più presto, di modo che non si protraggano più di un anno nel tribunale di prima istanza, e non più di sei mesi nel tribunale di seconda istanza”.
A riguardo delle omissioni del Vescovo di Loreto, Mons. Giovanni Tonucci, circa i Suoi obblighi canonici, vorrei qui ricordare il grave enunciato del can.1457, a Lui già richiamato con la Lettera del 31 ottobre 2008 (cfr. allegato 6), che dichiara: “I giudici che, essendo sicuramente ed evidentemente competenti, si rifiutano di giudicare (…), o per dolo o negligenza grave procurano altro danno ai contendenti, possono essere puniti dall’autorità competente con congrue pene, non esclusa la privazione dell’ufficio”.
Ecc.za Rev.ma,
il grande pontefice Beato Pio IX dichiarava: “Vi hanno tempi che più che in altri è opportuno di parlare francamente, coraggiosamente e con tutta libertà. E allora bisogna dire la verità, la verità intera, piena, senza tergiversazioni. Non tolleriamo mai gli smozzicamenti della verità, i mezzi termini, gli accomodamenti. Verità dolce, ma intatta, inviolata”. E il Card. Biffi, in un discorso, asseriva: “Io penso ed affermo: non è la libertà che ci fa veri, ma è la verità che ci fa liberi. Siamo letteralmente invasi dai travisamenti e dalle menzogne: i cattolici in larga parte non se ne avvedono, quando addirittura rifiutano di avvedersene. Se io vengo percosso sulla guancia destra, la perfezione evangelica mi propone di offrire la sinistra. Ma se si attenta alla verità, la stessa perfezione evangelica mi fa obbligo di adoperarmi a ristabilirla: perché, dove si estingue il rispetto della verità, comincia a precludersi per l’uomo ogni via di salvezza”.
In fiduciosa attesa dell’Udienza e delle “risposte canoniche” di cui sopra, nell’assicurarLe il mio vivo ricordo nella preghiera, in specie alla Vergine Immacolata Lauretana, Le porgo i più deferenti saluti.
Prof. GIORGIO NICOLINI
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Scrisse Giovanni Paolo II: “Il ricordo della vita nascosta di Nazaret evoca questioni quanto mai concrete e vicine all’esperienza di ogni uomo e di ogni donna. Esso ridesta il senso della santità della famiglia, prospettando di colpo tutto un mondo di valori, oggi così minacciati, quali la fedeltà, il rispetto della vita, l’educazione dei figli, la preghiera, che le famiglie cristiane possono riscoprire dentro le pareti della Santa Casa, prima ed esemplare “chiesa domestica” della storia”. Nell’Angelus del 10 dicembre 1995 il Papa disse: “Chiedo a Maria Santissima che la Casa di Nazaret diventi per le nostre case modello di fede vissuta e di intrepida speranza. Possano le famiglie cristiane, possano i laici apprendere da Lei l’arte di trasfigurare il mondo con il fenomeno della divina carità, contribuendo così ad edificare la civiltà dell’amore”.
DALL’ILLUSIONE ALLA VERITA’
Testimonianza dal vivo di Gloria Polo,medico dentista,
in una chiesa di Caracas, Venezuela,il giorno 5 maggio 2005.
“Sono stata alle porte del Cielo e dell’Inferno”
DICHIARAZIONE
Dopo l’abrogazione dei canoni 1399 e 2318 del Codice di Diritto Canonico, ad opera di Paolo VI in AAS 58 (1966), gli scritti riguardanti nuove apparizioni, manifestazioni, miracoli, ecc., possono essere divulgati e letti dai fedeli anche senza autorizzazione esplicita da parte dell’autorità ecclesiastica, purché i contenuti osservino in tutto la morale cristiana .
In accordo con il decreto di Urbano VIII, dichiariamo che ai fatti narrati o presentati, non si dà ufficialmente alcun valore soprannaturale, fino a quando l’Autorità Ecclesiastica non abbia espresso il suo giudizio.
CON LA PUBBLICAZIONE DI QUESTA TESTIMONIANZA, NON SI VUOLE IN ALCUN MODO ANTICIPARE IL GIUDIZIO DEFINITIVO DELLA CHIESA, PERTANTO CI SI SOTTOMETTERÀ PIENAMENTE ALLE SUE DECISIONI UFFICIALI.
DALLA PREFAZIONE ALL’EDIZIONE PORTOGHESE
Questa testimonianza di Gloria Polo capitò nelle mie mani attraverso una persona, di cui sono molto amico. Quando lessi questa storia, sentii il dovere di metterla per iscritto: le realtà di fede che vi si trovano qui raccontate, facevano già parte della mia conoscenza. Ma non volevo lasciar cadere tanta verità; per questo decisi di chiedere alla protagonista della storia l’autorizzazione di mettere per iscritto questa sua esperienza.
Il libro che stai per leggere non contiene niente di più, niente di meno, di quello che si trova nella Sacra Scrittura: eppure, dal momento che tanti non riescono a vedere la verità del post-morte, Dio fece sperimentare e vivere a qualcuno questo “di più”, di cui parla la Bibbia.
Questo qualcuno si chiama Gloria Polo, che ritornando in questa vita divenne come il faro di una realtà che riguarda tutti.
Spero che questa testimonianza di Gloria Polo possa aiutarti nella tua ricerca della Verità.
Questo libro vuole semplicemente mostrarti una realtà viva che ignori, nonostante tu possa conoscerla, almeno in parte, se in qualche modo metti in pratica la Parola di Verità chiamata BIBBIA. (…)
Padre Macedo SCJ
INTRODUZIONE
Se qualcuno ha dubbi, o pensa che Dio non esiste, che l’Aldilà sia cosa da film, o che con la morte tutto finisce, faccia il favore di leggere questa testimonianza! Ma legga dall’inizio alla fine! Sicuramente la sua opinione, fosse anche la più scettica, cambierà! Si tratta di un fatto realmente accaduto!
Gloria Polo è una donna che “morì”, passò all’altro mondo e ritornò proprio per dare la sua testimonianza agli increduli. Dio ci dà molte prove, ma noi neghiamo sempre la sua esistenza.
Gloria Polo vive attualmente in Colombia, continua ad esercitare la stessa professione che aveva prima dell’accaduto. E’ rimasta con enormi cicatrici, ma ha una vita normale; la differenza è che adesso è una donna con molta fede!
Viaggia molto, per dare la sua testimonianza a migliaia di persone, compiendo la missione che Dio le ha affidato (ha l’autorizzazione da parte della Chiesa per questo).
Questa è la trascrizione di una sua testimonianza, data in una chiesa di Caracas (Venezuela), il 5 maggio del 2005, e che traduciamo dallo spagnolo. E’ autentico! NON E’ FINZIONE.
Preleva il libro all’indirizzo Internet
www.radiomaria.it/documenti/dwnl.php?id=1004
LA MINACCIA DI GIUDIZIO SULLA CHIESA E SULL’OCCIDENTE
Omelia di BENEDETTO XVI del 2 ottobre 2005 nella Basilica di San Pietro
La minaccia di giudizio riguarda anche noi, la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale. Con questo Vangelo il Signore grida anche nelle nostre orecchie le parole che nell'Apocalisse rivolse alla Chiesa di Efeso: "Se non ti ravvederai, verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto" (Ap.2,5). Anche a noi può essere tolta la luce, e facciamo bene se lasciamo risuonare questo monito in tutta la sua serietà nella nostra anima, gridando allo stesso tempo al Signore: "Aiutaci a convertirci!". Dona a tutti noi la grazia di un vero rinnovamento! Non permettere che la tua luce in mezzo a noi si spenga! Rafforza tu la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore, perché possiamo portare frutti buoni!”.
IL FUTURO DEL MONDO DIPENDE DALLA CONVERSIONE DEL MONDO
«Il futuro del mondo dipende dalla conversione del mondo» ha detto la Madonna a Fatima. In verità, siamo tutti responsabili. «Ogni peccato è un atto di guerra», diceva lo statista spagnolo Donoso Cortes. «Il peccato turba l’ordine naturale. Quando l’uomo si ribella a Dio, la natura si ribella all’uomo e lotta per Dio» (Sap.5,20). E’ questa la causa delle calamità naturali. Tolstoj diceva: «E’ assurdo che una guerra sia prodotta da alcuni uomini; sarebbe lo stesso che dire che una montagna viene spaccata da due colpi di piccone. La guerra è prodotta dai peccati dei popoli». L’umanità è una grande famiglia di cui Dio è Padre. Nessuno vive solo per sé, ma influisce su tutti. Quando la sproporzione fra i buoni e i cattivi oltrepassa ogni limite, Dio abbandona i governanti ai loro insani pensieri. Si scatenano feroci le lotte e sopravviene la desolazione. Al contrario l’offerta a Dio della fatica e sofferenza quotidiana, la paziente accettazione delle prove della vita, lo sforzo per osservare i Comandamenti di Dio, per perdonare le offese, producono inestimabili frutti di pace, di amore per tutte le famiglie e per l’intera Umanità.
Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male… Dio guardò la terra ed ecco essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. … Allora Noè edificò un altare al Signore … e offrì olocausti sull'altare. Il Signore ne odorò la soave fragranza e pensò: «Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto. Finché durerà la terra, seme e messe, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte non cesseranno» (Gen.6,5.12; 8,20-22).
LA VITA CONTRO L’ANTI-VITA
OMBRE MINACCIOSE CONTINUANO AD ADDENSARSI ALL’ORIZZONTE DELL’UMANITA’
La Chiesa si ridurrà di dimensioni, bisognerà ricominciare da capo. Ma da questa prova uscirà una Chiesa che avrà tratto una grande forza dal processo di semplificazione che avrà attraversato, dalla rinnovata capacità di guardare dentro di sé. Perché gli abitanti di un mondo rigorosamente pianificato si sentiranno indicibilmente soli... E riscopriranno la piccola comunità dei credenti come qualcosa di completamente nuovo. Come una speranza che li riguarda, come una risposta che hanno sempre segretamente cercato (Card. Ratzinger ora Benedetto XVI).
PROFEZIE
San Luigi Orione fin dal 1921 profetizzava: "Il tempo viene ed è suo. Io sento appressarsi una grande giornata, la giornata di Dio!... Cristo viene ed è vicino: Cristo si avanza. Il secolo XIX è stato il secolo delle unità politiche, delle unità nazionali, ma io vedo un'altra grande unità: la più grande unità morale si va formando, nessuno la fermerà. Io vedo l'umanità che si va unificando in Cristo: non ci sarà che un corpo, che uno spirito, che una Fede. Vedo dai quattro venti venire i popoli verso Roma. Vedo l'Oriente e l'Occidente riunirsi nella Verità e nella Carità che è Cristo, vivere la vita di Cristo e formare i giorni più belli della Chiesa. Il mondo ne ha bisogno e Gesù viene: sento Cristo che si avanza. Sarà una mirabile ricostruzione del mondo nuovo: non sono gli uomini che la preparano, ma la Mano di Dio".
(Una profezia di Paolo VI, all’Angelus del 5 dicembre 1976)
esortiamo PURE voi, figli carissimi, a cercare quei “segni dei tempi”
che sembrano precedere un nuovo avvento di Cristo fra noi.
Maria, la portatrice di Cristo, ci può essere maestra, anzi ella stessa l’atteso prodigio
SOTTO LA TUA PROTEZIONE
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia e il nostro affidamento! Oh, quanto ci fa male tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza, come doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne “quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col.1,24). Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’Eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Gv.2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo
(Giovanni Paolo II, dall’Atto di Affidamento e Consacrazione alla Vergine, a Fatima, il 13 maggio 1982)
IL SOGNO DELL’OTTAVA CHIESA
Dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" di Mons. Edoardo Menichelli
NON HO SMARRITO LA DIMENSIONE DEL SOGNO
Siamo tutti immersi dentro una sovrabbondanza di “parole ecclesiali” che non sempre riescono a fare sintesi tra i piani di Dio e le risposte umane perché frequentemente impastate di estetismi verbali e tecnicismi progettuali da... marketing aziendale. Il Signore ci restituisca la capacità di... sognare, di nutrirci di passioni ideali, di soffrire l’inquietudine dello scarto tra i suoi disegni e le nostre realizzazioni.
Vi confesso che non ho mai smarrito la dimensione del sogno, che in definitiva è la dimensione che non ci appiattisce nell’abitudine, nella “routine”, nella ripetitività, nella pigrizia, nelle stanchezze psicologiche, nei comodi rifugi mentali.
In questa chiave ho riletto l’Apocalisse e le lettere alle sette Chiese. L’apostolo Giovanni in ogni Chiesa rileva peccati, incongruenze, omissioni, disaffezioni, cadute etiche. In sintesi: apostoli “finti”, rarefazione del primo amore, paura delle prove e delle tribolazioni, tradimenti della Parola, cedimenti agli “idoli”, mancanza di vigore nell’annuncio, rivoltante tiepidezza, smisurati orgogli.
Pur sapendo che l’itinerario di ogni credente e di ogni Chiesa, è sempre in bilico tra fedeltà e infedeltà, e non ipotizzando ingenui e disincarnati “angelismi”, sogno la mia e nostra Arcidiocesi di Ancona come... l’Ottava Chiesa, quella che Dio stesso sogna. (...).
Vi chiedo di condividere questo mio sogno affinché diventi un sogno robusto alimentato dalle energie e dall’impegno di tutti e da tutti partecipato. E nessuno dica: “Io non c’entro”, magari “nascosto” o “consolato” dentro la buca confortevole delle proprie personali, parziali e gratificanti visioni. Riprendere lo stupore di essere servi e figli della Chiesa sposa amata da Cristo Signore.
dalla "Lettera alla Chiesa di Dio che è in Ancona e Osimo" - + Mons. Edoardo Menichelli
Cfr. Internet: www.operadellavita.it/sogno.htm
ALLA FINE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’
+ CORRISPONDENZE CON “LA VOCE” *
Mi scuso con quanti mi scrivono e a cui non posso rispondere in tempi brevi a causa dell’impossibilità di gestire una corrispondenza talvolta troppo elevata. Per richieste di risposte urgenti si prega di utilizzare il telefono, per poter rispondere e parlare direttamente “a voce” (Tel. 071.83552 o Cell. 339.6424332). Ringrazio quanti mi hanno già scritto, a cui cercherò di rispondere appena possibile. Prof. Giorgio Nicolini - giorgio.nicolini@poste.it
L’APPELLO DI DON FRANCESCO LO GERFO
----- Original Message -----
From: francescologerfo@alice.it
Sent: Monday, July 09, 2007 5:31 PM
“Iddio mi conceda di parlare secondo quello che penso e di pensare in modo degno dei beni dati,
poiché egli è la guida della Sapienza e il correttore dei saggi”.
(Sapienza di Salomone 7,15)
Palermo, 20 giugno 2007
Ill.mo Signor Presidente,
è col cuore in mano che mi accingo a scrivere queste righe, sicuramente per me umilianti e vergognose e forse anche inutili.
Spero solo che tocchino il cuore di chi le leggerà, sempreché qualcuno lo faccia. Chiedo perdono fin da ora, per il disturbo. Il tono un po’ confidenziale nasce da quella convinzione di essere tutti figli di Dio e quindi fratelli.
Non è facile a 54 anni, di cui 24 di sacerdozio, accettare di essere un fallito e un mendicante che bussa a tante porte per tendere la mano a chiedere l’elemosina, eppure…
Le cose più importanti sono le più difficili da dire, sono quelle di cui ci si vergogna, perché le parole immiseriscono, le parole rimpiccioliscono cose che finché erano nella nostra testa sembravano sconfinate, ma le riducono a non più che a grandezza naturale quando vengono portate fuori. Ma è anche più di questo!
Le cose più importanti giacciono troppo vicine al punto dov’è sepolto il nostro cuore segreto, come segnali lasciati per ritrovare un tesoro che i nostri nemici sarebbero felicissimi di portare via. E si potrebbero anche fare rivelazioni che ci costano, per poi scoprire che la gente ci guarda strano, senza capire affatto quello che è stato detto, senza capire perché ci sembrava tanto importante da piangere mentre le si diceva. E questa è la cosa peggiore! Quando il segreto rimane chiuso dentro, non per mancanza di uno che lo racconti, ma per mancanza di un orecchio che voglia e sappia ascoltare.
Ho cercato per anni un orecchio disposto ad ascoltarmi, all’interno delle istituzioni ecclesiastiche, ma dopo quasi sette anni di ricerche infruttuose, sono costretto ad arrendermi. Nessuno ha voluto ascoltarmi, nessuno mi ha creduto, nessuno mi ha aiutato!
“La verità vi farà liberi” (Gv.8,32), leggiamo nel Vangelo, che predichiamo. Eppure, dopo sette anni quasi che cerco, specialmente nell’ambiente ecclesiastico e religioso, un orecchio disponibile ad ascoltare, gridando la verità, i miei sforzi inutili mi convincono che molti preferiscono non conoscerla. Infatti alla verità si preferisce l’apparenza: è incredibile, ma proprio noi che predichiamo un Vangelo di Amore e di Liberazione, lo facciamo puntando il dito piuttosto che tendendo la mano.
Le reazioni, infatti, nel corso di questi ultimi anni, alle mie richieste d’aiuto sono state di incredulità. Tanto che alcune suore di Brescia, ad esempio, hanno avvisato i carabinieri, che hanno svolto regolari indagini.
Altri hanno chiamato la Curia di Palermo o la Curia di Locri, dalla quale ancora dipendo ecclesiasticamente, sebbene abiti ormai da sette anni a Palermo, a seguito di una grave malattia che ha colpito mia madre, e dove ho presentato regolare domanda di incardinazione, ancora in attesa di una risposta.
Ebbene chi ha chiamato si è sentito rispondere che loro mi hanno sempre aiutato. Ma d’altra parte cosa avrebbero dovuto rispondere? A nessuno piace ammettere le proprie responsabilità.
Altri ancora mi hanno telefonato o scritto, dimostrando a parole la loro solidarietà, ma poi sono scomparsi, rendendosi irreperibili.
Tanti mi hanno garantito preghiere: purtroppo, con le preghiere non sono riuscito a togliere alcun debito, provocati da oltre due anni vissuti senza alcuna entrata.
Altri, e sono la maggior parte, hanno preferito ignorarmi. Bontà loro!
L’indifferenza, la mancanza di quella pietas e carità cristiana è la cosa peggiore che sto sperimentando in questi lunghi anni vissuti con l’incubo della solitudine e dell’incomprensione. Subisco l’ingiustizia di false accuse senza potermi neanche difendere, perché accusato, giudicato e condannato a mia insaputa. Ne sto subendo tutte le conseguenze a livello psicologico; per questo avrei voluto denunciare il mio grave disagio. Sono senza alcun incarico ormai da sette anni e trascorro così inutilmente le mie giornate, subendo un forte danno biologico e psicologico.
Per oltre due anni sono rimasto senza alcun mezzo di sostentamento; infatti, a seguito della malattia di mia madre, ho dovuto lasciare il mio ultimo incarico di cappellano sulle navi e fermarmi a Palermo per poter restare vicino a mia madre. Per andare avanti in questi due anni ho dovuto contrarre debiti con le uniche persone che non chiedono garanzie, né garanti, ma i cui interessi diventano micidiali.
Nel 2002 finalmente sono stato reinserito nel Sistema Sostentamento Clero, per un’indennità pari a 700 euro circa. A questo punto per pagare i primi debiti, ne ho dovuto contrarre altri presso alcune finanziarie, finché ultimamente la situazione è esplosa.
Perché a questo punto un ulteriore inutile scritto da parte mia? Forse spero, forse mi illudo! Non è facile compiere gesti estremi ed eclatanti… L’ultima mia indennità integrativa di aprile, è stata pari a 590 euro, con i quali provvedere a tutte le spese: affitto (400 euro), bollette e viveri, oltre che a ripianare i debiti in passato contratti. Ciò con buona pace e tante belle parole di tutti coloro che sono a conoscenza di questa situazione disastrosa.
Affido allo Spirito Santo questo mio scritto, perché possa ispirare chi avrà la pazienza e la bontà di leggermi a compiere un gesto d’amore e di carità, che il mondo religioso in questi anni mi ha sempre negato, ignorandomi.
Non resta che inviare un sincero e devoto saluto in Cristo, nostro fratello.
Sac. Francesco Lo Gerfo
Via Libertà, 165 - 90143 Palermo
Tel. 091.348840 – Cell. 349.6411511
P. S. - Qualora le scarne notizie non fossero sufficienti per comprendere appieno la situazione, sono disponibile a tutte le chiarificazioni necessarie.
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